Un cappio al collo sarebbe stato più appropriato, visto che la Grecia rimarrà strozzata al nodo (scorsoio) del debito presumibilmente fino al 2060, per ripagare degli interessi passivi quei creditori (UE, BCE, FMI) che tanto generosamente l’hanno ‘salvata’, mettendogli dentro casa la Troika e declassando il paese al rango di colonia, in un mostruoso esperimento di ingegneria sociale, tra propedeutica neo-liberista e pedagogia del castigo a scopo intimidatorio contro terzi, nell’annichilimento dimostrativo di un’intera nazione attraverso l’umiliazione collettiva di un popolo.
Tuttora, la “cura” speciale riservata alla Grecia costituisce il più clamoroso fallimento della cosiddetta Unione europea (a sua vergogna perenne), la quale più ancora che matrigna si è comportata come un Saturno che divora i propri figli. Una cura al cianuro che è costata alla popolazione ellenica peggio di una guerra perduta, ma che almeno ha salvato le banche francesi e tedesche: le quali peraltro hanno potuto lucrare appetitose plusvalenze. E questo grazie anche al generoso contributo italiano con ritorno zero, salvo doverci pure sorbire le lezioncine di morale da parte di un Macron o una Merkel (!).
«Quando è esplosa la crisi della Grecia l’esposizione delle banche italiane verso quel paese ammontava a circa 1,9 miliardi. Oggi l’esposizione dello Stato italiano verso Atene è di 40 miliardi. […] La crisi Greca è stata gestita in modo da trasferire i crediti delle grandi banche soprattutto tedesce e francesi dai loro bilanci a quelli degli Stati, tutti gli altri Stati dell’Eurozona.
I cittadini tedeschi sono convinti che, come contribuenti, sia stato loro accollato il peso del salvataggio dei Greci pigri e corrotti. In realtà sono stati chiamati a salvare le loro banche che avevano incautamente ecceduto con i prestiti. Ma almeno erano le loro banche: che cosa dovrebbero dire i cittadini italiani, che sono stati pesantemente coinvolti nonostante che i prestiti delle nostre banche alla Grecia fossero poca cosa?
Ecco dunque il capolavoro tedesco: distribuire a tutti gli altri europei i problemi delle loro banche (e di quelle francesi) pretendendo poi che il disastro che ne è derivato sia colpa di tutti gli altri tranne che loro. E riuscendo a far passare l’idea che la successiva crisi dei debiti pubblici non sia stata provocata dalla gestione del problema greco – dissennata da un punto di vista generale, ma perfettamente funzionale ai loro interessi – ma dal fatto che gli altri paesi dovevano fare “i compiti a casa”.»Carlo Clericetti
(02/10/2015)