«Bersani è uno stalker politico. Da giorni sta importunando il M5S con proposte indecenti invece di dimettersi, come al suo posto farebbe chiunque altro. E’ riuscito persino a perdere vincendo. Ha superato la buonanima di Waterloo Veltroni (…) Ora questo smacchiatore fallito ha l’arroganza di chiedere il nostro sostegno.»

Forse qualcuno dovrebbe informare il “Capo politico” che la campagna elettorale è finita.
Quando il Grullo a 5 stelle esaurirà il campionario di invettive, offese e dileggi, volgarità triviali e insulti da caserma, sarebbe assai gradito che facesse sapere agli italiani cosa ha intenzione di fare da grande…
…Oppure possiamo continuare a starnazzare in un parlamento trasformato in pollaio digitale, dove il citrullo politico può continuare a giocare al piccolo dittatore.
P.S. Il M5S ha rinunciato ai 100 milioni di euro che gli spettano.
Per il momento, le boutade di questo rigurgito da bar ci sono costate già 17 miliardi euro, solo in conto titoli, e 22 milioni aggiuntivi di interessi da pagare sul debito. Il tutto in meno di due giorni, come se l’Italia potesse permettersi il lusso di pendere dai ruttini acidi del Grillo!
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28 febbraio 2013 a 06:47
Il tuo realismo stamattina mi fa tornare in mente Marx: l’economia politica ha logiche che possono essere solo sovvertite, inutile cercare il modo per mitigarne gli effetti (il che non significa che non sia urgente trovare una via d’uscita dallo strangolamento finanziario). Quanto alle elezioni italiane e alla nota ipotesi che Grillo-Berlusconi vincano in virtù della presunta demenza-ignoranza del popolo italiano, guarda un po’ cosa ne pensa Sapir: http://vocidallestero.blogspot.it/2013/02/jacques-sapir-le-elezioni-italiane-e.html
E’ vero, il popppolo ignora che il welfare è il proprio reddito in altra forma e ha lasciato che il malefico tagliasse scuola e pensioni, ma ha sufficientemente chiaro che, come direbbe Foucault, non vuole essere governato, non a questo costo.
28 febbraio 2013 a 07:33
Sei vecchio, ragioni con vecchi schemi ideologici, fai fatica a comprendere il nuovo.
28 febbraio 2013 a 15:47
“Sei vecchio, ragioni con vecchi schemi ideologici, fai fatica a comprendere il nuovo.”
Nell’articolo si dimentica di dire che il Grullo-Cazzaro ha definito Bersani “Morto che Parla”. Questa espressione è di solito usata dai mafiosi quando decidono di ammazzare qualcuno lo definiscono “morto che parla”. Esprimersi così nei confronti di un capo politico che rappresenta 9 milioni di persone è un atto di guerra nei confronti della democrazia. D’altronde “Siamo in Guerra” è il libro del cazzaro venditore di palline. Il “nuovo che avanza”…a me sembra che le mire nazistoidi del tuo amato eletto non è che siamo proprio nuovissime eh?….Comunque se vi illudete che sarà così facile sovvertire la democrazia penso che non avete capito un cazzo….volete portare il paese in una guerra civile? Benvenuti…piangeremo…piangeremo tutti….o quasi….il tuo Guru del cazzo tanto poi si godrà lo spettacolo da qualche isola felice…in kenya accanto al Berluscazzo?
28 febbraio 2013 a 16:30
@ Gabriella


🙂 Mettiamola così…
Beppe Grillo non è Lenin.
Le elezioni politiche 2013 non sono la Rivoluzione d’Ottobre.
Essere eletti in Parlamento, non è l’equivalente della presa del Palazzo d’Inverno.
Dico questo, perché ho l’impressione che (da ‘sinistra’) molti si siano convinti che il voto al M5S sia una specie di atto rivoluzionario, e che per cambiare (o distruggere) un “sistema” basti un’adunata, senza però che questo implichi alcun impegno concreto e costante in ambito sociale e politico, con un preciso impianto progettuale e non vacui proclami del Vate insieme a fumosi ideali di ‘rinnovamento’ shakerati alla rinfusa.
Il caso limite, e più estremo, sono quei deficienti patologici che hanno fotografato (a rischio di beccarsi una denuncia e farsi annullare la scheda) il proprio voto alla lista del Grillo in cabina elettorale, per correre a postare la foto su quel letamaio che è facebook, convinti di immortalare per la posterità il loro impegno per il “cambiamento”.
Come se l’immagine avesse lo stesso valore rivoluzionario, presupponesse lo stesso coraggio e lo stesso idealismo, degli operai fotografati sulle barricate davanti alle fabbriche durante il “biennio rosso”.
.
.
Tra papiminkia e grillini vedo sostanzialmente la contrapposizione di due fan-club consacrati al culto del Capo, in nome dello stesso disimpegno fanatico, quasi a condividere un medesimo zelo contro-rivoluzionario dal furore vandeano.
Soprattutto, da persona profondamente di sinistra, non riesco a capire questa devozione fideistica ed acritica (questa sì molto “fascista”) agli imperativi del Capo (duce?), che si segue ciecamente e mai si mette davvero in discussione.
Perché la maggior parte degli elettori del sedicente MoVimento non hanno votato i programmi (quali?) ed i candidati (qualcuno li conosce?) del cosiddetto M5S. Hanno votato “Beppe”, il capo politico, il quale avrebbe potuto candidare anche il suo criceto, tanto non avrebbe fatto la differenza e con ogni probabilità sarebbe stato eletto. Poiché uno vale l’altro e Beppe decide per tutti, sproloquiando su tutto. Come Caligola, potrebbe far nominare senatore anche il proprio cavallo, ed i grillini avrebbero poco da ridire perché comunque garantisce “Beppe”.
Ah be’ allora! Quand’è così…
In merito invece a quell’entità astratta chiamata “Popolo”, sarà il caso di ricordare come questo sia piuttosto una pluralità di passioni, pulsioni, idee, ragionamenti, esperienze… tutte diverse e numerose quante sono gli individui (o i gruppi), genericamente ricompresi nel concetto di “popolo”.
In senso lato, è “popolo” anche il 75% che Grillo non l’ha votato.
Quindi, personalmente non parlerei mai a nome del “popolo”, né vorrei che il “popolo” si arrogasse il diritto esclusivo di parlare in mia vece.
Senza una vera coscienza politica, o – se preferisci – una “coscienza di classe”, soprattutto se privo di una adeguata formazione culturale, il “popolo” (specialmente quello italiano) sarà sempre preda del demagogo, dell’imbonitore di turno, del capo politico… E sapientemente manipolato sarà la docile materia per ogni restaurazione.
Sarà anche la maggioranza il “popolo”, ma senza Cultura né Coscienza di sé, non si discosterà mai dai PROLET di George Orwell.
.
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@ Francesco
Carissimo, posso dirti che sono abbastanza “vecchio” da aver già assistito a queste impetuose ventate di “Nuovo” che ciclicamente soffiano sugli umori nerissimi degli italiani…
Per ragioni di età, mi sono perso il fascismo (la matrice originale), salvo sperimentarlo in tutte le varianti possibili in questi ultimi 20 anni, abbondantemente compensato dal “nuovo che è avanzato”: prima il leghismo e poi il berlusconismo, ora il grillismo, senza che nessuno dei tre escluda l’altro.
Per come la vedo io, sono tutti i prodotti ibridi della stessa matrice originale e rientrano nelle forme pervasive ed eterne dell’ur-fascismo, come lo definì Umberto Eco in un suo fortunato saggio.
L’ur-fascismo è strutturato in 14 punti: “una lista di caratteristiche tipiche” che ricorrono sempre.
Per praticità, prendo a prestito il riepilogo pubblicato e rielaborato su “MUMBLE”:
1. Tradizionalismo o o culto della tradizione: il fascismo utilizza un approccio sincretistico alla cultura che mette sullo stesso piano conoscenze, anche contraddittorie tra loro, che alludono a una qualche verità primitiva. Il tradizionalismo impedisce così qualsiasi avanzamento del sapere.
2. Anti-modernismo: l’ideologia del sangue e della terra (Blut und Boden) condanna la Ragione celebrata invece dall’illuminismo.
3. Irrazionalismo: l’Ur-Fascismo ammira l’azione per l’azione, senza riflessione alcuna. La cultura e il mondo intellettuale sono perciò visti con sospetto (ricordiamo il tradizionalismo).
4. Anti-criticismo: un approccio sincretistico, teso a racchiudere nello stesso concetto di verità immagini eterogenee tra loro, non tollera le distinzioni operate naturalmente dallo spirito critico. «Per l’Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento».
5. Le distinzioni operate dallo spirito critico sulla realtà danno forma al diverso. Il fascismo eterno, opponendosi al criticismo, è quindi essenzialmente xenofobo e razzista.
6. Timore per la pressione delle classi subalterne: l’Ur-Fascismo si appella alla frustrazione della classe media e fa leva sul suo horror proletariati.
7. Complottismo od ossessione del complotto: intimamente legato alla xenofobia (paura del diverso), storicamente si traduce nel nazionalismo dei regimi fascisti. L’ossessione del complotto come strumento di governo individua anche nemici interni allo stato (gli ebrei ne sono il modello). Ma aggiungerei anche la “casta”, “loro”, l’Europa, Bilderberg, Trilateral, il Signoraggio… e tutte le menate cospirazioniste che chi frequenta il blog del Profeta conosce bene.
8. Incapacità di valutare la forza del nemico: la psicologia fascista alterna senso di umiliazione nei confronti del nemico, troppo forte, alla convinzione della propria superiorità su un nemico in realtà infinitamente più debole. «I fascismi sono condannati a perdere le loro guerre».
9. Guerra permanente e “vita per la lotta” da cui dedurre una soluzione finale che porti a una pacificata Età dell’Oro, concetto che contravviene però, alla vita come eterna guerra.
10. Elitismo: l’Ur-Fascismo disprezza i deboli. Storicamente però, dovendo attirare le masse popolari, l’elitismo si è manifestato nel provincialismo dei regimi fascisti.
11. Eroismo e culto per la morte. Troppo bonario per sognare di morire e per vivere continuamente di lotta, il fascista nel suo quotidiano ripiega su un più semplice machismo
12. Machismo. Che poi indica una ben più banale invidia penis.
13. Populismo “qualitativo”: secondo Eco, il fascismo utilizza il concetto di popolo come «entità monolitica che esprime la volontà comune (e non “generale”, aggiungiamo noi)». Da questo populismo comprendiamo l’anti-parlamentarismo e il disinteresse verso la maggioranza. «Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, … l’Ur-Fascismo deve opporsi ai “putridi” governi parlamentari».
14. Neolinguismo: per neolingua si intendono alcuni impieghi strumentali del linguaggio e dello studio, impiegati a sostegno del potere costituito. L’Ur-Fascismo promuove l’ignoranza e disprezza il ragionamento, caratteristiche riscontrabili tanto nei talk-show televisivi berlusconiani quanto nel «lessico semplice ed elementare dei testi scolastici nazisti e fascisti».
Ciò che a te forse sembrerà “nuovo”, a me pare abbia aspetti vecchissimi.
@ Ribelle
Amico mio, hai tutta la mia comprensione, ma per favore cerchiamo sempre di mantenere un po’ di stile… Di grilli in giro ce ne sono già troppi, per scadere anche tu allo stesso livello.
Dopo di ché (fidati!) chi abbaia a parole, si scioglie alla prova dei fatti; fedeli come sempre al principio “armiamoci e partite”, al primo insorgere del conflitto vero conoscono una sola strategia: fuga con disonore.
1 marzo 2013 a 00:32
Hai ragione, in questi ultimi giorni sto un pò perdendo la calma, anche sul lavoro con alcuni colleghi Grillini che baldanzosi, mi provocavano dicendo:” Vi distruggeremo tutti, tutti a casa” Siamo arrivati quasi alle mani. La situazione è tesa, sono preoccupato (ho due figli), ma non bisogna perdere la calma.
1 marzo 2013 a 00:54
Mio anonimo Lettore, smaltita la sbornia elettorale, si dissolveranno nella medesima fede qualunquista al grido di “sono tutti uguali”.
E’ solo una questione di tempo.
1 marzo 2013 a 00:57
Ero io anonimo….non era partito il nick!
28 febbraio 2013 a 19:47
ho letto con interesse e condivido perlopiù, salvo il dettaglio che, a mio avviso, gli interessi della società intera (che esiste nonostante il parere contrario della signora Thatcher) quasi mai sono assicurati da fasi positive, di proposta o di governo (platonicamente, alla verità e al bene si accede solo per via dialettica).
Arrivo persino a credere che più tardi si insedierà la nuova nomenclatura più e meglio sapremo riprenderci e riorganizzare le istituzioni bombardate dalla precedente (e si che non sono nemmeno mai stata anarchica).
Penso anche che la politica sia qualcosa di più del politicismo ossessivo che da anni ci rimbecillisce via etere e di cui sei uno dei miei fustigatori preferiti (salvo poi restare impigliato apparentemente nello stesso equivocoi).
E infatti è facile rendersi conto, a patto di non confondere la realtà con palazzo Chigi, che un governo c’è e si chiama euro e che l’elezione di un guitto in Italia é l’ironica foratura di un pneumatico della macchina mostruosa che ci sta asfaltando.
28 febbraio 2013 a 20:18
Grazie come sempre per gli apprezzamenti..:)
“Penso anche che la politica sia qualcosa di più del politicismo ossessivo che da anni ci rimbecillisce via etere..“
A proposito di imbecilli, leggiucchiando il blog del Profeta m’è caduto l’occhio su questa sofisticata riflessione politica, che ben rende l’idea su cosa il ‘capo politico’ intende per “dialettica” (che è una cosa troppo seria per lasciarla maneggiare da simili cialtroni!).
Va bene “semplificare”, ma c’è un limite a tutto…
“In Italia ci sono due blocchi sociali. Il primo, che chiameremo blocco A, è fatto da milioni di giovani senza un futuro, con un lavoro precario o disoccupati, spesso laureati, che sentono di vivere sotto una cappa, sotto un cielo plumbeo come quello di Venere. Questi ragazzi cercano una via di uscita, vogliono diventare loro stessi istituzioni, rovesciare il tavolo, costruire una Nuova Italia sulle macerie.
A questo blocco appartengono anche gli esclusi, gli esodati, coloro che percepiscono una pensione da fame e i piccoli e medi imprenditori che vivono sotto un regime di polizia fiscale e chiudono e, se presi dalla disperazione, si suicidano. Il secondo blocco sociale, il blocco B, è costituito da chi vuole mantenere lo status quo, da tutti coloro che hanno attraversato la crisi iniziata dal 2008 più o meno indenni, mantenendo lo stesso potere d’acquisto, da una gran parte di dipendenti statali, da chi ha una pensione superiore ai 5000 euro lordi mensili, dagli evasori, dalla immane cerchia di chi vive di politica attraverso municipalizzate, concessionarie e partecipate dallo Stato. L’esistenza di questi due blocchi ha creato un’asimmetria sociale, ci sono due società che convivono senza comunicare tra loro.
Il gruppo A vuole un rinnovamento, il gruppo B la continuità. Il gruppo A non ha nulla da perdere, i giovani non pagano l’IMU perché non hanno una casa, e non avranno mai una pensione. Il gruppo B non vuole mollare nulla, ha spesso due case, un discreto conto corrente, e una buona pensione o la sicurezza di un posto di lavoro pubblico.”
Il conflitto è generazionale… cioé ci sono i ggggiovani laureati frustrati (ovvero piccoli-borghesi ansiosi di fottere come e più dei padri a cui non riescono a sfilare la sedia), avanzi di cetomediume, ma anche i vecchi (purché poveri), ma soprattutto gli “imprenditori” (i padroncini del nord-est) ed i bottegai che (NON) pagano le tasse e sono oppressi dal “regime di polizia fiscale”.
Per contro, dall’altra parte i dipendenti pubblici (cioé insegnanti, medici, ferrotranvieri..) che con i loro pazzeschi stipendi inferiori ai 2.000 euro al mese opprimono il “blocco A”.
Il testo integrale lo trovi QUI ed è un’insufflata di deliri tutta da gustare! Altro che la Thatcher (una scolaretta)!!
Ovviamente, affidiamo la guida della “riVoluzione” ad un miliardario, evasore, proprietario di case, che campa di rendita e che secondo la sua visione demenziale della società appartiene a pieno titolo al “blocco B”. La soluzione è dichiarare guerra a chi ha (ancora) garanzie lavorative, diritti sindacali, e una pensione decente di cui campare.
Bollare come “fascista” il grillismo in realtà è un complimento… Siamo di fronte a qualcosa di molto peggio.
Contro la pervasività di simili minacce, l’importante è non smarrire mai la bussola:
“Il più grave problema di questo Paese, storicamente, è l’ignavia della piccola borghesia, che è la più becera d’Europa e oscilla perennemente tra l’indifferenza a tutto e la disponibilità a qualunque avventura autoritaria. Avventura «vicaria», naturalmente, vissuta per interposto Duce che sbraita. Giusto un brivido ogni tanto, per interrompere il tran tran, godersi l’endorfina e tornare al proprio posto.
Finché non sente il dolore, l’italico cetomediume rimane apatico. Quando inizia a sentirlo, non sa dire cosa gli sia successo, blatera incoerentemente, dà la colpa ai primi falsi nemici che gli vengono agitati davanti (a scelta: i migranti, gli zingari, i comunisti, quelli che scioperano, gli ebrei…) e cerca un Uomo Forte che li combatta.
In Italia come in poche altre nazioni, non c’è nulla di più facile che spingere l’impoverito a odiare il povero.”
🙂 Se mi è chiarissima la parte con cui stare, i compagni di battaglia me li scelgo seguendo poche ma chiarissime regole…
In proposito, mi permetto di segnalarti l’articolo, da cui proviene l’estratto in rilievo, e che sono certo apprezzerai: QUI.
28 febbraio 2013 a 21:02
il mio parere sul M5S non è diverso dal tuo, diversa é soltanto la lettura del momento e la scelta delle opportunità (in una fase in cui c’è ampia scelta del tipo di fascismo da cui guardarsi). Sotto le le elezioni, la questione urgente era la rimozione di un ceto politico asservito e lo stop alle misure di austerity. In effetti siamo ancora sotto elezioni, dunque non mi pare il momento di passare alla fase due; confidiamo per ora nell’eterogenesi dei fini.
1 marzo 2013 a 00:35
🙂 Personalmente, prendo atto di una situazione paradossale:
fintanto che il nuovo Parlamento non si doterà di un esecutivo, in carica rimarrà (ad interim) quell’assoluta anomalia costituzionale che è il governo ‘tecnico’ di Mario Monti.
Ovvero, la persistenza di un governo di tecnoburocrati eletti da nessuno, privi della benché minima legittimità democratica, e presieduti da un premier (Mario Monti) che è arrivato ultimo alle elezioni senza nemmeno candidarsi.
A vagliare sulla costituzionalità degli atti di un esecutivo provvissorio (e extra-ordinario) è un presidente della Repubblica a fine mandato, che di tale governo è il principale ed ingombrante sostenitore.
Un parlamento paralizzato, giustifica il ricorso ad oltranza della decretazione d’urgenza, con un Napolitano che tifa apertamente per Monti e firma qualsiasi porcheria gli arriva sulla scrivania, in virtù del “principio di necessità”.
La Corte Costituzionale, in caso di forzature o leggi viziate, può intervenire soltanto dopo e MAI prima dell’approvazione.
Questo nella pratica vuol dire che Monti continua ad essere (a tempo indeterminato) presidente del consiglio e, in assenza di attività parlamentare, può tranquillamente continuare la sua linea ultra-rigorista a colpi di decreto. E gli effetti nefasti li conosci nello specifico meglio di me, specialmente in merito agli ultimi provvedimenti decretativi sulla Pubblica Istruzione. Che per me sono giuridicamente illegittimi, ma tant’è…
A maggior ragione che il sommo Garante, l’arbitro costituzionale, gioca sfacciatamente come 12esimo giocatore della squadra in campo.
In riferimento al tuo articolo su Giorgio Agamben, abbiamo una perfetta applicazione pratica dello “Stato di eccezione” propugnato da Karl Schmitt.
Attualmente, al contrario di quello che si vuole far credere, non vi è alcun “vuoto di potere”, ma il suo esatto contrario: una struttura oligarchica a pieno regime e dispiegata in tutta la sua potenza, attraverso lo sconvolgimento di quella che è la struttura classica dello Stato di Diritto (Esecutivo-Legislativo-Giudiziario) con l’accorpamento dei poteri senza un reale equilibrio istituzionale.
Il fenomeno era già ampiamente in corso già durante la pornocrazia del Pornonano, ma adesso rischiano seriamente di saltare anche gli ultimi contrafforti costituzionali, con una anomalia senza precedenti, con un pericoloso vulnus democratico. E senza che vi sia una valida opposizione (in Parlamento e nella Società) di Sinistra, irretita in buona parte della sua ala militante dalle ambigue sirene del Grillo.
1 marzo 2013 a 00:55
Se ti regge lo stomaco, ti invito a leggere qui http://controcorrente.ilcannocchiale.it/?r=31935. Non so se hai mai sentito parlare di una certa Ida Magli, ha scritto sul blog del cazzaro il suo ultimo intervento il 24 febbraio. Questa Ida Magli è una degli intellettuali di riferimento del cazzaro stellato. Se ti interessa, non sono riuscito a trovare un solo articolo sul link indicato, che non mi abbia fatto correre al bagno per vomitare. Questa gente, con un megafono come Grullo ed il moVimento sono un pericolo per l’umanità.
1 marzo 2013 a 00:58
sono sempre io…l’anonimo….
1 marzo 2013 a 01:22
Ohh ma oltre all’imbarazzante Ida Magli, tra gli ideologhi del Grullo ci sono tanti altri bei figurini, specializzati in assurdità come il “signoraggio bancario“, tra i quali vale la pena ricordare l’anarco-fascista Massimo Fini ed il sedicente economista Eugenio Benetazzo, coi loro confusi rimandi alla miniarchia: variante minima di quell’oscenità chiamata Libertarismo, che vanta tra le sue aberrazioni l’anarco-capitalismo e offende ogni vero libertario…
Diciamo che le deiezioni grilliste cominciano ad attirare le mosche dei peggiori letamai…!
Ovviamente, i miei ‘preferiti’ rimangono gli unici e originali: QUI.
11 marzo 2013 a 21:56
Forse correrò il rischio di banalizzare ma Grillo esercita il fascino discreto del fascio-maoista.
E’ riuscito a catalizzare un’accozzaglia di avvelenati, temporaneamente uniti da istinti rivoluzionari di diversa provenienza, con diversa destinazione.
E poi?
Magari scopriremo la piena e utile funzionalità a quel che, necessariamente, arriverà sull’onda della protesta.
O vogliamo davvero chiedere che l’aver ereditato il risentimento (certo non privo di ragioni) di varia origine, possa ridursi al solo desiderio di maggior moralità nella politica, senza ulteriori risposte e soluzioni ad istanze e desideri diversi?
Sulle macerie è facile attrarre consenso, più difficile ricostruire in nome di una felice decrescita che non credo rientri tra le aspettative e le aspirazioni di molti.
Vedremo, a titolo d’esempio, cosa diranno coloro che hanno creduto al salario minimo garantito e dovranno – credo – attendere un bel po’.
Sarebbdero tanti i temi e le contraddizioni ma mi fermo qui.
Trascurando il non piccolo particolare che un extra-parlamentare ha la pretesa di dettare regole, senza rispettare nessun requisito minimo di democrazia interna.
Buona ®ivoluzione a tutti! 😉
Dove anche la ®rivoluzione è un marchio registrato, alla pari col brand in veste politica.
12 marzo 2013 a 01:46
Li vedremo in Parlamento…
Ci sarà da ridere!
26 aprile 2013 a 17:15
You are a very intelligent person!
Antonietta Gentery