
3,5 miliardi di euro. Secondo la Ragioneria dello Stato, a tanto ammonterebbero i mancati introiti dalle entrate tributarie nei primi quattro mesi del 2012, con un differenziale del 2,9%.
Contrordine! Per il Ministero dell’Economia, nel primo quadrimestre di quest’anno il gettito fiscale è aumentato dell’1,3%.
Ovvero, le entrate sono inferiori rispetto a quanto preventivato dal DPEF (documento di programmazione economica e finanziaria), stilato a cura del Governo Monti, ma comunque superiori a quanto incassato dal Fisco nell’anno 2011 epperò minori a quanto previsto per il 2012.
In attesa che Governo e Ragioneria si mettano d’accordo per far quadrare i numeri e arrotondare la cifra da presentare a saldo finale, ci si chiede se i grandi professoroni del direttorio tecnico sappiano almeno tirar di conto..!
In ‘soldoni’ (perché proprio di questo si parla), vuol dire che il recupero dell’evasione fiscale è di gran lunga inferiore al previsto e quindi, al di là delle operazioni di facciata, non si sta davvero incidendo là dove l’evasione è più radicata e sostanziosa.
Vuol dire pure che, se il Governo ha sottostimato il mancato gettito erariale, di converso sta sopravvalutando le sue capacità di spesa, peraltro falcidiata dal patto di stabilità. E questo implica il rischio concreto di una mancata copertura fiscale per i progetti di rilancio della crescita
economica e per lo sviluppo. In merito, è difficile capire dove si pensi di andare a pescare il “miliardo” per l’ennesima (e pessima) riforma dell’Istruzione… Il resuscitato Pornonano, con la lungimiranza che gli è consueta, ha proposto di stampare banconote direttamente in casa: “pazze idee” in pieno delirio senile.
Ma, se il Governo non incassa quanto stabilito, ciò vuol dire anche che verranno viste al rialzo le aliquote dell’IMU con un ulteriore aumento della tassa sulla casa, già priva di ogni requisito di progressività. A tal proposito, una suprema Corte più solerte avrebbe dovuto da tempo prendere in considerazione i possibili vizi di costituzionalità della norma che impone il tributo in questione.
E, con ogni probabilità, vuol dire altresì che sarà necessaria la famosa “manovra aggiuntiva”, così pervicacemente negata ma persistentemente evidente da mesi e nei fatti.
D’altra parte, gli innesti tecnici trapiantati al primo governo biodroide della repubblica non sono nemmeno sfiorati dall’idea che una eccessiva pressione fiscale possa comportare una pericolosa flessione del gettito fiscale ed un drammatico calo dei consumi, in conseguenza alla caduta del potere d’acquisto dei salari. A maggior ragione se una tassazione è tanto più iniqua, quanto più si fonda sulle imposte indirette, perché risparmiano le grandi rendite patrimoniali e gravano maggiormente sui lavoratori dipendenti e famiglie, erodendone capacità d’acquisto e livelli di vita.
Si tratta davvero di una cosa difficilissima da prevedere; specialmente dopo l’aumento esponenziale delle accise sui carburanti, in un paese dove le merci viaggiano prevalentemente su gomma ed ogni rincaro della benzina viene ricaricato inevitabilmente sui beni al consumo. Per questo, in una congiuntura fortemente recessiva, per calmierare l’aumento dei prezzi, in risposta alla stagnazione dei salari, al crollo dell’occupazione, ed alla contrazione dei redditi (integrati dal prosciugamento dei risparmi privati), il Governo tecnico sta pensando bene di elevare l’IVA al 23%.
La scusa ufficiale è il terremoto in Emilia. Infatti, per rilanciare l’economia delle zone colpite, il Governo si guarda bene dallo sbloccare i crediti alle aziende e cancellare i tributi agli abitanti, che però si vedranno sospendere le tasse per il momento fino a Settembre. Per consolazione, il prossimo inverno, quegli emiliani che rimarranno senza casa e senza lavoro, ma coi tributi da pagare, si scalderanno il cuore ripensando alle marcette militari del 2 Giugno.
Nella psiche contorta dei super-professori-tecnici, il nuovo aumento dell’IVA (che a sua volta incide sul prezzo della benzina) costituisce un fondamentale contributo per il rilancio dei consumi, che certo non mancherà di mostrare presto i suoi effetti tra gli italiani che stanno rinunciando a tutto, comprese le cure mediche. Coerentemente, avanzano le prime ipotesi di introdurre un’assicurazione integrativa parallelamente allo smantellamento del servizio pubblico. I grandi gruppi assicurativi, le cliniche private, e le fondazioni (esentasse) ringraziano sentitamente.
Con 28 milioni di persone a rischio povertà (parola del ministro-banchiere Corrado Passera), più difficile sarà capire dove gli italiani troveranno i soldi per potersi pagare l’assicurazione medica… 28 milioni di persone che indubbiamente “hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità”, come ama ripetere l’ineffabile ministra Elsa Fornero, e che per questo vanno castigati senza remore; al massimo con una lacrimuccia!
Almeno moriremo col bilancio in pareggio ed i complimenti della Merkel per il brodetto dei crucchi.

D’altra parte la professorina indemoniata, che mai avremmo creduto potesse farci rimpiangere un Maurizio Sacconi, sta finalmente portando all’incasso la sua controriforma del lavoro, dove la questione non è come creare più occupazione e più garanzie, ma come estendere i licenziamenti a tutti e renderli più facili, in nome di una percezione opportunamente incoraggiata e molto aleatoria dei ‘mercati’, dietro la quale si nasconde una più concreta rivalsa ideologica del peggiore padronato confindustriale. Ce lo chiede l’Europa… E soprattutto Marchionne! Il grande “innovatore” del quale si attendono ancora i 20 miliardi di investimento promessi, dopo l’estorsione dei contratti capestro con lo straordinario contributo di Cisl e Uil: i sindacati responsabili, al servizio del capitale ed al soldo del padrone.
È ovvio che a preoccupare gli investitori stranieri non sono certo i tempi biblici della nostra giustizia civile coi suoi tempi di prescrizione dimezzati, la corruzione endemica, la presenza di una criminalità organizzata profondamente infiltrata nel mondo imprenditoriale, la mancanza di tutele per le imprese oneste contro i concorrenti che falsificano i bilanci e truffano sulle forniture…
Di conseguenza, grazie al formidabile contributo Monti-Fornero ed alla loro riforma del lavoro fortissimamente voluta, già si registrano file di imprenditori esteri incolonnati ai confini, che scalpitano e sgomitano tra di loro per investire per primi in Italia, tanto che quest’anno la disoccupazione giovanile è arrivata al 36% sfondando al ribasso le peggiori statistiche europee. Evidentemente, anche il decreto ‘Cresci-Italia’ sta funzionando a pieno regime..!
Tra le novità epocali della sedicente “Riforma Fornero” vale la pena di ricordare:
a) L’introduzione di misure contro la pratica illegale delle cosiddette “dimissioni in bianco”, già sanzionate dalla Legge n.188 del 2007, e opportunamente abrogata del Governo Berlusconi l’anno successivo… Ad Emma non piaceva.
b) L’estensione dell’obbligo di reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati anche per le piccole imprese, o la concessione di indennizzi in assenza di reintegro.
I provvedimenti introdotti dalla Fornero sono in realtà già previsti dall’Art.3 della Legge 109 del 1990 ed integrati dal Decreto legislativo n.368 (del 06/09/2001), ai quali si aggiungono le ulteriori modifiche in materia di lavoro a tempo determinato, disciplinate dalla Legge n.247 del 2007 e dal Decreto Legge n.112 del 2008 (l’omnibus tremontiano).
In dettaglio,
Sul reintegro dei dipendenti per le aziende sotto i 15 dipendenti:
“Il licenziamento determinato da ragioni discriminatorie ai sensi dell’art. 4 della Legge 15 luglio 1966, n. 604, e dell’art. 15 della Legge 20 maggio 1970, n. 300, come modificato dall’art. 13 della Legge 9 dicembre 1977, n. 903, è nullo indipendentemente dalla motivazione addotta e comporta, quale che sia il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro, le conseguenze previste dall’art. 18 della Legge 20 maggio 1970, n. 300, come modificato dalla presente legge”
[Legge 109/90; Art.3]
Sugli indennizzi corrisposti ai lavoratori, in assenza di reintegro:
“Con riferimento ai soli giudizi in corso alla data di entrata in vigore della presente disposizione, e fatte salve le sentenze passate in giudicato, in caso di violazione delle disposizioni di cui agli articoli 1, 2 e 4, il datore di lavoro è tenuto unicamente a indennizzare il prestatore di lavoro con un’indennità di importo compreso tra un minimo di 2,5 ed un massimo di sei mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, avuto riguardo ai criteri indicati nell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, e successive modificazioni.”
[D.L. 112/08; Art.4bis]
Dopo l’imbecille analfabeta che bruciava le leggi a pacchi, o il Governo Monti produce normative senza nemmeno conoscere la giurisprudenza pregressa, oppure c’è un’enorme malafede che confida nell’ignoranza collettiva. E questo vuol dire che la Fornero, ed il resto dei ‘tecnici’ e la grande stampa liberale che fa loro da sponsor, ci prendono compostamente per il culo.
Intanto l’Italia è in recessione, che è già bella che arrivata da almeno 8 mesi! E la cosa sarà lunga… Altro che ripresa nel primo trimestre del 2013!!
Se questi sono gli risultati dei “tecnici” e del loro decreto ‘Salva-Italia’, tanto valeva tenersi i partiti coi loro esecrati “professionisti della politica”… peggio di così non potevano fare.
E, d’altro canto, per noi profani condannati a lenta agonia, morire impalati non è una valida alternativa dall’essere bolliti vivi.
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This entry was posted on 6 giugno 2012 at 14:11 and is filed under Business is Business, Kulturkampf with tags Consumi, Crisi economica, DPEF, Economia, Elsa Fornero, Entrate fiscali, Fisco, Governo Monti, IMU, Istituzioni, Italia, IVA, Lavoro, Liberthalia, Ragioneria di Stato, Recessione, Redditi, Repubblica, Salario, Stato, Tasse, Tecnici. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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