
In una di quelle trasmissioni serali di presunto ‘approfondimento’, che accompagnano il dopocena e che solitamente si liquidano con un rutto, Giorgio Gori, ex dirigente Mediaset e sindaco PD di Bergamo, in nome di quella grande famiglia allargata che aspira a diventare partito della nazione, interrogato sulle importanti innovazioni introdotte dal
Pornonano in venti anni di bordello istituzionalizzato, trova che il suo merito più grande consista nell’aver “disingessato la politica” tramite la personalizzazione della stessa, proprio come avviene nei ‘grandi paesi’ (!?). Non per niente, le dimensioni contano…

In fondo, molto in fondo, ogni paese ha gli ‘statisti’ che si merita. In quanto al ‘prestigio’… vabbé!
“Il fatto che si sia affermata una leadership personale così forte è un tratto di modernità” (Giorgio Gori, 17/09/15).
In effetti, non si assisteva ad un fenomeno del genere da almeno 70 anni. L’ultimo esperimento di successo su scala continentale risale agli Anni ’30 del secolo scorso.
Si tratta infatti di un’esperienza (ir)ripetibile, temporaneamente sospesa da 14 lustri di ordinamento democratico e prassi costituzionale, che hanno “ingessato” l’Italia. Per fortuna, se tutto andrà come deve andare, in un sol colpo si potrà liquidare tanto l’una (la democrazia parlamentare) tanto l’altra (la Costituzione), ridisegnando entrambe a misura di Caudillo, per un’abbuffata di “modernità” con un tocco di vintage, come da tempo ci chiede il ‘Mercato’ e soprattutto gli interessati analisti della JP Morgan. Un tempo si sarebbe chiamato “fascismo”. Oggi invece si definiscono “riforme”.
E se è vero che la ‘Storia’ declina le sue ripetizioni sempre in farsa, non si può non constatare quanto lunga e tortuosa sia la strada che conduce dalla fogna alla discarica: dal duce di Predappio al Balilla di Pontassieve, con la sua corte di riciclati dorotei e ambiziosi stronzetti senz’arte ma con parte, prontamente piazzati alla dirigenza di quegli enti in conto pubblico giudicati, fino a pochissimo tempo fa giudicati “inutili” e poi rivelatisi utilissimi (a prova di ogni spending review)…

Specialmente quando si tratta di fornire una poltrona ben pagata, ai manipoli di investitori ed alle paranze che hanno finanziato i tavoli della Leopolda, con la resistibile ascesa di questo obeso caporale di provincia ingrassato sotto la cappella democristiana.
Da lì l’allergia condivisa verso ogni forma di rappresentanza che non sia mera cooptazione cortigiana; insieme all’insofferenza per le cariche elettive (nominati è meglio), per i corpi sociali intermedi e per il bilanciamento dei poteri (un padrone non tratta, ma decide). Insomma, insofferenza verso tutti quegli elementi fondamentali di democrazia applicata, che proprio non sembrano rientrare nella crescente vocazione totalitaria del partito bestemmia, il quale ha rinnegato tutto ciò che poteva tradire alla sua ‘sinistra’, ma non una certa impostazione staliniana nella sua concezione del potere. L’avesse fatto il Papi della Patria, ai turgidi tempi della pornocrazia berlusconiana, come minimo avrebbero gridato al “colpo di stato”, con grande strepito di tutte quelle vergini violate che, Costituzione alla mano, sarebbero corse a spiegarci l’infame “progetto piduista” in atto, con grandi mobilitazioni a mezzo stampa e pensosi editoriali contro la “deriva autoritaria” o qualche altra “emergenza democratica”. Oggi le
parti sono invertite, a dimostrazione di come il problema non fosse di sostanza ma di persona, trattandosi in massima parte di partigianeria di bandiera. Perché, a quanto pare, i ducetti piacciono anche a certo “centrosinistra riformista”, con la sostanziosa differenza che Benito malanima, pur al fulgore della sua leadership personale (un “tratto di modernità”) non arrivò mai ad eliminare il Senato, né minacciò mai di trasformarlo in un
museo, con un’ostentazione di disprezzo e di smargiasseria ricattatoria sicuramente proprie di un bullo dell’asilo, ma indegne di una qualunque figura istituzionale che voglia essere “moderna” e “democratica”. L’alternativa è un borioso signorotto feudale che taglieggia i suoi valvassini, usando la cosa pubblica come fosse roba sua.
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This entry was posted on 18 settembre 2015 at 18:01 and is filed under Masters of Universe with tags Costituzione, Democrazia, Fascismo, Giorgio Gori, Italia, Liberthalia, Matteo Renzi, PD, Politica, Potere, Rappresentanza, Riforme, Senato, Silvio Berlusconi. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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