UK è uscita dalla UE. Fine dei giochi!
Di conseguenza, in questi giorni il principale esercizio giornalistico per le contrite schiere in livrea di opinionisti da salotto, dove dispensare lacrime di inchiostro pagato a litri, consiste nel rilascio di abbondanti spremute di reni in pensoso raccoglimento, tale è l’incapacità di controllare la propria peristalsi in pubblico. Sempre fedeli alla linea, nell’ansia di compiacere l’azionista di riferimento che detiene la proprietà delle singole testate editoriali di provenienza, assomigliano ad avvoltoi impagliati sui trespoli televisivi. E artigliati al proprio ramoscello di rendita sono intenti a beccarsi tra loro in intervista permanente, specializzati nelle deiezione compulsiva di opinioni non richieste da nessuno, sbrodolanti nel loro splendido isolamento dall’alto delle cataste di libri invenduti.
Perciò non è davvero il caso di sprecare il proprio tempo (e salute) nella lettura di questi pennivendoli professionisti pagati a battuta, e dei loro correttori di bozze in vendita per un tesserino da pubblicista, tanta è l’isteria collettiva che la Brexit sembra aver scatenato negli allevamenti mediatici di questi polli da batteria, terrorizzati che si possa rompere il giocattolo dei ricchi e togliere così ai loro padroni il balocco preferito. Per esemplificare il concetto già di per sé chiarissimo, e sopravvivere allo straripamento di pensierini scatologici che esondano dalle cloache del pensiero unico, basterà citare alcune delle profonde riflessioni che un (misconosciuto ai più) Alessandro Orsini, professore di “sociologia del terrorismo” (!?) alla LUISS (manco a dirlo!), fa sulle pagine de “Il Messaggero”. Si tratta dello stesso quotidiano che i romani soprannominano evocativamente “Il Menzognero”; ovvero l’house organ della Famiglia Caltagirone, la dinastia dei palazzinari siculo-romani che controlla la Capitale…
«La città liberale è un ampio recinto politico che consente di elaborare strategie anti-democratiche, nel rispetto delle regole democratiche. Il caso Brexit, e l’omicidio della parlamentare Jo Cox, dimostrano che, in tempi eccezionali di crisi, tali strategie sono necessarie. Ma, per comprendere l’importanza delle strategie anti-democratiche nei periodi di crisi acuta, è necessario avere ben chiare due caratteristiche immutabili della vita politica nelle società complesse.
[…] Nell’aprire la porta al referendum, Cameron ha aperto il vaso di Pandora, da cui è uscito l’assassino di Joe Cox. Quel vaso, in tempi di crisi, colmi di rabbia e di paure irrazionali, deve rimanere chiuso attraverso l’uso di opportune strategie anti-democratiche che, nel rispetto rigoroso delle regole democratiche, sollevino gli elettori dalla responsabilità di determinare il corso della politica internazionale.»Alessandro Orsini
“La consultazione è stata un errore”
(24/06/2016)
Al prof. Orsini non sfugge che la “città liberale” è ormai assediata dalle masse di esclusi storditi dagli effetti delle crisi, che non credono più nelle capacità di rinnovamento di un sistema percepito come intrinsecamente corrotto e irrecuperabile, da abbattere e non da cambiare. Masse non più amorfe, ma tangibilmente incazzate e mosse dal rancore per un benessere inteso come perduto per sempre, immolato ai privilegi non più tollerabili di pochi, mentre le elite ed i loro servi zelanti restano trincerati nelle cittadelle sempre più isolate, separate perfino fisicamente dal resto della popolazione, nella preservazione di un potere oligarchico.
Dinanzi al problema, la strategia del ‘sociologo’ Orsini, con un ossimoro in termini, è preservare le “regole democratiche” (la Democrazia invece è interpretabile a soggetto) attraverso “l’uso di opportune strategie anti-democratiche”. Come?!? Be’ innanzitutto impedendo ai cittadini (o meglio, alla ‘gente’) di potersi esprimere in libere consultazioni, qualora il risultato possa essere non conforme alle aspettative dell’elite al potere.
La valutazione di Alessandro Orsini è peraltro in perfetta sintonia col pensiero di Mario Monti (il referendum è un abuso di democrazia… da logica del dopolavoro provinciale… perché lui sì che è un internazionalista!) e Carlo Cottarelli, il fu revisore della spesa pubblica (in sede di consiglio europeo i governi dovrebbero impegnarsi a non tenere più tali consultazioni.. perché bisogna dare ottimismo ai mercati… e in culo ai cittadini!).
E se questa è la ‘destra’ seria e ponderata del pensiero liberale, poi ci sono i riformisti responsabili della ‘sinistra’ cuvée e tutta bollicine, affogata nei rituali dementi del politicamente corretto più estremo a cui si accompagna un curioso disprezzo aristocratico per la plebe. Filtrato il rosso e ripulito il beverone imbevibile da ogni solfito scarlatto dopo la decantazione al centro, adesso i “riformisti” pasteggiano tartine nei rinfreschi di Confindustria a Cernobbio, mentre se la prendono con gli “ignoranti”, gli zoticoni delle campagne, gli “analfabeti”, i “vecchi rincoglioniti contro giovani cosmopoliti”, per i quali sarebbe opportuno introdurre un “esame di cittadinanza“ prima di concedere (a discrezione) il diritto di voto, molto meglio se su base censitaria (come nell’800!).
Per inciso, sono gli stessi “vecchi” e “ignoranti” e “ottusi” che nel 2014 decretarono il trionfo renziano alle elezioni europee, alla modica cifra di 80 euro a voto, e non risulta che all’interno della nomenklatura del partito-bestemmia qualcuno ebbe a schifarsi dell’operazione di compravendita. Sono sempre gli stessi elettori che ad Ottobre 2016 verranno chiamati ad approvare la nuova costituzione. E per la bisogna sono stati tutti promossi d’ufficio a professori emeriti di diritto, ma se dovessero bocciare il nuovo testo costituzionale allora… A maggior ragione, se il ‘mercato’ lo chiede, il nuovo “centrosinistra” riformato si scaglia pure contro quei buzzurri di operai che ha rinunciato già da tempo a rappresentare, astiosamente ricambiato peraltro nelle intenzioni di voto. Poi ci si lamenta dell’avanzata dei movimenti populisti!
Campione in materia è il giovanissimo Beppe Severgnini. Il peter pan di 60 anni con la chioma moonlight non si smentisce e ci regala un pezzo magistrale sul tema…
«La Decrepita Alleanza ha vinto. Ha preferito il passato al futuro, i ricordi ai sogni, l’illusione al buon senso. Ne fanno parte i “little Englanders” di provincia e di campagna; i cittadini meno istruiti, su cui le informazioni scivolano come l’acqua sulle piume dei pellicani di St James’s Park; i nostalgici di ogni età, incapaci di rassegnarsi a un’evidenza.
[…] I nonni hanno deciso il futuro dei nipoti. Cosa gli accadrà? Cosa accadrà ai loro coetanei sul Continente, ormai di casa a Londra? I ragazzi inglesi — per capire le proprie possibilità di studio, lavoro e movimento — dovranno capire quali condizioni verranno imposte al Regno (dis)Unito dall’Unione Europea. Se il danno non è ancora quantificabile, l’incertezza e l’ansia sono già certe. I giovani, in questo Paese, sono abituati a viaggiare, vivere e lavorare dovunque: grazie all’inglese, ai percorsi accademici, a una lodevole predisposizione all’esplorazione. Per loro tutto diventerà più difficile, se non impossibile (pensate al programma Erasmus).»Beppe Severgnini
(24/06/2016)