
Evocato quasi sempre a sproposito, creato come semplificazione semantica da certo giornalismo minimalista, il sedicente “popolo della rete” sarebbe l’ultima frontiera della democrazia partecipata, nell’illusione che le riVoluzioni si facciano a colpi di like-it su facebook, brandendo il mouse come un randello nel rassicurante anonimato della propria cameretta.
Come questa massa informe di giustizieri digitalizzati, dall’invettiva a buon mercato e la cultura approssimativa, sia assurta ad avanguardia critica e consapevole di una nuova informazione che si vorrebbe “liquida”, ma in realtà giace ingessata in una palude di luoghi comuni, è un mistero chiaro solo ai cantori di una non-categoria, estrapolata dai contenitori poliformi di quel magma virtuale impropriamente chiamato “web”, tra umori mal digeriti e rancori fermentati a diverso grado di ebollizione. Accade così che qualche dozzina o poco più di commenti raffazzonati, pescati a strascico sui social network a portata di click, o inseguendo il cinguettio di twitter, da parte di qualche giornalista frettoloso e ansioso di chiudere il pezzo, assurgano a “opinione dominante” sugli argomenti più disparati (e disperati) per un’indignazione confusa nei vapori del qualunquismo, che si vorrebbe universalmente rappresentativa e che invece, settarizzata com’è, tale non è.
E se la “rete si infiamma”, lo fa quasi sempre per qualche polemica estemporanea, più o meno pompata, che dura il tempo di un eritema, coi più invasati sempre pronti a farsi agitare per l’uso da qualche furbesco mestatore di torbidi, inseguendo ingenuamente il Bianco Coniglio negli abissi della sua tana.
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This entry was posted on 2 luglio 2013 at 21:13 and is filed under Kulturkampf with tags Liberthalia, Manipolazione, Massa, Opinioni, Popolo, Popolo del web, Protesta, Rete, Società, Web. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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7 luglio 2013 a 19:26
L’ha ribloggato su Beppe Grillo re-blogging.