Archive for the Stupor Mundi Category

PENSIERINI

Posted in Muro del Pianto, Stupor Mundi with tags , , , , , , on 11 marzo 2023 by Sendivogius

«Il libro non è un semplice oggetto; è un mondo, una dimensione etica, morale e spirituale, uno strumento di crescita culturale. Ciascuno di noi, attraverso la lettura, migliora se stesso, perché è la proiezione della nostra personalità

Parola di Gennaro Sangiuliano (o più probabilmente del suo ghost-writer): il raffinato giornalaio partenopeo, attualmente facente feci di ministro nel MinCulPop del gabinetto meloniano, dove è stato paracadutato per imperscrutabili meriti culturali. All’occorrenza, è uno che si fa i complimenti da solo, sul suo immancabile profilo twitter. È l’alfiere del nazional-sovranismo fascio-ripulito, il Gramsci nero (gli piacerebbe!) che finora si è distinto per le sue dirompenti esegesi sul Dante fondatore del pensiero di destra in Italia, e per l’indifferibile necessità di produrre fiction di destra, onde invertire la presunta egemonia culturale della sinistra nella Nazione redenta; ovvero la stessa repubblichetta a-sociale, monopolizzata dal pensiero bolscevico, che però produce e pone simili macchiette ai suoi vertici istituzionali.
Sarà per questo che l’Italia è il paese (o meglio, “nazione”, in ossequio al nuovo corso patriottico) col più alto numero di analfabeti funzionali in Europa… sicché anche noi possiamo vantare un qualche primato nazionale… e in cui il 56% della nazione legge non più di un libro all’anno, ma che in compenso ‘vanta’ una delle classi dirigenti più ciarliere e ignoranti del pianeta, che legge pochissimo o niente, che però ama scrivere e magari farsi pubblicare libri firmati a proprio nome, meglio se editati da terzi, con risultati spesso grotteschi.
L’insipienza abissale di una massa incolta è davvero la proiezione collettiva della personalità di un popolo, ne riflette le scelte e di converso i padroni che si sceglie su riflesso della stessa.
Non è mai cambiato nulla. Solo non ci si vergogna più.

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SENZA VERGOGNA

Posted in Ossessioni Securitarie, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , on 29 gennaio 2023 by Sendivogius

Sbirciare i disegnini di legge, che i sottopanza del potere esecutivo presentano all’ombra di un Parlamento cloroformizzato e supino nel suo ruolo essenzialmente protocollare, rende la misura della sua mediocrità nel riflesso dello zeitgeist prevalente, che incista la maggioranza di governo in un’epoca miserabile. Ne restituiscono la ‘sensibilità’ sociale, i tic nervosi, e le pulsioni reazionarie che aleggiano al suo interno, nelle pruderie di un’Italietta clericale, col suo affettato moralismo e somma ipocrisia da Anni ’50 al tempo dei “patrioti”.
Tra le annose emergenze che funestano la Nazione, in piena crisi socio-economica e sull’orlo della terza guerra mondiale, vi è infatti la terribile piaga degli “atti osceni in luogo pubblico”, tanto da richiedere il pronto intervento del solerte legislatore di turno.
Va da sé che nel paese (scusate! “Nazione”), dove l’evasione fiscale viene incentivata e condonata, i capimafia presunti “latitanti” circolano indisturbati per 30 anni nel loro villaggio natale sotto gli occhi di tutti, mentre corrotti e corruttori vengono ossequiati al governo con biglietti di uscita gratuita dal carcere, il vero problema per la “moralità e la tutela pubblica” siano tutti quegli “atti ed oggetti che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore, inteso quale pudore sessuale”.
 Tra i promotori dell’indispensabile proposta di legge, spiccano le firme del cognato della Meloni, tal Francesco Lollobrigida promosso per meriti di famiglia al Ministero dell’Agricoltura, il presidente del consiglio medesimo (Giorgia Meloni) e soprattutto il molto onorevole Edmondo Cirielli. Per chi non si ricordasse di lui, l’on. Cirielli ebbe il suo momento di gloria (si fa per dire) nel lontano 2005, quando la sua proposta di riforma della prescrizione in materia di attenuanti generiche, di recidiva, per i reati di corruzione, bancarotta fraudolenta, usura e associazione mafiosa, fu convertita in legge dello Stato. Meglio conosciuta come legge salva-ladri (e non solo), venne subito sconfessata dal suo primo firmatario e principale relatore, divenendo un unicum semantico di oscenità (quella sì!) giuridica, nota col nome di “Legge ex-Cirielli” e regina delle leggi ad personam, su misura di Pornocrate.
Preso da ben altri scandali, il nostro eroe si dedica al pudore, nella variante bigotta e pretesca da guardone di provincia. Va da sé che mentre per i delinquenti abituali, meglio se invischiati in reati contro la pubblica amministrazione, le pene non prevedono carcerazione, nell’impunità garantita fino a condanne del tutto simboliche a 5 anni di (non) reclusione, per lo sporcaccione esibizionista la gravità del reato contro la collettività si richiedono tempi di imprigionamento non inferiori ai 6 anni di carcere. Per questo governo, a quanto pare le emergenze prioritarie sono i rave party ed i nudisti a vario titolo, dove la “repressione penale” è l’unica che possa per l’appunto “preservare efficacemente la morale e la sicurezza pubblica”. Parlano proprio così, col linguaggio sbirresco da questurino in orbace della Buoncostume.

“A tale riguardo, l’orientamento consolidato della giurisprudenza penale ha stabilito che rientra nel concetto di atti osceni qualsivoglia manifestazione di concupiscenza, di sensualità, di inverecondia sessuale che offenda così intensamente il sentimento della moralità sessuale e il pudore da destare, in chi vi assiste, disgusto e repulsione.”

Sulla repulsione ed il disgusto incontenibile, che suscitano invece certe pompose facce di merda che fanno orripilante ostensione di sé al governo ed in parlamento è opportuno sorvolare, non rientrando nella fattispecie di reato per inclassificabilità dello stesso.
Interessanti sono invece le imprescindibili ragioni, all’origine della norma non più rinviabile:

“Negli ultimi anni si stanno verificando con sempre maggiore frequenza comportamenti degradanti sul territorio nazionale che ledono in maniera allarmante la moralità pubblica e la sicurezza dei cittadini.
Sovente, purtroppo, tali azioni si configurano come veri e propri atti osceni. Talora sono commesse da immigrati presenti a vario titolo sul territorio nazionale, incuranti della presenza – per le strade – di altre persone, tra cui anche minori.”

 Che a leggerla così, un allogeno che non abbia piena dimestichezza con la Nazione, potrebbe credere che ormai nelle città italiane si aggirino quotidianamente orde di negri indisturbati che fanno bella esposizione dei loro genitali al vento ad ogni angolo e crocicchio, copulando e masturbandosi in giro, con pubblico scandalo dinanzi a pudenda sicuramente meglio fornite degli oriundi.
Signora mia! Dove andremo mai a finire?

È infatti risaputo che:

“l’applicazione di una mera sanzione amministrativa non è certo un deterrente per l’allarme sociale connesso alle condotte di immigrati che, non avvezzi ai costumi, alle consuetudini e alle norme etiche e giuridiche che regolano la convivenza civile nella nostra società e sradicati dagli ambienti di provenienza, compiono talora azioni oscene o degradanti nelle nostre città. Troppe volte, infatti, apprendiamo dalle cronache locali, o vi assistiamo di persona, di immigrati che si aggirano per le strade nudi, ovvero si denudano, non curanti della presenza di altre persone, spesso anche di minori.
[…] Pertanto, al fine di contrastare in maniera più adeguata il degrado morale che affligge la nostra collettività e di rafforzare la sicurezza dei cittadini che rappresentiamo, sarebbe più efficace reprimere il fenomeno attraverso il ripristino di strumenti punitivi più incisivi rispetto a quelli previsti dalla norma vigente, frutto della depenalizzazione.”

Le grandi emergenze sociali (o per meglio dire, le paranoie patologiche) che ossessionano l’immaginario destronzo al potere, nel degrado mentale più che morale: il sesso, i negri, il cazzo, nel ritrovato moralismo puritano delle cene eleganti.

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Fascisti in doppiopetto

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , on 14 novembre 2022 by Sendivogius

E niente, è più forte di loro! Proprio non ce la fanno. Se non si travestono almeno una volta da nazista, per le loro carnevalate nostalgiche in camicia nera, entrano in crisi di identità.
Ma sentire Galeazzo Bignami (un nome, una garanzia!), il nazi-travestito, che fresco di nomina a viceministro per le Infrastutture in quota Fascisti d’Italia tuona contro le “ambiguità della sinistra” ed i suoi rapporti con gli “estremisti”, per delitto di lesa maestà nei confronti della sua ducia da giardino, insolentita in effigie in quel di Bologna, aggiunge qualcosa di grottesco alla farsa già surreale di suo.
Ci sono goliardate e goliardate. Ai camerati evidentemente piacciono solo le loro apologie di reato istituzionalizzate.

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GUAPPI DI CARTONE

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , on 7 settembre 2022 by Sendivogius

E figuriamoci se poteva mai mancare il solito gaglioffo ingallonato, nell’incontenibile bisogno fisiologico di rilasciare le sue fumanti perle di machismo spalmabile a mezzo a-social, con tutta la maschia virilità del cialtrone accasermato che si crede il Sergente Hartman, in puro stile da guappo ‘e cartone. E lo fa dileggiando la memoria di un ragazzino suicida, offendendone i genitori e disprezzandone il lutto.
I piccoli bulli crescono. E poi magari si arruolano!
Chissà perché certi uomini di merda hanno bisogno di nascondere il vuoto cosmico delle loro anime nere dentro una divisa, facendosi scudo dietro ad un distintivo. E sono talmente stupidi da ostentarla pure la loro miseria morale, pensando che ciò non provochi reazioni.
L’imbecillità come stato ordinario dell’esistenza.

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COLPO DI SOLE (II)

Posted in Masters of Universe, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , on 19 luglio 2022 by Sendivogius

Innamorarsi dei villain dei propri romanzi è una distorsione sentimentale niente affatto rara, tra gli scrittori che fanno del main evil character l’oggetto principale del loro studio, lasciandosi irretire dal suo fascino perverso, a tal punto da sovrapporre e confondere i piani di realtà, e finendo con l’ammirare ciò che prima si biasimava in una trasposizione di ruoli, in una sorta di vero e proprio transfert affettivo su identificazione proiettiva.
 È il caso di Antonio Scurati, scrittore pregevole ed autore di una tetralogia in fieri sulla biografia romanzata di Benito Mussolini (M). Ci sono due modi per intendere il fascismo: o lo si vede in ogni dove anche quando non c’è; oppure si finisce con l’introiettarlo su condizionamento inconscio, tanto da farne canone estetico (seppur involontario) del proprio metro di giudizio.
Che poi siamo umani, uno capisce livori e passioni, almeno finché qualcosa non si rompe a livello di meccanismi cognitivi nella mirabilia della metamorfosi, mentre all’incanto subentra il disincanto. E siccome a noi pare di essere rimasti sempre gli stessi, con ogni evidenza non avevamo capito nulla dell’Autore. Oppure è l’Autore stesso ad essere diventato altro da sé; tanto dal non riconoscerlo più, o non averlo mai conosciuto davvero.
Quanto meno, qualche sospetto ci sovviene nel leggere simili pezzi di lirismo in pieno delirio estatico da adorazione mistica, che perfidamente si potrebbe scambiare per un monumento adulatorio in pieno carme littoriale. O totale perdita di lucidità, dinanzi all’avvento dell’avatar divino che si è fatto carne e verbo, immolandosi per noi…
Domine non sum dignus!

«Qualunque cosa si voglia pensare di lei, non si può negare che la sua sia la storia di un uomo di straordinario successo. Durante tutta la sua vita, lei ha bruciato le tappe di una carriera formidabile. Prima da Governatore della Banca d’Italia e poi da Presidente della Banca centrale europea, lei ha retto le sorti di una nazione e di un continente; le ha tenute in pugno con il piglio del dominatore, sorretto da una potente competenza, baciato dal successo, guadagnando una levatura internazionale, un prestigio globale, un posto di tutto rispetto nei libri di storia. Ha conosciuto il potere, quello vero, ha conosciuto la fama degli uomini illustri, la vertiginosa responsabilità di chi, da vette inarrivabili, decide quasi da solo della vita dei molti.»

 Per chi non l’abbia ancora capito, Antonio Scurati sta parlando di Mario Draghi (il Dominator!) dalle ineffabili pagine del “Corriere della Sera”. Il testo integrale lo trovate QUI, per una di quelle letture più esilaranti e devastanti, dove di “inarrivabile” c’è solo il delirio declamatorio dello Scurati, in pieno orgasmo da estasi mistica dinanzi alla divina apparizione, mentre porge la corona per l’elevazione imperiale.
E la parabola continua!

«Poi, però, è sceso in politica. Non che in precedenza le fosse estranea, tutt’altro. Però, quando ha accettato di presiedere il consiglio dei ministri, per lei è, in un certo senso, cominciata la fase discendente della sua parabola. Dall’empireo della più importante istituzione monetaria europea – dove immagino che le lotte di potere siano comunque feroci ma combattute ad altezze olimpiche – ha accettato di battersi nelle fosse della politica politicante dove il combattimento è quasi sempre brutale, rozzo, sleale e meschino. A capo di un Governo di unità nazionale, sostenuto e, al tempo stesso, ostaggio di numerosi partiti e di ancor più numerosi leader e leaderini, lei, all’età di 73 anni, ha acconsentito a scendere in quell’arena dove la politica è “sangue e merda”»

Delineati tratti dell’eroe assurto ad entità metafisica, in comunione mistica con noi sordidi peccatori, dopo essere disceso dalle altezze olimpiche dell’empiero bancario per mescolarsi con l’ignobile volgo, non poteva certo mancare la descrizione disumanizzata e disumanizzante dell’antagonista. Così come ogni Bellerofonte ha bisogno della sua Chimera per la propria mission impossible, allo stesso modo ogni eroe (fosse anche un semidio) ha bisogno di un mostro da sconfiggere… nemico senza onore, rozzo, brutale, sleale e meschino, fatto di “sangue e merda”.
Fino a prova contraria, Scurati sta parlando del Parlamento e dei partiti politici, nell’ordinaria attività di quella che in fondo rientra nella dialettica democratica costituzionalmente prevista nelle assemblee rappresentative del “popolo sovrano”. Nell’Arena del Dominatore non so invece bene come funzioni.
Una cosa è certa: Antonio Scurati deve aver capito molto bene la differenza che intercorre tra Rappresentanza e Autoritarismo, Democrazia e Fascismo, mentre sull’orologio cerca l’ora fatale nel giorno più lungo. A noi non resta che trattenere a fatica le risate, nonostante la (immensa) delusione per lo Scrittore che si fece Cantore di regime.

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COLPO DI SOLE

Posted in Muro del Pianto, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , on 16 luglio 2022 by Sendivogius

“Non c’è eresia peggiore di pensare che la carica santifichi il suo detentore”
(Lord John Acton, 1887)

Abituati al peggio, in una repubblichetta bananiera di aspiranti omini della provvidenza che si credono indispensabili, e che quasi sempre scelgono la politica quale miglior modo di favorire interessi privati tramite la conduzione degli affari pubblici, abbiamo avuto un pornomane in carriera, che pretendeva di gestire lo Stato come un’impresa privata alla stregua di proprietà personale… ed a seguire almeno un paio di re sòla, bruciati da troppo sole… intervallati dalle giunte tecnocratiche dei sacerdoti dell’Austerità (altrui), inviati in missione per conto di dio ed investiti di poteri taumaturgici su mandato celeste. Alla riprova dei fatti, si trattava di gente a cui non avreste fatto neanche rimboccare l’acqua del radiatore della vostra auto (altro che tecnici!), ma che tutti insieme (per 30 anni) hanno tenuto in ostaggio le vostre vite, mentre il grosso di un paese imbambolato se ne stava rapito in piena sindrome di Stoccolma, in attesa di tornare a bollire nel rassicurante brodo nero dell’italica fascisteria (molto più di un’autobiografia della nazione).
Non è neanche un problema di esautorazione delle prerogative parlamentari per svuotamento democratico, perché in genere sono gli stessi moribondi di Palazzo Montecitorio ad invocare l’arrivo del demiurgo di turno, pur di non mollare la poltrona di un potere effimero e privilegi concreti, rimessi ogni volta in discussione dal nefasto ricorso alla farsa elettorale, da esorcizzare in nome della “stabilità” (innanzitutto la propria). L’aspirazione ideale sarebbe quella di avere un Re Travicello che si assuma l’onere delle decisioni, senza sconvolgere troppo il pantano, e soprattutto senza disturbare i conduttori dietro le quinte che come anguille

“strisciano nel fango su cui riposa la struttura dell’organizzazione statale e, quando si contorcono, scambiano i movimenti della loro coda per terremoti o minacce alla stabilità dell’edificio. In confronto allo statista, presentano il considerevole svantaggio di essere vivi”.

 È Ambrose Bierce che scrive a proposito degli uomini politici negli USA di fine ‘800. A quanto pare, da allora poco è cambiato così come tutto il mondo è paese.
Peccato solo che qui da noi, ogni re travicello o sovrano fantoccio per conto terzi, tutti presunti “statisti” o pretesi tali, prima o poi reclamino indistintamente, in modo più o meno esplicito, l’attribuzione dei “pieni poteri”: vizietto antico che solletica il bonapartismo di questi nani da giardino con ambizioni da giganti.
Capita così che un presidente monocratico, che intende ed esercita la gestione di governo come un consiglio d’amministrazione bancario, investito di poteri quasi assoluti su delega in bianco e con una maggioranza del 90% (praticamente un partito unico) che ne ratifica gli atti a raffiche di fiducia, dopo aver convertito l’ennesimo decreto omnibus incassando l’appoggio incondizionato di una maggioranza schiacciante (172 sì, contro 39 no) si dimetta perché non ha ottenuto il consenso plebiscitario di tutta la coalizione, aprendo la più sgangherata crisi di governo che storia repubblicana ricordi. E si mette a battere i piedini, sbattendo offeso la porta, mentre corre a frignare dall’alto del Colle sulla spalla del presidente della Repubblica, che gli intima di tornare a bordo come uno Schettino qualunque?!? Il caldo fa brutti scherzi!
E tutto questo con un’intero apparato mediatico supinamente sdraiato in concerto a tessere le lodi dello statista che tutto il mondo di invidia (rileggere Bierce alla voce “politico”), per non tacere di un parlamento piallato da 60 decreti legge ed altrettanti ricorsi al voto di fiducia, in soli 18 mesi di attività durante i quali il “Governo dei Migliori” ha praticamente schiantato un’intera nazione impiccata alla corda delle sanzioni autoimposte, portandola sull’orlo della stagflazione.
E davvero si vorrebbe far credere che Re Artù ed i suoi ectoplasmi della chiavica rotonda siano preoccupati dai penultimatum del frastornato Giuseppi e di quattro stracciaculo allo sbando? Per contro, qualora dovessimo rinunciare agli straordinari talenti che compongono l’attuale esecutivo, l’unico dramma circa la caduta di una così formidabile compagine di governo sarebbe innanzitutto per gli ex ministri medesimi, deprivati di così incredibile incarico. A meno che non si voglia davvero credere che i sacri mercati tremino dinanzi all’uscita di incredibili titani come il Seviziatore dei congiuntivi agli Esteri, l’Energumeno tascabile alla Funzione Pubblica, l’Attila delegato alla distruzione dell’Ambiente, l’invisibile tecnoburocrate scomparso nei tunnel della “mobilità sostenibile”, o quell’altro fenomeno evaporato nelle aule della “scuola affettuosa”… Giusto per (non) citarne alcuni!
Ad essere maliziosi, uno potrebbe insinuare che il Migliore di tutti stia cercando una via di fuga, prima della catastrofe con chiamata in correità.

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The Peacemaker (IV)

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , on 26 marzo 2022 by Sendivogius

Anche i bimbiminkia della “Generazione Erasmus” crescono. E, una volta diventati ‘grandi’, scambiano i privilegi di censo e di casta per titoli di merito, validi per ottenere cadreghe di “prestigiosi” istituti di studio impegnati in attività di lobbying più o meno sfacciate, ed occupare le poltroncine profumatamente remunerate di qualche consiglio di amministrazione, in cui vengono improvvidamente fatti imboccare su cooptazione, per benemerenze politiche su appartenenza di partito, nell’accumulo compulsivo di cariche e stipendi.
Di solito piace loro vincere facile.
Generalmente specializzati in conferenze (chi sa, fa; chi non sa, insegna), se non possono scegliersi l’interlocutore, semplicemente ne chiedono l’allontanamento. E di solito ne ottengono la rimozione, nell’ansia di conformismo compiacente che contraggistingue ogni regime. Il registro comunicativo che prediligono è il monologo autoreferenziale, mentre pontificano dall’alto della loro torre d’avorio, spargendo perle di saggezza condensate in tweet ad uso del volgo ignorante ed ingrato di cotanta sapienza. La loro dimensione ideale è un’aula muta ed adorante, raccolta in religioso silenzio, dove troneggiare in solitaria. Sono gli emuli moderni di quei predicatori medioevali che sermoneggiavano dai pulpiti ecclesiali, minacciando le fiamme della dannazione eterna per i reprobi. E poi correvano ad anticipare il castigo divino, innalzando pire per gli eretici, una volta aperta la caccia alle streghe ed avviati i processi inquisitori.
Disprezzano il dissenso, al quale non sono abituati, in quanto cuccioli di razza padrona. Ma amano definirsi “democratici” per antonomasia, fintanto che possono utilizzare una bilancia truccata che dia loro sempre ragione.
Sono in missione per conto di Dio. E la guerra in Ucraina li ha fatti assurgere a vestali preposte alla diffusione del Verbo, su mandato del Ministero della Verità.
 Talento del tutto in-naturale, che rappresenta magnificamente la categoria, è Nathalie Tocci (chi?!?): la nuova bimba prodigio dell’Asilo Cretinetti, figlia di papà (Walter); giornalaia de La Stampa, le piace credersi “ricercatrice”, dopo che una dura gavetta tra master ed università private l’ha condotta a diventare a soli 29 anni “direttrice della ricerca per la politica estera” all’Istituto Affari internazionali (in virtù della sua indiscussa esperienza di neo-laureata) e poi, assai più concretamente, “consigliera” dell’onorevola Federica Mogherini, nella sua dimenticatissima carriera agli Esteri. Un tempo si sarebbe detto “portaborse”; oggi, in tempi estremi di anglicismi, si usa dire special adviser. E tanto è bastato per spalancare le porte di una mezza dozzina di CdA, dove l’eccellentissima professorina può esplicare le sue (in)dubbie competenze.
Arruolata d’ufficio nelle sturmtruppen trincerate nei salotti televisivi in qualità di esperta,  la “politologa”, in palese difficoltà dialettica, è una convinta che per comprendere un qualsiasi fenomeno sociale, sia necessario viverlo per esperienza diretta su approccio indotto. Per esempio, per essere titolati a parlare di crisi ucraina risulta fondamentale avere come minimo un paio di amici ucraini, magari uno pure russo per par condicio (ovviamente anti-putin, sennò non vale), ed aver soggiornato almeno una notte all’Hotel Radisson di Kiev con pensione completa a rimborso in nota spese. Altrimenti non si può mica capire la situazione. E meno che mai si è titolati a parlarne. Magari vi spiegherà anche come nel Battaglione Azov, cenacolo filosofico dove notoriamente si organizzano sessioni di lettura incentrate su Kant, non vi siano nazisti. Sorvoliamo sul classismo intrinseco da gauche al caviale, molto ‘chic’ e per niente ‘radical’, con tutta l’inadeguatezza culturale di una supponente saccentella, abituata a vivere di luce riflessa mentre si rimira l’ombelico elevato a dimensione internazionale. Perché l’impressione (certamente errata… o anche no) che se ne ricava è questa. E immaginiamo piuttosto che quando l’Eccelsa si occupava durante gli anni universitari del conflitto turco-cipriota (gli interessati ringraziano sentitamente per la risoluzione) soggiornasse stabilmente sull’isola, favellando fluentemente in turco e greco, premunendosi di avere amici ambo le parti coi quali alternare kebab e moussaka, e solo dopo discettare di politica; con uno sguardo concentrato  all’anno 2002, quando era quindicenne.
Ovviamente certi problemi o distinguo non si pongono, quando gli eventuali interlocutori sono totalmente allineati nella profusione di fedeltà atlantista in lode della NATO ed in assenza assoluta di contraddittorio. Sarà per questo che l’esigente Direttora pare non abbia nulla da eccepire sulle straordinarie capacità diplomatiche e linguistiche, che hanno determinato la nomina di un Giggino agli Esteri: il gongolino d’oro che dopo aver dichiarato guerra ai congiuntivi italiani vorrebbe ora spezzare le reni alla Russia.
Va da sé che fintanto ci si uniforma al pensiero unico dell’editorialista twittologa, sedicente ricercatrice, qualsiasi citrullo va bene per recitar messa, purché le dia ragione.
Il problema sono le voci fuori dal coro. Lì vale la regola della censura e dell’argumentum ad hominem per convenzione ad escludendum, pur di sottrarsi al confronto, in fuga dai fatti quando impegnativi da confutare, per non disturbare le (proprie) opinioni. È l’intellettuale organico, nell’Italietta dei soldatini atlantici ai tempi del Draghi che ci conduce e ci aumenta la luce. “Democratici”!

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