Kuhle Wampe
oder: Wem gehört die Welt
(Pancia fredda; ovvero: a chi appartiene il mondo?)
«Eventi infelici accaduti in altri paesi ci hanno insegnato da capo due semplici verità in merito alla libertà d’un popolo democratico.
La prima verità è che la libertà di una democrazia non è salda se il popolo tollera la crescita d’un potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso stato democratico.
Questo, in essenza, è fascismo – un governo posseduto da un individuo, un gruppo, o qualsiasi altro potere privato capace di controllarlo.
La seconda verità è che la libertà di una democrazia non è salda se il suo sistema economico non fornisce occupazione e non produce e distribuisce beni in modo tale da sostenere un livello di vita accettabile.
Entrambe le lezioni ci toccano.
Oggi tra noi sta crescendo una concentrazione di potere privato senza uguali nella storia. Tale concentrazione sta seriamente compromettendo l’efficacia dell’impresa privata come mezzo per fornire occupazione ai lavoratori e impiego al capitale, e come mezzo per assicurare una distribuzione piů equa del reddito e dei guadagni tra il popolo della nazione tutta.»
Franklin Delano Roosevelt
“Discorso sulla limitazione dei monopoli”
(29/04/1938)
Nel suo lungo discorso dinanzi al Congresso degli Stati Uniti, il Presidente Roosevelt aveva altresì colto l’occasione per denunciare la “crescente concentrazione del potere economico” nelle mani di pochi cartelli oligopolisti:
«A buon ragione, è stato detto che il più libero dei governi, se potesse esistere, non potrebbe durare a lungo se l’inclinazione delle leggi fosse quella di creare un rapido accumulo di proprietà in poche mani e di rendere la stragrande maggioranza della popolazione in uno stato di dipendenza e senza un soldo.»
E quindi ammonire contro i rischi della preminenza finanziaria sulle attività produttive ed il controllo delle banche sulle industrie, a tutto discapito di queste ultime e sottolineando gli effetti sull’occupazione ed il crollo della produttività…
Altri tempi, stessa crisi.
Che il gabinetto presidenziale dell’Hindenburg al Quirinale, nel suo scialbo grigiore democristiano, non sia assolutamente paragonabile al New Deal rooseveltiano è una evidenza che risulta lampante anche all’ultimo degli squallidi nipoti di Rameau, impantanati nella palude governativa delle Laide Intese.
Ma (tant’è!) ogni epoca ha gli ‘eroi’ che si merita…
La Repubblica di Weimar collassò nel fallimento conclamato delle sue “grandi coalizioni”, all’insegna del rigore e dell’esautorazione parlamentare. In Italia, il governicchio allargato di nani allo sbaraglio si trascina nel prolungamento della sua inutile esistenza, mantenuto in vita dall’intraprendenza costituzionalmente border-line del suo maggiore sponsor e creatore: il Presidente Giorgio Napolitano, capo di una repubblica di fatto già semi-presidenzialista. In passato, in frangenti simili, e massimamente durante le presidenze di Gronchi, Segni e Cossiga, si era gridato all’abuso eversivo, al golpe bianco, allo stravolgimento della Costituzione.. ma, com’è noto, tempora mutantur…
In un Paese ridotto ad un hard-discount in liquidazione per svendite sottocosto, con un programma imminente per dismissioni coatte di beni pubblici a prezzi di saldo (ce lo chiede l’Europa; lo vuole il mercato), con un tasso di disoccupazione reale al 40% ed un comparto industriale in rottamazione, dove la politica economica non va oltre l’aumento dell’IVA (tanto per rilanciare i consumi) e l’ennesimo incremento delle accise sui carburanti (per essere certi di stroncare qualunque ripresa), il massimo obiettivo del governissimo allo sbaraglio è eseguire diligentemente i compitini a casa, su dettatura germanica e rispettare pedissequamente il pareggio di bilancio entro la fine dell’anno, senza sforare il tetto del 3% (attualmente superato del terribile 0,1%).
Che dire?!? Almeno moriremo coi conti in ordine e con la marcia funebre di Beethoven come omaggio tedesco alla nostra dipartita.
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This entry was posted on 25 settembre 2013 at 15:55 and is filed under Muro del Pianto with tags Crisi economica, Cultura, Democrazia, Economia, Europa, Franklin Delano Roosevelt, Germania, Giorgio Napolitano, Grande Coalizione, Grande Depressione, Italia, Kuhle Wampe, Liberthalia, New Deal, Nipote di Rameau, Repubblica di Weimar, Storia, USA. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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30 settembre 2013 a 14:23
Noto con piacere che sei anche tu un estimatore di Franklin Delano Roosevelt. Ma se mai dovesse nascere da noi un personalità del genere provvederemmo a distruggerlo a suon di cannonate e diffamazioni…
Il miglior presidente degli Stati Uniti di sempre:
“No government can help the destinies of people who insist in putting sectional and class consciousness ahead of general weal.”
Forse un principio che noi italiani dovremmo scolpire nelle nostre teste e coscienze. E vale per tutti, a destra e a sinistra.
30 settembre 2013 a 15:24
😉 Be’… mi limito ad una constatazione pratica:
nel medesimo periodo, a parità di crisi, mentre l’Europa cedeva il passo ai totalitarismi, con Hitler e Mussolini eletti in regolari elezioni democratiche, gli USA affrontavano i problemi con un presidente straordinario, senza derogare dai principi basilari della democrazia.
Oggi, abbiamo ovunque “movimenti” di ispirazione nazi-fascista (anche se li si chiama “populisti”) ed oligarchie tecnocratiche di neo-elite finanziarie.
Siamo davvero sicuri che la Democrazia sia una realtà acquisita con salde radici?
30 settembre 2013 a 16:47
“Siamo davvero sicuri che la Democrazia sia una realtà acquisita con salde radici?”
NO
“gli USA affrontavano i problemi con UN PRESIDENTE STRAORDINARIO, senza derogare dai principi basilari della democrazia.”
Non potrei essere più d’accordo con te. E lo dice uno che non è certo un estimatore del popolo USA.
Devo una parte della mia sinistrosità al sopracitato presidente.