Il Piano B

John-Constantine-with-gun

Nel delineare una “nuova storia” sulle cause che condussero alla caduta dell’Impero romano (d’Occidente), lo storico britannico Peter Heather liquida la questione dei profughi con poche parole, più che sufficienti ad esaurire la faccenda:

Peter Heather  «Quello degli immigrati non era affatto un problema nuovo per l’impero, che spesso lasciava entrare gli stranieri: un flusso pressoché costante di individui in cerca di fortuna, e di tanto in tanto migrazioni anche più consistenti. In latino c’è un termine specifico per indicare l’accoglienza dei migranti: “receptio”. Un’iscrizione del I secolo d.C. registra il fatto che il governatore di Nerone trasportò in Tracia 100.000 persone provenienti da “oltre il Danubio” (transidanuviani).
TetrarchiNel 300 d.C. gli imperatori della tetrarchia riallocarono entro i confini dell’impero decine di migliaia di Carpi provenienti dalla Dacia, disperdendoli in varie comunità del Danubio, dall’Ungheria al Mar Nero.
Tra i due episodi si erano verificati innumerevoli flussi analoghi; mentre è difficile sostenere che il trattamento riservato fosse sempre e dovunque lo stesso, è possibile enucleare alcuni schemi ricorrenti. Se tra l’impero ed i richiedenti asilo i rapporti erano buoni e se la migrazione avveniva per mutuo accordo, alcuni dei giovani maschi immigrati venivano arruolati nell’esercito e il resto della popolazione veniva sparpagliata in tutta la superficie dell’impero, impiegato in agricoltura e di lì in poi assoggettato alle tasse come tutti gli altri. […] Se invece i rapporti non erano idilliaci…. le condizioni erano più dure.
[…] C’è poi un altro denominatore comune a tutti i casi documentati di immigrati cui fu concesso di stabilirsi entro i confini dell’impero. Gli imperatori non lasciavano mai entrare i migranti così, sulla parola, ma si assicuravano di poterne controllare militarmente le mosse…. confidando che le forze romane in loco avrebbero potuto sedare eventuali disordini

Rome soldierPeter Heather
La caduta dell’impero
romano. Una nuova storia
Garzanti (Milano, 2006)

Quando per una serie di sfortunate circostanze ed impressionanti errori di valutazione ciò non fu più possibile, l’Impero si avvitò nell’ennesima crisi dalla quale però non fu più in grado di riprendersi, fino alla sua inesorabile caduta.

Comitatenses

Ora, paragonare l’impaludata gilda mercantile che si fa chiamare pomposamente “Unione europea” ai fasti ed alle miserie dello scomparso Impero Romano sarebbe quantomeno fuori luogo e costituirebbe una pacchiana forzatura storica, se non fosse che questo costituisce a tutt’oggi l’unico precedente di un’Europa unita sotto un apparato amministrativo complesso, con regole uniformate ed una moneta comune. Dal confronto, escludiamo volutamente l’Europa carolingia, col suo “sacro romano impero” che consisteva più che altro in un regno proprietario, inteso come patrimonio di famiglia e basato sul vassallaggio feudale, rozzamente intagliato sulle rovine del precedente latino.
BurgundiIn entrambe i casi, niente a che vedere con l’attuale sommatoria di 28 egoismi nazionali, raggrumati alla peggio in una tecnoburocrazia monetarista, che sostanzialmente funziona come un’immensa agenzia di recupero crediti a garanzia dei suoi fondi salva-banche, per l’indebitamento statale tramite la cessione delle insolvenze in una gigantesca operazione di cash-pooling, con un unico beneficiario: la Germania. Oggi come ieri è la ‘nazione’ über alles, per un’Europa strutturata ad immagine e garanzia degli interessi tedeschi, con un modello commerciale di riferimento prevalente che non va oltre l’esperienza della Lega Anseatica coi suoi richiami neo-mercantilisti.
hanza-mapSu quale poi sia lo spirito che sottende una simile filosofia, alla base di un ordine strutturato soprattutto a livello economico, nelle sue Considerazioni di un impolitico uno scrittore come Thomas Mann tirava in ballo direttamente il russo Dostoevskij per spiegare la peculiarità tedesca:

Considerazioni di un impolitico«Quello che Dostoevskij chiama il “radicalismo cosmopolitico” è quell’indirizzo spirituale che ha per mèta finale la società della civiltà democratica, la république sociale, démocratique et universelle; empire of human civilization. È davvero un’idea illusoria dei nostri nemici? Comunque, illusoria o no: non possono essere che nemici della Germania quelli che vagheggiano una siffatta “idea illusoria”, perché una cosa è certa: che in una fusione delle democrazie nazionali in una democrazia europea e mondiale non rimarrebbe più nulla della sostanza tedesca. La democrazia mondiale, l’impero della civilizzazazione, la “società dell’umanità”, potrebbe avere un carattere piuttosto latino o anglo-sassone, nel quale lo spirito tedesco finirebbe coi diluire e sparire, verrebbe estirpato, non esisterebbe più.
E la Germania? E i tedeschi? Dostoevskij dice: “L’aspetto caratteristico, essenziale di questo popolo grande, orgoglioso e singolare, è consistito sempre, fin dal primo momento in cui fece la sua apparizione nel mondo della storia, nel fatto che mai, né nei suoi destini, né nei suoi principi, ha accettato di unificarsi con l’estremo mondo occidentale, cioè con tutti gli eredi dell’antico patrimonio romano. Contro quel mondo lo spirito tedesco ha protestato per tutto il corso degli ultimi duemila anni e, anche se non ha pronunciato il proprio verbo non ha formulato in contorni precisi il suo ideale, che sostituisse positivamente l’antica idea romana da lui stesso distrutta, tuttavia, credo – dice Dostoevskij (e questo è un punto poderoso della sua trattazione, ci si accorge d’un tratto con chi abbiamo a che fare: col primo psicologo della letteratura universale) – in cuor suo quello spirito è stato sempre convinto che prima o poi avrebbe saputo pronunciare questo nuovo verbo e guidare con quello l’umanità”.
T.Mann […] Era dunque ugualmente chiaro a tutti fin dal primo momento, penso io, che le radici spirituali di questa guerra che ha tutti i titoli possibili per chiamarsi “guerra tedesca”, affondano nel “protestantesimo” organico e storico della Germania; era chiaro che questa guerra rappresenta in sostanza una nuova esplosione, la più grandiosa forse e molti credono l’ultima, dell’antichissima lotta dei tedeschi contro lo spirito dell’occidente, ed anche della lotta dello spirito romano contro la pervicace Germania

Thomas Mann
Considerazioni di un impolitico
Adelphi, 1997.

Fanteria tedesca in Alsazia (1914)Smaltiti gli effluvi della grande sbornia nazionalista che portarono la Germania alla catastrofe della grande guerra, Thomas Mann ebbe a sperimentare personalmente su quali fondamenti spirituali poggiasse l’eccezionalità germanica nella supremazia di questo popolo tanto introverso, questo popolo della metafisica, della pedagogia, la cui anima non ha un orientamento politico, bensì morale, giacché “democrazia vuol dire predominio della politica”

10 Maggio 1933 - Rogo dei libri a Berlino«La democrazia e la politica stessa sono estranee e venefiche al carattere tedesco….. Io mi dichiaro profondamente convinto che il popolo tedesco non potrà mai amare la democrazia politica per il semplice motivo che non può amare la politica stessa, e che il tanto deprecato “Stato dell’autorità costituita” è e rimane la forma di Stato che più gli è adeguata e congeniale, quella che in fondo lui stesso si è scelta.
[…] Lo spirito non è politica: per un tedesco non c’è bisogno di appartenere al cattivo secolo diciannovesimo per fare di questo “non è” questione di vita o di morte. La differenza fra spirito e politica implica quella fra cultura e civilizzazione, fra anima e società, fra libertà e diritto di voto, fra arte e letteratura; ora la “germanicità” è cultura, anima, libertà, arte, e non civilizzazione, società, diritto di voto, letteratura.
[…] I pregi della nazione e dell’arte tedesca sono di carattere preminentemente etico, in contrasto con l’intellettualismo della civilizzazione occidentale

G.Hackert - Goethe a Roma visita il ColosseoNon per niente, per molti spiriti magni di teutonica schiatta, uno dei massimi approcci culturali al mondo latino era la contemplazione romantica delle rovine di un mondo che, in fondo e loro malgrado, avevano pur contribuito a distruggere, finanto che non hanno deciso poi di riplasmare l’Europa in nome dell’ordine, dell’obbedienza, della propedeutica del dovere nel culto dell’autorità che è sempre pedagogica anche nella coercizione più estrema (rieducare i popoli alle virtù tedesche) nella sua “antipoliticità”.

Invece, a livello mediterraneo, dell’antica dimensione imperiale resta più che altro la pletora ciarliera degli aspiranti ‘cesari’. E al massimo si tratta di Romoli Augustoli, che si avvicendano sui loro effimeri troni di cartapesta, gigioneggiando nei teatrini di una politica indegna, con tutta la prosaicità ridanciana della loro fanfaronaggine parolaia.

renzi

Ascoltare i cinguettii del principino rignanese che pigola qualcosa a proposito di “accoglienza europea” e “redistribuzione delle quote”, dopo aver strombazzato urbi et orbi gli eccezionali successi epocali della sempre più evanescente Federica Mogherini, e bofonchia l’esistenza di un “Piano B” per affrontare l’emergenza immigrazione, supportato com’è da quell’altro monumento all’inutile che è il suo degno compare Angelino Alfano agli Interni, restituisce tutto il senso della farsa ad un Paese sempre più allo sbando. Nell’assoluta latitanza delle fantomatiche istituzioni europee, che esistono unicamente per tirar di conto, nella sua ritrovata “sovranità nazionale” l’Italietta decisionista del Bambino Matteo sta scoprendo a sue spese che l’immigrazione, se gestita male (o meglio: se non gestita affatto), ben lungi dall’essere una “risorsa”, può essere un problema (e anche dei più scabbiosi); che le strutture locali non sono assolutamente attrezzate per gestire l’ondata migratoria; che bastano appena 100 profughi afghani per mandare in tilt città come Udine; che una simile massa di indigenti e disperati da importazione rischia davvero di portare al collasso col loro peso le già precarie strutture sanitarie e di pubblica assistenza, rischiando di innescare una reazione incontrollabile in una sorta di dumping sociale tutto al ribasso. Che non ha davvero senso andare a raccogliere fin sotto la costa libica migliaia di migranti, che poi non si sa assolutamente come gestire ed integrare. E che certo questo non costituisce un deterrente all’esodo di massa che anzi ne risulta incentivato nella certezza del trasbordo, mettendo in mare qualsiasi cosa galleggi fino ad un miglio dalla costa africana. E che è un bene che la totalità dei migranti, nonostante le condizioni bestiali a cui sono costretti, sia finora costituita da persone assolutamente pacifiche e inermi.

Italian Prime Minister Matteo Renzi during the meeting with French Ambassador in Italy, Catherine Colonna (not seen), at Farnese Palace in Rome, Italy, 07 January 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Suo malgrado, il Bimbetto rignanese ed i suoi accoliti stanno scoprendo che nel resto dell’Europa, stremato dalla lunga recessione e con milioni di disoccupati da riallocare e sistemi di assistenza sociale drammaticamente a corto di fondi, una simile “risorsa” nessuno la vuole e trovano comodissimo utilizzare le propaggini meridionali del continente (Grecia ed Italia) come immensi recinti per bloccare il transito di indesiderati. Ne si può pretendere che i singoli paesi si facciano carico di un problema che il governo italiano non sa assolutamente affrontare, nella schizofrenica confusione che ne contraddistingue le iniziative.
Il Piccolo Principe sta cominciando a capire che sarà proprio la questione migratoria a segnare la fine del suo effimero potere: non lo scempio costituzionale in atto, con l’abuso della decretazione d’urgenza e la concentrazione dei poteri; non la farsa dei contratti a monetarizzazione crescente spacciati per nuova occupazione; non l’impoverimento progressivo dei ceti medio-bassi della società italiana; non lo smantellamento della scuola pubblica; non la pioggia di scandali e ruberie a non finire, che rischiano di far sembrare il PSI craxiano un partito di reprobi… bensì proprio l’assoluta inadeguatezza, nel gestire una delle questioni più antiche del mondo come l’immigrazione, rischia di travolgere questo abborracciato bulletto di provincia, sull’onda lunga delle paure degli italiani e la solleticazione dei loro peggiori istinti, che se portati all’esasperazione non conducono mai a niente di buono…

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31 Risposte a “Il Piano B”

  1. trovo questo paludatissimo post sostanzialmente indegno e storicamente vergognoso, ma non ho voglia di sprecare il fiato ad argomentare perché.

    spero piuttosto che cestinerai il commento e non me ne lamenterò neppure.

    • Non si fanno le frittate senza rompere le uova.
      Se dovessi piacere a tutti, finirei col non accontentare nessuno.

      • però partecipare al coro incolto che fa razzismo anti-tedesco mi pare proprio il contrario di quel che dici: facile popolarità a poco prezzo.

        • Furbescamente, potrei obiettare che mi sono limitato a citare soltanto alcune considerazioni di Thomas Mann, ma sarebbe troppo facile. E non offenderò la tua intelligenza con trucchi da prestigiatore…
          Più semplicemente, mi chiederei come mai questo sentimento (razzismo è un’altra cosa) anti-tedesco sia così radicato e diffuso, soprattutto a livelli ben più elevati e colti di quanto sia il sottoscritto; che no, non cerca popolarità a poco prezzo. Altrimenti si occuperebbe di gossip e condirebbe il tutto con un’abbuffata di tette.
          E soprattutto mi chiederei se tale ostilità sempre più diffusa sia solo il frutto di un pregiudizio abilmente manipolato, in un grande fraintendimento su scala continentale.

          P.S. Per inciso, io non ho assolutamente nulla contro i tedeschi; piuttosto, guardo criticamente a certa ideologia tedesca

          • è ovvio che le parole di Mann sono inattuali e riguardano una Germania che non esiste più, di qui l’enorme scorrettezza di usarle oggi totalmente fuori contesto – cosa che francamente mi ha meravigliato in un blogger come te e considerando la qualità di quel che scrivi di solito.

            quanto alle origini del razzismo anti-tedesco non è difficile accorgersi che, nel suo piccolo, ha le stesse origini di quello alimentato dai nazisti contro gli ebrei, cioè si muove a partire dall’invidia sociale contro un gruppo che appare fortunato perché capace.

            mi domando se si possa essere critici anche molto duri di certi aspetti della politica tedesca, come sono io (sto dalla parte dei greci, oggi, per essere chiari), senza scadere nel razzismo contro quel popolo, mascherato da critica delle ideologia “tedesca” (bella differenza! anche i nazisti che l’avevano soltanto con la cultura ebraica e il Protocollo dei savi di Sion…).

            credo sarebbe molto più corretto peraltro dire che la politica sociale ed economica che i tedeschi nella loro maggioranza stanno sostenendo è la stessa che governa tutto il mondo, per cui prendersela con loro soltanto mostra chiaramente che ci si sta prestando ad una mistificazione a favore del potere reale degli iper-plutocrati senza nazione che stanno spolpando il mondo.

          • Per quanto si possa credere il contrario, ho un profondo rispetto per il senso di appartenenza e le radici culturali che contraddistinguono il pensiero dei singoli in un contesto più ampiamente collettivo.
            Perciò troverei surreale aprire hic et nunc un’inutile polemica sui ‘caratteri nazionali’, che assumerebbe toni macchiettistici.
            Tuttavia, permettimi di dirti che paragonare la persecuzione (e sterminio fisico) degli ebrei alle polemiche e le critiche rivolte alla Germania, che non implicano certo le valutazioni pseudo biologiche e fisiognomiche proprie del razzismo, è un’abnormità fuori luogo che rischia di rasentare il ridicolo.
            Comprendo certo ‘spirito tedesco’ (sit venia verbo!), ma non capisco perché se si critica il sistema tedesco si tratta di “invidia sociale”, mentre se si fa lo stesso con certa politica statunitense allora si parla di “denuncia anti-imperialista”. Il ché rischia di diventare un giochino molto ‘peloso’… Ci sono già passati in parecchi: contesti il Governo italiano (Berlusconi, Monti e ora Renzi)?!? E allora sei “disfattista” e “anti-italiano”; ovvero “gufo” e “rosicone”. Contesti la repressione israeliana nei territori occupati della Palestina?!? E allora sei “anti-semita”…
            La definizione cambia a seconda dell’attore politico, ma la tecnica è sostanzialmente la stessa. E serve a silenziare le ‘dissonanze’.

            “..credo sarebbe molto più corretto peraltro dire che la politica sociale ed economica che i tedeschi nella loro maggioranza stanno sostenendo è la stessa che governa tutto il mondo..”

            Verissimo! Ma poi i “tedeschi”, o sarebbe meglio dire i loro governanti (che poi è elite politico-finanziaria) ci mettono molto del proprio…
            Le politiche del “rigore” coi dogmi della “austerità” elevata ad una specie di pedagogia sociale per la rieducazione delle “cicale latine”, per un’economia tutta incentrata sulle esportazioni, è peculiarità molto ‘tedesca’ (e questa sì che rasenta tratti razzistici nelle valutazioni ‘etniche’) e non costituisce certo una novità: è una conseguenza psicologica della Repubblica di Weimar e gli americani se ne lamentavano già 30 anni fa (vedasi Pierre Salinger), reputandola nociva per la crescita. Ma ne parlava a suo modo già Machiavelli un mezzo millennio fa, a dimostrazione che certi tratti “culturali” permangono eccome nell’identità strutturata di un popolo….
            La fissazione tutta teutonica su rigore, riduzione del debito a tappe forzate, austerità, la struttura tecnocratica della Banca Centrale (incentrata sul modello della Bu.Ba)… sono i dogmi della UE. E non è un mistero che ogni tentativo di derogare o rivedere tale aspetto ha sempre incontrato la ferma opposizione del governo tedesco e dei suoi apparati finanziari, con gli eccezionali risultati di far piombare l’intero continente nella peggior recessione della sua storia recente. Non si capisce bene a che titolo, Francoforte ha messo il suo veto persino all’acquisto dei titoli di stato sui mercati secondari, ha sempre negato ogni deroga fiscale anche quando la situazione per gli altri stati diventava insostenibile, e si è preoccupata sistematicamente di scaricare le armi della Banca centrale europea, favorendo di fatto la speculazione finanziaria sui titoli sovrani degli altri partners europei (e suoi principali competitors commerciali nell’ambito delle esportazioni), almeno fino a quando Draghi non si è deciso a tirare fuori il famoso “bazooka” con grande contrarietà del governo di Berlino. Non per niente, la severità e l’intransigenza tedesca serviva più che altro a proteggere l’esposizione ed il rientro in emissioni periferiche delle banche teutoniche, che grazie al cambio fisso e l’euro forte (un anomalia assoluta in caso di recessione) drenava capitali e liquidità dall’altra esternalizzava le perdite accollando le esposizioni bancarie al fondo Salva-Stati.
            Potrei parlare dei trucchetti contabili che questi “virtuosi del rigore” (a casa degli altri) applicano sfacciatamente in virtù di un’acquisita posizione di forza:
            Dal surplus commerciale nella bilancia dei pagamenti (esplicitamente sanzionata nei “sacri” trattati europei e mai contestata); la distinzione tra “debito esplicito” e “debito implicito” (in cui rientra la spesa sanitaria e previdenziale che in tal modo viene defalcata dal deficit) nella definizione del bilancio nazionale che la Germania applica per far quadrare i propri conti, ma NON nel caso degli altri paesi UE.
            La sistematica violazione dei “parametri di Maastricht” ogni volta che conviene a Berlino, a partire dalla deroga dei vincoli all’indebitamento.
            L’anomalia davvero tutta tedesca delle Landesbanken (e delle Sparkassen), strumenti del peggior clientelismo politico e affaristico, con spaventosi buchi di bilancio ed insolvenza fiscale, con patrimonializzazioni spesso gonfiate o fittizie: un sistema di banche locali che sfugge ad ogni controllo in ambito comunitario e che (caso unico in Europa!) NON sono soggette ai draconiani stress-test della BCE.
            Potrei continuare, parlando dei debiti di guerra mai saldati dalla Germania (a partire dal 1918) a proposito di quella storia dell’ottemperamento degli “obblighi”… Questo perché, fatta l’eccezione, per tutti gli altri i debiti vanno sempre pagati senza dilazioni né sconti.

            Intendiamoci, tutti gli stati perseguono egoisticamente i propri interessi, ma è insopportabile quando questi si atteggiano ipocritamente a “moralizzatori” dell’etica altrui…
            In tutto ciò, il “razzismo anti-tedesco” c’entra ben poco, per non dire nulla.

          • vedi dove è il tuo errore e lo spreco di tutta la tua intelligenza?

            questa politica economica è del Fondo Monetario Internazionale, mica dei tedeschi.

            il governo tedesco è un esecutore come tutti gli altri, quel che ci mette di colorito locale non è la sostanza del problema, che sta altrove.

            è grave prendersela col nemico sbagliato.

            però sta bene rilanciare i nazionalismi, dai.

            magari una bella guerra, anche solo economica, alla Germania potrebbe essere risolutiva, non trovi?

            considerando che quasi quasi, a sentire te, è colpevole anche della crisi del 29…

            scappa da ridere a leggere questa descrizione dei tedeschi come il male del mondo dal tempo di Machiaveli in poi…

            ma poi perché non ricordare Druso, allora, e la fine dell’impero romano?

            insomma la perfida Germania al posto della perfida Abione, ma la sostanza di una propaganda dai toni fascistoidi non cambia, da parte italiota.

          • Il “tedesco medio” (chiamiamolo così) sa poco o nulla di quello che vanno combinando i suoi governi. A livello politico, sono persino più ignoranti di un italiano e passano il tempo crogiolandosi compiaciuti del loro nuovo Wirtschaftswunder, senza farsi troppe domande. Questa almeno è l’impressione che ho potuto ricavare io, ascoltando i tedeschi che conosco e che frequento: cosmopoliti, poliglotti, di cultura medio-alta.
            Riguardo al “nazionalismo”… sì lo vivono in maniera molto più viva e convinta rispetto a noi italioti fascistoidi.

            In merito al FMI, questo non avrebbe MAI dovuto essere coinvolto in vicende interne squisitamente europee che avrebbero dovuto essere prerogativa esclusiva delle istituzioni comunitarie. Il coinvolgimento del FMI segna tutta l’inconsistenza (ed il sostanziale fallimento) della UE. Per onor del vero, la Germania, o meglio la Bu.Ba., almeno in origine era profondamente contraria all’intervento del FMI, ma non per le ragioni che si possono credere…

            En passant, faccio notare che l’unica ad aver scatenato una sorta di guerra economica contro i suoi stessi “alleati” (e rivali commerciali) finora è stata la Germania. In tal senso, l’accanimento con cui viene portata avanti la strafexpedition contro la Grecia costituisce un monito a livello continentale.

            In quanto alla Selva di Teutoburgo, Tiberio, Druso e la campagna dell’Elba, la quasi totalità degli italiani non sa nemmeno di cosa parliamo, mentre molti tedeschi in vena di romanticherie ancora si masturbano pensando ad Arminio (pardon! Harmin).
            Giusto a proposito di nazionalismo.

          • devi essere un accanito lettore di Bagnai: noto delle precise influenze stilistiche ai confini del plagio.

            e, alla luce della mia esperienza di vita in Germania non posso che compatire entrambi: il razzismo si nutre sempre dell’ignoranza.

          • Tra le mie letture posso contemplare Joachim Fest, Theodor Mommsen, Wolfgang Kunkel… Peter Fritzsche ed Eric Weitz… ovviamente Thomas Mann, ma anche Schopenhauer, Nietzsche, Max Stirner… e pure Marx o Goethe… Ma non il prof. Bagnai che non è mai rientrato tra i miei ‘romanzieri’ preferiti.

            Invece, nella mia infinita ignoranza di italiota e fascistoide e razzista e anti-tedesco e pure antisemita (non ci facciamo mancare nulla!) e quanti altri titoli ancora vorranno essermi attribuiti.. consiglierei vivamente di rileggere la definizione di “razzismo”, giusto per sapere di cosa parliamo (invece di tirarlo in ballo a sproposito), magari insieme a quelle divertenti espressioni di umorismo teutonico che noi walschen non siamo assolutamente in grado di cogliere tanto siamo primitivi.

  2. Ottimo.
    Leggendo i commenti o ritrovato un’espressione che ai tempi di Monti, in TV, aveva avuto un certo successo (fino a diventare un meme) e che speravo scomparsa: “invidia sociale”, che nasce nei confronti di un gruppo “fortunato perché capace”.
    Secondo questa interpretazione, squisitamente orwelliana, il famoso 1% è meritatamente in cima alla piramide per virtù congenite e il 99% che sta sotto vi si trova per congeniti vizi capitali – tutti e sette, immagino. Il che implica che il 99% dovrebbe prendere atto del fatto che esiste una giustizia nel mondo, che premia i “capaci” e castiga gli “incapaci” (qualunque sia il significato che si vuole attribuire a questi due termini), farsene una ragione e accettare serenamente il proprio karma.
    Se non succede è solo perché fra i vizi capitali alligna, manco a dirlo, quello dell’invidia, che nel caso specifico diventa “invidia sociale”.
    Ecco come una nozione altamente etica come l’esigenza di equità sociale può essere trasformata, con una delle piroette semantiche a cui ci stiamo purtroppo abituando, in una rappresentazione mentale peccaminosa.
    Senza nemmeno renderci conto che essa implica, quella sì, una buona dose di razzismo.

    PS Ti segnalo un refuso: “… la pioggia di scandali e ruberie a non finire, che rischiano di far sembrare il PSI craxiano un partito di REprobi…” ovviamente il PSI craxiano al confronto rischia di sembrare un partito di probi.

    • “Ho ritrovato”, mannaggia ai refusi…

      • Vedi i lapsus?!?
        Qualcuno direbbe che il pregiudizio ha prevalso sul giudizio..;)

        In quanto al nostro amico Bortocal, che ogni volta gli nomini ‘invano’ il nome della Santa Germania schizza su come una biscia a cui venga tirata la coda, credo più che altro sia un atto di devozione e amore cieco a quella che evidentemente considera sua patria d’elezione.
        E questo è qualcosa di molto ottocentesco, molto più prossimo a Fichte che ad Orwell… roba da “Discorsi alla nazione tedesca”.

        • siete diventati grillini??? le h davanti la a di ha che fine hanno fatto? dopo le straordinarie vittorie di Porto Torres e Gela siete stati tutti contagiati da zombismo virale?

          • PS vedo che hai correto, furbacchione!

          • Una buona abitudine è rileggere sempre ciò che si scrive..;) Nonostante tutto, saltano fuori refusi a non finire (specialmente nel mio caso, visto che ho il ‘vizio’ di formulare e scrivere i pensieri a presa diretta). Una revisione di testo si rende necessaria, soprattutto considerando la ‘severità’ e l’attenzione dei miei interlocutori..:)

        • non mi sento per niente amico dei pessimi intellettuali che mescolano la critica politica con i pregiudizi sciovinisti e ho l’abitudine di contrastare per quel che sta in me ogni forma di pensiero di questo genere contro chiunque sia rivolta, tedeschi o rom, arabi o ebrei, perfino italiani se occorre.

          purtroppo il dilagare dei pregiudizi razzisti in Italia sembra inarrestabile e la responsabilita` e` anche di gente come te o come Mauro Poggi, che pero` almeno di solito si astiene dai toni grevi che usi tu.

          quanto alla mia patria d’elezione, sia detto una volta per tutto, e` il mondo, e spero che nel ricco corredo delle tue citazioni questo possa ricordardti qualcosa.

          • Non chiederò, di grazia, quali siano mai questi “toni grevi” di cui farei così tanto uso.
            Non sono io quello che è impastato di sciovinismo e, tanto per essere grevi, questa storia del “razzismo” sta incominciando a solleticarmi gli zebedei che iniziano a girare.
            Sono una persona tollerante, ma l’imbecillità quando viene reiterata con la petulanza dell’ottusità alla lunga mi irrita.

            In quanto alla citazione nascosta… ti riferisci a Seneca?!? Quello che dal suo “cantuccio” praticava l’usura e complottava contro Nerone, nel momento in cui il giovane principe aveva cessato di essere un pupazzo nelle sue mani?

            A proposito di sciovinismo, spero che questa germanofilia acritica ed esibita, sia stata almeno ricompensata con la concessione della cittadinanza tedesca. In tal caso, una simile adesione incondizionata, nell’identificazione assoluta con tutto ciò che fa “Germania”, avrebbe un senso logico e dunque una spiegazione concreta.

            Auf Wiedersehen mein Herr!

  3. Sempre a proposito di razzismo, chiederei a Bortocal – che è in posizione privilegiata per poterlo verificare – se è vero che Der Spiegel ha pubblicato il 23/1/2012 questa bella riflessione:

    “Siamo sinceri: qualcuno si è meravigliato che il capitano coinvolto nella tragedia della Costa Concordia fosse italiano? Qualcuno riesce ad immaginare che un capitano tedesco o, meglio ancora, uno britannico avrebbero potuto compiere una tale manovra, comprensiva di omissione di soccorso?
    Un personaggio così lo si conosce in vacanza al mare. E’ un uomo dalle azioni plateali e che gesticola mentre parla. In linea di massima si dimostra innocuo, ma non lo si dovrebbe fare avvicinare troppo ai macchinari pesanti. Fare “bella figura” si chiama lo sport nazionale italiano che consiste nel dare una buona impressione di sé. Anche Francesco Schettino voleva fare bella figura, ma si è trovato in mezzo uno scoglio”. Il seguito qui:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/26/larticolo-che-ci-da-degli-schettino/186596/

    Oppure se quella che linko è una sufficientemente fedele traduzione di una interessante analisi storica apparsa su Die Welt nel 2010 circa la dubbia purezza etnica dei greci odierni:

    http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=11984&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

    • Ohh ma in realtà si tratta solo di un’altra tipica espressione di quella raffinata satira dai risvolti antropologici, che piace tanto oltre il Reno e che noi latini fascistoidi e razzisti proprio non riusciamo a capire né ad apprezzare.

      P.S. Preferisco nonostante tutto la cialtroneria di quei fanfaroni da spiaggia “dalle azioni plateali e che gesticolano mentre parlano” per l’appunto perché “in linea di massima si dimostrano innocui“, rispetto alla lucida follia e la calcolata freddezza dei rigorosi, seriosi, e ben più letali Andrea Lubitz; giusto a proposito di gente che MAI “si dovrebbe fare avvicinare troppo ai macchinari pesanti“.

    • non devo fare fatica a consultare niente: il primo pezzo lo sttoscrivo completamente e ho scritto a suo tempo cose del tutto simili: lo sottoscrivo non perche` comparso su un giornale tedesco, ma perche` questo e` il giudizio mondiale, a mio parere ampiamente giustificato, su alcune caratteristiche della nostra cultura nazionale, della quale sarebbe bene prendere coscienza in chiave autocritica.

      quanto al secondo pezzo, mi sfugge veramente il senso della citazione: tu hai presente quanti articoli chiaramente razzisti escono quotidianamente sulla stampa italiana?

      ti potrei segnalare singoli episodi ben piu` gravi di questo di razzismo anti-italiano in Germania, come quando in una trasmissione televisiva si e` usato per noi il verbo fressen, che indica il mangiare degli animali, anziche` essen che si usa per gli uomini.

      c’e` stata pero` una fortissima reazione dell’opinione pubblica, che in Italia in casi simili non vedo MAI, men che meno quando si offendono i tedeschi, e posso capirne le ragioni storiche, improprie visto che la Germania di oggi e` ben diversa.

      ricordo che quando Borghezio cerco` si portare a Koeln una manifestazione razzista europea, qualche anno fa, con 2.000 persone, l’iniziativa fu impedita da una manifestazione di 200.000 persone guidate dal sindaco cdella citta`.

      sogno di vedere prima o poi in Italia qualcosa del genere.

      anche se certamente il razzismo sta avanzando anche in Germania, come in tutta Europa.

      ma anche il recente movimento anti-immigrati sviluppatosi soprattutto in Sassonia ha raccolto alle elezioni risultati ben piu` modesti di quelli che posizioni simili raccolgono da noi.

      del resto siamo il paese con l’opinione pubblica piu` razzista d’Europa: https://bortocal.wordpress.com/2015/06/14/qual-e-il-paese-piu-razzista-deuropa-sondaggiopew-287/

      ma il senso del mio intervento era un altro: volevo capire se vogliamo criticare la politica attuale dell’Unione Europea perche` e` tedesca o perche` fa gli interessi della grande finanza, che non ha nazione, e viene del resto sostenuta da forze trasversali nei diversi paesi, mica solo dalla Merkel, ma anche da Renzi, Cameron e Hollande.

      quanto alle preferenze individuali per le diverse culture ognuno ha diritto a manifestare le proprie, purche` non alimenti l’odio per chi fa scelte diverse dalle sue: io al mafioso italiano preferisco un tedesco con le sue rigidita` perbeniste, ma non mi sogno per questo di insultare chi ha gusti diversi dai miei.

      • Sorvolo su tutto il resto ed entro esclusivamente nel merito del tanto strombazzato sondaggio, pubblicato nella sidebar di destra dei quotidiani on line… quella inzeppata di gattini pucciosi e gossip per incrementare i clic.
        Faccio notare per l’appunto che si tratta di un sondaggio e che in quanto tale NON HA ALCUNA VALENZA STATISTICA. Altrimenti dovrebbe avere una specifica nota metodologica e rispondere a criteri di scientificità. Ed essendo capzioso e rispondendo a necessità puramente sensazionalistiche, viene pure interpretato e stiracchiato secondo convenienza. Se un simile sondaggio avesse mai un qualche valore (e non ne ha nessuno), a leggere i dati, rapportandoli alla presenza di stranieri o alle minoranze ospitate nei singoli paesi oggetto della ‘consultazione’ se ne può facilmente convenire che il paese più razzista d’Europa sarebbe la Polonia. E giusto perché tra gli stati scelti non compare l’Ungheria.
        Ma tant’è, in Italia anche la matematica fa opinione.

        • non rispondevo a te.

          sicuro di non avere copiato l’ultima frase da un quotidiano tedesco?

          ammiro la tua spericolata tecnica di discussione e il tuo amore per il pericolo.

          come non hai dubitato che dandomi dell’imbecille ottuso chi mi conosce potesse pensare che l’imbecille sei tu, cosi` ammiro l’incapacita` di rileggerti per rilevare dove i toni grevi hanno ecceduto la misura del buon gusto e della buona educazione.

          se poi vuoi sapere la fonte della citazione che hai attribuito a Seneca (anche se forse alla lontana risale allo stoicismo antico, in effetti), incazzandoti in modo ridicolo anche con lui, vai pure sul mio post e avrai la risposta.

          • Cos’è?!? Vuoi darmi lezioni di bon-ton?

            E’ assolutamente lecito e legittimo, che qualcuno non gradisca o condivida ciò che scrivo.
            Ed è un suo diritto, ovviamente nelle dovute maniere, farmelo sapere…
            Se mi critica dandomi del “razzista”, in un contesto completamente fuori luogo e senza sapere nulla di me, dimostrando con ogni evidenza di ignorare il significato della parola razzismo, il sospetto di avere a che fare con un “imbecille” mi sovviene eccome. Ma solitamente è un’impressione che non esplicito, tenendola per me.
            Se poi lo stesso, ogni due righe e qualsiasi cosa scriva, continua a ripetermi a pappagallo e come un disco rotto “razzista-razzista-razzista“, il sospetto allora diventa una certezza.
            Se sempre lo stesso trova pregiudizialmente razzista parlare di differenza tra debito esplicito ed implicito, surplus commerciale, e cambi monetari… senza mai entrare nel merito dell’oggetto, allora non è solo imbecille. E’ anche ottuso.
            Se continua imperterrito con le sue piccole ‘provocazioni’, allora sì: succede che mi possa anche irritare.
            “Incazzarmi” invece no, ti assicuro proprio no. Quando ciò accade, solitamente mando a fare in culo il mio interlocutore senza troppi giri di parole. Lineare e diretto.
            In genere, a buon intenditore poche parole.

            In quanto a “buon gusto” e “buona educazione” li lascio ai tuoi amici a 5 stelle: dei veri esperti in materia.

            “..se poi vuoi sapere la fonte della citazione..”

            No, non me ne potrebbe fregar di meno.
            E qui chiudo, perché non ho altro da aggiungere.

  4. Sono sicuro che a far la conta dei giornalacci razzisti fra italia e Germania ce la batteremmo alla grande. Qui però parliamo della rivista tedesca con maggior tiratura in Germania, e di uno dei più importanti quotidiani tedeschi; non stiamo parlando – che so io – dell’equivalente della Padania.

    Ma per quanto mi riguarda il discorso finisce qui.

    Dal momento infatti che il signor Bortocal sottoscrive orgogliosamente e completamente il pezzo di Der Spiegel, l’atteggiamento culturale che esprime diventa eloquente.
    Confesso che non mi sorprende, ma – come dire? – è del tipo che non mi stimola, intellettualmente parlando.
    La sindrome è quella dell’autorazzista più zelante dei razzisti stessi, perché inconsciamente spera di essere escluso dal novero dei discriminati e farsi accettare nel consesso dei discriminanti.

    Rivelatrice in questo senso la chiusa relativa alle sue preferenze, dove la scelta è tra “mafioso italiano” e “tedesco perbenista”, quasi non esistessero altre alternative. Un lapsus, ma significativo..

    Avendo nella mia vita frequentato quattro continenti su sei, lo tranquillizzo: posso affermare che si tratta di una patologia abbastanza comune, tragica in tempi minacciosi, solo patetica in tempi più tranquilli.

    • be`, ma io credo che tu Repubblica e Il Fatto Quotidiano li legga no? basta pensare che il secondo ospita come collaboratore fisso Bagnai…

      se chi cerca di migliorare la cultura della societa` in cui vive sottoponendola a critica e` un autorazzista, sto volentieri nel mio piccolo in compagnia di Leopardi o Gramsci, per citare soltanto i maggiori e ti consiglio una veloce rilettura quanto meno del Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani.

      http://www.leopardi.it/discorso_stato.php

      un altro maledetto autorazzista, maledizione!

      ma effettivamente il discorso e` molto poco stimolante eper me lo chiudo qui: istruttivo soltanto su come, dietro posizioni apparentemente molto vicine politicamente, si nascondano differenze antropologiche insormontabili e atteggiamenti che non si sopportano reciprocamente.

  5. http://espresso.repubblica.it/internazionale/2015/06/15/news/io-sfruttato-dalla-mafia-in-germania-vi-racconto-la-mia-storia-di-fuga-dall-italia-1.216957?ref=huffpo

    il fatto e` che queste situazioni io le ho conosciute di persona e abbastanza direttamente, chi scrive qui dentro no.

    ed e` inutile dare lezioni di bon ton in questo contesto (parlando anche di questo blog).

  6. E certo! Aspettavamo giusto te che venissi a toglierci le fettine di salame dagli occhi, visto che fino ad ora abbiamo vissuto sulla montagna del sapone. Tutta gente sveglia a Borgo Citrullo, eh?!?

    AMAZON (1)“Germania, lo sfruttamento dei lavoratori stagionali”
    Lettera43 (15/02/2013)

    AMAZON (2)“Germania, i disperati di Amazon”
    La Repubblica (16/02/2013)

    “Germania, continua a fare scandalo la sorte dei lavoratori schiavi”
    (27/08/2013)

    “Crisi, anche i tedeschi sfruttano: paghe da fame e abusi”
    Il Fatto Quotidiano (04/09/2013)

    “Il falso mito del ‘modello tedesco’: sfruttamento, bassi salari e futuro incerto”
    InfoAut (20/11/2014)

    “Burger King in Germania: carne marcia e condizioni igieniche spaventose”
    (07/05/2014)

    Questo è quello che accade oggi.
    In quanto a ieri, è meglio sorvolare…

  7. Buon giorno. Avrei necessità di un contatto diretto.. Cordiali saluti. Giorgio Comerio

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