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DEI DELITTI E DELLE PENE
Posted in Kulturkampf, Ossessioni Securitarie with tags Calabria, Giustizia, Immigrazione, Italia, Liberthalia, Mimmo Lucano, Processo politico, Riace, Tribunale di Locri on 2 ottobre 2021 by SendivogiusFinalmente la Calabria è una regione sicura!
A Domenico Lucano, ed ai suoi “complici”, per quella che probabilmente deve essere la più grande organizzazione criminale mai vista prima in Calabria, la Procura di Locri ha attribuito un’abbondante scodellata di reati contro la Pubblica Amministrazione, la “pubblica fede” ed il Patrimonio dello Stato, tramite l’apposita costituzione di un’associazione per delinquere finalizzata a “commettere un numero indeterminato di delitti”. Si tratta di un elenco necessariamente aperto nella sua indeterminazione, onde lasciare spazio a sempre nuovi reati, qualora alla Procura ne fosse scappato qualcuno nella sua sfilza infinita di accuse, da aggiungere alla quindicina di capi di imputazione (già vacillanti in sede cautelare): falso in atto pubblico e in certificato, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale, turbativa d’asta, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, peculato, associazione a delinquere, abuso d’ufficio (relativo all’affidamento diretto del servizio di raccolta differenziata ad alcune cooperative del luogo), favoreggiamento dell’immigrazione clandestina finalizzato ad attrarre un illecito profitto derivante dalla gestione dei progetti legati all’accoglienza dei migranti.
E certo la stessa severità non s’è vista, con chi i negri li prende a revolverate, come nella vicina Rosarno. Nel caso di reati contro la Pubblica Amministrazione, di solito il problema non si pone proprio…
GENTE DI MERDA
Posted in Ossessioni Securitarie with tags Costume, Fascismo, Italia, Leghisti, Liberthalia, Matteo Salvini, Società on 22 luglio 2021 by Sendivogius“Da quello che emerge colui che si è difeso sarebbe stato aggredito da un soggetto pregiudicato, clandestino, noto per violenze, aggressioni e atti osceni in città…
Colui che ha reagito è un docente universitario di diritto penale e istruttore di forze di Polizia, avocato penalista noto e stimato in città, quindi non penso che Voghera si sia trasformata nel Far West.
Voglio disarmare i delinquenti e poi il processo spetta alle autorità. Se si tratterà, come si legge oggi su alcuni giornali, di legittima difesa, allora qualcuno dovrà chiedere scusa a questo assessore.”Matteo Salvini
(22/07/21)
Notate con quale voluttuoso godimento necrofilo si compiace il sempre più indecente Capitan Mitraglia, alla vista succulenta del “clandestino” (nuova categoria del sub-umano) impiombato a freddo dall’improvvisato giustiziere della notte: uno di quelli che scambia la “legittima difesa” con la licenza di uccidere, per privilegio di censo ed impunità di status; uno che se ne va in giro sventolando la pistola nella sua Alabama padana, a caccia di negri da castigare (mettere al loro posto), e che trova la sua naturale rappresentanza nelle cloache del nazileghismo, all’ombra dell’osceno Capitone a mano armata.
E giustappunto, mentre ne celebra le gesta sparatorie, lo fa con la stessa libidine pornografica con cui va sguazzando voglioso tra sughi stracotti e rifritti, sbavando famelico davanti ad una ciotola di rognoni fumanti, ospite d’onore alla Sagra del Porco, intanto che ingurgita cibo spazzatura a comando con bulimica voracità, grufolando tra immondi pastoni, con la stessa voluttà con la quale va ciucciando rosari.
Senza ritegno, senza vergona, smarrita da tempo ogni decenza (se mai ne ha avuta alcuna).
Soppesatelo, nelle sue argute argomentazioni, mentre si arroga del suo ius vitae necisque, e decide chi è degno di vivere e chi invece merita la giusta punizione del boia itinerante di turno, travestito da sceriffo, delineando le nuove categorie dell’inutile e dei reati passabili di pena capitale con esecuzione immediata: “gli atti osceni in città”! Né sovviene a LVI, ed al resto della sua gente di squadra, cosa sia la vera oscenità di cui è portatore insano.
Per lo stesso principio, anche Jack The Ripper era una persona perbene, presumibilmente un membro rispettabile della comunità, uno di quelli del non se ne può più, e che coi mezzi a sua disposizione non faceva altro che ripulire le strade di Londra e “purificare” il mondo, da quella feccia umana che portava degrado e diffondeva le malattie: le prostitute… che oscenità, signora mia!
Ora guardatelo, mentre reclama la sua libbra quotidiana di carne (umana). Soprattutto, osservatelo mentre freme eccitato alla vista del sangue, senza nemmeno riuscire a trattenere le polluzioni forcaiole del linciaggio mascherato.
E chiedetevi se questo è un uomo (o una merda).
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Semantica giustizialista
Posted in Ossessioni Securitarie with tags Costume, Degrado politico, Italia, Lega, Liberthalia, Massimo Adriatici, Nazisti, Voghera on 21 luglio 2021 by SendivogiusDetenuto ammanettato e pestato in carcere da una squadretta punitiva di energumeni in divisa?
Caduta accidentale dalle scale.
O, in alternativa, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.
Un ubriaco ti spintona e lo respingi con uno schiaffone?
Concorso in rissa.
Un ubriaco disarmato ti spintona e tu gli spari e lo ammazzi a sangue freddo?
Se sei un nazista della Lega, legittima difesa.
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Cattivissimo Me
Posted in Muro del Pianto, Ossessioni Securitarie with tags Censis, Costume, Italia, Liberthalia, Paura, Rabbia, Rancore, Società, Sociologia on 6 dicembre 2020 by SendivogiusChe gli italiani non fossero brava gente (anche se a loro piace credere il contrario), è una di quelle evidenze nascoste sotto lo strato degli stereotipi assolutori di una folla solitaria, più massa che popolo, schiumata nella “gente”, che del proprio passato non sa nulla. Vive (o per meglio dire, consuma) solo il presente, come eterni bambini mai cresciuti. Ed è incapace di pensare il futuro, se non come un’estensione indeterminata del proprio presente senza tempo.
Il mito degli “italiani brava gente” è innanzitutto una leggenda fortunata, di quelle dure a morire, come il mostro di Loch Ness, l’autostoppista fantasma, l’uomo falena, la fatina dei dentini, Babbo Natale, l’immacolata concezione, Luigi Di Maio ministro degli Esteri (ah no, quello è reale!), gli Illuminati (o chi per loro) che controllano il mondo, le sirene, i vaccini che fanno venire l’autismo… E come tale è falso.
Che gli italiani non sarebbero usciti migliori dalla pandemia di Covid-19 era nell’ordine delle cose… Che non sarebbe andata affatto bene, una conseguenza naturale, nonostante le sciroppose paternali a cura del Min.Cul.Pop di governo e di gentismo spiccio a fondo perduto. Insomma, il processo di involuzione antropologica in corso dura da almeno cinque lustri. Troppi per pensare di invertire la tendenza. Né era difficile prevedere quale effetto avrebbe avuto rinchiudere un branco di scimmie spaventate e arrabbiate nella gabbia dello stato d’eccezione.
A giudicare dal ritratto che annualmente ne fa il CENSIS, gli italiani visti allo specchio già facevano abbastanza schifo di loro, ma alla vigilia del 2021 sembra siano percolati in qualcosa di ancora peggio, imprigionati in un loop di quello che il rapporto chiama vero e proprio “sovranismo psichico”; che surroga aspirazioni e realizzazione personale, in un “egolatrico compiacimento dei consumi”…
DOPO IL RANCORE, LA CATTIVERIA
«Al volgere del 2018 gli italiani sono soli, arrabbiati e diffidenti. La prima delusione ‒ lo sfiorire della ripresa ‒ è evidente nell’andamento dei principali indicatori economici nel corso dell’anno. La seconda disillusione ‒ quella del cambiamento miracoloso ‒ ha ulteriormente incattivito gli italiani. Così, la consapevolezza lucida e disincantata che le cose non vanno, e più ancora che non cambieranno, li rende disponibili a librarsi in un grande balzo verso un altrove incognito.
Gli italiani sono ormai pronti ad alzare l’asticella: sono disponibili a un funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d’ora si era visto da così vicino, perfino a un salto nel buio, se la scommessa è quella poi di spiccare il volo. È quasi una ricerca programmatica del trauma, nel silenzio arrendevole delle élite, purché l’altrove vinca sull’attuale. È una reazione pre-politica che ha profonde radici sociali, che hanno finito per alimentare una sorta di sovranismo psichico, prima ancora che politico. Un sovranismo psichico che talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare e disperata, ma non più espressa nelle manifestazioni, negli scioperi, negli scontri di piazza tipici del conflitto sociale tradizionale.
[…] La dimensione culturale della insopportazione degli altri sdogana ogni sorta di pregiudizio:
Il 43,2% degli italiani non vuole convivenze tra persone non sposate.
Il 37,1% è paladino della tradizionale divisione dei ruoli (l’uomo al lavoro e la donna in casa con i figli).
il 22,7% è convinto che le faccende domestiche debbano sempre e comunque essere in capo alle donne, che lavorino fuori casa o meno (lo pensa anche il 19,7% delle donne stesse).
Le diversità dagli altri sono percepite come pericoli da cui proteggersi: il 69,7% degli italiani non vorrebbe come vicini di casa rom, zingari, gitani, nomadi, il 69,4% persone con dipendenze da droghe o alcol, il 24,5% persone di altra etnia, lingua o religione. Sono i dati di un cattivismo diffuso ‒ dopo e oltre il rancore ‒ che erige muri invisibili, ma non per questo meno alti e meno spessi. Il 52% dei cittadini è convinto che si fa di più per gli immigrati che per gli italiani, quota che raggiunge il 57% tra le persone con redditi bassi.
[…]
Con tutta la loro potenza iconoclasta, internet e i media digitali personali sono diventati le tecnologie dell’immaginario dominanti. E abbiamo finito per sacrificare ogni mito, divo ed eroe sull’altare del soggettivismo, potenziato nei nostri anni dalla celebrazione digitale dell’io.»
Ed era solo il 2018. Quindi si è passati ad una “società ansiosa, macerata dalla sfiducia“ per “il furore di vivere”, che nel vissuto quotidiano si tradurrebbe in:
“Stress esistenziale, disillusione e tradimento originano un virus ben peggiore: la sfiducia, che condiziona l’agire individuale e si annida nella società. Il 75,5% degli italiani non si fida degli altri, convinti che non si è mai abbastanza prudenti nell’entrare in rapporto con le persone.”
Poi per fortuna è arrivato il fatale 2020, quello che secondo Giuseppi Conte doveva essere una anno bellissimo, e che nei fatti si è rivelato essere:
“L’ANNO DELLA PAURA NERA”
Meglio sudditi che morti
Sono soddisfazioni grosse, perché come conseguenza diretta:
a) il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni della mobilità personale;
b) il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, introducendo limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione, di organizzarsi, di iscriversi a sindacati e associazioni.
La paura pervasiva dell’ignoto porta alla dicotomia ultimativa: “meglio sudditi che morti”. E porta a vite non sovrane, volontariamente sottomesse al buon Leviatano. Cresce allora il livore della logica “o salute o forca”.
il 77,1% degli italiani chiede pene severissime per chi non indossa le mascherine di protezione delle vie respiratorie, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di assembramento;
il 56,6% vuole addirittura il carcere per i contagiati che non rispettano rigorosamente le regole della quarantena e dell’isolamento, e così minacciano la salute degli altri;
il 31,2% non vuole che vengano curati (o vuole che vengano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a causa dei loro comportamenti irresponsabili o irregolari, hanno provocato la propria malattia;
il 49,3% dei giovani vuole che gli anziani siano curati dopo di loro.
Non sorprende, quindi, che persino una misura assolutamente indicibile per la società italiana come la pena di morte torni nella sfera del praticabile: quasi la metà degli italiani (il 43,7%) è favorevole alla sua introduzione nel nostro ordinamento (e il dato sale al 44,7% tra i giovani).
Ora, la fotografia che ne viene fuori è quella di una società più incanaglita che incattivita, dove meschinità e miserie congenite, hanno dato la stura alla pusillanimità diffusa di un gregge chiassoso di aspiranti servi frustrati, che sembra aver smarrito ogni valore morale nella totale assenza di ideali.
I ‘giovani’ (e sopratutto i diversamente tali, nella sovrabbondanza di peter pan in crisi di mezza età) ne escono malissimo: sono infinitamente più reazionari e gretti dei loro genitori; in piena regressione civica, ancor prima che sociale; indifferenti alla “Libertà”, intesa come valore civile e non come pretesa di “fare quello che mi pare”. Ciò che spicca è l’amore per la roba nel cumulo compulsivo della stessa; per il (proprio) incondizionato “benessere economico” questa variante post-industriale da Basso Impero del figliol prodigo venderebbe pure il culo (della madre).
Il quesito più annoso per simile gente?
Dove trascorrere le vacanze.
Le conseguenze più terribili dell’epidemia da Covid?
Rinunciare all’aperitivo.
A completare il quadro clinico, spicca il gusto sadico per la punizione, nel compiacimento verso il patibolo, come si conviene a tutte le plebaglie agghindate a festa durante le esecuzioni, quali occasione di intrattenimento pubblico.
O almeno questa è l’impressione miserrima che se ne ricava.
Da un punto di vista schiettamente sociologico, sembrano proprio delle egocentriche teste di cazzo: la peggior generazione di gente di merda mai cagata al mondo negli ultimi cento anni.
Si salvano gli anziani (che per fortuna sono la maggioranza), e che però hanno pure generato le medesime teste di cazzo in oggetto.
Ovviamente, è tutta colpa dei negri.
Insomma, comunque vada, andrà malissimo.
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VI FACCIAMO LA FESTA!
Posted in Ossessioni Securitarie with tags Cesare Beccaria, Controllo, Costume, Covid-19, Delazione, Emergenzialismo, Infami, Italia, Liberthalia, Michel Foucault, Punizione, Roberto Speranza, Società, Spioni, Squallore on 18 ottobre 2020 by Sendivogius
Cosa c’è di più subdolo, schifoso, squallido, infame, della delazione?!?
Un governo che invita i propri cittadini alla denuncia anonima, a prescindere dalle intenzioni ‘buone’ o (quasi sempre) pessime che siano, istituzionalizzando la pratica nefasta in un sistema di controllo diffuso per indiretta persona, è un governo criminale, che scambia la prevenzione con la sorveglianza totalitaria, la sicurezza, con l’autoritarismo securitario, dietro la patina paternalistica del moralismo emergenziale, stravolgendo le più elementari relazioni private.
E se poi un ministro, in totale buonafede, non lo capisce, tanto peggio per lui e soprattutto male per tutti quanti gli altri, nell’inconsapevolezza della gravità che ogni precedente crea, con l’eccezione elevata a regola tramite lo stravolgimento normativo.
La delazione diffusa, anche se la si chiama “cittadinanza attiva” con ipocriti appelli al “buonsenso civico” (!?) nella distorta concezione dello stesso, è un altro tassello della regressione giuridica e sociale in essere, che segna la febbre forcaiola di una in-civiltà di aspiranti vigilanti da balcone, giustizieri fai da te e spioni della porta a fianco; roba da tonarigumi giapponese in uno stato pre-moderno, attraverso l’ansia del castigo altrui come compiacimento surrogato per costrizione indotta. E che fa della sorveglianza asimmetrica ed ininterrotta:
“una trasformazione generale di atteggiamento…. uno sforzo per regolare i meccanismi di potere che inquadrano l’esistenza degli individui; un adattamento ed un affinamento dei meccanismi che prendono in carico e mettono sotto sorveglianza la loro condotta quotidiana, la loro identità, la loro attività, i loro gesti apparentemente senza importanza; un’altra politica nei confronti di quella molteplicità di corpi e di forze che costituisce una popolazione.”
Michel Foucault
“Sorvegliare e Punire”
(Einaudi, 1976)
La delazione, le accuse segrete, la denuncia anonima, restano più consone ai regimi che alle democrazie; è un’involuzione da storia della colonna infame in un ritorno alla caccia alle streghe (o all’untore), specchio dello schifo che siamo diventati e che nulla può giustificare, per un male antico che si credeva (a torto) debellato.
«Evidenti, ma consagrati disordini, e in molte nazioni resi necessari per la debolezza della constituzione, sono le accuse segrete. Un tal costume rende gli uomini falsi e coperti. Chiunque può sospettare di vedere in altrui un delatore, vi vede un inimico. Gli uomini allora si avvezzano a mascherare i propri sentimenti, e, coll’uso di nascondergli altrui, arrivano finalmente a nascondergli a loro medesimi. Infelici gli uomini quando son giunti a questo segno: senza principii chiari ed immobili che gli guidino, errano smarriti e fluttuanti nel vasto mare delle opinioni, sempre occupati a salvarsi dai mostri che gli minacciano; passano il momento presente sempre amareggiato dalla incertezza del futuro; privi dei durevoli piaceri della tranquillità e sicurezza, appena alcuni pochi di essi sparsi qua e là nella trista loro vita, con fretta e con disordine divorati, gli consolano d’esser vissuti. E di questi uomini faremo noi gl’intrepidi soldati difensori della patria o del trono? E tra questi troveremo gl’incorrotti magistrati che con libera e patriottica eloquenza sostengano e sviluppino i veri interessi del sovrano, che portino al trono coi tributi l’amore e le benedizioni di tutti i ceti d’uomini, e da questo rendano ai palagi ed alle capanne la pace, la sicurezza e l’industriosa speranza di migliorare la sorte, utile fermento e vita degli stati?
Chi può difendersi dalla calunnia quand’ella è armata dal più forte scudo della tirannia, il segreto? Qual sorta di governo è mai quella ove chi regge sospetta in ogni suo suddito un nemico ed è costretto per il pubblico riposo di toglierlo a ciascuno?
Quali sono i motivi con cui si giustificano le accuse e le pene segrete? La salute pubblica, la sicurezza e il mantenimento della forma di governo? Ma quale strana costituzione, dove chi ha per sé la forza, e l’opinione più efficace di essa, teme d’ogni cittadino? L’indennità dell’accusatore? Le leggi dunque non lo difendono abbastanza. E vi saranno dei sudditi piú forti del sovrano! L’infamia del delatore? Dunque si autorizza la calunnia segreta e si punisce la pubblica! La natura del delitto? Se le azioni indifferenti, se anche le utili al pubblico si chiamano delitti, le accuse e i giudizi non sono mai abbastanza segreti. Vi possono essere delitti, cioè pubbliche offese, e che nel medesimo tempo non sia interesse di tutti la pubblicità dell’esempio, cioè quella del giudizio? Io rispetto ogni governo, e non parlo di alcuno in particolare; tale è qualche volta la natura delle circostanze che può credersi l’estrema rovina il togliere un male allora quando ei sia inerente al sistema di una nazione; ma se avessi a dettar nuove leggi, in qualche angolo abbandonato dell’universo, prima di autorizzare un tale costume, la mano mi tremerebbe, e avrei tutta la posterità dinanzi agli occhi.
È già stato detto dal Signor di Montesquieu che le pubbliche accuse sono più conformi alla repubblica, dove il pubblico bene formar dovrebbe la prima passione de’ cittadini, che nella monarchia, dove questo sentimento è debolissimo per la natura medesima del governo, dove è ottimo stabilimento il destinare de’ commissari, che in nome pubblico accusino gl’infrattori delle leggi. Ma ogni governo, e repubblicano e monarchico, deve al calunniatore dare la pena che toccherebbe all’accusato.»Cesare Beccaria
“Dei Delitti e delle Pene” (1763)
Accuse segrete (Cap. XV)
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QUESTIONI DI PELLE
Posted in Ossessioni Securitarie with tags Carabinieri, Costume, Degrado, Italia, Liberthalia, Piacenza, Sbirri, Società, Stupro, Violenza istituzionale on 26 luglio 2020 by SendivogiusChe ci fosse qualche problemino circa la selezione e composizione degli effettivi in organico delle cosiddette “forze dell’ordine”, nonché una gestione discutibile delle procedure e la libera interpretazione delle regole di ingaggio, nella presunzione di credersi legibus soluti per sindrome di onnipotenza (insieme ad una certa ideologia prevalente…), avrebbe dovuto essere evidente fin dall’ormai lontano 2001, ai tempi allegri dell’impunita mattanza genovese.
Non che prima le cose fossero diverse, per carità! Al massimo, si è passati dall’istituzionalizzazione professionale della pratica, al fai-da-te su improvvisazione. Ma insomma si sperava (a torto) che nel paese che ha dato i natali a Pietro Verri e Cesare Beccaria ci si fosse affrancati da un’immagine da birraglia inquisitoriale, elevandosi al di sopra dei soliti standard medioevali.
Poi al principio di legalità ha prevalso lo spirito dei tempi. E l’abuso di potere è diventato sistematico e sfrontato nella certezza dell’impunità, in parallelo con la (ri)fascistizzazione crescente della società italiana, fino all’apoteosi di un ministro della polizia che collezionava casacche militari invocando i pieni poteri, mentre va sciacallando in giro travestito da gendarme. E chissà se ora andrà a citofonare pure a casa dei carabinieri spacciatori di Piacenza.
Nell’intermezzo, non ci siamo fatti mancare praticamente nulla, in quel mondo chiuso ed autoreferenziale che contraddistingue le “istituzioni totali”, dove la coesione del branco viene confusa in un distorto spirito di corpo, con l’immancabile campionario immaginifico di fratellanze e sodalizi guerrieri (tratte dall’antico minchione romano), fino a degenerare in coazione a delinquere…
Dai pestaggi punitivi come prassi ordinaria, sospinta a livelli massivi come negli eccessi della Lunigiana tra Aulla e Massa (37 carabinieri indagati per 189 capi di imputazione); passando per i più triti clichè
machisti da caserma, nell’erotismo malsano dei repressi sessuali, pronti ad esplodere in veri e propri stupri di gruppo: a Roma nella caserma del Quadraro… a Parabiago nella provincia di Milano… a Firenze, dove si usa la divisa per rimorchiare e la gazzella di servizio per scopare… Fino agli ancor più gravi casi di omicidio, come nelle più sordide storie di provincia (e dunque passate in sordina sui grandi media, opportunamente silenziate); ovvero estorsione e omicidio su associazione a delinquere… dove l’unica preoccupazione sembra lo stornare l’attenzione da ogni possibile coinvolgimento dei vertici gerarchici.
Se prima ci si indignava, adesso al massimo certi avvenimenti vengono derubricati a fattacci di cronaca e liquidati in fretta con la retorica ipocrita delle poche “mele marce”, che elide il problema e lo circoscrive alle rassicuranti pruderie dei benpensanti di nient’altro ansiosi se non di essere rassicurati, per tutto continuare come se nulla fosse stato.
Quella fossa biologica per la raccolta di bassi istinti nazistoidi che si fa chiamare “Libero”, dinanzi ai pestaggi di gruppo, gli arresti illegali, i festini a luci rosse negli uffici della caserma trasformata in una centrale organizzata dello spaccio all’ingrosso, che hanno portato alla ribalta nazionale la stazione “Levante” dei Carabinieri di Piacenza, convertita in una succursale di guapperia napoletana, parla con ammiccante compiacimento di “dolce vita” (!), tale è il livello a cui è sprofondata ancora l’inquietante cloaca gestita dal sempre più ripugnante Littorio Feltri.
E se questa è la comune sensibilità democratica, allora capisci anche il resto…
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VOGLIAMO I COLONNELLI
Posted in Muro del Pianto, Ossessioni Securitarie with tags Autoritarismo, Comandante Alfa, Coronavirus, Costume, Democrazia, Dittatura, Fascismo, Italia, Matteo Valléro, Pieni Poteri, Società on 24 marzo 2020 by SendivogiusI “pieni poteri” (lo si sa), ogni volta che vengono invocati a sproposito, eccitano le fantasie nostalgiche e le polluzioni ducesche del mitomane di turno, insieme a tutta l’assortita pletora di feticisti in pieno orgasmo da fascismo della divisa, che sempre ricicciano fuori nei momenti di massima crisi con l’orgia da potere assoluto che ne deriva.
Ed è una fortuna che a gestire l’emergenza attuale ci sia pur sempre il mite Giuseppi, la sagoma di cartone animata a vita propria, pur con tutte le sue sbandate, e non i manipoli di loschi figuri dalla ‘diversa’ sensibilità democratica, pronti ad accompagnarsi con macchiette in uniforme che sembrano fuggite dal vecchio set di un film di Mario Monicelli.
Oggi è il turno del fantomatico “Comandante Alfa“: un altro di quegli anonimi coglioni mascherati fuori di testa, che affollano i ranghi dei Rambo in pensione, e che amano le foto con mefisto e tuta da combattimento, a
costruire il personaggio per sceneggiature da fumetto pulp. Uno di quei sedicenti “servitori dello stato” che lo Stato sognano di sottomettere, per trasformarlo in una caserma dove giocare al generalissimo, in un’esibizione muscolare di populismo demagogico e machismo fascistoide, impasto riscaldato di luoghi comuni e retorica sciovinista da parata militare (in pratica un concentrato di sovranismo in orbace), sfornati per essere sfoggiati un tanto al chilo in un susseguirsi di deliranti contraddizioni. Il tipo appartiene alla ricca casistica di risolutori da tastiera, rapidi a chiacchiere, e pronto a scendere in guerra con armi e colpo in canna contro la pandemia, con l’inevitabile appello al popolo che non s’è capito bene cosa dovrebbe fare (in realtà il messaggio è chiarissimo).
“Siamo un paese in emergenza , in guerra. Sì in guerra, i decreti non servono più a nulla, sono confusi, servono a indebolirci e non a rinforzarci. Sono pallottole al sale quando metaforicamente servirebbero quelle vere.”
Forse il macho della situazione pensa di spezzare le reni al coronavirus sparando alle gambe di quei tossici da endorfina, che proprio non possono fare a meno della corsetta quotidiana cadesse anche il mondo. Non so… altre soluzioni efficaci potrebbero essere l’abbattimento degli infetti; o la promulgazione della legge marziale, con l’ordine di sparare a vista sui trasgressori?
Ovviamente tuona contro “sardine” e “centri sociali”, e le “navi pirata” delle ONG, e ovviamente gli immancabili “privilegi dei politici”. Tutta roba che non si capisce bene cosa c’entri con l’epidemia e la sua diffusione, ma va bene così… Fornisce un’idea esaustiva per il ‘dopo’…
E già che c’è, se la prende pure con “le signore con le gambe accavallate che spopolano in tv” (sdraiate a cosce aperte era meglio?!?), che evidentemente popolano le sue frustrazioni erotiche di guerriero senza sonno.
Questo perché:
“Non è il momento della brillantina o del rossetto, è l’ora di indossare ognuno la propria divisa e combattere in prima linea dando l’esempio […] Basta, datevi da fare, basta stare seduti in poltrona e combattete.”
Armiamoci e partite. Sì, lo abbiamo già sentito…
Qui, ad essere molto perfidi, parliamo di un Paese (e di una regione in particolare) dove il virus si è diffuso incontrollato, nonostante gli appelli alla prudenza, perché torme di ragazzini ipereccitati non potevano rinunciare all’apericena, contagiando poi nonni e familiari come nei migliori racconti sui vampiri. Caliamo poi un velo pietoso sulle scene miserabili di merdoni in fuga a casa da mammà rimasta giù al paesello nel Sud, mentre ruzzolano via coi trolley griffati, rincorrendo l’ultimo treno di mezzanotte una volta finita la festa ed esplosa l’epidemia.
Ma il problema sono i “politici”.
E quindi Ciccio Alpha si scaglia con furiosissimo sdegno contro il “parlamento chiuso” ed i politici imboscati come sorci. Lui invece è schierato in prima linea e lotta insieme a noi. Su facebook, travestito da Punisher della terza età. Si chiede persino se non siamo in una “dittatura”, ma poi invoca l’istituzione del coprifuoco con la legge marziale su tutto il territorio nazionale.
“Chiudete tutto, lasciando aperti i servizi essenziali per la sopravvivenza, garantendo agli operatori la tutela adeguata. Schierate l’esercito, istituite il coprifuoco, chiudete i confini, i porti, sigillate il nostro paese all’Europa che ci ha lasciati soli e che ci ha presi in giro senza che nessuno dei nostri governati ci abbia difesi.”
E dopo aver chiesto la serrata generale, da far rispettare con l’imposizione di leggi di guerra, si contraddice appena un rigo dopo:
“Prendete in giro artigiani, piccoli imprenditori, gente che fa fatica ad andare avanti e voi che fate per aiutarli a sopravvivere? Spostate la data delle tasse? Ma come ragionate? Come pensate che riusciranno a pagare se sono chiusi e lo saranno ancora per molto senza avere guadagni? Vergogna!!”
Ehm… Machoman?! In tutta confidenza, fai pace col cervellino: o chiudi tutte le attività economiche e produttive (e allora non guadagni); o le tieni tutte aperte. E allora non rompi i coglioni. O paghi le tasse, dilazionate o rinviate che siano, oppure semplicemente cessi di fornire tutti quei servizi che con le tasse vengono finanziati.
Non è un concetto difficile da comprendere, almeno fuori dal magico mondo marziale dei G.I.Joe, dove non si molla e non si arretra.
“Allora ascoltate tutti, munitevi di mascherine e tute e fate squadra, insieme si diventa invincibili”
E se mio nonno aveva le ruote era un calesse!
Un tempo, di fenomeni così i manicomi erano pieni… I più si infilavano la mano nel panciotto e si credevano Napoleone. Oggi abbaiano su Facebook come cani alla luna.
Manco a dirlo, il pronunciamiento dell’aspirante caudillo ha subito trovato i suoi entusiasti estimatori…
Tale Matteo Valléro, direttore editoriale di “Business24”, a sprezzo di ogni ridicolo possibile, si appella direttamente al Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, per esortarlo al colpo di Stato. Ovviamente lo fa “a nome del popolo italiano”, dopo essersi autodelegato in assenza dell’interessato.
Cuor di leone, quando gli è stato fatto notare che l’invito all’eversione è un reato (penale) grave, ha subito cancellato il post, temendo ripercussioni per il suo contratto su SKY.
Giusto a proposito di benefici e culi comodamente seduti al sicuro in poltrona.
Per inciso, il generale Farina non ha assolutamente il physique du rôle del duce in carrozza e tanto meno coltiva pulsioni golpiste. Peraltro, se Matteo Valléro si fosse informato prima di dar sfogo ai suoi deliri, saprebbe pure che il generale attualmente non sarebbe esattamente disponibile, dal momento che è stato anche lui contagiato dal Covid-19 ed è in regime di quarantena.
Invece, chi scrive non aveva fino ad oggi la più pallida idea di chi mai fosse
‘sto Valléro, ma del resto non è che si possa conoscere tutti i bei figurini che affollano i pozzi neri dell’italica fascisteria, sorvolando sull’Alpha Spirit in tutina nera. Specialmente quando il sottoscritto continua ad andare regolarmente a lavoro (il privilegio di rientrare nelle “eccezioni”), spostandosi in metro, con o senza mascherina, e senza cazzeggiare su facebook in preda a crisi di isteriche, cercando una divisa come feticcio a cui votarsi…