
“Farò dimagrire i politici”
(Matteo Renzi)
E se lo dice uno che vive di “politica” da quando aveva 15 anni (all’epoca il suo mito rivoluzionario era Benigno Zaccagnini, ex segretario DC!) e che certamente magro non è, ci si può fidare!
Abituati come eravamo agli show del “Presidente Operaio”, paragonato al puffo incipriato con elmetto calcato sulla pelata incatramata, quello che raccontava barzellette zozze alla folla ridente
e trotterellava a inaugurare new towns in cartapesta, già pronte a crollare dopo il primo inverno, questa attuale replica digitalizzata di Fanfani riscaldato in brodo doroteo assomiglia più che altro ad una spalla comica, subentrata per passaggio di consegne e di ruoli al Grande Mattatore, dopo il ritiro di quest’ultimo dalle scene.
Agenda politica, frequentazioni, elettorato di riferimento, ‘cultura’ (nel senso di nessuna), faciloneria fanfarona unita al livello di minchioneria applicato… sono praticamente gli stessi, rigenerati per processo di partenogenesi. Tuttavia, rispetto all’Ulisse di Arcore, il Telemaco dai molti padri può contare su una fetta consistente degli attartufati elettori del partito bestemmia, finalmente conquistati dalle lucine pirotecniche del decisionismo di ducetti da operetta; o mestamente rassegnati per il bene della “Ditta”, nonostante questa sia prossima alla demolizione previo riciclaggio rottami.
E se il papi della patria amava intrattenere gli operai dei cantieri con raffinati apologhi sulle grazie di una Rosy Bindi, il figlioccio adottivo i lavoratori non li incontra proprio, tanto sono alieni alla sua narrazione futurista ed intrisa di retorica giovanilistica fine a se stessa. Nessun altro valore aggiunto se non l’età. Le battutacce sulla Bindi sono invece una costante che accomuna papi e figlio, giusto per non distinguersi dal modello originale.
Operai, disoccupati, atipici, cassaintegrati, parasubordinati… rimangono rigorosamente circoscritti sullo sfondo. Non sono fotogenici. Hanno un valore d’uso limitato. E soprattutto non staccano assegni a cinque zeri, per finanziare l’adorazione pubblica del Bambino Matteo.
D’altronde, è un fatto che l’intraprendente Principino, tra una convention ed una kermesse, non trovi mai il tempo di incontrare i lavoratori delle realtà in crisi. Di certo non si è visto alle acciaierie di Terni; meno che mai all’Ilva di Taranto; alla Luxottica; alla Alcoa; alla Omsa di Faenza…
Perché se il cuore del premier “è con loro”, l’anima, la faccia e il culo (non di rado indistinguibili), e le tasche, stanno sempre schierate da una parte sola: finanza, grandi gruppi di interesse, confindustria, e ovunque batta il cuore pulsante del potere in ogni sua forma. Più ci si ritrova destra e meglio è.
Pertanto, vanno tenuti separati a distanza di sicurezza dalla platea del Capo, in regime di profilassi, e controllati a vista da reparti della polizia in tenuta anti-sommossa. All’occorrenza vanno razzolati, con moderazione, giacché un manganello sa essere molto più convincente della fuffa di governo e ben più tangibile di 80 euro ascritti su una busta paga che non c’è più. Sottratti provvisoriamente dal recinto in cui sono confinati, al massimo possono essere selezionati come esemplari da esposizione, per l’albo delle figurine della Leopolda come nel caso di “Marta, 28 anni, precaria e incinta”.
Invenzione di marketing politico che a suo modo costituisce il tipico esempio di sfruttamento commerciale del corpo e del ruolo delle donne, su cui il piccolo principe fiorentino è maestro indiscusso, nella manipolazione strumentale di una condizione diffusa tramite l’invenzione di un ologramma pubblicitario: la fantomatica Marta.
Non serve l’approccio diretto al problema dei senza lavoro e dei senza diritti, basta la sua rappresentazione virtuale, attraverso l’utilizzo di archetipi narrativi a valenza simbolico. È un trucco vecchio quanto le tecniche di comunicazione: come sa bene anche l’ultimo dei ‘creativi’, un prodotto si vende meglio, se pubblicizzato da famiglie fintissime che però sembrano vere.
Di pacco, paccotto e contropacco, succede così che il segretario, e padroncino, di un partito che (bontà sua!) si definisce di “centrosinistra”, nella prassi, si incontri unicamente con gli “imprenditori” e le loro rappresentanze di categoria, in fabbriche e aziende preventivamente svuotate da coloro che ci lavorano. Sono abboccamenti privati, roba loro, col premier mai eletto chiuso in splendido isolamento con la razza padrona, che finanzia le sorti e l’ascesa del miglior utile idiota, attualmente disponibile sulla piazza della rottamazione ad oltranza dei diritti, e giunto a prendere ordini direttamente dai suoi sponsor di governo.
Certo non saranno i professionisti della tartina, ma si trattano comunque benissimo né si fanno mancare alcunché.
In una situazione surreale, lo stesso padronato confindustriale che vorrebbe cancellare le feste laiche della Repubblica, eliminare i minuti della pausa di lavoro, e vietare i bisogni fisiologici, per incrementare la “produttività”, arriva a chiudere gli impianti mettendo tutti i dipendenti in ferie forzate, per accogliere al meglio il proprio figliol prodigo. Per il premier che vuole aprire le fabbriche contro chi minaccia di occuparle, una riunione privata tra amici: i Padroni dentro, la Polizia intorno, e chi lavora fuori dai cancelli.
La chiamano “modernità”..!
Homepage
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Correlati
This entry was posted on 4 novembre 2014 at 02:58 and is filed under Business is Business, Masters of Universe with tags Brescia, Confindustria, Governo, Lavori, Leopolda, Liberthalia, Marta precaria incinta, Matteo Renzi, Padroni, PD, Politica, Potere, Silvio Berlisconi, Società. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
You can leave a response, or trackback from your own site.
4 novembre 2014 a 12:58
Renzi: “C´è un piano per spaccare il paese.” Stai molto attento, cocco, a giocare al piccolo Putin. Putin non deve rendere conto a Scaroni, Manes, Profumo, Marchionne, Serra e Verdini. Putin non stringe patti con Berlusconi: ci fa solo due risate. Se vuoi impadronirti del paese, prima rassicura Scaroni e Profumo che i soldi (dagli italiani) li intascheranno; cerca di non contrariare Marchionne e non inquietare Padoan (uomo di Draghi). Poi, fai compartecipare un po´ Manes e Serra, del resto un ritorno glielo devi. Altrimenti, non duri. Vai, cocco: sei sulla buona strada (con la benedizione di Grillo, che ti imbriglia l´opposizione cazzuta neutralizzandola in modo che manco Di Pietro quando nominava i suoi).
8 novembre 2014 a 12:14
La più inquietante metafora dei tempi è vedere altresì il garrulo porcello fiorentino, mentre grufola le sue banalità, in mezzo alle sciure impellicciate della borghesia milanese, predatori della finanza, boiardi dell’industria parastatale, bottegari arricchiti del generone romano, palazzinari in cerca di appalti e banchieri a caccia di capitali, padroncini e padroni rimasti orfani del papi…
Tutti insieme appassionatamente alla cena del cretino. E tutti pronti a scucire il portafogli e partecipare all’adoremus del nuovo figliol prodigo. Gente che se gli parli di “patrimoniale” o “contributo di solidarietà” urla alla fine delle libertà, stravolti dal terrore bolscevico, ma scuce senza battere ciglio mille euro per una cenetta-catering di finanziamento al pubblico idiota, più che mai utile alla tasca dei Padroni. In fondo, si tratta di una forma di investimento a basso rischio, con l’impegno di un capitale minimo: Renzi come le stock option.
9 novembre 2014 a 14:03
poi, se posso permettermi, mi sono caduti moltissimo sul menù fisso. almeno avessero fatto “à la carte”, avrebbero avuto più ‘classe’ (pun intended o no, decidete voi). Ah, la borghesia italiana…
10 novembre 2014 a 10:59
-Distruggetelo come volete, il borghese rispunta sempre. Condannatelo, espropriatelo, affamatelo e riapparirà nei vostri figli-
10 novembre 2014 a 13:06
«Al mio paese, la piccola borghesia considera una grande prova di abilità arrivare a ingraziarsi con tutti i mezzi, anche i piú bassi, chi comanda. La furberia al posto di ogni altra qualità umana. Chi non vi riesce è un imbecille, e chi non vi si adatta, un pazzo. “Ha relazioni” è al mio paese dire molto.
[…] La borghesia piú alla moda, piú metropolitana, piú internazionale, piú servile, è quella delle nazioni provinciali…… Mediocrazia. Trionfo delle classi medie che portano nella nazione l’adattamento, l’umiliazione, la mediocrità morale e spirituale della classe media. E da questo anche certe giustificazioni che si sentono in questi giorni alle imprese dei tedeschi, con la cavillosità propria di gente che non ha consuetudine col ragionamento, e neppure con l’ipocrisia che, alla fine, è una forma di educazione.
[…] La borghesia e la democrazia vuote di ideali non hanno altro cemento che il nazionalismo. Perciò si affida ai condottieri.»
Corrado Alvaro
“Quasi una vita”
(1950)