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IL MIO PRIMO MILIONE
Posted in Uncategorized with tags Lettori, Liberthalia, Milione, Visite on 5 luglio 2017 by SendivogiusGLOBALISMO
Posted in Uncategorized with tags Cultura, Economia, Ecu, Globalismo, Globalizzazione, Liberismo, Liberthalia, Mercato, Modernità, Neo-liberali, Pensiero, Scienza politica, Società, Società del rischio, Sociologia, Ulrich Beck, Wolfgang Schäuble on 5 gennaio 2015 by SendivogiusTeorico della “società del rischio” (da cui il nome della sua opera più famosa), Ulrich Beck è stato uno dei massimi studiosi dei processi della globalizzazione nelle moderne società di massa delle quali ha analizzato le dinamiche e teorizzato gli effetti, attraverso la “pluralizzazione conflittuale dei rischi” e della loro definizione. Seguendo l’incidenza dei mutamenti su una società sempre più in bilico tra individualizzazione ed atomizzazione, ha contribuito a delinearne i profili.
Nell’ambito della critica sociologica, Ulrich Bech, pur pervaso da un inguaribile ottimismo e con l’occhio sempre attento alla peculiarità tedesca, è stato uno dei più lucidi interpreti della “modernità” della quale ha saputo tracciare le nuove prospettive in un mondo globalizzato, che sapeva investigare come pochi. Ne ha rilevato le trappole concettuali, fornendo sempre nuove chiavi di lettura per potersi orientare in una realtà convulsamente asimmetrica. Distinguendo nettamente tra “globalismo” e “globalizzazione”, mette in discussione la “metafisica del mercato mondiale” con la sua mistica neo-liberale, rivendicando la politicità di una società cosmopolita e policentrica nella sua multidimensionalità su scala mondiale.
Con la scomparsa di Herr Bech, perdiamo una finestra affacciata sulla complessità degli eventi.
Metafisica del mercato mondiale
«Il globalismo riduce la nuova complessità della globalità e della globalizzazione ad un’unica dimensione – quella economica – che viene anche pensata in maniera lineare, come tutto ciò che dipende permanentemente dalle regole del mercato mondiale. Tutte le altre dimensioni (globalizzazione ecologica, glocalizzazione cultura, politica policentrica, il sorgere di spazi e di identità transnazionali) vengono generalmente tematizzate solo presupponendo il dominio della globalizzazione economica. La società mondiale viene così ridotta e contraffatta nella società mondiale del ‘mercato’. In questo senso, il globalismo neo-liberale è una manifestazione del pensiero e dell’agire “unidimensionali”, un’espressione della visione del mondo “monocasuale”, cioè dell’economicismo. Fascino e pericolo di questa nient’affatto nuova metafisica della storia del mercato mondiale traggono origine da un’unica fonte: il bisogno, anzi la smania di semplificare, per orientarsi in un mondo divenuto indecifrabile.
Quanto questa metafisica del mercato mondiale renda ciechi lo si vede nelle discussioni sulla riforma delle pensioni.
[…] Quando, in economia e in politica, i neoliberali sostengono che il sistema pensionistico è antieconomico, poiché lo stesso denaro potrebbe essere investito in modo più redditizio in fondi pensione privati, essi dimostrano una volta di più che del significato politico-culturale di queste cose capiscono quanto i sordi della musica. Infatti, da un lato le pensioni assicurano anche quelli che non pagano contributi per esse, come gli altri membri della famiglia (moglie e figli), e dall’altro i datori di lavoro sono fatti partecipare ai costi.
[…] Quel che c’è di spregevole quando si parla delle pensioni come di un “sistema collettivo di coercizione” (Wolfgang Schäuble) è che con ciò viene diffamato e sacrificato un pezzo di solidarietà sociale, e proprio da parte di quelli che più di tutti lamentano la perdita dei valori tradizionali.
Il cosiddetto libero mercato mondiale
Il globalismo leva un inno al libero mercato mondiale. Si sostiene che l’economia globalizzata sia destinata ad aumentare il benessere in tutto il mondo e con ciò ad eliminare situazioni sociali insostenibili. Anche nella tutela dell’ambiente, così si dice, si possono ottenere progressi tramite il libero mercato, poiché il meccanismo della concorrenza contribuirebbe alla protezione delle risorse e indurrebbe ad un rapporto non aggressivo con la natura.
Con ciò viene tuttavia trascurato intenzionalmente il fatto che viviamo in un mondo infinitamente lontano da un modello di libero mercato fondato sui vantaggi che possono derivare dalla comparazione dei costi à la David Ricardo. L’alta disoccupazione nel cosiddetto terzo mondo e nei paesi postcomunisti d’Europa costringe i governi di questi paesi a praticare una politica economica orientata alle esportazioni a spese degli standard ecologici e sociali. Con basse retribuzioni, spesso con condizioni di lavoro pessime ed estromettendo di fatti i sindacati, questi paesi concorrono l’un contro l’altro e con i ricchi paesi dell’Ovest per assicurarsi capitale straniero.
L’affermazione per cui il mercato mondiale rafforza la competizione e porta ad un abbassamento dei costi, del quale alla fine tutti approfittano, è notevolmente cinica. Non si dice che ci sono due modi di abbassare i costi: o tramite un’accresciuta redditività (miglior tecnologia, organizzazione, ecc.) oppure tramite l’abbassamento degli standard di produzione e lavoro umani. Le aziende ricavano di più, ma solo grazie ad una caduta della qualità dei prodotti e dei servizi offerti.Drammaturgia del rischio
[…] Anche la pretesa di insediare sua maestà il marco tedesco sul trono dei rapporti sociali è tutt’altro che nuova….
Il globalismo trae il suo potere solo in piccola parte dal suo effettivo verificarsi. Il potere del globalismo deriva per lo più dalla messa in scena della minaccia: domina il “potrebbe essere”, il “dovrebbe essere”, il “se…allora”.
Ciò da cui le imprese transnazionali traggono il loro potere è dunque una specie di società del rischio. Non il “malaugurato verificarsi” dell’effettiva globalizzazione economica, come ad esempio il completo trasferimento di posti di lavoro in paesi dai bassi salari ma, prima ancora, la di minaccia di ciò: il gran parlare che se ne fa provocano paure, spaventano e costringono infine gli antagonisti politici e sindacali a fare ciò che la “disponibilità agli investimenti” richiede, per evitare qualcosa di ancora peggiore. L’egemonia semantica, la paura del globalismo fomentata pubblicamente è una fonte di potere, dalla quale il sistema industriale ricava il suo potenziale stretegico.Assenza di politica come rivoluzione
Il globalismo è un virus che ha colpito ormai tutti i partiti, tutte le sedi, tutte le istituzioni. Il principio su cui si base non ha a che vedere solo con la politica dei profitti, ma sul fatto che tutti e tutto – politica, scienza, cultura – sono sottomessi al primato dell’economico.
[…] Una sorta di setta religiosa i cui seguaci e profeti non distribuiscono volantini alle uscite della metropolitano, ma annunciano la salvezza del mondo ad opera del mercato.
Il gloabalismo neoliberale è a tale riguardo una manifestazione altamente politica, che si esprime però in modo completamente impolitico. Mancanza di politica come rivoluzione! L’idea di questo globalismo è: non si agisce ma si ubbidisce alle leggi del mercato mondiale, le quali costringono a ridurre al minimo lo Stato (sociale) e la democrazia.»Ulrich Beck
“Che cos’è la globalizzazione”
Carocci Editore – Roma, 1999.
(Pagg 142-146)
Era il 1997 e la grande depressione del XXI secolo non esisteva nemmeno nelle ipotesi di scuola.
L’Europa non s’era ancora trasformata in un moloch tecnocratico dalle pulsioni sempre più totalitarie… L’euro non era ancora stato posto in gestazione (ad immagine e somiglianza del marco tedesco), mentre al suo posto circolava un famigerato prototipo chiamato ECU: come surrogato, fu un mezzo disastro a precorrimento dei successivi sviluppi…
Il Telemaco di Firenze probabilmente sgambettava ancora in braghette di tela nel cortile dell’oratorio, mentre l’allora centrosinistra si suicidava sotto le fragile fronde dell’Ulivo… Il papi fanfaroneggiava di milioni di posti di lavoro…. Ed il peggio era ancora da venire.
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Via col vento
Posted in Uncategorized with tags Elezioni amministrative 2011, Italia, Liberthalia, Milano, Vento del Nord, Votazioni on 16 Maggio 2011 by SendivogiusNonostante i toni apocalittici da crociata maccartista, nonostante l’esposizione in prima persona con un intero governo mobilitato per la campagna elettorale, nonostante l’occupazione manu militari di ogni mezzo di comunicazione disponibile e l’invasione mediatica di massa, il Pornonano non sfonda. Piuttosto, declina.. retrocede.. crolla. In ritirata ovunque e ben al di sotto delle aspettative trionfalistiche: anche dove vince, la spunta di misura.
Voleva l’unzione popolare, un plebiscito ad personam, un tripudio elettorale in nome dell’eterna impunità. E il famoso “popolo” lo ha mandato sonoramente affanculo!
Non è bastata la chiamata generale alle armi, né la guerra sporca intrapresa dal kamikaze Lassini e dagli ascari della Santanché, in combutta con le truppe cammellate di Sallusti e dei coprofagi de Il Giornale in tandem con gli sciacalli di Libero. Né vanno meglio i verde-camiciati lùmbard di lotta e di governo, che collezionano il peggior risultato della loro resistibile ascesa.
Nei prossimi giorni abbonderanno le analisi, le riflessioni, i distinguo, i soliti giochini delle alleanze variabili con gli immancabili siparietti politici. Ricomincerà il consueto lancio di stracci fino ai ballottaggi ed alla fine dei giochi tutti si proclameranno vincitori, come da manuale. Naturalmente il voto amministrativo non ha mai avuto alcuna “valenza nazionale”, confinato com’è nella sua dimensione locale, e la flessione elettorale è dovuta ai “brogli della sinistra”.
Il vento cambia, ma domani è un’altro giorno…
NONSENSE DELLA VITA
Posted in Uncategorized with tags Accessi, Ciccioni, Fenomeni, Fetish, Liberthalia, Motori di ricerca, Parole chiave, Sesso, Statistiche, Termini ricercati, Web on 3 febbraio 2011 by Sendivogius
Concedeteci, almeno per una volta, un piccolo momento autocelebrativo…
In quasi due anni e mezzo di vita, dalla sua nascita in poi, Liberthalia è riuscita a porre solide radici nella foresta del web, garantendosi un suo angolino più che dignitoso, grazie a tutti voi che apportate linfa alla piantina con le vostre visite e con i vostri interventi.
Nel tempo, Liberthalia è cresciuta costantemente negli accessi, fino all’exploit del Gennaio 2011 che compensa e surclassa oltre ogni aspettativa la naturale flessione natalizia…
Sono risultati dei quali andiamo particolarmente orgogliosi a riconoscimento della cura, la dedizione, il tempo, impiegati per la stesura e l’elaborazione dei singoli articoli pubblicati, insieme alle migliorie apportate alla veste grafica d’insieme. A maggior ragione che Liberthalia non ha mai ricercato alcuna forma di pubblicizzazione, (nemmeno tra amici, conoscenti e parenti, che infatti nulla sanno del sito); si è sempre tenuta rigorosamente alla larga da Facebook (che cordialmente detesta) e dalle cosiddette forum-community delle quali vivissimamente diffida (non foss’altro per le cacofoniche sequele di nonsense che dominano le discussioni).
Ogni singolo accesso è stato conquistato sui contenuti e attraverso ricerche specifiche in rete. In proposito, proprio i termini inoltrati sui motori di ricerca non mancano di riservare interessanti sorprese circa i gusti di certo pubblico occasionale…
Bene! Chiusa la parentesi celebrativa, siccome il mondo è bello perché avariato, diamo piuttosto un’occhiata da vicino alle ricerche più incredibili, intraprese dai Visitors della rete profonda.
Se è vero che le parole sono importanti, si può allora ricavare un piccolo campionario, tanto da poterne stilare una sorta di catalogo di riferimento sulle curiosità, che affliggono cospicue fasce di navigatori virtuali, rendendo conto delle loro ricerche sul web, dalle più prevedibili fino alle più impensate….
È forte il sospetto (se non la certezza) che gli italiani siano un popolo di repressi sessuali. Coerentemente, votano in massa per un maniaco sessuale sul quale, con ogni evidenza, proiettano la realizzazione dei propri sogni erotici per interposta persona, a compensazione delle loro insanabili frustrazioni erotiche.
Di conseguenza, immancabile e grande protagonista indiscussa è sempre ‘LEI’ in tutte le sue declinazioni, dalla dizione settentrionale (con la g) a quella centro-meridionale (con la c), onnipresente nelle sue potenziali varianti politiche e nazionali.
Abbiamo pertanto la “figa fascista” per nostalgici in camicia nera, ma anche la nazionalista “figa italiana”, con le personalizzate bolognesi.. milanesi.. romane.. e anche sarde, fino al marziale “esercito della fica”..!
Per i più cosmopoliti c’è invece quella “orientale”, passando per la montanara “figa alpina” e pure per la misteriosa “figa di Natale”. Per coloro che dovessero avere difficoltà a trovarne, esiste l’imprescindibile “cartello cercasi figa”.
Superata la fase di interesse strettamente ginecologico, abbiamo quella più propriamente pornografica, con i suoi richiami animali: dalla vacca arrapata, al porco abominevole, fino al completo maiale sadomaso. Non mancano le curiosità erotiche e qualche classico:
gli irrinunciabili “fotoromanzi porno del 1980” e “Biancaneve sotto i nani” per la nostra biblioteca d’autore, insieme alle fondamentali “Confessioni proibite di una monaca adolescente”; le “misure del seno di Cristina D’Avena”. Più ordinari sono: “il bordello galleggiante”; l’immancabile “maniaco con l’impermeabile”; il competitivo “pene più lungo del mondo” e le curiose “foto bandiere del mondo con tette” (?!?).
Non mancano poi le “femmine arrapate”. Tanto per andare sul sicuro, tra i nostri visitatori particolarmente gettonate sono state le donne cinesi arrapate.
C’è chi invece, per restare in famiglia, cerca piuttosto lo “zio arrapato”. Oppure, per non deprimersi, dei simpatici “cazzi spiritosi”.
Non manca chi, tra tanta abbondanza, ricerca il “significato di dignità femminile”.
Qualcun altro, pensando forse al Papi della Nazione, ha cercato invece l’onirico “Venditore di sogni porno”, l’imprescindibile “Pagliaccio Culo”, e pure un pornonano slavo.
Del resto non mancano curiosità rivolte ai membri di governo e affini. Tra le più devastanti c’è il boccaccesco Silvio erotico, il disarmante “attentato a quel frocione del papa”, l’amatissimo ministro Brunetta (“Brunetta nano di merda” e “altezza di Renato Brunetta”), l’immancabile “complotto ebraico contro Berlusconi” e, per concludere, l’inquietante “Clistere di Capezzone”.
Qui entriamo nell’ambito del feticismo più estremo dai risvolti perversi, che pure conta una diffusa casistica della quale tenere conto: umiliare per soldi… tettone sfruttate… torture su donne… immagini di cruda brutalità… bambolotti mozzati… porno stupri..!
Tanto per rimanere in tema, ai margini della psicopatia, abbiamo chi ha sperato di trovare notizie sugli orridi “pompini con ascesso in bocca”, raccapriccianti “ispezioni anali per alunni”, fino all’esito naturale di “culi assatanati”.
In ambito prettamente escatologico sono da segnalare gli esclusivi “cessi prestigiosi” e gli irrinunciabili “amici cessi”. Sugli altri è meglio sorvolare per motivi di auto-censura.
Una trattazione a parte merita l’argomento “ciccioni”, oggetto di uno oscuro desiderio dall’ampia casistica….
In versione sportiva:
ginnastica per ciccione
ciccione che fa ginnastica
nuoto per ciccione
tiro con l’arco per ciccione
ciccione che salta
ciccione in tuta.
In versione situazionale:
ciccione in ufficio
ciccioni al mare
ciccione in barca
ciccione in poltrona
ciccione in ufficio
ciccione al sole
ciccione coi baffi
pagliaccio ciccione
marinaio ciccione
batterista ciccione
In versione femminile:
ciccione femmine
donne ciccione
donna cicciona con l’ombrello
belle ciccione
donne grasse in livrea
attrici porno grasse
uomo nudo ciccione con donna
E relative varianti:
super ciccione
natale ciccione
ciccione che ride
ciccione tatuato
ciccione che scappa
ciccione nudo
ciccione sulla croce
E per (non) chiudere in bellezza abbiamo i grandi enigmi irrisolti dell’umana idiozia…
C’è il tizio che cerca “fotografie dell’huomo erectus”
Si è estinto solo qualche millennio prima che Niépce inventasse la fotografia.
C’è quello che gentilmente ti chiede: “vorrei sapere se il moschetto del 1981 si può tenere in casa”