“Lo Sterminatore dei Pirati”

«Tigrotti di Mompracem, sulle coste del Borneo regna un uomo, figlio d’una stirpe che tanto male ci inflisse e che noi odiamo, un inglese…. Il rajah James Brooke, lo sterminatore dei pirati.»
Emilio Salgari
“I pirati della Malesia”
Newton Compton; Roma 1994.
Immortalato dalla interpretazione cinematografica di Adolfo Celi, nei romanzi di Emilio Salgari dedicati ai pirati della Malesia è la minaccia onnipresente che incombe sui Tigrotti di Mompracem, è l’alter ego di Sandokan e suo nemico implacabile.
Si chiama James Brooke. È inglese, ma è nato in India. Soprattutto, è il temutissimo “Rajah bianco” di Sarawak.

Nato in un sobborgo di Benares il 29/04/1803, James Brooke è un tipico figlio dell’Impero, svezzato tra i ranghi della East India Company.
Vanta parentele importanti… Se il padre è un giudice della corte d’appello di Bareilly, la madre discende dalla potentissima famiglia degli Stuart: annoverati tra i “Pari di Scozia”, discendono dal clan Stewart (è gente che ha combattuto con William Wallace).
Pertanto, come si conviene ad un rampollo di buona famiglia, nel 1815 il giovane Brooke viene spedito in Inghilterra, per ricevere un’educazione consona al suo rango.
Ci resiste poco, perché nel 1819 è di nuovo in India dove si arruola nell’Armata del Bengala.
Nel 1824 partecipa all’invasione del regno dell’Assam; per il coraggio dimostrato diventa portabandiera del reggimento e l’anno successivo rimane gravemente ferito in combattimento, tanto da dover essere rimpatriato per le cure. Ottenuto il congedo si ritira a vita privata nella città di Calcutta, dove si dedica senza successo ad una serie di imprese commerciali.
A nemmeno 30 anni, la carriera di questo intraprendente giovanotto sembra già finita: semi-invalido di guerra, pessimo mercante, insofferente ai compassati rituali della società britannnica, è facile immaginarselo mentre si macera nell’irrequietezza dell’uomo d’azione, costretto all’inattività per la scarsità di opportunità e di quattrini. Proprio lui, così pragmatico e positivista, assetato di avventure.
La svolta improvvisa arriva nel 1833, quando James Brooke si trova ad ereditare una discreta fortuna in denaro, con la quale arma subito una goletta da crociera, che chiamerà “Il Realista”.
Nel 1838 salpa alla volta del Borneo, attraversando l’arcipelago malese. Sono luoghi poco conosciuti e infidi, infestati come sono da pirati e tagliagole di ogni tipo. L’entroterra delle isole è costituito da paludi e foreste impenetrabili, popolate dalle popolazioni tribali dei Dayachi: i famosi cacciatori di teste.
A Singapore, il governatore inglese, incarica Brooke di consegnare dei doni al principe del regno di Sarawak (una dipendenza dell’attuale Sultanato del Brunei) come ringraziamento per il salvataggio di alcuni naufraghi.
Oppressi dal fiscalismo esasperato e dalla brutalità delle truppe del sultanato, l’intera regione di Sarawak è in fermento, mentre il principe Muda Hassim non riesce a contenere la rivolta dei Dayaki supportati dalle incursioni dei pirati malesi.
Nel 1841, James Brooke coglie al volo l’occasione e, dopo essersi fatto a lungo pregare da Muda Hassim, offre i suoi servigi a pagamento. In cambio del suo aiuto si accontenta del governatorato di Sarawak, che amministrerà come un suo esclusivo dominio, e della nomina (ereditaria) a Rajah nel settembre dello stesso anno. Ottiene il diritto di battere moneta e di reclutare truppe, che arma e addestra all’occidentale, e che costituiranno il nucleo originale dai famosi “Sarawak Rangers” (fondati nel 1862).

1842. James Brooke a colloquio con Muda Hassim, zio del sultano del Brunei.
Il nuovo rajah bianco di Sarawak intraprende una lotta senza quartiere contro ribelli e pirati, che si trascinerà per anni. A guidare la ribellione contro Muda Hassim ed il sultano Omar Ali Saifuddin
II, c’è un irriducibile capo tribale. Il suo nome è Sayyid Mashhur bin Muhammad Al-Shahab –Sharif (o più semplicemente, Sharif Masahor), di origine arabo-malese, il quale riuscì ad unificare le varie popolazioni locali in un disperato tentativo di resistenza alla penetrazione occidentale. È probabile che lo stesso personaggio salgariano di Sandokan sia effettivamente ispirato a Sharif Masahor.
Con la sua goletta, James Brooke risale i fiumi e terrorizza i Dayaki; rinforza le guarnigioni sulla costa e si dedica ad una caccia spietata dei pirati malesi. Per la bisogna, si fa aiutare nella repressione dall’ammiraglio Henry Keppel, che gli fornisce il supporto della flotta britannica.
Sui metodi di repressione, Brooke non va certo per il sottile…

Nel 1847 allarga i suoi domini ed il suo potere, creandosi una sorta di stato nello stato: formalmente dipendeva dal Sultanato del Brunei. Esploratore tout court, James Brooke non trascurò i rilievi cartografici e gli aspetti naturalistici del suo dominio personale, tanto da farsi accompagnare nei suoi viaggi dal genovese Giacomo Doria (antenato dell’attuale sindaco del capoluogo ligure), che compì numerose ricerche in ambito botanico, catalogando la flora e la fauna locale. C’è da notare che l’amministrazione di Brooke, pur essendo improntata ad un assolutismo paternalista, non poteva definirsi “razzista” e fu sempre lontana dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse e degli indigeni, che anzi si sforzò di tutelare difendendone le tradizioni culturali e le pecularità, innestate in un sistema di sviluppo che rese la provincia di Sarawak un modello di efficienza rispetto agli altri regni del Borneo.
Soprattutto, pur essendo stabilmente inserito nell’orbita dell’Impero britannico, difese l’autonomia di Sarawak da ogni tentativo di annessione, in questo tutelando anche il suo potere personale. E, probabilmente per ripicca, la cosa gli valse una denuncia per malversazioni ed eccesso nell’uso della forza contro la pirateria, con una serie di controversie legali che si trascinarono dal 1851 al 1854.
Surreale, considerando che nello stesso periodo gli eserciti della East India Company, giustiziavano i prigionieri legandoli alla bocca dei cannoni [QUI].
L’11/06/1868 sir James Brooke moriva in Inghilterra, carico di onori e di richezze. Dal momento che i figli (illegittimi) erano morti di colera, il suo regno personale passò al nipote, Charles Anthony Johnson, il quale continuò ad amministrare Sarawak seguendo fedelmente le orme dello zio.
E d’altra parte il regno esotico dei Brooke, tra alterne vicende, ha continuato ad esistere fino al 1946.
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This entry was posted on 8 settembre 2012 at 20:25 and is filed under Kulturkampf with tags Adolfo Celi, Borneo, Brunei, Dayaki, East India Company, Emilio Salgari, Giacomo Doria, India, James Brooke, Liberthalia, Muda Hassim, Pirati della Malesia, Rajah bianco, Sandokan, Sarawak, Sharif Masahor, Storia. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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