«Si è in presenza di un sistema che definire “gelatinoso” dà solo in parte l’idea della sua insidiosità e pericolosità corrodendo in modo profondo rapporti economici, istituzionali, e anche sociali; l’insidiosità si ricava anche dal coinvolgimento a vario titolo di personaggi di grossa levatura istituzionale.
Già si è detto di BERTOLASO, ma dalle indagini emergono anche rapporti poco chiari con consiglieri della Corte dei Conti, quali Mario SANCETTA e Antonello COLOSIMO.
E ancora ANEMONE risulta avere rapporti poco chiari con un prelato, don Evaldo BIASINI (economo provinciale della Congregazione dei Missionari del Santissimo Sangue di Roma) al quale chiede e dal quale ottiene denaro»
Procura di Firenze
Ordinanza di Custodia cautelare
Proc. 1460 R. Gip – 08/02/2010
In questa sorta di banchetto luculliano, pochi ma voracissimi commensali si contendono i posti migliori di una tavolata dove le portate sembrano non finire mai.
E se il gruppo ANEMONE la fa da padrone, le altre imprese in gioco si spartiscono il resto del piatto secondo la legge di compensazione, per evitare eventuali denunce da parte degli imprenditori scontentati: ognuno con il suo referente politico e relative coperture istituzionali, le proprie clientele, e famigli associati. È una ragnatela ibrida dove pubblico e privato si intrecciano in un groviglio di interessi particolarissimi, regalie e favori personali, anche se l’egemonia incontrastata degli Anemone (sponsorizzati da Angelo Balducci) dispiace a molti degli altri convitati, che se ne lamentano con i loro protettori nella ricerca di una sponda politica…
LA CRICCA DELLA FERRATELLA
Sistematicamente tagliati fuori dagli appalti più ricchi, che sembrano essere appannaggio esclusivo del gruppo ANEMONE (favorito dal tandem Bertolaso-Balducci), gli imprenditori esclusi attivano i loro canali istituzionali.
Tra i più attivi c’è il conte Francesco Maria De Vito Piscicelli, quello che la notte del terremoto a L’Aquila se la rideva dentro il letto. Nelle intenzioni del conte c’è forse l’idea di costituire un cartello imprenditoriale per la lottizzazione degli appalti, tramite un gioco di lobbies contro lo strapotere degli Anemone.
Piscicelli, per conto della Opere pubbliche e Ambiente SpA, si rivolge a Fabio DE SANTIS: una vecchia conoscenza, per una storia di abusi edilizi all’Argentario che li coinvolge entrambi. Ma Fabio De Santis è soprattutto un alto funzionario della Protezione civile, che segue la gestione dei ‘Grandi Eventi’:
Mondiali di Nuoto, Roma 2009;
G-8 La Maddalena 2009;
Celebrazioni 150 anni Unità d’Italia
L’ing. De Santis ha evidentemente due pregi…
Innanzitutto, non apprezza l’intraprendenza affaristica (ai limiti dell’impudenza) del suo collega Balducci i cui appetiti sembrano insaziabili. Infatti, il più discreto De Santis se ne lamenta con Enrico Bentivoglio, un altro funzionario della Ferratella:
DE SANTIS: Comunque bisogna dirglielo [a Balducci n.d.r]… “Tu c’hai 60 anni! Ma è possibile che non capisci un cazzo?!? (…) O tu ci fai deficienti, e questo mi fa incazzare, e ti do una capocciata sul naso e ti taglio il pisello!”
BENTIVOGLIO: È questo il problema… è che ti fa incazzare… che ti prende per il culo! (…) Guarda la madonna!
DE SANTIS: Gli dico… senti… “Oh! Hai rotto proprio il cazzo! Guarda squalo dacci i soldi che ci devi dare e vaffanculo!”
BENTIVOGLIO: Te e quell’altro ladro di… [Anemone n.d.r]
In secondo luogo, Fabio De Santis è incazzato nero pure con Diego Anemone, per ‘motivi di famiglia’… Marco De Santis, fratello di Fabio, è imprenditore della Elettrica Leopizzi, una società che in passato ha lavorato più volte con le imprese di Anemone.
Nel luglio del 2008, Fabio De Santis si accorda con Diego Anemone per riservare al fratello una fetta degli appalti per il G-8 sardo, ma i patti non vengono rispettati. E il funzionario è furioso:
“Bella figura del cazzo ci avete fatto! (…) Il rispetto va sempre tenuto per tutti, capito? E al di là del momento perché poi tornano utili tutti, capito? (…) Uno non può fare tutte le cose per convenienza, no?”
Anemone promette che compenserà l’impresa di De Santis con una commissione nei lavori a L’Aquila. Evidentemente considera la ricostruzione abruzzese una questione di sua proprietà. Visti i precedenti, Fabio De Santis però non si fida troppo e si muove per favorire l’impresa rivale del conte De Vito Piscicelli, il quale nel frattempo non resta con le mani in mano…
Piscicelli infatti è in affari col CONSORZIO STABILE NOVUS di Napoli, dove lavora il cognato Pierfrancesco Gagliardi. L’ingresso nel consorzio è finalizzato alla partecipazione nelle gare d’appalto, gestite dai funzionari della Protezione civile presso il dipartimento ministeriale della Ferratella.
L’OMBRA DELLA CAMORRA
A controllare il consorzio, come socio occulto di maggioranza, è Antonio DI NARDO, funzionario ministeriale alle Infrastrutture ma anche personaggio dalle frequentazioni pericolose… Secondo un rapporto dal titolo inequivocabile (“Di Nardo Antonio – Clan dei Casalesi”), sarebbe «in contatto con soggetti indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose e camorristiche» in riferimento ad alcune note informative della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Napoli: 14 marzo 2003 e 8 luglio 2003. La DIA napoletana si sofferma poi sui legami imprenditoriali che intercorrono tra Di Nardo e Carmine Diana, titolare della “Impregica Costruzioni srl” e ritenuto vicino al boss casalese Francesco Bidognetti, meglio conosciuto come “Cicciotto di Mezzanotte”.
Tra i principali soci in affari del funzionario-imprenditore ci sono:
Pietro Di Miceli, commercialista palermitano con referenze importanti. Di Miceli viene sospettato di frequentazioni mafiose a partire dal 1992, in seguito ad una serie di segnalazioni anonime e di pentiti che lo indicano come referente dei Corleonesi. Nel settembre del 2000, il professionista siciliano viene indagato dalla Procura di Caltanissetta per “concorso esterno in associazione mafiosa”, come «curatore degli interessi della mafia e vicino ai servizi segreti». In particolare, la Procura lo sospetta di avere «un rapporto di stabile collaborazione» con Cosa Nostra e di approfittare del suo «incarico di consulente tecnico presso il tribunale, incidendo sulla trattazione e sull’esito di procedimenti penali e di misure patrimoniali, in particolare di quello relativo ai beni sequestrati al costruttore Giovanni Pilo», ma (dopo anni di inchieste) non può fare a meno di proscioglierlo dalle accuse per l’assenza di riscontri probatori (il 9 Febbraio 2006).
Mario Fecarotta, imprenditore siciliano specializzato in lavori pubblici.
Le grane giudiziarie per Fecarotta cominciano l’11 giugno del 2001. Giuseppe Riina, figliuolo di Totò u Curtu (al secolo Salvatore Riina), è ormai adulto e vuole reinvestire il patrimonio di famiglia in attività pulita. Tuttavia, il ragazzone ha difficoltà a trovare una banca che sia disponibile ad aprirgli un conto corrente. Per la bisogna, Riina si rivolge proprio a Fecarotta, che a sua volta chiede l’intercessione dell’allora viceministro dell’economia Gianfranco Micciché (attuale coordinatore PDL in Sicilia). Inoltre, nel 2002 Fecarotta venne arrestato per estorsione aggravata (una mazzetta da 500 milioni). Condannato in prima istanza per “concorso esterno in associazione mafiosa”, è stato assolto nel 2008 dalla Corte d’Appello di Palermo.
Rocco Lamino, titolare della LARA Costruzioni Srl.
Sembra che il conte Piscicelli, in carenza di liquidità per soddisfare le richieste della banda Balducci, abbia contratto con l’imprenditore un prestito da 100.000 euro con l’intermediazione di Antonio Di Nardo, finendo per restituirne 140.000.
“Il tenore dei dialoghi intercettati induceva a ritenere che si trattasse di un prestito usuraio, elargito da soggetti che lo stesso De Vito Piscicelli indicava al cognato come pericolosi (son quella gente che è meglio che ci stai lontano… se si sgarra è la fine!)”
Intercettazione del 22/03/08
L’ALLEGRO CONSORZIO
Oltre alla ‘Opere Pubbliche e Ambiente’ di Piscicelli ed alla ‘LARA Costruzioni’ di Lamino, al Consorzio si affiancano, su proposta dello stesso Piscicelli, anche le toscane GIAFI Costruzioni di Valerio Carducci e ‘Baldassini Tognozzi Pontello S.p.A’ (BTP) di Riccardo Fusi.
L’alleanza prevede “la spartizione dell’enorme torta costituita dai 465 milioni di euro stanziati per la realizzazione di 17 opere (Febbraio 2008) nell’ambito del programma di interventi relativo alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”. Vanno aggiunti alla torta i lavori del mancato G-8 sardo e del dopo-terremoto abruzzese.
La BTP, decima azienda di costruzioni in Italia, attraversa un periodo di grandi difficoltà economiche. Il suo presidente, Riccardo Fusi (attualmente dimissionario) in cerca di aiuto si rivolge ad un suo vecchio amico d’infanzia… Lo sponsor politico della BTP è dunque Denis VERDINI, coordinatore nazionale del PdL e Presidente della Banca di Credito Cooperativo (BCC) per la Toscana. L’onorevole Verdini si preoccupa di fornire a Riccardo Fusi (ed al Consorzio Stabile Novus) i contatti giusti e di limitare, con la sua intercessione, l’avidità di Balducci.
♣ Sono Denis e risolvo problemi…
Roma, 30 luglio 2008. Riccardo Fusi e Denis Verdini si incontrano per un pranzo di lavoro a “Il Circolo della caccia”. Al tavolo siedono anche Francesco Piscicelli (l’anfitrione che ha prenotato il ristorante), l’immancabile Antonio Di Nardo, e Leonardo Benvenuti. Quest’ultimo è un siciliano 38enne, originario di Gela, che lavora come portaborse di Rocco Girlanda (PdL).
I ROS dei Carabinieri osservano e fotografano.
Affabile, bonario, disponibile, Verdini contatta Angelo Balducci e, a quanto pare, trovano subito l’accordo. È lo stesso Balducci a parlarne con De Santis:
«Una bella figura. Un toscanaccio di questi. Ma terribile. È andata al di là di ogni aspettativa, perché lui sapeva già tutto… programma… eccetera (…) Gli ho detto dei problemi di… insomma… un po’ tutto. Lui mi ha detto: “Io sono qua per risolvere insieme a lei… insieme a chi dice lei questi problemi… sul piano, chiamiamoli così, del territorio. Per il resto andiamo avanti come dei treni”. È anche uno godereccio. Nel senso, simpatico. Sai, no? Il toscano.»
A partire da questo momento, in seguito ad una serie di fortunate (e complicate) circostanze, tutto sembra volgere al meglio per la BTP di Fusi ed al ‘Consorzio Stabile Novus’.
Improvvisamente rilanciata verso la conquista del mercato e degli appalti aquilani, la BTP fa di più e si associa pure al “Consorzio FEDERICO II” (direttore tecnico è Libero Fracassi), che raccoglie una cordata di imprenditori abruzzesi (Barattelli; Vittorini Emidio; Marinelli ed Equizi) cari al sottosegretario Gianni LETTA.
Il consorzio FEDERICO II in realtà è una creatura che gravita nell’orbita dello ‘Stabile Novus’… L’intraprendente conte De Vito Piscicelli, col cognato Pierfrancesco Gagliardi, provvedono alla quadratura del cerchio. Sono proprio quelli che, secondo Letta, non avrebbero mai avuto un centesimo dagli appalti per L’Aquila.
Gagliardi elabora la costituzione di una società specializzata in restauri di opere d’arte e ritaglia l’incarico su misura per il ‘Federico II’.
Il 14 maggio 2009, Riccardo Fusi incontra l’onnipotente sottosegretario Letta.
La BTP consorziata alla ‘Federico II’ ottiene appalti per 12 milioni di euro:
messa in sicurezza della sede della Cassa di Risparmio della Provincia de L’Aquila, con recupero e restauro delle opere d’arte presenti;
messa in sicurezza del Palazzo Branconi Farinosi;
restauro della Caserma Pasquali
realizzazione dei moduli scolastici provvisori.
A tal proposito, il 22 luglio il consorzio ottiene pure l’appalto per la realizzazione della scuola media ‘Carducci’ (altri 7,3 milioni di euro).
♥ I Servitori dello Stato…
I giudici della Corte dei Conti dovrebbero preoccuparsi della contabilità pubblica, insieme al controllo ed alla verifica delle spese. Dovrebbero…
Accade che in un Paese dove gli interessi pubblici e privati si mescolano, decisamente a favore di questi ultimi, qualcuno dei revisori possa perdere il senso dell’orientamento:
Mario Sancetta è l’ex presidente della Corte dei Conti per la Campania, ma è anche molto attivo nel procacciare appalti al Consorzio Stabile Novus, tenendosi a stretto contatto con Rocco Lamino ed Antonio Di Nardo. Il magistrato scalpita e va in giro a battere favore tra ex ministri più o meno beneficiati dalle sue revisioni contabili: Pietro Lunardi; Lucio Stanca; Altero Matteoli. Ma contatta pure l’immancabile Verdini e soprattutto Gianni Guglielmi, il provveditore per le opere pubbliche di Lazio e Abruzzo, competente per la ricostruzione. Guglielmi, che è pure ‘amico fraterno’ di Antonio Di Nardo, in cambio del disturbo chiede un aiutino per diventare presidente dell’ANAS.
Antonello Colosimo è un altro magistrato della Corte dei Conti; dal 2005 al 2008 è stato vice Alto Commissario per la lotta alla contraffazione. È anche uno dei favoriti di Gianni Letta, che ha sostenuto a lungo la sua candidatura a segretario generale del CNEL.
Anche il dott. Colosimo ha interessi nel Consorzio Stabile Novus; non foss’altro, ha prestato 200.000 euro all’accoppiata Piscicelli-Gagliardi.
E per (non) concludere, dalle indagini condotte dai Carabinieri, salta fuori pure il nome di un giudice della Corte Costituzionale… quella che secondo B. sarebbe stata infiltrata da un commando di bolscevichi.
Si tratta di Giuseppe Tesauro, nella Consulta dal 2005 e presidente dell’Antitrust fino al 2004. Il giudice Tesauro sarebbe socio (almeno dal 2007) di una delle società, ‘Paese del Sole Immobiliare’, che aderiscono al consorzio di Antonio Di Nardo.
E alla fine arriva Giampi…
Un uomo generoso Giampaolo Tarantini; uno che si preoccupa degli amici e non fa mancare loro nulla…
«Si sa chi è Gianpaolo Tarantini. E’ il ruffiano che ingaggia prostitute per addolcire le notti di Silvio Berlusconi. Si sa che Tarantini vuole lucrare da quella attività affari e ricchezza. Chiede al capo di governo di incontrare Bertolaso. Gli vuole presentare un suo socio o protetto, Enrico Intini, desideroso di entrare nella short list della Protezione civile. Berlusconi organizza il contatto. Bertolaso discute con Intini e Tarantini. Quando la storia diventa pubblica, Bertolaso dirà: “La Protezione civile non ha mai ordinato né a Intini né a Tarantini l’acquisto di una matita, di un cerotto o di un estintore“. E’ accaduto, per Intini, di meglio. Peccato che Bertolaso non abbia mai avuto l’occasione di ricordarlo. L’impresa di Intini ha vinto “la gara per il nuovo Palazzo del cinema di Venezia, messa a punto dal Dipartimento guidato da Angelo Balducci, appalto da 61,3 milioni di euro”. Scrive il Sole 24 ore: “La gara ha superato indenne i ricorsi delle imprese escluse e dell’Oice (organizzazioni di ingegneria) in virtù delle deroghe previste per la Protezione civile”. Anche per Tarantini non è andata male. Ha una società che naviga in cattive acque, la “Tecno Hospital”. La rileva “Myrmex” di Gian Luca Calvi, fratello di Gian Michele Calvi, direttore del progetto C.A.S.E., la ricostruzione all’Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro. Come si vede, forse il ruffiano di Berlusconi e il suo amico non hanno venduto alla Protezione civile una matita, ma la Protezione civile, direttamente o indirettamente, qualche beneficio a quei due glielo ha assicurato»
“I COMPARI E LA TRIARCHIA”
Giuseppe D’Avanzo
La Repubblica – 19/02/2010
Intanto L’Aquila marcisce…
E continua…
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11 agosto 2010 a 23:13
ho letto questo articolo avrei bisogno di infromazioni riguardo al consorzio cosaq
14 agosto 2012 a 17:53
Gli argomenti simili a questo sopra mi piacciono un casino e non riesco a fare a meno di leggerli, tant’è vero che ho comprato una discreta serie di libri relativi alle migliaia di scandali (veri o presunti) che sono stati portati a conoscenza del cittadino comune.
Lo sconcerto che mi prende quando leggo queste “notizie da voltastomaco” dipende principalmente da due fattori. Il primo e me ne duole dirlo è il fatto che personalmente ho una cattiva memoria nel ricordare tutti questi nomi,fatti e luoghi menzionati,che mi impedisce “salvo qualche accenno ” di parlarne con chi vorrei (nò per fare dell’antipolitica, ma per far aprire gli occhi a chi li ha sempre tenuti chiusi nella mia amata Toscana. Cosa me ne viene ?
Un bel cazzo niente! anzi a voler precisare nell’arco dell’anno ci rimetto direttamente qualche centinaio di euro,tralasciando il tempo messo a disposizione che lascio quantificare a chi lègge.
Dopo gli ultimi avvenimenti le palle mi strusciano in Terra e non riesco più a camminare. Che peccato,essere onesti in questo “magnifico paese invaso da merdosi” è massacrante!. Sognare per una società più giusta, più èqua,più meritocratica è un delitto al quale nessuna testa intelligente,culturamente preparata a dovere, sembra voglia cimentarsi in questa impresa. Il mòtto:Uno per tutti tutti per uno, sembra non abbia mai fatto presa in questo scalcinato paese,non ancora nazione.
Auguri Italia!
14 agosto 2012 a 19:19
Sono di nuovo io, e sono quì per scusarmi a proposito della spiega zione che ho omesso involontariamente,riguardo il secondo motivo che ho accennato nel mio post precedente, e relativo ai fattori scatenanti il voltastomaco. Con questo intendo dire che la situazione Economica-Politica e Morale in atto è il risultato di un modo di fare politica che indica chiaramente,come l’economia non solo nazionale ma mondiale sia in mano a certe lobby, a certi potentati che nel “Medioevo si chiamavano:Chiesa, Re,Regine, Conti e Contesse,Duchi e Duchesse,Marchesi e via dicendo.Tutta questa gente non è che si è dissolta nel nulla,come tutti i “media complici” hanno contribuito a nascondere non citandoli più per convenienza.
Queste famiglie e Caste ricchissime proprietarie di appezzamenti di terra (da far impallidire perfino Berlusconi) espropriati con le armi ai legittimi proprietari,non sono finite, non sono scomparse nel nulla,come” i giornalisti oggi definiti media” gli ha fatto comodo far credere alla gente comune. Ma di cosa ci stiamo meravigliando nè. Continuiamo a fare gli Ipocriti perchè con l’ipocrisia una” larga maggioranza di italiani anche di bassa lega senza scrupoli ” si è arricchita e ha goduto di questo modo di fare a danno dei meno intraprendenti soggiogati da troppi scrupoli? Ma di cosa stiamo parlando! Chi è stato alla pappatoia,ha pensato per se e solo per se. Come mai i Partiti tradizionali e i Sindacati che Sapevano tutto, negli anni sessanta invece di promuovere le manifestazioni prò Vietnam,prò Cuba, prò,prò e prò dall’altra parte del mondo, non hanno promosso manifestazioni contro queste Caste che ben conoscevano. Perchè hanno scelto le più convenienti per loro e no per il popolo? I Partiti e i Sindacati sapevano che l’economia mondiale é governata dalla criminalità organizzata,eccome se lo sapevano e sanno,perchè non hanno informato correttamente il popolo,avevano forse paura di cruenti scontri sociali? Per evitare questi ci vuole un’intelligenza non comune, che sicuramente qualcuno in alto deve avere.
Diversamente se chi sta sul pulpito,questa non ce l’ha ballerà insieme al popolo, com’è già successo nel passato in tutti i paesi.
Dove sta il problema?
15 agosto 2012 a 23:50
Ciao Marco!
Una piccola premessa: i libri non sono (quasi) mai soldi sprecati; la lettura è il modo migliore per far tesoro del proprio tempo.
Se è vero che “la conoscenza è potere”, la conoscenza è soprattutto libertà… Libertà dai conformismi, libertà dai pregiudizi, libertà dall’ignoranza. Non ci rende necessariamente migliori, non ci regala la felicità, ma ci ricorda che siamo esseri senzienti (non bestie) e ci spinge a comprendere meglio il flusso degli eventi, a capire che la vita è una concatenazione di processi logici e non il frutto del ‘destino’ o della ‘provvidenza divina’.
Sul secondo punto, è un po’ difficile che oggi la ricchezza dei principali gruppi di potere si basi sulla proprietà fondiaria..:) Di solito, si prediligono gli investimenti immobiliari ed il capitale finanziario, meglio se gestito tramite i meccanismi del private equity.
Comunque, si chiamano “Oligarchie” ed esiste una vastissima letteratura in merito. Nel nostro piccolissimo, dell’argomento ci siamo occupati spesso… anche QUI.
“Casta” è invece un termine riduttivo, assai semplicistico, e che proprio non ci piace.
Le oligarchie sono strutture complesse e molto pervasive. Sostanzialmente si rigenerano in forme sempre nuove, ma immutate nella sostanza. E non è vero che “sindacati” e “giornalisti” e “partiti tradizionali” non ne abbiano mai denunciato le distorsioni e certe influenze nefaste. C’è gente che è stata ammazzata nell’impresa!
Questa sostanziale acquiescenza, ai limiti della complicità, è quello che vorrebbero far credere certi opinion leader e ‘guru’ barbuti, che con l’uso della parola “casta” si sono arricchiti e furbescamente ci hanno costruito sopra le proprie fortune.
Dopo di ché, il “popolo” (la plebe) bisogna considerarlo per ciò che è, senza troppe idealizzazioni. Nessuno impedisce al popolo di leggere, informarsi, indignarsi, reagire…etc
Un tempo si sarebbe detto: “acquisire una coscienza critica”.
In caso contrario il “popolo” diventa folla di stomaci in subbuglio: agisce d’istinto e ubbidisce alla pancia; quasi mai esprime un’idea, ma segue la massa e nell’anonimato del numero rifiuta ogni responsabilità (ne avevamo parlato QUI)…
Solitamente, quando ciò avviene, non porta niente di buono.
E questo può essere un problema.