Gli Adoratori del Diavolo

Melek Ta'us - Peacock AngelAmmantati dal mito e dal fascino esotico di una delle culture meno conosciute e forse più interessanti del pianeta, gli Yazidi si affacciano alla conoscenza del grande pubblico italiano attraverso le strisce magiche e Corto Maltesebellissime di Hugo Pratt in una delle sue opere più famose e intense, “La casa dorata di Samarcanda”, nella metà degli anni ’70, in cui il grande Autore romagnolo rivisita un’antica leggenda di George Gurdieff, sedicente mago e iniziato, secondo il quale per imprigionare uno yazida è sufficiente tracciargli un cerchio attorno, dal quale gli sarà impossibile uscire, costringendolo a volteggiare su se stesso fino allo spasimo.
Corto Maltese (1)Per sfuggire alle persecuzioni islamiche, nel corso dei secoli gli Yazidi si sono concentrati, insieme ad altre minoranze confessionali, principalmente nelle zone Yazidamontuose, dall’Anatolia ai monti del Caucaso, e soprattutto nel Kurdistan iracheno tra Mosul e Sinjar. Gli Yazidi sono infatti un popolo di etnia curda, unici nel loro genere, per la complessa teologia che racchiude in un sincretismo straordinario elementi attinti dalle più diverse tradizioni religiose: culti pre-islamici di origine siriaco mesopotamica ed iranica; zoroastrismo; misticismo sufi e componenti paleocristiane riconducibili allo gnosticismo manicheo… Ma non mancano aspetti legati all’Islam sciita (soprattutto l’eresia ismailita) ed al mazdeismo.
Corto Maltese (2)Dal mitridaismo hanno ripreso la preghiera rivolta verso il sole ed il sacrificio di un toro per le cerimonie più solenni; dal cristianesimo nestoriano il rito del battesimo e la celebrazione del natale di Issah (Gesù); dall’ebraismo la pratica della circoncisione (peraltro facoltativa), lo studio dei numeri magici, e parte del loro stesso alfabeto; dalle confraternite sufi, il culto dei santi devoti, la danza mistica dei dervisci, e le pratiche di iniziazione; dallo gnosticismo ellenico, la venerazione per il Demiurgo e per gli arcangeli della creazione; dagli antichi culti orfici, la simbologia del serpente inteso come metafora di rigenerazione.
Alfabita ezdiyaSpregiativamente chiamati “adoratori del diavolo” dai loro nemici, gli Yazidi Kurdistan - ragazza yazida(ma anche Ezidi) sono in realtà il “popolo degli angeli” (dal termine yazd, che in lingua pharsi significa appunto “angelo” ovvero “essere divino”), ma esplicitamente il loro nome si richiama a Yazīd ibn Mu‛āwiyah (fratello del primo califfo ommayade), oggetto di una particolare devozione presso i loro insediamenti.
Yezidi Man Popolo di pastori semi-nomadi e di piccoli agricoltori, gli Yazidi sono una comunità endogamica, organizzata in confraternite chiuse, gerarchicamente regolate e suddivise in “iniziati” ed “aspiranti”, sotto la guida di uno Sheikh e di vari Agha tribali. Un tempo temibili guerrieri di montagna, decimati dalle feroci persecuzioni delle quali sono state vittime, sono un popolo sostanzialmente pacifico e ritirato.
Yezidi WomanLa complessa teogonia yezida si compone di sette arcangeli creatori (demiurghi) e delle loro successive emanazioni, che si manifestano in cicli di reincarnazioni (metempsicosi greca) tra gli uomini comuni, che diventano a loro volta mistici e capi religiosi della comunità. Al vertice della gerarchia celeste vi è Melek Ta’us: l’angelo creatore dalla natura tripartita, rappresentato in forma di pavone, che con le sue lacrime avrebbe estinto le fiamme dell’inferno.
Secondo una forzatura semantica, lo stesso nome di Melek Ta’us, variamente associato all’angelo caduto (e pentito), Lucifero (in qualità di portatore di luce), Iblis o Shaitan (il Satana della tradizione islamica), viene ritenuta una traslitterazione di Moloch, antica divinità siriaco-fenicia, e Teus/Zeus (dio), ma anche “Malik” (Re).
lalish - kevnarVa da sé che nell’ambito dell’islam sunnita gli Yazidi costituiscono gli eretici per eccellenza, associati ai pagani e dunque odiatissimi, tanto da scampare alla bellezza di 72 tentativi di sterminio nel corso degli ultimi 1.500 anni.
Mazarê Meheme Rashan li BashikêCi vanno assai vicino i mongoli di Hulagu Khan al principio del XIII° secolo, anche se il rischio di estinzione totale si palesa per gli Yazidi in tempi ben Yezidi_Manpiù moderni ad opera dell’Impero Ottomano. A partire dal 1802 i Turchi organizzano infatti una serie di campagne di guerra violentissime contro gli Yazidi, che peraltro si rifiutano di prestare servizio militare, ai quali sostanzialmente offrono due possibilità: conversione o morte. Il tentativo di annientamento: deportazioni e conversioni forzate, rapimento delle donne, eccidi di massa, cancellazione di interi villaggi, distruzione dei mausolei e dei luoghi di culto… si protrarrà per oltre un secolo, tanto che lo sterminio degli Armeni durante la prima guerra prosegue di pari passo con quelle degli Yazidi e della comunità greca di Smirne.
Donna yazidaOggi l’etnocidio della popolazione yazida, insieme alla cancellazione delle ultime comunità cristiane sopravvissute in Mesopotamia, assiro-caldei e nestoriani, viene portato avanti con bestiale determinazione dalle orde nere dei nuovi mongoli dell’ISIS: le bande di massacratori salafiti del sedicente Stato islamico dell’Iraq e del Levante. E questi sì, sono davvero quanto di più demoniaco si sia mai incarnato sulla faccia della terra in rappresentazione del Male, tanto da rappresentare con il loro truce fondamentalismo sanguinario i veri “adoratori del diavolo”. Ammesso si possa conferire una personificazione concreta alla malvagità ed ai suoi adepti.
Yezidi GenocideAbbondantemente foraggiate dai capitali sauditi in funzione anti-sciita, i miliziani dell’Isis sono il giocattolo impazzito, sfuggito al controllo delle monarchie teocratiche del Golfo, e costituiscono l’ultimo frutto avvelenato dell’allucinante parabola irachena, alla quale ora (suo malgrado) la titubante Amministrazione Obama è chiamata a porre un qualche rimedio prima che sia davvero troppo tardi.
Bandiera degli YazidiLa storia, come la strada dell’inferno, è lastricata di buoni propositi, ottime intenzioni, e clamorosi insuccessi. Se gli errori non mancano mai, raramente si è assistito a fallimento più grande dell’Iraq, che per gli entusiasti “esportatori di democrazia” avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello di un ricostituito giardino dell’Eden, a consolidamento di un nuovo secolo americano. Almeno secondo le fantasie visionarie della destra neo-con cresciuta attorno a quel cenacolo straussiano, che ha condotto gli Stati Uniti in una delle sue più catastrofiche avventure dalla fine della guerra della Vietnam.
IRAQ-SYRIA-UNRESTDieci anni di occupazione militare, miliardi di dollari spesi per una ‘ricostruzione’ mai davvero avvenuta, una classe politica tra le peggiori del pianeta, un paese dilaniato dalle faide tribali e la guerra civile, vicino alla catastrofe umanitaria, e quanto mai prossimo a sprofondare nell’abisso del più cupo totalitarismo salafita ispirato all’islamismo wahabita.
Members of the Islam State of Iraq and Shaam (Isis) with senior commander Abu WaheebDinanzi alle orde fondamentaliste dell’ISIS, l’indecente esercito iracheno si è sciolto come neve al sole al primo colpo di cannone. Tanto che l’orda salafita ha potuto occupare agevolmente e quasi indisturbata le grandi aree petrolifere dei distretti centrali e della provincia di Mosul, tagliando il paese a metà, mentre l’imbelle governo del settario Al-Maliki rimane trincerato nelle ridotte tribali del Sud, insieme alle sue milizie sciite male armate e ancor peggio addestrate, frettolosamente reclutate in sostituzione dell’inaffidabile esercito nazionale.
A tutt’oggi l’Iraq liberato, e che di fatto non esiste più, coi suoi strascichi velenosi, costituisce l’eredità infetta delle fallimentari politiche messe in atto dagli apprendisti stregoni alla destra di George W. Bush, che per la bisogna si erano affidati ciecamente ad un bugiardo matricolato ed un ladro come Ahmed Chalabi (su cui incredibilmente si continua ancora a puntare!), dopo aver scoperchiato il vaso di Pandora che non avrebbe mai dovuto essere aperto, e finendo con lo scatenare i peggiori djinni del deserto e che ora è quanto mai difficile ricacciare dentro.

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3 Risposte a “Gli Adoratori del Diavolo”

  1. matteo Says:

    l’ islam e il male più grande che l’ umanità a visto

  2. Hermes Says:

    Ciao. Grazie per l’articolo. Vorrei chiederti se l’uomo in foto di profilo con le treccine sia una yazida o un curdo e quale sia la provenienza di essa. Grazie

    • Grazie per l’apprezzamento.
      La foto ritrae un curdo-yazida nel nord dell’Iraq (governatorato di Mosul), è facilmente reperibile su ‘pinterest’, ed è genericamente datata intorno al 1920 senza altre specifiche.
      Ma io credo che si tratti di un’immagine tratta dalla collezione di sir Wilfred Patrick Thesiger, esploratore e maggiore dell’esercito britannico, e realizzata durante la sua spedizione in Kurdistan del 1952.
      Ovviamente la mia è più che altro una supposizione su congettura logica.

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