IL GRANDE BOTTO
A quanto pare, il significato che certi spiriti laici e progressisti conferiscono alla cosiddetta ‘questione morale’ si riduce alla ristretta (ed ipocrita) ottica del moralismo sessuofobico di derivazione religiosa… Come se gli scandali si riducessero unicamente alle inclinazioni sessuali ed alle abitudini private di un pubblico amministratore.
Il famigerato fardello del sesso sembra costituire per molti l’oggetto di una tormentata convivenza, di inconfessabili ‘vizietti’, di cose che si fanno ma che non si dicono. E soprattutto non si devono sapere. Sorvoliamo sulle “debolezze private” che hanno travolto (e rovinato ad aeternum) lo sventurato Piero Marrazzo, il governatore del Lazio, vittima in primo luogo della sua incredibile leggerezza. Se al presidente piace frequentare transettoni a cottimo, questi sono ‘affari’ (e soprattutto caxxi) suoi.
Tuttavia, per tutta una serie di motivi che ben distinguono il ‘caso Marrazzo’ da certi utilizzatori finali, precisiamo a scanso di equivoci:
1) Il governatore non circuiva minorenni.
2) Il governatore non ripagava le prestazioni con candidature politiche ed incarichi pubblici, tant’è che nessuno dei trans è mai stato nominato consigliere o assessore regionale. Meno che mai ministro a pareggiare le opportunità.
3) Gli incontri avvenivano in appartamenti privati e non all’interno di sedi istituzionali, tipo Palazzo Grazioli.
4) Il governatore non si faceva portare le sue ‘amiche’ coi voli di Stato, a domicilio nel villone sardo.
5) Il governatore non ha certo potuto contare sulla compiacente discrezione dei Carabinieri, intenti a scortare le ‘signore’ nelle stanze private, riservate all’amplesso galeotto.
“Ma quel che appare grave nel suo comportamento è quel che non dice, non ha detto e sembra
di non voler dire. Il governatore del Lazio non ha detto di essere stato ricattato né tanto meno ha denunciato l’estorsione, come avrebbe dovuto fare. Non ha detto di aver firmato – ai carabinieri che lo minacciavano – degli assegni per evitare che scoppiasse uno scandalo.”
Di conseguenza, il governatore Marrazzo si è auto-sospeso in attesa delle inevitabili dimissioni. Dimissioni sollecitate con insolita determinazione da Dario Franceschini, Pierluigi Bersani, e tutto il gruppo dirigente del PD, che invece trovano assolutamente normale la permanenza del plurinquisito Antonio Bassolino alla guida della regione Campania. Evidentemente la disastrosa amministrazione del ras partenopeo, con la dilapidazione di milioni di euro e le torbide collusioni di stampo camorrista, non hanno la stessa gravità ‘morale’.
Al contrario, siamo preoccupati per il reiterato silenzio del solitamente loquace Francesco Rutelli: pare che al Cicoria si sia seccata la lingua.
Le intemerate di Maurizio Gasparri (che non si capisce a quale titolo parli) non valgono invece alcuna considerazione… dalle fogne sovralimentate possono venir fuori solamente due cose: grasse pantegane e grossi “pezzi informi di materia organica anfibia comunemente chiamata merda!”
Tutta roba dalla quale è consigliabile tenersi alla larga.
È incredibile invece come Marrazzo, pur nella sua misera sprovvedutezza, si sia rapidamente trasformato da vittima di un’estorsione a bersaglio ambulante. Illuminante è poi la discrezionalità e la sensibilità con la quale l’intera faccenda è stata trattata dal magistrato inquirente e soprattutto dall’Arma dei Carabinieri. Al benemerito servigio, del quale molti (troppi) erano a conoscenza, ha contribuito la partecipazione straordinaria dei ROS, operativi in zona Trionfale…
Quattro i carabinieri arrestati, mai abbastanza pubblicizzati:
Luciano Simeone (30 anni),
Carlo Tagliente (29 anni),
Antonio Tamburrino (28 anni),
Nicola Testini (37 anni)
Tutti beneficiati da encomi solenni, pare che i sottufficiali si fossero specializzati nel taglieggiamento dei viados, traffico di stupefacenti, estorsione e ricatti. E forse anche altro…
Quando l’esempio viene dall’alto… [qui].
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