
Ad una buona parte dell’universo mediatico, ogni volta che si parla di campagna elettorale, piace approcciarsi all’argomento in termini di ‘anomalia’ e di ‘eccezione’ tutta italiana, come se da noi chissà quali dirompenti costruzioni alchemiche o coalizioni di governo potranno mai uscire dal segreto dell’urna a chiusura dei seggi… E nel farlo si discetta su tutto, tranne che sui contenuti, per una delle più miserrime e vacue tornate elettorali della storia repubblicana, da archiviare in fretta e dimenticare ancor prima.
Se un’anomalia in queste elezioni ci sarà, è la presenza di una formazione padronale, gestita al suo interno come una setta personale, intruppata al seguito di un “capo” assoluto, rabbiosamente anti-parlamentare, auto-referenziale e protestataria, forcaiola e nazional-popolare, ammiccantemente eversiva, con una prevalenza di piccolo-borghesi frustrati, storditi dalla crisi, attanagliati dall’angoscia del declassamento, e per questo ribollenti di paure e sordidi rancori.
A livello politico si era già visto qualcosa del genere alle elezioni del 1923… È la versione italiota di “Alba Dorata”; si chiamano “5 stelle” e ovviamente sono un ‘movimento’ come tutte le formazioni protofasciste, eiettate dai ventri gonfi del populismo reazionario…
Sfrutta i media tradizionali con le più classiche delle forme di propaganda, ma blatera qualcosa su quella mediocre invenzione giornalistica, chiamata pomposamente “popolo del web”…
In proposito, potete leggere una confutazione magistrale [QUI] sulla natura e sulla supposta esistenza di tale popolazione virtuale:
«…una massa di persone nate nel pieno berlusconismo e approdate sullo schermo di un PC nel periodo delle chatline, del porno mainstream, delle community-vetrina. Oggi il merito di Grillo è quello di aver saputo veicolare una quota rilevante di queste braccia rubate alla masturbazione verso una nuova politica creata ad hoc per loro. Urla, schiamazzi, insulti contro l’immaginario nemico comune del “siamo tutti uguali” hanno allietato l’utenza (ed elettorato) del MoVimento, appassionata in ordine sparso di giustizia sommaria verso i politici, ambientalismo radicale e irrazionale e liberismo mascherato da meritocrazia.»
Finito lo spettacolo, i buffoni tornano in camerino, col pubblico pagante e soddisfatto che può continuare a starnazzare nei bar. Ma il palcoscenico teatrale resta sempre lo stesso, con le sue maschere eterne e rassicuranti…
“Il Paese si lagna ma detesta cambiare. E i politici lo sanno”
«Ammiro molto la capacità drammaturgica dei colleghi stranieri nel rendere il voto italiano ogni volta incerto, imprevedibile, bizzarro. In realtà non esiste un Paese politicamente tanto stabile quanto l’Italia, di sicuro in Europa, forse nel mondo. Gli italiani, che abbiano vent’anni o novanta, votano sempre allo stesso modo, dal dopoguerra ad oggi. Esiste un’ampia e inossidabile maggioranza conservatrice con qualche tendenza decisamente reazionaria in campo sociale, che raccoglie oltre il 50% dei voti.
In contrapposizione, esiste una larga minoranza, circa il quaranta per cento degli elettori, che vota progressista. I conservatori votano a destra comunque si chiami o si manifesti la politica di destra, DC o Berlusconi. I progressisti votano a sinistra comunque si presenti la sinistra, sotto le bandiere del comunismo o della socialdemocrazia europea o del laburismo d’ispirazione britannica o del Partito democratico all’americana. Il resto, tutto il resto, lo fanno gli spostamenti interni del ceto politico, le leggi elettorali e singole iniziative di partiti outsider; come fu all’epoca la stagione referendaria dei radicali.
Se lo schieramento conservatore si divide, la sinistra può vincere, sia pure con fatica e senza mai raggiungere un’egemonia che le permetta poi davvero di governare. Altrimenti vince sempre la destra. Non può essere un leader a cambiare le cose. Crederò ad un cambiamento delle tendenze di fondo il giorno in cui il Vaticano non sarà costretto a intervenire nella politica italiana, oppure il giorno in cui le donne avranno nel mondo del lavoro lo stesso peso che hanno in Francia, Germania, Inghilterra o Stati Uniti.
Nella totale prevedibilità della politica italiana, qualcuno s’inventa novità e miracoli. Un piccolo esempio. Si parla del fenomeno Ingroia, appena nato e già sopra il 5% dei sondaggi. In verità se si sommano i due partitini comunisti, Di Pietro e i Verdi, insomma le liste che sostengono l’ex magistrato, il 5% è il minimo sindacale.
Ammettiamolo, in Italia le riforme non si fanno non perché i politici sono cattivi o non vogliono, ma perché la maggioranza degli italiani detesta il cambiamento reale, almeno quanto adora la lagna. L’unica grande stagione di riforme dal dopoguerra, quella degli anni Sessanta, legata all’ingresso dei socialisti nella maggioranza, si concluse con tensioni incredibili, sull’orlo della guerra civile. Il modo migliore per restare al potere è non fare niente. Berlusconi docet e prima ancora Andreotti. Stavolta vincerò la sinistra solo perché la destra ha varato una legge controproducente. Poi dovrà governare, tanti auguri.»
Curzio Maltese
(25/01/2013)
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This entry was posted on 3 febbraio 2013 at 21:32 and is filed under A volte ritornano with tags Beppe Grillo, Curzio Maltese, Destra, Elezioni 2013, Italia, Liberthalia, M5S, Politica, Popolo del web, Sinistra, Società. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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4 febbraio 2013 a 10:53
Curzio Maltese, un grande giornalista, dal mio punto di vista.
Sono sempre pronto a cambiare idea quando le motivazioni e i fatti mi convincono. E’ avvenuto riguardo la programma si Santoro. Ho sempre apprezzato il giornalista ma devo dire che parlando con tante persone che stimo ho cambiato un pò idea: più che un giornalista è un animale televisivo come lo definisce Sendivogius. Il suo più grande errore? Attaccare im modo non motivato e fazioso, Curzio Maltese (Fango di Sinistra, lo ha definito). Caro Santoro, sei anni luce di distanza da Curzio Maltese posso farti una previsione? La tua pensione arriverà presto…
4 febbraio 2013 a 16:09
🙂 Mi ritorna in mente il nostro precedente scambio di opinioni sul telepredicatore… [QUI]
Santoro è un narcisista mediatico, un egocentrico che vive di luce riflessa. Personalmente, trovo insopportabili i suoi ammiccamenti a Grillo, in prospettiva di una sua comparsata televersiva a “Servizio Pubblico”, per il semplice gusto di segnare un altro boom di ascolti e appagare le brame accentratrici del tele-tribuno Michele.
4 febbraio 2013 a 17:36
Lo ho sempre visto, perchè mi dava una prospettiva diversa dalla mia e lo credevo in buonafede. Anche quando (giustamente) martellò senza soluzione di continuità il governo Prodi sulla faccenda Mastella.
Sopportavo con sofferenza i vari personaggi del cazzo che invitava alle trasmissioni per impormi una sorta di “pluralismo”.
Ora ha cacato fuori dal vasetto, ha dato a Merdusconi un bel trampolino di lancio. Quando lo hanno commentato (vedi Maltese, neanche criticato, commentato) ha risposto come un destro-merdoso qualunque. Con me ha chiuso.