Lo Stato di Polizia

 

“La lunga marcia verso il baratro”

 

Uno strano demone sembra agitare i desideri ed i furori di Silvio Berlusconi, il Cavaliere Oscuro e Nerissimo di questa Gotham volgare e strapaesana. Una titanica lotta tra passioni contrastanti, il cui unico risultato è la sconfitta della Ragione Democratica, che resta sostanzialmente estranea al suo Ego smisurato. C’è forse un trauma misterioso all’origine di un complesso d’inferiorità mai colmato: Berlusconi appare come divorato dalla patologica ricerca di riconoscimenti ed onori, del tributo plebiscitario, quasi travolto da un esibisionismo narcisista che straborda in un incontenibile Delirio di Onnipotenza.

Da tempo abbiamo imparato a conoscere le ambizioni smisurate del personaggio: eroe e specchio di un’Italietta deprimente nel suo qualunquismo, ma pur sempre maggioritaria; il prodotto viscerale di una “massa amorfa”, ma ben distinta, che si nutre delle fobie e delle irrazionalità della folla. La Paura come combustibile per la Fabbrica del Consenso (ne abbiamo già parlato in “Chi coltiva il seme di Phobos”). L’elezione come investitura totale. La designazione politica come incoronazione popolare e unzione regale, mentre l’esercizio della funzione pubblica viene trasfigurato in decisionismo paternalistico, tramite l’accorpamento dei poteri dello Stato regredito alla sua forma pre-moderna. Padre e Re della Nazione, trascende l’immanente per assurgere a Verbo incarnato nel sacro corpo dello Stato. L’Etat c’est moi! Ed è forte la sensazione che la Repubblica stia scivolando lungo una pericolosa involuzione autoritaria, perpetrata nell’indifferenza generale della cosiddetta “gente” raggrumata in un comun sentire volto al ribasso. Appendice propedeutica al potere del Re Taumaturgo.

Demiurgo e tautologo, l’Unto parla alla pancia di un elettorato deresponsabilizzato, ridotto a ruolo di plebe da compiacere. Ne eccita le fantasie e con illusioni ne soddisfa i bisogni primari, attraverso un inarrestabile processo regressivo e altresì di identificazione costante. Dalla Democrazia delle cittadinanze attive all’Oclocrazia di sudditi plaudenti, tra specialisti in querimonie e accattoni professionisti dello scambio clientelare. Riconoscerli è facile; esistono dei parametri su scala nazionale: vivono ossessionati dalla “roba”; hanno poche idee ma confuse; se gli parli di “valori” controllano subito le tasche per essere sicuri che qualcuno non glieli abbia fregati. Spesso non pagano le tasse, perché evadere è giusto (e se lo dice Lui…), perché tanto c’è il condono. Però i servizi pubblici li pretendono perfetti, confezionati su misura, e rigorosamente gratuiti! Piangono miseria, ma intanto accumulano denari ed elemosinano favori. Il loro mantra si chiama “Sicurezza”. Diffidano di tutti e di tutto; trincerati nel loro sterile orticello provinciale, vivono in perenne sindrome d’assedio.

“La società civile non esiste!” M. Thatcher, the iron lady, aveva ragione. Anche il nostro supereroe nazionale, il Cavaliere Nero di Arcore, lo sa bene e mette in pratica la lezione. Perciò, per quei pochi che ancora si indignano:

Inquieta il progressivo svuotamento dei poteri degli organismi di controllo e di garanzia istituzionale, ridotti a mere propaggini formali di un ordinamento piegato e conformato alle esigenze del sovrano. Eclatante è in tal senso la reiterazione dei provvedimenti ad personam nell’esclusivo beneficio di un unico soggetto, che stabilisce per legge il suo stato d’eccezione con una incredibile sospensione dello stato di diritto.

Preoccupa il ricorso esasperato alla decretazione d’urgenza, come normale prassi di governo secondo il principio di necessità, che (de facto) esautora il Parlamento delle sue prerogative. A tal proposito l’autonomia legislativa delle Camere sembra ledere le aspirazioni assolutistiche del regolo brianzolo, che infatti sollecita la modifica dei regolamenti parlamentari in senso restrittivo, nonostante disponga di una maggioranza schiacciante senza precedenti.

Sconcerta l’onnipresenza interventista in ambito economico e finanziario, come ad esempio l’immissione di enormi capitali pubblici nella crisi dell’Alitalia e del sistema bancario, con la collettivizzazione delle perdite, senza uno straccio di confronto parlamentare e senza che si conoscano in dettaglio gli oneri dell’intervento.

Imbarazza l’abdicazione dei principi laici e dei diritti individuali in nome di una contiguità di interessi col potere clericale, che in proposito continua a decidere l’agenda politica: sul Caso Englaro relativo al testamento biologico; sull’applicazione della Legge 194; sull’accesso alla cosiddetta pillola del giorno dopo; sulla libertà di ricerca medica (sperimentazione delle staminali); sull’ostracismo pubblico delle “coppie di fatto”; sulla preminenza dei valori religiosi…

Il tutto avviene con una concentrazione di poteri senza eguali, nell’impotente inerzia delle opposizioni. Eppure ciò sembra non bastare ancora all’insaziabile reuccio di Arcore che dal suo trono ammonisce, strepita, e poi smentisce, per ribadire l’indomani ciò che ha rinnegato soltanto ieri! Ha un consenso da regime (oltre il 60% dice Lui), eppure non si sente sicuro.

Minaccia pubblicamente quel poco che resta della libera informazione. E questo nonostante abbia la proprietà di media e testate giornalistiche, a cui si aggiunge la compiacenza di buona parte della stampa; sia uno dei tycoon editoriali più potenti del pianeta; disponga del controllo diretto (e indiretto) di sei reti televisive, tra cui una abusiva.

Con l’82% delle presenze televisive (tra governo, premier, e maggioranza) tuona contro l’eccessivo spazio concesso agli esponenti dell’opposizione parlamentare, arrivando ad inibire loro l’accesso alle TV pubbliche, e scatenando i suoi bastonatori in livrea qualora tale divieto non venga ottemperato secondo le volontà del sovrano.

Pretende di scegliersi pure chi abbia il privilegio di fargli opposizione e soprattutto come farla: i suoi detrattori il Re se li sceglie da solo, in una parvenza di finzione democratica. Ad esempio, la IdV non è di suo gradimento, pertanto ha deciso unilateralmente che si tratta di un “partito eversivo” da ostracizzare nel Parlamento e nella società. I presidenti delle Commissioni di Vigilanza, la cui nomina spetta da sempre all’opposizione, si eleggono solo se sono di suo gradimento.

Insofferente all’idea stessa che possa esistere una qualche forma di dissenso, Re Silvio ne relega la natura a problema di Ordine Pubblico, inteso come mera repressione poliziesca contro le offese alla sua sacra maestà. Convoca d’urgenza il suo Ministro della Polizia per decidere le ritorsioni contro gli studenti (per ora chiamati “facinorosi”, domani perseguiti come “sovversivi”?) che osano contestare gli insindacabili atti del monarca. Galvanizza gli organici di polizia, garantendo loro un arbitrio mai visto e una sostanziale impunità per eventuali abusi (vogliamo qui ricordare i massacri della scuola A.Diaz e di Bolzaneto? Gli omicidi legalizzati di Federico Aldrovandi, di Riccardo Rasman, di Aldo Bianzino, fino all’assassinio di Gabriele Sandri?). Svuota le caserme e riversa i militari per le pubbliche vie in nome della sicurezza nazionale.

Sconcertante è l’atteggiamento assunto dal Reuccio e la sua corte contro la manifestazione nazionale di sabato 25 Ottobre (una iniezione adrenalinica per l’esangue PD veltroniano), vissuta come un delitto di lesa maestà. Indecente è la pretesa di cancellare l’iniziativa, programmata con ben quattro mesi di anticipo, perché sarebbe contro il governo (!?!) e ne danneggerebbe l’immagine durante una delicata congiuntura internazionale. Invece, nel 2006, le sguaiate iniziative del Nano Nero contro i “brogli di Prodi” erano parte di un normale percorso democratico. Cosa pensa di fare l’indignato monarca? Provocare i manifestanti per giustificare la reazione? Soffocare la protesta a colpi di manganello e lacrimogeni speciali? Punire i “sovversivi/terroristi” nel chiuso delle celle di sicurezza come a Genova durante il G-8? Sparargli addosso come ai tempi di Cossiga, secondo gli insegnamenti di Bava Beccaris?  In proposito, sarà bene ricordare che Gaetano Bresci partì dagli USA proprio per vendicare la strage milanese del 1898.

Siamo alla vigilia dello Stato di Polizia? Di un golpe bianco? Sarebbe lecito crederlo, se il cipiglio severo del decisionista non si perdesse tra le smentite reiterate e le fanfaronate istrioniche di un avanzo da avanspettacolo, promosso a dittatorello da repubblica bananiera.

2 Risposte a “Lo Stato di Polizia”

  1. Orazio Says:

    In presenza sempre crescente di piccoli uomini,quando entra sulla scena un grande uomo come Berlusconi ,questa moltitudine di piccoli esseri meschini non fanno altro che ribellarsi alla propria inutilità offendendolo calunniandolo ridicolizzandolo ecc. queste azioni vili che contrastano con la dignità umana non fa altro che accentuare la vostra nullità del vostro non essere nessuno se non dei pezzi di merda.

    • Ehm… Senti grand’uomo, qui non sei mica nel tuo localino alla moda a menartelo in compagnia, insieme a tutti gli altri bauscia milanes del cazzo come te. Se volevi essere mandato affanculo gratuitamente, potevi dirlo tranquillamente e senza tanti giri di parole. A me proprio non costa nulla. Stronzo più.. stronzo meno… sei solo l’ultimo, e non definitivo, della serie: l’ennesimo lùmbard dei miei coglioni.
      In quanto alle “ridicolizzazioni” il tuo Nano fa davvero tutto da solo. Non ha certo bisogno del ‘nostro’ aiuto.
      E a proposito dei “piccoli esseri”… piantala di arrampicati come una lucertola e scendi dal piedistallo, prima di farti male! Ma chi cazzo ti credi di essere?!? COGLIONE!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: