SANCTIFICETUR
Parlare degli Ensiferi al di fuori degli ambiti strettamente connessi all’entomologia, costituisce ormai cosa penosa ancor più che tediosa… È come accostarsi ad un barattolo di nutella riempito di fresco e sapere benissimo che, a dispetto del colore, il contenuto non è cioccolata.
In attesa della prossima santificazione di Nostra Signora dei Lezzi (al secolo Barbara), per null’altro nota finora se non per l’assunzione dei propri famigli a pubbliche spese, sarebbe troppo lungo riportare l’antologia di sconcezze e volgarità, ribollenti di una ostentazione sessista tanto ricercata quanto compiaciuta con cui il grulloide medio (meglio se certificato a 5 stelle) adora esibire il peggio che gli rode dentro, scavando nell’abisso osceno delle proprie frustrazioni sessuali.
Ovviamente, ciò avviene quando non è troppo impegnato a tirar di conto sugli scontrini altrui, o subissare di esposti inutili ogni procura a tiro di denuncia per ogni mitomane della Setta.
Sinceramente, vedere un Beppe Grillo nei panni pudichi della educanda, dalle pagine di quella fogna a cielo aperto, eletta a blog personale per fatturazioni in conto clic, mentre grugnisce qualcosa a proposito degli insulti sessisti e della loro imperdonabile gravità, è qualcosa di per se stesso insultante ancorché offensivo, per l’intelligenza di chiunque abbia una memoria superiore a quella di un pesce rosso.
Parliamo di un tizio che (fuori da ogni metafora) ha esordito sulla scena politica nazionale a colpi di “vaffanculo!”. Prima era famoso per gli scherzi telefonici di dubbio gusto, coi quali in diretta televisiva chiamava il tapino direttamente a casa e poi lo ricopriva di insulti, supportato da un pubblico in delirio. E per questo la RAI (il servizio pubblico) gli liquidava cachet milionari della cui rendita campa tutt’ora (alla grande a giudicare dal tenore di vita). Con l’avvento di internet, e quindi con la scoperta di twitter e facebook, non ha fatto altro che replicare un format vecchio di 30 anni, imbastendo vere gogne mediatiche per l’insulto libero e segnalando quelli che gli sembrano più immaginifici, in una gara volta al massimo squallore.
Da vigliacco matricolato qual’è, prima aizza la folla al linciaggio mediatico, poi prende le distanze (si fa per dire..!) nel dubbio qualcuno possa chiedergli conto (penalmente) dell’intera operazione di squadrismo digitale, con tanto di banner pubblicitario al seguito.
Parliamo in fondo di un energumeno che ha elevato l’estetica dell’insulto ad ideologia fondante del suo MoVimento, tanto da raggiungere livelli iperbolici che, in tutta franchezza, avrebbero messo in imbarazzo anche Er Monnezza al meglio della sua espressività creativa.
E che ora s’atteggi pure a moralista, lamentando il crollo di ‘stile’, è un po’ come il Papi che parla delle virtù della castità durante le “cene eleganti”…
Chissà per quanto ancora ce la meneranno ora (se l’espressione non si presta a malintesi) con le grevità di un Barani. Ma il tabù era già infranto da un pezzo e con punte francamente inarrivabili (Massimo Felice De Rosa docet), senza che mai si sia levato il minimo sospiro di sdegno tra le vergini violate nel senato degli starnazzi.
Chi piange il suo mal pianga se stesso.
This entry was posted on 6 ottobre 2015 at 20:18 and is filed under Muro del Pianto with tags Barbara Lezzi, Beppe Grillo, Costume, Italia, Liberthalia, M5S, Massimo Felice De Rosa, Offese, Paolo Barani, Senato, Sessismo, Squallore. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
6 ottobre 2015 a 20:33
L’ha ribloggato su Beppe Grillo re-blogging.