Archivio per Benito Mussolini

Il Dittatore del Libero Stato di Papeete

Posted in A volte ritornano with tags , , , , , , , , , , , , , on 9 agosto 2019 by Sendivogius

È più forte di LVI…
Venuta meno ogni finzione democratica, foss’anche residua, oramai non ci prova neanche più a dissimulare l’incontinenza delle sue pulsioni fascistoidi in piena peristalsi, calcando la parodia ducesca con la quale ci ha ormai abituato da tempo, tra pose volitive e comparsate sui balconi, convinto di essere diventato il padrone di un’Italia di merda (aveva ragione!), sempre pronta a vendersi sull’onda infallibile di qualche sondaggio.
Pensa di convocare il Parlamento a camere chiuse; decide LVI quando si vota e come. Invoca “ordine e disciplina” (evidentemente la gita alla spiaggia fascista di Chioggia ha fatto scuola, una ventina di kg in meno fa) e se ne frega bellamente delle regole costituzionali, come di tutto il resto.

Apre una crisi al buio nella vigilia di Ferragosto, mentre pretende di stabilire la data delle prossime elezioni, convinto si tratterà di un plebiscito che lo incoronerà Dittatore del Libero Stato di Papeete alla sagra del porco.
Si appella al suo popolo dei selfie e reclama per sé i “pieni poteri”.

«Chiedo agli italiani, se ne hanno la voglia, di darmi pieni poteri per fare quello che abbiamo promesso di fare fino in fondo, senza rallentamenti e senza palle al piede.
Poi siamo in democrazia: chi sceglie Salvini, sa cosa sceglie

Appunto!
Questo perché i “pieni poteri” implicano l’accorpamento del potere giudiziario, esecutivo, e legislativo (la cui separazione ed indipendenza è alla base di ogni democrazia liberale degna di questo nome), per lasciar spazio ad un regime dittatoriale. Ovviamente, la nostra Costituzione non lo prevede, se non in caso di guerra (Art.78), parlando però anche in questo caso di “poteri necessari” e mai pieni, ovvero totalitari Giusto a proposito di democrazia e rispetto delle regole.

«Dobbiamo fare in maniera veloce, compatta, energica, coraggiosa quel che vogliamo fare. Non è più il momento dei no, dei forse, dei dubbi. E, beninteso, non mi interessa tornare al vecchio: se devo mettermi in gioco lo faccio da solo, e a testa alta. Poi potremo scegliere dei compagni di viaggio, certo. Gli italiani hanno bisogno di un governo che faccia

Vecchia storia quella dell’attribuzione dei “pieni poteri”, coi suoi precedenti illustri…
Ci avevano già pensato a suo tempo un certo Adolf Hitler, che se li concesse per decreto (era il 23 Marzo del 1933). E ovviamente lo stesso aveva fatto ancor prima quell’altro indigesto insaccato, in arte “duce”, finito a stagionare appeso in Piazzale Loreto. E si sa: uno come Salvini della porcilaia fascista non butta via niente, perché nulla è rimesso al caso…

«Chiediamo i pieni poteri perché vogliamo assumere le piene responsabilità. Senza i pieni poteri voi sapete bene che non si farebbe una lira – dico una lira – di economia. Con ciò non intendiamo escludere la possibilità di valorose collaborazioni, partano esse da deputati, da senatori o da singoli cittadini competenti. Abbiamo ognuno di noi il senso religioso del nostro difficile compito, il Paese ci conforta e attende, e non gli daremo ulteriori parole, ma fatti

Benito Mussolini
(16/11/1922)

Ci sarebbe quasi da pensare che la democrazia italiana stia vivendo la sua ora più nera (nel senso più stretto del termine), col Capitano di un partito apertamente fascista, che non fa più niente per nascondere la sua appartenenza post-nazista, nell’ora delle decisioni fatali.
Poi però guardi l’adunata adiposa del Papeete Beach, col “Canto degli Italiani” remixato da deejay Capitone

Sguisci via dal groviglio untuoso di corpi sudati in un baccanale ‘sovranista’… tra manzi tatuati e i bikini leopardati al posto dell’orbace… insieme all’immancabile pattuglia di troioni da sbarco che agitano tette e culi; mentre il Capitone sventola rosari, si raccomanda alle madonne, e intanto si scaccola col crocifisso sbavandoci sopra…
E allora capisci che non c’è davvero niente di serio di cui preoccuparsi.

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Lo Stato Nuovo

Posted in Masters of Universe, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , on 6 giugno 2018 by Sendivogius

Lo Stato riprende i suoi diritti, e il suo prestigio, come interprete unico e supremo delle necessità della società nazionale. Il popolo è il corpo dello Stato e lo Stato è Io spirito del popolo. Nel concetto fascista il popolo è Stato e lo Stato è popolo.”

(Discorso pronunciato dal Duce alla Seconda Assemblea Quinquennale del Regime – Roma, 18 Marzo 1934)

Che un Presidente del Consiglio, abusando delle sue prerogative, usi il potere esecutivo come un grimaldello, per accentrare sul governo ogni altra funzione e scardinare il Parlamento, la scatoletta di tonno da aprire e presumibilmente papparsi (e cosa resta poi se non una scatola vuota?!?), non sarebbe certo una novità.
Tuttavia, che un premier appena designato, nel giorno stesso del suo insediamento davanti alle Camere, rivolga minacce larvate ai parlamentari che osano interrompere l’annunciazione del Bengodi venturo, Lui che eletto non è (e che deve la sua nomina ai casting della Casaleggio Associati), è una cosa che in Italia non s’era più vista almeno dai tempi del “Discorso del bivacco” di Benito Mussolini.
Come suo primo esordio al Senato, l’avvocato nonché amico del popolo (l’ultimo prima di lui era finito accoltellato in una tinozza, corroso dalla rogna) preannuncia la nuova concezione della Giustizia riformata a cinque stelle, basata sulla delazione e l’utilizzo massiccio di agenti provocatori (una via di mezzo tra Stalin e la Santa Inquisizione).

Allo scopo, individua nel “conflitto di interessi” il generalissimo concetto sul quale fondare la propria azione inquisitoria, per una definizione talmente vaga da essere onnicomprensiva nella certezza della punizione, attraverso il castigo dei peccatori che non aderiscono al Sacro Verbo…

Rafforzeremo la normativa attuale in modo da estendere le ipotesi di conflitto, fino a ricomprendervi qualsiasi utilità, anche indiretta, che l’agente possa ricavare dalla propria posizione o dalla propria iniziativa. Occorre rafforzare inoltre le garanzie e i presidi utili a prevenire l’insorgenza di potenziali conflitti di interessi“.
(Giuseppe Conte. 05/06/2018)

Ma è rivolgendosi alla Camera dei Deputati che l’onorevole presidente del consiglio, non eletto, e decisamente poco avvezzo alla dialettica parlamentare, supera se stesso:

“Anche i vostri tentativi di interrompermi dimostrano che ognuno ha i suoi conflitti”
(06/06/18)

Per la proprietà transitiva del sillogismo, ne consegue che i parlamentari (e senatori) di minoranza sono tutti colpevoli fino a prova contraria, in quanto apportatori di un peccato originale, estensibile a discrezione del premier (e della maggioranza), e potenzialmente perseguibili su un’ipotesi di reato indefinita.
Graziosamente, l’aspirante Re Travicello in balia dei suoi due ingombranti dioscuri per il momento ha concesso di “rispettare le opinioni dissenzienti e contrarie” che si leveranno dagli scranni di quella che Giggino ‘O Sarracino ha definito la “cosiddetta opposizione”. Così parlò Di Maio, che evidentemente di opposizione ne ha in mente una tutta sua, ora che si è autoproclamato “Stato” (dal Re Sole al re sòla), imbalsamato nella paresi facciale del suo eterno sorriso da pupazzo animato.
È solo un piccolo assaggio in fieri di quello che Danilo Toninelli, più ispirato del solito, ha definito “stato etico”; ovvero, secondo Giovanni Gentile, la forma più compiuta e riuscita dello Stato fascista.

«Lo Stato fascista è Stato popolare; ed in tal senso Stato democratico per eccellenza. Il rapporto tra lo Stato e non questo o quel cittadino, ma ogni cittadino che abbia diritto di dirsi tale, è così intimo che lo Stato esiste in quanto e per quanto lo fa esistere il cittadino

Giovanni Gentile
“Che cosa è il fascismo”
Vallecchi Editore
Firenze, 1925

Ora, qui siamo ben oltre la farsa che segue alla tragedia: paragonare al fascismo un falsificatore curriculare pescato dal cilindro magico della Casaleggio Associati (giusto a proposito di conflitto di interessi)… un Rocco-Tarocco coi capelli laccati col lucido da scarpe, che si perde i fogli durante il discorso di insediamento, e non si ricorda manco il nome di Piersanti Mattarella (quando si dice senso delle Istituzioni)… ed il cui governo probabilmente non arriverà a Dicembre… conferirebbe uno spessore drammatico che il Governo Conte certamente non ha, essendo nient’altro se non l’ennesima parentesi comica che questo Paese ogni tanto si concede, tra una crisi e l’altra, con troppa leggerezza, affidandosi fideisticamente ad imbarazzanti pagliacci senza altro requisito se non la loro garrula inconsistenza.
Figuriamoci un Danilo Toninelli che si fa i selfie per far vedere ai suoi followers quanto è concentrato!
O un Luigi Di Maio che sembra la parodia ignorante di Dentone
O Roberto Fico che assomiglia al gemello elegante di Manuel Fantoni
Per non parlare del “Mussolini di ghisa” ed i suoi camerati in camicia verde: quello che da secessionista per l’indipendenza della padania s’è reinventato sovranista. Ed in qualità di vicepremier (!) nel bel mezzo della presentazione del programma di governo scappa via, perché ha l’ennesimo comizio da fare.
È la “rivoluzione” ai tempi del “governo del cambiamento”, per un’altra bella infornata di nuovo che avanza.

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La faccia idiota del potere

Posted in A volte ritornano with tags , , , , , , , , , , , , on 4 aprile 2016 by Sendivogius

Matteo-RenziAscoltare questa bombarda caricata ad arroganza e propaganda, che parla come un Bettino Craxi qualunque e invita gli elettori ad andare al mare per boicottare un referendum che non gli piace, che si imbuca non invitato alle trasmissioni televisive e con grondante piacere conciona di cacciare via i deputati da un parlamento in cui non è mai stato eletto, mentre proprio non gli riesce di capire che in una civiltà democratica appalti e sviluppo economico non sono imperativi disgiunti dal rispetto delle leggi, rende tutta la drammatica misura della cialtronesca fanfaronaggine che contraddistingue l’idiota al potere, tra i continui contorcimenti spastici di un faccione sformato in una perenne espressione da ebete con le labbra pendule.

Renzi CerbiattoMatteo Cerbiatto
il pirla sfatto

Si dice che la personalità di una statista emerga nei momenti di maggior pressione. Coerentemente, a volerlo cercare (invano), Un deficiente di nome Matteodello ‘statista’ non si trova traccia alcuna. A meno che non si voglia davvero scambiare per tale, un bolso citrullo di provincia che imperversa nelle piazzette mediatiche, atteggiandosi a bullo di paese con l’inseparabile comitiva degli intriganti amichetti della parrocchietta, tanto gli riesce impossibile contenere l’insolente strafottenza che straborda insieme all’adipe strizzata in pantaloni troppo attillati, e nell’assenza di qualcuno che lo mandi degnamente affanculo indicandogli la strada più veloce per raggiungere la destinazione.

In pieno delirio bonapartista, l’aspirante reuccio è lungi dall’addivenire al suo “18 Brumaio”, ricordando più che altro la Libro Renzicaricatura delle circostanze. E se i libri li leggesse anche, invece di ostinarsi ad imbrattare carte nell’inutile testimonianza di una minchioneria siderale che non necessita certo di ulteriori dimostrazioni tanto è nota la sua evidenza, forse potrebbe cogliere tutta l’ironia della storia…

Karl Marx«Sembra veramente che il vecchio Hegel conduca dalla sua tomba la Storia, come spirito del mondo, e con grande coscienziosità faccia che tutto si presenti due volte, una volta come tragedia, la seconda volta come farsa pidocchiosa: Caussidière per Danton, Louis Blanc per Robespierre, Barthélemy per Saint-Just, Flocon per Carnot e il vitello della luna, con la prima mezza dozzina che gli capiti di sottotenenti carichi di debiti, per il piccolo caporale e la sua tavolata di marescialli. Così saremmo già arrivati al 18 Brumaio

Karl Marx
(03/12/1851)

Il solito deficienteE se è vero che gli uomini non tracciano mai il proprio destino in modo arbitrario, secondo modalità scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che essi trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalla tradizione, allora certi modelli di ispirazione restano immarcescibili tanto sono radicati nello spirito del cialtrone, prima ancora della ‘nazione’, ritornando sempre a galla come coproliti, seguendo il principio dei corpi galleggianti…

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 16-12-2015 Roma Politica Politica Senato - Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi riferisce sul prossimo Consiglio Europeo Nella foto Matteo Renzi Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 16-12-2015 Rome (Italy) Politic Senate - Statements of the Prime Minister Matteo Renzi on the next European Council In the pic Matteo Renzi

«Le più fantastiche, le più raccapriccianti, le più macabre menzogne sono state affermate diffusamente su tutti i giornali! C’era veramente un accesso di necrofilia! Si facevano inquisizioni anche di quel che succede sotto terra: si inventava, si sapeva di mentire, ma si mentiva. E io sono stato tranquillo, calmo, in mezzo a questa bufera, che sarà ricordata da coloro che verranno dopo di noi con un senso di intima vergogna. E intanto c’è un risultato di questa campagna!
Matteo Renzi - smorfie[…] Finalmente viene dinanzi a noi una questione che ci appassionava: la domanda di autorizzazione a procedere con le conseguenti dimissioni dell’onorevole Giunta. La Camera scatta; io comprendo il senso di questa rivolta; pure, dopo quarantott’ore, io piego ancora una volta, giovandomi del mio prestigio, del mio ascendente, piego questa Assemblea riottosa e riluttante e dico: siano accettate le dimissioni. Si accettano. Non basta ancora; compio un ultimo gesto normalizzatore: il progetto della riforma elettorale. A tutto questo, come si risponde? Si. risponde con una accentuazione della campagna. Si dice: il fascismo è un’orda di barbari accampati nella nazione; è un movimento di banditi e di predoni! Si inscena la questione morale, e noi conosciamo la triste storia delle questioni morali in Italia. Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi. In questi ultimi giorni non solo i fascisti, ma molti cittadini si domandavano: c’è un Governo? Ci sono degli uomini o ci sono dei fantocci? Questi uomini hanno una dignità come uomini? E ne hanno una anche come Governo?
Io ho voluto deliberatamente che le cose giungessero a quel determinato punto estremo, e, ricco della mia esperienza di vita, in questi sei mesi ho saggiato il Partito; e, come per sentire la tempra di certi metalli bisogna battere con un martelletto, così ho sentito la tempra di certi uomini, ho visto che cosa valgono e per quali motivi a un certo momento, quando il vento è infido, scantonano per la tangente. Ho saggiato me stesso, e guardate che io non avrei fatto ricorso a quelle misure se non fossero andati in gioco gli interessi della nazione. Ma un popolo non rispetta un Governo che si lascia vilipendere! Il popolo vuole specchiata la sua dignità nella dignità del Governo, e il popolo, prima ancora che lo dicessi io, ha detto: Basta! La misura è colma!
Matteo Renzi a Bruxelles per il Consiglio Europeo[…] Ora io oso dire che il problema sarà risolto. Il fascismo, Governo e Partito, sono in piena efficienza. Signori! Vi siete fatte delle illusioni! Voi avete creduto che il fascismo fosse finito perché io lo comprimevo, che fosse morto perché io lo castigavo e poi avevo anche la crudeltà di dirlo. Ma se io mettessi la centesima parte dell’energia che ho messo a comprimerlo, a scatenarlo, voi vedreste allora. Non ci sarà bisogno di questo, perché il Governo è abbastanza forte per stroncare in pieno definitivamente la sedizione dell’Aventino. L’Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi, questa tranquillità, questa calma laboriosa gliela daremo con l’amore, se è possibile, e con la forza, se sarà necessario. Voi state certi che nelle quarantott’ore successive a questo mio discorso, la situazione sarà chiarita su tutta l’area. Tutti sappiamo che ciò che ho in animo non è capriccio di persona, non è libidine di Governo, non è passione ignobile, ma è soltanto amore sconfinato e possente per la patria

Benito Mussolini
(03/01/1925)

MussoliniLa differenza tra il duce di Predappio e l’indisponente ducetto di Rignano resta abissale. Se il primo parlava al Parlamento, nonostante considerasse l’assemblea parlamentare “un’aula sorda e buia” da chiudere quanto prima, il secondo si comporta di fatto come se le Camere già non esistessero più. In compenso, entrambi sembrano accomunati dal reciproco disprezzo per ogni opposizione e l’insofferenza verso le regole costituzionali (che infatti vanno cambiate). D’altronde, non è per ossequiare le prassi istituzionali che il Bambino Matteo è stato intronizzato abusivamente al governo, mentre fa appello ai reali “azionisti” (mai termine fu più appropriato!) della sua maggioranza…

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RIFORMATORIO

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 9 aprile 2014 by Sendivogius

Deviation'98 by Mike Deodato jr

Tempo addietro (era il 28/05/13), mentre si accingeva a patteggiare col Dipartimento di Giustizia statunitense la modica cifra di tredici miliardi di dollari, per aver provocato con le sue speculazioni finanziarie la più grave recessione ad impatto globale come non si vedeva dal 1929, l’ispirato management della JP Morgan Bank si preoccupava di stabilire in un accorato rapporto quali fossero le vere cause della crisi sociale ed economica in atto, con un occhio di riguardo alla realtà europea.
Con formidabile acume, gli analisti della “London Branch” individuarono nelle costituzioni anti-fasciste e nell’assetto parlamentare delle istituzioni democratiche la vera causa di tutti i problemi.
Ovviamente, le attività speculative della JP Morgan Chase ed il suo ruolo nella crisi europea, per tacere della raffica di multe da cui la banca di investimenti è stata investita per la violazione sistematica di ogni possibile legge sull’antiriciclaggio e sulla regolazione della transazioni, non costituiscono certo argomento di valutazione strategica.
Il lungimirante rapporto, tutto dedicato agli aggiustamenti necessari (secondo JP Morgan) nell’Area Euro, dedicano un occhio di riguardo alla condizione italiana, tanto da costituire un “test chiave” nella politica di svolta…

“The key test in the coming year [ovvero il 2014] will be in Italy, where the new government clearly has an opportunity to engage in meaningful political reform. But, in terms of the idea of a journey, the process of political reform has barely begun.”

E se ne comprende anche il perché, visto che tra il 2012 ed il 2013 la banca di investimenti ci ha infatti rimesso una decina di miliardi di dollari, mentre cercava in tutti i modi di determinare il default dell’Italia (peraltro in insospettabile compagnia).
Trovate le cause (Costituzione e parlamenti forti), bisognava dunque trovare la soluzione, che prontamente la banca individua in una impellente riforma del “burocrazia” (leggi: “revisione costituzionale”) e soprattutto nella “riforma della giustizia”.

“It is also about changing the bureaucracy and the judicial system”

Come pronosticato, il 2014 è arrivato: l’Italia ha un nuovo premier e con esso una nuova stagione riformista, all’insegna di un blairismo italianizzato con un tuffo nell’Arno. Il Tony Blair originale nel frattempo è diventato consulente della JP Morgan Chase, in qualità di senior advisor.
Doppia disgraziaCon l’irruenza di un Berlusconi ringiovanito (dopo essersi subito preoccupato, come primo atto, di riportare in vita l’originale) e la naturale propensione alla discussione che lo contraddistingue (“fatevene una ragione!”), insieme alla sua cucciolata di giovani democristiani in fuga dall’oratorio, il Bambino Matteo ha finalmente individuato gli scabrosi problemi che paralizzano il Paese, aprendo una sorta di fronte tutto personale contro:
Sindacati e massimamente contro la CGIL, che proprio si ostina a non apprezzare la nuova “riforma del lavoro” che istituzionalizza il precariato a vita.
Soprintendenze per i beni architettonici e paesaggistici; colpevoli di cercare di tutelare quello che ancora resta del nostro patrimonio artistico, e contro le quali Renzi ebbe un lungo contenzioso durante il suo mandato di sindaco (evidentemente il ragazzo è rancoroso e non dimentica).
Assemblee elettive; perché nominare i rappresentanti è molto meglio che farli eleggere. Per ora si comincia con Senato e Province, che non è “riduzione dei costi della politica” (per quelli bastava contenere emolumenti e diarie) ma riduzione del pluralismo, tramite l’eliminazione della rappresentatività elettorale.
Costituzionalisti; ma solo quelli che osano sollevare critiche sulla “riforma costituzionale” e che ovviamente sono tutti “vecchi”, “ka$ta”, “conservatori”, e ovviamente attaccati ai “privilegi”. Che è poi un metodo fascista per non entrare mai nel merito della critica, denigrando l’interlocutore e sfuggendo alla confutazione. Non per niente, le espressioni care alla retorica mussoliniana quando ci si riferiva al Senato era “gerontocomio” e “camera dei vecchioni”. Questo perché Matteo Renzi ha giurato sulla Costituzione, che sta facendo a pezzi con colpi di decreto e voti di fiducia, procedendo come un buldozer. Non per niente, come ama dire, mica “ho giurato su Zagrebelsky e Rodotà”: due notori delinquenti sovversivi. Infatti le riforme è molto meglio farle col Papi di Arcore, condannato all’interdizione dai pubblici uffici ed elevato a “padre costituente della Terza Repubblica” (che visti gli auspici sarà una merda peggiore delle prime due messe assieme).
SilvioneSembrava impossibile, ma finalmente anche la destra italiana ha trovato un vero leader dinamico ed europeo: Matteo Renzi.
Il Bambino MatteoPer il momento a giudicare dalle bozze in circolazione sull’impianto della riforma del Senato, il Bambino Matteo si accinge a superare la SavoiaCostituzione repubblicana per ritornare sostanzialmente allo “Statuto Albertino”, col suo Senato nominativo (e rigorosamente non elettivo) di membri designati dal Capo dello Stato (il Re) e informalmente dal Governo. Rigorosamente senza indennità. A tanto ci con-Duce il nuovo che avanza, con in cantiere il rilancio della figura del premier benedetto da nuovi e più cogenti poteri, con funzioni di governo adattate alle esigenze dei tempi…

“I ministri sono alle dipendenze del capo del Governo o Primo Ministro, il quale ne coordina e ne dirige l’azione. Il Primo Ministro è responsabile soltanto verso il Re. In tal modo il potere esecutivo ha l’autorità e la stabilità necessarie al governo di una grande nazione: esso non è più soggetto alle mutevoli volontà del Parlamento.”

L’illuminante esemplificazione è tratta da ilduce.net, a sottolineare la straordinaria modernità della ‘nuova’ riforma costituzionale in corso.
Trattasi di quello che un tempo, in riferimento ai sistemi monarchici, veniva chiamato governo costituzionale, nel senso che il potere esecutivo è rimesso nelle mani del sovrano che ne esercita le funzioni in presenza di uno Statuto, in contrapposizione ai governi parlamentari che rimettono la centralità dell’azione politica al potere legislativo.
Il giurista di mussolini Il 19/12/1925, Alfredo Rocco (apprezzatissimo da quel faro -spento- di democrazia che fu Montanelli!), insigne giurista e guardasigilli del Governo Mussolini a cui si deve la riforma del codice penale, in merito alle nuove attribuzioni e prerogative del Presidente del Consiglio, durante il varo di quelle che passeranno alla storia come le leggi fascistissime, ebbe a rassicurare i senatori più scettici:

«Questo disegno di legge non consacra il governo parlamentare nel senso stretto e tradizionale della parola, il governo cioè in cui la sovranità sia tutta quanta concentrata nella Camera elettiva, ma neanche il governo costituzionale puro, in cui il potere esecutivo sia tutto nelle mani del capo dello Stato, che l’esercita direttamente, con l’aiuto di ministri da lui liberamente scelti, salvo il controllo della Camera; e meno che mai un governo assoluto, in cui il sovrano concentra in sé tutti i poteri e li esercita senza controlli di sorta. Io non sono amico delle definizioni e credo pericolosissimo darne in questa materia. Non definirò pertanto il regime che uscirà dalla nuova legislazione fascista. È un tipo di governo creato dal nostro spirito, dalle nostre esigenze, dalla nostra pratica. Altri paesi l’imiteranno forse, perché la decadenza del regime parlamentare, come puro dominio della Camera elettiva, è un fenomeno generale in Europa

Alfredo Rocco: Scritti e discorsi politici (Vol.III). La formazione dello Stato fascista (1925-1934)”

Certo poi le cose presero ben altra piega… ma vuoi mettere!?! Le intenzioni erano così nobili.
Gaetano MoscaIn tale circostanza, con lucidità preveggente, un campione della conservazione come Gaetano Mosca, cogliendo appieno lo stravolgimento dell’intera architettura istituzionale che la “riforma” comportava, in riferimento al ruolo del Presidente del Consiglio e del Capo dello Stato (il Re), ebbe ad obiettare in aula:

«Finora il governo monarchico rappresentativo si è svolto in Europa secondo due tipi diversi; quello cosiddetto parlamentare e quello costituzionale.
Quale è la differenza capitale, fondamentale tra queste due forme? Nel governo parlamentare il gabinetto è collettivamente responsabile davanti al Parlamento e davanti al re, e, una volta perduta la fiducia del Parlamento, in generale, suole presentare le sue dimissioni.

Parlamento

Nel governo costituzionale invece basta che il capo del potere esecutivo abbia la fiducia del sovrano: se il capo del governo propone una legge e il Parlamento la respinge, la proposta non diventa legge, ma egli resta al governo lo stesso fino a quando gode la fiducia del capo dello Stato.
Ora, se oggi ci si dicesse chiaramente che al governo parlamentare viene surrogato il governo costituzionale, ammetto che si potrebbe discutere seriamente la proposta. Ma invece è detto espressamente nella relazione che accompagna il disegno di legge, che il capo del governo non corrisponde all’antico cancelliere germanico e che non resta perciò al potere finché piaccia al re di farcelo restare. Ed è detto pure che il capo dello Stato lo manterrà al potere finché quel complesso di forze economiche politiche e morali che lo hanno portato al governo non lo abbandonerà. Ora fino a quando questo complesso di forze economiche politiche e morali che sosteneva il gabinetto, e che qualche volta lo disfaceva, si manifestava coi voti del Parlamento, la cosa era chiara. Ma se questo complesso di forze non è più rappresentato dal Parlamento, allora si domanda da chi è rappresentato?
In fondo non si vuole accordare al re la libera scelta del suo governo e non si vuole che questa scelta sia influenzata dai voti del Parlamento. Tutto questo sarebbe un rebus indecifrabile se non si sapesse leggere attraverso le righe della relazione e del disegno di legge

Altri tempi… oppure no?!?

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(59) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 2 febbraio 2014 by Sendivogius

The man with the iron fists (1)

Classifica GENNAIO 2014″

Dati gli ultimi sviluppi, ci sentiamo in dovere di scusarci con gli affezionatissimi Lettori, sciogliendo la riserva circa l’annoso dubbio che per troppo tempo ci ha tormentato…
A lungo ci siamo infatti chiesti se il cosiddetto “MoVimento 5 Stelle” del sedicente comico Beppe Grillo, fosse più prossimo al fascismo oppure al nazismo. E sappiamo che ciò ha irritato più di qualcuno tra coloro che con somma pazienza continuano ad onorarci della loro attenzione.
Oggi, con assoluta certezza, possiamo dire che il M5S è quanto di più vicino al nazismo ci possa essere in Europa. La parabola fascistoide, dagli esordi sansepolcristi al ducismo esasperato del “capo politico”, è bella che superata per declinare in qualcosa di altro e di peggio.
Nonno Benito, a modo suo, aveva un senso della misura totalmente sconosciuto agli scatenati balilla a cinque stelle, che hanno scambiato il Parlamento della Repubblica per la loro personale sala giochi.

«Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300 mila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto

  Benito Mussolini
(16/11/1922)

nazi-frocetti Questi di limiti invece non ne conoscono alcuno, immersi come sono nel loro fanatismo iconoclasta; pervasi da un furore nichilista che rasenta la psicopatologia di massa, in un clima di scontro permanente che assomiglia sempre più agli spettri della “guerra civile”. Guerra sempre più evocata e annunciata nelle loro iperboli bellicistiche, con un capo politico che incita al linciaggio digitale; agita liste di proscrizione per l’insulto libero di maschi biliosi, obnubilati dalle loro perversioni sessuali represse, che raggiungono l’apice dell’infamia quando il bersaglio è donna. E lo fanno attraverso una violenza sotterranea, che si autoalimenta di suggestioni necrofile e frustrazioni sessiste, livori incontrollati e odio settario, minacce in stile para-mafioso e allusioni da gergo neo-brigatista.
Dopo la presidente Laura Boldrini, rea di non cedere alle intimidazioni ed alle insolenze di queste masnada scatenata di picchiatori virtuali, alla lista si aggiungono il critico d’arte Philippe Daverio e il giornalista Corrado Augias, che con un editoriale magistrale mette a nudo tutta la miseria umana e intellettuale di simile feccia.
Il rogo del libroDallo squadrismo al rogo dei libri, la mutazione è completa.
Convinti come sono di fare la riVoluzione, essi sono “oltre”: proiettati oltre la normale convivenza civile, oltre le più elementari norme di civiltà, oltre le regole del Diritto. Sono oltre la stessa Democrazia, che dicono di voler difendere ma della quale fanno scempio costante, nello stravolgimento compiaciuto delle forme istituzionali, nella provocazione reiterata e l’insulto più becero, in una continua demistificazione dei fatti e delle opinioni, secondo i meccanismi consolidati della dissonanza cognitiva. L’abbiamo già detto: per spiegare i meccanismi del M5S bisogna ricorrere alla psicologia clinica.
Null’altro sembra scaturire fuori da questa fabbrica a ciclo continuo di odio e letame; da questo prolungamento intestinale del Vate® che volle farsi duce: il vigliacco matricolato che prima aizza le sue mute di cani rabbiosi e poi finge con somma ipocrisia di moderarne gli istinti, che lui stesso ha provveduto a scatenare nella loro espressione più bassa e selvaggia.
È la versione minimalista del bastone e della carota, con quest’ultima sostituita dai cucchiaini di un Alessandro Di Battista, in arte “Dibba”: il neo-delfino del Capo politico, il volto belloccio dell’Ufficio Propaganda del moVimento da esibire in pubblico, mentre discetta di “libertà” e “democrazia” delle quali con ogni evidenza ignora persino le basi. Sull’argomento, il “Dibba” da Civita Castellana potrebbe farsi istruire da papà Vittorio, che in materia è un vero esperto… Tanto per ricordare l’alveo culturale e politico da cui provengono questi personaggi, selezionati non a caso.
In tempi lontani, Herman Rausching, conservatore tedesco ed esponente di punta del partito nazionalpopolare, che in un primo tempo aderì al nazismo per allontanarsene disgustato, parlò di “rivoluzione del nichilismo” per descrivere il fenomeno e prendere la via dell’esilio:

Herman Rauschning«In Germania non si è compreso che la teoria politica moderna dell’azione diretta è strettamente connessa con la filosofia della violenza. Smend, docente di diritto all’università di Berlino, si limita in sostanza a constatare che nelle democrazie odierne le masse abbisognano di forme di vita elementari, plebiscitarie, istintive, in ogni caso immediate…. Questo principio formale è quello che ispira al nazionalsocialismo i suoi solenni e pubblici riti. I plebisciti e le azioni delle sue formazioni. Il nazionalsocialismo si conforma all’idea di Sorel che vuole che l’individuo partecipi anch’egli direttamente e personalmente alla vita politica. È questo un metodo tendente ad allargare la base della politica, ad attivare la massa in apparenza, mentre in realtà la sottrae ad ogni esercizio politico.
[…] L’atteggiamento antintellettualistico e antirazionalistico del dinamismo non è casuale, ma è l’espressione necessaria di una totale assenza di norme.
[…] A prima vista, si sarebbe portati a vedere nel partito nazista di massa nient’altro che un simile evoluzione, accompagnata dal degenerare di una dottrina politica a ideologia demagogica, destinata ancora unicamente alla massa. Il principio del “capo” e dei seguaci sopprime ogni possibilità di costruire uno Stato. Là dove questo principio presiede alla formazione della volontà politica, non è più possibile uno Stato nell’accezione tradizionale del termine, e lo stesso si può dire per l’ordinamento sociale.»

  La Rivoluzione del Nichilismo
Herman Rauschning
Mondadori (Milano, 1947)

Ed ora passiamo pure alla nostra consueta rubrica, tanto per non perdere di vista il resto del cucuzzaro…

  Hit Parade del mese:

01. NEVRASTENIA DEMOCRATICA

[12 Gen.] «Facile individuare i mandanti morali delle molotov: ad esempio quegli artisti che sventolano le bandiere contro la Tav, Fiorella Mannoia, Caparezza. Non sanno di che parlano. Non sanno un cazzo, non sanno niente!»
  (Stefano Esposito, il Nevrastenico)

02 - Giovanardi02. PIAGHE BIBLICHE

[22 Gen.] «L’alluvione di Modena è tutta colpa delle nutrie!»
  (Carlo Giovanardi, caso clinico)

03 Biancofiore03. EREZIONI

[21 Gen.] «Dudù, da buon uomo di quella famiglia, visto che la mia cagnetta Puggy era in calore, voleva accoppiarsi. Non so se c’è riuscito, lo vedremo tra qualche mese. Non credo ce l’abbia fatta. Ma è la natura. Davanti a me non c’è riuscito, ci ha provato, Puggy è femmina e pure figa. Questo vuol dire che Dudù non è assolutamente gay, e urca se è dotato, l’ho visto in erezione!»
  (Michela Biancofiore, l’Inconfondibile)

04 Sorial04. Squadristi a Cinque Stelle: BOCCHE APERTE

[28 Gen.] «Potremmo dire che il boia Napolitano sta avallando queste azioni nei confronti dell’opposizione, per cucirci la bocca, per tagliarci le teste.»
  (Giorgio Sorial, Cammellone egizio)

04b Tofalo04.bis Squadristi a Cinque Stelle: BOIA CHI MOLLA!

[29 Gen.] « Boia chi molla, presidente Boldrini, boia chi molla! E noi non molleremo!»
  (Angelo Tofalo, il Resistente)

05 De rosa05. IL BUCO…

[30 Gen.] « Voi donne del PD siete qui perché siete brave solo a fare i pompini!»
  (Massimo Felice De Rosa, lo Specialista)

05b De Rosa04.bis …E LA TOPPA!

[31 Gen.] «Mi riferivo a tutti: ho detto che qua dentro sono entrati solo perché conoscevano qualcuno di importante o avevano fatto qualche favore sessuale»
  (Massimo Felice De Rosa, Blowjob Specialist)

dibba05. PENSIERI SUBLIMINALI

[25 Gen.] «L’immoralità è come il letame, si deve trattare con la pala, non con il cucchiaino d’argento. Se entri in in quel Palazzo e tu ti mischi a loro e ti ungi un dito, ti ungi tutta la mano.»
  (Alessandro Di Battista, l’Untore)

dibba 205.bis CANDIDATURE PROMOZIONALI

[31 Gen.] «Sarei in grado di fare il Presidente del Consiglio»
  (Alessandro Di Battista, lo Statista)

razzi06. RAZZI VOSTRI: la Corea democratica di Kim Jong-Un

[06 Gen.] «Kim Son Un (!?!) è un moderato. Sembra un dittatore, ma è un moderato; lui sta cercando di portare un po’ di democrazia in Corea del Nord. E siccome lo zio voleva fare un complotto, il nipote ha fatto magnare lo zio dai cani! Io non lo vedo come un dittatore, ma come un vecchio democristiano, un politico bravo. Io in Corea del Nord mi sono sempre trovato benissimo, e non ho visto nessuna bomba atomica»
  (Antonio Razzi, Eredità Dipietrista)

razzi 206.bis RAZZI VOSTRI: Lavoriamo per noi

[23 Gen.] «Eliminare il Senato? Sapete, quando uno è qui che lavora per il bene degli italiani, lasciare a metà dispiace… noi siamo anziani, e i saggi sono importanti. Controlleremmo il lavoro dei deputati che sono spesso giovani, inesperti, nemmeno conoscono la Costituzione. Vabbè, quella non la conosco nemmeno io!»
(Antonio Razzi, il Saggio)

razzi 306.ter RAZZI VOSTRI: Ricollocamenti

[26 Gen.] «Io per passare con Berlusconi non ho avuto niente, magari avessi ricevuto dei soldi! Sapevo che Di Pietro non mi candidava più, io ero morto. E allora se tutti pensavano ai cazzi suoi, famme pensa’ un po’ ai cazzi miei no!»
  (Antonio Razzi, Super-Squallor)

santelli07. ALLE FALDE DEL KILIMANGIARO…

[15 Gen.] «I neri hanno la fortuna di non doversi truccare, e quindi sono più fortunati di noi.»
  (Jole Santelli, la Bella della politica)

ganja08. CANNE AL VENTO

[29 Gen.] «Dalla legalizzazione della cannabis possono arrivare otto miliardi di euro per lo Stato. Ma mi trovo nella zona fumatori della Camera, nel rispetto della legge.»
  (Daniele Farina, Ganja-man)

Stalin09. CRONACHE MARXIANE

[18 Gen.] «C’è bisogno di cambiare il sistema. Noi proponiamo di uscire dall’Unione Europea, di nazionalizzare le banche ed espropriare le grandi imprese.
Noi siamo per il ritorno dell’ideologia, in continuità con la Rivoluzione d’Ottobre. E con l’Unione Sovietica, dove il socialismo è fallito solo dopo l’avvento di Krusciov (…) lo stalinismo fa parte del nostro patrimonio, ma noi siamo marxisti-leninisti»
  (Marco Rizzo, il Marxiano)

Remigio Ceroni10. ANNULLAMENTI

[18 Gen.] «Chiedo l’annullamento delle multe per ragioni legate alla carica istituzionale rivestita.
Per via del ruolo che ricopro macino tantissima strada, talvolta mi capita di accompagnare politici di fama nazionale che con gli autisti sfrecciano, superando i limiti. Io, che li devo seguire, prendo le multe.»
  (Remigio Ceroni, il Multato)

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L’ORA FATALE

Posted in A volte ritornano, Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 11 dicembre 2013 by Sendivogius

Nel villaggio di Borgocitrullo, quando le cose vanno male, uno dei modi più sicuri per tirar su quattrini è travestirsi da santone o da tribuno (meglio se tutti e due insieme!) e proclamare il carnevale permanente per poter giocare al piccolo rivoluzionario, abbuffandosi della parola “popolo” con cui ci si riempie la bocca sputazzandone in giro gli avanzi.
La farsa di solito continua finché, a forza di evocarle le rivoluzioni, va a finire che qualcuno ci crede davvero e pensa di inscenare la propria fracassona sceneggiata, nel grande pascolo delle intelligenze bovine dove gli imbecilli abbondano, copiosi come la vacca perennemente gravida che li genera.
Capita così che in un eccesso di riflussi per sovraccarico fecale, saltino via tutti i tombini che comprimevano la glassa marronata di un paese allo sbando, che proprio non riesce ad elevarsi oltre il livello della propria cintola. Da sempre, nei momenti di crisi, l’Italia dà scioltamente corpo alla sua parte peggiore, in tutte le sfumature possibili del marrone…
Evidentemente, nel paese più destrorso d’Europa, che vanta il più alto numero di formazioni istituzionalizzate e partitini, con richiami più o meno espliciti all’eredità mussoliniana, e che occupano la quasi totalità dell’arco parlamentare, non bastava la destra “nazional-popolare” dei nostalgici Tilgher e Storace, del fascismo vasciaiolo delle pasionarie nere; la destra manesca ma tanto ‘virile’ dei Fratelli d’Italia; la destra etnica e razzista della Lega; la destra plebiscitaria e peronista dei papiminkia, insieme a quella post-berlusconiana e governativa di Alfano coi suoi cacicchi in disgrazia; la destra dorotea su innesto moroteo di Enrico Letta e della vecchia nomenklatura DS-DL, confluita nel PD; la destra furbastra e vetero-democristiana di Casini; la destra tecnocratica e padronale di Monti; la destra messianica e fanatizzata di Grillo…
Evidentemente, quello che offriva l’attuale panorama politico per alcuni non era ancora abbastanza populista, anti-europeista, “identitario”, reazionario, squadrista e soprattutto fascista, in una grande maratona del neo-nazismo di ritorno. È il Nazithon tutto italiano!
NazithonCi mancavano davvero gli eredi dei “guerrieri senza sonno”, i nipoti dei “Figli del Sole”: i catto-integralisti del misticismo evoliano, scampoli di “Terza Posizione” confluiti tra i raminghi di “Casa Pound” e “Forza Nuova”. Ma ancora più a destra abbiamo pure i neo-nazisti dell’Unione per il socialismo nazionale, le larve ordinoviste del Circolo Clemente Graziani, e perfino i redivivi rexisti del “Cristo Re”. A questi vanno aggiunti il movimentismo neo-völkisch della “Lega della Terra” (in pratica, la rinascita della Lega degli Artamani ad opera di Forza Nuova) ed i Comitati Agricoli Riuniti (con la sua costola “Dignità sociale”) degli agricoltori dell’Agro Pontino sotto il comando di Danilo Calvani, che pone tra le sue rivendicazioni l’instaurazione di una giunta ken-le-survivantmilitare, previo scioglimento del Parlamento e rimozione del Presidente della Repubblica, ovviamente sostituito da un generale con poteri assoluti. Non per niente, per l’inizio della protesta è stato scelto l’8 Dicembre in ricordo del Golpe dell’Immacolata, ad opera di Junio Valerio Borghese, il principe nero, nel 1970.
Ci mancava soprattutto l’ennesimo rigurgito del ribellismo siciliano e secessionismo isolano del sedicente Movimento dei Forconi: appendice neo-fascista del sottopotere mafioso e protestarismo qualunquista. Ma ci sono anche i neo-borbonici nostalgici dell’illuminato e sviluppato Regno delle Due Sicilie, ispirati dalla mitologia e dal meridionalismo Medioevopiagnone di Pino Aprile e dei suoi “Terroni”. Né manca la santa alleanza col clericalismo sanfedista dei vari gruppuscoli dell’integralismo cattolico, oltre ai vari comitati no-euro, i complottisti ed i mattoidi fissati col signoraggio bancario. Insomma, tutta la fauna che solitamente affolla le stalle dei vari Formigli-Santoro-Paragone.
Ci mancavano come non mai gli spurghi poujadisti dei truffatori del fisco: i padroncini del triveneto ed i furbetti delle quote latte. In una scarica diarroica che pare inarrestabile, ritornano a galla vecchi coproliti come Lucio Chiavegato della LIFE veneta (Liberi imprenditori federalisti europei), il fozanovista ex craxiano Martino Morsello ed il suo camerata Mariano Ferro (Forconi Siciliani), tutti uniti in nome del secessionismo e dell’evasione fiscale.

They're coming soon

Ed è con questi bei tomi che le sedicenti “Forze dell’Ordine” si sono sentite in dovere di solidarizzare.
IRON SKY (Locandina)Dopo aver a lungo evocato l’insurrezione, usando il giocattolo ‘movimentista’, per non essere scavalcato nonostante la sua deriva a destra, Beppe Grillo (ormai in ottima compagnia col suo nuovo amico di Arcore) si è messo ad inseguire la protesta di forconi & affini, cercando di apporre il suo logo su una simile schiuma montante. E nel farlo non trova niente di meglio che lanciare pubblici appelli ai comandanti delle forze armate:

“Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate!
Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili…. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cinquantadue stati.
[…] L’Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo.”

MussoliniAh no! Scusate. Abbiamo confuso i discorsi. Questa era la dichiarazione di guerra del duce, il 10/06/1940.

Lettera aperta a Leonardo Gallitelli, Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Alessandro Pansa, capo della Polizia di Stato e Claudio Graziano, Capo di stato maggiore dell’Esercito italiano.

“Mi rivolgo a voi che avete la responsabilità della sicurezza del Paese. Questo è un appello per l’Italia. Il momento storico che stiamo vivendo è molto pericoloso. Le istituzioni sono delegittimate. La legge elettorale è stata considerata incostituzionale. Parlamento, Governo e Presidente della Repubblica stanno svolgendo arbitrariamente le loro funzioni. E’ indifferente che qualche costituzionalista, qualche giornalista, qualche politico affermi il contrario, questi sono i fatti, questo è il comune sentire della nazione.”

Beppe Grillo saluta le sue camicie nere - La solita vecchia merdaE siccome questo sarebbe il “comune sentire della nazione”, tutto il resto (Costituzione, Diritto, Leggi) non conta.
Anatole France, in circostanze del genere, anche se in questo caso gli idioti difficilmente superano i centomila, ebbe a dire…
Anatole FranceI proclami del Grullo a cinque stelle non sono nuovi agli appelli eversivi. Certo, invocare il Colpo di Stato supera di gran lunga la cialtronaggine già fuori competizione di questo avanzo acido di cabaret. Stupisce il continuo richiamarsi ai militari ed alle “forze di polizia”, che fanno molto atmosfera da caudillo sudamericano, che ricordano di molto i pronuciamientos delle giunte militari argentine…
Argentina - Junta militar de VidelaO meglio ancora l’appello alle “forze sane della nazione”, con la richiesta rivolta ai generali cileni di prendere il potere. Golpe de Estato peraltro propiziato dalle caceroladas, dallo sciopero degli autotrasportatori, ed il blocco delle derrate. Si sa poi come è andata a finire…

Il Cile di Pinochet

Qui abbiamo solo un lestofante dimissionato che insegue l’impunità e soprattutto un pericoloso ciarlatano che gioca al massimo sfascio e si diverte ad appiccare o alimentare incendi un po’ dovunque, tanto per vedere l’effetto che fa, senza curarsi troppo delle conseguenze, e godersi lo spettacolo dal balcone delle sue ville sulla riviera ligure.

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MAL DI TEST

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , on 10 agosto 2013 by Sendivogius

The Riddler

Particolarmente consigliato a chi non accende il proprio cervello per più di 10 secondi al giorno, e per i vostri spensierati momenti di relax estivo, vi proponiamo un piccolo quiz a tema, eventualmente da alternare alla settimana enigmistica, per testare le vostre capacità intuitive senza dovervi impegnare troppo la mente. Cosa c’è infatti di meno impegnativo, inconsistente, eppur divertente nella sua fanfaronesca demenzialità, del grillismo militante?!?
Come nelle peggiori barzellette, ci sono tre cialtroni: un tedesco e due italiani… Quella che segue, è una piccola selezione di ‘frasi notevoli’ di personaggi altrettanto celebri. Provate ad indovinare gli autori.
Per la serie: dimmi come parli e ti dirò chi sei…

Surprise!

1. “Io vi dico che, quando avrò conquistato legalmente il potere, istituirò, nel quadro di un ordinamento legale, tribunali di stato i quali saranno chiamati a giudicare secondo le leggi i responsabili della rovina del nostro popolo, ed è probabile in tal caso che alcune teste cadano del tutto legalmente.”

Surprise! (1)2. “Abbiamo delegato dei truffatori che dovranno rispondere di quello che hanno rubato […] ce lo ricordiamo come siamo finiti nella crisi. Quindi i responsabili saranno giudicati da un giudizio pubblico.”

Surprise! (3)3. “Io so benissimo che cosa quei signori hanno in mente: vorrebbero concederci alcune poltrone, e così metterci a tacere. Ma non potranno percorrere ancora molta strada, a bordo di quel loro decrepito carrozzone […] Credete forse che io sia disposto a lasciarmi adescare da un paio di poltrone ministeriali? Io non ho nessuno intenzione di entrare a far parte della vostra combriccola!

Surprise! (2)4. “Come si è risposto a questo mio principio? ….Con una campagna giornalistica durata nei mesi di giugno, luglio, agosto, campagna immonda e miserabile che ci ha disonorato per tre mesi. Le più fantastiche, le più raccapriccianti, le più macabre menzogne sono state affermate diffusamente su tutti i giornali! C’era veramente un accesso di necrofilia! Si facevano inquisizioni anche di quel che succede sotto terra: si inventava, si sapeva di mentire, ma si mentiva.”

Surprise! (4)5. “Come si può parlare di alleanze con dei partiti la cui distribuzione di forze sul territorio é assolutamente diseguale. […] Accoglieremo quindi, al di fuori, al di sopra e contro i partiti, nelle nostre file.”

Surprise! (5)6. “Non è il caso di fare delle discussioni. Noi ci troviamo oggi di fronte a due coalizioni: conservatori e rivoluzionari. Gli uni che hanno tutto da conservare, gli altri che debbono tutto demolire. Noi non intendiamo di costituire un partito: dobbiamo semplicemente raggiungere un obiettivo. Dopo faremo, se sarà possibile un’altra tappa insieme e ci separeremo.”

Surprise! (6)7. “Ogni mattina, il signor rappresentante del popolo si reca alla sede del Parlamento; se non vi entra, almeno si porta fino all’anticamera dove è esposto l’elenco dei presenti. Ivi, pieno di zelo per il servizio della nazione, iscrive il suo nome e, per questi continui debilitanti sforzi, riceve in compenso un ben guadagnato indennizzo […] Come la larva non può far altro che trasformarsi in maggiolino, così questi bruchi parlamentari lasciano la grande serra comune ed, alati, svolazzano fuori, verso il caro popolo.”

Surprise! (7)8. “Deputati e senatori servono solo a prendere lo stipendio e a obbedire agli ordini di partito votando sì a qualunque porcata. Bisogna prenderne atto e licenziarli, approfittarne mentre trascorrono un agosto dorato […] Chiudete il Parlamento, sgombrate i loro uffici. Camera e Senato sono ormai ridotti peggio dell’ aula sorda e grigia evocata da Mussolini. I parlamentari a larve di democrazia ben pagate.

Igor Beppe e Benito

SOLUZIONE:
1. Adolf Hitler (25/09/1930)
2. Beppe Grillo (01/06/2012)
3. Adolf Hitler (04/09/1932)
4. Benito Mussolini (03/01/1925)
5. Benito Mussolini (18/01/1924)
6. Benito Mussolini (Milano, 11/12/1914)
7. Adolf Hitler (in Mein Kampf)
8. Beppe Grillo (12/08/2012)

SIEG HEIL BEPPE

E infine, per concludere in bellezza, un test facile-facile per scoprire il grillino che è in te e quanto sono avanzati i sintomi del contagio…
Segna ogni risposta e, in base alla prevalenza delle lettere, scopri qual’è il tuo profilo ideale.

Democrazia è:
a) Se c’è qualcuno che reputa io non sia democratico, allora prende e se ne va fuori dai coglioni!
b) Avere il 100%
c) La peggior forma di governo, ad eccezione di tutte le altre che sono state sperimentate di volta in volta.
d) Vaffanculo!

Il Parlamento è:
a) Un scatola di tonno, oltretutto vuota!
b) Un’aula sorda e buia.
c) È un organo costituzionale, di natura collegiale e con funzioni legislative.
d) Vaffanculo!

Partiti politici:
a) Vedo i partiti morti.
b) Noi non siamo un partito, siamo un movimento.
c) Libere associazioni con finalità politiche, per la promozione di propri candidati alle cariche elettive.
d) Vaffanculo!

Dissenso é:
a) Traditore, chiedi perdono in ginocchio!
b) Il Movimento è un organismo grande e vivo che rifiuta, che allontana da se stesso le cose che gli fanno male. Se io prendo un virus, il mio corpo lo rifiuta e mi viene un attacco di diarrea o di vomito.
c) Il sale delle democrazia
d) Vaffanculo!

Cultura:
a) Abbiamo sottolineato che nel nostro Movimento non ci sono intellettuali.
b) Quando sento la parola cultura tolgo la sicura alla mia pistola.
c) Il sonno della ragione genera mostri.
d) Vaffanculo!

L’Euro è:
a) La mossa massonica di un gruppo di banchieri, guidati dal Bilderberg e la Trilateral, per la conquista del mondo.
b) Un bieco strumento del signoraggio bancario.
c) Una moneta.
d) Vaffanculo!

Media e Giornalisti:
a) I giornalisti sono dei parassiti, che non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento. Vanno disciplinati in spazi appositi.
b) Pagherete tutto. Io non dimentico nulla.
State molto attenti… Non è un consiglio, è proprio una minaccia.
c) Metro di misura delle opinioni e strumento di informazione
d) Vaffanculo!

Imparzialità:
a) Il Blog del capo politico.
b) Il Capo ha sempre ragione.
c) non esiste, ma ci si può sforzare di essere obiettivi.
d) Vaffanculo!

Cancro é:
a) Un’invenzione delle lobbies farmaceutiche: si cura con urina e aloe, aspirina e dicloroacetato, e soprattutto… eiaculare 21 volte al mese.
b) Un segno zodiacale
c) Una forma tumorale
d) Vaffanculo!

Minacce globali sono:
a) Microchip segretamente impiantati nel cervello per il controllo a distanza.
b) Le scie chimiche
c) I milioni di fanatici imbecilli, che credono ad ogni boiata.
d) Vaffanculo!

Star Wars Deleted Scene 6 Beetle Volfswagon

GIANT DORK Profilo A.
Abile e arruolato!
Sei pronto per l’interconnessione col magico reame di Gaia ed un Grillo per amico, contro la tirannia dei “poteri forti” e degli uomini malvagi della “casta”.
Il mondo così come crediamo di conoscerlo è in realtà una dittatura occulta, segretamente dominata dalla regia globale degli Illuminati. Ma sotto la guida di “Beppe”, diventerai uno jedi del wired e potrai finalmente combattere il lato oscuro della forza, respingendo l’invasione degli agenti rettiliani che si celano dietro al Bilderberg ed alla Trilateral.
Peccato però! Se ti iscrivevi al blog del Capo politico prima del Capodanno 2011, magari potevi vincere un fantastico seggio in parlamento. In compenso, potrai acquistare a prezzi scontati i meravigliosi gadget ed i dvd con le ispirate immagini del Maestro Grullo.

Ultimatum alla Terra Profilo B.
Sei un purista della tradizione.
Nonostante una certa affinità ideale, continui a diffidare delle imitazioni… Non c’è niente di meglio del vecchio complotto demo-pluto-giudaico-massonico: il solo che sia unico e originale!
Eppoi, una simile compagnia di citrulli tanto svitati è troppo da sopportare pure per te.

MISFITS 4 - Rabbit Profilo C.
Sei sicuramente un troll infiltrato dalla Ka$ta e pagato dai partiti.
Morto-zombie-che-cammina-pd-meno-elle sei vecchio! Sei finito!
E presto verrai spazzato via dallo tsunami della riVoluzione che avanza.

MILF Profilo D.
Complimenti! Sei un vero coglione.
Certificato a 5 stelle

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Il Giornalismo come missione

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 25 Maggio 2013 by Sendivogius

DARTH VADERLa Democrazia, ancorché imperfetta, è una cosa maledettamente complicata…
Se non fosse per i partiti politici, per le inutili pastoie burocratiche dei regolamenti parlamentari, per i vuoti formalismi costituzionali, per i vincoli rappresentativi che impediscono ai “cittadini” di partecipare direttamente alle gestione della cosa pubblica, la democrazia funzionerebbe benissimo e senza intoppi.
Perché dunque tergiversare in inutili discussioni, nel confronto di opinioni differenti (e quindi nella mediazione di soluzioni condivise), nella cacofonia critica di più voci divergenti, quando un unico “Capo politico” può parlare a nome di tutti, in un eterno monologo da comizio, senza dover rispondere a domande maliziose o tediose confutazioni?
Si chiamerebbe dialettica ed è alla base del pensiero critico, come della logica razionale, ma perché mai bisognerebbe disquisire su ciò che si può rapidamente liquidare con un vaffanculo?
Sono problemi ben noti fin dai tempi più antichi, ai quali molti “capi” dalla visione lungimirante hanno cercato (spesso con successo) di porre rimedio… Non per niente, per appianare le divisioni che avevano dilaniato la Respublica romana, il saggio Ottaviano divenuto ‘Augusto’ si preoccupò subito di abolire collegia e sodalicia che tante noie rischiavano di dare alla libera partecipazione democratica dei cives.
D’altronde, come ci insegnano altre fortunate esperienze in tempi più recenti, piene responsabilità richiedono pieni poteri, poiché:

Senza i pieni poteri voi sapete benissimo che non si farebbe una lira – dico una lira – di economia.
Con ciò non intendiamo escludere la possibilità di volonterose collaborazioni che accetteremo cordialmente, partano esse da deputati, da senatori o da singoli cittadini competenti.
Abbiamo ognuno di noi il senso religioso del nostro difficile compito.”

  Benito Mussolini
  (16/11/1922)

Purtroppo, immemori delle lezioni del passato, a tutt’oggi esistono i ‘Politici’.. il ‘Palazzo’.. la ‘Casta’.. E soprattutto ci sono i ‘giornalisti’, che nel migliore dei casi non comprendono il “cambiamento” in corso, perché sono venduti per definizione, specialmente se si tratta di precari da 5 euro al pezzo. Peggio ancora, sono in malafede e quindi inaffidabili per antonomasia.

«Dopo diversi problemi sorti in proposito intensificheremo la presenza del gruppo comunicazione in Transatlantico e nell’atrio del Palazzo. Non per un’esigenza di controllo, ma a garanzia dei deputati. Invitiamo tutti, poi, a rilasciare le interviste nella stanza grande del gruppo comunicazione, dopo essersi messi in contatto con uno dei componenti. Oltre l’aspetto psicologico del “giocare in casa”, sarà possibile registrare le interviste per ovviare così ai tanti problemi sorti in merito. Invitiamo tutti a declinare le richieste dei giornalisti che si sono già dimostrati inaffidabili se non, addirittura, in malafede.»

  Lo “STAFF” del M5S
  (22/05/13)

Fortunatamente, ci sono anche i giornalisti seri, che pongono le domande giuste (o non le pongono affatto a chi di dovere), dalla schiena dritta e l’intransigenza senza sconti…
Flic e FlocNel mondo in bianco e nero degli ensiferi, rigidamente diviso in buoni e cattivi, dannati e salvati, pessimi giornalisti sono sicuramente l’ingrata (?) Milena Gabanelli e, su tutt’altro versante, Pierluigi Battista per un suo editoriale sul Corsera, dal titolo sarcasticamente eloquente su prassi e teoria dei 5 Stelle: La nebbia dietro la liturgia dello scontrino, in cui pone degli interrogativi legittimi su limiti evidenti.
Nei confronti del vecchio Pigi, noi abbiamo sempre nutrito una cordiale e ben radicata antipatia, che peraltro non ci ha impedito in tutti questi anni di ignorare bellamente i suoi articoli sul Corriere della Sera, previa lettura, senza mai farci rovinare la giornata…
Oscar Wilde, in uno dei suoi più celebri aforismi, sosteneva come le domande non fossero mai indiscrete e come, al contrario, potevano esserlo le risposte.
Nella democrazia diretta dei pentastellati le domande non gradite espongono invece al delitto di lesa maestà, mentre la testa di questo innocuo Battista viene esposta simbolicamente su un vassoio, in una danza sguaiata tra i cachinni degli ensiferi in crisi di nervi:

«Come si può in questo Paese davvero credere nella professionalità e nell’imparzialità dei giornalisti se a due giorni dalle elezioni un noto editorialista del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, scrive menzogne sapendo probabilmente di mentire. Sostiene ad esempio che il M5S si sia interessato solo alla rendicontazione e non abbia fatto nulla sui temi della sua campagna elettorale: Reddito di cittadinanza, Imu, Irap ed Equitalia. Elenchiamo qui di seguito alcune delle cose fatte dai deputati e senatori M5S, solo per dimostrare, prove alla mano, come da parte di una certa stampa vi sia malafede e servilismo verso il Potere Unico. E laddove non si trattasse di malafede, allora è incompetenza o ignoranza. Siamo stufi di giornalisti che invece di fare un lavoro certamente più difficile e faticoso, quello di verificare con attenzione e in dettaglio se quel che scrivono corrisponda alla verità, pensano solo a dare notizie superficiali, concentrandosi su casi creati ad arte per avere la scusa di non parlare dei fatti concreti sottostanti. Se i politici, in passato, hanno potuto causare il disastro che ora è sotto gli occhi di tutti è anche grazie a una stampa disattenta, superficiale o forse venduta

E’ quanto si può leggere nel comunicato congiunto del gruppo M5S di Camera e Senato, con lo stile piccato di chi, evidentemente avvezzo all’invettiva revanchista, trova difficile scendere nel merito delle questioni sollevate, rispondendo alla critica con l’insulto generalizzato. Come da manuale.
Per questi strani alfieri della democrazia diretta resta assai difficile comprendere che in una qualunque democrazia (se davvero vuole dirsi tale) l’esistenza del dissenso è imprescindibile, insieme alla fastidiosa presenza di chi proprio si ostina a pensarla diversamente da te. D’altro canto, perché intorbidare le acque quando tutto dovrebbe funzionare come un’orchestra armoniosa, volta all’esaltazione dell’unità pur nella diversità di una confraternita guerriera, coesa nell’ubbidienza al Capo politico che si sente in guerra?
Imperial stormtroopersNella democrazia 2.0 del Regno di Gaia, prossimo venturo, non c’è spazio per le divergenze e meno che mai per le domande, che vanno filtrate, controllate, sterilizzate, per ritagliare delle non-risposte proporzionate alla caratura intellettuale di ubbidienti soldatini in plastilina, dove l’azione è rimessa al 100% dei suffragi ed il consenso deve essere totale.
Quando la RiVoluzione trionferà, i media cesseranno di essere tendenziosi e inaffidabili, ergendosi a testimonianza di indipendenza ritrovata e conquistata libertà:

«In un regime totalitario, come dev’essere necessariamente un regime sorto da una rivoluzione trionfante, la stampa è un elemento di questo regime, una forza al servizio di questo regime; in un regime unitario, la stampa non può essere estranea a questa unità.
[…] La stampa più libera del mondo intero è la stampa italiana. Altrove i giornali sono agli ordini di gruppi plutocratici, di partiti, di individui; altrove sono ridotti al compito gramo della compravendita di notizie eccitanti, la cui lettura reiterata finisce per determinare nel pubblico una specie di stupefatta saturazione, con sintomi di atonia e di imbecillità; altrove i giornali sono ormai raggruppati nelle mani di pochissimi individui, che considerano il giornale come un’industria vera e propria, tale e quale come l’industria del ferro e del cuoio.
Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime; è libero perché, nell’ambito delle leggi del regime, può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione.
[…] Dato il “la”, c’è la diversità che si evita la cacofonia e si fa prorompere invece la piena e divina armonia; oltre agli strumenti, c’è poi la diversità dei temperamenti e degli artisti; diversità necessaria, poiché si aggiunge, elemento imponderabile ma vitale, a rendere sempre più perfetta l’esecuzione. Ogni giornale deve diventare uno strumento definitivo, cioè individualizzato, cioè riconoscibile nella grande orchestra. I classici archi non escludono, nelle moderne orchestre…
[…] Ciò precisato, la stampa nazionale, regionale e provinciale serve il regime illustrandone l’opera quotidiana, creando e mantenendo un ambiente di consenso intorno a quest’opera.
È grande ventura per voi di vivere in questo primo straordinario quarto di secolo: è grande ventura per voi di poter seguire la Rivoluzione fascista nelle sue progredienti tappe. Il destino è stato particolarmente benigno con voi, cui ha concesso di essere giornalisti durante una guerra e durante una rivoluzione, eventi entrambi rari e memorabili nella storia delle Nazioni.
[…] Mi auguro che, quando vi convocherò nuovamente, io sia in grado di constatare che avete sempre più fermamente e fieramente servito la causa della Rivoluzione. Con questa speranza, accogliete il mio cordiale saluto, nel quale v’è una punta di ricordi e di nostalgie.»

  Benito Mussolini
  “Scritti e discorsi” (1927-1928)
   Vol. VI; pagg. 250-251

Sono le parole illuminate che il capo politico del fascismo pronunciò in una conferenza a Palazzo Chigi, il 10/10/1928, dinanzi ad una settantina di direttori editoriali per spiegare loro quale fosse la vera missione del giornalismo.

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Potere al Popolo

Posted in A volte ritornano, Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 16 marzo 2013 by Sendivogius

Asura's Wrath - by Klem Kanthesis

«Sul trono, s’era seduto un proletario dalla barba nera, con la camicia sbottonata sul petto e l’aria ilare e stupita d’un fantoccio. Altri s’accalcavano sulla pedana per mettersi al suo posto.
“Ecco il grande mito – disse Hussonnet – il popolo sovrano!”
Il trono, sollevato a forza di braccia, attraversò ondeggiando tutta la sala.
“Perdinci, guarda come beccheggia il vascello dello Stato, sballottato su un mare in tempesta… Che danza frenetica!”
Fu trascinato fino alla finestra e da lì, in mezzo ad una selva di fichi, scaraventato fuori.
“Povero vecchio Stato!” Commentò Hussonnet seguendone il tonfo in giardino, dove subito fu raccolto, portato a spasso fino alla Bastiglia, dato alle fiamme.
Esplose allora una gioia frenetica, come se al posto lasciato vuoto dal trono fosse comparso un avvenire di felicità senza limiti; e il popolo, meno per vendicarsi che per un’affermazione di possesso, si diede a frantumare specchi, lacerare i tendaggi, fare a pezzi i lampadari, i candelabri, i tavoli, le sedie, gli sgabelli, tutta la mobilia; persino le collezioni di disegni, i fiori ricamati. Ottenuta la vittoria, bisognava pur divertirsi!
(…) Poi il furore si fece cupo. Una curiosità oscena spingeva la gente a frugare nei salottini, negli spogliatoi, in tutti gli angoli, ad aprire tutti i cassetti. Avanzi di galera affondavano il braccio nelle lenzuola delle principesse, ci si rotolavano sopra per consolarsi di non averle tra le grinfie. Altri, dai visi ancora più sinistri, vagavano in silenzio alla ricerca di qualcosa da rubare, ma c’era ancora troppa gente attorno.
(…) In anticamera, una puttana era dritta sopra un mucchio di panni in posa di statua della Libertà; immobile, con gli occhi spalancati, faceva paura.
Fuori non fecero in tempo a far tre passi che s’imbatterono in un plotone di guardie municipali in bassa uniforme, i quali togliendosi il berretto salutarono il popolo con un profondo inchino.
(…) Il palazzo traboccava di gente. Nel cortile avevano dato fuoco a sette cataste; attraverso le finestre volavano giù pianoforti, cassettoni, orologi a pendolo. Dalle pompe antincendio l’acqua schizzava fino ai tetti; alcuni figuri si industriavano di tagliarne i tubi a colpi di sciabola. Federico voleva indurre uno studente a intervenire; lo studente non capì; sembrava, d’altronde, un perfetto imbecille. Tutt’intorno, lungo le due gallerie, la plebaglia s’era impadronita delle cantine e s’abbandonava ad una ebbrezza immonda. Il vino scorreva a ruscelli, ci si sguazzava coi piedi. I crapuloni vociavano confusamente, mentre s’abbeveravano vacillando dai cocci di bottiglia.
“Andiamocene via,” – disse Hussonnet – “il tuo popolo mi disgusta”.
“Che importa?” – disse Federico – “Io lo trovo sublime, il popolo”.»

 Gustave Flaubert
 “L’educazione sentimentale”
Garzanti, 1966

Servir-le-peuple Che cos’è il Popolo?
Parola vaga, presuppone un concetto astratto in forma estensiva. Nella sua forma ibrida, si carica delle valenze che gruppi di singoli o circoli culturali (nel senso antropologico del termine e più o meno intellettualizzati) attribuiscono ad una espressione di per se neutra.
Deprivato di ogni componente critica o particolarismo al suo interno, e quindi esaltato come un conglomerato sociale sostanzialmente omogeneo, nella negazione di ogni componente ‘classista’ al suo interno, il “Popolo” si presenta soprattutto come una massa amorfa che si attiva per stimolo, su istinti quasi sempre incontrollati. Preso nel suo complesso senza complessità, è un’entità manipolabile tramite il ricorso reiterato a suggestioni di massa, che risponde a pulsioni ancestrali sapientemente solleticate. Perché, come ebbe a scrivere Umberto Eco in un suo articolo in tempi non sospetti (Marzo 2005): il popolo profondo, diffidente verso ogni critica e riforma delle tradizioni, è brodo di coltura di tutte le derive poujadistiche che si alimentano degli istinti incontrollati dell’elettorato meno criticamente educato.
Nelle sue degenerazioni peggiori, si nutre di esclusività, assolutizza il consenso, e nell’ansia di conformismo elide le differenze soffocando il dissenso, inteso come minaccia alla sua presunta coesione interna (che poi è fedeltà incondizionata ai vertici).
State pur certi che ogni tiranno, demagogo, despota o cialtrone, dirà sempre di agire in nome e per conto del popolo, quale eccezionale interprete della sua volontà. E troverà milioni di imbecilli pronti a seguirlo.
Permetteteci dunque qualche piccola ‘provocazione’…
Quasi sempre evocato a sproposito, quasi mai sovrano, il ricorso all’elemento popolare risulta più strumentale che sostanziale. È il “Potere” a legittimare l’esercizio di se medesimo in nome del “Popolo”; assai difficilmente si verifica il contrario. Non è un caso che i regimi dispotici o totalitari abbiano sempre privilegiato il richiamo ideale al “popolo”… Per antonomasia, sono ‘popolari’ le repubbliche cinese e nord-coreana.
DAUMCom’è noto, per la propaganda nazista il termine “popolo” (volk) aveva Adolf Hitlerun’importanza fondamentale, costituendo un binomio inscindibile con il suo Capo naturale in un entroterra precostituito (“Ein Volk, ein Reich, ein Führer”), il cui cardine risiedeva per l’appunto nella comunità di popolo (Volksgemeinschaft) dove le differenze si elidono nel principio di ubbidienza e fedeltà.
Mussolini sul triciclo E un rapporto tutto speciale con il popolo aveva Benito Mussolini, che dalle pagine del suo principale organo di informazione, Il Popolo d’Italia, lo blandisce e lo esalta (mentre nell’intimo lo disprezza), venendone ricambiato con entusiasmo.

«In realtà il “popolo” come espressione di una sola volontà ed eguali sentimenti, forza quasi naturale che incarna la morale e la storia, non esiste. Esistono i cittadini che hanno idee diverse e il regime democratico consiste nello stabilire che governa chi ottiene consensi dalla maggioranza dei cittadini. Non dal popolo, da una maggioranza che talora può essere dovuta non al computo delle cifre ma alla distribuzione dei voti in un sistema elettorale.
Gli eletti rappresentano i cittadini, proporzionalmente, in parlamento. Ma il paese non è fatto del solo parlamento. Ci sono un’infinità di “corpi intermedi”, che vanno dai poteri industriali all’esercito, dagli ordini professionali alla stampa e via dicendo, e nella maggioranza dei casi si tratta di persone che agiscono in base a concorso.
people(…) Appellarsi invece al “popolo” significa costruire un figmento: siccome il popolo in quanto tale non esiste, il populista è colui che si crea un’immagine virtuale della volontà popolare. Mussolini lo faceva radunando cento o duecentomila persone in Piazza Venezia che lo acclamavano e che, come attori, svolgevano la parte del popolo. Altri possono creare l’immagine del consenso popolare giocando sui sondaggi, o semplicemente evocando il fantasma di un “popolo”. Così facendo il populista identifica i propri progetti con la volontà del popolo e poi, se ci riesce (e sovente ci riesce) trasforma in quel popolo che lui ha inventato una buona porzione di cittadini, affascinati da una immagine virtuale nella quale finiscono per identificarsi.
Questi sono i rischi del populismo, che abbiamo riconosciuto e paventato quando si manifestava in altri paesi, ma che curiosamente non avventiamo appieno quando inizia a imporsi a casa nostra.»

 Umberto Eco
(Nov. 2003)

Nella sua apparente inclusività totalizzante, “popolo” è spesso un concetto esclusivo che ha bisogno di esibire la propria alterità contro terzi, ribadendo nell’uso dei suoi ostensori una supposta superiorità etica e morale…

Mussolini Mussolini amava appellarsi agli italiani, chiamandoli: Popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di navigatori, di trasmigratori. Con ogni evidenza, ignorava che la definizione poteva essere benissimo applicata, e a pieno titolo, anche alla più sperduta delle popolazioni polinesiane.

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13colonies Quando, intorno al 1775, le Tredici Colonie si sollevarono contro il dominio britannico, intenzionati com’erano a non pagare le tasse, un eterogeneo gruppo di immigrati olandesi e inglesi, pionieri provenienti dal Galles e dalla Scozia, coloni tedeschi della Pennsylvania (che non spiccicavano una parola della lingua di Shakespeare) si scoprirono improvvisamente essere “Popolo americano”; ovvero piccoli possidenti, mercanti di città e aristocratici farmers di campagna, che pretendevano di esprimere l’universalità delle istanze degli abitanti delle Colonie.
Erano “americani” non più di quanto non lo fossero le tribù Irochesi (che in America già ci vivevano da qualche migliaio di anni). E non meno di un francese del Quebec e della Louisiana, dei coloni ispano-messicani del Texas e l’Arizona, o un russo dell’Alaska.
Ed è lecito supporre che quando Thomas Jefferson declamava le libertà fondamentali dell’uomo non pensasse minimamente che queste fossero estensibili agli schiavi neri delle sue piantagioni. Evidentemente, gli africani non rientravano nel concetto di ‘popolo’.

Bane-fanart-batman-risesEssendo sostanzialmente il portatore passivo di istanze eterodirette, il “Popolo” spesso non è coerente né ponderato nelle sue azioni…
Mujik russo Il popolo russo, intriso com’è di misticismo e fatalismo atavico, amava lo Zar.
Ciò non impedirà a Nicola II di essere condannato a morte da un “Tribunale del popolo”, quindi fucilato con tutta la famiglia imperiale. Alla mattanza non sfugge la servitù domestica (che pure è composta a pieno titolo da figli del popolo): se l’ultimo zar viene freddato con un colpo alla fronte, per abbattere le cameriere i soldati usano le baionette.
Patrol_of_the_October_revolutionI Sanculotti di Dario Fo È popolo la folla di sanculotti scatenati che nel 1792, aizzati dai demagoghi di turno (che di lì a poco avrebbero perso letteralmente la testa), prendono d’assalto le prigioni di Parigi trucidando i prigionieri. E nel furore contro la “casta” dell’epoca, monsiuer le Peuple non trova niente di meglio che infierire sulla principessa di Lamballe, che viene praticamente macellata… Le cronache dell’epoca narrano di come un citoyen revolutionnaire si esibisse in parata con un paio di vistosi quanto posticci mustacchi, escissi dalle parti intime della sventurata signora. Ma si sa che i cronachisti amano le iperboli.
Stendardo sanfedistaSono “popolari” le selvagge milizie sanfediste del cardinale Ruffo che dalla Calabria risalgono la Penisola saccheggiando, stuprando e squartando, al grido di “Viva Maria!”.
I Lazzaroni napoletani massacrano i giacobiniE sempre dal ‘popolo’ provengono i brassardiers che nel marzo 1871 si dedicano con zelo sanguinario allo sterminio dei comunardi parigini, che del popolo pensavano di difendere i diritti in nome dell’eguaglianza e dell’emancipazione sociale.
18 Marzo 1871 - il massacro dei comunardiEd è proprio questo il punto: nell’ansia (tipicamente reazionaria) di rimuovere ogni aspirazione progressista, rivendicazione sociale, con le sue contraddizioni di classe, nell’assenza di differenze e di critica propositiva, ci si rifugia nella favoletta consolatoria della comunità nazionale, assediata dal nemico esterno e dai subdoli approfittatori che minacciano la concordia ordinum del popolo, incosciente perché senza Coscienza, riunito nella sua totalità contro i fantomatici “privilegi della casta” che è sempre altro rispetto a chi la vota.
Nella sua accezione onnicomprensiva, svuotata di senso concreto, la parola ‘popolo’ è aperta a tutte le declinazioni comprese le più improbabili: popolo del web… popolo di facebook… popolo delle partite iva… fino al parossistico “popolo delle libertà”, dove il termine ‘popolo’ è più che altro speculare a ‘gente’, quale presupposto palingenetico (gente che ama la gente).
In questo, il populismo è quanto mai funzionale alle ansie della gente che si crede popolo: offre soluzioni semplici a problemi complessi; è rassicurante nella sua facile accessibilità; è illusoriamente coinvolgente… Tocca corde radicate nel profondo dell’animo di una certa Italia e le fa vibrare, scatenando pulsioni sopite ma mai superate. Certamente più trasversali di quanto non si creda o si sia disposti ad ammettere.
Scusateci se scomodiamo un’altra volta Eco, attingendo dalle sue analisi. L’estratto selezionato serve a rendere l’idea ed è tratta da un’antologia di articoli pubblicati tra il 2000 ed il 2005 in: A passo di gambero; guerre calde e populismo mediatico. L’articolo in questione risale all’Aprile 2001; è dedicato al “modello propagandistico e nelle strategie e tattiche di lotta politica” dell’allora Polo delle Libertà, e analizza come in questo siano ravvisabili certi influssi riscontrabili nei gruppi extra-parlamentari del ’68.
Mutatis Mutandis, potrebbe benissimo essere riapplicato alla situazione attuale, per spiegare certe peculiarità strategiche del M5S e sul perché la sua attrattiva elettorale sia stata trasversale, attingendo consensi elettorali anche a sinistra:

«Del modello sessantottesco si ritrovano nel Polo molti elementi. Anzitutto, l’identificazione di un nemico molto più sottile degli Stati Uniti, come le multinazionali o la Trilaterale, denunciandone il complotto permanente. In secondo luogo il non concedere mai nulla all’avversario, demonizzarlo sempre, qualsiasi fossero le sue proposte, e quindi rifiutare il dialogo e il confronto (rifiutando ogni intervista di giornalisti costitutivamente servi del potere). Di qui la scelta di un Aventino permanente e dell’extra-parlamentarsimo. Questo rifiutarsi a qualsiasi compromesso era motivato dalla convinzione, reiterata a ogni momento, che la vittoria rivoluzionaria fosse imminente.
(…) La marcia verso la conquista del potere veniva sostenuta attraverso l’immagine trionfale di un volto carismatico, fosse esso quello del Che o della triade Lenin, Stalin, Mao Tse-Tung.
Beppe Grillo rappresentato come Lenin, il Che, Pancho VillaTutte queste potrebbero sembrare soltanto analogie, dovute al fatto che i comportamenti propagandistici si assomigliano tutti un poco, ma giova ricordare quanti transfughi e del vetero-comunismo e del ’68 siano confluiti nel Polo.
(…) Prestare orecchio a un rapporto con le masse appare particolarmente intelligente dal momento che nella geografia politica attuale il vero partito di massa è il Polo, che ha saputo individuare nel disfacimento sociologico delle masse pensate dal marxismo classico, le nuove masse, che non sono più caratterizzate dal censo bensì da una generica appartenenza comune all’universo dei valori massmediatici, e quindi non più sensibili al richiamo ideologico, bensì a un richiamo populista.
Il Polo si rivolge, attraverso la Lega, alla piccola borghesia poujadista del Nord; attraverso AN alle masse emarginate del Sud che da cinquant’anni votano per monarchici e neo-fascisti; e attraverso Forza Italia alla stessa classe lavoratrice di un tempo, che in gran parte ascende a livello di piccola borghesia, e di questa ha i timori per la minaccia che per i propri privilegi costituiscono i nuovi ‘lumpen’, e avanza le richiesta a cui può rispondere un partito che fa proprie le parole d’ordine di ogni movimento populista: la lotta contro la criminalità, la diminuzione della pressione fiscale, la difesa dal prepotere statale e dalla Capitale fonte di ogni male e corruzione, la severità ed il disprezzo verso ogni comportamento deviante.»

Fondamentale per la riuscita del modello è l’attesa messianica di una distribuzione di beni e opportunità, secondo le aspettative di simpatizzanti e sostenitori, insieme all’abilità di saper cogliere determinate richieste…

«Quando si individuano nel proprio elettorato queste pulsioni profonde si è partito di massa e di ogni classico partito di massa si adottano parole d’ordine e tecniche d’assalto. E forse uno dei peccati originale della sinistra, oggi, è nel non saper accettare in pieno l’idea che il vero elettorato di un partito che si vuole riformista non è più fatto di masse popolari bensì di ceti emergenti e di professionisti del terziario.
(…) In realtà, le tecniche vetero-comuniste e sessantottesche vengono messe al servizio di un programma che può andare bene anche a molti strati della Confindustria, come in altri tempi è andato bene il programma corporativista. In ogni caso, avanti o popolo

 Umberto Eco
(Aprile 2001)

Come giustamente è stato osservato da critici acuti:

«Il fascismo è nato, esiste ed è continuamente reinventato e riutilizzato dai padroni proprio per offrire ai ceti medi proletarizzati un «falso evento» dopo l’altro, un falso bersaglio dopo l’altro, una finta rivoluzione dopo l’altra. Questo non succederebbe se la classe capitalistica considerasse i ceti medi per natura conservatori. Sa bene che, quando si proletarizzano e si impoveriscono, potrebbero «fare blocco» con gli operai e in generale coi lavoratori subordinati. Per impedire quest’alleanza, viene ogni volta scatenata una multiforme offensiva ideologica e propagandistica: ad esempio, si dice al piccolo borghese che il suo nemico sono i proletari «garantiti» e i sindacati, e al contempo, con il frame della «sicurezza», gli si dice che deve temere l’immigrato. Ma questo non basta, perché è un discorso tutto difensivo, ce ne vuole anche uno offensivo, «massimalista», pseudo-rivoluzionario. Oggi quel discorso è quello contro la «Ka$ta», e il suo massimo spacciatore è Grillo, che è un portatore – forse nemmeno del tutto consapevole – di un’ennesima variante di fascismo.
(…) Il paragone tra grillismo e fascismo è scivoloso, rischioso e difficile da maneggiare, ma inevitabile. Perché è la storia di questo paese, è la storia del difficile e controverso rapporto tra rabbia giusta e rancore distruttivo, tra rivoluzione e reazione.»

 Wu Ming
“Consigli per riconoscere la destra
 sotto qualunque maschera”

wuming L’attuale suggestione movimentista in realtà ricorre ad un archetipo antico e già collaudato con successo, che risponde ad un meccanismo strutturato su tre fasi: vittimismo; complottismo; provocazione.

«Il vittimismo è tecnica fondamentale. Ci sono stati anche esempi simpatici di vittimismo sistematico, come quello di Pannella che è riuscito per decenni ad occupare le prime posizioni nei media, dicendo che tacevano sistematicamente sulle sue iniziative. Ma il vittimismo è anche tipico di ogni populismo. Mussolini ha provocato con l’attacco all’Etiopia le sanzioni e poi ha giocato propagandisticamente sul complotto internazionale contro il nostro paese.
(…) Ogni prevaricazione deve essere giustificata dalla denuncia di una ingiustizia nei tuoi confronti. In definitiva, il vittimismo è una delle tante forme con cui un regime sostiene la coesione del proprio fronte interno (…) Ogni esaltazione populistica e nazionalistica presuppone la coltivazione di uno stato di continua frustrazione.
Non solo, il poter lamentare quotidianamente il complotto altrui permette di apparire sui media ogni giorno a denunciare l’avversario. Questa è tecnica antichissima, nota anche ai bambini: tu dai uno spintone al tuo compagno di banco, lui ti tira una pallina di carta e tu ti lamenti col maestro.
Un altro elemento di questa strategia è che, per creare provocazioni a catena, non devi parlare solo tu, bensì lasciare mano libera ai più dissennati dei tuoi collaboratori. Non serve passargli ordini, se li hai scelti bene partiranno per contro proprio, se non altro per emulare il capo. E più dissennate saranno le provocazioni meglio sarà. (…) La tecnica consiste nel lanciare la provocazione, smentirla il giorno dopo (“mi avete frainteso”) e lanciarne immediatamente un’altra

 Umberto Eco
 Micromega (Sett.2003)

Abbasso il popolo… Viva il Popolo!

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Sic transit infamia mundi

Posted in A volte ritornano, Kulturkampf with tags , , , , , , , , on 17 dicembre 2011 by Sendivogius

Secondo l’Unto (dal cerone) il prof. Mario Monti sarebbe “disperato”, tanto forti sono i ricatti delle lobbies (che nel berlusconismo hanno trovato la loro sponda migliore) e stringenti i regolamenti costituzionali a fondamento della normale dialettica democratica. Per essere più convincente, il vecchio satiro cita a man bassa Mussolini e si paragona direttamente al duce, arrivando a definire il fascismo come una “democrazia minore”. Evidentemente è il modello ideale a lui più congeniale. Ormai non finge neanche più, in un processo di identificazione pressoché totale.
Se c’è una cosa che, nonostante tutti i limiti, l’esecutivo Monti non fa rimpiangere è l’eclisse di questa compagine neo-fascista di affaristi senza scrupoli che, per mero opportunismo, piaggeria e viltà, commentatori ‘moderati’ ed ipocriti di ogni risma si sono ostinati per anni a chiamare “centro-destra”. Al contrario, per noi, la differenza tra conservatorismo cristiano-liberale e fascismo è sempre stata chiarissima.
E certo è incolmabile l’abisso che lo separa, per compostezza, educazione e decenza, dalle vestali violate del berlusconismo militante, che rivendicano la “centralità del Parlamento” dopo essersene fatti beffe per decenni, cercando di instaurare una sorta di cesarismo democratico tra decretazione d’urgenza ed eccezioni ad personam.
 È stridente il contrasto tra i modi compiti di distinti professionisti borghesi e la cagnara rabbiosa degli energumeni padani, improvvisamente privati delle golose prebende e delle comode poltrone romane. Forse, come si chiede la patetica deputata leghista, il prof. Monti non ha mai visto un operaio… ma sicuramente sa distinguere una cretina travestita, che per i suoi numeri da avanspettacolo percepisce 12.000 euro al mese.
Dopo anni di beate illusioni e di pagliacciate ininterrotte, la festa è finita. Il 2012 presenterà un conto amarissimo agli italiani: la vera apocalisse alle porte è la recessione, col rischio stagflazione e una disoccupazione reale al 30%. Questa è l’eredità che il ducetto brianzolo ed i suoi gerarchi lasciano al Paese.
Noi, senza essere degli esperti in materia economica e politica, denunciavamo i rischi su queste pagine da almeno due anni, a dimostrazione che non ci voleva certo un genio di intuizione. Ma tant’è…
Sembrano trascorsi anni; invece non è passato nemmeno un mese dalle dimissioni del Signor B. travolto dagli scandali, incapace di gestire la crisi economica (dopo averne negato pervicacemente l’esistenza), non prima di aver portato l’Italia sull’orlo della bancarotta, dopo averne devastato le finanze e la credibilità internazionale. La strategia è chiara: dimettersi un istante prima del collasso; lasciare ad altri la gestione della crisi e il ricorso a manovre impopolari, ma ponendo una seria ipoteca sull’azione del Governo Monti (che dovrà metterci la faccia, ma non dovrà toccare gli interessi dell’Unto), condizionandolo dall’esterno. Quindi imputerà ai “tecnici” (e poi ai kommunisti, potete starne certi) l’onere dei provvedimenti lacrime e sangue; imputerà ad altri la responsabilità dei sacrifici e l’eventuale fallimento, ma si attribuirà tutti i meriti in caso di successo. E in sordina garantirà la fiducia al governo in carica, fintanto che i sondaggi lo daranno perdente alle elezioni. Il tempo è un buon alleato, e l’Unto può sempre contare sulla memoria corta degli italiani, da imbonire in campagna elettorale con qualche altra demagogica promessa. Pare infatti che per l’incartapecorito Cavaliere il problema non siano le panzane con le quali ha ammorbato l’Italia per 30 anni e la straordinaria incompetenza amministrativa, ma il nome dato al suo partito-azienda (PdL), che secondo i parametri di marketing non avrebbe più abbastanza appeal elettorale.

In attesa di una improbabile ‘Resurrezione’ pasquale, è tempo di porre la lapide sul sepolcro del berlusconismo: variante pubblicitario-televisiva del fascismo. Se l’allucinato Pornocrate non fosse troppo intento a sfogliare i diari-patacca di Mussolini che, tra una sveltina e una marchetta, il picciotto Marcello Dell’Utri (l’Amico degli Amici), gli lascia da leggere sul comodino del lettone di Putin, potrebbe scoprire come l’epitaffio per la sua parabola discendente sia già stata scritto in tempi non sospetti… Nel 1976 un vecchio storico britannico, analizzando la politica mussoliniana, ne vergò il fallimento come “la conclusione logica del fascismo”, senza sapere quanto questa facesse rima con “berlusconismo”:

«..egli era universalmente riconosciuto come il più grande capo nazionale dei tempi moderni e gli italiani erano fortunati a poter avvantaggiarsi del suo giudizio e della sua saggezza, ogniqualvolta il significato degli sviluppi contemporanei apparisse incerto.
[…] Secondo i fascisti, i regimi liberaldemocratici, a causa dei loro ordinamenti parlamentari, erano incapaci di prendere decisioni rapide e risolute.
[…] Gli intellettuali fascisti condannarono unanimemente la corruzione e la generale arretratezza della vita inglese. Egualmente ne condannarono l’individualismo, l’internazionalismo, e anche l’anticlericalismo. Gli italiani invece, si disse, accettavano i più solidi valori della religione e del patriottismo. […] Alcuni arrivarono a rivendicare il riconoscimento del “primato universale” dell’Italia strumento di Dio, si disse, nella fondazione dell’ordine mondiale di domani.
[…] Come tanti altri aspetti del fascismo, questo sogno di futura prosperità fu inventato più per generare fiducia ed entusiasmo che per stimolare la gente a fare effettivamente qualcosa. Né si pensò di attuare nel presente sacrifici non indispensabili, quando la vittoria avrebbe procurato guadagni tanto cospicui e così a buon mercato.
[…] Forse M. sapeva che si sarebbe conservato al potere fintanto che fosse in grado di offrire l’illusione di “panem et circenses”.
[…] Per dirla in altro modo, si giudicò che le risorse fossero impiegate più utilmente nell’alimentare la gigantesca industria della propaganda, la quale si adoperava a convincere il cittadino qualunque che tutto andava per il meglio.
[…] Per chi poteva permettersi di frequentare ristoranti, comprare generi di lusso, villeggiare in alberghi o mangiare all’elegante Golf Club della capitale, non era troppo difficile soddisfare i propri interessi.
Le opere pubbliche sono un elemento essenziale della messinscena sotto qualsiasi dittatura, e Mussolini le amava non solo perché creavano posti di lavoro, ma soprattutto perché procuravano titoli vistosi sui giornali. […] In cima alle priorità stavano le autostrade, e anche i canali navigabili, benché per generale ammissione il volume del traffico non li giustificasse. […] Il programma comprendeva l’edificazione di prigioni, di un grande osservatorio, di diversi ponti sul Tevere, nonché stanziamenti per l’edilizia popolare che non avevano precedenti. Naturalmente, tutto ciò comportava l’impiego di materiali scarsi e aveva pesanti effetti inflazionistici. Furono avviati i lavori per parecchi canali, e si dette il via ai rilevamenti per un tunnel sotterraneo sotto lo Stretto di Messina: l’ordine di Mussolini fu di continuare anche se mancavano fondi e non c’era alcuna prospettiva di portare a termine l’opera.
[…] La cosa importante era di impressionare la gente, e probabilmente con le sole parole, che non costano nulla. Con l’aumento della spesa governativa, la corruzione dei funzionari sembrava esser cresciuta; o perlomeno era meno facile occultarla. […] L’assenza della critica pubblica faceva sì che bustarelle e concussioni prosperassero molto di più di quanto succedesse in altri paesi dove la stampa era libera di indagare. Mussolini sembra del resto aver accettato, se non addirittura salutato con favore, il proliferare degli intrallazzi tra i suoi tirapiedi, perché gli consentiva di mantenerli, mediante la minaccia del ricatto, in uno stato di soggezione assoluta.
[…] E tuttavia Mussolini sembra aver conservato in misura considerevole la sua popolarità personale. La cosa si spiega col fatto che al pubblico era stato insegnato a riverire lui solo e ad imputare tutti gli errori ai suoi complici. In questo senso, la sua ossessiva concentrazione sulle tecniche della propaganda può dirsi un successo.
[…] Gli 890 scrittori e giornalisti che nel 1942 figuravano a libro paga del Ministero della Cultura popolare, a cui si aggiungevano quelli impiegati dal ministero degli Esteri e da altri dicasteri, pubblicarono diligentemente un articolo dopo l’altro, in cui sempre si dimostrava che la vittoria e la prosperità erano dietro l’angolo. Col passare del tempo, dovettero rendersi conto che si trattava di un compito difficile, e forse sterile, giacché, come qualcuno degli stessi fascisti fu costretto ad ammettere, retorica e inverosimiglianza arrivavano nei giornali e nei notiziari radiofonici ad un punto tale da far loro perdere qualsiasi capacità persuasiva.
[…] A mano a mano che i problemi si fecero più complicati e ardui da maneggiare, Mussolini andò progressivamente isolandosi nelle sue private illusioni. […] La folta gerarchia fascista, a livello sia locale che nazionale, sapeva che per sua stessa mediocrità poteva esisteste soltanto all’ombra di quest’uomo e che senza di lui non sarebbe stata nulla. Per i gerarchi era dunque indispensabile alimentare il grande mito del duce come colui che aveva sempre ragione, era lungimirante, onnisciente, e posto al di là di ogni possibile critica. Ma ora rischiavano di venir spazzati via insieme a quello stesso mito che avevano contribuito con tutte le loro energie, e nel proprio stesso interesse, a perpetuare. Sempre più numerosi si fecero coloro che lo criticavano in privato, gettando dubbi sulle sue condizioni mentali e accusandolo di portare il paese alla rovina.
[…] Nel suo isolamento, Mussolini perse progressivamente il contatto con la vita reale e cominciò a paragonarsi non più soltanto a Napoleone, ma a Gesù Cristo.
[…] Sino all’ultimo momento, Mussolini continuò a credere che la propaganda fosse l’arma essenziale e che il suo compito di comandante supremo fosse innanzitutto di creare e mantenere in piedi il mito della sua propria infallibilità e, in secondo luogo, rivestire di panni plausibilmente realistici le numerose altre illusioni che aveva giudicato opportuno alimentare. S’era abituato a vivere in un mondo di fantasia, dove non contavano i fatti, ma le parole…. Era un mondo in cui per un pubblicista di genio era facile prendere in giro i più, in cui le decisioni potevano venir rovesciate da un giorno all’altro senza che nessuno se ne desse per inteso e anzi se ne accorgesse, e dove in ogni caso le decisioni erano prese per fare scena e non per essere messe in atto. Era un mondo sostanzialmente privo di serietà, dove soli contavano la propaganda e le dichiarazioni pubbliche; ed è difficile evitare la conclusione che proprio questo fosse il messaggio centrale e la vera anima del fascismo italiano. Non essendoci ragioni per pensare che gli italiani siano più creduli di qualsiasi altro popolo, bisogna ammettere che come illusionista la prestazioni di Mussolini fu quella di un autentico virtuoso. Ma fu questo virtuosismo più di ogni altra cosa a portare l’Italia alla disfatta

 Denis Mack Smith
Le guerre del duce
Mondadori, 1992.

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