L’Idiota in politica

Cobra wants you - by Mcarson

Speculare al concetto di Civiltà, la nobile arte della Politica ha origini antichissime, quando un gruppo di cittadini con parecchio tempo libero a disposizione scoprì che per curare gli interessi propri e quelli della comunità di appartenenza era molto più pratico riunirsi in assemblee deliberanti, più o meno allargate, piuttosto che sfidarsi in combattimenti all’ultimo sangue, dando la stura a faide tribali tra clan rivali. In sostanza è un metro di misura, indice di “urbanità”. Ovviamente le cose non migliorarono. Semplicemente mutarono. Ed i vecchi clan familiari si costituirono in fazioni in lotta per l’egemonia. La gestione del potere divenne dunque una faccenda alquanto sofisticata. Per sua stessa natura, la Politica è strettamente connessa con l’amministrazione della “Polis” (la città) e si interessa da sempre alla “res publica” (la cosa pubblica), con risultati mutevoli come l’animo dei contendenti.
idiot-clown-looking-for-soldiersNata in contrapposizione all’imbelle insipienza degli “idioti” (coloro che pensano ai fatti propri nel loro esclusivo vantaggio), specialmente se rapportata al caso italiano, la Politica ha finito per privilegiare l’interesse di questi ultimi sopra ogni altro aspetto, tanto che tra “politica” ed “idioti” la differenza risulta attualmente minima se non indistinguibile. A tal punto che più che mai si può parlare di predominanza dell’idiota in politica.
Forse ciò avviene perché la “folla”, nell’anomia massificata e opportunisticamente canalizzata nei rituali formali del voto organizzato, nell’immagine amplificata dell’idiota tende a riconoscere se stessa e che in fondo costituisce una figura rassicurante. Adora i Re Travicello e ignora (come giustamente è stato fatto notare) che dopo questi arrivano sempre le serpi.
Sostanzialmente incapace di analisi strutturali dalla minima complessità, che vadano oltre il piagnisteo familista e l’invettiva da bar sport, l’italiota medio è perennemente in bilico tra integrati e apocalittici, a seconda del tornaconto personale che il “sistema” è in grado di garantirgli o meno…
Chiusi nel pantano di una politica più desiderante che deliberante, tra imbonitori politici e venditori di sogni in saldo elettorale, per capire meglio la situazione nostrana, a volte è utile rimettersi allo sguardo clinico e stupido dell’osservatore straniero avvezzo alle cose di casa nostra.
È il caso dell’antropologa francese Lynda Dematteo, che rielaborando la sua tesi di laurea, nel 2007 pubblica il suo saggio più famoso (L’idiota in politica), strutturato come uno studio etnografico, interamente dedicato ad Umberto Bossi ed alla sua Lega Nord.
In proposito, è curioso notare come certe considerazioni incentrate sulla specificità leghista siano perfettamente sovrapponibili al M5S ed alle sparate del suo truce e_guru virtuale. Si parla di Umberto Bossi, ma sembra Beppe Grillo.
Trova le differenzeD’altronde non è un mistero che i fascisti digitali della setta pentastellata abbiano assorbito il grosso dell’elettorato leghista, tanto che ad oggi il moVimento sembra, per linguaggio e modalità, esserne l’erede più diretto. La chiave del successo di questo ennesimo partito antisistema, nella medesima pretesa “rivoluzionaria”, probabilmente risiede nell’aver proiettato il suo revanchismo protestatario oltre i miti neo-völkisch dell’etnonazionalismo padano, introiettando l’inestirpabile qualunquismo italiano con il suo substrato fascistoide, in tutta la sua carica poujadista dilatata su scala nazionale. La componente stalinista-giacobina degli Enragés anti-casta non è altro che una sua integrazione. jean-paul-marat-aroused-hatred-in-the-hearts-of-the-paris-mobsTutto il resto, dalle menate mistico-esoteriche di Casaleggio, al ruolo salvifico del webbé, sono poco più che folklore coreografico, per impressionare i neofiti della setta. Perché è noto che più che gli apprendisti stregoni ad impressionare l’immaginario collettivo degli italiani solitamente sono i buffoni con le loro mirabolanti promesse. E, in genere, più sono volgari e analfabeti, più piacciono; giacché lo spirito dell’ineffabile italiota sembra incapace di elevarsi al di sopra delle propria cintola, mentre circola con la patta aperta…

L'Idiota in politica«Nei confronti di chi li governa gli italiani hanno un atteggiamento di disincanto e di distacco, che denota un rapporto molto particolare con la dimensione politica. In tale contesto il gioco dell’idiozia risulta terribilmente efficace poiché, pur generando un’inevitabile disapprovazione, suscita una forma di divertita indulgenza.
[…] (Bossi/Grillo?) È il giullare che non rispetta niente e nessuno, nemmeno il papa; può dire tutto poiché viene ritenuto non responsabile delle proprie affermazioni e, in genere, i suoi attacchi sono particolarmente irriverenti perché indirizzati verso temi o persone che godono di rispetto. Come il tradizionale buffone, opera sul registro dell’ambiguità. Il suo obiettivo fondamentale è insinuare il dubbio in chi lo ascolta, impedendogli di cogliere i veri fini o la natura del suo discorso, per poterlo circuire meglio

  Lynda Dematteo
L’idiota in politica. Antropologia della Lega Nord
Feltrinelli (2011)

In fondo, si tratta del solito “teatrino” politico, tanto stigmatizzato a parole quanto prediletto nei fatti. Non v’è tragedia in questo, perché la preminenza risiede tutta nella farsa…

«La strategia comunicativa del leader corrisponde alle tradizionali modalità d’azione della Commedia dell’Arte. Con lui la pratica politica perde qualsiasi significato, si riduce ad una serie di effetti prodotti da dichiarazioni, minacce, pernacchie, promesse tanto inopinate quanto impossibili da mantenere: si tratta essenzialmente di spettacolo.
Anche se le dichiarazioni di Jean-Marie Le Pen rievocano talvolta le provocazioni del leader della Lega, i francesi non ridono di Le Pen come fanno gli italiani di Bossi, poiché quest’ultimo non incute alcun timore, suscita solo compassione.»

Tuttavia, il palcoscenico più congeniale a simili rappresentazioni è più che altro il palco dei cabaret; la sua modalità d’azione preferita sono i siparietti di avanspettacolo.
La SalmaIn questo, almeno dall’ascesa di Mussolini in poi, l’Italia ha sempre fatto da precursore per lo sdoganamento dei personaggi più improbabili e dei fenomeni più beceri nell’ambito della rappresentanza politica, personalizzata a misura di cialtrone (Bossi, Berlusconi, Grillo…), in una degenerazione generale della Democrazia tanto preoccupante da sembrare irreversibile.

«Come può una persona che detiene il potere essere tanto ignorante quanto irresponsabile? E che cosa comporta questo in termini di rappresentazione politica? Peraltro, si tratta di un fenomeno non circoscritto unicamente alla situazione italiana: George W. Bush è stato ridicolizzato in tutto il pianeta per la sua idiozia nel corso dei suoi due mandati presidenziali. Ci troviamo forse di fronte ai sintomi di un provincialismo che si sta progressivamente facendo largo in Europa e negli USA, poiché l’Occidente non è in grado di reggere le conseguenze della globalizzazione di cui pure è stato promotore?»

G.W.Bush

A tal proposito si potrebbe parlare di trionfo universale dell’idiota, tanto il fenomeno sembra radicato ed in piena espansione…

«L’uso della parola “idiota” impone qualche precisazione. Idiota, in senso etimologico, significa “uomo del luogo” ed è un termine la cui radice greca vuol dire “particolare”. Per gli antichi greci idiota era colui che non aveva accesso alla dimensione universale, quello che viveva ancora nella caverna, o meglio, nella sua caverna. Secondo gli ateniesi, i più stupidi erano i loro vicini più prossimi, quelli che abitavano ai margini della polis. Il termine fu appositamente coniato per definire quei soggetti, tuttavia gli ateniesi sapevano di avere degli “idioti” anche all’interno della loro città: i cinici.
Idiota è dunque il soggetto votato alla più irriducibile autoctonia e al ripiego identitario. Quando un simile soggetto valica i confini del proprio universo culturale, si comporta spesso in modo improprio e grottesco. Preso singolarmente o all’interno della cerchia più o meno ampia dei familiari, nessuno è idiota; i problemi cominciano fuori, quando si passa da un universo simbolico noto a un universo poco, o per nulla, conosciuto. Quando mancano i codici che governano questi mondi, si adottano comportamenti che risultano sconvenienti, se non addirittura fuori luogo. In un certo senso la dimensione dell’idiozia ci riguarda un po’ tutti. Entrando in contatto con mondi e universi diversi dal suo, l’antropologo ne fa addirittura una professione; la sua abilità dipende proprio dalla capacità di uscirne. Al contempo è “misurandosi con la propria idiozia” che riesce a cogliere il suo oggetto di studio.
Di fronte alla nostra idiozia possiamo adottare due atteggiamenti: possiamo ridurla mostrando empatia nei confronti degli altri, oppure possiamo “fare gli idioti”, chiudendoci in noi stessi, contro tutti e contro qualsiasi sollecitazione proveniente dall’esterno

La Setta dei Pentastellati

In una commistione costante di linguaggi e registri stilistici, è la Darth Vader condomcacofonia parolaia del “Capo” a prevalere sui contenuti, fino a sostituirsi ad essi, senza alcuna preoccupazione per il mantenimento di una coerenza narrativa o una logica costruttiva misurata nel tempo. Si recita a soggetto, con la maschera più funzionale al momento.
Nel brano si parla di Umberto Bossi, ma potrebbe benissimo essere un Grillo…

«Nella tradizione italiana, a definire la maschera è il linguaggio: ogni maschera ha i suoi precisi connotati linguistici che le danno immediata riconoscibilità. Le performance di Umberto Bossi sono deplorevoli, ridicole, scandalose. Per la maggior parte degli italiani è il “tipico italiota” della scena politica. È l’iniziatore di una vera e propria “rivoluzione del linguaggio” destinata a disintegrare il “politichese” e a segnare il passaggio dalla Prima alla Seconda repubblica. Fino a oggi gli analisti italiani non hanno sviscerato in profondità i discorsi del leader della Lega Nord. La maggior parte ritiene che la forma dequalifichi il significato, ma si tratta di una lettura un po’ troppo superficiale delle sue performance stilistiche. Umberto Bossi non è un tribuno nel senso classico del termine: i suoi discorsi contravvengono a qualsiasi regola di ars oratoria, assolvono principalmente alla funzione dello “sfogo”. La violenza del linguaggio è l’esatta misura del discredito in cui è piombata la classe politica italiana a partire dagli anni ottanta. I suoi comizi sono improntati sulla diatriba. Le sue rocambolesche ricostruzioni storiche contengono accuse inverosimili; il suo discorso è privo di sviluppo, è fatto di digressioni legate le une alle altre da parole d’ordine scandite in alcuni precisi momenti per inculcare il messaggio nella testa delle persone.
Il linguaggio di Bossi pretende di essere naturale e viscerale, ma suscitando emozioni genera l’effetto di annullare qualsiasi distanza critica. Presenta registri molto diversi: discorsi filosofici, considerazioni ingenue e insulti. L’obiettivo è anzitutto fuorviare l’uditore: incoerenze, trovate strampalate, rimproveri inattesi suscitano il riso a dispetto della veemenza dei contenuti.
[…] La sua inventiva contribuisce a determinarne il successo. Più che il contenuto è la forza delle immagini evocate a trasmettere le sue convinzioni, ed è lo stesso Bossi ad attribuire una funzione pedagogica al suo strano linguaggio: “Con la gente devi semplificare e caricare, devi fare brillare i colori”. Coinvolge spesso il suo uditorio per fargli capire meglio gli intrighi del “Palazzo” in cui lui, uomo del popolo, è riuscito a introdursi. Spiegando le dinamiche del “Palazzo” in modo completamente fantasioso è riuscito a trascinare persone che non avevano mai fatto politica

Oggi il “Palazzo” è stato sostituito col termine altrettanto ondivago ed onnicomprensivo di “Casta”, ma la sostanza rimane invariata.
VaderÉ un inseguimento al ribasso degli umori delle folle. Linguaggio, tempi, interventi, sono calibrati unicamente verso la cooptazione del consenso puro e semplice, senza una reale prospettiva d’intenti, secondo un susseguirsi di luoghi comuni e stereotipi improntati alla massima semplificazione.

«Si tratta infatti di un linguaggio semplice e concreto, radicato nella quotidianità dell’italiano medio, usato per risultare immediatamente comprensibile, pieno di stereotipi tanto linguistici quanto sociali. Le dicotomie semantiche impiegate tratteggiano un mondo manicheo in cui i “nemici” sono chiaramente identificati. L’uso dei luoghi comuni rappresenta il punto di forza della propaganda leghista, poiché permette di stabilire un legame immediato con quanto gran parte delle persone già pensa e dice senza rifletterci.
Talvolta, è difficile seguire gli sviluppi delle argomentazioni di Bossi. I suoi discorsi evocano la glossolalia di alcuni malati di mente che costruiscono un idioma personale sulla base di neologismi organizzati secondo una sintassi rudimentale. Molti italiani credono che Bossi utilizzi parole a caso senza conoscerne il senso o attribuendogli un significato che solo lui conosce. La dimensione infantile di alcune espressioni completa il quadro clinico. L’aspetto delirante dell’insieme confonde il tenore del messaggio ideologico: il personaggio che asserisce simili assurdità con un linguaggio così insolito non può essere preso sul serio.»

In questo, la maschera è funzionale al successo di personaggi caricaturali, prossimi al giullare, persi nei frizzi dialettici di in un eterno carnevale: destabilizzante eppur rassicurante nella sua finzione scenica consacrata al trionfo delle mediocrità…

«Nei “riti di inversione di status”, generalmente la maschera riveste una funzione ben precisa: incute paura (non eccessiva) per accelerare il cambiamento e dissolvere le tensioni che attraversano la società

La metamorfosi così intrapresa, la fusione con la “maschera” indossata è tale che il Capo stesso…

«..si comporta come una maschera che trasgredisce le norme e che, realizzando un rovesciamento di status, permette a persone marginalizzate, provenienti da gruppi sociali e/o politici diversi, di ricrearsi un’immagine positiva di sé affermando la propria padanità contro il sentimento della maggioranza degli italiani. Realizza un riscatto

Sostanzialmente, è l’appagamento effimero del mediocre che non sa elevarsi oltre i limiti della propria ignoranza, elevata a motivo di vanto ed esibita senza vergogna, in un sostanziale vuoto di proposte e di argomentazioni per deficienza congenita…

«Gli attacchi personali sono sistematici e ad essere messa in discussione non è mai la politica dell’avversario, bensì l’avversario stesso. La vita politica italiana si riduce allora a relazioni di potere tra persone e diventa un teatrino.
[…] Irridendo i suoi avversari, nega loro qualsiasi valore in quanto dirigenti politici. A differenza dell’ingannatore che cerca di trarre vantaggio dalla sua vittima, lo sbeffeggiatore afferma la propria superiorità, gratuitamente e semplicemente per il piacere di sentirsi superiore. Questa forma attenuata di violenza in genere è l’arma dei deboli.
[…] I suoi discorsi sono spesso logorree noiose e penose che, senza alzate di voce, senza insulti di carattere sessuale o scatologico, farebbero fuggire i fedeli

  Lynda Dematteo
“L’idiota in politica. Antropologia della Lega Nord”
Feltrinelli (2011)

Ed in questo gli allievi superano nettamente i (pessimi) maestri, giacché al peggio sembra non esserci mai fine…

9 Risposte a “L’Idiota in politica”

  1. «Gli attacchi personali sono sistematici e ad essere messa in discussione non è mai la politica dell’avversario, bensì l’avversario stesso. La vita politica italiana si riduce allora a relazioni di potere tra persone e diventa un teatrino…”

    molto interessante, appena possibile mi procuro il libro (chissà se in giro per il web c’è la sua tesi di laurea?); conoscevo l’etimologia di “idiota” via Emile Benveniste, certo che per uscire da questa spazzatura c’è bisogno di dare un nuovo senso forte a termini come “polis” e “res publica”

  2. Keynesiano Says:

    “ Essere pessimisti circa le cose del mondo e la vita in generale è un pleonasmo, ossia anticipare quello che accadrà “

    “ Sono pessimista con l’intelligenza, ma ottimista per la volontà. “

    “ Non sono un pessimista; accorgersi del male dove esiste, a mio parere, è una forma di ottimismo. “

    “ C’è un modo di pensare, nell’italiano, che è ancora totalitarista: piace l’abuso di potere, la sopraffazione, la forza. ”

    Il vortice negativo nel quale la nostra economia è ruzzolata non accenna a capovolgere la direzione e, come da prontuario, la sveglia popolare, causata dalla crisi, oramai si infiltra in ogni lembo nazionale e diventa un ulteriore alimento al triste inquinamento quotidiano, dove le affollate platee di epidemie sociali e politiche, conflagrano nella verità di casi senza risposta, miscuglio di vissuta finzione democratica.

    Sicuro di tanto in tanto viene introdotta la variabile del lumicino in fondo al tunnel.

    Ma il verbo ricorda lo stordimento trascendente dei politici in trincea .

    Nel nostro Paese in larga parte amorale, affollato di comici e pentiti, imbroglioni travestiti da scienziati e puntuale nei rinvii o nella sostituzione delle cause con le nebbie delle concause, si ricerca fino in fondo soluzioni di verità perché si sa in partenza che è irraggiungibile.

    Non a caso questo Paese di interessata disponibilità, dove frodi ed illegalità trionfano ubiquitariamente nel quale il linguaggio è diventato la macchina dell’inganno dove i totem linguistici della retorica non elittaria hanno costruito il potere pubblico e privato, la speranza sembra aver modificato la strada del ritorno e senza coccole seduttive e malizie laterali, va dritta e veloce…

    Ahimè, infin rimane solo la scandalosa definizione dell’italiota “stupido”.

    Gli italiani, è fastidioso dirlo, non prediligono, ammesso che vi siano in circolazione, i politici che ragionano e si comportano onestamente.

  3. @ Deadwarhols
    😉 Credo che dell’opera della Dematteo si possano reperire ampi stralci on line… In quanto al recupero dell’essenza di termini com Polis, temo ci sia molto da scavare tra i cumuli di spazzatura che ammorbano il tempo presente.

    @ Keynesiano
    L’ottimismo gramsciano nell’ottimismo della volontà è riferimento molto calzante… “fortunatamente”, la stupidità, lungi dall’essere una prerogativa esclusiva dell’italiano ridotto all’ombelico della sua mediocrità, è requisito alquanto diffuso e direi predominante nella sua prevalenza dilatata su scala internazionale e declinata secondo gli umori e le fumisterie populiste ridefinite a seconda dei luoghi. Paese che vai, idiota che trovi (più o meno lanciato in politica).

  4. a proposito di idioti, non so se hai letto questo:
    http://micheledisalvo.com/2014/03/mu878-i-manganellatori-neri-del-m5s.html;
    che ne pensi?

    • Sì, m’ero già imbattuto nel fantomatico “Meet-up 878″… se ricordi, ne avevamo pure accennato QUI.
      Certo m’ero perso le ultime gesta di questa farneticante banda di squadristi, nemmeno più tanto “virtuale”…!
      E’ la variante pratica della nuova Democrazia 2.0 propugnata dalla Setta del Grullo.
      Ultimamente sono infatti (un po’ troppo) alle prese con un affezionatissimo ritorno, che mi ama a tal punto da non poter fare a meno di seguirmi e coinvolgermi nella sua querelle negazionistico-revisionista [QUI], tanto per non farci mancare nulla.

  5. Antonella Says:

    quanto mai appropriato questo tuo articolo. abbiamo ‘goduto’ tutto il dispiegarsi del fenomeno che così bene espliciti, nella recente intervista a Grillo di Mentana….la cui straordinarietà sta solo nel fatto che mentre le sparate di Bossi erano semplicemente ‘assurde’, ma almeno ( prima di diventare borborigmi senili) comprensibili, con il Patacca Supremo, abbiamo raggiunto quello stadio in cui , benchè ci si provi, non si riesce a reperire un contenuto intelligibile, neanche dopo sforzi alfieriani degni della quaresima. rimane solo una noiosa copia della atellana , in cui un povero guitto interpreta a turno ( anzi , tutti insieme e a caso), i soliti 4 personaggi. almeno Bossi li interpretava senza confonderli tra loro…

    • Epperò il Grullo ha una carica di odio rappreso, livore irrancidito, che al vecchio Bossi era quasi completamente sconosciuta… Entrambi le sparano grosse, ma la differenza inquietante tra i due e che, pur condividendo il medesimo bacino elettorale, mentre il Citrullo della pedemontana dopo aver alzato i toni tendeva a sdrammatizzare e mettere un freno ben fermo ai suoi invasati con le camicie verdi, il Grullo a 5 stelle aizza e fomenta ancor di più la sua orda di fanatici, la cui spocchia è oltre ogni limite tollerabile. Innesca mine e poi si siede a bordo del campo per vedere l’effetto che fanno.
      Nessun limite sembra pararsi dinanzi alla sua demagogia nazi-populista, in un delirio di onnipotenza pari al suo narcisismo malato.
      E questo è un aspetto da non sottovalutare…

      • Antonella Says:

        verissimo. la sua pericolosità è superiore, da ogni punto di vista. nella sua confusione delirante, il Pataccaro con le stelle, offre a chiunque ‘una parola d’ordine’ , la cui unica finalità è ‘aizzare’. estremamente più pervasivo.

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