Una “scelta rispettabile”…
Chiusura del Parlamento a tempo indeterminato. Sospensione della Costituzione e dello “Stato di diritto”, con l’accorpamento di tutti i poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) nelle mani del Primo Ministro, che ora potrà legiferare esclusivamente tramite decretazione illimitata, con la possibilità di cancellare o modificare a propria totale discrezione le leggi vigenti, senza nemmeno doversi prendere più il disturbo di informare le Camere (chiuse), con tutte quelle inutili pastoie parlamentari.
Interdizione di ogni attività autonoma della Magistratura, che non sia indirizzata o controllata dall’Esecutivo, con l’istituzione de facto di tribunali speciali su nomina governativa.
Limitazione (ulteriore) della libertà di stampa, già ridotta a grancassa governativa, con carcerazione fino a cinque anni per chiunque diffonda notizie non conformi a quelle propagandate dal Governo.
Imposizione del coprifuoco su tutto il territorio nazionale, fintanto che il premier/sovrano assoluto non deciderà la fine dell’emergenza, se e quando vorrà; ovvero non dovesse decretarne una totalmente nuova da prolungare all’infinito, insieme ai suoi “poteri speciali”.
Per quella distopia monetarista di ragionieri contabili che chiamano UE, avere una dittatura nel proprio consesso non suscita alcun rigetto, fintanto che la cosa non incide sui sacri parametri fondati sul dogma del 3%. E l’Ungheria è solo l’ultima ciliegina sulla torta di uno schifo senza eguali.
Per LVI è una “scelta democratica”. Anche le “Leggi fascistissime” lo erano.
Lì, in Ungheria, abbiamo una maggioranza di nostalgici di Horthy e delle Croci Frecciate di Szàlasi; qui un ginepraio di aspiranti duci, con contorno di fasci e simpatizzanti hitleriani. Identico disprezzo per la Democrazia.
Quindi in linea di principio, per coerenza, anche il nostro mussolini di ghisa dovrebbe attenersi al medesimo führerprinzip, che contraddistingue i poteri dittatoriali dell’Amico Viktor, invece di sollevare una polemica (LVI o per interposta persona) ogni 45 secondi, su qualunque provvedimento emanato o non preso dal governo del solito Giuseppi, per caso Presidente del Consiglio, colpevole di non telefonargli ogni 20 minuti e farsi dettare da LVI l’agenda, gridando alla lesione dei diritti parlamentari. Giocare a rilancia e raddoppia con soldi che non ci sono, contro qualsiasi stanziamento fondi venga presentato dall’Esecutivo. Promulgare contro-ordinanze a livello locale, sollevando conflitti di competenza, in parallelo a quelle governative in sabotaggio delle stesse.
Mandare in tv ogni cinque minuti i suoi assessori (complimentoni al buongusto del tizio che propone la sua candidatura a sindaco di Milano, durante il bodycount serale, perché ha aumentato i like su F/B), nonché “governatori”, a bullarsi dei loro eclatanti risultati (i 7.000 morti della sola Lombardia, che si crede uno stato indipendente, stanno lì a confermarlo in tutta evidenza), contro la solita inerzia del governo.
Per carità! Tutto legittimo. Fa parte del “gioco democratico” ed è quanto di meglio riesce a LVI e ad i suoi camerati con camicia verde, in sbavante astinenza da “pieni poteri”. Un po’ come i nazisti ai tempi della Repubblica di Weimar.
Perché a nessuno piace la dittatura, se poi non può fare il dittatore e travestirsi da pagliaccio gallonato.
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This entry was posted on 31 marzo 2020 at 11:19 and is filed under Muro del Pianto with tags Decretazione d'urgenza, Democrazia, Dittatura, Europa, Fascismo, Liberthalia, Matteo Salvini, Pieni Poteri, Potere, UE, Ungheria, Viktor Orban. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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1 aprile 2020 a 00:18
Ciao, seguo da tempo le tue rubriche sempre interessanti e ricche di informazioni. Vorrei chiederti una tua personale previsione a fine emergenza riguardo a chi potrebbe guadagnare a livello di consenso. Dal mio punto di vista i governatori delle regioni hanno di fatto attuato una secessione esautorando l’esecutivo e le rispettive dirigenze di partito. In futuro potremmo vedere Zaia, De Luca, ecc. soppiantare i vari Salvini, Zingaretti & co.?
Grazie e buon lavoro.
2 aprile 2020 a 21:58
Ciao!
Innanzitutto, grazie per i complimenti che giungono sempre graditi, insieme a quei riconoscimenti che costituiscono un ottimo stimolo a migliorare quanto realizzato finora.
Mi investi di un compito molto lusinghiero, per eccesso di considerazione, mentre io devo confessarti che le future dinamiche elettorali legate all’emergenza sanitaria in corso non suscitano in me un particolare interesse.
Tuttavia, a mio modestissimo giudizio, l’impressione è che la composizione elettorale tenderà ad un riequilibrio paritario, senza più gli scarti plebiscitari degli ultimi anni.
Quando si ripristinerà una parvenza di normalità, credo si avvierà una seria revisione critica sull’organizzazione del sistema sanitario e centralizzazione dello stesso, perché è evidente che non si possono avere 20 modelli separati che si muovono motu proprio, senza un coordinamento nazionale, in parallelo quando non in aperto contrasto con le indicazioni ministeriali. E’ evidente che un tale sistema non ha funzionato, rivelandosi piuttosto una fucina di contrasti, protagonismi beceri di questo o quel “governatore”, e al contempo di ritardi. Visto che tutto si perde in una filiera sfilacciata di strutture in competizione tra loro e polemiche sterili.
La secessione di fatto non c’è, né mi pare che l’Esecutivo sia venuto meno alle sue prerogative. Anche se qualcuno continua a travalicare il proprio ruolo. L’Italia è composta di 20 regioni. 19 lavorano più o meno in silenzio, cercando di gestire un’emergenza epocale (e planetaria) in sinergia col governo centrale. Due regioni sono state investite in pieno e contemporaneamente dai focolai più rilevanti della pandemia. Una, il Veneto, è riuscita a mettere in atto efficaci politiche di contenimento arginando il contagio e dimostrando di avere una buona resilienza di sistema ed una valida struttura di intervento (e di questo a Zaia va dato atto), anche perché lì il SSN non è stato destrutturato in nome della “sussidiarietà”, a vantaggio delle cliniche private, come in Lombardia.
In quest’ultima la situazione è andata completamente fuori controllo, ritardi, mancato contenimento, policy di intervento non adeguate o palesemente errate, inottemperanza delle disposizioni governative, per il gusto di confliggere con un governo ideologicamente non affine… quando mancavano i posti in rianimazione ed il materiale medico necessario. Fontana e Gallera, il Mimì & Cocò ai tempi del Coronavirus, hanno fatto della sovraesposizione mediatica l’occasione di mistificare le loro responsabilità in una guerra aperta contro il Governo Conte, ergendosi come un organismo parallelo ed indipendente, con polemiche a cadenza giornaliera e pensando forse di sfruttare cinicamente l’occasione per tirare la volata all’ex travestito del Viminale. Atteggiamento tipico di chi ha la coda di paglia e cerca di stornare l’attenzione altrove, lontano dalle proprie responsabilità ed incapacità manifeste, con tutte le pantomime stucchevoli alle quali ci hanno ormai abituato e stancato. Se ne accorgeranno i lombardi al netto dei fiumi di retorica? Conoscendoli, avrei qualche dubbio, anche se credo che certo protagonismo polemico ed iper-presenzialista alla lunga stanchi e possa rivelarsi controproducente. Alla fine conteranno i risultati (e il numero dei decessi), chi ha contenuto meglio la diffusione del contagio, garantito gli approvvigionamenti per tempo, messe insieme le iniziative più efficaci (e non di propaganda), moltiplicato i posti in tetapia d’urgenza e lavorato in silenzio, rassicurando una popolazione smarrita. Non mi pare sia il caso delle due livorose macchiette isteriche che si agitano mascherinati in continue contriconferenze dalle tribune di Telelombardia.
E quindi i giochi sono tutti da riscrivere…
Ma in ogni caso è ben percepibile già da ora la fatica che fanno i “leader” nazionali a stare sul ‘pezzo’, impostare un nuovo frame comunicativo adatto alla contingenza del momento, ora che i loro storici cavalli di battaglia sono disarmati, ed un elettorato saturo di slogan e propaganda cerca più che mai concretezza in soluzioni verificabili su riscontri a breve.