
“Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici, destinati ai partiti sarebbe un errore drammatico […] che metterebbe la politica completamente nelle mani di lobbies, centri di potere e di interesse particolare“.
La formidabile dichiarazione è il frutto delle fatiche congiunte del Cenacolo dell’ABC: la profana trinità della politica apostolica e istituzionalizzata, secondo i dogmi di santa romana casta (non avrai altri partiti all’infuori dei nostri). E ci sarebbe da chiedere dove mai abbiano vissuto fino ad ora Alfano-Casini-Bersani, che con le loro infelicissime esternazioni rischiano di costituire (loro sì!) l’unico vero Triello dell’anti-politica.
La Centrale
«Non so se esista davvero una centrale dell’antipolitica, magari in uno scantinato con una botola segreta, dove una setta misteriosa organizzata complotti contro la democrazia. Se esistesse sul serio, però, alla prima riunione dovrebbe puntare su tre obiettivi.
Primo, spingere i parlamentari a mantenere stipendi record, auto blu e privilegi mentre impongono nuove tasse ai comuni cittadini.
Secondo, impedire che i partiti si riducano i “rimborsi elettorali” dopo che si è scoperto che hanno speso per le campagne elettorali solo il 25 per cento dei due miliardi e mezzo incassati dal 1994.
Terzo, lavorare segretamente per una riforma gattopardesca che tolga agli elettori anche il potere di decidere chi va al governo.
Dopodiché, essendosi accorta che i tre obiettivi sono già stati raggiunti da qualcun altro, la centrale chiuderebbe e la setta andrebbe al ristorante.»
Sebastiano Messina
(14/04/2012)
La “Politica” è scienza troppo complessa per essere lasciata all’improvvisazione. Figuriamoci se può essere il trastullo personalistico di improvvisati tribuni di una plebe inguaribilmente sensibile ai richiami dei pifferai magici, nella sua eterna infatuazione per il caporione di turno.
Coerentemente, è l’arte prediletta di inetti e demagoghi di ogni risma. Meglio se urlanti.
«La storia politica d’Italia è storia piena di tribuni facondi. Dai Gracchi a Cicerone, da Cola da Rienzo a Masaniello, da Imbriani a Mussolini, l’Italia è stata giocata dalla facondia tribunizia. L’Italia è stata, e sarà ancora per molto tempo un teatro, in cui il tenore preferito è passato dalla scena al palco reale, quando non è stato linciato per qualche stecca per essere, poi, portato in trionfo, vivo o morto. Il dialogo con la folla non l’ha inventato Mussolini e nemmeno Giulietti, e nemmeno D’Annunzio. È roba da foro romano. Male antico, il nostro. Del quale bisogna guarire. Fino a quando padroni della piazza saranno i tribuni, il duce sarà immanente nella storia d’Italia.»
Camillo Berneri
L’Adunata dei refrattari
(28 Marzo 1936)
E pur tuttavia pensare che l’esercizio della Politica sia possibile solo ed esclusivamente all’interno della forma partitica, nella pretesa che politica e democrazia e partiti politici costituiscano un’unica equazione, è un atto di presunzione che ben denota l’arroganza di una classe (psuedo) dirigente sempre più pletorica e concentrata nella propria preservazione auto-referenziale. nel vuoto esercizio della delega in bianco attraverso gli stanchi rituali della cosiddetta “democrazia rappresentativa”.
La “politica”, nell’antica accezione greca del termine πολιτεία, dovrebbe essere innanzitutto partecipazione alla sfera pubblica, per la definizione di bene comune tramite la condivisione delle responsabilità, nella consapevolezza dei propri diritti e doveri.
Soprattutto richiede maturità e sensibilità democratica.
Ce da chiedersi se, come italiani, ne siamo davvero provvisti invece di ricorrere ai facili lavacri del populismo auto-assolutorio, in concomitanza di ogni crisi, perpetrando intatti vizi e malcostumi.
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7 Maggio 2012 a 20:12
perche gli americani riescono a vivere senza i finanziamenti?
7 Maggio 2012 a 20:13
attendo risposta
7 Maggio 2012 a 21:04
Forse dovresti chiedere ai diretti interessati… In alternativa, provo a risponderti io…
Gli “americani” vivono eccome di finanziamenti, ma NON di finanziamenti pubblici. Per una serie di motivi:
1) Negli USA non esistono partiti, strutturati così come noi siamo abituati a concepirli in Italia e in Europa.
2) Negli USA contano i singoli candidati con i loro collegi elettorali, spesso a trasmissione ereditaria, e ancor più spesso simili alle nostre peggiori cosche elettorali del voto di scambio. Da noi suscitano (ancora) un certo scandalo; da quelle parti costituiscono quasi la norma.
3) I finanziamenti sono di natura esclusivamente privata ed illimitati. E vengono dati direttamente al candidato, chiaramente in cambio di favori e di specifiche “leggi ad personam”, a favore delle lobbies e degli interessi delle grandi corporations che, di fatto, gli pagano l’elezione comprandogli il seggio.
In pratica, se non vuoi indebitarti per tutta la vita, per pagarti le spese; se non sei un miliardario o un pupazzo in mano alle multinazionali, al Congresso non entri.
Adottare il sistema di finanziamento politico in vigore negli USA è una cura di gran lunga peggiore del male. Peggio del marito che per far dispetto alla moglie si tagliò le palle.
26 Maggio 2012 a 19:23
Se non ricordo male, il finanziamento pubblico fu reso necessario e salutato come una prova di democrazia matura (da parte dei cittadini-contribuenti, dico io) per evitare che i partiti fossero eccessivamente legati a e condizionati da lobbies economiche e di potere. Infatti, dopo, i soldi li hanno presi da tutti noi (cosa giustissima) …. e pure da quegli altri! Per tacere del referendum tradito. Che sia l’atavica fame italiana a far sì che sia impossibile non “mangiare” dove si può? Guardate i tesorieri della Lega e della Margherita…
26 Maggio 2012 a 20:03
Eppure la soluzione nell’immediato ci sarebbe:
Se proprio non si vuole rispettare l’esito del referendum (del 1992 mi pare); si potrebbe innanzitutto ridurre ad 1/3 gli attuali ‘contributi’, vincolandoli all’obbligo di presentare annualmente un bilancio certificato e consolidato, consultabile on line e disponibile per chiunque. E, soprattutto, legare i finanziamenti unicamente alle spese di gestione e segreteria, certificando al dettaglio le spese da rimborsare (e non certo al 100%) e vietando esplicitamente ogni operazione di investimento immobiliare o finanziario, che nulla ha a che fare con le spese elettorali.