In una città dove tutti chiacchierano troppo, dove ti raccontano qualunque cosa senza neanche bisogno di fare le domande giuste, e mantenere un segreto è praticamente impossibile, della cricca affaristico-criminale cresciuta sulle ceneri della Banda della Magliana, ufficialmente, nessuno sapeva niente.
Di certo, non s’erano accorti di nulla i giornalini della stampa reazionaria, con fascistume aggregato al seguito, che per mesi si sono concentrati con maniacale dedizione alle soste della panda del sindaco Ignazio Marino sul sacro parcheggio del Senato. In alternativa, c’erano sempre le proteste dei ‘cittadini’ contro la nuova gestione dei centri immigrazione e dei campi rom, su cui le trasmissioni nazional-populiste di Formigli-Paragone avevano montato sopra un vero e proprio set a puntate. E s’è visto poi chi c’era dietro la “rivolta spontanea” e quali interessi ci girano attorno…
Il letargo è durato finché la sonnacchiosa magistratura romana, col nuovo corso inaugurato dal procuratore Pignatone, non ha ‘scoperto’ la cupola fascio-mafiosa che da decenni governa indisturbata la Capitale, dal suo sottobosco di relazioni trasversali. A quel punto, ai watchdogs della retorica anti-ka$ta non è parso vero di poter fare di tutte le erbe un Fascio (mai metafora fu più azzeccata!), potendo giocarsi in contemporanea il “Rosso” (Salvatore Buzzi) ed il “Nero” (Massimo Carminati). Specialista del fortunato giochino è, ça va sans dire, l’organo non ufficiale degli
ensiferi: il giornaletto forcaiolo dell’inconfondibile Travaglio. Non appena è stata scoperchiata la fogna, immancabili come le mosche sulla merda sono arrivati anche i pentastellati al gran completo, dopo due anni di opposizione non pervenuta in Campidoglio.
Tuttavia, sfugge una differenza fondamentale: mentre Buzzi (piaccia e soprattutto non piaccia) è un personaggio pubblico, con un ruolo riconosciuto ed una reputazione ‘blasonata’ nell’ambito del cosiddetto “Terzo Settore”, e dei servizi sociali in appalto, Carminati è stato la primula nera dell’eversione neo-fascista, a cavallo tra criminalità comune, “servizi segreti” (ovviamente deviati), e la Roma-bene che conta, con protezioni insospettabili tra le “forze dell’ordine”, sempre invischiato in alcune delle vicende più oscure della storia italiana e mai condannato, in regime di sostanziale impunità.
Massimo Carminati (sulla cui biografia avremo modo di tornare) è il Re nero del “mondo di mezzo”. Pubblicamente impresentabile, gode di un prestigio illimitato tra i camerati romani (rimasti orfani di Mimmo Concutelli) e di un timore reverenziale presso la malavita capitolina, di cui condiziona traffici e ‘investimenti’ grazie ad un potere mai intaccato. In certi ambienti, il suo nome è ‘leggenda’.
Per accedere al lucroso mondo delle commesse municipali ed ai finanziamenti pubblici, Carminati ha bisogno della faccia (ri)pulita di un imprenditore del ‘sociale’, ben agganciato agli ingranaggi dell’amministrazione capitolina, accantonando le divisioni ideologiche in ossequio al vecchio detto pecunia non olet. “Perché la politica è una cosa, gli affari sono affari”.
Si tratta di Salvatore Buzzi, ex impiegato di banca, condannato nel 1984 a 24 anni di reclusione per l’omicidio del suo complice in truffe. In carcere, Buzzi si trasforma in un detenuto modello, diventando dopo le rivolte carcerarie degli Anni’70 il fiore all’occhiello del nuovo corso inaugurato dalle amministrazioni penitenziarie. Si laurea a pieni voti in Lettere Moderne con una tesi sull’economista Vilfredo Pareto e intraprende studi di giurisprudenza. Partecipa ad ogni attività possibile, per il recupero riabilitativo dei detenuti. Si fa promotore di nuovi percorsi culturali, in concomitanza con la realizzazione dei primi laboratori teatrali, fino alla rappresentazione dell’Antigone di Sofocle tra le mura di Rebibbia, per la regia di Ennio De Dominicis, con il patrocinio della Provincia di Roma e dell’allora vicepresidente Angiolo Marroni, poi diventato “garante per i detenuti”. In tale veste, diventa uno dei principali relatori al primo convegno dedicato alle “Misure alternative alla detenzione e ruolo della comunità esterna”, il 29/06/1984, sulle pene alternative alla carcerazione e sui nuovi percorsi di promozione sociale. Quindi, nel 1985 fonda una delle prime cooperative di detenuti: “Rebibbia 29 Giugno”, con esplicito riferimento al Convegno che segna la sua rinascita. Ottiene i suoi primi lavori, in regime di semilibertà, per la ripulitura di alcuni tratti della Via Tiberina, nei comuni della provincia a nord di Roma, e avvia altre piccole attività imprenditoriali in ambito cooperativo, fino alla sua scarcerazione nel 1991.
A suo modo, Salvatore Buzzi incarna per molti anni un esempio riuscito di riabilitazione carceraria e di reinserimento sociale. E come icona ad uso politico, ottiene tutta una serie di agevolazioni e di aiuti istituzionali, per la sua cooperativa che viene giudicata “un modello da seguire” e da replicare. La onlus “29 Giugno” (che nel frattempo si è liberata della dicitura Rebibbia) si specializza nei
servizi di giardinaggio, provvedendo alla manutenzione degli spazzi verdi dell’allora V Circoscrizione di Roma (attualmente Municipio IV), assumendo ex detenuti, portatori di handicap, ex tossicodipendenti. Persone che diveramente avrebbero poche o nessuna possibilità di impiego lavorativo. Le grandi fortune per la cooperativa arrivano nel 1993 con l’insediamento della giunta Rutelli e l’adesione (nel 1994) al Consorzio Nazionale Servizi, che raggruppa oltre 200 cooperative di settore. Durante il Giubileo del 2000, alla cooperativa di Buzzi viene affidata la manutenzione delle aree verdi davanti alle basiliche di S.Giovanni e S.Paolo. Ma col tempo il giro di affari si amplia sempre di più, estendendosi ai servizi di igiene urbana, pulizia di immobili pubblici e privati, servizi di portineria (all’Università di Roma 3); ottiene in gestione la raccolta porta a porta della spazzatura differenziata per conto dell’AMA, ed allarga il suo business fino all’affidamento dei centri di accoglienza dei quali, insieme alle cooperative cattoliche della “Domus Caritatis”, detiene la gestione quasi in esclusiva, spesso in assegnazione diretta o con bandi di gara ritagliati su misura, in regime di sostanziale monopolio.
Gli introiti sono tali, che nel 2013 la “29 Giugno”, insieme alla sua consorziata “Eriches29” può dichiarare un fatturato di quasi 60 milioni di euro ed oltre mille addetti.
A tutti gli effetti, la Onlus di Salvatore Buzzi diventa uno dei soggetti cooperativi più importanti di Roma e Provincia. Attraverso la Eriches29 detiene quote partecipative in decine di cooperative e controlla al 20% il “Consorzio Formula Ambiente” (di cui a Roma condivide medesimo indirizzo e sede), nell’ambito della LegaCoop, particolarmente attivo su sette regioni (Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, Sardegna, Abruzzo, Marche, Puglia) e con importanti appalti per conto della emiliana HERA.
Si tratta di una realtà imprenditoriale, travestita da onlus, di primo livello, attivissima sul territorio e con un ruolo ben riconosciuto, in grado di garantire voti e finanziamenti elettorali, con la quale amministratori e politici locali devono fare i conti e soprattutto ne ricercano gli appoggi, in quanto Buzzi è esponente di spicco di una delle più grandi realtà associative in Italia.
In tal senso, non dovrebbero stupire le frequentazioni ‘istituzionali’, per quanto riguarda quelle certificate e riconosciute, del management del Consorzio con esponenti pubblici in occasioni semi-ufficiali. Non si tratta di incontri carbonari, o convegni segreti in qualche catacomba, ma prassi ordinaria di una normale attività politica. Sventolare dunque le foto (peraltro pubbliche) delle cene con l’ex sindaco Gianni Alemanno, o dell’attuale ministro Giuliano Poletti (presidente di LegaCoop) con Salvatore Buzzi in convegni ufficiali, come amano fare certi giornali e
l’immancabile Roberto Saviano, auto-promossosi ad esperto mondiale di mafia, non ha davvero senso ed assume un valore di denuncia del tutto pretestuoso. Suscitano scandalo le foto che ritraggono politici e vertici della cooperativa a cena, con
sullo sfondo Luciano Casamonica (quello con la maglia Italia) esponente dell’omonimo clan zigano. Casamonica, in semilibertà è dipendente del consorzio che, per dire, tra i suoi associati ha anche Pino Pelosi, condannato per l’omicidio Pasolini.
Roma, 28/09/2010. Cena sociale organizzata presso il centro di accoglienza gestito dalla Cooperativa 29 Giugno.
Da sinistra, Giuliano Poletti, Franco Panzironi, Umberto Marroni e Daniele Ozzimo (in piedi in fondo).
Da destra, Gianni Alemanno, Salvatore Buzzi (col maglione rosso) e Angiolo Marroni (garante per i diritti dei detenuti del Lazio).
Se per questo, nell’albo fotografico della cooperativa (reperibile sul sito della stessa) si possono trovare immagini che ritraggono Salvatore Buzzi anche insieme all’iper-renziana Simona Bonafé.
È lo stesso Salvatore Buzzi indicato fino a qualche mese fa come imprenditore di successo ed esempio riuscito di riscatto sociale, invitato a raccontare la sua “straordinaria esperienza” per convegni in tutta Italia.
E del resto, a volerli guardare con la lente giusta, le attività del “compagno Buzzi” avrebbero dovuto suscitare più di qualche sospetto tra quanti ora puntano il ditino accusatore del moralista a mezzo stampa:
«D’altronde, che a Roma ci fosse del marcio era, da tempo, sotto gli occhi di tutti. Dalle periferie violente gli omicidi di strada, dai negozi che passano rapidamente e misteriosamente di mano, allo sfaldarsi del tessuto di solidarietà fra i cittadini, la presenza di un’agguerrita “mala” si percepiva eccome.»
(03/12/2014)
A scriverlo sulle prime pagine de La Repubblica, è l’ex magistrato Giancarlo De Cataldo, l’ottimo autore di “Romanzo Criminale”. Peccato che poi lo stesso De Cataldo avesse uno spazio di pubblicazione proprio sul giornalino della Cooperativa 29 Giugno, con Buzzi presidente e Carlo Guarany come direttore editoriale, entrambi arrestati in seguito all’inchiesta promossa dal procuratore Pignatone.
E se non s’era accorto di nulla nemmeno De Cataldo..!
Anche il “Movimento Cinque Stelle”, che ora si agita tanto, in tempi recentissimi s’era interessato della Eriches29. In un’accorata interpellanza alla Camera, la deputata-cittadina Carla Ruocco, una dei cinque membri del nuovo direttorio pentastellato fresco di nomina, il 14/04/2014 chiedeva alla “Presidenza del Consiglio dei Ministri” per quale motivo al Consorzio Eriches29 non fosse stata affidata la gestione del centro rifugiati di Castelnuovo di Porto. Per la bisogna si rifaceva ad una solerte denuncia de “Il Tempo”:
«…la sezione del Tar del Lazio presieduta dal giudice Sandulli ha trattato cause relative alla gestione del centro di accoglienza per i rifugiati di Castelnuovo di Porto e che proprio alla Proeti s.r.l., di proprietà dei coniugi Sandulli, è stata aggiudicata, con procedura negoziata, la manutenzione straordinaria degli alloggi del citato centro; si legge su altro articolo pubblicato su Il Tempo il 20 marzo 2014 che il presidente del consorzio Eriches 29, già aggiudicatario di gara per il servizio di gestione del centro, lamenta di «aver subito un pregiudizio dai pronunciamenti emessi dalla sezione prima ter» ed afferma che «vogliamo essere giudicati da un giudice sereno, che non abbia più parti in commedia. Perché se è fornitore per la Prefettura di Roma proprio per il Cara di Castelnuovo di Porto, chi ci assicura che l’accanimento nei nostri confronti sia solo legato alle ragioni di diritto?»; a giudizio degli interroganti le circostanze e le condotte riportate dalla stampa appaiono, ove rispondenti, al vero particolarmente allarmanti perché evocano una pericolosa commistione di ruoli e fanno paventare il rischio dell’alterazione della necessaria terzietà ed indipendenza del giudice.»
Seduta parlamentare del 14/04/2014
Interrogazione n.4-04499
Si scoprirà poi che l’articolo in questione era stato ispirato su diretto intervento di Massimo Carminati, che per la bisogna s’era incontrato direttamente con Gianmarco Chiocci, il direttore del noto quotidiano fascista della Capitale.
Non è dato sapere quando l’ex terrorista nero dei NAR abbia deciso di prendere sotto la propria cappella ‘imprenditoriale’, Salvatore Buzzi ed il suo entourage, mettendo a disposizione la propria rete di relazioni nel sottobosco della malavita romana. Ma basandosi sui trascorsi giudiziari del Guercio, se ne può far salire la collaborazione alla fine degli anni ’90, dopo l’ultima condanna di Carminati a 6 anni e mezzo di reclusione, nel Febbraio del 1998,
per i suoi trascorsi con la Banda della Magliana. Certo in galera non dev’esserci stato granché, visto che l’anno successivo (il 17/07/1999) Er Cecato veniva nuovamente arrestato per il clamoroso quanto misterioso furto nel caveau del Palazzo di Giustizia di Roma, insieme ad altri vecchi esponenti dei NAR riciclatisi nella criminalità comune.
A far gola al Consorzio, che controlla per via diretta una quindicina di cooperative, è soprattutto la gestione dei centri di accoglienza per immigrati: le anime morte che vengono smistati nei centri e computati alla stregua di capi di bestiame, per far crescere l’importo dei risarcimenti in rapporto al numero degli ospitati, che a bocca dello stesso Buzzi rendono meglio del traffico di droga (60 euro al giorno per ciascun adulto e 85 euro per i minori). Meglio ancora se i profughi vengono stornati verso strutture di proprietà di altre società immobiliari controllate dal gruppo che così, oltre alla quota giornaliera, si fa pagare anche l’affitto a carico degli enti pubblici di competenza.
Tra le società interessate ci sono la Rogest srl, a sua volta controllata dalla “Luoghi del Tempo”, intestata a Lucia Mokbel, sorella di quel Gennaro, esponente della destra neo-nazista romana, implicato nello scandalo Telekom-Sparkle, ed interessato agli appalti di Finmeccanica. Oltre alla militanza nell’estrema destra e le frequentazioni con gli ambienti eversivi dei NAR, Mokbel e Carminati condividono anche lo stesso commercialista, Marco Iannilli, a cui è intestata la villa di Sacrofano dove risiede la ex primula nera. Insieme a Lorenzo Cola (altro fascistone), Iannilli era già stato coinvolto nello scandalo delle commesse pilotate di Finmeccanica.
Ma tra le società potenzialmente interessate agli affari del Consorzio di Buzzi ci sono anche la Edil House 80, tra i cui proprietari si distingue Andrea Munno, anche lui un passato nell’estrema destra.
Sotto la giunta Alemanno, tra gestione dei punti verde e immigrati, il fatturato delle cooperative dell’accoppiata Buzzi-Carminati si decuplica nella manciata di pochi anni, con un giro per decine di milioni di euro. Impongono le nomine ai vertici delle aziende partecipate del Comune, stabiliscono le assunzioni nella municipalizzata per la raccolta dei rifiuti (AMA), condizionano l’attribuzione degli appalti ed il confezionamento dei bandi di assegnazione. Per questo pagano un fiume di tangenti a funzionari e politici compiacenti.
Per il recupero crediti e le altre attività di riscossione sul territorio, ci pensa invece il factotum di Carminati. Si tratta di Riccardo Brugia, a suo tempo assurto agli onori del gossip per una sua tresca con Anna Falchi, in realtà è un ex rapinatore di banche ed altro esponente storico della destra neo-fascista romana, col compito “di coordinare le attività nei settori del recupero crediti e dell’estorsione, di custodire le armi in dotazione del sodalizio“, mentre le attività vengono coordinate presso la tavola calda di un distributore di benzina in Corso Francia.
In ambito ufficiale, al Consorzio vengono affidati su assegnazione diretta gli interventi per l’emergenza maltempo a Roma, la manutenzione delle piste ciclabili e dei parchi pubblici. Ad interessarsi della pratica è Claudio Turella, funzionario del Comune di Roma, con la responsabilità per la programmazione e manutenzione delle aree verdi. Per il suo disturbo, Turella avrebbe ricevuto: “25.000 euro per l’emergenza maltempo, la promessa di 30.000 euro per le piste ciclabili, più la promessa di altre somme di denaro“.
Se Franco Panzironi e Riccardo Mancini, due fedelissimi di Gianni Alemanno, sono a libro paga ordinario della cupola, provvedendo all’assegnazione di appalti ed allo sblocco dei pagamenti, alla grande cuccagna partecipa anche Giovanni Fiscon, direttore generale dell’AMA, e una vita da ‘dirigente’ nelle partecipate pubbliche (ACEA e SOGEIN). Mentre Franco Panzironi è il democristiano passato al Littorio, esperto in assunzioni clientelari di massa e grande elemosiniere della fondazione alemanniana
“Nuova Italia”, Riccardo Mancini è l’ex avanguardista, storicamente legato a Massimo Carminati, e portato da Alemanno fino ai vertici dell’EUR S.p.A. Stando agli atti dell’inchiesta, “i due pubblici ufficiali a libro paga forniscono all’organizzazione uno stabile contributo per l’aggiudicazione degli appalti, oltre allo sblocco dei pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione e tra il 2008 e il 2013 come garanti dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale”. Della partita fa parte anche Carlo Pucci, il tabaccaio di Viale Europa, promosso a direttore marketing dell’ente pubblico, per la sua straordinaria competenza nella vendita di gratta e vinci.
Fabrizio Franco Testa, un’altra creatura di Alemanno e della sua “destra sociale” che ha infeudato l’ENAV, è “la testa di ponte dell’organizzazione nel settore politico e istituzionale, coordina le attività corruttive dell’associazione, si occupa della nomina di persone gradite all’organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione”. Nel 2009 viene nominato alla presidenza di ENAV-Tecnosky e per questo era già indagato per un presunto giro di sovra-fatturazioni e costituzione di provviste in nero.
Luca Gramazio è invece un figlio d’arte: ha ereditato voti e referenze da papà Domenico, detto Er Pinguino, fascista verace e storico personaggio della destra missina, tra i fondatori del sindacato CISNAL. Attuale capogruppo di “Forza Italia” alla Regione Lazio e già presidente dei consiglieri comunali di Roma durante l’era Alemanno, il Gramazio junior che ha frequentazioni dirette e continue con Carminati, è sospettato dagli inquirenti di “essere uno dei collegamenti dell’organizzazione con il mondo della politica e degli appalti” e per questo remunerato con un contributo da 50.000 euro. Sempre che il quadro indiziario venga confermato in sede probatoria.
Ma a quanto risulterebbe dalle indagini il giochino andava avanti da tempo, col coinvolgimento trasversale di pezzi pregiati legati invece alla vecchia amministrazione veltroniana…
Interessati al business potenzialmente infinito dell’accoglienza agli immigrati africani, che a partire dal 2011 affluiscono ad ondate
dalla Libia in fiamme, la cricca si affida niente meno che a Luca Odevaine; precedenti per detenzione di sostanze stupefacenti ed emissione di assegni a vuoto, che non gli impediscono di fare una sfolgorante carriera politica, a tal punto da diventare vice-capo gabinetto dell’allora sindaco Walter Veltroni, per conto del quale cura i rapporti con le Forze dell’Ordine, la Polizia Municipale, rappresentando il Sindaco nel Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza. Fino
al Gennaio 2013 è stato pure responsabile della “polizia provinciale” (a proposito di corpi inutili). Insomma l’uomo giusto al posto giusto. Per conto della giunta Veltroni, è stato anche direttore dell’Ufficio per il decoro urbano e contro l’abusivismo edilizio, delegato del sindaco alla Polizia Municipale, nonché direttore dei centri per rifugiati politici. Soprattutto, Odevaine fa parte del “Tavolo di coordinamento nazionale”, voluto dal Ministero degli Interni per fronteggiare l’emergenza immigrazione. In pratica, grazie al suo ruolo, Odevaine può «orientare le scelte del Tavolo di coordinamento nazionale al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dai soggetti economici riconducibili a Buzzi». In tale veste come coordinatore per l’accoglienza ai rifugiati, aumenta il numero delle quote degli immigrati da destinare nei centri accoglienza di Roma e del Lazio, favorendo gli interessi dei centri gestiti dal consorzio Buzzi-Carminati, ricevendone un contro-stipendio da 5.000 euro al mese più regalie.
A (non) completare l’elenco delle figure istituzionali poste nei punti chiavi e funzionali all’ottenimento di appalti commissionati su misura, ci sono altresì Mario Schina, che dal 2001 al 2007, sempre sotto la giunta Veltroni, è stato responsabile per il “decoro urbano” al Comune di Roma. E pure Emanuele Salvatori, coordinatore comunale per l’attuazione del “Piano rom e interventi di inclusione sociale”.
Tra gli indagati, c’è invece Eugenio Patené, consigliere regionale in quota PD, Walter Politano (responsabile dell’anticorruzione!), e Daniele Ozzimo che durante l’epoca Veltroni era assessore capitolino alla Casa.
Daniele Ozzimo (classe 1972) esordisce come consigliere municipale nell’ex Municipio V, dove la cooperativa muove i suoi primi passi per la manutenzione degli spazi verdi ed i servizi di giardinaggio. E quindi sarebbe naturale che il consigliere PD, che in null’altro s’era distinto finora se non per il record di assenze dai banchi del consiglio comunale (con tassi di assenteismo del 98%), intrattenga fin da subito rapporti con una delle più importanti realtà cooperative attive sul territorio locale. Il fatto di aver ricoperto, tra i suoi molteplici incarichi pubblici, la carica di vice Presidente della Commissione Politiche Sociali, diventando poi membro della Commissione Lavori Pubblici, Scuola e Sanità, lo rende un referente piuttosto privilegiato per la coop. “29 Giugno”. E quindi, al di là dei facili sensazionalismi mediatici, qualche dubbio sul suo reale conivolgimento nella vicenda sarebbe più che lecito… Anche perché nell’Ordinanza della Procura, a leggere gli atti resi pubblici, finora NON sembrerebbero emergere fatti penalmente rilevanti a carico di Ozzimo. Tra i presunti beneficiati della cricca ci sarebbe invece Mirko Coratti, presidente
dimissionario dell’attuale consiglio capitolino. Coratti è una vecchia conoscenza. È stato vice-coordinatore romano per “Forza Italia” fino al 2005, quando dai suoi feudi elettorali concentrati tra le borgate di Fidene e Villa Spada, ed i quartieri della periferia N.E, passa con voti e bagagli al ‘centrosinistra’, transitando per l’Udeur. Alfiere del renzismo nella Capitale, Coratti era più che altro famoso per le sue pagliacciate mediatiche come quando si incatenò ad un lampione di Via del Plebiscito, per protestare contro “le violenze dei no-global ed il ripristino (bontà sua!) della legalità” [QUI]. La cricca gli avrebbe rigirato una stecca da 150.000 euro, per sbloccare un pagamento da 3 milioni di euro destinato alle cooperative del Consorzio di Buzzi, insieme alla “aggiudicazione del bando di gara AMA n. 30/2013 riguardante la raccolta del multimateriale; lo sblocco dei pagamenti sui servizi sociali forniti al Comune di Roma; la nomina di un nuovo direttore del V Dipartimento, in sostituzione della neo incaricata Gabriella Acerbi, ritenuta persona poco disponibile“. Sempre secondo gli atti della magistratura inquirente.
Ma il verminaio scoperchiato dalla Procura romana sembra solo la punta di un iceberg destinato a travolgere altri nomi ‘eccellenti’ della politica capitolina, e contro il quale rischia concretamente di impattare come una sorta di Titanic, l’intera Regione Lazio in un nuovo scandalo ancora da esplorare.
Perché oscura è profonda è la tana del Bianconiglio…
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This entry was posted on 5 dicembre 2014 at 03:45 and is filed under Roma mon amour with tags Banda della Magliana, C.A.R.A. Castelnuovo di Porto, Carla Ruocco, Carlo Pucci, Comune di Roma, Consorzio 29 Giugno, Cooperative, Corruzione, Criminalità, Daniele Ozzimo, Emergenza Nomadi, Eriches 29, Eversione Nera, Fabrizio Franco Testa, Fascisti, Forza italia, Gianmarco Chiocci, Gianni Alemanno, Giuliano Poletti, Il Tempo, Immigrazione, Informazione, Liberthalia, Luca Gramazio, Luca Odevaine, Luciano Casamonica, M5S, Magistratura, Massimo Carminati, Mirko Coratti, NAR, PD, PdL, Politica, Riccardo Brugia, Riccardo Mancini, Roma, Salvatore Buzzi, Walter Veltroni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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5 dicembre 2014 a 09:15
ti faccio intanto i miei complimenti, non è facile riassumere in poche righe una storia trentennale, così intricata e piena di protagonisti spesso così diversi fra loro, almeno in partenza, senza peraltro scadere nel facile sensazionalismo. E’ però vero che “di notte tutti i gatti sono bigi”, mentre di giorno non corrono il rischio di confondersi. Ci sarebbe, forse, materiale per un romanzo alla James Ellroy. Indirettamente conosco l’inizio di questa storia, conoscevo il figlio (un noto batterista jazz) dell’ex direttore di Rebibbia da cui è partito l’esperimento Antigone di Buzzi
(http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/06/30/la-parola-al-cittadino-detenuto.html). Sembrerebbe un progeto riformista illuminato andato a male, perchè poi la ragione sociale di questa cooperativa in questi trent’anni si è “evoluta” e sovrapposta ad altre “ragioni sociali”, adattandosi alle diverse amministrazioni e investendo su nuove emergenze
5 dicembre 2014 a 14:39
Non credo che l’esperimento sia stato poi così fallimentare… Da allora molto è stato fatto e molto c’è ancora da fare. Ma le ragioni sociali, la filosofia del progetto coi suoi principi ispiratori, secondo me erano e sono tuttora validissimi. E non vorrei (non è certo il nostro caso!) che proprio sull’onda di un sensazionalismo tutto mediatico, e molto qualunquista, in una notte oscura in cui tutte le vacche sono nere, si finisca col buttare via il bambino insieme all’acqua sporca.
5 dicembre 2014 a 17:35
questa figura di Buzzi che comunque entra facilmente in contatto con chiunque, compreso Marino, mi perplime: solo coincedenze? Marino non sapeva niente dei traffici illeciti di costui e di tutto l’ambaradan?
5 dicembre 2014 a 18:32
PS ovviamente, se la teoria di Carminati è valida, il “mondo di sopra” non è tenuto a sapere cosa accade nei “mondi inferiori”…
6 dicembre 2014 a 01:13
😉 Marino, bontà sua, non sa niente di Roma. Credo abbia difficoltà persino ad orientarsi nella città, distinguendo tra “rioni”, “quartieri”, “suburbi”, “zone”, “borgate”…
E’ un corpo ‘estraneo’, a partire dalla mentalità e la psicologia dei romani che non capisce e (per fortuna!) non intende assecondare.
La sua sostanziale, assoluta, “alienità” è la sua grande debolezze ma al contempo il suo maggior punto di forza.
Pertanto, è completamente estraneo alle logiche spartitorie (e predatorie) che hanno sempre domininato la città; non coltiva “relazioni”; diserta gli “eventi”; detesta il clientelismo elettorale; è totalmente refrattario al consociativismo imperante; diffida in maniera viscerale del suo stesso partito (che infatti lo odia)… Il problema è che Roma è una metropoli dannatamente complicata e complessa. Bisogna conoscerla molto bene, coi suoi meccanismi ed i suoi equilibri di potere. E se vuoi fare tutto da solo, devi avere le spalle più che larghe, oppure un ottimo entourage alternativo su cui poter fare pieno affidamento.
In tutta evidenza, Ignazio Marino non possiede le une né l’altro.
Il risultato è una città paralizzata. Marino non capisce i romani, ed i romani non capiscono lui. Qualsiasi cosa faccia, il PD capitolino è il primo ad organizzargli la fronda, o boicottargli l’iniziativa, col risultato che il Sindaco si isola sempre di più, si chiude in se stesso, estromettendo dove può tutti i capi-bastone e capi-corrente dai posti che contano. E tergiversa indeciso poi sul da farsi, regalando gaffe che fanno più tenerezza che altro.
Perciò, credimi sulla parola, Marino non ne sapeva davvero un accidente di mondi, soprammondi e sottomondi, che i romani invece imparano a conoscere benissimo fin dalla nascita.
Da questo punto di vista è una specie di ‘puritano’, mentre Roma è una città cinica e smaliziata, traditrice e spietata; mille anni di dominio dei preti hanno dato il loro contributo. La maggior parte dei romani si raccomanda ai potenti di turno, che apertemante disprezza, per poi godere delle loro disgrazie, festeggiandone la caduta.
Marino no: lui è genovese ed è vissuto in America. Puoi immaginare..!
Per renderti l’idea, appena insediato, Marino ha voluto controllare di persona tutti i contratti di appalto per i servizi dati in gestione. Ovvio che poi ne abbia visionati ben pochi e sia stato ‘convinto’ a desistere.
In linea teorica, si trattava di un provvedimento legittimo e sacrosanto. All’atto pratico, ha bloccato però tutti pagamenti, lasciando operatori sociali senza stipendio, con un ritardo delle paghe che s’è protratto per oltre sei mesi. Senza distinzioni tra “buoni” e “cattivi” (ma le distinzioni sono meno nette di quanto si creda), né poteva fare diversamente.
In pratica, consorzi, cooperative, associazioni, enti privati e quant’altro, si sono rivalsi sui propri dipendenti, bloccando le paghe o mandandoli a casa. E parliamo di infermieri, assistenti sociali, insegnanti di supporto, psicologi e operatori dei centri e case famiglia, col risultato che i servizi (operativi soprattutto nelle periferie più problematiche) hanno cessato di funzionare. Insomma un casino.
Ha subito rimosso i vertici della polizia municipale, che dire che fossero “chiacchierati” è quanto meno un eufemismo. Ma poi, invece di guardare alle gerarchie ed alle eccellenze interne al corpo, si è rivolto a tutta una serie di podestà forestieri, col risultato che i pizzardoni di Roma gli hanno organizzato una specie di sciopero bianco, mandando in tilt il già caotico traffico della Capitale. Ecco, questa è Roma e questo è Marino. E parliamo solo dei primi tre mesi di mandato.
Come sindaco è un mezzo disastro, più per inadeguatezza che per colpa, ma sulla sua onestà ci metterei la mano sul fuoco.
Per il resto, ripeto, mi fa molto sorridere ‘sta cosa del Marino avrà incontrato Buzzi oppure no. Se sei il presidente di una della più grosse cooperativa sociali di Roma, se gestisci da quasi due decadi buona parte dei servizi di supporto, se immigrati e zingari passano per i tuoi “centri di accoglienza”, è ovvio e naturale che il Sindaco della città ti incontri e venga a vedere di persona come funzionano le tue strutture. Bisogna poi sempre vedere il seguito. Non è l’incontro ufficiale, ma quello segreto che a me insospettisce sempre. In merito, mi piacerebbe sapere a che titolo invece consiglieri comunali e regionali del PdL, manager pubblici e funzionari di polizia, incontravano in privato un pluripregiudicato recidivo con precedenti per terrorismo, rapina, omicidio, ed estorsione, come Carminati.
P.S. Il “mondo di sopra” sa benissimo cosa combina il “mondo di sotto”, semplicemente preferisce far finta di non vederlo. Per questo entrambi ricorrono ad intermediari (il “mondo di mezzo”) per mettere in comunicazione le due metà, al fine di far girare soldi e voti e appalti. Più che altro trovo molto curioso il ruolo del Prefetto di Roma, quel Pecoraro già questore di Roma, che mai si è accorto di nulla (il suo massimo problema erano gli “antagonisti”), e che ora dovrebbe giudicare se sciogliere o meno il Comune per “mafia”: termine quanto mai inappropriato, perché presuppone l’esistenza di una gerarchia riconosciuta e vincoli di fedeltà, che le varie “batterie” della mala romana non hanno mai avuto e mai riconoscerebbero.
6 dicembre 2014 a 11:45
Ti ringrazio per l’ottima risposta, mi hai convinto! (e dispongo ora di ulteriori materiali di riflessione)
Questa è appunto la differenza fra la conoscenza ravvicinata di una situazione complessa e i clichès semplicistici dei media che sembrano fatti apposta per la nostra pigrizia mentale e il nostro desiderio di risposte semplici, che non ci facciano perdere troppo tempo; e quindi non a caso poi su questi stereotipi si avventano i parvenues dei 5 stelle. In attesa degli ulteriori sviluppi, mi piacerebbe avere il tuo parere su un altro aspetto preoccupante,e cioè la situazione economica o di default della capitale (ho appena letto questo: http://www.linkiesta.it/blogs/il-grillo-parlante/la-questione-romana). Mi ricorda vagamente le situazioni di New York o Detroit di qualche tempo addietro, non che siano identiche ovviamente…Saranno tempi duri per le periferie? Mentre la middle class metterà le chiappe al sicuro? (middle class medio-alta)
6 dicembre 2014 a 17:54
Che Roma non sia una città industriale rientra in una precisa scelta ‘politica’ presa già all’alba dell’Unificazione: si volevano risparmiare alla capitale le brutture della “industrializzazione”; all’atto pratico si voleva evitare la creazione di una “classe operaia” che potesse far pressione direttamente a ridosso dei palazzi del potere.
Da qui la sua ‘vocazione’ impiegatizia e “terziaria”. Ciò detto, la città una sua componente industriale ce l’ha (avuta)… la cosiddetta Tiburtina Valley. Ma si tratta più che altro di una filiera di magazzini che si occupano del confezionamento e smistamento di merci e prodotti lavorati altrove. Nessuna innovazione, nessun investimento, con una politica ribassista su salari. L’unico comparto impropriamente “operaio” a Roma è sempre stata l’edilizia, che non è esattamente il metro migliore per misurare lo sviluppo economico della città. Ma come capitale dei servizi ha sempre attratto società e multinazionali che a Roma ponevano la propria sede amministrativa, generando un immenso indotto di commesse e subappalti che fino ad una decade fa funzionava benissimo, e dove miriadi di soggetti minori si ritagliavano il proprio spazio con la fornitura dei “servizi di supporto” e logistica.
Attualmente, il ‘mercato’ è saturo; il sistema si è bloccato, a maggior ragione che la città ha una burocrazia, trasporti, e servizi pubblici, che funzionano male.
La crisi economica ha fatto il resto, con la fuga degli investitori privati verso lidi più convenienti. L’arrivo poi di Alemanno e delle sue orde fascio-berlusconiane è stato l’equivalente della calata dei Goti di Alarico, su un’Urbe già in crisi profonda.
Ciò detto, bisogna anche dire che il grosso delle spese che la città sostiene è in buona parte legato alla presenza delle strutture ministeriali, al Vaticano (che non paga nulla, passando dall’IMU, dalle forniture idriche alla nettezza urbana, con punte di morosità che superano i 30milioni di euro) e a tutti quegli oneri a carico di una Capitale che dal suo status non riceve solo onori. Ovvio che il governo centrale sia chiamato a far fronte ad un fabbisogno di spesa che lui stesso genera. Se poi vogliono trasferire i ministeri ad Aosta, le ambasciate a Salerno, ed il papa ad Avignone, facciano pure. Per la maggioranza dei romani sarebbe una liberazione.
Per dire come viene calcolato il debito di Roma, ci si basa sul computo progressivo delle spese e delle uscite correnti annuali, ma spesso e volentieri ci si dimentica di sottrarre dal computo gli introiti correnti, gli investimenti strutturali al netto della spesa previsionale, i mancanti trasferimenti della Regione Lazio, la cancellazione dell’ICI (che ha ammazzato le casse comunali), la mancata riscossione delle multe… Perché è particolarmente d’impatto dire che il Comune di Roma a un buco da 10 miliardi di euro (la cifra vende), ma si omette di ricordare che i suoi introiti si aggirano attorno ai 9 miliardi. Il disavanzo strutturale si aggira quindi attorno al miliardo di euro e poco più. Una cifra enorme, per tutte le cause che sappiamo già e non è il caso di ricapitolare (una lettura interessante QUI), ma se rapportato al numero di abitanti ed all’estensione del tessuto urbano ben poca cosa sui 783 milioni di Napoli, il mezzo miliardo di Catania, i 3,5 miliardi di Torino (!) e di tante altre città italiane in default o rischio presunto, che però non sono Roma e quindi non fanno notizia.
Dico questo non per fare del giustificazionismo o trovare alibi impossibili, ma per sottolineare come oltre al problema (che esiste eccome!) c’è anche molto “terrorismo mediatico” ad uso politico.
14 dicembre 2014 a 19:34
vorrei tanto chiedere agli autori di questo sito nonché al giudice Oreste Lupacchini di cui tanto ammiro l’operato morale, la ramificazione sociale della famosa banda della magliana, ossia secondo voi in quale azienda è particolarmente attiva e presente ?
14 dicembre 2014 a 19:47
🙂 Non è che la “banda della magliana” (che di fatto non esiste più) abbia una sorta di albo ufficiale, in cui sono riportati: aziende, capitali, investimenti, e partecipazioni societarie…
Della c.d. “bandaccia” che in realtà era una confederazione (assai rissosa) di vari gruppi e ‘batterie’ della criminalità capitolina, sopravvivono i singoli esponenti, con tutta la fauna di ex fiancheggiatori, ex ricettatori, ex pusher, cravattari… che ovviamente reinvestono i propri ‘capitali’ laddove rendono loro di più: edilizia, compravendite immobiliari, gioco d’azzardo, usura… e ovunque sia possibile far fruttare al meglio i quattrini (Buzzi docet), possibilmente con una copertura ‘legale’.
5 dicembre 2014 a 12:50
L’ha ribloggato su Beppe Grillo re-blogging.
7 dicembre 2014 a 13:07
L’ha ribloggato su BABAJI.
13 dicembre 2014 a 23:11
[…] di finanza in seno alla cupola di «Mafia Capitale», scoperchiata dalle indagini. O basti pensare a quanto scrivono alcuni blogger […]
30 dicembre 2014 a 12:41
Eccomi qua…periodo intensissimo di lavoro….ma quando posso una sbirciatina al tuo blog la dò sempre….e se trovo spunti interessanti trovo sempre interessante un confronto!
Oggi al lavoro la situazione è tranquilla quindi mi sono dedicato al tuo blog (quasi all’ultimo dell’anno dovevo arrivare!)
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“Marino, bontà sua, non sa niente di Roma. Credo abbia difficoltà persino ad orientarsi nella città, distinguendo tra “rioni”, “quartieri”, “suburbi”, “zone”, “borgate”…
E’ un corpo ‘estraneo’, a partire dalla mentalità e la psicologia dei romani che non capisce e (per fortuna!) non intende assecondare.
La sua sostanziale, assoluta, “alienità” è la sua grande debolezze ma al contempo il suo maggior punto di forza.
Pertanto, è completamente estraneo alle logiche spartitorie (e predatorie) che hanno sempre domininato la città; non coltiva “relazioni”; diserta gli “eventi”; detesta il clientelismo elettorale; è totalmente refrattario al consociativismo imperante; diffida in maniera viscerale del suo stesso partito (che
infatti lo odia)… Il problema è che Roma è una metropoli dannatamente complicata e complessa. Bisogna conoscerla molto bene, coi suoi meccanismi ed i suoi equilibri di potere. E se vuoi fare tutto da solo, devi avere le spalle più che larghe, oppure un ottimo entourage alternativo su cui poter fare pieno affidamento.”
—–
Condivido assolutamente tutto quello che hai scritto. E’ esattamente l’opinione di Marino che ho.
—–
“In tutta evidenza, Ignazio Marino non possiede le une né l’altro.
Il risultato è una città paralizzata. Marino non capisce i romani, ed i romani non capiscono lui. Qualsiasi cosa faccia, il PD capitolino è il primo ad organizzargli la fronda, o boicottargli l’iniziativa, col risultato che il Sindaco si isola sempre di più, si chiude in se stesso, estromettendo dove può tutti i capi-bastone e capi-corrente dai posti che contano. E tergiversa indeciso poi sul da farsi, regalando gaffe che fanno più tenerezza che altro.
Perciò, credimi sulla parola, Marino non ne sapeva davvero un accidente di mondi, soprammondi e sottomondi, che i romani invece imparano a conoscere benissimo fin dalla nascita.”
—-
Ottima analisi, devo dire che questa percezione della città la può avere solo chi ha vissuto la città da sempre (che non è neanche il mio caso). Infatti ti devo dire che per molti versi non mi sento romano. Fatico anche io tante volte a comprendere la mentalità romana, mi scontro, mi arrabbio, tento di trovare compremessi che molte volte non portano a nulla. Insomma a volte mi sento completamente avulso da questa città!
—-
“Da questo punto di vista è una specie di ‘puritano’, mentre Roma è una città cinica e smaliziata, traditrice e spietata; mille anni di dominio dei preti
hanno dato il loro contributo. La maggior parte dei romani si raccomanda ai potenti di turno, che apertemante disprezza, per poi godere delle loro disgrazie, festeggiandone la caduta.
Marino no: lui è genovese ed è vissuto in America. Puoi immaginare..!”
—-
Esatto. Forse anche troppo. A Marino manca quella malizia e quella scaltrezza necessaria a gestire una città marcia come Roma. E ne risulta un sindaco ‘incapace’ e ‘inadatto’ agli occhi di molti.
—-
“Per renderti l’idea, appena insediato, Marino ha voluto controllare di persona tutti i contratti di appalto per i servizi dati in gestione. Ovvio che poi ne abbia visionati ben pochi e sia stato ‘convinto’ a desistere.In linea teorica, si trattava di un provvedimento legittimo e sacrosanto. All’atto pratico, ha bloccato però tutti pagamenti, lasciando operatori sociali senza stipendio, con un ritardo delle paghe che s’è protratto per oltre sei mesi. Senza distinzioni tra “buoni” e “cattivi” (ma le distinzioni sono meno
nette di quanto si creda), né poteva fare diversamente.
In pratica, consorzi, cooperative, associazioni, enti privati e quant’altro, si sono rivalsi sui propri dipendenti, bloccando le paghe o mandandoli a casa. E parliamo di infermieri, assistenti sociali, insegnanti di supporto, psicologi e operatori dei centri e case famiglia, col risultato che i servizi (operativi
soprattutto nelle periferie più problematiche) hanno cessato di funzionare. Insomma un casino.
Ha subito rimosso i vertici della polizia municipale, che dire che fossero “chiacchierati” è quanto meno un eufemismo. Ma poi, invece di guardare alle gerarchie ed alle eccellenze interne al corpo, si è rivolto a tutta una serie di podestà forestieri, col risultato che i pizzardoni di Roma gli hanno organizzato una specie di sciopero bianco, mandando in tilt il già caotico traffico della Capitale. Ecco, questa è Roma e questo è Marino. E parliamo solo
dei primi tre mesi di mandato.”
—-
Bravissimo…ha fatto esattamente così…conosco una consigliera municipale (del PD) con cui ho discusso (quasi litigato) molte volte sull’operato di Marino e sulla sua rigidità. Io sostenevo che il modo di operare di Marino era corretto anche se forse avrebbe dovuto cedere su qualche punto, lei asseriva che Roma non si gestisce così…perchè è Roma !
Prima che uscisse lo scandalo di cui stiamo parlando, mi è capitato più volte di parlare con ‘gente che si definiva di sinistra’ che aveva votato Marino.
Ebbene dopo molteplici e interminabili discussioni, vi riporto i commenti di questi personaggi che si ‘definiscono di sinistra’:
– Marino si deve presentare di nuovo come sindaco…lo prendo a calci nel culo….
– Era meglio Alemanno…almeno la città con lui funzionava
– (quando faccio notare loro che Alemanno è un delinquente) Meglio, almeno loro si sanno muovere nel sistema Roma
– (quando ho parlato del fatto della trascrizione al comune della coppia OMO) Certo Marino pensa ai froci! e non gliele frega nulla dei Romani
– (sul fatto immigrazione) Hai visto che ‘la gente’ (quale gente? Lega, Forza Nuova, Casapound) si è ribellata agli extracomunitari? ‘la gente’ non ce la fa più!!
– Da quando c’è Marino vedo molti più zingari e barboni che girano rovistando nella ‘monnezza’ (su questo mi piacerebbe indagare…ricordate milano???
Questo è l’elettorato romano di sinistra (il gradimento del sindaco a roma sta intorno al 10%). Marino i romani non lo vogliono. Pronti a crocifiggerlo alla prima difficoltà senza rendersi conto nemmeno lontanamente di cosa è Roma (ci vivo da 35 anni) e di quello che ha potuto combinare Alemanno.
Ma i romani si rendono conto di cosa significa gestire un troiano come l’AMA? O COME L’ATAC?
—–
“La maggior parte dei romani si raccomanda ai potenti di turno, che apertemante disprezza, per poi godere delle loro disgrazie, festeggiandone la caduta.”
——
Questa è la frase più significativa. E’ vero la maggior parte dei romani ragiona così, che siano di destra o di sinistra.
Non ci si rende conto che questo è il male della nostra città (e forse dell’Italia) e finchè non cambieremo mentalità e modo di comportarci potremo cambiare Sindaci a volontà ma non risolveremo nulla, perchè quando si presenterà un Sindaco veramente pieno di buoni intenti lo cacceremo a calci nel culo.
Come nel caso di Marino del resto.
Roma ed i romani sono fatti così…urlano per l’onestà…fino a quando questa non vada in conflitto con i propri interessi!
Un’ultima cosa, la raccolta differenziata:
Riconoscendo le evidenti difficoltà e le inefficenze dell’AMA nella gestione, non posso fare a meno di notare come la raccolta differenziata abbia portato alla luce l’inciviltà profonda della maggior parte dei romani, che trovandosi privati dei cassonetti del’immondizia ha pensato bene di creare delle vere e
proprie discariche a cielo aperto intorno alle campane per la raccolta vetro. E quando, riprendendolo, ho colto in flagranza di reato uno sporcaccione dall’accento tipicamente romano, che tranquillamente scaricava la sua immondizia intorno alle campane di raccolta vetro, lui ha candidamente dichiarato:
“NO..NO..NO….SONO I RUMENI CHE FANNO QUESTO SCHIFO!”
No comment.
30 dicembre 2014 a 15:08
Innanzitutto Auguri e bentornato!
Anche perché ad occhio e croce saranno passati tre mesi dal nostro ultimo colloquio virtuale.
Che dire a proposito di Roma?!?
Che per non commissariare il Comune, di commissari prefettizi ne sono stati inviati ben tre, con una giunta capitolina di fatto in libertà vigilata e un Sindaco con le mani legate. E dal momento che tutte le attenzioni dei commissari saranno concentrate sulla supervisione e l’analisi dei capitolati di spesa, probabilmente per il 2015 avremo una riedizione di quanto già successo: servizi sospesi; assegnazioni bloccate; stipendi azzerati. E di conseguenza una città in paralisi amministrativa.
L’onestà è sicuramente un fattore importante (fondamentale direi) per la buona amministrazione, ma poi la città tu la devi far muovere in un modo o nell’altro. Roma invece è ferma e, a prescindere dalle responsabilità del sindaco, continua a perdere posti di lavoro in una emorragia inarrestabile, mentre soldi non ne girano davvero più, per servizi sociali al collasso. E questo i romani ai propri ‘amministratori’ (qualunque sia il colore politico) glielo sbattono in faccia eccome. A maggior ragione se aumenta il degrado urbano, percepito e reale.
Pertanto, è facile immaginare che Marino non avrà affatto vita facile, specialmente se non saprà capitalizzare l’effimero vantaggio che l’inchiesta gli ha comunque portato in termini di rapporti di potere e capacità di azione.
Personalmente, non ho avuto il discutibile piacere di rapportarmi col becero qualunquismo dell’abominevole omo de ‘a strada, come quelli che invece sembrano deliziare le tue giornate. In genere le critiche all’amministrazione Marino che mi capita di ascoltare sono molto più articolate… Nei casi migliori, il sindaco è definito “un coglione” (nel senso romano di fregnone… minchione), oppure “l’uomo invisibile”. E t’assicuro che le critiche provengono da persone a lui non pregiudizialmente ostili.
Poi certo parliamo di Roma e non si può ignorare la sua natura millenaria, che nonostante i mutamenti ed i ricambi, in fin dei conti s’è sviluppata attorno al latinissimo rapporto tra patronus et clientes.
P.S. La raccolta dei rifiuti meriterebbe da sola una parentesi a parte… L’AMA ha le sue enormi inefficienze e d’altronde Roma non ha più una discarica né una reale soluzione per lo smaltimento. La differenziata funzione poco e male. La maggior parte dei romani sono degli zozzoni e su questo non ci piove. Poi, come sempre la situazione è tutt’altro che lineare…
Per esempio, io vivo in una borgata popolare in estrema periferia, un mondo a parte, dove tutto funziona per iniziativa spontanea ed individuale: niente polizia, niente servizi, niente manutenzione…
Però la raccolta porta a porta dei rifiuti (peraltro affidata ad una delle coop di Buzzi!) funziona benissimo; gli orari vengono rigorosamente rispettati, così come gli spazi tenuti puliti, da ogni singolo abitante del quartiere. Ma basta spostarsi di una qualche manciata di chilometri, nei quartieri della piccola e media borghesia, dove vige il classico sistema di raccolta rifiuti, per vedere i soliti cumuli di immondizia. Dalle parti dei miei genitori, i marciapiedi sono invasi dalla “monnezza”, ma i bidoni sono vuoti, perché la gente perbene si sporca le manine a sollevare il coperchio del bidone e le loro degne signore si rovinano la manicure.
Purtroppo, quando la coscienza individuale non funziona più, senza un radicale sistema di controlli (e di sanzioni) un sistema marcio non lo recuperi più.
30 dicembre 2014 a 16:07
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Innanzitutto Auguri e bentornato!
Anche perché ad occhio e croce saranno passati tre mesi dal nostro ultimo colloquio virtuale.
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Auguri anche a te e grazie per il bentornato!
P.S.
non ti offendere se per un pò non ti scrivo…io ti penso sempre eh?
…me so’ fatto n’culo…che non hai idea!!! Però sono contento perchè devo dire che ho avuto una discreta crescita di competenze!
Che dire…alla fine sono riuscito a trovare delle buone motivazioni, perchè ho avuto la fortuna di lavorare, negli ultimi tempi, con della gente davvero in gamba!!
Un culo allucinamente e senza soluzione di continuità…ma ne è valsa la pena!!
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E t’assicuro che le critiche provengono da persone a lui non pregiudizialmente ostili.
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Si..si…anche io ho parlato con gente che lo ha votato e che si definisce ‘di sinistra’….ma le critiche erano decisamente qualunquiste!
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La maggior parte dei romani sono degli zozzoni e su questo non ci piove.
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No…ti prego quando hai queste uscite mi fai sbellicare dalle risate…qui in ufficio mi prendono per matto!!!!
Avvertimi prima quando le devi fare così vado nel bagno a ridere!!!
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Però la raccolta porta a porta dei rifiuti (peraltro affidata ad una delle coop di Buzzi!) funziona benissimo; gli orari vengono rigorosamente rispettati, così come gli spazi tenuti puliti, da ogni singolo abitante del quartiere
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Quando leggo queste cose non posso essere che felice! Sì felice…non sono esagerato….perchè sono una speranza per la città. E la raccolta differenziata è troppo importante per lasciare che qualche (molti) zozzone romano mandi tutto in malora!
Comunque è vero: localmente le situazioni sono molto diverse. E questo la dici lunga sulla complessità della città.
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…perché la gente perbene si sporca le manine a sollevare il coperchio del bidone e le loro degne signore si rovinano la manicure.
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E’ quello che avviene nel mio quartiere. Un ammasso di ignoranti arricchiti (99% delle volte in modo illecito) con la puzza sotto il naso, il SUV e la pistola dentro casa, ed il quoziente intellettuale di un pollo da allevamento (senza offesa per i polli).
Maschi e femmine non fanno differenza, anzi fanno gara a chi è più imbecille.
La raccolta differenziata non la faranno mai, fa troppa fatica, e sono tutti incazzati perchè ‘Marino gli ha tolto i cassonetti’ creando degrado (non che il degrado lo creano loro buttando l’immondizia dove capita eh???)
Questo è il mio quartiere.
A volte devo però ammettere che i sacchetti non sono stati ritirati. Ma in quel caso, mi sono tenuto la plastica o il cartone un paio di giorni in più in casa oppure nel caso dell’organico, sono andato direttamente al centro di smistamento il sabato mattina.
Non mi sembra la fine del mondo! Un pò di coscienza collettiva per la miseria!
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Purtroppo, quando la coscienza individuale non funziona più, senza un radicale sistema di controlli (e di sanzioni) un sistema marcio non lo recuperi più.
—
E su questo, purtroppo, non posso essere che d’accordo.
Eppure voglio farti una domanda difficile:
Ho notato da un pò di tempo a questa parte una proliferazione di barboni che girano con dei passeggini e vanno a rovistare nei cassonetti.
A Milano, durante la campagna elettorale per le comunali, giravano “finti zingari” in metropolitana.
A roma non si tratta di “finti zingari”, si tratta in modo evidente di barboni e persone disagiate che vivono in baracche o similari.
E’ possibile secondo te che quacuno li paghi per andare a rovistarte nei cassonetti?
Sono talmente disperati che con 5 euro ti ‘lavorano’ tutto il giorno…
E’ una sensazione, nulla di provato, nulla di letto da nessuna parte…solo una sensazione….che ne pensi?
30 dicembre 2014 a 17:12
Ovviamente non mi offendo di nulla… Non ho mai preteso l’esclusiva, ma sono contento che di rientrare nei tuoi pensieri (spero nel bene)..;)
In merito alla tua “domanda difficile”, sai bene come la penso in merito a qualsiasi tipo di ‘complotto’… Pertanto non credo che ci sia una sorta di “strategia” organizzata a monte. La miseria esiste e non ha bisogno di particolari incentivi. Quanto meno non a Roma. Penso che chiunque, potendo scegliere, non andrebbe mai a rovistare nei cassonetti per recupare gli scarti altrui.
Di solito, quando il lavoro c’è, io prediligo le turnazioni notturne (sono pagate meglio). Diversamente, il mio orario di lavoro comincia la mattina alle 6.30. E ti posso assicurare che la maggior parte dei “rovistamenti” (chiamiamoli così) sono spesso concentrati negli orari meno trafficati. Di solito si comincia in concomitanza con l’apertura e chiusura dei mercati rionali: c’è gente che recupera le verdure scartate dai bidoni o raccoglie la frutta caduta dalle cassette durante le operazioni di scarico. Quindi continua il resto della giornata cercando ferro, rame, o alluminio nei bidoni. Se lavori nei cantieri (ed io ci lavoro) c’è sempre qualcuno che passa a chiederti se può ritirare gli scarti. Alla fine le facce te le ricordi tutte.
Nei casi più estremi, c’è chi è arrivato a sradicare dai muri le cassette esterne della posta, o scalpellare via le lettere in bronzo, che contraddistinguono le scale di appartenenza, dai portoni! E no, non credo che qualcuno li paghi per farlo.
A Vigne Nuove si sono fregati persino i coperchi dei tombini!
Che poi il Municipio abbia impiegato tre mesi per rimpiazzarli, lasciando le strade transennate, rientra nelle scandalose inefficienze di cui sopra.
A Fidene hanno preso d’assalto le scuole per fregarsi computer vecchi di dieci anni! A San Basilio, in pieno giorno, sono arrivati a smontare gli infissi di ferro dell’oratorio parrocchiale…!
E questi sono soltanto alcuni dei tanti motivi per i quali poi la “gente” alla fine si inkazza, con gli immancabili fascisti sempre pronti a sguazzare nella merda più fetida.
Piaccia o non piaccia, l’afflusso dei profughi si vede e si percepisce. Sono aumentati i disgraziati: gli italiani se la passano male; gli stranieri che se la passavano già male, ora se la vivono malissimo; gli zingari ancora peggio. Le cosiddette “politiche sociali” che a Roma sono sempre state insufficienti, adesso non esistono praticamente più e, peggio ancora, la stragrande maggioranza degli abitanti della città non ne è neanche minimamente sfiorata né beneficiata. Da lì una certa insofferenza, a torto o a ragione, verso gli immigrati che vengono quasi visti come dei “beneficiati” da forme minime di assistenza, che per i romani restano un miraggio sconosciuto.
Per pagare dei “disturbatori professionisti”, c’è bisogno di avere a disposizione innanzitutto denaro liquido da spendere. E qui di soldi non ne girano praticamente più: chiudono le onlus, le associazioni di quartiere, le sezioni di partito (di tutti i partiti)… sono scomparsi persino i banchetti dei meet-up del Grullo. E, stando a quanto mi dicono gli adepti più irriducibili della Setta, sono cessate pure le loro riunioni carbonare nel box di casa. C’è uno scoramento totale e una rabbia (repressa ma sempre più montante) che cova sempre meno latente. Questa è una città il cui tessuto sociale si sta velocemente liquefando in una poltiglia indistinta, che non promette nulla di buono.
Figuriamoci se qualcuno ha soldi da buttare, per pagare una massa di disperati che fa già tutto senza bisogno di “incentivi”.
30 dicembre 2014 a 17:44
Ti ringrazio della tua analisi, che mi sento di condividere, e ti auguro un Felice Anno Nuovo.
P.S.
Certo che sei sempre nel bene nei miei pensieri…non ti mando un bacio sennò ti monti la testa!
30 dicembre 2014 a 17:47
Se tu non fossi un uomo sposato e con figli potrei pensare male..;)
Tantissimi Auguri anche a te
30 dicembre 2014 a 18:04
In effetti scritta così poteva essere (volutamente) ambigua.
Purtroppo mi piacciono (troppo) le donne, con gli uomini non ce la faccio proprio, chissà se un giorno mi convincerò, potrebbe essere interessante…boh?
Non bisogna precludersi nulla nella vita…che dici?
Dico purtroppo troppo (sulle donne dico, scusa il gioco di parole) perchè il matrimonio non mette al riparo da tentazioni.
Mi avevano detto che il matrimonio rende froci, ma devo riconoscere che era una gran cazzata!
Fortuna che di solito viene in mio supporto Federica ad azionare il motore 2 tempi, finchè regge…’na brutta tentazione il sesso ancora non riesco a togliermelo dalla testa…..e ora comincio a guardare con occhio malizioso le cinquantenni!
Spero che l’anno nuovo mi porti giudizio…
P.S.
mi scuso se ho inquinato il tuo blog con queste sciocchezze e frivolezze…ma dopo mesi di duro lavoro avevo bisogno di cazzeggiare un pò!
31 dicembre 2014 a 02:18
😉 Decisamente, credo che tu abbia lavorato troppo negli ultimi tempi… Tutti abbiamo bisogno di un periodo di decompressione. E l’adrenalina accumulata con lo stress da lavoro può essere un problema…
In merito alla tua domanda, non saprei rispondere… Le opinioni (come i gusti) sono sempre molto soggettive… Personalmente, possiedo idee piuttosto chiare su ciò che mi piacerebbe avere dalla vita; in genere tutto ciò che non mi suscita interesse esula da ogni mia curiosità. Dunque ne faccio benissimo a meno, non ponendomi nemmeno il problema dell’ipotetica rinuncia. Nel mio piccolo, coltivo l’intima convinzione di non perdere mai nulla da ciò che lascio.
Eppoi io sono persona dai gusti estremamente semplici, tanto metodico quanto ordinario, con un rigido codice di condotta, che m’ha fatto guadagnare (tra i molti epiteti collezionati) il paragone con gli “yamabushi” della tradizione nipponica. Quindi su certe questioni non faccio proprio testo..:)
31 dicembre 2014 a 11:50
sono rimsto dvvero colpito d questa tua descrizione, sarebbe interessante un approfondimento sulla situazione generale di Roma; colgo l’occasione per farti i miei migliori auguri per l’anno nuovo!
31 dicembre 2014 a 15:02
Ovviamente ricambio i tuoi Auguri con estremo piacere e per un ottimo 2015, rinnovandoti tutta la mia stima e ammirazione sempre intatta nel corso di questi anni.
9 gennaio 2015 a 10:29
Intanto ti ringrazio per aver condiviso con me questo piccolo momento di goliardia…il bello è che noi riusciamo a fare discorsi tanto seri ed impegnati, quanto cazzeggiare su questioni di basso rango.
Ma veniamo a noi…. 🙂
—
con un rigido codice di condotta, che m’ha fatto guadagnare (tra i molti epiteti collezionati) il paragone con gli “yamabushi” della tradizione nipponica. Quindi su certe questioni non faccio proprio testo..:)
—
Cioè fammi capire…riesci a rinunciare al sesso? Hai raggiunto la pace dei sensi? Sei una sorta di asceta?
Se mi spieghi come si fa ci faccio l’abbonamento, se vuoi ti pago anche per ricevere terapie personalizzate ed individuali. Io le ho provate tutte..ma niente….non riesco a togliermelo dalla testa…e come effetto collaterale continuo a figliare senza soluzione di continuità!
P.S.
mi sarebbe piaciuto intervenire sulla questione Hebdo…ma purtroppo il post sì è contaminato…ed il fetore di merda passa pure attraverso i sistemi di telecomunicazioni. Non me ne vorrai se evito accuratamente incontri ravvicinati del terzo tipo con escrementi organici infettivi misti a scorie radioattive e scarti da lavorazioni chimiche.
9 gennaio 2015 a 15:46
😉 No, non sono un asceta. Diciamo che sono un tipo molto ‘cerebrale’, quindi è piuttosto difficile che la sfera delle pulsioni possa avere il sopravvento sull’elemento razionale.
E’ solo una questione di gestione e controllo delle priorità, rimettendo le decisioni al di sopra della cintola..:)
Invece, in quanto al nostro comune ‘amico’, bisogna capirlo: non vive per altro; si sente un martire ingiustamente perseguitato; vittima di un sistema giudiziario perverso, agli ordini dell’odiata democrazia. Per questo mi inonda di commenti e di invettive colme di rancore (che ormai non pubblico più).
Ha problemi; bisogna capirlo.
10 gennaio 2015 a 00:52
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😉 No, non sono un asceta. Diciamo che sono un tipo molto ‘cerebrale’, quindi è piuttosto difficile che la sfera delle pulsioni possa avere il sopravvento sull’elemento razionale. E’ solo una questione di gestione e controllo delle priorità, rimettendo le decisioni al di sopra della cintola..:)
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No, io non ho tutto questo controllo delle pulsioni; tu piuttosto, mi sembri Vulcaniano (ti piace la saga di Star Trek???)
Comunque a scanso di equivoci, la mia prole appartiene allo stesso nucleo familiare, da stessa madre…. 🙂
P.S.
Sbaglio, oppure c’era un altro pezzo che ti sei ‘auto-bannato’??
10 gennaio 2015 a 13:45
L’ho seguita quasi tutta la saga di Star Trek, col buonismo melenso dell’Enterprise ed i suoi pigiamini come improbabile divisa… Però non m’appassionava: molto più divertenti e realistici i Klingon..:)
Preciso a scanso di equivoci che non ho mai nemmeno pensato insinuazioni in ambito familiare. Non mi permetterei mai.
Per il resto nessun auto-banner… ero al telefono e ho postato il commento ancora in cantiere per fare altro… poi c’ho rimesso mano per completarlo e limare certe ridondanze.
12 gennaio 2015 a 16:15
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Preciso a scanso di equivoci che non ho mai nemmeno pensato insinuazioni in ambito familiare. Non mi permetterei mai.
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Tu puoi dirmi tutto quello che ti passa per la testa, non limitarti assolutamente! No mi offendo di certo e comunque le famiglie allargate vanno di moda oggi no? 🙂
Riguardo Star Trek, mi ha sempre affascinato il suo multiculturalismo (sulla prima Enterprise c’erano un russo un cinese, un’africana uno scozzese e un vulcaniano, e parliamo degli anni sessanta!!!) poi allargato a livello interplanetario e intergalattico (addirittura un Klingon a bordo nella serie Star Trek TNG).
13 gennaio 2015 a 18:24
Con ogni evidenza, a te la serie di Star Trek piace molto più di quanto l’abbia apprezzata io..:)