Le Donne del Capo

donnina mangaGiovani, come vuole la retorica giovanilistica della rottamazione futurista.
Bellocce, ma di una bellezza scialba, precocemente consunta e priva di fascino.
Incompetenti, dai curricula inconsistenti quando non imbarazzanti, perché la “meritocrazia” finisce laddove comincia il dominio del Capo di cui sono la perfetta proiezione ancillare. E, nei casi prevalenti, risultano anche straordinariamente ottuse. Dentro il tailleur niente: nel senso di vuote.
Sono le donne del capo, radunate alla fiera di provincia per la parità più generalista che di ‘genere’. A loro modo, costituiscono la variante del Manuale Cencelli sul sessismo applicato alla politica. Nella piazzetta antistante la parrocchia del renzismo di subgoverno, ricordano meno che altro il ballo delle pupazze per la sedia che scotta.
Nell’assoluta identità tra i sessi, ridotta a fattore di propaganda promozionale, costituiscono l’orpello decorativo del Pigmalione che ha pensato bene di scritturarle al governo, con un unico ruolo da recitare a soggetto: la “donna”, oggettuata a quota di rappresentanza. In pratica, un forma di maschilismo mascherato di modernità e della peggior specie, perché subdolo nel finto messaggio paritario.
In quanto miracolate, sono devote al benefattore che le ha vidimate come una raccomandata preaffrancata alla carica prestabilita, già pronte per l’assegnazione nominale. Per competenze, qualità, doti individuali.. in nulla sono distinguibili dagli Paolo Gentiloniomologhi maschili: gli ubbidienti cicisbei in servizio ordinario a corte, senza altri requisiti se non la provenienza democristiana e la ruffiana fedeltà con cui servono il proprio signore acquisito, in cambio di cariche a cui nessuno con un minimo di decenza li promuoverebbe mai.
La sostanziale differenza tra berlusconismo e renzismo?
Le papi-girls vengono scelte secondo il mese del calendario, in base alla posa fotografica migliore ed alla preponderanza fisica
Le cheerleaders nel mondo cinguettante del Bambino Matteo vengono invece selezionate per valenza cromosomica, secondo criteri parrocchiali: bellezza dimessa e mai troppo appariscente (tipo Maddalena redenta); livello di prolificità (donna e madre); vergineo candore, in sintonia con la dimensione asessuata del partito bestemmia; vuoto pneumatico di idee ed esperienza.
Così non correranno mai il rischio di mettere in ombra l’ombelico di Telemaco. E tutta l’attenzione verrà concentrata non sull’assenza di titoli adeguati, la mancanza di competenze, le politiche inesistenti di un esecutivo votato all’improvvisazione, bensì sulla scelta dei vestiti, il trucco, il gossip teleguidato dal fotografo di fiducia, l’età (giovani e belle vs vecchie e brutte) e null’altro.
Insomma, il classico rapporto che intercorre tra il Bullo e le sue Pupe.
Bullo e pupePer cui si può scegliere tra la “straordinaria incompetenza” della Marianna, da innaffiare a intervalli regolari. Sprofondare nel vuoto delle desolanti banalità di ‘uagliella Pina, sempre che non sia troppo concentrata a tirar di conto su quanti incredibili balocchi si Boschi lato bpossono comprare con 80 euri. Disquisire sui colori pastello e le tinte elettriche della premiata sartoria Boschi; o in alternativa stornare tutti i media sul suo lato B. Oppure profondersi in pensosi editoriali sui bikini delle ministre in vacanza al mare. Che poi quest’ultime firmino per conto terzi, con la velocità di un battito di ciglia, (contro)riforme regolarmente scritte da altri e pessimamente confezionate, mettendoci la faccia (di cera), è prerequisito funzionale alla nomina.

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3 Risposte a “Le Donne del Capo”

  1. Cristina Says:

    Pupe del gangster 2.0

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