ILLUMINATI

Art of GRIM REAPERQuando si parla di “Illuminati” si rischia quasi sempre di cadere nel ginepraio delle teorie del complotto, dove a prevalere sono le distorsioni cognitive, nel filtraggio dei fatti attraverso la generalizzazione delle conclusioni.
Quella degli Illuminati di Baviera è una storia nota e circostanziata, soprattutto datata, di cui si dovrebbe sapere tutto eppure si conosce poco, tanto è stata manipolata e riadattata nella creazione di leggende sempre nuove.
EXCALIBURGli Illuminati bavaresi sono un tipico prodotto culturale del XVIII secolo, in cui si intrecciano irrazionalismo tedesco e proto-romanticismo, insieme a confuse istanze di rinnovamento spirituale e riforma sociale. Vi confluiscono il gusto per l’organizzazione segreta, influenze mistiche d’ispirazione teosofica, e una certa visione magica del mondo.
Nel caso degli Illuminati, la scelta del nome non era certo priva di una forte carica simbolica, indicando un percorso di elevazione spirituale verso un’illuminazione mistica, rigidamente disciplinata da un percorso progressivo di gradi di conoscenza secondo un impianto tipico delle prime società massoniche, anche se gli Illuminati frammassoni non lo furono mai. Ovviamente, soprattutto nelle intenzioni dei suoi fondatori, non mancavano richiami al pensiero illuminista in omaggio agli Encyclopédistes e, implicitamente, ai principi radicali di Jean-Jacques Rousseau.
Ce n’era abbastanza per terrorizzare i settori più reazionari del governo bavarese, perché quello che viene ricordato come il Secolo dei Lumi era in realtà un’epoca di assolutismi, ancora intrisa di superstizioni e di retaggi feudali, stretta tra i rigori della censura ed un’opprimente cappa clericale. Infatti, al di fuori dei salotti letterari dove si davano convegno i circoli intellettuali più dinamici, si apriva un mondo tutt’altro che razionale e illuminato…
Hohenfriedeberg.Attack.of.Prussian.Infantry.1745Il XVIII secolo si era aperto con la Guerra di successione spagnola (1701-1714); per continuare poi con la Guerra di successione austriaca (1740-1748); e chiudere in bellezza con la Guerra dei sette anni (1756-1763), durante la quale Federico II di Prussia aveva potuto esibire i suoi brillanti reggimenti di coscritti, reclutati a forza tra chiunque potesse imbracciare un fucile. I conflitti erano nati per una delle tante dispute dinastiche, circa la trasmissione di feudi e ducati, coi quali le teste coronate arricchivano l’elenco dei loro titoli araldici. Quindi, la guerra era proseguita, alimentata da nuove rivendicazioni territoriali, e si era estesa su quattro continenti (Europa, Africa, Americhe, India), prosciugando le finanze delle monarchie europee e prostrando le popolazioni. Alle estreme propaggini settentrionali dell’Europa, la Scozia usciva a sua volta dissanguata dopo la lunga serie di rivolte giacobite.
Giacobiti - Clan CullodenIn quasi tutta l’Europa (non solo in Russia) vigeva la servitù della gleba e in caso di fuga, specialmente nelle regioni orientali, si era soliti punire i contadini con la marchiatura a fuoco sul viso o con il taglio di naso e orecchie. Quest’ultima pare fosse una pratica piuttosto comune in Romania, riservata alla popolazione rom tenuta in schiavitù.
Il commercio degli schiavi era ampiamente esercitato con profitto e lo sfruttamento servile costituiva la norma nell’economia delle Americhe.
Stiramento La tortura era pratica comune (e abusata), mentre la pena capitale veniva dispensata con generosità e varietà di esecuzioni. Ma per coloro che attentavano al sacro corpo del sovrano erano previste pubbliche macellazioni: come l’atroce supplizio di Robert-François Damiens nel 1757 che disgustò tutta Parigi; oppure le esecuzioni in Gran Bretagna del ribelle scozzese David Tyrie (1782) e del suo omologo irlandese James O’Coigley (1798), condannati entrambi al mostruoso Hanged, drawn and quartered.
drawn-and-quarteredImpalatiIn Moravia e Slesia si impalavano i cadaveri, tanto che nella prima metà del XVIII secolo l’imperatrice Maria Teresa d’Austria aveva inviato il suo archiatra, Gerard van Swieten, per porre fine alla disdicevole consuetudine. Nelle regioni balcaniche e transilvane, il servizio veniva applicato soprattutto ai vivi. E questo sollevava minori problemi.
La caccia alle streghe, lungi dall’essere scomparsa, era ancora piuttosto diffusa e di tanto in tanto si accendeva qualche rogo: nel cantone svizzero di Glarus (1782); in Polonia, a Durochowo (1775) e Poznan (1783). Nel ducato tedesco del Württemberg, processi per stregoneria vennero celebrati fino al 1805. Nella vicina Baviera, dove la repressione delle streghe era sempre stata particolarmente ‘zelante’, le persecuzioni cessarono nel 1792, mentre l’ultimo barbecue è del 1756. In compenso, la Baviera può esibire a suo vanto la doviziosa inquisizione (e sterminio) della famiglia Pappenheimer.
Scandalo della CollanaMa il ‘700 fu anche l’epoca di avventurieri come Cagliostro ed il Conte di Saint-Germain, che infinocchiarono le corti di mezza Europa con le loro fole alchemiche ed elisir di lunga vita, contribuendo non poco ad alimentare la moda delle società segrete e la mania per i frammassoni.
Tra tutte le confraternite, consorterie, logge e associazioni sorte nelle seconda metà del XVIII° secolo, quella degli Illuminati fu probabilmente la più scalcinata, tra le peggio organizzate e nemmeno la più longeva. Di certo non fu tra le più segrete, visto che di loro la autorità bavaresi sapevano praticamente tutto.
Probabilmente, i fantomatici Illuminati di Baviera non avrebbero attirato tante attenzioni su di loro se, come tante altre associazioni goliardiche filiate in ambito accademico ed a loro contemporanee, se si fossero limitati a qualche rituale cavalleresco di ispirazione romantica.
MassoneriaOppure, avrebbero potuto dedicarsi con profitto alle ciarlatanate dei primi frammassoni: un po’ di nonnismo da caserma e qualche piccolo trucco da baraccone per impressionare gli ingenui neofiti, ansiosi di essere iniziati a pratiche non più misteriose del catechismo della prima comunione, concionando di improbabili vendette ed improbabili gradi rituali. E chiudere in bellezza con abbuffate pantagrueliche, meglio ancora se finanziate a scrocco dalla quota d’iscrizione di qualche vanitoso borghese, desideroso di acquistare a buon mercato qualche roboante titolo immaginario (cavaliere d’Oriente, principe del Libano, gran patriarca noachita, commendatore dell’aquila bianca e nera, cavaliere dell’ascia reale) con cui surrogare l’assenza di blasoni nobiliari.
Karl Gotthelf von Hund Magari, se avessero inscenato pompose mascherate in costumi medioevali, come i neo-templari di Stretta Osservanza del barone Karl Gotthelf von Hund, con continue professioni di fede e ubbidienza ai poteri costituiti, avrebbero avuto meno guai. A Karl von Hund (che per inciso significa “cane”) si deve tra l’altro la fortunata invenzione dei “Superiori Ignoti”; idea comunque non nuova, visto che sembra una riproposizione aggiornata dei “Maestri Invisibili” della Rosa-Croce. Tutti sarebbero detentori di un’antica sapienza, meglio se “egizia”, preservata nei secoli e trasmessa a pochi eletti. Invisibili o ignoti che siano, esoteristi e cultori della ‘tradizione’ ermetica andranno cercando questi ritrosi Sconosciuti per ogni angolo del globo, senza peraltro mai riuscire a scovarli. In compenso, gli ‘eletti’ più intraprendenti si inventeranno improbabili messaggi telepatici o contatti onirici con gli irraggiungibili “Superiori”.
Rosa-CroceIl sedicente Ordine dei Perfettibili, eppoi Ordine degli Illuminati, viene costituito nel 1776 dal Adam_Weishaupt27enne Adam Weishaupt, un oscuro docente di diritto canonico nell’università bavarese di Ingolstadt, sull’innesto di una preesistente conventicola di studenti universitari e costituito da un nucleo originale di 4 componenti (oltre a Weishaupt) dove il più anziano non ha ancora compiuto i 21 anni.
Il prof. Weishaupt era stato invitato da un paio di giovanissime matricole di giurisprudenza a presiedere le riunioni del minuscolo gruppetto studentesco, desiderosi di darsi un tono con gli altri colleghi di corso. L’ambizioso professore vede invece l’occasione di dare una scossa alla monotonia della sua vita accademica e l’opportunità di crearsi il suo personalissimo cenacolo filosofico, votato alla perfezione ed inquadrato sotto una rigida gerarchia, al cui vertice (ovviamente) ci sarebbe stato Weishaupt stesso, in qualità di mentore e maestro.
Sigilli templariInnanzitutto, ci si inventa una origine “antichissima” e possibilmente esotica… Poiché templari, rosacroce, antichi egizi ed architetti salomonici sono già impegnati, e siccome la vera sapienza deve necessariamente risiedere in Oriente, si guarda alla Persia ed a Zoroastro. Quindi le origini della setta vengono fissate al 632 d.C. e legate ad un non meglio precisato Culto del Fuoco zoroastriano. La sezione bavarese non era che la filiazione di una confraternita molto più grande con migliaia di adepti sparsi in tutto il mondo, titolare di segreti millenari e presieduta da un consesso di maestri iniziati dall’identità segreta. A questo punto, adescato il credulone di turno, il fantasioso Weishaupt “organizzava incontri in cui gli adepti, potevano assistere ad ‘incredibili’ esperimenti di elettricità, impartiva lezioni di filosofia morale e richiedeva puntualmente il pagamento di una retta ai propri soci facoltosi per finanziare il suo misterioso cammino di perfettibilità (Errico Buonanno).
Adam Weishaupt Attingendo ampiamente dall’armamentario massonico, Adam Weishaupt (che nel giro si fa chiamare “Spartacus”) costruisce una gerarchia semplificata di gradi e classi. Al vertice vi è un “aeropago” con mastro Spartaco affiancato dagli “anziani”, ovvero i ventenni Anton von Massenhausen (Aiace) e Max Merz (Tiberio).
Tra le grandi trovate dell’Ordine antichissimo, c’è l’invenzione del Quibus licet: una specie di diario in cui il novizio doveva annotare e raccontare tutto di sé, insieme ad un dettagliato resoconto delle ricchezze personali e di famiglia, influenze e protezioni… Una volta compilato in dettaglio, il diario andava consegnato ad Adam Weishaupt.
I Perfettibili, costantemente a corto di quattrini e di idee, cambiano il nome in Ordine degli Illuminati, ma le cose non migliorano… Nel 1779, a tre anni dalla sua creazione, l’Ordine conta appena 29 membri. Tale è il suo appeal tra gli studenti di Ingolstadt, che mal digeriscono il Adolph Freiherr von Kniggenarcisismo dispotico di Weishaupt. Quest’ultimo, alla disperata ricerca di protettori e aderenti, nel frattempo, su raccomandazione del barone Adolph Freiherr Knigge si è iscritto alla loggia massonica ultra-lealista conosciuta come “Teodoro al buon governo”. Il riferimento esplicito è al duca Carlo Teodoro di Wittelsbach, signore della Baviera e Principe del Sacro Romano Impero. 
Si può immaginare quale carica eversiva avessero i propositi di Weishaupt..!
Adolph Freiherr Knigge Originario di Francoforte, il barone von Knigge vanta ottime entrature tanto nella corte bavarese quanto nei circoli massonici. Nel 1780 entra a far parte degli “Illuminati” con lo pseudonimo di Filone. Avventuriero e uomo di mondo, ex soldato di ventura e con una passione per il teatro, riformatore e libertino, Knigge intravede le potenzialità degli Illuminati e pensa di farli fruttare a suo vantaggio e attuare i propri progetti di riforma…
Sotto i buoni auspici di Adolf von Knigge, l’Ordine degli Illuminati viene riadattato secondo le nuove esigenze di marketing per far proseliti: Il barone aumenta il numero dei gradi di ‘iniziazione’ e, con un certo gusto teatrale, cura i rituali scenici. Già che c’è, sposta le origini della setta fino a Noé, passando per Giovanni evangelista e Gesù Cristo, tutti ovviamente iscritti d’ufficio alla confraternita. Dopo la riorganizzazione curata da Knigge, in un triennio, l’associazione passa da circa 50 membri a quasi duemila, soprattutto tra la gente che conta. Motivo per cui Knigge e Weishaupt annacquano in fretta la loro carica radicale e teista, mettendo da parte ideali libertari e propositi repubblicani. Aderiscono agli Illuminati, personaggi del calibro del Duca di Brunswick-Wolfenbüttel (Aronne); il barone Ditfurth (Minosse), consigliere della Camera imperiale; i duchi di Sassonia; il barone von Dalberg, arcicancelliere del Sacro Romano Impero
CarnevaleCon il successo, aumentano le ripicche e le gelosie, le vecchie logge della massoneria spiritualista si sentono espropriate dei loro clienti più facoltosi.

«Le autorità iniziarono improvvisamente a ricevere sempre più denuncie. Un ufficiale di fanteria di nome Ecker, fondatore di una loggia rosicrociana a Burghausen ed entrato in conflitto anni prima con Weishaupt, assicurò alla polizia che quello degli Illuminati non era un ordine come tanti, mentre via via affiliati “pentiti” erano pronti a rivelare nuove verità improbabili: amoralità, corruzione, spionaggio persino.
Il 22 giugno 1774 il duca elettore di Baviera emise un editto in cui venivano proibite tutte le società segrete non approvate dal governo. Dopo una lunga riflessione, il 24 febbraio 1785 gli Illuminati reagirono scrivendo al sovrano di essere sicuramente vittime di un malinteso o di un complotto gesuita, come il buonsenso del duca non avrebbe tardato a capire. La sua risposta non si fece attendere; sei giorni dopo, Carlo Teodoro soppresse ufficialmente l’Ordine degli Illuminati, dichiarandone fuorilegge ogni attività. Per l’epoca, molte logge si erano semplicemente convertite in “società di letture”.»

 Errico Buonanno
 “Sarà vero. La menzogna al potere”
 Einaudi, 2009

E se questo fosse un romanzo, dovrebbe cominciare col più classico degli incipit: Era una notte buia e tempestosa
Il 10 luglio nell’anno di grazia 1785, in una notte di tregenda un uomo dalle vesti nere percorre a fatica le strade fangose delle campagne bavaresi, martellato da una pioggia impietosa, nel vano tentativo di raggiungere le lontane province della Slesia prussiana. Vuoi la collera divina, o una caduta accidentale da cavallo, o il sicario di una setta rivale, lo sfortunato viandante ingaggiato per un viaggio impossibile non giungerà mai a destinazione. Nei pressi di Regensburg, viene rinvenuto il cadavere di quello Johan Jakob Lanzche si rivelerà essere un prete cattolico; Johan Jakob Lanz, viene ritrovato affondato nella melma, in apparenza folgorato. Lanz (col nome di battaglia di “Tamerlano”) è un affiliato degli Illuminati ed ha le vesti imbottite con mucchi di carte compromettenti dell’Ordine. La scoperta dimostrava come la setta avesse ignorato bellamente il divieto imposto dal Duca di Baviera, che aspetta tre mesi per organizzare una retata contro i membri della confraternita, acquisendo documenti, elenco degli iscritti, carte di intenti e quant’altro può essere utile a screditare l’organizzazione. La repressione peraltro è blanda, anche in virtù di accuse e prove inconsistenti per un vero processo: le condanne più severe non superano i cinque mesi di reclusione e non prevedono la confisca dei beni. Il marchese Constius de Costanzo ed il conte Ludovico Savioli-Corbelli vengono semplicemente invitati a lasciare la Baviera e fare ritorno in Italia. Per il disturbo viene loro fornito un vitalizio.
Monaco di BavieraFrancobollo celebrativoIl barone Adolf Knigge, che per di più era già uscito dall’Ordine dopo aver bisticciato con Weishaupt, era riuscito a farsi raccomandare presso il principe Giorgio III di Hannover, svolgendo incarichi amministrativi e dilettandosi nel tempo libero con la pubblicazione di romanzi umoristici e d’avventura, fino alla sua morte nel 1796.
Adam Weishaupt perse il posto all’università e venne condannato in contumacia, visto che nel frattempo si era rifugiato a Ratisbona. La cosa non gli impedì di trovare un pronto impiego come precettore privato. Nel 1808 verrà riabilitato e prosciolto da tutte le accuse, otterrà un incarico presso l’Accademia delle Scienze ed anche una piccola pensione, convertito in buon cattolico ossequioso dell’autorità costituita.

«Sugli Illuminati di Baviera è stata scritta, dal tempo della loro soppressione fino ai nostri giorni, un’enorme quantità di sciocchezze. Weishaupt certamente voleva cambiare il mondo e sottolineò l’importanza della segretezza, dell’obbedienza, dell’interrogazione e dell’inquisizione degli inferiori, cosa che sa di scuola di dispotismo. Ma nel cercare di sfruttare a fine politico la segretezza massonica, non aveva fatto che seguire l’esempio dei principi conservatori tedeschi, cercando di trasformare il loro esempio a vantaggio dei radicali. Era del tutto inutile; in Weishaupt c’era troppo del maestro di scuola e troppo poco del politico. Quando il governo bavarese suppose che la presenza degli Illuminati si fosse fatta allarmante, nel 1785 li identificò e li soppresse senza il minimo problema.
[…] Quattro anni dopo, quando scoppiò la Rivoluzione francese, le mitiche credenze circa gli Illuminati di Baviera finirono nel crogiuolo di una più vasta e avventata teoria cospiratoria.»

  Peter Partner
“I Templari”
Einaudi, 1987

Gli Illuminati nacquero anche in contrapposizione ad un certo “gesuitismo” (nonostante lo scioglimento della Compagnia), ancora prevalente in ambito accademico. Per un curioso paradosso, il fondatore Weishaupt, che si era formato presso i gesuiti, profondamente avverso all’Ordine di Loyola, finì per mutuarne i metodi nell’organizzazione della setta e fu accusato lui stesso di gesuitismo dalle confraternite massoniche alle quali si ispirava. Destinati a scomparire in fretta e dissolversi nell’oblio, gli Illuminati devono la loro fama tanto sinistra quanto imperitura proprio alla crociata anti-illuminista di un ex gesuita, che trasformò i suoi nemici in un formidabile spauracchio immune allo scorrere del tempo. E d’altronde, al colmo di un gioco di specchi infinito, come era già avvenuto per i Rosacroce, anche gli Illuminati furono accusati di essere stati fondati dai gesuiti per infiltrarsi nel mondo delle società segrete.
Zee_cast by AlexiussOggi, ad oltre 200 anni dal suo scioglimento, del sedicente “Ordine degli Illuminati” non si ricorderebbe più nessuno, se non fosse per l’instancabile zelo reazionario dell’abate Barruel che, a partire dal 1794, e soprattutto nei cinque tomi che compongono la sua monumentale “Storia del Giacobinismo” (Mémoires pour servir à l’Histoire du Jacobinisme) pubblicati tra il 1796 ed 1803, dette la stura ad un incredibile frullato di ipotesi strampalate, alla base del moderno cospirazionismo.
Augustin Barruel Basandosi su una mole impressionante di documenti, sulla scia della pamphlettistica di fine ‘700, Augustin Barruel riassembla testi, che taglia e ricuce attraverso una ridda di congetture e supposizioni in feroce polemica anti-illuminista. Massoneria e società segrete, Templari e Rosa-Croce, sette ereticali del medioevo, filosofi laici e libero pensiero, Voltaire e gli Enciclopedisti, repubblicani e giacobini, ma anche Federico II di Prussia ed il Duca d’Orleans… tutto fa brodo nell’ossessione controrivoluzionaria del prolifico abate e nell’incrollabile certezza che la Rivoluzione francese del 1789 sia scaturita da un gigantesca cospirazione contro la monarchia.

«Nella Rivoluzione francese tutto, persino i suoi misfatti più spaventevoli, tutto era stato preveduto, meditato, combinato, risoluto, stabilito; tutto fu l’effetto della più profonda scelleratezza, poiché tutto è stato condotto da uomini che soli tenevano il filo delle cospirazioni ordite nelle società segrete, e che hanno saputo scegliere e studiare il momento propizio alle congiure»

  A.Barruel
“Memorie per la storia del giacobinismo”
Tomo I (1802)

MemoiresPer Barruel si tratterebbe infatti di una “congiura anticristiana”, in gestazione da secoli, contro il diritto divino di imperatori e papi, atto a scardinare quello che lui ritiene un perfetto ed immutabile ordine naturale per volontà celeste, secondo un principio rigorosamente gerarchico.

«Col malaugurato nome di Giacobini è comparsa nei primi giorni della rivoluzione francese una setta che insegna che gli uomini sono tutti eguali e liberi, e che in nome di questa libertà ed uguaglianza disorganizzanti calpesta altari e troni, spingendo tutti i popoli alle stragi della ribellione ed agli orrori dell’anarchia.»

  A.Barruel
“Memorie per la storia del giacobinismo”
Tomo I (1802)

Secondo l’immaginifico abate è una cospirazione universale che si attiva su tre livelli (contro la religione, contro la monarchia ed infine contro la società universale); per “mezzi” (Enciclopedisti e libero pensiero) e per “gradi” (messa in discussione del potere assoluto dei re e primi esperimenti democratici); nel corso di “epoche” (dall’Illuminismo alla massoneria).
VoltaireTutto avverrebbe in un perfetto gioco ad incastri dove nulla è casuale e tutto è preordinato.
Nell’universo cospirazionista, concepito dalla fervida fantasia di Barruel, gli “Illuminati” fanno il loro ingresso (più che trionfale), soltanto nel 1798 con la pubblicazione del terzo tomo a loro interamente dedicato, tanto non par vero all’abate di aver trovato (a partire dal nome stesso) il presunto trait d’union di tutte le sue ossessioni, nell’equazione Illuminati-Illuminismo-Frammassoni-Eretici-Luterani:

«Il nome di Illuminato, scelto da questa setta, la più disastrosa nei suoi princìpi, la più vasta nei suoi progetti, la più astuta e scellerata nei suoi mezzi, questo nome d’Illuminato è antico negli annali dei sofisti sconvolgitori; se ne vantavano in principio Mani e i suoi seguaci….
I primi Rosa-Croce comparsi in Germania si dicevano anch’essi Illuminati. Ai giorni nostri i Martinisti e varie altre sette fanno riferimento all’Illuminismo.
Per fedeltà alla Storia, distinguendo i loro complotti e i loro dogmi, io li ridurrò a due classi. In oggi vi sono degl’Illuminati dell’ateismo e degli Illuminati della Teosofia. Questi ultimi sono particolarmente i Martinisti, dei quali ho già fatto conoscere il sistema nel secondo tomo, e gli Swedenborghiani, riguardo ai quali dirò a suo tempo e luogo quanto mi è riuscito di sapere della loro setta.»

  A.Barruel
“Memorie per la storia del giacobinismo”
Tomo III (1802)

E diventano l’oggetto principale delle sue paranoie, tanto che agli “Illuminati” (di Baviera) l’abate Augustin Barruel dedica anche il quarto ed il quinto volume delle sue “Memoires”.

«L’ordine che seguirò per svelare i fasti della setta è quello delle sue epoche più importanti.
La prima epoca sarà quella in cui Weishaupt getta le fondamenta del suo Illuminismo formando attorno a sé i suoi primi adepti, le sue prime logge, cercando i suoi primi apostoli e disponendoli a delle grandi conquiste.
La seconda sarà quella di una fatale intrusione, che valse a Weishaupt migliaia e migliaia di adepti, e che chiamerò l’epoca della massoneria “illuminizzata”.
Pochi anni bastano a queste conquiste sotterranee, ma il fulmine del Cielo ne avverte la terra, e così la setta e le sue cospirazioni sono scoperte in Baviera; questo è il periodo che essa chiama delle sue persecuzioni; le potenze ingannate lo prendono per il periodo della sua morte. Rifugiatasi nei suoi antri ma più che mai attiva, passando di sotterraneo in sotterraneo essa arriva infine in quelli di Filippo d’Orleans che le dona tutte le logge della sua massoneria francese insieme con tutti i loro adepti delle retro-logge. Da questa mostruosa associazione nascono, insieme coi giacobini, tutti i delitti e tutti i disastri della rivoluzione. Questa è la quarta epoca dell’Illuminismo, quella in cui il leone si sente in pieno vigore ed esce ruggendo dalla sua caverna perché gli occorrono delle vittime. I giacobini massoni illuminati lasciano le logge sotterranee; le loro urla annunziano ai potentati che è tempo per esse di tremare, che è giunto il giorno delle rivoluzioni.»

 A.Barruel
“Memorie per la storia del giacobinismo”
Tomo IV (1802)

Tempo addietro [QUI] avevamo avuto modo di osservare come: le teorie del complotto siano il prodotto di una lunga genesi storica e culturale, aperta ad influssi ed apporti sempre nuovi: sostanzialmente costituiscono l’incontro e la sintesi (in divenire) di più paranoie e di ossessioni collettive che si incontrano, si auto-alimentano e si strutturano con l’aggiunta di elementi sempre nuovi e dinamici. E in tal modo originano una mitopoiesi, tanto complessa quanto poliedrica, che raccoglie alcuni elementi storici e informazioni vere. Tuttavia, i cosiddetti “cospirazionisti” reinterpretano i dati, generando dei falsi metastorici che, per sembrare credibili, attingono costantemente a contenuti reali, plagiati però secondo le esigenze di un immaginario fantastico.
Immortal ad vitam (1)Il “complottista” non confuta un fatto secondo una interpretazione soggettiva (e dunque fallace). Piuttosto, porta avanti una tesi, o meglio una teoria (quasi sempre falsa), che non ha valore relativo ma assoluto. E viene presentata come si trattasse di una verità incontrovertibile, esponendola con i toni della rivelazione. Solitamente, nei casi più raffinati e culturalmente più preparati, la tesi in questione viene suffragata da una massa eccezionale di dati reali e verificabili, che non dimostrano la validità del complotto, ma ‘sembrano’ provarla.
Intendiamoci! I complotti nella storia sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Tuttavia, come sintetizza bene la semiotica di Umberto Eco, i complotti reali hanno una peculiarità: prima o poi si scoprono. Sempre. E ciò avviene in tempi piuttosto ragionevoli. Questo perché, se il complotto riesce, i cospiratori solitamente si vantano del loro successo; se il complotto fallisce, coloro che hanno sventato la cospirazione hanno tutto l’interesse a farlo sapere.
I complotti, anche i più complessi non avvengono mai così come sono stati pianificati. L’imprevisto, come le variabili del caso, sono sempre in agguato. Ma nella mente del complottista le cospirazioni racchiudono sempre una perfezione quasi divina (o meglio, luciferina) che rasenta l’infallibilità. Solitamente hanno una dimensione ‘globale’, e sono capaci di determinare il corso della storia attraverso il controllo di ogni singolo evento

«Naturalmente il potere decide, ma al complottista non basta credere che i vertici siano responsabili di guerre, speculazioni, leggi e percorsi economici. Esaspera, estende e totalizza. Chi ci governa è tanto infallibile da programmare a tavolino ogni casistica e minuzia.
[…] Karl Popper descrisse il fenomeno con un paragone calzante. Il complottismo sarebbe una forma di teismo (e aggiungeva “primitivo”) e chi si abbandona alla “teoria sociale della cospirazione” non farebbe altro che assumere l’ottica dell’Iliade: “secondo la concezione omerica del potere divino, qualunque cosa accadesse sulla piana di Troia, era solo un riflesso dei vari complotti in atto sull’Olimpo”. Insomma “una fede in divinità, i cui capricci e desideri governano ogni cosa” e il cui posto oggi è occupato da vari uomini e gruppi di potere, sinistri individui sui quali deve ricadere la colpa di aver progettato la Grande Depressione e tutti i mali di cui oggi soffriamo”. Popper puntava sull’idiozia di un’ottica simile applicata alle scienze sociali, ma era un discorso molto più ampio…»

 Errico Buonanno
“Sarà vero. La menzogna al potere”
Einaudi, 2009

Karl Popper aggiungeva anche (“Congetture e confutazioni”, 1972) che la teoria del complotto, nella sua forma moderna, è il tipico risultato della secolarizzazione delle superstizioni religiose.
In fondo il cospirazionismo costituisce una forma di schizofrenia.
Novus OrdoDa sempre al centro di ogni paranoia cospirazionista, gli “Illuminati” (bavaresi o meno che siano) costituiscono il must privilegiato e immancabile del complotto universale, comunque lo si declini. Dal Bilderberg alla Trilateral, da Rockefeller all’Aspen Institute, dai Rothschild alla congiura giudaica, passando per rettiliani e satanisti… è un mito buono per tutte le stagioni e che non tramonta mai. Come i famigerati “Protocolli dei Savi di Sion”, ritornano costantemente a galla, riesumati per le più mirabolanti connessioni ai confini della realtà.
Accusati di ogni nefandezza possibile (e soprattutto impossibile), investiti di poteri quasi sovrannaturali, non c’è evento catastrofico in cui non siano coinvolti…
Adam KadmonPer dire, Adam Kadmon, l’uomo con la museruola, ha finalmente rivelato al mondo che a provocare il disastro nucleare di Fukushima nel 2011, con tanto di maremoto, sono stati gli “Illuminati” che evidentemente detengono pure il controllo degli elementi!
Ma il vero punto di forza dei terribili “Illuminati” è costituito dall’incredibile seguito popolare di cui godono, alimentato da un flusso inesauribile di citrulli che probabilmente ancora credono alla Befana e che malauguratamente imperversano un po’ ovunque, anche dove non te li aspetti.

Homepage

Pubblicità

25 Risposte a “ILLUMINATI”

  1. “Il “complottista” non confuta un fatto secondo una interpretazione soggettiva (e dunque fallace). Piuttosto, porta avanti una tesi, o meglio una teoria (quasi sempre falsa), che non ha valore relativo ma assoluto. E viene presentata come si trattasse di una verità incontrovertibile, esponendola con i toni della rivelazione”

    conosco un tizio che in effetti ha sempre una teoria assoluta su tutto, non importa come e a quale prezzo; per esempio, se c’è la crisi economica è colpa della massoneria, ma anche il contrario, se la crisi viene superata, essa era una manovra voluta dai massoni, etc; l’economia non esiste come contesto complesso, ma viene ridotto brutalmente a 3-4 omini (possibilmente ebrei) che manovrano tutti i fili del mondo; è un adoratore della “teologia politica” di Carl Schmitt, ed è potenzialmente uno schizofrenico (per quel che ho percepito direttamente); a suo modo un “romantico”, potrei aggiungere; evidentemente, è una visione religiosa adattata ai tempi, come del resto risulta dalla teoria del capro espiatorio (René Girard)

    “La caccia al colpevole è di gran lunga il passatempo preferito nella nostra società. Se qualcosa non va per il verso giusto su larga scala, nella stragrande maggioranza dei casi non si mette in questione la cosa in quanto tale; piuttosto la responsabilità dovrà ricadere su qualcuno. Non sembra opportuno o comunque possibile considerare responsabili obiettivi discutibili, relazioni sociali distruttive o strutture contraddittorie, invece le colpe saranno attribuite ad individui che mancano di risoluzione o che peccano di incompetenza o che rivelano perfino intenti malvagi. E’ assai più facile far rotolare teste invece di sovvertire la situazione vigente e modificare la dinamica sociale.” (Robert Kurz, Populismo isterico
    http://artobjects.wordpress.com/2013/07/25/populismo-isterico-robert-kurz/)

    Milioni di persone tendenzialmente di destra hanno scoperto che le varie teorie della cospirazione aiutano a spiegare il loro senso di impotenza e frustrazione rispetto agli eventi mondiali che sembrano sfociare verso qualche catastrofe troppo grande da immaginare.

    • A suo tempo avevo molto apprezzato il tuo post dedicato a Robert Kurz… tanto che mi aveva fatto venire in mente la stesura di un articolo dedicato al tema del “capro espiatorio”: avevo pensato ad un pot-pourri che mettesse insieme i sacrifici umani (poco conosciuti) nella Roma repubblicana e nella Grecia classica, per dedicarmi alla “Congiura dei lebbrosi” (C.Ginsburg) e la discriminazione dei “Cagots”, passando per il “Ramo d’oro” di Frazer… Ma poi sono stato in altre faccende affaccendato e ho rimandato la cosa alle calende..:)
      Sostanzialmente, “moderati” e “benpensanti”, a distanza di 200 anni, non hanno ancora metabolizzato la Rivoluzione del 1789 e l’ingresso nell’età moderna.. Al di fuori della difesa paranoica della “robba” (la loro misura del mondo) diritti e libertà civili restano loro profondamente estranee (quando non sono apertamente ostili contro queste). La Tradizione, con le sue gerarchie prestabilite, il suo ordine immutabile, esercita per loro un fascino irrinunciabile e offre la sicurezza (nella nostalgia di una falsa età dell’oro), contro le incertezze e la caoticità magmatica della società contemporanea.
      C’è da dire che il cospirazionismo vanta una nutrita schiera di sostenitori anche a “sinistra”, giacché offre agli imbecilli di ogni risma soluzioni semplici, pur in un groviglio di congetture, a problemi estremamente complessi.

      • accidentii, sarebbe un post bello “peso”! però cu vuole tempo per prepararlo, impostarlo, editarlo; l’altro risvolto è il rapporto fra bufale, leggende metropolitane e comunicazione nell’era di Internet, su cui avevo raccolto un po’ di materiale, ma poi ho soprasseduto (tanto c’è Paolo Attivissimo a debunkerizzare di professione, ma la mia intenzione era di andare oltre il debunker!).
        Mi era sfuggito l’articolo di Silvia Bencivelli su La Stampa sulli “scii kimiki”, che ovviamente si è beccata la solita trollata di lanzichenecchi. A volte mi chiedo quale sia il rimedio possibile, senza arrivare alla denuncia o peggio. Forse fra qualche tempo ci faremo una grande risata di questi scemattoli da Idiocracy. Forse no.

        • Il webbé, pur tra i suoi innumerevoli vantaggi, ha offerto un’inaspettata vetrina a costo zero per un’incretibile pletora di disadattati paranoici, alienati sociali, e psicopatici assortiti.
          Rassicurati dall’anonimato delle loro camerette, possono finalmente dare libero sfogo alle loro ossessioni e fobie, esaltati dall’opportunità di trovare tanti altri idioti come loro, coi quali condividere i medesimi deliri, senza più il timore di passare per gli scemi del villaggio.
          Meglio se si terrorizzano a vicenda in attesa dell’Apocalisse, dell’avvento dell’anticristo, o del caxxo che se li frega!
          Il manicomio virtuale è vasto e assortito: “signoraggisti”; decrescenti primitivo-eco-sostenibili; “survaivalisti”; millenaristi e apocalittici… gente che si prepara all’attacco globale degli zombies o all’invasione degli alieni.
          E siccome sono milioni (gli imbecilli non gli zombies), in una società di mercato, costituiscono un’ottima piattaforma di consumatori. Quindi c’è sempre chi, in ambito televisivo ed editoriale, serve loro il prodotto giusto per appagare i loro appetiti complottisti (dietro congruo corrispettivo).
          Nelle società pre-moderne dall’analfabetismo dilagante, abbiamo gli integralisti ed i fanatici religiosi.
          Nelle società post-moderne del semi-analfabetismo di ritorno, abbiamo i “cospirazionisti” con tutta la loro paccottaglia mitologica.
          Il problema è che in queste ultime, formalmente democratiche, questi votano! Ed anche così si spiegano fenomeni elettorali (e sociali) come il Grillismo ed il Berlusconismo.

          • e poi probabilmente in buona parte si tratta di ragazzini o di giovani cresciutelli ma pur sempre ragazzini (i “bamboccioni” o “choosy” ) che addirittura hanno trovato un’inaspettata chance in Parlamento, oltre che su Internet; a questi si aggiungono i 40enni della cosiddetta “generazione perduta”, cioè quelli che dagli anni Novanta in poi si sono stramazzati di lavori precari, droghe e fantasie New Age primitiviste; a proposito di ignoranza e analfabetismo, quando ho cominciato coi blog, nel 2007, su Splinder (!) ce n’erano 5-600mila! I blog venivano ancora considerati un mezzo rivoluzionario. Poi mi sono accorto (se ne sono accorti tutti, anche i gestori di Splinder) che in realtà la maggior parte di quei blog erano inattivi. Forse su Splinder ne funzionavano 10-20mila. Alcuni miei amici che ne avevano aperto uno, dopo un paio di post con video Youtube o poesia romantica, li avevano abbandonati. Poi è arrivato Facebook e tutti i social di adesso, e la massa si è riversata lì. Curare un buon blog costa fatica, impegno, ricerca, costanza, etc. Invece sui social è così semplice sparare cazzate senza alcuna responsabilità, basta possedere uno smartphone

  2. Per quello che ho potuto notare di persona, la maggior parte dei blog non supera (nei casi migliori) i 18 mesi di vita (anche quando si tratta di pagine di ottima fattura e contenuti)… sarà per un eccesso di aspettative, di difficoltà pratiche, di limiti tecnici, senza alcun ritorno economico e quasi mai supportate (per chi vi è incline) da un ritorno in popolarità e seguito.
    Ciò detto, tra gli zuzzerelloni che imperversano sul webbé, magari esibendo la loro fotina abbellita del 500% su f/b, a me preoccupano proprio le mandrie di 40enni (ma anche 50enni!): i perennemente ggggiovani, che non aprono un libro all’anno manco per sbaglio (e, quando lo fanno, leggono Fabio Volo); i forzati dell’aperitivo; della palestra d’inverno e del controllo calorie… Quelli che le droghe prese di tanto in tanto non fanno male… quelli che ti intasano la mail con le catene di sant’antonio, insieme a tutto il companatico new-age complottista cospirazionista…
    Gli eterni ottimisti, gli “Integrati” che ti guardavano come un patetico sovversivo fallito se minimamente accennavi loro a qualcosa che non fosse l’ultimo modello di televisore ultrapiatto o cellulare (oltre ovviamente al sacro trinomio pallone-fica-auto), che da quando è esplosa la “crisi” si sentono tutti riVoluzionari. E ora sono tanto “inkazzati” (con la ‘k’). Viaggiano perennemente storti, in guerra permanente col mondo tanto cattivo che non permette loro di “realizzarsi”, sempre infuriati con qualcuno o qualcosa…
    Sono gli stessi che quando a metà degli anni ’90 il lavoro precario, ancora a livello sperimentale, iniziava a mettere le sue radici nefaste, dinanzi alle timide critiche degli scettici, si rizzavano tutti puntuti come bisce esaltando il nuovo modello liberista, perché loro erano gli alfieri della “meritocrazia” e soprattutto i “padroni del proprio destino”, nella mitologia dominante del self-made-man. Ora, dopo 20 anni di berlusconismo, coi capelli ingrigiti (se ancora ce li hanno), gli addominali sfatti, lavori di merda, coppie scoppiate, e una vita da sfigati irreversibili, si indignano e scalpitano. Ovviamente su f/b. E dopo essersi dati un re (Silvione), ora si cercano un altro duce (Beppone).
    Pietà l’è morta!

    • splendida vena dissacrante, à la Karl Kraus! per quanto riguarda i bloggers, o si approda a qualche quotidiano on line o siti tipo Carmilla (giusto un esempio), oppure bisognerebbe inventarsi un “aggregatore” o “portale” o “metablog”, con regole condivise. Tempo fa m’ero iscritto a Kilombo, un “aggregatore di sinistra”, che dal punto di vista pratico funzionava (come visite, commenti, contatti), poi ci sono state delle tremende risse nel comitato di redazione e kilombo è andato alle cozze! (forse c’erano troppe “sinistre”, e troppi galletti e gallette)

      • Sono onorato dal paragone (fin troppo generoso) con Karl Kraus..:)

        “…poi ci sono state delle tremende risse nel comitato di redazione e kilombo è andato alle cozze!

        Perfettamente in linea con la sindrome da scissione dell’atomo, che sembra costituire il male più antico e insanabile di tutte le sinistre (meglio se “gruppettare”). Poi la rete contribuisce già per sua natura… nelle sue pagine virtuali ogni rivoluzionario da salotto o ex leaderino da consiglio d’istituto si sente un piccolo Lenin (o una Dolores Ibàrruri) e finiscono quasi sempre col purgarsi a vicenda in un eccesso di narcisismo.
        Ovvio che i più sensati tra spettatori ed attori abbandonino in fretta la sala, mentre le prime donne della compagnia si tirano tra loro i capelli sul palco.

  3. Il Ribelle Says:

    Bellissimo post, ottimi tutti i commenti, lucidi ed interessanti.

    “i complotti reali hanno una peculiarità: prima o poi si scoprono. Sempre.”

    E quasi matematico. Non so come mai mi viene sempre in mente “l’Operazione Condor” e tutti i complotti e le porcate degli statunitensi contro i sudamericani.
    E’ uscita una valanga di documenti sulla questione.
    (A proposito, a Roma abbiamo una fornitissima comunità di sudamericani, lo sapevate? Mi fa sempre piacere parlare con loro, sapere la loro storia e l’idea che hanno del’occidente…e come vedono gli italiani…la maggior parte delle volte sono più critico io che loro :-))

    “Adam Kadmon, l’uomo con la museruola, ha finalmente rivelato al mondo che a provocare il disastro nucleare di Fukushima nel 2011, con tanto di maremoto, sono stati gli “Illuminati””

    Questa me la ero persa…Ed il bello è che con queste boiate si finiscono per scagionare i veri responsabili….

    “Ma il vero punto di forza dei terribili “Illuminati” è costituito dall’incredibile seguito popolare di cui godono, alimentato da un flusso inesauribile di citrulli che probabilmente ancora credono alla Befana e che malauguratamente imperversano un po’ ovunque, anche dove non te li aspetti.”

    Ogni riferimento è puramente casuale… 🙂

    “a me preoccupano proprio le mandrie di 40enni (ma anche 50enni!)”

    Anche a me…

    “Gli eterni ottimisti, gli “Integrati” che ti guardavano come un patetico sovversivo fallito se minimamente accennavi loro a qualcosa che non fosse l’ultimo

    modello di televisore ultrapiatto o cellulare (oltre ovviamente al sacro trinomio pallone-fica-auto), che da quando è esplosa la “crisi” si sentono tutti

    riVoluzionari. E ora sono tanto “inkazzati” (con la ‘k’). Viaggiano perennemente storti, in guerra permanente col mondo tanto cattivo che non permette loro

    di “realizzarsi”, sempre infuriati con qualcuno o qualcosa…
    Sono gli stessi che quando a metà degli anni ’90 il lavoro precario, ancora a livello sperimentale, iniziava a mettere le sue radici nefaste, dinanzi alle

    timide critiche degli scettici, si rizzavano tutti puntuti come bisce esaltando il nuovo modello liberista, perché loro erano gli alfieri della

    “meritocrazia” e soprattutto i “padroni del proprio destino”, nella mitologia dominante del self-made-man. Ora, dopo 20 anni di berlusconismo, coi capelli

    ingrigiti (se ancora ce li hanno), gli addominali sfatti, lavori di merda, coppie scoppiate, e una vita da sfigati irreversibili, si indignano e scalpitano.

    Ovviamente su f/b. E dopo essersi dati un re (Silvione), ora si cercano un altro duce (Beppone).
    Pietà l’è morta!”

    Stupendo, fantastico, allora non sono l’unico al mondo che ha questa visione? Almeno non mi sento solo. Nel quartiere in cui vivo sono circondato: orde di

    ignoranti fancazzisti (col negozietto del papi…) pseudo-fascisti incazzati contro il mondo perchè non si sono potuti comprare l’X6 e si sono accontentati
    dello sportage, sempre con la faccia ingrugnita a commentare contro i politici (che hanno votato fino a ieri), razzisti come pochi:”io non sono razzista ma i

    Rumeni sono una razza di ladri”. Per tappargli la bocca, farei provare loro un milionesimo di quello che patisce un sudamericano emigrante, che ne ha passate

    di tutti i colori, dove mi tocca pure sentir dire dal viziatello raccomandato:”tornatene al paese tuo, qui rubi il lavoro” (invece lui lo ha onestamente

    avuto con la raccomandazione di FI). Quale paese quello che tra spagnoli Portoghesi ed Americani, con la nostra “civiltà Superiore” abbiamo contribuito a

    distruggere?

    Quando il negozietto del papi andava bene, inveivano contro chi criticava B. “Siete solo invidiosi” dicevano, fregandosene dei disastri che B. conbinava

    all’Italia, l’importante era che gli faceva evadere le tasse…poi poteva fare quel cazzo che gli pareva…

    Ora sono in crisi, ora i politici fanno tutti schifo sono tutti uguali, ci vuole l’uomo forte, le istituzioni vanno distrutte, demolite, sono incazzati

    vogliono sfasciare tutto, non hanno lontanamente idea di cosa sia la povertà…e parlano e vomitano stronzate e complotti di ogni tipo.

    Li farei parlare con Javier, il mio amico Cileno che quando era in Cile tanti anni fa ha perso la vista ad un occhio perchè non aveva i soldi per pagarsi una semplice operazione…

    E ora che questa gente impari a campare.

    • Solitamente, più che “campare”, questa è gente che rimane sempre a galla, secondo il principio di Archimede circa il galleggiamento dei pesi…
      D’altronde, il bottegaro fascistoide rimane una componente imprescindibile della microeconomia urbana… peraltro più urlata che maggioritaria… E basta vedere quali fenomeni (a delinquere), da Billé a Pambianchi, si sono susseguiti alla presidenza della Confcommercio romana..!

      Poi, certo, a simili arnesi si aggiungono tutti gli annessi e soprattutto i “connessi”, a partire dai preti spretati di destra e sinistra che ora sono tutti né-né in quanto ‘oltre’…
      Trattasi dei liberi cittadini della Repubblica di Cazzonia.

  4. Il Ribelle Says:

    A proposito di Monnezza e di Complotti…qualcuno ha seguito l’incredibile farsa di “Atreju” che si è tenuta a Roma qualche giorno fa? Leggendo I Manifesti con cui hanno tappezzato mezza Roma, sembravano rivoluzionari in difesa dei popoli di stampo guevariano…contro i “Poteri Forti”.

    Qualcuno ha avuto lo stomaco di andare sentire le boiate che sparano? Sarei curioso…A me non ha retto la pezza…e lo stomaco…mi viene da vomitare solo a pensarci….se ci andavo sbraitavo come pochi e rischiavo il linciaggio…

  5. L’articolo è ben documentato e offre spunti interessanti. I commenti proposti dai lettori, seppur letti velocemente, mi sono apparsi come un’occasione mancata per approfondire gli argomenti sollevati dall’autore dell’articolo stesso. Il problema cronico di internet è infatti la sua tendenza centrifuga: l’estrema indulgenza nei confronti della prospettiva personale non permette, quasi mai, di focalizzare debitamente l’argomento affrontato.
    Vi sono però alcune cose dell’articolo che non mi convincono affatto
    e di ciò volevo brevemente trattare qui di seguito.
    Il limite di molti autori che si dedicano alla critica del ‘cospirazionismo’ è quello di volere a tutti i costi delegittimare tutte le conclusioni dei ‘cospirazionisti’, giungendo a tal fine a trascurare persino i fatti storici che più da vicino interessano la loro argomentazione.
    I rivoluzionari francesi perpetrarono un regicidio? Sì o no?
    Queste esecuzioni, quella di Luigi e ancora peggio quella di Maria Antonietta, furono frutto di processi che oggi, se debitamente considerati, farebbero rabbrividire il nostro ipersensibile garantismo? Sì o no? Ebbene, se queste esecuzioni ebbero luogo a seguito di procedimenti processuali che qui mi permetto di definire sbrigativi, significa che qualcuno si mosse affinché tutto ciò accadesse. Chiamiamola ‘cospirazione’, chiamiamola ‘congiura di palazzo’, chiamiamola ‘instaurazione di una tirannide e discapito di una monarchia’, il risultato non cambia.
    Il funesto marchio di fabbrica delle rivoluzioni sedicenti democratiche che hanno portato ai nostri ordinamenti si chiama “corporativismo” che è quella tendenza per la quale i rappresentanti si coalizzano per fregare – consapevolmente o meno – i rappresentati e di cui già gli arrampicatori della Francia rivoluzionaria – su cui Edmund Burke disse in tempo reale la propria – diedero buona prova. Purtroppo non sempre i fatti spiegano tutto: è questo il limite della storiografia. Le cose accadono perché si crea un’atmosfera psichica adatta a farle accadere. Che il fior fiore degli intellettuali tra il 700 e l’800 si fosse convinto che i popoli potessero dar luogo ad una “volontà generale” capace di generare governi, non è cospirazione, è l’idea che si trova in molte pagine del “santo” dei giacobini ovvero Rousseau. Questa idea, che Rousseau stesso ha difficoltà a sostenere nel “Contratto Sociale”, non è neanch’essa “cospirazionista” ma quanto di più comprovabile ci possa essere in merito alla discussione.
    Purtroppo spesso si vuole parlare di tutto e si finisce per parlare di nulla.
    Quanto all’epica omerica, i moderni perdono a volte l’occasione per stare zitti; essa allude infatti ad un deposito sapienziale che quell’entità che chiamiamo “Omero” ha svelato in chiave narrativa, per quanto Eraclito ebbe a muovergli un reciso rimprovero a tal senso.

  6. Anonimo Says:

    …in tal senso. Sinceri Saluti.

  7. …in tal senso. Sinceri Saluti. Gianfranco Strazzanti.

    • Che cos’è il “regicidio” (inteso nella sua più semplice accezione semantica), se non l’uccisione di un monarca?
      E che cos’è una esecuzione capitale, se non un omicidio legalizzato dal potere statale?
      Quindi è ovvio che l’esecuzione di Luigi XVI fu un “regicidio”.
      E come tale venne inteso da tutte le corti europee del XIX secolo; tanto che a restaurazione avvenuta, nel 1816 in Francia venne subito promulgata una legge contro i regicidi del 1793.
      Peraltro, nemmeno l’Assemblea costituente, che pure a suo tempo si espresse a maggioranza per la pena di morte, fu tutt’altro che unanime nella decisione.
      Ciò detto, non ha senso rapportare al metro di giudizio contemporaneo, fatti che risalgono a due secoli fa e che andrebbero sempre contestualizzati alla loro dimensione storica e culturale di riferimento, tenendo conto della mutata sensibilità collettiva per diverso sentire.
      O altrimenti, in quanto discendenti degli “antichi romani”, il paterfamilias deterrebbe ancora diritti assoluti su moglie e figli, potendo esercitare in via del tutto legale il suo ‘legittimo’ ius vitae necisque insieme all’uso della schiavitù. E saremmo fermi alla leggi delle XII Tavole, sempre che non siano troppo moderne e rivoluzionarie.
      Per questo si parla di “storicizzazione degli eventi”, che di solito si verificano senza alcun ordine prestabilito, dove il singolo caso ha più importanza della causa, e risponde a quello che generalmente viene definito “Effetto farfalla” (noterà subito il contrasto col Logos di Eraclito). E risente delle differenti condizioni che incidono sulla psicologia sociale delle masse, che è cosa un po’ diversa dalla “creazione di una atmosfera psichica”… A meno che Lei non creda esista una sorta di Re del Mondo, che dall’irraggiungibile regno di Shambala (o era Agharti?) pre-determini il corso degli eventi, attendendo ai destini del globo, insieme al diritto divino dei sovrani.
      Sul “corporativismo”, tralascerei… perché il termine indica tutt’altro concetto. E sorvolerei pure sui miti della “entità” omerica… che il salto temporale lo vedo un po’ troppo lungo.
      Cordialissimi Saluti a Lei, Gianfranco.

  8. Gentile signore, le sue osservazioni mi sembrano ben mirate e condivido in pieno la necessità di prendere atto della mutata sensibilità collettiva. Ciò a cui mi riferivo nel mio intervento, nonostante ciò, si riferiva alle questioni sollevate dall’articolo in esame che negano la possibilità che vi siano state delle cospirazioni dietro l’evento Rivoluzione francese. Proprio in relazione a questo va letto quanto ho prima scritto: quali forze si mossero dietro ‘quel’ regicidio che ha segnato tanto profondamente il nostro tempo?
    Tutto qui.
    Conosco un po’ il mezzo di comunicazione che stiamo usando per scambiarci le nostre idee e so come molti deducano le posizioni altrui con la facilità necessaria a farli passare per allocchi. Abbia la piena fiducia nel fatto che non lo utilizzerò in tal senso, e mi auguro che non lo utilizzi neanche lei in tanto senso, dato che nel leggere le sue parole al mio indirizzo ho avuto come la sensazione che talvolta possa anche accaderle.
    Mi voglia pertanto scusare se dirimo alcune questioni che lei solleva in modo da uscire tutti con le idee un po’ più chiare da questo confronto: “la psicologia sociale delle masse” e “l’atmosfera psichica” mi sembrano cose affini senonché “l’atmosfera psichica” può anche andare ben oltre la realtà sociale. Quest’ultima infatti non rappresenta la realtà tutta, ma un angolo visuale ben preciso.
    Quanto al ‘corporativismo’ non è mia intenzione né vocazione scrivere lemme di dizionario. Tutte le società si strutturano a loro modo per mezzo di una qualche forma di corporativismo, per il periodo della Rivoluzione francese questo termine diviene particolarmente ambiguo dato che fu proprio in seguito alla rivoluzione che determinate classi sociali – in particolare, pare, gli avvocati – si ritrovarono a rivestire responsabilità di governo che prima non erano alla loro portata.
    Nonostante ciò, il termine ‘corporativismo’ mi appare particolarmente adatto perché la grande illusione delle società democratiche è proprio quella che dei rappresentanti possano pienamente dare voce alla istanze dei rappresentati, dando vita ad una società prospera e coesa senonché vi sono intere fasce di società che da questa dinamica vengono spesso escluse.
    Se poi, aveva in mente di ricordarmi che ho usato la parola ‘corporativismo’ in maniera abusiva, glielo concedo pienamente: non è un problema. Ciò non distorce comunque il senso di quanto volevo esprimere.
    Per concludere, l’allusione al “re del mondo” e alla predeterminazione degli eventi potrebbe anche essere evitata in questo contesto né ha direttamente a che vedere con quanto volevo esprimere; mi limitavo infatti a constatare solo che determinate svolte storiche, se non frutto di cospirazioni, sono comunque state frutto di compromessi e accordi che qualcuno ha preso e che potrebbero qua e là anche somigliare… a delle cospirazioni.
    Sembra che lei nutra particolari interessi storici pertanto forse conosce già il discorso con il quale Robespierre giustificò e auspicò la condanna di Luigi Capeto. Dietro il sottile fanatismo che pervade quello scritto che ha basi, soprattutto filosofiche, a mio avviso un tantino deboli, potrebbero intravedersi alcune delle pulsioni che hanno innescato la rivoluzione.
    Per chiudere, volevo puntualizzare che non ho nulla da ridire sulle singole osservazioni che le ha suscitato il mio commento, il punto è che esse non rivolgono la dovuta attenzione all’argomento principale ovvero la possibilità di occasionali ‘cospirazioni’ nei dintorni della rivoluzione in Francia, senza le quali avremmo difficoltà a spiegare molte cose e, da un punto di vista più ampio, la legittimità dell’impostazione democratica per come il Settecento e l’Ottocento l’hanno espressa e per come noi volenti o nolenti l’abbiamo ereditata.
    La ringrazio comunque per l’attenzione che ha destinato alle cose da me scritte e le auguro di potere estendere la sua perspicacia ad un ambito sempre più vasto di conoscenze.
    Sinceri Saluti. Gianfranco Strazzanti.

    • Gentilissimo Gianfranco,
      Innanzitutto la prego di accettare le mie scuse più sincere, se in qualsiasi modo posso averla offesa, o averle dato l’impressione di voler denigrare in qualunque modo le sue osservazioni più che lecite. Lei me lo ha fatto notare con intelligenza sopraffina e garbo squisito. Di mio, non posso che prenderne atto e ringraziarla per questa sua lezione di stile, quanto mai gradita, insieme all’opportunità (preziosa) di potermi confrontare con un interlocutore di valore, quale Lei indubbiamente dimostra di essere.
      Diradata ogni possibile incomprensione tra di noi, alla luce delle sue precisazioni, mi trovo ad ammettere che in effetti, secondo la prospettiva da Lei delineata, sì l’atmosfera psichica può intendersi come una variabile non secondaria per spiegare determinati eventi storici. Se circoscriviamo infatti l’ambito della nostra disanima all’atmosfera prevalente che circonfondeva l’esprit dell’Assemblea costituente, con le sue pulsioni di rinnovamento radicale e (glielo concedo) i suoi fanatismi, pervasa com’era da una intransigenza ideologica ed una serie di istanze moralisteggianti, che con una certa forzatura si potrebbero persino definire come “proto-totalitarie”, l’atmosfera psichica aveva certamente il suo peso. Un bravo sociologo (cosa che io non sono) vi ravviserebbe forse una consolidata struttura di “bias cognitivi”. E che nella rivoluzione francese spesso si tradussero in una volontà più confusa che ferrea, nel perseguire una sorta di olocausto catartico, tramite l’immolazione (tutt’altro che simbolica) di tutto ciò che potesse essere ricondotto all’ancien regime.
      Proprio per questo faccio molta fatica a ravvisare gli elementi di una più completa e ramificata “cospirazione”… Questo perché una cospirazione richiede elementi dalla raffinata freddezza esecutiva, in una attenta suddivisione dei ruoli, perfettamente coordinati da una lucida mente organizzativa. E mi sembra quanto di più lontano possibile, da quella pletora (per l’appunto) di avvocati di provincia, preti spretati, commercianti in ascesa e piccola nobiltà rosa dai debiti, che si pose a capo di quella che inizialmente nacque come jacquerie prima di trasformarsi in rivoluzione, cavalcando e montando gli umori, le frustrazioni, la disperazione, la fame ed il conseguente odio sociale della plebe parigina. Ma lo fece procedendo di tentativo in tentativo, spesso sbagliando, in una fede fideistica e quasi messianica nelle sorti progressive della nuova Republique, che ovviamente andava difesa dai suoi nemici, veri o presunti tali che fossero.
      Se complotto in origine vi fu, di certo i “cospiratori” originari (il Duca di Orleans?) persero completamente il controllo della cosa, venendo travolti dagli sviluppi successivi, perché gli eventi presero una piega del tutto imprevista rispetto a quelle che avrebbe potuto essere una congiura di palazzo. Ma è pur vero che intrighi come il cosiddetto “scandalo della collana”, contribuirono non poco ad accelerare quel processo rivoluzionario, che sarebbe stato innescato di lì a poco dall’inerzia di un re imbelle, che molti volevano rimuovere ma non per ritrovarsi sotto una repubblica: secondo me, più un fatto accidentale che scientemente perseguito. Non per niente, dopo la (breve) parentesi rivoluzionaria, la Francia continuò infatti ad essere una monarchia a tutti gli effetti fino al 1871.
      Se in tal senso, Lei mi parla di più cospirazioni occasionali… o meglio ancora di embrioni cospirativi destinati ad abortire malamente… certo che nella Francia pre-rivoluzionaria ve ne furono. Ma fallirono anche. Oggi li chiamiamo fenomeni eversivi o “terrorismo”… e cosa più di altri vi si avvicina del caso inglese della “Congiura delle Polveri”?!? Ma di mio non attribuirei loro più importanza o “intelligenza” di quanto effettivamente non ne abbiano mai avuta…
      Ovviamente posso sbagliare, ma di mio resto scettico sull’effettiva efficacia delle cospirazioni, tratte naturalmente le debite quanto rare eccezioni.
      Con i miei più cordiali saluti e stima sincera,
      S.

  9. Gentile S., la ringrazio per quanto mi scrive.
    Mi creda, non c’è stata offesa alcuna. Certe mie precisazioni erano semplicemente un modo per evitare quei ‘batti e ribatti’ che contrassegnano gli scambi di opinioni in rete. D’altronde in tempi dominati dall’ipertrofia dell’ego non potrebbe essere diversamente. Vede, non intervengo spesso in sede di commento, quando lo faccio cerco di evitare per quanto possibile dispute che non portano a nulla, se non ad un inutile sfoggio di conoscenze e ad altrettanti inutili incomprensioni.
    Non ho una formazione da storico e ho apprezzato molto la sua breve disamina su tutte le possibili ‘cospirazioni’ che hanno preparato il terreno alla rivoluzione in Francia e ne terrò conto, anche se l’aspetto delle contingenze storiche, per quanto stia studiando anch’esso, non è di primaria importanza per quello che sto cercando di approfondire.
    Ritengo infatti che i movimenti politici siano solo una delle parti in causa.
    La quantità di eventi ed elementi storici da tenere in considerazione è comunque ragguardevole e spesso lo sguardo d’insieme è minato da molteplici imprevisti e incongruenze, come fa notare lei in merito a coloro che vennero travolti dalle loro stesse macchinazioni, che è un po’ la cifra comune degli eventi rivoluzionari …tale Vergniaud descrisse bene tutto ciò con la fulminea similitudine di Saturno e la rivoluzione.
    Ad ogni modo, più della ricerca storica che può essere certo appassionante e proficua, credo che un attento studio delle idee che spadroneggiavano a quell’epoca possa giovare e, soprattutto, possa offrire una prospettiva di più lungo termine rispetto a quella dei meri fatti storici.
    Quei ‘bias cognitivi’ a cui accenna lei sono infatti vivi più che mai, cosa che appare persino sorprendente per un’epoca come la presente dominata da una cocente disillusione rispetto alla dimensione politica e sociale. L’idea di ‘Sovranità popolare’, che mi pare essere poco più che una contraddizione in termini, l’abbiamo ereditata proprio dal tempo delle rivoluzioni e delle varie guerre d’indipendenza.
    Qualcuno potrà dire che la ‘sovranità popolare’ è rivoluzionaria proprio perché sovverte l’ordine che il mondo ha sempre avuto e io sarei anche disposto ad accettare che ciò sia una possibilità, solo a patto però che una tale ‘rivoluzione’ non riguardi solo la politica, ma abbia i caratteri di una sorta di cataclisma della realtà oggettiva. Rimane il fatto che una tale sovranità – tanto estesa da divenire impalpabile – è stata più propagandata di quanto non sia stata realizzata e che coloro che l’hanno propagandata ricercavano e ricercano ancora soprattutto consenso.
    Proprio questo stesso tipo di ‘propaganda’ ha interessato i fermenti sociali degli ultimi secoli e, per quanto ci provi, non riesco a vederla come cosa spontanea. Ciò deve forse farci pensare che le ‘cospirazioni’, se così possiamo chiamarle, abbiano una natura più complessa e ramificata di quanto non siamo disposti ad ammettere?
    Quanto alle cospirazioni nel senso proprio del termine mi sembrano invece molto spesso di difficile lettura per via della carenza o inaffidabilità dei documenti: è con ogni probabilità il caso di quella arcinota degli Illuminati di Baviera che sarebbe interessante inquadrare bene.
    La ringrazio ancora per lo scambio di preziose impressioni.
    Cordiali Saluti. Gianfranco Strazzanti.

    • Gentilissimo Gianfranco, le sue lettere costituiscono una piacevolissima occasione di incontro e di confronto. E questo è senza dubbio merito suo, per l’arguzia che dimostra nelle sue osservazioni e per l’amabilità dei modi.
      E mi dispiace aver dovuto rimandare questa nostra corrispondenza, non certo per disinteresse, ma per limite dei tempi a mia disposizione.
      Lei solleva una questione che a me interessa molto, come il tema della cosiddetta “sovranità popolare”, che è innanzitutto una chimera fondata (come molte altre) su una finzione condivisa. La sovranità popolare, intesa come pura essenza della volontà del “popolo” (altra invenzione semantica), non esiste. Al massimo è affidata, come la nostra Costituzione ben prevede, ad una serie di organismi rappresentativi fondati su una sostanziale delega in bianco e non negoziabile. Dalla fine dell’assolutismo monarchico, la massima preoccupazione dei “rappresentanti del popolo” è stata quella di mitigare, demandare, e più spesso interpretare il presunto volere del “popolo”, che sovrano non lo è stato mai e che più che altro va condotto al pascolo, ora da un capo carismatico, ora da una oligarchia con pretese pedagogiche. Perché se il primo pompa gli umori del popolo a suo vantaggio, la seconda pretende di ‘educarlo’ il popolo, o meglio ancora addomesticarlo.
      La “sovranità popolare” non è nemmeno un’invenzione moderna. Pensi all’acronimo SPQR dove il Senatus viene prima del Populus, ed è implicito tra i due chi detenga il vero potere in rapporto gerarchico. Per l’appunto, come Lei ben riconosce, l’appello alla “sovranità popolare” è solo uno strumento per legittimare la propria posizione di potere e costruire il consenso su una mistificazione collettiva costruita su un sostanziale inganno a consumo delle masse. Ma tant’è, il “popolo” ci crede.
      C’è in tutto questo un disegno lucido all’origine? Conosce già la mia opinione in proposito.
      Non che io neghi a prescindere l’esistenza delle cospirazioni: che esistono, ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ne nego più che altro l’importanza, dubito della loro piena riuscita, e penso che in realtà per avere successo debbano muoversi su un campo d’azione assai più limitato. Quando si realizzano, in genere a posteriori se ne possono ricostruire le dinamiche… Ecco, l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo a Sarajevo fu una cospirazione coi contro fiocchi, perfettamente riuscita, ed ebbe effetti devastanti sovvertendo l’ordine mondiale dell’epoca. Ma sono pur sempre casi isolati. Quasi delle eccezioni direi. Rispondono, se così si può dire, ad una economia di scala, ma in caso di successo possono facilmente tracimare da quello che avrebbe dovuto essere l’alveo originario.
      Poi è ovvio che la Storia la si può osservare secondo più lenti, in un caleidoscopio di prospettive diverse. Ma ciò non cambia la sostanza dell’evento.

      Con tutta la mia rinnovata cordialità,
      S.

  10. gstrazzanti Says:

    Gentile S., scusi, mi rivolgo a lei in forma abbreviata perché non so se Sendivogius è il suo nome o un nickname, come penso che sia.
    Riesco a rispondere con calma solo ora. La routine lavorativa è un vicolo che grazie al cielo offre ancora qualche scappatoia. La ringrazio per gli apprezzamenti e li ricambio, per quanto c’è, come sa, da rimanere sempre con i piedi per terra e, per quanto possibile, con i cuori in alto… che è cosa che riesce raramente, ahimè.
    La sua prospettiva sul cospirazionismo mi sembra estremamente realistica e in larga parte la condivido.
    Questo è un punto sul quale ho cercato di maturare una visione quanto più lucida possibile.
    Alcuni studiosi della cospirazione, credono di potere abbracciare per intero una prospettiva storica che, dall’alba dei tempi fino ad oggi, ci mostra un disegno organico per sottomettere le masse e sfruttarne le ‘potenzialità’. Comprendere nella sua interezza un tale disegno, sempre ammettendo che esista, è uno sforzo che mi limito a definire titanico. Certo, anche io ho avuto delle intuizioni a tal riguardo: la tendenza alla ‘potenza’ e allo sfruttamento degli esseri umani, in tutti i campi, è un indizio che permette numerose deduzioni, ma mi guardo bene dall’offrire come verità assoluta dei miei sentori non suffragati da alcuna prova precisa.
    Non possiamo pretendere, secondo me, di potere assurgere a consapevolezze che attraversano i secoli in tal modo: in questo senso l’episodio dell’albero della conoscenza biblico ha tantissimo da dire ed è in primo luogo necessario prendere bene le misure alla ‘nostra’ deduttiva e pertanto limitata intelligenza.
    L’unica visuale che mi ha a suo modo convinto in materia di ‘disegni storici complessivi’ è quello di Gioacchino da Fiore il quale, nelle sue opere sull’Apocalisse, ha cercato di descrivere il succedersi dei tempi e l’intrecciarsi sullo stesso piano storico di due steli, quello maligno della falsa chiesa e quello giusto della chiesa sofferente.
    Ma anche questa visione non risponde ad alcune mie domande sull’avvento della civiltà tecnologica nella quale viviamo. A parte parlare di ‘prodigi’, l’Apocalisse non parla schiettamente dell’avvento della macchine anche se so, o presento, che il linguaggio della Rivelazione non è destinato ad una comprensione meramente letterale.
    Il punto è che si tratta di una questione già affrontata nel Nuovo Testamento e di cui Gioacchino tiene conto: nessuno può osare definirsi detentore di una verità sui tempi ultimi e nemmeno sulla dinamica che porta al loro dissolversi – o ‘sublimarsi’.
    …e le cospirazioni di cui parliamo sono una parte importante di questa dinamica…
    Un grande simbolo che ho trovato rispetto al nostro ‘tempo ultimo’, o ‘tempofine’ come lo chiama Jacob Taubes, è quello del cavallo di Troia. Già, perché il cavallo di Troia, secondo la mia personale opinione, prefigura il tempo tecnologico. Il cavallo di Troia è un finto dono alla divinità perché, in realtà, non è che uno strumento che cela la distruzione che porta in grembo. Il cavallo di Troia è un’opera meramente tecnologica che inganna gli uomini del passato i quali credevano che tutto andasse offerto al divino, persino la guerra, quando invece è un dono al solo e mero fine dei greci.
    In questo senso, penso che Ulisse sia il primo uomo veramente moderno della storia e ciò che Dante Alighieri ha da dirne nella Commedia è di estremo interesse.
    Come il cavallo che attraversò le porte Scee, anche la tecnologia mira solo al fine, non si interessa affatto dei suoi effetti sulla psiche umana o sul contesto cosmico e spirituale nel quale viene utilizzata. La tecnologia misconosce la morale e anzi ci mostra i limiti della morale stessa, rendendo tutto disponibile nel momento stesso in cui glielo chiediamo.
    Comunque, a parte questa mia personale digressione che mi auguro sia di suo interesse, nella mia ricerca sulle cospirazioni settecentesche ho deciso per il momento di limitare la mia visuale all’ambito delle società segrete, che poi non lo erano neanche troppo…. Non mi allontano per ora da questo lido, perché voglio prima vederci un po’ chiaro e non farmi abbacinare dalle suggestioni di coloro che credono di potere descrivere una cospirazione ben precisa, cadendo poi nella necessità di dovere insinuarvi le loro ipotesi per reggere disegni che hanno, in alcuni casi, una realtà solo nella loro testa.
    Se ha dei titoli interessanti sulle società iniziatiche e poi anche sul milieu magico di fine Settecento e inizio Ottocento, proponga pure. Gliene sarei grato.
    I miei più sinceri ringraziamenti e saluti. Gianfranco.

    • Gentilissimo Gianfranco,
      Ovviamente la scelta di “Sendivogius” risponde alla necessità di avere quanto meno un nom de plume, che definisca la mia identità digitale e che possa essere attribuita alle mie pubblicazioni.
      La lettera “S.”, con la quale sono solito firmarmi, è in realtà desunta dalle iniziali del mio nome anagrafico. Il fatto che coincida anche con l’iniziale del nickname, che mi contraddistingue in questo contesto virtuale, è solo un caso (oppure no). Come vede, niente è mai davvero come appare.
      Non sono un esegeta del pensiero gioachimita, essendo le mie conoscenze assai limitate. E l’escatologia florense meriterebbe ben altre digressioni e competenze di quelle in mio possesso, nell’umiltà di intraprendere un cimento del quale non sarei all’altezza.
      Certo, nella ternarietà teologica della Storia, mi sarebbe assai difficile scorgere un’Età dello Spirito nei tempi che viviamo, ben lontana dalla Parusia ecumenica di un millenarismo sabbatico.
      Però mi piace molto la metafora del Cavallo di Troia, con un’interpretazione che trovo alquanto originale nella sua rilettura in chiave contemporanea, soprattutto se applicata ad una predominanza della Tecnologia che, nella sua dimensione meramente funzionale e meccanicistica, è sostanzialmente deresponsabilizzata perché appunto priva di una vera morale condivisa, in grado di imprimere un senso più pervasivo che vada oltre le nuove forme di anomia tecnologica e non sia limitato esclusivamente a quello che E.Morozov chiama utopia del cyber-ottimismo, rapportando il fenomeno alla fruizione della “rete”.
      Voglio inoltre ringraziarla per la sua considerazione, confidando di esserne all’altezza… Mi permetto dunque in virtù della sua richiesta di suggerirle qualche lettura che forse potrebbe trovare interessante, pur non possedendo assolutamente la presunzione di voler orientare le sue scelte.
      Di mio, non disdegnerei:

      Sarà Vero. La menzogna al potere
      di Errico Buonanno
      (Einaudi, 2009)
      Divertente, ironico, quanto mai divulgativo e dalla lettura agevole.

      In merito alle società iniziatiche del XVIII° secolo, sceglierei:

      I Templari
      di Peter Partner
      (Einaudi, 1982)
      Che investiga, soprattutto nella seconda parte del libro, il fenomeno del neo-templarismo per una mitopoiesi delle società esoteriche di fine ‘700. E lo fa in forma essenziale e dinamica.

      Storia dei Rosa Croce
      di Paul Arnold
      (Bompiani, 1991)
      Forse l’opera più seria e rigorosa in circolazione sull’argomento.

      Storia della Massoneria in Italia, dalle origini alla Rivoluzione francese
      di Carlo Francovich
      L’opera originale risale al 1974, ma è stata recentemente ristampata per le edizioni della Ghibli. E costituisce uno dei compendi più completi in circolazione sull’argomento.

      Eppoi ci metterei anche il grande Umberto Eco, con la segnalazione di almeno un paio di romanzi assai adatti al tema:
      “Il Pendolo di Foucault”, che è una disamina romanzata del moderno complottismo in chiave esoterica.
      E soprattutto lo straordinario, titanico, “Cimitero di Praga”, che delinea una vera e propria genesi della nascita dei famigerati “Protocolli dei Savi di Sion”, forse il falso più diffuso e propagato nella storia delle cospirazioni, insieme ad una panoramica vastissima di personaggi, sette, e occultismo, che investe quasi un secolo di storia europea.

      Ma l’elenco potrebbe essere potenzialmente vastissimo.
      Mi limito dunque ad abbozzare una bibliografia minima, essenziale, ovviamente del tutto incompleta.

      Con immutata cordialità,
      S.

      • gstrazzanti Says:

        Gentile S., non ho neanche io una preparazione estesa su Gioacchino per quanto ciò che egli trasmise va ampiamente al di là delle sue opere scritte. Da quel poco che mi scrive sulla ‘ternarietà teologica della Storia’ e su quanto sia ‘difficile scorgere…’ si evince che le è comunque capitato di toccare l’argomento. Mi permetto solo di precisare che, per quanto ne ho potuto capire, a Gioacchino si attribuiscono riflessioni sulla storia in chiave meramente ‘laica’ che sono del tutto estranee al suo reale pensiero. Quantomeno, quel poco della visione di Hegel che ho potuto studiare mi pare vada in questo erroneo senso. L’Età dello Spirito abbisogna del completamento di là dei tempi secolari. Su questo ovviamente si gioca il tutto, altrimenti Gioacchino diviene semplicemente un filosofo della storia come ce n’è stati tanti.
        Le sono estremamente grato per la lista di testi che mi propone. Alcuni mi erano noti, altri no.
        Ad Eco non mi sono mai avvicinato troppo perché studiare l’illuminismo leggendo un estimatore entusiasta dell’illuminismo stesso qual era Eco mi è sempre risultato poco agevole. Ad ogni modo, i due testi che suggerisce sono delle letture che prima o poi farò, anche perché ‘I protocolli dei Savi di Sion’ rientrano nei miei interessi.
        La ringrazio ancora e le auguro di stare bene.
        Sinceri Saluti. Gianfranco.

  11. Fin dagli anni successivi alla Rivoluzione Francese, alcuni scrittori avviarono approfondite ricerche su quel crogiolo di trame più o meno oscure che fu il mondo delle società segrete del tempo. Le corpose opere sull’argomento di John Robison e del gesuita Augustin Barruel, pubblicate e diffuse già sul finire del Settecento, diedero infatti spunti in abbondanza a quel filone di ricerca che avrebbe finito per dare corpo ad una teoria ormai nota all’immaginario collettivo quale teoria della cospirazione.

    Che eventi come la Rivoluzione Francese e altre rivoluzioni democratiche e anti-monarchiche del XVIII secolo vadano considerate in relazione all’ambiente culturale nel quale maturarono, questo può essere facilmente accettato; gli eventi storici non essendo altro infatti che gli effetti più appariscenti di un complesso panorama intellettuale e psicologico che li ha nutriti. I cospirazionisti però, fin dal loro apparire, non si prefissero il fine di illustrare un quadro culturale del loro secolo, bensì intesero smascherare, con toni anche accesi, l’azione eversiva di personaggi spesso poco noti all’opinione pubblica, imputando loro crimini e aggressive strategie di proselitismo e indottrinamento.

    Tra questi personaggi, presunto o reale cospiratore, spicca certamente il nome di Adam Weishaupt.

    Nemico numero uno di Robison, di Barruel e, a quanto pare, anche delle Autorità dell’Elettorato Bavarese che lo esiliarono per tentata eversione, Weishaupt è, da allora, sempre stato visto nell’ottica del suo ruolo all’interno delle società segrete. È ben noto infatti quale fondatore dei misteriosi Illuminati di Baviera, organizzazione alla quale sono appunto legate tutte le sue traversie; non è affatto risaputo invece che Weishaupt dedicò gran parte della sua vita alla stesura di saggi filosofici, rimasti per due secoli poco diffusi e ancora meno tradotti. Che un tale prolungato silenzio sul Weishaupt pensatore sia stato in qualche maniera architettato, o da egli stesso auspicato, non è certo qualcosa che può essere escluso; né stupisce che l’opera di Spartacus, nome con cui era noto tra gli Illuminati, sia di recente stata ripresa soprattutto per iniziativa di ambienti massonici, dato che Weishaupt, è ben ricordarlo, fu anche massone.

    Il riemergere delle sue opere lo va oggi rivelando quale pensatore originale e promotore di ideologie, come vedremo, a tratti controverse; allo stesso tempo, restituisce al Secolo dei Lumi un filosofo fondamentale per conoscere la filosofia di quel secolo. La lettura degli scritti di questo professore di diritto canonico di Ingolstadt ci permette inoltre, per quanto gradualmente, di uscire da quella nebulosa di mezze prove e deduzioni personali che, nel suo complesso, è la teoria della cospirazione; quello di Spartacus è infatti un pensiero dai contorni nitidi e che affronta le stesse questioni che gli studiosi della cospirazione hanno per secoli imputato a Weishaupt e agli Illuminati, senza spesso valutarne il fondamento teorico.

    Perché dunque la filosofia di Weishaupt è da considerarsi tanto significativa e interessante? Perché Spartacus porta alle estreme conseguenze lo scopo di molti filosofi illuministi: applicare la Ragione umana a tutti gli ambiti del conoscibile. Molti fallirono in questa impresa, compreso un capostipite dell’Illuminismo, Jean-Jacques Rousseau, le cui di volontà generale e legislatore ideale avevano più che a che fare col misticismo che non con la Ragione.

    E Spartacus, portò egli a compimento tale impresa?
    È quello che cercheremo di capire qui di seguito.

    Per continuare a leggere:

    https://ignotascintilla.wordpress.com/2019/05/07/la-rivoluzione-dietro-la-rivoluzione/

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: