
Lungi dall’attenuare i suoi morsi, la crisi economica e finanziaria continua a serrare le zanne nella carne viva di un corpo sociale già martoriato, tra la sostanziale indifferenza di un ceto politico sempre più distante ed apatico.
La cosiddetta “ripresa”, tanto evocata e mai decollata, assomiglia con ogni evidenza ad un miraggio lontano. Tutti gli indicatori di crescita viaggiano su stime presunte, drammaticamente proiettate al di sotto dell’1%. I consumi ristagnano, compressi da una politica dei redditi che blocca al ribasso i salari dei lavoratori dipendenti e restringe il potere d’acquisto delle retribuzioni medio-basse, con un mercato dei prezzi invariato quando non in rialzo.
In compenso, proprio sui ceti più deboli, e più esposti ai rigori della crisi, grava la quasi totalità degli oneri delle raffazzonate ‘manovre correttive’, che inefficaci si susseguono ormai a cadenza quindicinale.
In aggiunta, il crollo della produzione industriale e dei consumi, aggravate da un’assoluta assenza di prospettive e dalle speculazioni predatorie dei mercati finanziari, ha inciso sulla crescita della disoccupazione, con sacche fisiologiche di senza lavoro furbescamente definite (con un espediente tutto italiano) “inoccupati”, per non pesare sulle statistiche della disoccupazione che diversamente porrebbero l’Italia in cima alle peggiori stime europee.
Risultato inevitabile e naturale è la drastica diminuzione della domanda al consumo, con conseguente contrazione dell’offerta.
Ormai, anche nei settori che contano, si parla apertamente di “recessione” e di rischio stagflazione, con un copione che sembra ricalcare fedelmente i catastrofici passaggi che condussero alla cosiddetta Seconda Recessione del 1937: l’annus horribilis dell’economia globale, dopo la Grande Depressione del 1929.
Ogni paese ha fatto la sua (pessima) parte, con il suo buon carico di responsabilità.
Da noi, la storia parte da lontano e, con una peculiarità tutta italica, ha sempre gli stessi protagonisti perché, se gli anni passano, le facce restano. E non si sa bene se definirle di tolla o di altra più friabile consistenza, dall’inconfondibile odore…
Sostanzialmente, è colpa dei governi precedenti e si tratta di una pesante eredità che ci portiamo indietro dal passato, come non perde occasione di ricordare lo spocchioso minusterume berlusconiano insieme alla muta di pennivendoli da riporto…
Poiché non parliamo delle saghe sumeriche o dell’amministrazione hittita, sarà bene dare qualche riferimento ed un volto ad alcuni dei principali responsabili. Il pensiero corre inevitabile agli spensierati Anni ’80: l’era del craxismo e delle spese allegre; della finanza pubblica fuori controllo e delle assunzioni di massa nella P.A.
Sono gli anni felici che videro crescere il debito pubblico dal 70% al 118% (per inciso, lo stiamo pagando ancor oggi!) quando la stabilità di bilancio e la quadratura dei conti erano l’ultimo dei problemi… i tempi magici (e ripetibili) della “Milano da bere” e delle mazzette nelle mutande…
Nel 1983 il compianto “esule di Hammamet”, lo statista Bettino Craxi (grande sponsor e amico di papi Silvio) diventa presidente del consiglio, mentre un oscuro imprenditore brianzolo comincia la sua parabola ascendente all’ombra del garofano socialista…
Con una serie di azzeccate manovre finanziarie, in quegli anni il debito pubblico schizza dai 234.000 miliardi di lire del 1984 ai 336.000 miliardi di lire nel 1985. Il principale relatore delle leggi di bilancio era Maurizio Sacconi, sottosegretario al Tesoro dal 28 luglio 1987 al 10 maggio 1994.
Fortunatamente, ad affiancare Sacconi, in qualità di austero guardiano della stabilità di bilancio, c’è l’inflessibile Giulio Tremonti: collaboratore e consigliere economico presso il Ministero delle Finanze, nei vari governi susseguitisi dal 1979 al 1990. Nel 1994 diventa direttamente Ministro delle Finanze nel primo governo Berlusconi. E proprio nel decennio d’oro del berlusconismo di governo (2001-2011), ad eccezione delle parentesi virtuose dei famigerati governi Prodi, la spesa pubblica è aumentata del 45%, passando da 542 a 786 miliardi di euro nel 2009. Con un simile andazzo, nel mese di Luglio 2011 il debito pubblico dell’Italia ha infine raggiunto la cifra monstre di 1.911,807 miliardi di euro! I dati sono della Banca d’Italia.
Invece, a vagliare sulle assunzioni clientelari di massa nel pubblico impiego e vigilare sulla copertura economica c’è Renato Brunetta: anche lui consigliere economico di governo (fino al 1994) e responsabile delle strategie occupazionali e politica dei redditi presso il Ministero del Lavoro (dal 1983 al 1987). Non per niente, per il piccolino diventato col tempo ministro, i precari della P.A. sono l’Italia peggiore. Su tutti gli altri assunti garantisce lui.
Oggi li ritrovate tutti nella pornocrazia berlusconiana con posti di rilievo, insieme al resto della vecchia banda socialista (il piduista Cicchitto; Gaetano Quagliariello; Margherita Boniver; Gianni De Michelis…), mentre lievitano sopra uno strato di spocchia boriosa, vantandosi delle loro incredibili competenze. Quelli che “avevo previsto la crisi”… quelli che “vigilo sui conti”… quelli che “sono il terrore dei fannulloni”… quelli che “il mercato fa la selezione”… quelli che, se davvero esistesse la meritocrazia con cui vanno riempendosi la bocca, sarebbero già dovuti sprofondare seppelliti sotto tre metri di merda, invece di esibirsi come pavoni nel livore vendicativo che li corrode, verso un’umanità che si ostina a non riconoscerne la grandezza.
È singolare notare come a questi eccelsi figurini sia stata affidata la conduzione dell’attuale politica economica italiana, col compito di guidare il Paese fuori dalla crisi. Visti i precedenti, si può star certi che sarà un successo.
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This entry was posted on 9 ottobre 2011 at 23:37 and is filed under Kulturkampf with tags Bettino Craxi, Crisi economica, Debito, Disoccupazione, Giulio Tremonti, Italia, Lavoro, Liberthalia, Maurizio Sacconi, PSI, Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, Società. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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10 ottobre 2011 a 00:35
Ciao Sendivogius, temo che non arriveremo mai ad una e che non ne usciremo mai…
Soprattutto, perché intorno, vedo solo “devotissimi della chiesa, fedelissimi del pallone e nulla pensanti della televisione” [cit. Ivano Fossati – da <a href="http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=unOQheAF_Jw"Cara democrazia]…
David Icke, nella “Cospirazione della grande piramide”, ha ricostruito le discendenze in linee di sangue, partendo dai Merovingi, ed ha dimostrato che coloro che oggi governano il mondo, sono loro diretti discendenti e che – nonostante nel corso dei secoli, i sistemi siano stati modificati – al comando c’è sempre stata la stessa “razza” di farabutti…
10 ottobre 2011 a 15:30
😀 ..Oddio, Mario!
In tutta sincerità, David Icke non lo prenderei proprio come un modello di riferimento e di analisi empirica..!
Sono più convincenti le disquisizioni teoriche sulla terra cava, che le “dimostrazioni” di Icke. A meno che non si voglia credere la Terra sia stata invasa da un’orda di lucertoloni mutanti, provenienti dal multiverso, che da millenni dominerebbero il pianeta sotto mentite spoglie, condividendo il potere con una ristretta cerchia di collaborazionisti umani… (!!)
Non è il caso di scomodare la fantascienza per descrivere altri fenomeni da baraccone, prestati alla politica piuttosto che alla para-letteratura. La realtà è molto più prosaica…
Se il sonno della ragione genera mostri, è pur vero che necessita di una nutrita folla di idioti per l’inseminazione.
14 ottobre 2011 a 05:10
Ero più che certo che il solo nome di David, ti avrebbe provocato l’orticaria… 🙂
Premesso che Icke, non è un mio idolo (anche perché non ne ho e non prende mai niente per oro colato) in effetti, il dettaglio dei rettiliani è sempre rimasto indigesto anche a me (la mia mente non arriva a concepirlo), ed è stato una sorta di segnale, per farmi soppesare sempre due volte, le sue teorie.
Però, per quanto mi riguarda, se in una mela c’è un bruco, non butto via la mela intera, ma dopo aver messo in salvo il bruco, eliminato quel pezzetto di mela, ne assaporo il resto…
Questo per dire, che si può apprezzare o meno la sua opera, che può piacere o non piacere lui come persona, che si possono accettare o meno come valide le sue teorie, ma che non si può liquidare David Icke come un imbecille andato a male nel cervello, solo per la questione dei rettiliani (che fra l’altro, occupa poco più di tre minuti, in una conferenza di tre ore e mezza)…
Sul perché sia presente la teoria dei rettiliani, nell’opera di Icke, ho letto un’infinità di interpretazioni e di spiegazioni, più fantasiose ancora della stessa teoria… Sta di fatto, che rimane una delle poche note stonate, nelle sue teorie.
Nel corso della storia, se non ricordo male, tutti quelli che avevano visto prima e più in là degli altri, esponevano teorie che ai più, anzi, praticamente a tutti (soprattutto a chi deteneva il potere e non intendeva mollarlo), sembravano strampalate, inconcepibili, inaccettabili, balle colossali, frutto più della fantasia che dello studio e venivano additati come pazzi, come mentitori e nella maggioranza dei casi, dopo essere stati derisi, ingiuriati, umiliati, venivano massacrati. A distanza di secoli, abbiamo poi scoperto che, moltissimi di loro avevano ragione e che i veri pazzi, erano coloro che non gli credettero… Questo avviene ciclicamente. Oggi c’è gente che ride, pensando a come si curavano mille anni fa e nello stesso modo, fra un migliaio d’anni, quando studieranno il nostro tempo, si faranno delle grasse risate, pensando a quanto siamo idioti…
Con questo, non intendo né dire, né sostenere, che Icke sia un genio, ma semplicemente sottolineare che, i dubbi sono una buona cosa, poiché essi sono i motori dell’intelligenza, al contrario delle certezze, che rendono pigre le menti…
P.S. Se fossimo nei secoli addietro, staresti con chi sosteneva che la terra è piatta o con chi sosteneva che la terra è rotonda? Staresti dalla parte dei sostenitori dell’eliocentrismo o con i sostenitori del geocentrismo?
11 ottobre 2011 a 08:31
sempre le stesse facce schifose! u_u
14 ottobre 2011 a 17:10
@ MARIO
Carissimo Mario,
Di questi tempi, ce ne vuole per farmi venire l’orticaria..:)
E se non ci riesce il Pornonano, figuriamoci il tenero Icke, che al contrario seguo sempre volentieri, insieme al buon Zecharia Sitchin, alle “testimonianze” di Cathy O’Brien, e tutta l’allegra brigata di matti in libertà… Li trovo irresistibili e mi mettono di buon umore.
Immodestamente, sul tema sono abbastanza ferrato. Per una volta mi concedo qualche piccola vanteria..:)
Che la Terra fosse rotonda, lo si sapeva già dal VI°secolo a.C.
Il filosofo Parmenide lo aveva dedotto per semplice intuizione logica.
Per Platone ed il suo discepolo Aristotele, la cosa era talmente evidente da non meritare nemmeno troppe dimostrazioni.
La questione era poi chiarissima per Pitagora ed i suoi discepoli, che tra l’altro avevano anche elaborato a livello matematico una complessa teoria eliocentrica, che contemplava pure l’esistenza di più sistemi planetari.
Sull’eliocentrismo aveva peraltro insistito anche Aristarco di Samo (solo nel IV°sec. a.C.).
Ma sulla sfericità della Terra non avevano dubbi nemmeno i più famosi matematici e astronomi dell’antichità: Archimede, Euclide, Eudosso di Cnido…
Tant’è vero che nel III° sec. a.C. il bravo Eratostene arrivò a calcolare quasi con esattezza la lunghezza del meridiano terrestre (40.500km contro i 40.009km effettivi), praticamente senza quasi allontanarsi da casa sua.
Un secolo dopo, Posidonio di Rodi arrivava alle stesse conclusioni, sbagliando di poco (38.000km).
Naturalmente, la rotondità della Terra era una verità assodata anche per il grande Tolomeo.
E di riflesso lo era per i dotti della dottrina cattolica, che di Tolomeo e di Aristotele avevano la massima considerazione, potendo contare pure sui contributi di (San) Isidoro di Siviglia.
Il problema era nelle misure e nel calcolo delle distanze; se la Terra fosse o meno al centro dell’universo (e quindi su cosa girasse intorno a cosa).. Ma sulla sfericità, tra chi edotto era, i dubbi erano davvero pochi. Le credenze del popolino (che peraltro era analfabeta) non facevano testo e di certo nessuno si preoccupava di informarlo.
Tornando al tenero David Icke, il nostro eroe non si limita solo alle conferenze (che personalmente trovo irresistibili) ma scrive anche libri (ben 16 volumi!) per immortalare le sue teorie. La cosa grave è che trova chi glieli pubblica e pure chi li compra.
Il fatto di essere stato uno dei massimi esponenti del British Green Party è un’aggravante e non una discriminante. Ciò spiega perché, nonostante l’assoluta attualità delle tematiche ambientaliste, i movimenti ecologisti vivano un momento di scarsa rappresentatività. Sarà un caso che il tonfo dei “Verdi” in Italia coincida con l’ascesa del guru Massimo Fagioli e dei suoi “fagiolini”, nell’ambito degli scomparsi partiti della cosiddetta ‘sinistra radicale’?!?
Sempre a proposito di David Icke, come non dar credito all’incompreso “Son of God” (si fa chiamare così), che ha elaborato le sue “teorie” grazie alle rivelazioni di una medium durante una seduta spiritica? Perché mai dubitare dell’attendibilità di simili verità?!?
E chissà perché mai il divino Icke abbia così a temere di passare per matto..:)))
Ho letto qualche stralcio delle “opere” del profeta incompreso… Mai riso tanto!
Il complottismo ha un suo fascino (sul tema avevo accennato pure in un precedente commento: QUI e repliche successive), ma il fenomenale David si muove a livelli raso terra, privo di ogni minimo spessore culturale, alla stregua di una sottospecie di sottopancia di Dan Brown..!
Fidati Mario: in materia ho una certa esperienza e un fiuto naturale… David Icke non è che “sembra”… è semplicemente matto.

E ha visto troppi telefilm negli Anni ’80..!!
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@ Lady Lindy
Sono le stesse facce che invecchiano… e con l’età fanno ancora più schifo.