Archivio per Casta

Il governo dei giudici

Posted in Roma mon amour with tags , , , , , , , , , , , , , on 13 agosto 2016 by Sendivogius

VESPE

La Morticia surrogata della Famiglia Addams pentastellata Virginia Raggiinizia a scoprire a sue spese che non basta riunire quaranta citrulli perdigiorno in una piazza a scandire o-ne-stà! per amministrare una città, affidandone poi la gestione e gli assessorati ad un pugno di magistrati contabili (superpagati al netto della retorica pauperista) e commercialisti, quasi tutti in trasferta retribuita da Milano. In pratica una prosecuzione 2.0 dell’amministrazione commissariata del prefetto F.P.Tronca, ma sotto l’immancabile supervisione della Casaleggio Associati. E non vanno sottovalutati gli sconcertanti apporti della catastrofica giunta Alemanno, alla quale il “Sistema Raggi” è assai più collaterale di quanto non si voglia ammettere… Meglio se pescati in quello straordinario parco di talenti, transitati per la ricca greppia dell’UNIRE di Franco Panzironi, a partire dallo “spermatozoo che fecondò il movimento” (sic!).
Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso...Che poi, esaurite le boutade e le fanfaronate (ultimo della serie è quell’Alessandro Di Battista che si crede Che Guevara e pensa di interpretare la parodia italica dei Diari della motocicletta), è solo la riprova di come questo Asilo Cretinetti a 5 stelle non sappia dove mettere le mani, ogni volta che viene chiamato a governare qualcosa. Per questo, vuoi per praticità.. vuoi per disperazione, ricorre subito ad una pletora di sedicenti esperti ed intriganti figuri in carriera, anche per le normali mansioni di ordinaria amministrazione. E per la risoluzione di qualunque HebertistsOrderExecutionproblema si affida fideisticamente all’apporto risolutore di un ideale governo dei giudici riuniti in sessione permanente, che a lungo andare non porta fortuna alle democrazie né garantisce maggiore efficienza, ma che nei casi più gravi denota un atteggiamento infantile che rasenta la devozione per una categoria professionale sopravvalutata ai limiti della deificazione. In proposito, uomini ben più smaliziati come Ambrose BierceAmbrose Bierce avevano le idee chiarissime: “Venerazione é l’atteggiamento spirituale di un uomo verso Dio e di un cane verso un uomo”. Che come tale non gode dell’infallibilità.
Questa supplenza aggiuntiva della magistratura (non sempre disinteressata) alle deficienze evidente della ‘politica’, esasperate dalle incompetenze manifeste dei professionisti dell’anti-ka$ta coi suoi onesti (?) imbecilli, che si fa strutturale e alla fine si confonde nella commistione degli incarichi a scapito della rappresentatività, in una versione giudiziaria anziché economica delle tecnocrazie post-democratiche, solitamente finisce col conformarsi al ‘sistema’ che tanto si contesta per divenirne parte organica quale strumento di potere. Figuriamoci che di certe commistioni, spesso strumentali alla lotta tra fazioni, con tutte le Aristofaneconseguenze che ne derivavano, parlava già Aristofane nel V° secolo a.C. ovviamente sotto forma di satira, ne “Le Vespe” dove il commediografo ateniese denunciava come l’apparato giudiziario, se opportunamente cooptato, poteva trasformarsi in un meccanismo di supporto per il potere dei demagoghi, attraverso l’uso pletorico e maniacale degli esposti e dei ricorsi in procura, nonché col coinvolgimento politico dei giudici in un nuovo mondo parallelo dove qualunque sia l’accusa, grande o piccola, tutto è tirannide, tutto è cospirazione.
Quell’attitudine all’ipocrisia che vive della sua indignata esibizione e che generalmente va sotto il nome di “moralismo” solitamente non giova ai moralizzatori. Esaurita la ferocia dei moralisti, spesso rimane infatti solo la loro profonda stupidità.
Altrimenti, non si spiega il masochismo con la quale Virginia Raggi, l’esangue Morticia diventata “sindaca” di Roma, continua a scegliere i suoi improbabilissimi collaboratori di fiducia. L’ultima pescata dal mazzo è la fenomenale Carla Romana Raineri, magistrato in aspettativa (ereditata dal commissario Tronca) che intervistata dal Corriere della Sera, a proposito del suo miserabile stipendio da 200.000 euro, esordisce così:

Carla Romana Raineri «Io sono un magistrato. Guadagnavo 170 mila euro, ora sono 21 mila in più, al netto la metà, ovvero circa mille euro al mese con cui pago anche l’alloggio a Roma.
Io lavoro dalle 7 alle 24 tutti i giorni, non vedo la mia famiglia, faccio una vita complicata: se fossi rimasta a Milano, nella mia casa a cento metri dal palazzo di Giustizia, starei meglio…. Io non raccolgo margherite, a fare il mio lavoro non ci può essere chiunque. Certo possono risparmiare, vanno alla stazione Termini e prendono una persona qualsiasi.
Ma secondo lei a tre anni dalla pensione mi trasferisco a Roma per rimetterci? Così i contributi si abbassano. Se uno vuole prendere un capo di gabinetto che costa meno può prendere mio figlio: guadagna 1.500 euro al mese. Vogliamo parlare delle ferie?. Quest’anno non ho fatto vacanze, mi prenderò il giusto il giorno di Ferragosto. E vorrebbero pure che ci rimettessi? Siamo matti?
La Raggi ha scelto me e Minenna: lavoravamo entrambi con il commissario Tronca. Io ero il suo braccio armato. Se la Raggi ha preso noi invece che due grillini della prima o dell’ultima ora questo dovrebbe essere salutato come un gesto buono e di rottura con il passato

Ecco, a volte dinanzi a certi usati usuratissimi, che vengono rivenduti all’incanto delle illusioni come il nuovo che avanza, si rimane quantomeno perplessi… Specialmente quando sotto la pellicola della superficie si scoprono in realtà vizi antichissimi e una prosopopea (questa sì, molto di casta) che richiama direttamente al feudalesimo, tanto è grottesca l’arroganza (per non dire il cattivo gusto) di chi si ritiene indispensabile; finanche il disprezzo per i “grillini dell’ultima ora” (che pure l’hanno chiamata), nonché la supponenza di certi “servitori dello stato” dalla vita complicata e per questo monetarizzata fino all’ultimo spicciolo. Alla faccia del tanto sbandierato taglio degli stipendi, che evidentemente non vale per tutti.
Francamente, riconosciuta l’indubbia complessità dell’incarico e le responsabilità che esso comporta, di personaggi così possiamo farne volentieri a meno. Non foss’altro per evitare una vita di stenti e sacrifici, all’austera signora che già lavora 18 ore al giorno, guadagna una miseria, deve affrontare tutti i giorni il dramma del pendolarismo, e non sa come pagarsi il soggiorno in albergo! Siamo matti?!?
Keep the calm e magna tranquillaRimanga pure a casa Sua Grazia Eccellentissima. Il suo spirito di servizio non ne risentirà e potrà finalmente godersi le meritatissime ferie, in attesa dell’imminente pensione che confidiamo arrivi presto e possibilmente senza i soliti incarichi aggiuntivi ad integrare il magrissimo reddito.

Vinciamo Poi

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , on 26 Maggio 2014 by Sendivogius

DitoneQuelli che avrebbero aperto il parlamento italiano come una scatola di tonno, e sono finiti immobilizzati sotto conserva dentro un barile di salamoia…
Quelli che dovevano aprire il parlamento europeo come una scatola di würstel e si sono risvegliati il giorno dopo, trovando la scatola intatta e ben altro di rotto. In quanto ai würstel… è meglio tacere dove siano stati rinvenuti connessi e soprattutto ‘annessi’..!
Quelli che noi siamo il popolo e tutti gli altri sono Ka$ta…
Quelli che vinciamo-noi-vinciamo-noi-vinciamo-noi!!!!
Quelli che sono il primo partito con 10 milioni di voti…
Quelli che vogliono il 100% e poteri assoluti…
Quelli che siamo in guerra… Quelli che la nostra è una lotta all’ultimo sangue: o “noi” o “loro”…
Quelli che il moVimento ha già vinto e gli ‘altri’ lo sanno, per questo sono terrorizzati…
Quelli che non sono di destra né di sinistra, ma l’antifascismo non li riguarda…
Quelli che spazzeremo via la “peste rossa”
Quelli che sono rabbiosamente populisti e fieri di esserlo…
Quelli che non sono razzista però… Quelli che gli ebrei…
Quelli che uno vale uno, ma Beppe ha sempre ragione e decide per tutti…
Quelli che “chi pensa io non sia democratico va fuori dai coglioni! E potete star certi che verrà cacciato via dal movimento”…
Quelli che fanno le espulsioni tramite raccomandata, con ricevuta di ritorno…
Quelli che non rilasciano interviste e non parlano coi giornalisti, ma poi vanno da Vespa a “Porta a Porta”
aria frittaQuelli che vorrebbero licenziare chiunque non dovesse prostrarsi adorante dinanzi al movimento trionfante…
Quelli che ro-do-tà! ro-do-tà! ro-do-tà! ro-do-tà!… E poi berlinguer!-berlinguer!-berlinguer!… Ma anche Genny a’Carogna. E la mafia non ha mai strangolato nessuno. E stanno con chi fischia l’inno nazionale, perché gli italiani sono tutti massoni e piduisti e mafiosi…
Quelli che polizia, digos, esercito, carabinieri, stormtroopers, Capitan Miki e Yellow Kid, sono dalla nostra parte e lottano insieme a noi…
Quelli che faremo la marcia su Roma… Quelli che sono oltre Hitler
maxresdefaultQuelli che vorrebbero processare i “politici” e i “giornalisti” e gli “imprenditori” in piazza con tribunali popolari… E poi rinchiuderli tutti nelle prigioni sotterranee del castello di Lerici…
Quelli che il parlamento è illegittimo… Ed i sondaggi ci danno oltre il 30%… E spezzeremo le reni al PD; che poi si sa come vanno a finire certe millanterie..!
Quelli che 80 euro sono un’elemosina e una mancia elettorale priva di coperture economiche; perciò noi daremo mille euro a tutti se ci votate, perché le coperture ci sono.
Quelli che scioglieremo le Camere… Quelli che cacceremo via il Presidente della Repubblica… Quelli che metteremo in stato d’accusa il Presidente per alto tradimento…
Quelli che Napolitano mi fa schifo come uomo più che come ‘politico’…
Quelli che fanno una mozione di sfiducia al giorno…
Quelli che faremo il referendum sull’euro e il nuovo governo rivoluzionario lo scegliamo on line a colpi di like-it! cliccando sui banner pubblicitari della Casaleggio Associati…
Quelli che Di Maio lo vorrebbero al Quirinale, dopo aver cambiato la Costituzione…
Di MaioQuelli che Renzi è già morto… E lo aspetta la lupara bianca, come per tutti i falliti… Ed è debolissimo, destinato com’è all’oblio dei perdenti…
Quelli che l’Italia è un paese di pensionati che non vogliono cambiare (e che soprattutto non votano per i cretini obbedienti di un ultrasessantenne sfaccendato, con manie di onnipotenza)…
Quelli che la “forza sia con voi” e Gaia ci rende liberi…
Quelli che fanno la RiVoluzione su facebook…
Quelli che costruiscono le turbine con le stampanti 3D e un po’ di polvere di zinco…
Quelli che ciucciano le matite contro i brogli… e poi si fanno i selfie con la scheda elettorale…
Quelli che le scie chimiche… i gomblotti… il signoraggio… le banche… i massoni… il bilderberg… la trilateral… l’aspen… la decrescita felice… i microchip sotto la pelle… i vaccini uccidono… la carne fa venire i tumori… e siamo un paese fallito… e siete finiti!… e siete morti!… e siete zombies!… e la rete ci salverà… e decide tutto il webbé…

keep-calm-and-vaffanculo«Su una cosa non ho dubbi: o vinciamo, o stavolta davvero me ne vado a casa. E non scherzo!»

Beppe Grillo
(03/04/2014)

Ovviamente scherza! Terrà per un po’ il broncio. Giocherà alla bella ritrosa sdegnata e starà zitto una mezza giornata: il tempo di ringoiare a forza il travaso di bile. Poi se la prenderà con gli italiani (coglioni!) che non lo votano, come un Berlusconi qualunque ai tempi del suo turgore, promettendo nuovi sfaceli apocalittici e punizioni bibliche per aver ignorato il verbo del profeta.
Ma alla fine rimarrà, figuriamoci! Perché il giocattolo piace a tutti. E al “capo politico” più che mai.
Alla luce dello strabiliante sorpasso elettorale, con riVoluzione rimandata a data da destinarsi, che dire? Non possiamo che declinare la gentile offerta e ricambiare però l’invito con sincero trasporto:

fanculoVAFFANCULO!!!
E soprattutto Vaffanculo a te Beppe… Vaffanculo di cuore!

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Il Tribunale del Popolo

Posted in A volte ritornano, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 23 Maggio 2014 by Sendivogius

Cthulhu's constitution

Rimestare nelle parole del noto “capo politico”, alla vana ricerca di una qualche coerenza logica nei conati rabbiosi che va vomitando in giro per le piazze, equivale a filtrare i liquami di una latrina, pensando di poterne ricavare qualcosa di commestibile.
Crazies_1-sheetmech_121509.indd  Tanto che nell’impossibilità di cogliere un’idea pressoché minima nei rigurgiti acidi di tormenti gastrici, è molto più facile scorgere le analogie totalitaristeggianti, tra l’accozzaglia dei richiami più infelici, contenuti nelle inferenze cognitive del metapensiero ensifero.
28 days later Nella condensazione gassosa di reflussi intestinali, col suo universo caotico di suggestioni, deliri e provocazioni, nei quali si articola la neo-lingua e che alimenta le frustrazioni malate dei nuovi Enragés digitali, spazio e decenza si annullano in un vuoto pneumatico che non conosce Ducettofondo né limite alcuno. Ci si interroga piuttosto su quale sia il livello di intorpidimento delle coscienze, la soglia di tolleranza civile di una società imbelle ed inetta, dinanzi ad una parodia macchiettistica, oltre Hitler, che ama esibirsi in pose ducesche, con effetto farsesco da cialtrone qual’è, nell’immanenza del buffone travestito da dittatore. E ci si chiede cos’altro debba defecare ancora il vaporoso merdone dai capelli cotonati, mentre discetta tranquillamente di prigioni politiche per i nemici della setta, con tanto di modellino carcerario al seguito, Inquisitiopromettendo processi speciali e “tribunali del popolo”, stilando senza sosta liste di proscrizione, per destare un qualche minimo sussulto in una democrazia profondamente malata. E lo fa, come se fosse la cosa più normale del mondo. Per la bisogna, è pronta anche la scelta X Massull’ubicazione del nuovo campo di concentramento: la Fortezza di Lerici, antica prigione medioevale per la ricostituita inquisizione pentastellata, e già sede delle flottiglie repubblichine della Decima Mas.
rogo (1)  Generalmente, i “tribunali del popolo” stanno al Diritto come la merda sta alla cioccolata. Allo stesso modo, ogni volta che una banda di psicopatici rabbiosi si riempie le fauci di “popolo”, ne bestemmia anche il nome; finendo in genere per sputare fuori brandelli sanguinolenti di una società dilaniata, nella preservazione proprio di quello stesso “regime” che tanto si vorrebbe ‘abbattere’.
infectionIn Italia, l’ultimo politico di rilievo ad essere rinchiuso in una “prigione popolare” e venire processato da un “tribunale del popolo” è stato Aldo Moro. E non è andata proprio benissimo…

Aldo Moro  «Aldo Moro, che oggi deve rispondere davanti ad un Tribunale del Popolo, è perfettamente consapevole di essere il più alto gerarca di questo regime, di essere il responsabile al più alto livello delle politiche antiproletarie che l’egemonia imperialista ha imposto nel nostro paese, della repressione delle forze produttive, delle condizioni di sfruttamento dei lavoratori, dell’emarginazione e miseria di intere fasce di proletariato, della disoccupazione, della controrivoluzione armata scatenata dalla DC; e sa che su tutto questo il proletariato non ha dubbi, che si è chiarito le idee guardando lui e il suo partito nei trent’anni in cui è al potere, e che il tribunale del Popolo saprà tenerlo in debito conto

 Brigate Rosse
Comunicato n.3
(29/03/1978)

Tuttavia, per le tipologie di riferimento care agli ensiferi, un modello particolarmente riuscito di tribunale popolare è stato il Volksgerichtshof, le cui fortune vanno sicuramente oltre Hitler anche se l’ambito di ispirazione ideale è sempre quello.
Volksgerichtshof  (1)Con la singolare proposta declamata dall’aspirante e panzuto führer a 5 stelle, il caro vecchio Volksgerichtshof condivide la rapidità di giudizio e la discrezionalità probatoria in ambito di istruttoria; l’inappellabilità delle sentenze; la colpevolezza fino a prova contraria; collegi giudicanti tutti interni al partito/movimento.

Volksgerichtshof

Marco TravaglioMa al contrario del progetto pentastellato, seppur ridotto ad un vuoto simulacro formale, nonostante tutto, il Volkgerichtshof contemplava la parvenza di un collegio difensivo. Cosa che invece è del tutto esclusa dal diritto riformato a cogestione ensifera, secondo il nuovo corso di procedura penale a firma Grillo-Travaglio, dove la sentenza è funzionale alla condanna e mai viceversa.

“Ci saranno le liste, le prove e i testimoni di accusa come in processo. Per ogni persona ci sarà un cittadino che articolerà i capi di accusa.”

Quello che mancherà è invece il basilare diritto alla difesa. Trattasi infatti di un intollerabile residuato castale, sostituito in compenso da un’inflazione di aspiranti carnefici.

“Alla fine gli iscritti certificati al M5S potranno votare per la colpevolezza o l’innocenza”

Praticamente, abbiamo in un sol mazzo giudice, giuria, e carnefice, come nelle migliori distopie totalitarie.

“Il processo durerà il tempo necessario, almeno un anno. Le liste saranno rese pubbliche quanto prima e l’ordine in cui saranno processati gli inquilini del castello sarà deciso in Rete.”

Franz KafkaIn questo caso, più ancora che “oltre Hitler”, siamo oltre Kafka nella commistione romanzata di un’allucinazione collettiva per un delirio condiviso. Il Processo si fonde con Il Castello; seguendo i bordi della follia, il surrealismo di kafkiano si fonde con Borges nella Biblioteca di Babele, mentre nelle cupe segrete del castello risuona inquietante il brusio di innumerevoli voci infantili: il popolo certificato con utenza autorizzata, chiamato ad esercitare la ‘giustizia’ (intesa come esecuzione pubblica) in nome e per conto del barbuto vendicatore a marchio registrato.
28Nel mondo malato di Gaia, tutto si riduce al capriccio dispotico del “capo politico”, che si fa uno e 100%, e che ovviamente ha sempre ragione…

Franz Kafka by Sasan  «Uno dei principi che regolano il lavoro della amministrazione è che non si deve mai contemplare la possibilità di uno sbaglio. Questo principio è giustificato dalla perfetta organizzazione dell’insieme, ed è necessario per ottenere la massima rapidità nel disbrigo delle pratiche […] Tutto è servizio di controllo. Certo non è fatto per scoprire errori nel senso grossolano della parola perchè errori non se ne commettono, e anche se ciò per eccezione accade…. chi può dire alla fin fine che sia un errore?»

  Franz Kafka
  “Il Castello”
  Mondadori (1979)

Ovviamente, se la difesa è interdetta, i testimoni sono tutti interni al moVimento e a carico dell’accusa, nel superamento delle più elementari nozioni alla base dello Stato di diritto.
Non male come parabola discendente, per il Paese che ha dato i natali a Cesare Beccaria!

Cesare Beccaria  «Egli è un punto considerabile in ogni buona legislazione il determinare esattamente la credibilità dei testimoni e le prove del reato.
[…] La credibilità dunque deve sminuirsi a proporzione dell’odio, o dell’amicizia, o delle strette relazioni che passano tra lui e il reo. Piú d’un testimonio è necessario, perché fintanto che uno asserisce e l’altro nega niente v’è di certo e prevale il diritto che ciascuno ha d’essere creduto innocente. La credibilità di un testimonio diviene tanto sensibilmente minore quanto piú cresce l’atrocità di un delitto o l’inverisimiglianza delle circostanze; tali sono per esempio la magia e le azioni gratuitamente crudeli. Egli è piú probabile che piú uomini mentiscano nella prima accusa, perché è piú facile che si combini in piú uomini o l’illusione dell’ignoranza o l’odio persecutore di quello che un uomo eserciti una potestà che Dio o non ha dato, o ha tolto ad ogni essere creato

  Cesare Beccaria
“Dei delitti e delle pene” (1764)

rogo ereticiMa in fin dei conti, l’idea del “processo popolare”, ancorché in ‘rete’, per il ludibrio di un’orda di boia virtuali ed il profitto della premiata ditta KKKCaseleggio & Co. con migliaia di click a ritorno pubblicitario, è in fondo l’ennesima variante (in versione pulita) del linciaggio: nascosto nell’anonimato del webbé, chiunque può indossare il suo immacolato cappuccio bianco e procedere al rito di purificazione.

Lawrence Beitler Lynching (Indiana, 1930)07/08/1930. Indiana (USA). Linciaggio di Thomas Shipp e Abram Smith, nella cittadina di Marion (foto di Lawrence Beitler).

Nella migliore delle ipotesi, è gogna elevata a sublime strumento di governo, mentre si rifà il filo alle mannaie.
Inquisizione - GoyaNessuna giustizia, nessuna ansia legalitaria, ma solo il furore forcaiolo di chi ha bisogno di teste mozzate da issare su una picca e poi correre per le strade, innalzando il suo macabro trofeo in un’orgia di sangue, per l’appagamento degli istinti animali della Setta. E se proprio non si trova colpa, la si inventa.

teste tagliate

«Ogni pena che non derivi dall’assoluta necessità, dice il grande Montesquieu, è tirannica; proposizione che si può rendere piú generale cosí: ogni atto di autorità di uomo a uomo che non derivi dall’assoluta necessità è tirannico.
[…] La prima conseguenza di questi principii è che le sole leggi possono decretar le pene su i delitti, e quest’autorità non può risedere che presso il legislatore, che rappresenta tutta la società unita per un contratto sociale

 Cesare Beccaria
“Dei delitti e delle pene” (1764)
Cap.II; “Diritto di punire”

Mimì e Cocò  Da Beccaria e Pietro Verri siamo passati ad energumeno che si crede Robespierre e travestito da Mastro Titta gioca con le figurine nel suo castello degli orrori in cartapesta, insieme al suo femmineo pennivendolo di fiducia coi piedi infilati nelle scarpe di Hébert.

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I Professionisti dell’Anti-Ka$ta

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 6 aprile 2014 by Sendivogius

BANE

Se c’è una professione di sicuro successo che sembra non conoscere alcuna forma di crisi, questo è il professionismo anti-casta, assolutamente preponderante nella sua dimensione tutta mediatica. La categoria conta alcuni specialisti di comprovata esperienza nel settore e diversi milioni di aspiranti tali, con tutto l’esibizionismo narcisista del castigatore virtuale, particolarmente attivi sulla piazza autistica dei cosiddetti social-network.
Nella sua autoreferenzialità circoscritta all’invettiva iconoclastica, tale sentimento cresce esponenzialmente con l’aggravarsi delle regressioni che, prima ancora che economiche, sono di natura sociale.
Di preferenza, costituisce il sottoprodotto infetto di un populismo dilagante, speculare ad un qualunquismo di ritorno e quantomai collegato al substrato fascistoide da cui l’italiano medio è intrinsecamente corrotto.
Rizzo e StellaCampioni indiscussi del genere letterario sono sicuramente la premiata ditta Rizzo-Stella, che sui misfatti della “casta” (l’invenzione lessicale è loro) hanno costruito le proprie fortune professionali, inaugurando un filone editoriale di successo. Curioso che entrambi siano editorialisti di punta del “Corriere della Sera”, il quotidiano governativo per antonomasia che delle esecrate “caste” politiche ha sempre abbracciato la difesa a prescindere. Sorvoliamo sul fatto che certe denunce, lungi dall’essere disinteressate, siano spesso e volentieri funzionali ad una determinata ideologia ordoliberista...
Professionisti dell'AnticastaA prescindere, il piazzismo anti-casta rende bene, con un ottimo ritorno di vendite e di visibilità, soprattutto per i presenzialisti da salotto televisivo. Un esperto di marketing come l’imprenditore Umberto Cairo ne ha fatto l’asse portante del palinsesto de La 7, che si fonda su un’overdose catodica di programmi d’infotainment, trainati dal tg nazionalpopolare di Enrico Mentana. La coppia Travaglio-Santoro, che del genere sono i precursori e gli indiscussi maestri, sanno bene come dosare gli ingredienti di un’indignazione permanente, da far lievitare a portata di Auditel ed introiti pubblicitari. Gli effetti speciali, il coup de théâtre, tra interviste esclusive e “docufiction” ad effetto, ne costituiscono l’armamentario al servizio della scenografia, alimentando la farsa manichea che così tanta presa esercita sugli appassionati della serialità anticasta, concentrata nel semplicismo analitico delle sue mitologie catartiche:

«..un mondo (ideale) in cui ad una società civile pura e immacolata si contrappone una casta politica furbetta e maneggiona. Questa convinzione giacobina è una sonora leggenda anzi la politica è l’esatto specchio della società che rappresenta, nel bene e nel male. In rari casi della storia è stata un po’ migliore ma quasi mai peggiore. Per dire: nel 1994, agli albori della seconda repubblica post tangentopoli, ci fu già una grande infornata di società civile nei palazzi della politica, al grido di vade retro politica corrotta. Beh, il risultato, venti anni dopo, non è certo stato dei migliori
[…] Il voler fare di tutta l’erba un fascio solo perché la mistica dell’anti-casta oggi si porta bene in società, non solo comico, ma alla fine diventa stucchevole. E probabilmente pericoloso.»

Quando l’ossessione della casta rasenta il comico…
Marco Alfieri
(10/05/2013)

Lungi dal fornire soluzioni serie e concrete, il sentimento “anti-casta” finisce col tradursi in sterile revanchismo protestatario, che spesso e volentieri degenera nell’invettiva becera e nulla più. Rifugge il pensiero complesso e si nutre di irrazionalismo. È collettore di livori, che nella loro destrutturazione logica forniscono la stura alle ambizioni di demagoghi, in cerca di facili consensi. Soprattutto, presuppone un rassicurante senso di auto-assoluzione che proietta le causa del problema sempre altrove, lontano da ogni assunzione di responsabilità che non sia un mero riduzionismo (a)teorico; meglio se fondato sulla preponderanza di luoghi comuni elevati a metro di giudizio. Ciò non solo allontana le soluzioni possibili, ma opera come una forma di distorsione cognitiva, dove l’elemento irrazionale prevale sulla logica. Va da sé che, se sapientemente incanalato da demiurghi senza scrupoli, il sentimento anticasta è esso stesso una forma di controllo. E dunque di “potere”.

«Dal 2006, più o meno, l’Italia fa i conti non tanto col luogo comune per cui “sono tutti uguali” – quello c’era da prima e ci sarà sempre, come molti luoghi comuni – bensì con quel luogo comune esteso a qualsiasi settore umano che somigli, anche da lontano, al “potere”, e promosso a opinione maggioritaria, argomento politico, linea editoriale, proposta commerciale, persino programma di governo. Con effetti disastrosi, su tutti uno fondamentale e colpevole: la perpetuazione degli stessi vizi e delle stesse mediocrità che gli anti-casta in buona fede, diciamo, vorrebbero combattere.
[…] Prendiamo la politica, “la casta” per antonomasia. Solo chi ha un’idea distorta della realtà può pensare di difendere una classe dirigente che, seppure con vari e diversi livelli di colpa, è oggi una delle meno credibili e preparate d’Europa.
[…] In un Paese normale, specie se dopo dieci anni di crescita zero e nel mezzo della più grave crisi economica dalla Seconda guerra mondiale, sentimenti del genere produrrebbero cambiamenti politici di portata storica: nei partiti, negli enti locali, nei governi, a tutti i livelli. Alcuni in meglio e alcuni in peggio, ma questo vale sempre. In Italia qualcosa è accaduto, ma ancora poco e da troppo poco tempo. C’entra “la casta”, certo, e la sua straordinaria rendita di posizione politica, economica e mediatica. Ma c’entrano, per un pezzo più che significativo, anche uno squadrone di Guglielmo Giannini al cubo, campioni di demagogia, bravi a spararla grossa, che da anni incassano – politicamente, economicamente – i dividendi della mediocrità politica della casta, preservandola. Sono i professionisti dell’anti-casta.
Sacco di merda Beppe Grillo ne è l’esponente più sboccato, quello che unisce il massimo dell’incontinenza verbale col massimo della demagogia, il massimo delle balle col massimo del complottismo, vendendoci sopra DVD, libri e biglietti per i suoi comizi/spettacoli. Antonio Di Pietro, la Lega, Silvio Berlusconi e il variegato fronte antiberlusconiano ne sono stati, da posizioni diversissime, i più significativi Gabibbointerpreti politici. Striscia la Notizia e Le Iene quelli televisivi, gli ultimi soprattutto di recente. Dietro di loro crescono e prosperano una valanga di politici, scrittori, giornalisti, conduttori televisivi, opinionisti e blogger che cercano e trovano spazi di affermazione con analoghe strategie.
Sono professionisti dell’anti-casta per ragioni sia di metodo sia di merito. Nel metodo, perché cercano e ottengono applausi a forza di sparate e “provocazioni”. Perché associano con frequenza i loro avversari ai regimi e ai peggiori dittatori del Novecento. Perché gli è capitato di chiedere le dimissioni di governi regolarmente eletti sulla base del successo popolare di una manifestazione di piazza. Perché sono manichei, perché semplificano, brigano, cercano scorciatoie, producono denunce e appelli a nastro. Perché replicano, insomma, lo stile comunicativo di chi contestano. Nel merito, perché sono spesso imprecisi, faciloni, ingannevoli, a volte in buona fede, spesso in cattiva fede. Perché maneggiano pericolosamente la dietrologia: per fare un esempio, dicevano che il governo Prodi non sarebbe mai caduto prima di una certa data perché i parlamentari avrebbero voluto prima maturare la pensione – Beppe Grillo ci fece addirittura un conto alla rovescia sul suo blog – eppure il governo Prodi cadde prima di quella certa data. Perché dicono bugie, in nome del fine che giustifica i mezzi. Perché propagandano idee clamorosamente sballate e dannose.
Lo scorso 18 ottobre [18/10/11] un sondaggio mostrato durante Ballarò illustrava quale dovesse essere secondo gli italiani “l’intervento prioritario contro la crisi”. Eravamo in pieno panico da spread, gli ultimi giorni del governo Berlusconi. Ce n’erano di cose su cui dividersi: spendere per rilanciare i consumi o tagliare la spesa per ridurre le tasse? Alzare o no l’età pensionabile? Privatizzare o nazionalizzare? Nessuna di queste ipotesi risultò in testa al sondaggio di Ballarò. Ottenne invece il 61 per cento dei voti, la maggioranza assoluta, questa proposta: “la riduzione del numero dei parlamentari”. Un altro 10 per cento sostenne che la cosa da fare subito per uscire dalla crisi fosse “abolire le province”. Misure simbolicamente importanti ma che non avrebbero impatti immediati sull’economia – se li avessero sarebbero probabilmente recessivi, almeno nel breve periodo – e che non scalfirebbero nemmeno il mastodontico debito pubblico italiano. È brutto da dire, ma in tutto sono un 71 per cento di italiani che non aveva idea di che cosa si stesse parlando

  Francesco Costa
“I professionisti dell’anticasta”
Il Sole 24 Ore – 27/06/2012

Lungi dal risolvere la questione originale, oramai del tutto posta ai margini della discussione, anni di retorica anti-casta e manipolazione mediatica…

«..hanno formato un’opinione pubblica immatura, lagnosa, superficiale, disinformata, che ragiona per luoghi comuni e frasi fatte. E che quindi nella maggior parte dei casi non può che scegliersi una classe dirigente egoista, localista, populista, appiattita verso il basso, che non rende conto di niente in particolare perché nessuno gli chiede conto di niente in particolare, dato che “sono tutti uguali”. I politici lo hanno capito e ci marciano, infatti da tempo non promettono più di essere eccezionali ma di essere “gente come noi”. Rassicurano, invece che scuotere. Seguono, invece che guidare.
La “casta” dei politici italiani, con tutte le sue grandi e pompose storture, non è piovuta dal cielo, né oggi rimane al suo posto grazie a superpoteri invincibili o paranormali. È stata votata, e poi ri-votata, e poi votata ancora. Dagli stessi che se ne lamentano, il più delle volte. E questo perché “la casta” dei politici è l’espressione ultima di un Paese che è interamente strutturato in modo castale. Si pensi alla nostra scarsissima mobilità sociale, per esempio, oppure allo scandaloso apartheid a cui sono relegati i lavoratori precari. Agli stipendi che si muovono solo e soltanto sulla base dell’anzianità, oppure all’arcaica e corporativa regolamentazione delle professioni. Caste, vere.»

 Francesco Costa
 “I professionisti dell’anticasta”
 Il Sole 24 Ore – 27/06/2012

È aspetto questo che sembra totalmente avulso da ogni altra considerazione che non sia circoscritto alla mera contabilità da scontrino alla bouvette di Montecitorio, in una democrazia minimale che si nutre di suggestioni e rigurgiti autoritari che scambia per “decisionismo”.

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MAL DI TEST

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , on 10 agosto 2013 by Sendivogius

The Riddler

Particolarmente consigliato a chi non accende il proprio cervello per più di 10 secondi al giorno, e per i vostri spensierati momenti di relax estivo, vi proponiamo un piccolo quiz a tema, eventualmente da alternare alla settimana enigmistica, per testare le vostre capacità intuitive senza dovervi impegnare troppo la mente. Cosa c’è infatti di meno impegnativo, inconsistente, eppur divertente nella sua fanfaronesca demenzialità, del grillismo militante?!?
Come nelle peggiori barzellette, ci sono tre cialtroni: un tedesco e due italiani… Quella che segue, è una piccola selezione di ‘frasi notevoli’ di personaggi altrettanto celebri. Provate ad indovinare gli autori.
Per la serie: dimmi come parli e ti dirò chi sei…

Surprise!

1. “Io vi dico che, quando avrò conquistato legalmente il potere, istituirò, nel quadro di un ordinamento legale, tribunali di stato i quali saranno chiamati a giudicare secondo le leggi i responsabili della rovina del nostro popolo, ed è probabile in tal caso che alcune teste cadano del tutto legalmente.”

Surprise! (1)2. “Abbiamo delegato dei truffatori che dovranno rispondere di quello che hanno rubato […] ce lo ricordiamo come siamo finiti nella crisi. Quindi i responsabili saranno giudicati da un giudizio pubblico.”

Surprise! (3)3. “Io so benissimo che cosa quei signori hanno in mente: vorrebbero concederci alcune poltrone, e così metterci a tacere. Ma non potranno percorrere ancora molta strada, a bordo di quel loro decrepito carrozzone […] Credete forse che io sia disposto a lasciarmi adescare da un paio di poltrone ministeriali? Io non ho nessuno intenzione di entrare a far parte della vostra combriccola!

Surprise! (2)4. “Come si è risposto a questo mio principio? ….Con una campagna giornalistica durata nei mesi di giugno, luglio, agosto, campagna immonda e miserabile che ci ha disonorato per tre mesi. Le più fantastiche, le più raccapriccianti, le più macabre menzogne sono state affermate diffusamente su tutti i giornali! C’era veramente un accesso di necrofilia! Si facevano inquisizioni anche di quel che succede sotto terra: si inventava, si sapeva di mentire, ma si mentiva.”

Surprise! (4)5. “Come si può parlare di alleanze con dei partiti la cui distribuzione di forze sul territorio é assolutamente diseguale. […] Accoglieremo quindi, al di fuori, al di sopra e contro i partiti, nelle nostre file.”

Surprise! (5)6. “Non è il caso di fare delle discussioni. Noi ci troviamo oggi di fronte a due coalizioni: conservatori e rivoluzionari. Gli uni che hanno tutto da conservare, gli altri che debbono tutto demolire. Noi non intendiamo di costituire un partito: dobbiamo semplicemente raggiungere un obiettivo. Dopo faremo, se sarà possibile un’altra tappa insieme e ci separeremo.”

Surprise! (6)7. “Ogni mattina, il signor rappresentante del popolo si reca alla sede del Parlamento; se non vi entra, almeno si porta fino all’anticamera dove è esposto l’elenco dei presenti. Ivi, pieno di zelo per il servizio della nazione, iscrive il suo nome e, per questi continui debilitanti sforzi, riceve in compenso un ben guadagnato indennizzo […] Come la larva non può far altro che trasformarsi in maggiolino, così questi bruchi parlamentari lasciano la grande serra comune ed, alati, svolazzano fuori, verso il caro popolo.”

Surprise! (7)8. “Deputati e senatori servono solo a prendere lo stipendio e a obbedire agli ordini di partito votando sì a qualunque porcata. Bisogna prenderne atto e licenziarli, approfittarne mentre trascorrono un agosto dorato […] Chiudete il Parlamento, sgombrate i loro uffici. Camera e Senato sono ormai ridotti peggio dell’ aula sorda e grigia evocata da Mussolini. I parlamentari a larve di democrazia ben pagate.

Igor Beppe e Benito

SOLUZIONE:
1. Adolf Hitler (25/09/1930)
2. Beppe Grillo (01/06/2012)
3. Adolf Hitler (04/09/1932)
4. Benito Mussolini (03/01/1925)
5. Benito Mussolini (18/01/1924)
6. Benito Mussolini (Milano, 11/12/1914)
7. Adolf Hitler (in Mein Kampf)
8. Beppe Grillo (12/08/2012)

SIEG HEIL BEPPE

E infine, per concludere in bellezza, un test facile-facile per scoprire il grillino che è in te e quanto sono avanzati i sintomi del contagio…
Segna ogni risposta e, in base alla prevalenza delle lettere, scopri qual’è il tuo profilo ideale.

Democrazia è:
a) Se c’è qualcuno che reputa io non sia democratico, allora prende e se ne va fuori dai coglioni!
b) Avere il 100%
c) La peggior forma di governo, ad eccezione di tutte le altre che sono state sperimentate di volta in volta.
d) Vaffanculo!

Il Parlamento è:
a) Un scatola di tonno, oltretutto vuota!
b) Un’aula sorda e buia.
c) È un organo costituzionale, di natura collegiale e con funzioni legislative.
d) Vaffanculo!

Partiti politici:
a) Vedo i partiti morti.
b) Noi non siamo un partito, siamo un movimento.
c) Libere associazioni con finalità politiche, per la promozione di propri candidati alle cariche elettive.
d) Vaffanculo!

Dissenso é:
a) Traditore, chiedi perdono in ginocchio!
b) Il Movimento è un organismo grande e vivo che rifiuta, che allontana da se stesso le cose che gli fanno male. Se io prendo un virus, il mio corpo lo rifiuta e mi viene un attacco di diarrea o di vomito.
c) Il sale delle democrazia
d) Vaffanculo!

Cultura:
a) Abbiamo sottolineato che nel nostro Movimento non ci sono intellettuali.
b) Quando sento la parola cultura tolgo la sicura alla mia pistola.
c) Il sonno della ragione genera mostri.
d) Vaffanculo!

L’Euro è:
a) La mossa massonica di un gruppo di banchieri, guidati dal Bilderberg e la Trilateral, per la conquista del mondo.
b) Un bieco strumento del signoraggio bancario.
c) Una moneta.
d) Vaffanculo!

Media e Giornalisti:
a) I giornalisti sono dei parassiti, che non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento. Vanno disciplinati in spazi appositi.
b) Pagherete tutto. Io non dimentico nulla.
State molto attenti… Non è un consiglio, è proprio una minaccia.
c) Metro di misura delle opinioni e strumento di informazione
d) Vaffanculo!

Imparzialità:
a) Il Blog del capo politico.
b) Il Capo ha sempre ragione.
c) non esiste, ma ci si può sforzare di essere obiettivi.
d) Vaffanculo!

Cancro é:
a) Un’invenzione delle lobbies farmaceutiche: si cura con urina e aloe, aspirina e dicloroacetato, e soprattutto… eiaculare 21 volte al mese.
b) Un segno zodiacale
c) Una forma tumorale
d) Vaffanculo!

Minacce globali sono:
a) Microchip segretamente impiantati nel cervello per il controllo a distanza.
b) Le scie chimiche
c) I milioni di fanatici imbecilli, che credono ad ogni boiata.
d) Vaffanculo!

Star Wars Deleted Scene 6 Beetle Volfswagon

GIANT DORK Profilo A.
Abile e arruolato!
Sei pronto per l’interconnessione col magico reame di Gaia ed un Grillo per amico, contro la tirannia dei “poteri forti” e degli uomini malvagi della “casta”.
Il mondo così come crediamo di conoscerlo è in realtà una dittatura occulta, segretamente dominata dalla regia globale degli Illuminati. Ma sotto la guida di “Beppe”, diventerai uno jedi del wired e potrai finalmente combattere il lato oscuro della forza, respingendo l’invasione degli agenti rettiliani che si celano dietro al Bilderberg ed alla Trilateral.
Peccato però! Se ti iscrivevi al blog del Capo politico prima del Capodanno 2011, magari potevi vincere un fantastico seggio in parlamento. In compenso, potrai acquistare a prezzi scontati i meravigliosi gadget ed i dvd con le ispirate immagini del Maestro Grullo.

Ultimatum alla Terra Profilo B.
Sei un purista della tradizione.
Nonostante una certa affinità ideale, continui a diffidare delle imitazioni… Non c’è niente di meglio del vecchio complotto demo-pluto-giudaico-massonico: il solo che sia unico e originale!
Eppoi, una simile compagnia di citrulli tanto svitati è troppo da sopportare pure per te.

MISFITS 4 - Rabbit Profilo C.
Sei sicuramente un troll infiltrato dalla Ka$ta e pagato dai partiti.
Morto-zombie-che-cammina-pd-meno-elle sei vecchio! Sei finito!
E presto verrai spazzato via dallo tsunami della riVoluzione che avanza.

MILF Profilo D.
Complimenti! Sei un vero coglione.
Certificato a 5 stelle

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EVOLUTION

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 18 Maggio 2013 by Sendivogius

Milo Manara - 'Evoluzione' (dettaglio)

Quanto può incidere una prolungata recessione economica sulla tenuta sociale di una Paese?
E, soprattutto, quanto a lungo può resistere un ordinamento democratico, schiacciato da una pressione perdurante che ne mette in crisi i criteri di rappresentatività e ne esaspera le componenti oligarchiche (sempre presenti), a tal punto da erodere quei presupposti di uguaglianza, in termini di opportunità e di benessere diffuso, essenziali alla sua stessa sopravvivenza?
Per comprendere i cambiamenti sociali alla base di una trasformazione (involuzione?) epocale, non avendo altri termini di paragone con una così ampia gamma di analogie storiche, a tutt’oggi e con tutte le varianti del caso, il riferimento più prossimo resta dunque la Grande Depressione del 1929, insieme a quell’omologo politico che fu la Repubblica di Weimar, pur con tutti i suoi distinguo.
Richard Loewenthal In questa prospettiva, vale la pena di riscoprire  l’analisi che Richard Löwenthal dedicò, nella metà degli anni ’30, alla crisi dei partiti politici ed alla trasformazione del parlamentarismo in una “democrazia d’interessi”, analizzando le congiunture sociali ed economiche che condussero alla nascita dei movimenti fascisti ed alla loro presa del potere, nell’ambito di un più profondo mutamento dell’organizzazione statale.
Poco conosciuto in Italia, Löwenthal è stato politologo, sociologo, pubblicista, esponente di spicco della SPD tedesca nel dopoguerra e professore di scienze politiche all’Università di Berlino, quindi anglofilo e atlantista. Comunista dissidente in opposizione ai diktat del Comintern, convinto anti-stalinista, laburista di formazione marxista, Richard Löwenthal (1908-1991) fu tra i pochi tedeschi ad opporsi attivamente al nazismo.

Nazisti

Nel 1935, sotto lo pseudonimo di Paul Sering, pubblica la sua personale interpretazione del fascismo sulla Rivista per il Socialismo (“Der Faschismus”, Zeitschrift für Sozialismus; Sett.-Ott.1935), ponendo l’attenzione sugli aspetti socio-economici e sulla progressiva trasformazione delle classi sociali, travolte dalla crisi economica e dal disfacimento del movimento operaio. Per Löwenthal il concetto di “classe” riveste un ruolo fondamentale; pertanto, in un’ottica tipicamente marxista, ne analizza le trasformazioni prendendo in considerazione le sue stratificazioni nell’ambito dell’evoluzione capitalista e della “differenziazione economica degli interessi” sociali. Allo stesso modo, prende in esame lo sviluppo e funzione dell’organizzazione di classe, in rapporto all’evoluzione dell’antico stato feudale in quella che Löwenthal chiama “democrazia di interessi”:

«La democrazia pienamente formata è una forma di organizzazione politico-sociale caratterizzata da organizzazioni di classe potentemente sviluppate e da un sistema di partiti determinato in maniera decisiva da queste organizzazioni.»

Speculare all’esistenza della democrazia rappresentativa, che ha nel parlamento il suo fulcro nella comunanza di interessi diversi, è lo sviluppo del sistema partitico, quale rappresentanza di “interessi chiaramente delimitati”, e che costituisce un’evoluzione positiva dell’antico “parlamento dei notabili”, come nel caso dell’Inghilterra:

«…i cui partiti non erano divisi da contrasti di interesse, ma da contrasti di tradizioni familiari e di cricche all’interno dello strato dominante, socialmente unitario […] A questo stadio, il contenuto dei processi parlamentari è formato dal contrasto fra le classi dominanti ed il loro apparato esecutivo, circa l’ammontare delle spese e della lotta di innumerevoli cricche e persone singole per i vantaggi individuali connessi con l’esercizio del potere politico: distribuzione dei posti, concessioni, facilitazioni fiscali, ecc. Questa situazione del parlamento corrisponde ad un basso livello delle funzioni economiche statali, e al livello organizzativo zero delle organizzazioni di classe e della politica sociale. Quando si supera questo stadio, ha inizio anche il mutamento del sistema partitico.
Il mutamento essenziale non consiste nella pura e semplice trasformazione in apparati di partito con influenza di massa. Questa trasformazione da partito di cricche in macchina di partito funzionante con un gran numero di politici di professione…»

…coincide secondo Löwenthal con l’introduzione del diritto di voto universale ed alla concentrazione del capitale in oligopoli e trusts economici organizzati, sotto protezione del potere politico o singoli esponenti di partito.

«Essa però non cambia nulla né per quanto riguarda la mancanza di contenuto sociale dei processi parlamentari, né per quanto riguarda la misura e il carattere della corruzione individuale nella vita pubblica.»

1919 - Corteo della SPD alla Porta di Brandeburgo per l'elezione di F.Ebert alla presidenza del Reich

Per Löwenthal/Sering, a fare la differenza sono i “partiti operai”. E in questo è evidente tutta l’impronta marxista dell’Autore che vede nel movimento operaista l’avanguardia rivoluzionaria per eccellenza, anche se:

«..quanto più vengono messi in primo piano i problemi dell’economia capitalista…. tanto più il partito operaio tende generalmente a diventare il partito rappresentante gli interessi riformisti e a trasformarsi in comitato parlamentare dei sindacati

In tempi normali, non pervasi da turbolenze sistemiche o crisi economiche, tale ordinamento tende, nonostante gli attriti, a funzionare secondo una meccanica strutturata, fondata sulla mediazione costante nell’equilibrio variabile delle istanze rappresentate:

«Lo Stato parlamentare, i cui partiti sono rappresentanti di interessi basati sulle organizzazioni di classe, rappresenta un forma finale caratteristica della democrazia. Ha il carattere di una grande stanza di decompressione degli interessi, nella quale vengono trattati i compromessi delle classi. La decisione politica è qui la risultanza degli interessi dei singoli, come avviene per la formazione dei prezzi sul libero mercato […] la distribuzione del prodotto sociale viene determinata in misura crescente non a secondo della forza economica dei singoli strati, ma a seconda del loro peso espresso politicamente

Il sistema, che sostanzialmente riproduce un immutato assetto di potere a tutela del capitale, nel quadro di una società prevalentemente borghese, entra in crisi con “l’acuirsi dei contrasti di classe” nella divergenza di funzioni tra il sistema burocratico, che con il potere esecutivo necessita di decisioni rapide e unitarie, insieme all’eccessiva preponderanza dell’elemento finanziario, contrapposti ad un parlamento in rappresentanza di interessi sempre più atomizzati e conflittuali. Contrasti che tendono ad esplodere in caso di contrazione economica, mettendo a rischio la tenuta di sistema. Sostanzialmente, in senso lato, ciò avviene tramite l’accresciuta mobilità dentro e fuori gli schieramenti della classe operaia in perdita di coesione, a cui va aggiunto il logoramento economico dei piccoli imprenditori, e l’accentuarsi della richiesta di prestazioni sociali da parte di fasce sempre più consistenti di popolazione attiva rimasta priva di reddito e coperture.
Fila ai forni del pane nella Germania del 1920A tal proposito, Richard Löwenthal elabora la particolare “congiuntura” da cui possono scaturire i movimenti totalitari (Parte III – La Congiuntura da cui nasce il fascismo). Se non fossero trascorsi 80 anni, in molte sue parti il brano sembra scritto oggi. Ovviamente, ogni riferimento a partiti (bestemmia) e moVimenti esistenti è puramente casuale.

1. Gli interessi durante la crisi
[…] «In pochi anni, durante l’ultima crisi, la disoccupazione si è moltiplicata, senza che allo stesso tempo si avesse alcuna riduzione dell’apparato distributivo e amministrativo, così che la riduzione del numero degli occupati si è verificata quasi esclusivamente a spese di quelli che sono occupati produttivamente. Contemporaneamente è rapidamente aumentato lo strato dei ceti medi rovinati, ma non proletarizzati, così che il numero degli improduttivi è cresciuto ad un livello superiore alla media e ad un ritmo assai rapido. Nello stesso tempo si è avuto inevitabilmente un calo del ruolo produttivo di quello strato “misto” di impiegati e impiegati statali ed è aumentata la percentuale di settori produttivi stagnanti, bisognosi di sovvenzioni, e si è fatto più urgente il loro bisogno si sovvenzioni. Con ciò si è acuito il contrasto fra questi settori e quelli rimasti sani. Questo contrasto si è inasprito fino al punto di dare origine al dilemma: o superamento rapido e liberale della crisi, comportante la distruzione di milioni di entità economiche [posti di lavoro], oppure superamento della crisi nei tempi lunghi mediante sovvenzioni, evitando una catastrofe aperta. Il dilemma: pagare i debiti o cancellarli formava una parte di questo problema. In questo modo divenne anche più acuta la già accennata divisione trasversale durante la crisi. Le contraddizioni menzionate si riproducono nel rapporto delle economie nazionali e delle nazioni tra di loro. Le nazioni debitrici diventano insolventi. Lo smembramento del credito internazionale porta ad una contrazione abnorme del commercio estero e mondiale e quindi all’inasprimento delle tendenze autarchiche e nazionaliste, specialmente per quanto concerne i paesi debitori che, in linea di massima, sono anche quelli meno concorrenziali sul piano dell’economia mondiale e oberati da soverchianti pesi morti.
[…] Sia per il crescente numero degli improduttivi, e proprio di quelli la cui esistenza dipende dall’erario statale, sia per il crescente bisogno di sovvenzioni alla produzione, aumenta la percentuale della popolazione il cui interesse primario è, mediamente o immediatamente, quello di uno Stato efficiente.
[…] La concentrazione dinamica di tendenze generali di sviluppo su una situazione di breve durata e inasprita è la caratteristica di tutte le situazioni rivoluzionarie.»

2. Il sistema partitico durante la crisi
Manifesto elettorale della SPD per le elezioni presidenziali del 1932 […] «I partiti della grossa borghesia diventano visibilmente tali, con una evidenza che li priva a ritmo veloce della loro base di massa. Mentre all’interno della borghesia si accentuano le differenze tra profittatori e sovvenzionati,  fra creditori e debitori, i suoi partiti e le sue coalizioni vengono sottoposti a sempre nuove scissioni. I vari gruppi di piccoli produttori, qualora non lo abbiano già fatto prima, passano alla creazione di partiti separatisti a spese dei vecchi partiti borghesi. Nella classe operaia, a causa della netta differenziazione tra occupati e disoccupati, strati capaci di lotta e strati incapaci di lotta, interessati in primo luogo al livello salariale e alla conservazione del posto di lavoro, si acuiscono i contrasti che approfondiscono le fratture esistenti, minacciano di far saltare le organizzazioni unitarie e creano conflitti tra partiti e sindacati. Il risultato generale è innanzitutto che fra i numerosi partiti politici ogni peso diventa sempre più instabile, ogni compromesso sempre più difficile, senza che sorga una forza sufficientemente robusta.
[…] La capacità di azione di tutte le classi diminuisce con il regredire della produzione. Insieme diminuisce anche l’importanza delle organizzazioni create per l’azione di classe. La capacità di sciopero dei sindacati regredisce, gli industriali riuniti in cartelli violano le convenzioni dei prezzi, le cooperative di credito agricolo non sono più in grado di sostenere i loro membri. Con ciò cala la fiducia in queste organizzazioni e cala il numero dei loro aderenti. Le sole azioni economiche che crescono di numero sono durante la crisi sono le azioni dei consumatori e dei debitori: scioperi degli inquilini, sciopero dei contribuenti, aste deserte, ecc. Sul terreno della crisi delle organizzazioni di interessi dei partiti, che in tal modo vengono indeboliti e frantumati, si sviluppa però la tendenza a riporre tutte le speranza nello Stato e quindi nell’organizzazione puramente politica

3. La democrazia durante la crisi
i forconi dei nazisti «Quanto più si frantuma un sistema partitico, tanto più diventa difficile il raggiungimento di un compromesso. Il regresso della forza d’azione delle organizzazioni di classe non apporta in questo caso alcuna agevolazione, ma un ulteriore inasprimento: quanto minore è la capacità di azione economica immediata, tanto più intensi si fanno i tentativi dei partiti di realizzare i loro obiettivi esercitando una pressione sullo Stato e di conservare in tal modo la vacillante fiducia del loro iscritti. In questo modo viene sempre più messa in dubbio la capacità di funzionamento del sistema parlamentare. Questo avviene soprattutto dal punto di vista della borghesia, i cui partiti perdono rapidamente la loro base di massa e alla quale pertanto riesce sempre più difficile imporre per via parlamentare le sue rivendicazioni, che sono al tempo stesso le rivendicazioni per il superamento della crisi nel solo modo possibile del quadro capitalista. L’equilibrio tra gli indeboliti partiti borghesi, sempre più dilaniati dai contrasti interni tra sovvenzionatori e sovvenzionati, l’equilibrio tra i grandi blocchi di masse contrapposti diventa sempre più difficile ed il ruolo del potere esecutivo per assicurare questo equilibrio diventa sempre più importante. La labilità di questo regime rende impossibile la coerenza e l’unitarietà della politica economica e generale dello Stato proprio nel momento in cui essa acquista un’importanza vitale per delle masse sempre più numerose. La crisi dell’erario (un riflesso necessario della crisi economica degli Stati che attuano politiche di sovvenzione) si acuisce a causa delle oscillazioni politiche e si ripercuote immediatamente in un abbassamento del tenore di vita di tutti coloro che dipendono economicamente dallo Stato. Lo Stato viene quindi meno, proprio nel momento in cui la dipendenza delle masse dalle sue prestazioni è massima, e viene meno in questa misura proprio perché si tratta di uno Stato “economicamente democratico”, perché “è una congrega di profittatori” incapace di decisione. L’esigenza di uno Stato forte, economicamente giustificata, si muta nel grido “abbasso il parlamentarismo!”.
Con ciò, la democrazia entra definitivamente nella fase decisiva della crisi.»

Secondo Richard Löwenthal, in assenza di una svolta di tipo socialista, con l’indebolimento del movimento operaio e delle sue organizzazioni, la conseguenza è un accentramento del potere economico-politico in uno Stato sempre più autoritario, percepito dalle grandi masse di scontenti come un distributore di prebende e sovvenzioni, per la soddisfazione di esigenze primarie, a discapito di una reale promozione democratica e sociale.
Comizio di HitlerIn una simile frattura istituzionale si inseriscono i movimenti populistici e, spiccatamente, per Löwenthal, i partiti fascisti come elemento di rottura più evidente ed al contempo funzionale alla prosecuzione di uno statu quo a preservazione dei grandi interessi del capitale, facendo leva sui delusi della democrazia rappresentativa e del sistema parlamentare.
È un moto contrario e trasversale:

«..contro i sindacati industriali; dei debitori contro i creditori; dei disoccupati contro gli occupati, dei fautori dell’autarchia contro i fautori dell’economia mondiale. Tutto questo si attua in nuovo partito di massa, rivolto al solo potere politico: il partito fascista. Così si spiega anche come questo partito recluti i suoi aderenti in tutte le classi e come determinati ceti vi siano prevalenti e ne formino il nucleo, ceti che sono stati definiti con l’imbarazzato termine di “ceti medi”. La borghesia vi è rappresentata, ma si tratta della borghesia indebitata, bisognosa di sostegno; il ceto operaio vi è rappresentato, ma si tratta dei disoccupati permanenti, incapaci di lotta, concentrati in zone povere; vi affluisce la piccola borghesia urbana, ma quella andata in rovina; vi vengono inclusi i possidenti, ma sono quelli spossati dall’inflazione; vi si trovano ufficiali e intellettuali, ma si tratta di ufficiali congedati e intellettuali falliti. Questi sono i nuclei del movimento, che ha il carattere di una vera comunità popolare di falliti, e questo gli permette anche di estendersi, parallelamente alla crisi e ad di là di questi nuclei centrali, in tutte le classi, perché con tutte è socialmente concatenato.
[…] Si voleva uno Stato sotto una guida unitaria che ponesse fine al traffico degli interessi; uno Stato che intervenisse attivamente nella crisi e ponesse fine al liberalismo; uno Stato che liberasse l’economia nazionale dalle dipendenze economiche mondiali. Dicendo che “l’utilità pubblica viene prima dell’interesse individuale” venne proclamata la tutela dei bisognosi di sostegno contro la prassi capitalistica, dicendo “basta con la schiavitù degli interessi da pagare”…. la solidità della terra venne contrapposta all’asfalto delle grandi città. Tutto ciò venne presentato con la credibilità della disperazione, che la crisi produceva dappertutto e che dispensava i suoi sostenitori da ogni discussione razionale. A queste parole d’ordine si mescolavano elementi di una rivolta plebea contro il ceto dei burocrati specializzati e dei notabili, la quale diede al movimento vernice popolare, “democratica”, con la quale di fatto esso assolve singoli compiti rivoluzionario-borghesi.
[…] Le sue parole d’ordine economiche esprimono delle tendenze generali e non delle rivendicazioni concrete. Là dove i fascisti prima della vittoria vengono a trovarsi in situazioni in cui devono prendere posizione, assumono atteggiamenti puramente agitatori e procedono praticamente facendo una brutta figura dietro l’altra, senza risentirne il minimo danno. La loro agitazione di concentra completamente sulla fiducia nel futuro, nel capo, nella presa del potere e nel miracolo che ne seguirà. […] Il partito fascista non disse mai “Aiutatevi da soli!”. Disse sempre: “Dateci il potere!”. Questo è il nucleo di tutte le agitazioni fasciste.
[…] Il partito fascista si costruisce sulla disposizione dei suoi membri ad affidarsi ad una guida, dalla quale essi sperano di essere aiutati, una volta conquistato il potere statale.
[…] Un partito siffatto non può, per sua natura, avere una lunga esistenza come partito di massa senza combattere e vincere. Una volta superata la situazione di crisi gli viene a mancare la possibilità di guida delle masse. Le masse se ne allontanano e si rivolgono nuovamente alle organizzazioni che rappresentano i loro interessi e che corrispondono alla loro situazione nel processo produttivo.
[…] Proibendo tutti gli altri partiti si vuole mettere ordine nella congrega di interessi e sostituire ai compromessi la decisione del capo.»

Manifesto elettorale dello NSDAPDella disamina riportiamo gli aspetti più propriamente riconducibili alla prassi politica, sorvolando la componente militare e squadrista di una violenza istituzionalizzata che nei movimenti di natura fascista è tratto distintivo e imprescindibile, ma proprio per questo meglio conosciuto.
In merito all’organizzazione, alla composizione della dirigenza, ed al “movimento fascista”, Richard Löwenthal osserva:

«Lo sviluppo di questi metodi di lotta e di organizzazione richiede una casta dirigente nuova, libera dalle tradizioni dei partiti democratici e dalla routine parlamentare, senza scrupoli per quanto riguarda i mezzi. Per sua natura questa casta può venire reclutata soltanto tra i militanti senza occupazione e intellettuali falliti, quindi fra gli individui completamente sradicati, e non può nascere dalla componente borghese del movimento, i cui appartenenti, anche in condizioni di indebitamento e di disperazione, rimangono ancora legati a tradizioni di ogni genere. La difficoltà della borghesia di sottostare ad una casta dirigente di dilettanti e di “desperados” fa sì che questi ultimi, pur così direttamente interessati al rivolgimento fascista, restino, fino alla vittoria, quasi sempre fuori dal partito, organizzato in gruppi amici puramente borghesi.
Questa è la circostanza che dà al partito fascista un carattere decisamente plebeo. Gli appartenenti alla classe dominante vi sono scarsamente rappresentati e non hanno influenza in senso tecnico-politico

In virtù di ciò la base di un movimento fascista è molto più ampia e ramificata di quanto non lo sia il partito medesimo che, data la sua apparente poliedricità, può contare su un bacino diversificato di consensi in espansione:

«Dapprima a spese dei partiti borghesi e del ceto medio e poi, a poco a poco, anche a spese delle organizzazioni operaie che, nel loro cammino verso di esso, passano spesso attraverso una fase intermedia d’indifferenza. Il partito fascista diventa il grande blocco di massa del sistema parlamentare in disgregazione. Il blocco di massa contrapposto, appunto il movimento operaio, il pilastro di resistenza relativamente più forte, viene indebolito dal perdurare della crisi e spinto in contraddizioni interne, che presto hanno soltanto più per oggetto i metodi della ritirata.
[…] Fra i due blocchi di massa, cioè quella fascista in aumento e quello proletario in ritirata, si destreggia con vari metodi la cricca della grossa borghesia, che diventa sempre più debole, discorde al suo interno, sempre più appoggiata al potere esecutivo, e che tende ad escludere e a screditare il parlamento e ad isolarsi. Quanto più si acuiscono i suoi contrasti interni, soprattutto tra i fautori delle sovvenzioni e liberali, tanto più forte si fa la sua corsa ad accaparrarsi il favore del partito fascista; corsa nella quale l’ala reazionaria è naturalmente superiore. Alla fine chiama definitivamente e con successo in aiuto il partito fascista, il quale fa il suo ingresso al governo in coalizione con essa. In questa coalizione il partito fascista è di gran lunga, indipendentemente dalle intese intercorse, il partecipante più forte.»

Svastica

In quanto fuori dai giochi di potere tradizionali e dai tatticismi parlamentari, in quanto portatore di istanze dirompenti ed interessi trasversali, nell’analisi di Löwenthal, il partito fascista può presentarsi a buon gioco come elemento di rottura e discontinuità, denunciando i suoi alleati di coalizione come la causa dei progressi insufficienti. Quindi, in tal modo può rivendicare a sé l’avocazione di tutti i poteri, in rottura col “vecchio sistema”…

«A questo punto esso si impadronisce senza riserve dell’apparato statale, si libera da tutti i vincoli di coalizione e realizza il suo potere nella lotta di distruzione contro le organizzazioni di massa proletarie. Fatto questo, la proibizione generale di ogni partito e con la fine formale della coalizione sono soltanto le tappe ovvie del cammino verso lo Stato totalitario.
[…] La necessità di piegare rapidamente e in modo rivoluzionario tutte le resistenze richiede lo scatenamento dell’attività libera e non disciplinata delle sue masse di aderenti. Quando il sistema fascista è completato, questa ondata si ritira da sé, tanto più che questa forma di attività di massa non arriva nemmeno a creare delle proprie forme organizzative

outpostNon è un caso che l’azione politica (e militare) di ogni movimento di tipo fascista sia indirizzata prevalentemente contro la Sinistra e le sue organizzazioni, nonostante il fascismo attinga in parte dalla sua liturgia e dalle sue tematiche sociali, facendole proprie e mistificandole.
Si può dunque parlare di “rivoluzione fascista” i cui risultati tipici sono:

a) Una nuova forma più alta di organizzazione statale
b) Una nuova forma reazionaria di organizzazione sociale
c) Un crescente freno stabile allo sviluppo economico da parte delle forze reazionarie che si sono impadronite del potere statale.

Si tratta di una proposizione sicuramente superata dalla Storia, ma non per questo necessariamente non riproducibile in forme aggiornate ai tempi…
Mutato nomine de te fabula narratur.

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Le Parole e gli Atti

Posted in A volte ritornano, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 29 aprile 2013 by Sendivogius

ROMA

«C’è una grande differenza tra il gesto isolato e un attentato organizzato da un gruppo eversivo. E c’è una altrettanto grande differenza tra un gesto spiegabile con l’estremismo politico e uno riconducibile a forme estreme di disagio personale.
Ma sarebbe ottuso e cieco consolarsi con la formula del “gesto isolato”.
In tempi di crisi delle appartenenze, nell’epoca della finta socialità di Facebook, negli anni della solitudine personale e politica dissimulata attraverso l’inganno tecnologico, l’azione individuale – che sia frutto di uno squilibrio o meno – è una inedita ma non per questo meno pericolosa forma di attacco alle istituzioni.
Sempre di una forma di terrorismo si tratta, inutile girarci attorno. La rabbia e la voglia di vendetta contro la politica è ormai una ideologia, un clima, un appartenere ad un “certo sentire”. Che diventi violenza vera e propria da parte di soggetti magari psicologicamente non saldissimi non cambia la sostanza.
Quello che veramente conta, quando si parla di terrorismo, non sono i pochi che sparano, o l’organizzazione clandestina che li raccoglie, o i comunicati politici che portano o non portano in tasca. E’ l’habitat culturale in cui l’azione – singola o di gruppo – matura.
L’odio per la casta sta diventando, nell’Italia del 2013, una ideologia. Per questo, dispiaccia o no e con tutte le dovute differenze, quello che è accaduto oggi non riguarda un caso umano di disperazione o follia. E’ anche un fatto politico

 Marco Bracconi
 Il terrorismo dei soli
(28/04/2013)

Le parole di Marco Bracconi non sono tanto interessanti per una riflessione che condividiamo in pieno, bensì per la natura sbracata (ai limiti dell’apologia di reato) di certi commenti in seguito…
Tanto per chiarirci, chi si avvicina con l’inganno a persone ignare (chiunque esse siano) e spara loro a bruciapelo, a tradimento, è un INFAME ed un VILE, che si rende artefice di un atto spregevole e che non merita alcuna giustificazione.
GunnerDunque, nella mattinata primaverile di una placida domenica romana, un bastardo con la pistola, troppo frettolosamente bollato come “squilibrato”, si metta a sparare all’impazzata contro i carabinieri che controllano i varchi di sicurezza a Palazzo Chigi, dove si tiene il giuramento del Consiglio dei Ministri, svuotando il caricatore addosso ai due militari e colpendo tra gli altri anche una donna incinta. Obiettivo dichiarato: colpire i “politici”, quale soggetto anonimo e indistinto (tutti uguali), in totalità onnicomprensiva della categoria elevata a fucina di ogni male.
Ci interessa poco e niente che lo sparatore sia un fallito che cerca di attribuire ad altri le responsabilità di una vita sbagliata e scelte fallimentari che riguardano lui solo, che sia un potenziale suicida, o uno psicopatico che si crede “rivoluzionario” e tenta in solitaria l’assalto al Palazzo d’Inverno, pensando che in democrazia un governo sgradito si abbatta a pistolettate.
Ci limitiamo a ricordare come le parole siano pietre; a maggior ragione, l’uso che se ne fa è importante. Ad abusarne troppo a lungo, possono avere spiacevoli effetti collaterali… può anche accadere che queste si possano trasformare persino in proiettili.
E in questa Italietta, ripiegata nei propri rancori e frustrazioni, sempre più abbrutita in un’ignoranza becera, ormai troppo spesso capita che arruffapopoli improvvisati e aizzatori professionisti di folle, giocando sugli istinti irrazionali e pulsioni rabbiose di masse amorfe incarognite dalla crisi, sguazzino con disinvolta faciloneria tra gli umori più fetidi di piazze più o meno virtuali, rimestando con poca coscienza e molto opportunismo nel calderone dei livori impazziti, illudendosi di poter cavalcare la tigre di un odio alimentato ad arte e apparentemente addomesticato alle furberie di istrionici tribuni.
Quando, perdendo ogni senso della realtà e delle proporzioni, si grida ininterrottamente al golpe ed al colpo di stato
Quando i propri avversari diventano casta.. zombies.. mostri.. morti che camminano… da spazzare via, da cacciare a calci nel culo”… da andare a “prendere nelle loro case”… 
GhigliottinaQuando si invocano le ghiogliottine, la forca ed i forconi (in senso metaforico, s’intende!)… quando si paragona se stessi a Robespierre (che le teste le faceva rotolare sul serio)…
Quando si evoca la marcia su Roma e tutto si riduce a guerra
Quando si rivendica per sé il 100% dei consensi, e che in caso contrario si scatenerà la “violenza nelle strade”… quando le uniche parole interattive della ‘piazza’ sono: “vaffanculo!”, “vergogna!”, “buffoni!”, “tutti a casa!”, a parte ovviamente i propri…
Quando ogni forma di dialogo, o confronto critico ma civile, vuol dire sporcarsi di merda
Quando tutto si riduce ad un bagno di sangue, ad una lotta titanica e mortale tra “NOI” (i puri) e “LORO” (gli infetti)…
Allora può accadere, tra le menti più labili, che qualcuno smarrisca il senso della metafora e cominci a baloccarsi con idee balzane… Può succedere allora che tra le psiche più disturbate, e sconquassate dalla precarietà di tempi difficili, certe parole e certi inviti vengano presi terribilmente sul serio e tramutati in atti malsani.
Ovviamente, quando la tigre sfugge al controllo dei suoi ambiziosi domatori, vedrete che questi prenderanno immediatamente le distanze, declinando ogni responsabilità. Scandalizzati e indignati, grideranno al complotto dei loro nemici (reiterando la farsa nella tragedia) e di occulti poteri, attivati per bloccare la loro “rivoluzione” gastrica. Urleranno alla cospirazione, che da sempre è l’arma abusata di qualunque cialtrone. E si aggrapperanno come disperati al vittimismo di chi ha la coda di paglia e nessuna coscienza da poter sporcare.

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