Parlare del M5S è inutile. Innanzitutto, perché il MoVimento non esiste; in quanto si tratta di un marchio ad uso esclusivo e protetto dal diritto di copyright,
“abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso”
Non è un’associazione, non ha una sede definita, non ha un vero statuto fondativo, non ha una reale base di valori condivisi, non ha un coordinamento policentrico, non prevede organi di rappresentanza condivisi, né reali assemblee di partecipazione democratica e consigli di autogestione orizzontale.
«Il “MoVimento 5 Stelle” è una “non Associazione”. Rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nel blog http://www.beppegrillo.it. La “Sede” del “MoVimento 5 Stelle” coincide con l’indirizzo web http://www.beppegrillo.it. I contatti con il MoVimento sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica all’indirizzo MoVimento5stelle@beppegrillo.it.»
Dunque, il M5S è una proprietà ed in quanto tale appartiene a Beppe Grillo. Essendo una entità di natura privatistica a carattere individuale, non prevede regolamenti certi né norme predefinite sulle modalità di adesione. Strutturata come un social network, risponde più che altro a policy di ammissione piuttosto vaghe. E soprattutto non deve rendere conto delle espulsioni, concepite come un annullamento dell’account di registrazione.
“La partecipazione al MoVimento è individuale e personale e dura fino alla cancellazione dell’utente che potrà intervenire per volontà dello stesso o per mancanza o perdita dei requisiti di ammissione.”
Ora, questo non sarebbe certo un problema se il M5S, nell’ambito del blog del suo patrono e padrone (e dunque Grillo), non pretendesse di essere:
“lo strumento di consultazione per l’individuazione, selezione e scelta di quanti potranno essere candidati a promuovere le campagne di sensibilizzazione sociale, culturale e politica promosse da Beppe Grillo così come le proposte e le idee condivise nell’ambito del blog http://www.beppegrillo.it, in occasione delle elezioni per la Camera dei Deputati, per il Senato della Repubblica o per i Consigli Regionali e Comunali.”
Nella fattispecie, questa idea di democrazia lineare, a partecipazione diretta su piattaforma virtuale, si traduce, forse per i limiti intrinseci al narcisismo del personaggio, in una vetrina autoreferenziale (effetto quasi inevitabile per un blog) per le frustrazioni ossessive ed i fermenti populistici del (presunto) Autore, nella formula prevalente del monologo proteso in assolo. Più che “un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico”, esiste una sola Opinione: quella di Beppe, insindacabile e imprescindibile; l’unica che conti veramente. Speculare alla psicologia, ed al livello culturale, del vecchio guitto genovese, nel suo insieme il blog risulta essere un imbarazzante accozzaglia di incongruenze e luoghi comuni, oramai strutturate in un’incredibile fucina di castronerie a getto continuo, dove alla coerenza narrativa si predilige il turpiloquio reiterato in un martellante livore “anti-casta”, in cui ogni cosa viene semplificata.. sminuzzata.. e ridotta in una poltiglia qualunquista. Il tutto speculare ad una formazione scolastica di base, dove il titolo di studio prevalente è il diploma di perito tecnico. Il ché non vuol essere certo un insulto, ma un modo per sottolineare come l’assenza di un approccio umanistico ai problemi, analizzati nella loro complessità sociale, sia una carenza evidente aggravata da una notevole insipienza culturale. La rete è piena di esempi simili… Non ci spenderemmo sopra nemmeno due righe, se questo non fosse il ‘meglio’ che in Italia la società (in)civile sia riuscita a produrre, in risposta al berlusconismo ed alla crisi dei partiti, nel meteorismo congenito di ventri troppo gonfi e teste irrimediabilmente vuote. Il sonno della ragione genera mostri, ma l’ignoranza è la loro levatrice.
Una Non-Democrazia Lungi dall’essere uno strumento aperto di democrazia partecipata, la struttura assomiglia a quella di una setta: c’è un guru (Beppe Grillo); un mentore spirituale (GianRoberto Casaleggio); una folla anonima ed entusiasta di adepti fanatizzati dal verbo del profeta. Va da sé che l’unico canale d’informazione consentito è il blog medesimo ed i link eventualmente consigliati dallo stesso. Ogni altra eterodossia non è ammessa, né ai grillini interessa più di tanto. A cadenze regolari, la diarchia celeste Grillo-Casaleggio sceglie il target del giorno, meglio se si tratta di qualcuno con rilevanza pubblica, che ha osato criticare il MoVimento o pronunciare il nome di Grillo invano. Additato il bersaglio alla furia popolare, i neofiti della setta si scagliano nel linciaggio virtuale dell’eretico, in un crescendo di insulti e grevità oscene ai limiti della paranoia, in una sorta di catarsi collettiva. C’è qualcosa di orwelliano in un simile meccanismo, che a tratti ricorda il “Programma dei Due Minuti d’Odio”:
«La cosa orribile dei Due Minuti d’Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi coinvolgere era infatti impossibile. Un’estasi orrenda, indotta da un misto di paura e di sordo rancore, un desiderio di uccidere, di torturare, di spaccare facce a martellate, sembrava attraversare come una corrente elettrica tutte le persone lì raccolte, trasformando il singolo individuo, anche contro la sua volontà, in un folle urlante, il volto alterato da smorfie. E tuttavia, la rabbia che ognuno provava costituiva un’emozione astratta, indiretta, che era possibile spostare da un oggetto all’altro come una fiamma ossidrica. Così, un istante dopo, l’odio di Winston non era più rivolto contro Goldstein, ma contro il Grande Fratello, il Partito e la Psicopolizia. In momenti simili il suo affetto andava a quel solitario e deriso eretico sullo schermo, difensore unico della verità e della sanità mentale in un mondo di menzogne. Passava un altro istante, e Winston si ritrovava in perfetta sintonia con quelli intorno a lui e tutto ciò che si diceva di Goldstein gli sembrava vero. Allora l’intimo disgusto che avvertiva nei confronti del Grande Fratello si mutava in adorazione e il Grande Fratello pareva sollevarsi ad altezze vertiginose, protettore invincibile e impavido, immoto come una roccia davanti alle orde dell’Asia, e Goldstein, a dispetto del suo isolamento, della sua impotenza e dei dubbi che avvolgevano la sua stessa esistenza, appariva come un sinistro incantatore, capace di abbattere l’edificio della civiltà con la sola forza della sua voce. In qualche momento era perfino possibile dirigere il proprio odio da una parte all’altra, assecondando un atto libero della volontà.»
George Orwell, “1984” Mondadori; 2002
Di tanto in tanto, il post del giorno viene arricchito con annunci del tipo: “Tizio non ha mai fatto parte del M5S”; “Si diffida Sempronio dall’usare il contrassegno”; “Da oggi Caio è fuori dal MoVimento”. Senza che mai venga fornito uno straccio di motivazione all’espulsione, un cenno su chi siano e cosa mai abbiano fatto di così grave Tizio e Caio e Sempronio. Beppe Grillo lancia l’anatema; gli adepti provvedono ad eseguire la fatwa, apponendo la lettera scarlatta sul petto del proscritto. Non è prevista alcuna difesa, né possibilità di appello, tanto meno una qualche forma di consultazione collettiva: congressi, assemblee, collegi, sono roba vecchia da partiti, rigurgiti di “casta”. Il MoVimento ne è immune: uno vale uno e Beppe decide per tutti. Nel corso della Storia, persino gli autocrati peggiori si sono sentiti in dovere di fornire una giustificazione (seppur falsa) alle loro sentenze di epurazione. Grillo invece no, non corre di questi problemi. È la nuova democrazia 2.0.
Ho visto la luce! Nel mondo semplice ed elementare dei grillini, la risoluzione dei problemi è rimessa alle aspettative messianiche del MoVimento, che come tutte le sette promette la salvezza eterna ai suoi adepti: affidatevi a noi, dateci la maggioranza, e tutti i problemi svaniranno per divina intercessione. Non chiedeteci come, perché gli altri sono peggio. Se non ci votate allora meritate ogni male e i malanni che si abbatteranno sull’Italia saranno la giusta punizione per voi miscredenti. E in una sorta di presunzione auto-assolutoria ci si illude possa esistere una cesura morale tra elettori ed eletti, nella distinzione tutta fittizia tra “popolo” e “casta” come se in una democrazia elettorale le due categorie non fossero strettamente interconnesse e speculari l’una con l’altra. Secondo un vecchio aforisma, il 30% dei parlamentari sono peggiori dei loro elettori, un altro 10% è migliore, il 60% è perfettamente uguale a chi li elegge. Il flusso delle percentuali può cambiare, ma la sostanza rimane immutata. La visione politica del M5S invece è totalmente manichea, in una separazione netta tra buoni e cattivi, salvati e dannati, contrapposti nella logica del “chi non è con me è contro di me”. Da questo punto di vista, Grillo ha una visione totalitaria della società: se non piace a Lui, se non rende conto al MoVimento (cioè a Lui medesimo), è indissolubilmente un Nemico. Nell’antitesi non sono previste eccezioni. In un’orgia compiaciuta, avendo ben poco da proporre, è contro tutti e tutto: i ‘Politici’, i ‘Partiti’, i ‘Sindacati’, ‘l’Agenzia delle Entrate’ e le ‘tasse’, i ‘Giornalisti’ e i ‘Media’ (epersino le Olimpiadi), il ‘Presidente della Repubblica’… A quest’ultimo proposito, la virulenta campagna imbastita contro Giorgio Napolitano dal duetto al ribasso di Beppe Grillo e Antonio Di Pietro (il quale evidentemente ignora che non c’è posto per due prime donne sullo stesso palco) è semplicemente VOMITEVOLE, per modalità, allusioni, e contenuti. Su queste pagine non sono mancate critiche al presidente Napolitano, ma mai ci si era compiaciuti nelle forme che rasentano il villipendio. Una delle vette più alte viene raggiunta da Grillo il 09/08/2012, in occasione del sondaggio sul “peggior Presidente della Repubblica”. La maggior parte dei votanti non va più indietro della presidenza Ciampi, fino a toccare percentuali irrisorie nel caso delle tre ‘presidenze moderate’: Gronchi. Segni, e Saragat. Evidentemente, i citrulli analfabeti raggrumati attorno al tribuno ligure non hanno la più pallida idea su chi siano.
“Per diventare presidente della Repubblica è necessario disporre di alcuni requisiti: avere una certa età, meglio se alle soglie della senescenza, essere di sesso maschile, disporre di una laurea (obbligatorio!), aver fatto militanza politica in un partito e aver vissuto di stipendi pubblici per quasi tutta la vita”
Per scadere sullo stesso piano, si potrebbe obiettare a Grillo quando mai lui abbia lavorato in tutta la sua vita… Ma qui emerge un altro elemento speculare del M5S: il totale disprezzo per chiunque lavori nella Pubblica Amministrazione, negando ogni dignità professionale alla categoria. Secondo molti adepti del MoVimento, la soluzione consiste nel tagliare e chiudere più enti e strutture pubbliche possibili, licenziare tutti i dipendenti. Pensano che senza fondi, senza strutture e senza personale, il servizio funzioni da sé, per divina provvidenza e risparmio assicurato. Naturalmente, il lavoro superfluo, inutile, parassitario, è sempre quello degli altri… I nostri eroi stellati rispondono invece a rigorosi principi meritocratici, che li autorizzano a stilare pagelline di valutazione su chiunque altro.
“La laurea in giurisprudenza è la più ricorrente, gli ultimi cinque presidenti si sono laureati in questa disciplina. Ingegneri, fisici, matematici e, in genere chiunque abbia conseguito un titolo scientifico, sono esclusi dalla competizione presidenziale.”
Fino a prova contraria, il Presidente della Repubblica è il garante della Costituzione, presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, firma le leggi e vaglia l’attività normativa della Camera… È OVVIO che debba essere laureato, possibilmente (se non obbligatoriamente) in Giurisprudenza. Qualcuno farebbe mai costruire ponti ad un avvocato? Affiderebbe ad un giurisperito la realizzazione di un reattore nucleare?!? Epperò, come prossimo presidente, facciamo in modo che venga eletto un ragioniere. Meglio se di Genova…! Evidentemente, in un delirio di onnipotenza, Grillo crede che il mondo giri attorno a lui. Altrimenti, impiegherebbe le pagine del suo blog per avanzare proposte e soprattutto per illustrare le attività, le iniziative, e gli eccezionali risultati dei sindaci e dei rappresentanti 5 stelle là dove sono stati eletti. Invece, a corto di risultati da esibire, preferisce scatenare roboanti offensive alla ricerca di sempre nuovi nemici, in un emblematico vuoto programmatico e di riscontri. In fondo, e lo scrive anche l’amico Casaleggio, “Siamo in guerra”. In altri tempi, qualcuno formulò un approccio simile alla politica e lo chiamò “Mein Kampf”.
Il Mondo di Domani Sostanzialmente, l’impianto in apparenza liquido di un presunto esperimento di democrazia lineare (in realtà non è l’uno né l’altro) è opera della sapiente organizzazione dei Casaleggio: illato oscuro della forza di Beppe Grillo. È difficile prendere sul serio i proclami del Grillo; non si capisce mai bene se sia davvero farina del suo sacco o frutto della regia della Casaleggio Associati…. Su Gianroberto Casaleggio gira in rete un incredibile bolo di panzane cospirazioniste, che non è nemmeno il caso di riportare tanto sono idiote… Grande scalpore ha suscitato nel sottobosco complottista il fatto che uno dei principali soci di Casaleggio, il manager Enrico Sassoon, guidi la Camera di Commercio USA (noto covo di rettiliani in missione segreta), ovvero l’equivalente della nostra Confcommercio. Si tratta di una cosa davvero inaudita per un professionista esperto in studi economici, che lavora in un’azienda con importanti partecipazioni nel mercato statunitense. Invece, a Gianroberto Casaleggio si rimprovera sostanzialmente di essere un uomo di cultura, di leggere Chrétien de Troyes, con una predilezione per i romanzi del Ciclo Bretone. I soliti idioti hanno speculato su chissà quale legame occulto con questo o quel movimento esoterico… In realtà, Casaleggio è un creativo. E, come tutti i grandi innovatori, è soprattutto un visionario. Il problema consiste nel fatto che tende un tantino ad esagerare, travestito da tecno-santone. Pensoso scrittore sui destini del web, nel tempo libero Casaleggio si atteggia a veggente, realizzando filmini indimenticabili:
La versione originale la trovate QUI. Le teorie del buon GianRoberto sembrano un incrocio fantasy tra le opere di Aldous Huxley ed “I Cieli di Escaflowne”, per un ombroso bambinone mai cresciuto abbastanza. Tra le tante invenzioni dell’intraprendente Casaleggio Associati, c’è pure la famosa “Mappa del Potere”:
Lo scoppiettante GianRoberto, oramai sempre più impegnato a costruire la propria “leggenda nera” in chiave mitopoietica, gioca coi paradossi, fornendo ai complottisti le prove farlocche per le loro farneticazioni cospirazioniste. E ne alimenta ad arte le ossessioni di un millenarismo apocalittico. Sono cortine fumogene di un caos apparente di cui GianRoberto è convinto di avere le chiavi ed il controllo, mentre dispone le sue pedine su di una scacchiera virtuale atteggiandosi a demiurgo del nuovo Ordine. Immaginiamo che si diverta un mondo… A volte si ha la sensazione che si tratti di un enorme scherzo e che il gioco finirà, quando verrà a noia del geniale GianRoberto conquistato ad altri passatempi.
Diversamente fascista Poi, è chiaro, ognuno deve gestire la materia prima che si ritrova tra le mani… I cosiddetti “portavoce” di un movimento completamente privo di coordinamento, con cellule scalcinate alla ventura dell’improvvisizione, sono solo una proiezione olografica del Grillo-pensiero: fanno quasi tenerezza nelle loro continue profferte di fedeltà al Capo, coi loro incerti passetti eterodiretti dai consulting della Casaleggio. A vederli schierati in campagna elettorale, sorridenti e imbambolati, sopra il palco e alle spalle del Profeta invasato, sembrava di assistere ad una rassegna di marionette nel teatro dei pupi, in attesa che il Mangiafuoco ligure ravvivasse le sue creature tirandone i fili. Quando agiscono motu proprio, la confusione regna sovrana… Nel gran calderone del M5S, si ritrova un po’ di tutto: radicali in libera uscita, leghisti in fuga, orfanelli berlusconiani e dipietristi delusi, ex piddini in crisi di rigetto e sinistrati variamente assortiti. È collettore di frustrazioni prima ancora che di idee. Tutti si riempiono la bocca con la parola “popolo”, surrogato in una massa informe di umori condivisi, ma il substrato prevalente è di tipo fascistoide.
«Il fascismo è una mentalità speciale di inquietudini, di insofferenze, di audacie, di misoneismi, anche avventurosi, che guarda poco al passato e si serve del presente come di una pedana di slancio verso l’avvenire. I melanconici, i maniaci, i bigotti di tutte le chiese, i mistici arrabbiati degli ideali, i politicanti astuti, gli apostoli che fanno i dispensieri della felicità umana, tutti costoro non possono comprendere quel rifugio di tutti gli eretici, quella chiesa di tutte le eresie che è il fascismo. È naturale, quindi, che al fascismo convergano i giovani che non hanno ancora un’esperienza politica e i vecchi che ne hanno troppa e sentono il bisogno di rituffarsi in un’atmosfera di freschezza e di disinteresse.»
(“Verso l’azione” in Il Popolo d’Italia – 13/10/1919)
Si ravvisa nella maggior parte dei commenti presenti sul blog la stessa insofferenza viscerale contro la Cultura e il disprezzo profondo che ogni fascista verace ha per l’intellettuale. C’è la stessa carica anti-sistema, rigettato nella sua totalità, e semplificato nella crociata radicale contro la “casta” che, all’atto pratico, si traduce in un mero riepilogo contabile dei costi, contro i quali si concentrano le invettive che non vanno oltre l’offesa personale, gli isterismi condivisi tramite un esasperato squadrismo verbale, e nulla più. Una componente tipicamente fascista risiede nella retorica giovanilistica, che nel caso del grillismo si alimenta con una esasperata contrapposizione tra ‘giovani’ e ‘vecchi’; l’insistenza con cui si ricorre alle metafore necrofile: gli zombie, la putrefazione, la decomposizione… ad evocazione di un marciume orrido e contaminante in cui nulla può salvarsi. C’è poi il ricorso estenuante alla definizione di un Nemico da combattere ad oltranza… È ricorrente la sindrome del complotto… i richiami ad un vittimismo esasperato…
«Da mesi, con un ritmo sfiancante, i quotidiani, e le testate on line che vivono di notizie “copia e incolla” e rimbalzano le falsità, insultano, diffamano, spargono menzogne, inventano fatti, creano dissidi inesistenti, diffondono odio su di me e sul MoVimento 5 Stelle.» (15/08/2012)
Sembra di leggere uno dei soliti deliri persecutori, coi quali il Papi della Patria ci tediato in quasi venti anni di potere incontrastato. Invece l’autore del piagnisteo è Beppe Grillo, in un processo di identificazione oramai irreversibile col suo omologo ceronato. In passato, analizzando i meccanismi del consenso attraverso la lettura della “Psicologia delle folle” di Gustave Le Bon[QUI], ne avevamo fatto (sbagliando) quasi una prerogativa contemporanea del berlusconismo. L’analisi è perfettamente sovrapponibile al fenomeno Grillo, a dimostrazione che i populismi in fin dei conti rispondono tutti alle stesse dinamiche. E d’altronde non mancano i richiami allo pseudo-buonsenso familista da provincialismo strapaesano: il Papi si consultava con le zie suore; Antonio Di Pietro chiede sempre consiglio alla sorella Concetta; Beppe Grillo si fa spiegare la politica estera dal suocero, un ex militare del regime degli Scià di Persia. In quanto agli insulti, Grillo deve essere convinto si tratti di una prerogativa che spetta a lui solo e, come nei suoi monologhi, non prevede diritto di replica…
Anno 1998. Con la presunzione tipica degli ignoranti, Grillo straparla di temi sui quali non sa nulla. Dopo aver sponsorizzato la cura dei fratelli Di Bella per il cancro, il guru genovese scopre il problema dell’AIDS: «Veltroni va là e scopre i malati di AIDS. Arriva qui e ci ha la soluzione: dice cazzo, l’Aids, bisogna mettere a tutti il preservativo! E lo dice uno che è dieci anni che il preservativo ce l’ha sulla testa e non se ne accorge. Allora, lui non dice che sull’Aids ci sono dei seri sospetti che sia una bufala» Anno 2001. Riferendosi al premio Nobel per la medicina, Rita Levi Montalcini, la omaggia con un: “Vecchia puttana” In tempi recenti (anno 2012), c’è stato il neo-sindaco di Milano ribatezzato “Pisapippa”. Non mancano le offese alla solita Rosi Bindi, con pesanti allusioni al suo aspetto fisico ed alla sua vita sentimentale, proprio come un Berlusconi qualunque… E, prima di convertirsi ai diritti di gay ed ergersi a protettore delle coppie di fatto, Grillo aveva già avuto modo di esprimere la sua sensibilità sull’argomento: “Vendola è un buco senza ciambella” (02/03/2011).
Del resto, l’attenzione del MoVimento ai temi civili resta proverbiale: 31/03/2011. Bolzano, Claudio Vedovelli, consigliere 5 stelle, abbandona l’aula consiliare in segno di protesta, insieme ai rappresentanti delle destre, in seguito al rifiuto di iscrivere Casa Pound nell’albo delle ‘associazioni culturali’: «escludere un gruppo di ragazzi che non solo hanno le carte in regola ma anche , fino ad ora, organizzato serate su temi diversi e interessanti, senza segni di apologia, solo perché si ritiene siano in contatto con gruppi neo o nuovi fascisti, ci pare sbagliato oltreché rischioso.» Naturalmente, la scelta è stata fatta nella consapevolezza del “pericolo che ogni forma di fascismo (anche quello contro l’ambiente) può rappresentare”. Fascismo contro l’ambiente?!? Grillo ma dove cazzo li vai a trovare tipi così?!? 29/04/2012. Arese (MI), Laura Antimiani, candidata 5 stelle al Comune, reputa “discriminante” l’introduzione di un registro delle coppie di fatto. 06/02/2012. Legnano (MI), Daniele Berti, candidato 5 stelle al Comune, trova che la mancata integrazione dei rom sia essenzialmente un problema genetico insito nel loro DNA. 06/02/2012. Rimini, i rappresentanti del M5S in Consiglio comunale si astengono insieme ai repubblichini del PDL, contro la mozione che nega la concessione della piazza ai fascisti di Forza Nuova. Straordinaria la motivazione: “Probabilmente dovrebbero essere dichiarati illegali, ma non spettano alla politica le forzature”. Nella manifestazione è previsto il pubblico rogo del libro “Piccolo Uovo”, opera di Francesca Pardi, illustrata da Altan, dove si osa parlare di coppie gay.
Antologia a 5 Stelle Ma questi sono argomenti capziosi; il MoVimento infatti non si perde in chiacchiere, composto com’è di gente del fare. Si occupa di tutto e decide in fretta… Modi e tempi di svolgimento dell’assemblea dei Meet-up del M5S: 5 minuti per i relatori dei tavoli. Al massimo un minuto ciascuno per domande, contributi e suggerimenti dei partecipanti sugli interventi dei relatori appena ascoltati. Ci si prenota, presso i coordinatori dell’assemblea, entro la fine degli interventi dei relatori, indicando il tavolo di lavoro rispetto al quale si pone l’intervento. 5 minuti ciascuno di replica generale per i relatori dei tavoli. Un quarto d’ora per la relazione finale (si fredda la cena!).
«Il Fascismo è anti-accademico. Non è politicante. Non ha statuti, né regolamenti. Ha adottato una tessera per la necessità del riconoscimento personale, ma potendo ne avrebbe volentieri fatto a meno. Non è un vivaio per le ambizioni elettorali. Non ammette e non tollera i lunghi discorsi. Va al concreto delle questioni.»
(“Il fascismo” in Il Popolo d’Italia – 03/07/1919)
Il MoVimento 5 stelle non è di destra né di sinistra… non ha statuti e soprattutto non è un partito…
«È un po’ difficile definire i fascisti. Essi non sono repubblicani, socialisti, democratici, conservatori, nazionalisti. Essi rappresentano una sintesi di tutte le negazioni e di tutte le affermazioni. Nei fasci si danno convegno spontaneamente tutti coloro che soffrono il disagio delle vecchie categorie, delle vecchie mentalità. Il fascismo mentre rinnega tutti i partiti, li completa. Nel fascismo che non ha statuti, che non ha programmi trascendenti, c’è quel di più di libertà e di autonomia che manca nelle organizzazioni rigidamente inquadrate e tesserate.»
(“La prima adunata fascista” in Il Popolo d’Italia – 06/10/1919)
Epperò non chiamateli ‘fascisti’. Perennemente inkazzati, incapaci di una visione d’insieme, si concentrano sui problemi concreti, parcellizzati in camere stagne, e non ne risolvono nessuno. Al massimo, sono diversamente fascisti.
Del fascimo e dei suoi tanti risvolti
Di tutte le visioni personalistiche del moVimento, la maggior parte informate dalla completa ignoranza del suo funzionamento di base, o da un astio motivato dal non poter usare la sua notorietà per autopromuoversi personalmente, questa é una delle più articolate e ben scritte. Non é difficile capire da che ambiente prende corpo, si tratta di quell’antagonismo di sinistra frustato dalla propria impotenza, che é riuscito ad ottenere risultati solo quando si é dedicato a ‘problemi concreti’ sviluppando lotte mirate e riuscendo a coagulare intorno a temi specifici l’azione delle persone. Superato dalla storia, in ogni sua epressione, messo all’angolo da una visione datata della società, ha come unica missione quella di cercare di difendersi dalla minaccia maggiore alle strutture, a queii militanti ‘storici’ che invece di assumersi la responsabilità di non essere stati in grado di creare una alternativa reale alle commistioni dei giochi politici di palazzo, si scagliano su tutto e tutti quelli che minacciano il loro primato di ‘alternatività’
É una strana commistione fra un metodo Boffo, che se ne frega della realtà delle cose e si concentra su tutto quanto puo sembrare attaccabile di una realtà sociale che non si riassume certamente all’immagine e alle azioni di un paio di personaggi, e una supponenza di chi si crede ‘migliore’ e che ignora le molteplici realtà che compongono un fenomeno, le persone che dedicano tempo e intelligenza per un reale cambiamento delle cose, etichettandole, indistintamente, come massa di pecoroni, decelebrati, e, ciliegina sulla torta, ‘diversamente fascisti’.
Tutto l’articolo meriterebbe una analisi sociologica minuziosa, che ne mettesse in luce le capziosità, le parzialità, le assunzioni motivate solo dalla voglia di colpire, le definizioni possibili grazie all’ignoranza voluta, al rifiuto di conoscere perchè si é sicuri di essere migliori. Una volta eravate compagni, i miei compagni, erano altri tempi, i tempi cambiano, ma voi rimanete gli stessi, responsabili quanto e forse ancora di piu dei ladri e criminali che ci governano del perenne immutare delle cose, perche ad ogni possibilità, ad ogni novità, ad ogni nuova strategia di lotta che non vi vede e vi riconosce un ruolo centrale, una legittimità, opponete la saccenza della vostra ‘purezza’ e ‘giustezza’ della visione del mondo. Ma la lotta di classe non é più quella che era una volta, la società è cambiata radicalmente dall’avvento di internet, l’opposizione destra e sinistra, da una lotta ideologica per modelli sociali differenti é diventata uno strumento per abbeverare gli stolti e fargli credere che stanno combattendo per cose reali, quando fanno solo il gioco di chi su queste differenze si é costituito ‘casta’.
Ci sono tanti modi per essere ‘diversamente fascisti’, forse molti nel M5S, senza rendersene conto, lo sono, ma almeno non alzano bandiere di antifascismo per giustificare la propria sopravvivenza e il continuare con modelli di lotta che sono diventati propedeutici ai rappoorti di potere. I veri fascisti sono quelli che non volgiono scendere dal proprio piedistallo di ‘sinistra’ (forse un giorno potevate rivendicare una tale appartenenza , adesso siete solo degli egoisti narcisisti anacronistici) e coì facendo aiutano il ‘potere’ quello che Foucault individua come impresso nei corpi delle persone, a riprodursi, a continuare la sua opera di annichlimento delle forze che gil si oppongono. Vi siete trasformati, a vostra insaputa nei migliori amici del potere, e lo dimostrate ad ogni occasione. Voi siete i nuovi fascisti, altro che compagni.
“Di tutte le visioni personalistiche del moVimento […] questa é una delle più articolate e ben scritte.”
🙂 Grazie, ma abbiamo realizzato di meglio, ovvero (a seconda dei gusti) di peggio… per esempio: QUI e QUI.
Ho sempre apprezzato le difese appassionate di un Ideale. Questa è sicuramente una tra le più vibranti e persino pacata, pur nella fermezza di una fremente indignazione.
Epperò, dal basso del mio piedistallo, continuo a non trovare le risposte ad una serie di dubbi che, in tutta “saccenza”, sarà pur legittimo sollevare… Riepilogo in sintesi:
1) La natura proprietaria del MoVimento
2) Il diritto esclusivo di veto da parte di Beppe Grillo, nonché il suo ruolo di ‘Garante’ e censore, senza uno straccio di regola statutaria (e votata!) che ne certifichi la funzione e sancisca i “poteri”.
3) Il ruolo di Gianroberto Casaleggio
4) L’assenza di un coordinamento su scala nazionale
5) Una ‘regola’ condivisa che disciplini le adesioni e soprattutto le espulsioni, che attualmente sono rimesse ad un puro atto di arbitrio del ‘Capo’.
Potrei continuare, ma è meglio non pretendere troppo. Sarà interessante sapere quando il M5S reciderà il cordone ombelicale, rivoltandosi simbolicamente al ‘padre’, ed inizierà a muoversi in proprio, stilando una vera piattaforma di valori e spiegandoci come pensa di metterla in pratica…
E se anche tu, mio giovane Skywalker, non hai niente di meglio che linkare a propria identificazione il blog personale di Beppe Grillo, direi che siamo ancora ai Primi Passi Chicco.
Ma forse l’impianto della giaculatoria difensiva costituisce più che altro la proiezione psicologica di un fallimento ideologico, da parte di chi ha smarrito un Ideale preferendo la personalizzazione di una protesta: “Beppe”.
«Tutto l’articolo meriterebbe una analisi sociologica minuziosa, che ne mettesse in luce le capziosità, le parzialità, le assunzioni motivate solo dalla voglia di colpire, le definizioni possibili grazie all’ignoranza voluta, al rifiuto di conoscere perchè si é sicuri di essere migliori»
Il problema di fondo è che ho la ventura di conoscere personalmente molti aderenti al M5S: più petulanti di un testimone di Geova, mi aggiornano costantemente su ogni loro attività, nel vano tentativo di “convertirmi” (parole loro!).
Ho anche avuto modo di apprezzare le loro riunioni… Sinceramente, mi sembrano degli invasati posseduti: “Li cacciamo via tutti a calci in culo! Siamo come gli antichi carbonari… intanto liberiamo la città poi pensiamo a come si governa”… “Beppe dice che… Beppe ha scritto che… Beppe ha promesso che…”
Alla domanda, come li scegliete i candidati per le prossime elezioni: “Boh?!? Ci facciamo mandare i curricula [naturalmente declinato al singolare] poi vediamo un attimo, magari chiediamo a Beppe”
I requisiti selettivi?
“Devono essere incensurati, eppoi c’è il Non-Statuto”
Che esattamente dice?
“Eh adesso non mi ricordo!” Infatti non dice nulla.
Ho avuto la ventura di assistere estasiato ad una discussione tra tre militanti (posso chiamarli così?):
1) Uno diceva che lo Stato dovrebbe pagare le spese funebri e garantire per una tomba a tutti i suoi cittadini (!) perché sarebbe alla base dei diritti di cittadinanza: se garantisce la nascita, dovrebbe preoccuparsi anche della morte.
2) L’altro mi ha fatto il panegirico dei Chicago Boys e di Milton Friedman, dicendo che tutti dovrebbero avere l’assicurazione sanitaria (a lui infatti gliela paga la banca!) e chi non può permettersela dovrebbe crepare perché vuol dire che è inutile perché non lavora abbastanza.
3) L’ultimo sosteneva che l’Italia dovrebbe vendere tutti i suoi monumenti agli americani e non pagare il debito. Con i soldi risparmiati si fronteggerebbe l’uscita dall’euro col ritorno alla lira.
Tu chiamala democrazia partecipativa se vuoi… Io lo chiamo delirio.
«l’opposizione destra e sinistra, da una lotta ideologica per modelli sociali differenti é diventata uno strumento per abbeverare gli stolti e fargli credere che stanno combattendo per cose reali, quando fanno solo il gioco di chi su queste differenze si é costituito ‘casta’.»
Chiamali Optimates e Populares, Whigs e Tories, Bubi e Sbirulino, o come più ti aggrata. Tuttavia, in senso latu, una “destra” ed una “sinistra”, con tutte le loro divergenze e contraddizioni, sono sempre esistite e sempre esisteranno, ciascuna portatrice di precise istanze, valori, e soprattutto visioni del mondo differenti. Questo avviene perché esistono diversi approcci ad un singolo problema. E le soluzioni e proposte cambiano a seconda dell’orientamento.
Faccio un esempio, semplificando al massimo…
– PROBLEMA: Una ragazza-madre, senza lavoro e senza casa, non sa come mantenere il suo bambino.
– SOLUZIONI:
1) “Destra”liberale: Poteva pensarci prima di farsi mettere incinta! E comunque è un problema suo, non vedo perché dovremmo sprecare i soldi dei contribuenti per mantenere gente che non lavora e che non ha un minimo di responsabilità. Se proprio non riesce a mantenere il bambino, lo può sempre dare in adozione.
2) “Sinistra”in tutte le sue varianti: Lo Stato deve garantire condizioni di vita dignitose per chiunque. È un nostro preciso obbligo sociale, fare in modo che a questa ragazza vengano forniti un ricovero ed i mezzi di sussistenza per lei ed il suo bambino.
3) “Fascista” sociale: Ce l’hai la cittadinanza italiana? Fammi vedere la Carta d’Identità! E comunque, se sei negra o extracomunitaria, potete crepare tutte e due che è pure meglio. In alternativa, vanno espulsi e aiutati a casa loro.
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…
Sarà invece bene precisare, ancora una volta, che io rispondo solo di quello che faccio. In quanto individuo pensante, rendo conto unicamente delle mie azioni (giuste o sbagliate che siano).
Quel continuo ricorso al “Voi..! Voi..! Voi..!”, a sottolineare all’appartenenza a chissà quale gruppo, per eventuali chiamate in correità, è per l’appunto intrinseco a quell’impianto manicheo denunciato nell’articolo e denota il primitivismo politico, di chi proprio non riesce a metabolizzare il concetto basilare di “responsabilità individuale” e infatti blatera di “processi politici”, irretito dal fascino giacobino della ghigliottina, dove tutte le differenze si elidono e tutti sono ‘colpevoli’ in quanto “casta”.
Nella mia “datata visione”, continuo a pensare che un Silvio Berlusconi (che per me resta un unicum inarrivabile) non sia equiparabile ad un Dario Franceschini; che un Marcello Dell’Utri non possa essere lontanamente accostato ad un Carmelo Briguglio…
Questo perché le dimensioni contano..! Ed il motto non vale solo per Godzilla e per le cazzate che Beppe va sparando in giro.
Evidentemente, non sono abbastanza “moderno” e, come mi è stato fatto notare: quando l’acqua è sporca si butta via tutto. Il raffinato aforisma è frutto delle profonde riflessioni di uno dei coordinatori che anima i meet-up nella città in cui vivo, perché “voi di sinistra state sempre lì ad analizzare e sottilizzare, mentre noi siamo rivoluzionari!”
La società sarà pure cambiata radicalmente, ma dice il saggio: un coglione è per sempre.
Ciao Sendi…come cazzo ti chiami (dico anche io le parolacce come Grillo, me le concederai qualche volta, senza offesa ovviamente;-)), ci siamo incontrati su altri post, spero ti ricordi di me….:-).
O sei un “Guru” come Grillo, oppure non so come definirti,raramente nella mia vita ho trovato qualcuno così allineato con le mie idee. Due sono le opzioni:
– Sei un emissario di Scientology, ti hanno mandato per convinvermi ad unirmi a loro, hai poteri divini cche ti sono stati conferiti da CL e Opus Dei.
– Sei uno dei pochi in italia che la pensa come me, sono contento non sono solo, però cazzo due siamo pochi.
Ho cercato volontariamente un tuo post su Grillo, è stato bello trovare “un coglione come me”, come dici tu “un coglione è per sempre”, anche se ho scoperto di essere coglione a 30 anni (meglio tardi che mai).
Comunque o sei un genio oppure sei un fascio-grillino mascherato da sinistrato democratico.
Sai….il mio nick…”il Ribelle” è perchè non mi sento un rivoluzionario armato in cerca di rivoluzioni, ma sono uno che si ribella a quello che giudica, dal mio punto di vista ovviamente, ingiusto…..tipo quando vedo fascisti con croci celtiche sul braccio che parcheggiano SUV sui posti per disabili, che dichiarano 0 Euro l’anno e poi vanno sparando a zero contro la casta e lo stato…..
questo tuo post è da antologia.
Pensa che fra poco potrò andare a votare anche io, e sono davvero sconcertata: mica posso iniziare i miei anni da elettrice con questa gente qua! Non voterei nemmeno il mignolo dei futuri candidati!
A proposito, ormai famosa la chicca “vintage” di Grillo che, nel 2000 quando non aveva ancora il blog, spaccava il computer….
@ Lady Lindy
..Ma all’epoca il giovane virgulto della nuova politica aveva soltanto 52 anni… Sempre al passo coi tempi, era convinto che per fabbricare un computer servissero 15 tonnellate di materiali; ed era talmente impedito nell’uso che, parole sue, ne sfasciava uno ogni 6 mesi. Per questo ha poi affidato tutto a Casaleggio.
Col tempo si è ‘evoluto’: dalla pallina per fare il bucato, al cellulare per cuocere le uova, fino alla nuova frontiera del risparmio energetico in nome dell’Ecologia, quando nel 2007 divenne il paladino dei biocarburanti.. solo 4.000 litri d’acqua per la creazione di un litro di biodiesel!
In merito alle prossime elezioni, personalmente, non ho mai dato troppo peso alle formalità elettorali: di solito passo il giro alla prossima tornata.
Certo, a livello politico, la situazione di chi andrà a votare per la prima volta il prossimo anno è drammatica: un’intera generazione nata e cresciuta sotto i governi Berlusconi (praticamente una dittatura!); la stessa non-opposizione per vent’anni con la stessa non-strategia fallimentare degli ultimi 40 anni (l’avvicinamento al centro); gli stessi comprimari di terz’ordine, e ormai invecchiati, che recitano sempre la stessa parte senza più convinzione.
Eppoi certo! C’è la grande novità… il Nuovo che avanza: un ex comico di 64 anni che inveisce contro i “vecchi”!
Lui è diversamente giovane.
Ah, tanto per dirtelo io abito a Parma quindi se vuoi sapere qualcosa in merito a questa gloriosa citta` in cui sono subito cresciuti i fiori e bianchi e neri vanno mano per la mano cantando inni di pace nelle vie (questo e` cio` che e` accaduto secondo i grillini quando e` stato eletto Pizzarotti, uno che nessun parmigiano conosceva prima, magari perche` lavorava a Reggio Emilia….).
Ti posso dire che ho visto una seduta del Consiglio Comunale con risposte di alcuni assessori che erano degne del miglior immobilismo da DC. Robe tipo:
Sinistroide:”Quel ponte orribile che abbiamo, costruito con un sacco di milioni, brutto come la fame e chiuso da molto tempo sara` mai aperto signor assessore?”
Assessore grillino:”Posso dirle che quello e` un ponte orribile, costruito con un sacco di milioni, ho anche visto i progetti ed e` brutto come la fame e si` e` chiuso da molto tempo”.
Sinistroide:”Ringrazio per la risposta dell`assessore ma non ho capito che voglia fare il Comune in merito”.
Giuro, qui ho scritto alla spicciola ma era la seconda seduta del consiglio comunale ed era il consigliere del PD Dall’Olio se non erro che si rivolgeva all`Assessore all’Urbanistica sul ponte nord. (basta cercare i verbali o il video)
Comunque per le elezioni suggerisco gia` un parametro preliminare per la scelta di chi votare:NON VOTATE PARTITI CON IL COGNOME DI UN TIZIO STAMPATI SUL SIMBOLO. Sta fissa che ha introdotto berlusconi di votare un leader e non un’idea politica ha stancato…..(e i grillini rientrano nel leaderismo da seconda repubblica, elimini casaleggio e grillo e il movimento va a farsi friggere).
Ho trovato molto curioso il fatto che i pasdaran del M5S, quelli fissati con le telecamerine ed i filmini delle sedute consiliari, convinti di chissà quali misfatti si consumino nel segreto di quelle aule sorde e buie, non abbiano mai sponsorizzato sul blog del Profeta i fantastici atti della Giunta Pizzarotti, pubblicizzando col massimo rilievo le riprese delle sedute consiliari.
Ma sarai ancor più curioso di leggere a fine anno il bilancio consolidato del Comune, ammesso che gli amministratori stellati siano in grado di stilarlo, coi capitolati di spesa ed i provvedimenti per il rientro del debito comunale… Vedremo quant’è trasparente la democrazia 2.0…
come sostenitore del MCS ho apprezzato le critiche che reputo in alcuni passaggi anche molto sensate ma non posso fare a meno di notare che anche dopo questa analisi, come ex abitante di una regione storicamente rossa e come reduce della prima repubblica pentapartitica prima e berlusconiana poi, non vedo alternative ragionevoli in sede elettorale.
Caro Fra,
In tutta sincerità ti dirò…
Mi auguro davvero che il M5S alle prossime elezioni possa avere un buon risultato elettorale, tale da assicurargli una degna rappresentanza in Parlamento. E non, come fanno in troppi, perché malignamente spero che possano “esplodere tutte le contraddizioni insite nel MoVimento”… E sai che soddisfazione potrebbe mai venirmene!
Confido invece che l’assunzione di responsabilità dirette, insieme alla possibilità di “sporcarsi” le mani con certa politica istituzionale, possa essere il principio di una ‘scrematura’ rispetto a tanta zavorra, che il M5S pure si porta al suo interno, e che possa operare come una sorta di selezione tale da premiare le intelligenze migliori e gli spiriti liberi che certo non vi mancano.
Questo perché il MoVimento ha comunque una serie di elementi dirompenti dei quali c’è sicuramente bisogno. Eppoi perché io non butterei mai via il “bambino con l’acqua sporca”..:)
Né sono così “fazioso” da non saper cogliere alcune potenzialità propositive e valoriali insite nel MoVImento, che immagino come una struttura in fieri…
Questo perché, come giustamente fai notare, nemmeno io “vedo alternative ragionevoli in sede elettorale” e meno che mai nell’esangue Partitone bersaniano.
Tuttavia, non amando le personalizzazioni politiche, le spettacolarizzazioni, il leaderismo esasperato (che per me è sinonimo di ducismo), e credendo che a livello istituzionale la forma sia parte della sostanza, mantengo un certo scetticismo critico.
Pertanto, attendo con curiosità che il M5S diventi maggiorenne, acquisendo una sua identità ben definita.
Se il tempo e l’esperienza sul campo saprà smentire gli omologhi storici al quale (magari sbagliando) è associabile il MoVimento (Poujadismo, Fronte dell’Uomo Qualunque, tramite la parodia delle sfortunatissimo Coluche)… Se la protesta lascerà il campo alla proposta…
Allora, lunga vita al M5S!!
Diversamente, se così non fosse, che scompaia in fretta che di Lega ce n’è bastata una!
Che bello, finalmente ho trovato qualcosa su cui ho una visione diversa dalla tua.
Sono convineto che in democrazia sia importante esprimersi (è l’unico modo che abbiamo di esercitare il potere non ne vedo altre).
Capisco le critiche al Bersanone nazionale, però come dicevo occorre sempre scegliere qualcuno.
Altrimenti accade che a votare ci vanno e fasscio-berlusconiani che ci hanno devastato per 20 anni. A meno che pensi che un Berlusconi valga un Prodi, oppure un Grillo valga un Bersani fai tu.
Per me le differenze ci sono eccome se pur non rappresenta “il mio ideale” esistono anche i compromessi. Perchè se non andassi a votare, non mi sarei espresso delegando ad altri la scelta, (anche se votano 10 persone in tutta Italia, il perlamento si riempie uguale allo stesso modo), e non ci dimentichiamo: Il fascista col SUV a votare ci va, e stai tranquillo che non ha votato Prodi, ne voterà Bersani.
😀 Non ho venature mistiche, né poteri divini… E sono allergico alle personalizzazioni… in proposito, la scelta del nick (quasi impronunciabile) è funzionale a ricordare le idee piuttosto che l’autore.
Ad ogni modo, ti posso rassicurare: non siamo poi così pochi.
A proposito del Guru stellato, se ne era già parlato anche QUI e QUI.
In merito invece al cosiddetto “diritto-dovere del voto”… entriamo in un discorso complesso, che sarebbe ingeneroso liquidare con poche battute. Quindi forse avremo occasione di riparlarne…
Posso dirti che, come tutti i “diritti” ho la libertà di non esercitarlo.
In quanto “dovere” nessuno può obbligarmi a partecipare.
Il voto, in senso lato, inteso come delega in bianco e mandato esclusivo, non esercita in me alcun fascino.
Ovviamente, distinguo bene e con severità le singole candidature. In genere, non pratico l’astensione per principio, ma la esercito come riserva critica dopo aver passato a setaccio i singoli candidati. E, ogni volta che ho in coscienza rinunciato ad esercitare tale diritto, ho sempre trovato ottime ragioni per negare il mio voto. Non perché penso che questo possa determinare chissà cosa (figuriamoci!), ma per una semplice questione di principio: col mio voto non voglio essere complice delle azioni di certi figuri della politica (“non in mio nome!”). Debbo dire che la maggior parte delle candidature passate per il mio collegio elettorali sono sempre state di infimo livello, tanto che in simili circostanze si può quasi parlare di non-voto come forma di legittima difesa.
D’accordissimo con te, non è un dovere, è un diritto. Capisco anche la questione “io non li ho votati quindi non ne sono responsabile” però non credi forse che sia un pò sottrarsi alle responsabilità del cittadino? Sei d’accordo che non andare a votare equivale a dire “sono tutti uguali per cui scegli tu per me” che può voler dire, sono tutti ottimi politci oppure sono tutti dei delinquneti esattamente alla stessa maniera. Che ne pensi?
Ti faccio poi una provocazione: Pensa nella Germania come Hitler è arrivato al potere: ha preso il 30% dei voti e ci è riuscito perchè gli oppositori non andarono a votare per vari motivi che tu conosci molto bene. Forse a volte andare a votare “il meno peggio” avrebbe forse evitato ad Hitler di andare al potere. Ma avrebbe evitato sicuramente ad un delinquente di essere al potere per vent’anni.
🙂 Accetto sempre le ‘provocazioni’ intelligenti…
Cercherò dunque, nei limiti del possibile, di essere esauriente attraverso la sintesi.
Primo Quesito:
Ci sono molti modi di esercitare il proprio ruolo di cittadino consapevole, compartecipando alle responsabilità della cosa pubblica.
Il voto, che presuppone una delega in bianco, col conferimento di un mandato potenzialmente illimitato, ne è soltanto una forma. E non certo tra le più sofisticate o intelligenti.
Oggi, a pensarci bene l’esercizio diretto nelle democrazie elettorali si esaurisce nei 5 minuti scarsi che intercorrono tra il segnare una X su un simbolo colorato ed imbucare una scheda all’interno di un’urna. Si attende trepidante il responso elettorale, come fosse il risultato di una partita di campionato, e lì finisce nel tripudio della vittoria della “squadra del cuore”.
A spoglio ultimato, la partecipazione democratica del cittadino rimane sospesa in ibernazione, fino alla prossima tornata elettorale.
La democrazia è partecipazione e coinvolgimento. Se non posso scegliere i miei ‘rappresentanti’, se non posso partecipare alla formulazione dei programmi, se non vengo interpellato su nulla, se non ho alcun potere di controllo, di veto, di verifica, di proposta, sul loro operato che resta insindacabile, se promesse e impegni vengono costantemente disattesi… Non vedo quale valore possa io dare al mio voto e quale effettivo coinvolgimento democratico questo presupponga.
Mi obietterai che bisogna scegliere “il meno peggio”. Solitamente è ciò che faccio. Non pretendo partiti, candidati e programmi, confezionati a mio gusto personale, ma un minimo di coerenza, idee chiare, e punti fermi sì.
Senza scendere nei dettagli, negli ultimi 10 anni, tanto per fare un esempio, nel mio collegio elettorale quasi tutti i candidati presentati dal centrosinistra sono sistematicamente transitati nel PdL (Forza Italia) o nell’UdC. Spesso a nemmeno un mese dalle elezioni. In pratica, è come se gli elettori di centrosinistra del mio collegio in tutti questi anni avessero sempre votato per Berlusconi o Casini!
Si potrebbe dire che il loro voto sia stato molto più pernicioso di una eventuale astensione critica.
Quando decido di esercitare il mio “non-voto”, lo faccio sempre in maniera ‘consapevole’ e ‘responsabile’… Il voto è una forma di fiducia e presuppone un rispetto reciproco, tra elettore ed eletto. Personalmente, prima di votare, passo a setaccio biografie, atti e battaglie dei candidati. Se mi convincono, bene! Altrimenti, tanti saluti.
Reputo “utili” i miei voti espressi in passato? Sono soddisfatto dell’operato di coloro ai quali ho delegato la mia rappresentanza? Assolutamente NO.
Certamente, NON sono tutti uguali, ma questi signori QUI dovrebbero cominciare loro per primi a fare una scelta nella vita…
Secondo Quesito:
La Repubblica di Weimar… una mia passione (perversione) storica.
Perché Hitler divenne cancelliere? Perché i socialdemocratici tedeschi (SPD), quando divennero partito di maggioranza, esprimendo sia il Cancelliere che il Presidente del Reich, lasciarono sostanzialmente intatta l’intera struttura reazionaria e visceralmente anti-democratica che contraddistingueva l’ossatura statale della Germania guglielmina, che MAI fu fedele alla Repubblica e sempre agì per la sua distruzione.
Inoltre, i socialdemocratici della SPD, come forza di governo, congelarono la propria azione riformista per conquistare l’appoggio delle “forze moderate”.
Furono iper-tolleranti con l’estrema destra ultra-nazionalista. E concentrarono tutti i loro sforzi per reprimere le rivolte popolari e spazzare via (fisicamente) la cosiddetta sinistra radicale. E per farlo si avvalsero delle milizie paramilitari dell’ultradestra (Freikorps e Sthalhelm), che poi confluirono in massa nella SA e nelle SS di Hitler.
Nel momento di maggior crisi del Reich, la SPD si schierò compatta votando alla presidenza della repubblica l’ultraottantenne feldmaresciallo Hindenburg: fanatico nostalgico monarchico, guerrafondaio convinto e tra i massimi responsabili della prima guerra mondiale; ultra-reazionario e fervente anti-democratico, che spalancò le porte al nazismo complottando senza ritegno col cancelliere Franz von Papen.
E’ la stessa SPD che aveva immolato la Sinistra ‘radicale’ in un gigantesco bagno di sangue, in nome delle convergenze al centro. E per questo si conquistò l’odio dei comunisti (che non fu mai compensato dall’appoggio dei benpensanti) e la diffidenza di tutte le forze della sinistra libertaria, che spaccarono sul nascere ogni ipotesi di “fronte popolare” e di unità contro il nazifascismo. Peggio ancora la SPD appoggiò le politiche ultra-rigoriste e ‘liberiste’ del governo Bruning, alienandosi gran parte del suo elettorato di riferimento che cominciò a guardare con simpatia e speranza ai “socialisti nazionali” di Hitler.
Nel momento di maggiore crisi, tra il 1931 ed il 1933, la SPD si trovò completamente isolata. Pur avendo un vero e proprio esercito di partito, la Reichbanner, rinunciò a contrastare ogni azione e violenza delle SA. Oppure come il socialdemocratico Carl Severing, governatore generale della Prussia e capo della polizia berlinese, che viene rimosso arbitrariamente in violazione della Costituzione, e se ne va via senza battere ciglio, salvo “protestare vivamente”.
E quando si scatenò la caccia dei nazisti, i cosiddetti “moderati” non mossero un dito e anzi corsero subito ad accordarsi con i nuovi padroni con la svastica (che almeno li lasciarono alla porta).
Hitler vinse perché la “sinistra responsabile e riformista” rinunciò sostanzialmente a combattere ancor prima della battaglia, convinta che le regole e le istituzioni democratiche si potessero salvaguardare unicamente, col rispetto formale delle formule parlamentari e della “parola d’onore” dei suoi peggiori nemici. E continuò a crederci, anche quando la Costituzione e le leggi venivano palesemente violate con l’avvallo dei massimi rappresentanti dello Stato. Quei ‘moderati’ che la stessa SPD aveva contribuito ad insediare, col voto di milioni di elettori che avevano creduto “al meno peggio”.
Non il voto avrebbe fermato Hitler, ma la difesa ad oltranza, anche fisica, della Costituzione con una mobilitazione generale che invece non ci fu o fu sempre frenata, disarmata, compressa, quando non repressa, dalla stessa dirigenza socialdemocratica.
Hitler trionfò innanzitutto per l’insipienza politica dei suoi avversari e soprattutto perché in quel dato momento storico rappresentava appieno l’anima più nera e maggioritaria dei tedeschi, che non furono vittime ma complici convinti del nazismo.
21 agosto 2012 a 12:19
Del fascimo e dei suoi tanti risvolti
Di tutte le visioni personalistiche del moVimento, la maggior parte informate dalla completa ignoranza del suo funzionamento di base, o da un astio motivato dal non poter usare la sua notorietà per autopromuoversi personalmente, questa é una delle più articolate e ben scritte. Non é difficile capire da che ambiente prende corpo, si tratta di quell’antagonismo di sinistra frustato dalla propria impotenza, che é riuscito ad ottenere risultati solo quando si é dedicato a ‘problemi concreti’ sviluppando lotte mirate e riuscendo a coagulare intorno a temi specifici l’azione delle persone. Superato dalla storia, in ogni sua epressione, messo all’angolo da una visione datata della società, ha come unica missione quella di cercare di difendersi dalla minaccia maggiore alle strutture, a queii militanti ‘storici’ che invece di assumersi la responsabilità di non essere stati in grado di creare una alternativa reale alle commistioni dei giochi politici di palazzo, si scagliano su tutto e tutti quelli che minacciano il loro primato di ‘alternatività’
É una strana commistione fra un metodo Boffo, che se ne frega della realtà delle cose e si concentra su tutto quanto puo sembrare attaccabile di una realtà sociale che non si riassume certamente all’immagine e alle azioni di un paio di personaggi, e una supponenza di chi si crede ‘migliore’ e che ignora le molteplici realtà che compongono un fenomeno, le persone che dedicano tempo e intelligenza per un reale cambiamento delle cose, etichettandole, indistintamente, come massa di pecoroni, decelebrati, e, ciliegina sulla torta, ‘diversamente fascisti’.
Tutto l’articolo meriterebbe una analisi sociologica minuziosa, che ne mettesse in luce le capziosità, le parzialità, le assunzioni motivate solo dalla voglia di colpire, le definizioni possibili grazie all’ignoranza voluta, al rifiuto di conoscere perchè si é sicuri di essere migliori. Una volta eravate compagni, i miei compagni, erano altri tempi, i tempi cambiano, ma voi rimanete gli stessi, responsabili quanto e forse ancora di piu dei ladri e criminali che ci governano del perenne immutare delle cose, perche ad ogni possibilità, ad ogni novità, ad ogni nuova strategia di lotta che non vi vede e vi riconosce un ruolo centrale, una legittimità, opponete la saccenza della vostra ‘purezza’ e ‘giustezza’ della visione del mondo. Ma la lotta di classe non é più quella che era una volta, la società è cambiata radicalmente dall’avvento di internet, l’opposizione destra e sinistra, da una lotta ideologica per modelli sociali differenti é diventata uno strumento per abbeverare gli stolti e fargli credere che stanno combattendo per cose reali, quando fanno solo il gioco di chi su queste differenze si é costituito ‘casta’.
Ci sono tanti modi per essere ‘diversamente fascisti’, forse molti nel M5S, senza rendersene conto, lo sono, ma almeno non alzano bandiere di antifascismo per giustificare la propria sopravvivenza e il continuare con modelli di lotta che sono diventati propedeutici ai rappoorti di potere. I veri fascisti sono quelli che non volgiono scendere dal proprio piedistallo di ‘sinistra’ (forse un giorno potevate rivendicare una tale appartenenza , adesso siete solo degli egoisti narcisisti anacronistici) e coì facendo aiutano il ‘potere’ quello che Foucault individua come impresso nei corpi delle persone, a riprodursi, a continuare la sua opera di annichlimento delle forze che gil si oppongono. Vi siete trasformati, a vostra insaputa nei migliori amici del potere, e lo dimostrate ad ogni occasione. Voi siete i nuovi fascisti, altro che compagni.
21 agosto 2012 a 23:07
@ Antifascista in MoVimento
“Di tutte le visioni personalistiche del moVimento […] questa é una delle più articolate e ben scritte.”
🙂 Grazie, ma abbiamo realizzato di meglio, ovvero (a seconda dei gusti) di peggio… per esempio: QUI e QUI.
Ho sempre apprezzato le difese appassionate di un Ideale. Questa è sicuramente una tra le più vibranti e persino pacata, pur nella fermezza di una fremente indignazione.
Epperò, dal basso del mio piedistallo, continuo a non trovare le risposte ad una serie di dubbi che, in tutta “saccenza”, sarà pur legittimo sollevare… Riepilogo in sintesi:
1) La natura proprietaria del MoVimento
2) Il diritto esclusivo di veto da parte di Beppe Grillo, nonché il suo ruolo di ‘Garante’ e censore, senza uno straccio di regola statutaria (e votata!) che ne certifichi la funzione e sancisca i “poteri”.
3) Il ruolo di Gianroberto Casaleggio
4) L’assenza di un coordinamento su scala nazionale
5) Una ‘regola’ condivisa che disciplini le adesioni e soprattutto le espulsioni, che attualmente sono rimesse ad un puro atto di arbitrio del ‘Capo’.
Potrei continuare, ma è meglio non pretendere troppo. Sarà interessante sapere quando il M5S reciderà il cordone ombelicale, rivoltandosi simbolicamente al ‘padre’, ed inizierà a muoversi in proprio, stilando una vera piattaforma di valori e spiegandoci come pensa di metterla in pratica…
E se anche tu, mio giovane Skywalker, non hai niente di meglio che linkare a propria identificazione il blog personale di Beppe Grillo, direi che siamo ancora ai Primi Passi Chicco.
Ma forse l’impianto della giaculatoria difensiva costituisce più che altro la proiezione psicologica di un fallimento ideologico, da parte di chi ha smarrito un Ideale preferendo la personalizzazione di una protesta: “Beppe”.
«Tutto l’articolo meriterebbe una analisi sociologica minuziosa, che ne mettesse in luce le capziosità, le parzialità, le assunzioni motivate solo dalla voglia di colpire, le definizioni possibili grazie all’ignoranza voluta, al rifiuto di conoscere perchè si é sicuri di essere migliori»
Il problema di fondo è che ho la ventura di conoscere personalmente molti aderenti al M5S: più petulanti di un testimone di Geova, mi aggiornano costantemente su ogni loro attività, nel vano tentativo di “convertirmi” (parole loro!).
Ho anche avuto modo di apprezzare le loro riunioni… Sinceramente, mi sembrano degli invasati posseduti: “Li cacciamo via tutti a calci in culo! Siamo come gli antichi carbonari… intanto liberiamo la città poi pensiamo a come si governa”… “Beppe dice che… Beppe ha scritto che… Beppe ha promesso che…”
Alla domanda, come li scegliete i candidati per le prossime elezioni: “Boh?!? Ci facciamo mandare i curricula [naturalmente declinato al singolare] poi vediamo un attimo, magari chiediamo a Beppe”
I requisiti selettivi?
“Devono essere incensurati, eppoi c’è il Non-Statuto”
Che esattamente dice?
“Eh adesso non mi ricordo!” Infatti non dice nulla.
Ho avuto la ventura di assistere estasiato ad una discussione tra tre militanti (posso chiamarli così?):
1) Uno diceva che lo Stato dovrebbe pagare le spese funebri e garantire per una tomba a tutti i suoi cittadini (!) perché sarebbe alla base dei diritti di cittadinanza: se garantisce la nascita, dovrebbe preoccuparsi anche della morte.
2) L’altro mi ha fatto il panegirico dei Chicago Boys e di Milton Friedman, dicendo che tutti dovrebbero avere l’assicurazione sanitaria (a lui infatti gliela paga la banca!) e chi non può permettersela dovrebbe crepare perché vuol dire che è inutile perché non lavora abbastanza.
3) L’ultimo sosteneva che l’Italia dovrebbe vendere tutti i suoi monumenti agli americani e non pagare il debito. Con i soldi risparmiati si fronteggerebbe l’uscita dall’euro col ritorno alla lira.
Tu chiamala democrazia partecipativa se vuoi… Io lo chiamo delirio.
«l’opposizione destra e sinistra, da una lotta ideologica per modelli sociali differenti é diventata uno strumento per abbeverare gli stolti e fargli credere che stanno combattendo per cose reali, quando fanno solo il gioco di chi su queste differenze si é costituito ‘casta’.»
Chiamali Optimates e Populares, Whigs e Tories, Bubi e Sbirulino, o come più ti aggrata. Tuttavia, in senso latu, una “destra” ed una “sinistra”, con tutte le loro divergenze e contraddizioni, sono sempre esistite e sempre esisteranno, ciascuna portatrice di precise istanze, valori, e soprattutto visioni del mondo differenti. Questo avviene perché esistono diversi approcci ad un singolo problema. E le soluzioni e proposte cambiano a seconda dell’orientamento.
Faccio un esempio, semplificando al massimo…
– PROBLEMA:
Una ragazza-madre, senza lavoro e senza casa, non sa come mantenere il suo bambino.
– SOLUZIONI:
1) “Destra” liberale: Poteva pensarci prima di farsi mettere incinta! E comunque è un problema suo, non vedo perché dovremmo sprecare i soldi dei contribuenti per mantenere gente che non lavora e che non ha un minimo di responsabilità. Se proprio non riesce a mantenere il bambino, lo può sempre dare in adozione.
2) “Sinistra” in tutte le sue varianti: Lo Stato deve garantire condizioni di vita dignitose per chiunque. È un nostro preciso obbligo sociale, fare in modo che a questa ragazza vengano forniti un ricovero ed i mezzi di sussistenza per lei ed il suo bambino.
3) “Fascista” sociale: Ce l’hai la cittadinanza italiana? Fammi vedere la Carta d’Identità! E comunque, se sei negra o extracomunitaria, potete crepare tutte e due che è pure meglio. In alternativa, vanno espulsi e aiutati a casa loro.
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…
Sarà invece bene precisare, ancora una volta, che io rispondo solo di quello che faccio. In quanto individuo pensante, rendo conto unicamente delle mie azioni (giuste o sbagliate che siano).
Quel continuo ricorso al “Voi..! Voi..! Voi..!”, a sottolineare all’appartenenza a chissà quale gruppo, per eventuali chiamate in correità, è per l’appunto intrinseco a quell’impianto manicheo denunciato nell’articolo e denota il primitivismo politico, di chi proprio non riesce a metabolizzare il concetto basilare di “responsabilità individuale” e infatti blatera di “processi politici”, irretito dal fascino giacobino della ghigliottina, dove tutte le differenze si elidono e tutti sono ‘colpevoli’ in quanto “casta”.
Nella mia “datata visione”, continuo a pensare che un Silvio Berlusconi (che per me resta un unicum inarrivabile) non sia equiparabile ad un Dario Franceschini; che un Marcello Dell’Utri non possa essere lontanamente accostato ad un Carmelo Briguglio…
Questo perché le dimensioni contano..! Ed il motto non vale solo per Godzilla e per le cazzate che Beppe va sparando in giro.
Evidentemente, non sono abbastanza “moderno” e, come mi è stato fatto notare: quando l’acqua è sporca si butta via tutto. Il raffinato aforisma è frutto delle profonde riflessioni di uno dei coordinatori che anima i meet-up nella città in cui vivo, perché “voi di sinistra state sempre lì ad analizzare e sottilizzare, mentre noi siamo rivoluzionari!”
La società sarà pure cambiata radicalmente, ma dice il saggio:
un coglione è per sempre.
22 novembre 2012 a 17:47
Ciao Sendi…come cazzo ti chiami (dico anche io le parolacce come Grillo, me le concederai qualche volta, senza offesa ovviamente;-)), ci siamo incontrati su altri post, spero ti ricordi di me….:-).
O sei un “Guru” come Grillo, oppure non so come definirti,raramente nella mia vita ho trovato qualcuno così allineato con le mie idee. Due sono le opzioni:
– Sei un emissario di Scientology, ti hanno mandato per convinvermi ad unirmi a loro, hai poteri divini cche ti sono stati conferiti da CL e Opus Dei.
– Sei uno dei pochi in italia che la pensa come me, sono contento non sono solo, però cazzo due siamo pochi.
Ho cercato volontariamente un tuo post su Grillo, è stato bello trovare “un coglione come me”, come dici tu “un coglione è per sempre”, anche se ho scoperto di essere coglione a 30 anni (meglio tardi che mai).
Comunque o sei un genio oppure sei un fascio-grillino mascherato da sinistrato democratico.
Sai….il mio nick…”il Ribelle” è perchè non mi sento un rivoluzionario armato in cerca di rivoluzioni, ma sono uno che si ribella a quello che giudica, dal mio punto di vista ovviamente, ingiusto…..tipo quando vedo fascisti con croci celtiche sul braccio che parcheggiano SUV sui posti per disabili, che dichiarano 0 Euro l’anno e poi vanno sparando a zero contro la casta e lo stato…..
22 agosto 2012 a 13:00
Concordo su tutto, gran bell’articolo! 🙂
22 agosto 2012 a 14:15
questo tuo post è da antologia.
Pensa che fra poco potrò andare a votare anche io, e sono davvero sconcertata: mica posso iniziare i miei anni da elettrice con questa gente qua! Non voterei nemmeno il mignolo dei futuri candidati!
A proposito, ormai famosa la chicca “vintage” di Grillo che, nel 2000 quando non aveva ancora il blog, spaccava il computer….
22 agosto 2012 a 17:32
@ Riccardog
🙂 GRAZIE!!!
@ Lady Lindy
..Ma all’epoca il giovane virgulto della nuova politica aveva soltanto 52 anni… Sempre al passo coi tempi, era convinto che per fabbricare un computer servissero 15 tonnellate di materiali; ed era talmente impedito nell’uso che, parole sue, ne sfasciava uno ogni 6 mesi. Per questo ha poi affidato tutto a Casaleggio.
Col tempo si è ‘evoluto’: dalla pallina per fare il bucato, al cellulare per cuocere le uova, fino alla nuova frontiera del risparmio energetico in nome dell’Ecologia, quando nel 2007 divenne il paladino dei biocarburanti.. solo 4.000 litri d’acqua per la creazione di un litro di biodiesel!
In merito alle prossime elezioni, personalmente, non ho mai dato troppo peso alle formalità elettorali: di solito passo il giro alla prossima tornata.
Certo, a livello politico, la situazione di chi andrà a votare per la prima volta il prossimo anno è drammatica: un’intera generazione nata e cresciuta sotto i governi Berlusconi (praticamente una dittatura!); la stessa non-opposizione per vent’anni con la stessa non-strategia fallimentare degli ultimi 40 anni (l’avvicinamento al centro); gli stessi comprimari di terz’ordine, e ormai invecchiati, che recitano sempre la stessa parte senza più convinzione.
Eppoi certo! C’è la grande novità… il Nuovo che avanza: un ex comico di 64 anni che inveisce contro i “vecchi”!
Lui è diversamente giovane.
23 agosto 2012 a 12:01
Ah, tanto per dirtelo io abito a Parma quindi se vuoi sapere qualcosa in merito a questa gloriosa citta` in cui sono subito cresciuti i fiori e bianchi e neri vanno mano per la mano cantando inni di pace nelle vie (questo e` cio` che e` accaduto secondo i grillini quando e` stato eletto Pizzarotti, uno che nessun parmigiano conosceva prima, magari perche` lavorava a Reggio Emilia….).
Ti posso dire che ho visto una seduta del Consiglio Comunale con risposte di alcuni assessori che erano degne del miglior immobilismo da DC. Robe tipo:
Sinistroide:”Quel ponte orribile che abbiamo, costruito con un sacco di milioni, brutto come la fame e chiuso da molto tempo sara` mai aperto signor assessore?”
Assessore grillino:”Posso dirle che quello e` un ponte orribile, costruito con un sacco di milioni, ho anche visto i progetti ed e` brutto come la fame e si` e` chiuso da molto tempo”.
Sinistroide:”Ringrazio per la risposta dell`assessore ma non ho capito che voglia fare il Comune in merito”.
Giuro, qui ho scritto alla spicciola ma era la seconda seduta del consiglio comunale ed era il consigliere del PD Dall’Olio se non erro che si rivolgeva all`Assessore all’Urbanistica sul ponte nord. (basta cercare i verbali o il video)
23 agosto 2012 a 12:04
Comunque per le elezioni suggerisco gia` un parametro preliminare per la scelta di chi votare:NON VOTATE PARTITI CON IL COGNOME DI UN TIZIO STAMPATI SUL SIMBOLO. Sta fissa che ha introdotto berlusconi di votare un leader e non un’idea politica ha stancato…..(e i grillini rientrano nel leaderismo da seconda repubblica, elimini casaleggio e grillo e il movimento va a farsi friggere).
23 agosto 2012 a 19:18
Ho trovato molto curioso il fatto che i pasdaran del M5S, quelli fissati con le telecamerine ed i filmini delle sedute consiliari, convinti di chissà quali misfatti si consumino nel segreto di quelle aule sorde e buie, non abbiano mai sponsorizzato sul blog del Profeta i fantastici atti della Giunta Pizzarotti, pubblicizzando col massimo rilievo le riprese delle sedute consiliari.
Ma sarai ancor più curioso di leggere a fine anno il bilancio consolidato del Comune, ammesso che gli amministratori stellati siano in grado di stilarlo, coi capitolati di spesa ed i provvedimenti per il rientro del debito comunale… Vedremo quant’è trasparente la democrazia 2.0…
25 agosto 2012 a 19:00
come sostenitore del MCS ho apprezzato le critiche che reputo in alcuni passaggi anche molto sensate ma non posso fare a meno di notare che anche dopo questa analisi, come ex abitante di una regione storicamente rossa e come reduce della prima repubblica pentapartitica prima e berlusconiana poi, non vedo alternative ragionevoli in sede elettorale.
26 agosto 2012 a 02:02
Caro Fra,
In tutta sincerità ti dirò…
Mi auguro davvero che il M5S alle prossime elezioni possa avere un buon risultato elettorale, tale da assicurargli una degna rappresentanza in Parlamento. E non, come fanno in troppi, perché malignamente spero che possano “esplodere tutte le contraddizioni insite nel MoVimento”… E sai che soddisfazione potrebbe mai venirmene!
Confido invece che l’assunzione di responsabilità dirette, insieme alla possibilità di “sporcarsi” le mani con certa politica istituzionale, possa essere il principio di una ‘scrematura’ rispetto a tanta zavorra, che il M5S pure si porta al suo interno, e che possa operare come una sorta di selezione tale da premiare le intelligenze migliori e gli spiriti liberi che certo non vi mancano.
Questo perché il MoVimento ha comunque una serie di elementi dirompenti dei quali c’è sicuramente bisogno. Eppoi perché io non butterei mai via il “bambino con l’acqua sporca”..:)
Né sono così “fazioso” da non saper cogliere alcune potenzialità propositive e valoriali insite nel MoVImento, che immagino come una struttura in fieri…
Questo perché, come giustamente fai notare, nemmeno io “vedo alternative ragionevoli in sede elettorale” e meno che mai nell’esangue Partitone bersaniano.
Tuttavia, non amando le personalizzazioni politiche, le spettacolarizzazioni, il leaderismo esasperato (che per me è sinonimo di ducismo), e credendo che a livello istituzionale la forma sia parte della sostanza, mantengo un certo scetticismo critico.
Pertanto, attendo con curiosità che il M5S diventi maggiorenne, acquisendo una sua identità ben definita.
Se il tempo e l’esperienza sul campo saprà smentire gli omologhi storici al quale (magari sbagliando) è associabile il MoVimento (Poujadismo, Fronte dell’Uomo Qualunque, tramite la parodia delle sfortunatissimo Coluche)… Se la protesta lascerà il campo alla proposta…
Allora, lunga vita al M5S!!
Diversamente, se così non fosse, che scompaia in fretta che di Lega ce n’è bastata una!
22 novembre 2012 a 18:07
Che bello, finalmente ho trovato qualcosa su cui ho una visione diversa dalla tua.
Sono convineto che in democrazia sia importante esprimersi (è l’unico modo che abbiamo di esercitare il potere non ne vedo altre).
Capisco le critiche al Bersanone nazionale, però come dicevo occorre sempre scegliere qualcuno.
Altrimenti accade che a votare ci vanno e fasscio-berlusconiani che ci hanno devastato per 20 anni. A meno che pensi che un Berlusconi valga un Prodi, oppure un Grillo valga un Bersani fai tu.
Per me le differenze ci sono eccome se pur non rappresenta “il mio ideale” esistono anche i compromessi. Perchè se non andassi a votare, non mi sarei espresso delegando ad altri la scelta, (anche se votano 10 persone in tutta Italia, il perlamento si riempie uguale allo stesso modo), e non ci dimentichiamo: Il fascista col SUV a votare ci va, e stai tranquillo che non ha votato Prodi, ne voterà Bersani.
A domani,
Ciao
Il Ribelle
22 novembre 2012 a 19:57
😀 Non ho venature mistiche, né poteri divini… E sono allergico alle personalizzazioni… in proposito, la scelta del nick (quasi impronunciabile) è funzionale a ricordare le idee piuttosto che l’autore.
Ad ogni modo, ti posso rassicurare: non siamo poi così pochi.
A proposito del Guru stellato, se ne era già parlato anche QUI e QUI.
In merito invece al cosiddetto “diritto-dovere del voto”… entriamo in un discorso complesso, che sarebbe ingeneroso liquidare con poche battute. Quindi forse avremo occasione di riparlarne…
Posso dirti che, come tutti i “diritti” ho la libertà di non esercitarlo.
In quanto “dovere” nessuno può obbligarmi a partecipare.
Il voto, in senso lato, inteso come delega in bianco e mandato esclusivo, non esercita in me alcun fascino.
Ovviamente, distinguo bene e con severità le singole candidature. In genere, non pratico l’astensione per principio, ma la esercito come riserva critica dopo aver passato a setaccio i singoli candidati. E, ogni volta che ho in coscienza rinunciato ad esercitare tale diritto, ho sempre trovato ottime ragioni per negare il mio voto. Non perché penso che questo possa determinare chissà cosa (figuriamoci!), ma per una semplice questione di principio: col mio voto non voglio essere complice delle azioni di certi figuri della politica (“non in mio nome!”). Debbo dire che la maggior parte delle candidature passate per il mio collegio elettorali sono sempre state di infimo livello, tanto che in simili circostanze si può quasi parlare di non-voto come forma di legittima difesa.
23 novembre 2012 a 09:36
D’accordissimo con te, non è un dovere, è un diritto. Capisco anche la questione “io non li ho votati quindi non ne sono responsabile” però non credi forse che sia un pò sottrarsi alle responsabilità del cittadino? Sei d’accordo che non andare a votare equivale a dire “sono tutti uguali per cui scegli tu per me” che può voler dire, sono tutti ottimi politci oppure sono tutti dei delinquneti esattamente alla stessa maniera. Che ne pensi?
23 novembre 2012 a 10:54
Ti faccio poi una provocazione: Pensa nella Germania come Hitler è arrivato al potere: ha preso il 30% dei voti e ci è riuscito perchè gli oppositori non andarono a votare per vari motivi che tu conosci molto bene. Forse a volte andare a votare “il meno peggio” avrebbe forse evitato ad Hitler di andare al potere. Ma avrebbe evitato sicuramente ad un delinquente di essere al potere per vent’anni.
23 novembre 2012 a 20:59
🙂 Accetto sempre le ‘provocazioni’ intelligenti…
Cercherò dunque, nei limiti del possibile, di essere esauriente attraverso la sintesi.
Primo Quesito:
Ci sono molti modi di esercitare il proprio ruolo di cittadino consapevole, compartecipando alle responsabilità della cosa pubblica.
Il voto, che presuppone una delega in bianco, col conferimento di un mandato potenzialmente illimitato, ne è soltanto una forma. E non certo tra le più sofisticate o intelligenti.
Oggi, a pensarci bene l’esercizio diretto nelle democrazie elettorali si esaurisce nei 5 minuti scarsi che intercorrono tra il segnare una X su un simbolo colorato ed imbucare una scheda all’interno di un’urna. Si attende trepidante il responso elettorale, come fosse il risultato di una partita di campionato, e lì finisce nel tripudio della vittoria della “squadra del cuore”.
A spoglio ultimato, la partecipazione democratica del cittadino rimane sospesa in ibernazione, fino alla prossima tornata elettorale.
La democrazia è partecipazione e coinvolgimento. Se non posso scegliere i miei ‘rappresentanti’, se non posso partecipare alla formulazione dei programmi, se non vengo interpellato su nulla, se non ho alcun potere di controllo, di veto, di verifica, di proposta, sul loro operato che resta insindacabile, se promesse e impegni vengono costantemente disattesi… Non vedo quale valore possa io dare al mio voto e quale effettivo coinvolgimento democratico questo presupponga.
Mi obietterai che bisogna scegliere “il meno peggio”. Solitamente è ciò che faccio. Non pretendo partiti, candidati e programmi, confezionati a mio gusto personale, ma un minimo di coerenza, idee chiare, e punti fermi sì.
Senza scendere nei dettagli, negli ultimi 10 anni, tanto per fare un esempio, nel mio collegio elettorale quasi tutti i candidati presentati dal centrosinistra sono sistematicamente transitati nel PdL (Forza Italia) o nell’UdC. Spesso a nemmeno un mese dalle elezioni. In pratica, è come se gli elettori di centrosinistra del mio collegio in tutti questi anni avessero sempre votato per Berlusconi o Casini!
Si potrebbe dire che il loro voto sia stato molto più pernicioso di una eventuale astensione critica.
Quando decido di esercitare il mio “non-voto”, lo faccio sempre in maniera ‘consapevole’ e ‘responsabile’… Il voto è una forma di fiducia e presuppone un rispetto reciproco, tra elettore ed eletto. Personalmente, prima di votare, passo a setaccio biografie, atti e battaglie dei candidati. Se mi convincono, bene! Altrimenti, tanti saluti.
Reputo “utili” i miei voti espressi in passato? Sono soddisfatto dell’operato di coloro ai quali ho delegato la mia rappresentanza? Assolutamente NO.
Certamente, NON sono tutti uguali, ma questi signori QUI dovrebbero cominciare loro per primi a fare una scelta nella vita…
Secondo Quesito:
La Repubblica di Weimar… una mia passione (perversione) storica.
Perché Hitler divenne cancelliere? Perché i socialdemocratici tedeschi (SPD), quando divennero partito di maggioranza, esprimendo sia il Cancelliere che il Presidente del Reich, lasciarono sostanzialmente intatta l’intera struttura reazionaria e visceralmente anti-democratica che contraddistingueva l’ossatura statale della Germania guglielmina, che MAI fu fedele alla Repubblica e sempre agì per la sua distruzione.
Inoltre, i socialdemocratici della SPD, come forza di governo, congelarono la propria azione riformista per conquistare l’appoggio delle “forze moderate”.
Furono iper-tolleranti con l’estrema destra ultra-nazionalista. E concentrarono tutti i loro sforzi per reprimere le rivolte popolari e spazzare via (fisicamente) la cosiddetta sinistra radicale. E per farlo si avvalsero delle milizie paramilitari dell’ultradestra (Freikorps e Sthalhelm), che poi confluirono in massa nella SA e nelle SS di Hitler.
Nel momento di maggior crisi del Reich, la SPD si schierò compatta votando alla presidenza della repubblica l’ultraottantenne feldmaresciallo Hindenburg: fanatico nostalgico monarchico, guerrafondaio convinto e tra i massimi responsabili della prima guerra mondiale; ultra-reazionario e fervente anti-democratico, che spalancò le porte al nazismo complottando senza ritegno col cancelliere Franz von Papen.
E’ la stessa SPD che aveva immolato la Sinistra ‘radicale’ in un gigantesco bagno di sangue, in nome delle convergenze al centro. E per questo si conquistò l’odio dei comunisti (che non fu mai compensato dall’appoggio dei benpensanti) e la diffidenza di tutte le forze della sinistra libertaria, che spaccarono sul nascere ogni ipotesi di “fronte popolare” e di unità contro il nazifascismo. Peggio ancora la SPD appoggiò le politiche ultra-rigoriste e ‘liberiste’ del governo Bruning, alienandosi gran parte del suo elettorato di riferimento che cominciò a guardare con simpatia e speranza ai “socialisti nazionali” di Hitler.
Nel momento di maggiore crisi, tra il 1931 ed il 1933, la SPD si trovò completamente isolata. Pur avendo un vero e proprio esercito di partito, la Reichbanner, rinunciò a contrastare ogni azione e violenza delle SA. Oppure come il socialdemocratico Carl Severing, governatore generale della Prussia e capo della polizia berlinese, che viene rimosso arbitrariamente in violazione della Costituzione, e se ne va via senza battere ciglio, salvo “protestare vivamente”.
E quando si scatenò la caccia dei nazisti, i cosiddetti “moderati” non mossero un dito e anzi corsero subito ad accordarsi con i nuovi padroni con la svastica (che almeno li lasciarono alla porta).
Hitler vinse perché la “sinistra responsabile e riformista” rinunciò sostanzialmente a combattere ancor prima della battaglia, convinta che le regole e le istituzioni democratiche si potessero salvaguardare unicamente, col rispetto formale delle formule parlamentari e della “parola d’onore” dei suoi peggiori nemici. E continuò a crederci, anche quando la Costituzione e le leggi venivano palesemente violate con l’avvallo dei massimi rappresentanti dello Stato. Quei ‘moderati’ che la stessa SPD aveva contribuito ad insediare, col voto di milioni di elettori che avevano creduto “al meno peggio”.
Non il voto avrebbe fermato Hitler, ma la difesa ad oltranza, anche fisica, della Costituzione con una mobilitazione generale che invece non ci fu o fu sempre frenata, disarmata, compressa, quando non repressa, dalla stessa dirigenza socialdemocratica.
Hitler trionfò innanzitutto per l’insipienza politica dei suoi avversari e soprattutto perché in quel dato momento storico rappresentava appieno l’anima più nera e maggioritaria dei tedeschi, che non furono vittime ma complici convinti del nazismo.
5 Maggio 2013 a 15:40
L’ha ribloggato su Beppe Grillo re-blogging.