Gli Invisibili
“LA CURA TREMONTI”
Contro Cariatidi e Cassandre che gridano alla nuova recessione e alle grandi depressioni, Re Silvio gioca a nascondino con la norrena cancelliera, facendo cucù alla crisi che non c’è. Instancabile, con vivace spensieratezza, corre felice per le vie di Pescara tra folle plaudenti. Quale fulgido esempio di gagliardia e virile vigore! Solido negli averi, invita il popolino allo shopping natalizio. Rassicurante, diffonde ottimismo, cementa le plebi e ne coltiva gli umori.
Nella sua scalata al cielo, l’Unto del Signore si contende ormai il trono col Padre. La croce è stata lasciata in permuta a Tremonti, il real tesoriere, in attesa di esser presto cartolarizzata.
Superati i confini americani, la crisi economica, dilatata a dimensione globale, si prepara a tanagliare l’Europa con conseguenze imprevedibili. La sua entità ha subito allarmato i singoli governi, impreparati e storditi dalla gravità della situazione.
Del resto, loro non possono contare sul genio economico di Giulio Tremonti che tutto prevede e a tutto provvede, sicché non si stanzia obolo che Giulio non voglia. Infatti, considerata la solidità del nostro sistema produttivo, è evidente che si tratti di una crisi contenuta dagli effetti limitati. Per questo il vulcanico ministro ha varato una finanziaria triennale tutta tagli e privatizzazioni. Spirito previdente, ha poi sfornato l’ennesimo decreto (il n° 185 del 29 Nov.), dal titolo roboante quanto promettente: “Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale”.
Si tratta di 35 articoli nei quali non si tralascia nulla e a tutti si pensa. Dal conservatorismo al pragmatismo compassionevole. È il 185 un decreto-legge concepito in particolare per gli “ultimi”, che sempre tali resteranno nella loro beata solitudine. Dispensa loro la questua e disconosce, nella loro invisibilità, quanti pur facendo parte del sistema produttivo e contributivo vivono sospinti ai suoi margini, in una precarietà lavorativa ed esistenziale permanente.
Per le spese pazze di Natale, per quelli convinti che ‘ottimismo’ sia sinonimo di ‘consumismo’ (profumo confezionato per vite plastificate), il Governo decreta un “bonus straordinario per famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati non autosufficienti” [Art. 1].
In pratica, il bonus governativo consiste nella straordinaria cifra di:
§ 0,55 euro giornaliere per un pensionato singolo.
§ 0,82 euro al giorno per un nucleo familiare di due persone.
§ 1,23 euro al giorno per un nucleo familiare di tre persone.
§ 1,37 euro al giorno per un nucleo familiare di quattro persone.
§ 1,64 euro al giorno per un nucleo familiare fino a cinque persone.
§ 2,74 euro al giorno per famiglie con oltre cinque componenti.
Fortunatamente, si tratta di importi esentasse.
A queste sovvenzioni poi andrebbe aggiunta la pubblicizzatissima Social Card, sulla quale molto si è detto e scritto. A tal proposito, una delle analisi più brillanti e meglio riuscite la potete leggere su: Social card? elemosina di stato.
Per i piccoli proprietari, indebitati col mutuo stipulato a rate variabili quando i tassi di interesse erano al minimo storico (gli italiani fanno davvero di tutto per distinguersi come un popolo di deficienti), è prevista invece una svolta epocale destinata a fare storia nel mondo.
“Mutui prima casa: per i mutui in corso le rate variabili 2009 non possono superare il 4 per cento grazie all’accollo da parte dello Stato dell’eventuale eccedenza” [Art. 2], senza tenere però conto dello ‘spread’, ossia della ricarica bancaria: “spese varie o altro tipo di maggiorazione incluso il tasso contrattuale alla data di sottoscrizione del contratto”. Con il progressivo abbassamento dei tassi ad opera dalla BCE, a partire dal 2009 il tasso di interesse sarà nettamente inferiore al 4% e ciò renderà (di fatto) il provvedimento inutile, evitando così un’ulteriore aggravio delle spese di bilancio che difficilmente sarebbe stato accettato dalla UE (e infatti Bruxelles ha taciuto). Lo ‘Stato’ invece si guarda bene dal proporre la copertura dei mutui a tasso fisso già stipulati, perché in tal caso i soldi dovrebbe cacciarli fuori per davvero.
Efficacia reale del provvedimento: NESSUNA.
Per quelli che non arrivano più alla quarta settimana, il decreto stabilisce il “blocco e riduzione delle tariffe”, “al fine di contenere gli oneri finanziari a carico dei cittadini e delle imprese, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto sino al 31 dicembre 2009” [Art. 3; comma 1]. Peccato che la materia sia di competenza delle Authorities di controllo e delle singole S.p.A. Il governo NON può bloccare o ridurre un bel nulla. Ci rimettiamo quindi al buon cuore dei privati che gestiscono i servizi.
Sistemate famiglie e ceti medi con un simile Bengodi, non resta che pensare alle imprese e aumentare la manna già prevista per i lavoratori, con la “Detassazione dei contratti di produttività” [Art. 5], altro provvedimento utilissimo specialmente quando la produttività crolla e gli impianti funzionano a ciclo alternato, mentre operai e lavoratori vengono licenziati. Molto più utile, ma ben più oneroso, sarebbe stata la detassazione delle tredicesime e soprattutto della liquidazione di quanti hanno un contratto a tempo determinato. Ma Tremonti l’infallibile non è certo miope. Pertanto, con un occhio alle tasche, ha subito stabilito il “Potenziamento ed estensione degli strumenti di tutela del reddito in caso di sospensione dal lavoro o di disoccupazione, nonché disciplina per la concessione degli ammortizzatori in deroga” [Art. 19] dai quali (come sempre) resteranno naturalmente esclusi tutti coloro con contratti di lavoro a tempo parziale verticale, che andranno a infoltire ulteriormente le fila degli invisibili senza alcuna tutela. Giacché “L’indennità di disoccupazione non spetta nelle ipotesi di perdita e sospensione dello stato di disoccupazione disciplinate dalla normativa in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro”.
Per quei lavoratori con ‘contratto atipico’, che oscillanodai gallinacei co.co.co ai fecali co.pro, “in via sperimentale per il triennio 2009-2011, è riconosciuta una somma liquidata in un’unica soluzione pari al 10 per cento del reddito percepito l’anno precedente”. Ma solo se hanno superato i 5000 euro di reddito in regime di monocommittenza. Ovvero: se hai cumulato più contratti ma nessuno di questi raggiunge da solo l’importo richiesto, non ti spetta nemmeno il miserabile 10% sperimentale.
Per tutti gli altri fortunati che avevano un contratto a tempo indeterminato in aziende con oltre 15 dipendenti, l’indennità ordinaria di disoccupazione (opportunamente integrata) non potrà “superare novanta giornate di indennità nell’anno solare”. In pratica, 3 mesi di autonomia.
Va molto meglio per i cervelli in fuga. Considerando le incredibili prospettive che offre il mondo accademico in Italia insieme allo strabiliante sostegno dato a ricerca e sperimentazione, il superministro ha disposto una serie di “Incentivi per il rientro in Italia di ricercatori scientifici residenti all’estero. Estensione del credito d’imposta alle ricerche fatte in Italia anche in caso di incarico da parte di committente estero” [Art. 17] con una tassazione del solo 10% ai fini delle imposte dirette. Già immaginiamo file di ricercatori che premono alla frontiera, sgomitando per poter rientrare in Patria. Tremonti è un genio. Evidentemente si sentiva solo.
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11 dicembre 2008 a 10:33
Complimenti per questo post. La mia opinione sul provvedimento di Tremonti già la conosci: tutto fumo niente arrosto. Non c’è da stupirsi questo governo punta molto sull’apparenza e poco sull’agire, complice il “geniale” team di ministre e ministre che ci ritroviamo. L’emblema dalla (de)meritocrazia.
11 dicembre 2008 a 14:18
complimenti per il blog…
13 dicembre 2008 a 00:10
GRAZIE !!!
Il vostro riconoscimento è la gratificazione più grande ed il miglior sostegno che si possa desiderare, per quanto viene realizzato in Liberthalia.
5 gennaio 2009 a 22:44
Social Card: profonda indignazione
Romandini Riccardo è abruzzese, qualcosa può farla anche lui scrivendo questa denuncia.
Giovedì 11/11/ 2008, all’indomani dell’uscita della normativa sulla “social card” ho accompagnato i miei genitori di 75 e 78 anni e con un reddito di 450 e 480 euro ciascuno, presso l’ufficio postale di Silvi Marina, in provincia di Teramo, per ritirare i moduli della “social card” presso l’Ente Patronato.
Ma davanti al commercialista dell’Ente, la grande sorpresa, o l’immensa bufala. Secondo la legge dell’attuale Governo in carica, che stabilisce i requisiti per l’attribuzione della stessa, i miei genitori non hanno diritto alla “social card”, poiché nell’abitazione di cui usufruiscono e risiedono, senza esserne proprietari, ma usufruttuari, vi è il “garage”. Vien da sorridere ma è così, il garage viene considerato “immobile di lusso”, perché è fonte di reddito. Anche se ne usufruisci, ossia anche se non lo possiedi. Questo è stato sufficiente per non avere avuto riconosciuto il diritto alla “social card”. Assurdo!
Spero si consideri come il fatto, sconcertante da renderlo pubblico. Gli italiani non meritano di essere presi più in giro in un momento in cui la solidarietà e l’aiuto dello Stato dovrebbe rappresentare un dovere.
Nella giornata di oggi mio padre ha saputo dall’Ente Patronato, che altri pensionati non hanno ricevuto lo stesso diritto per lo stesso motivo e per altri ancora più sconcertanti e che in molti sarebbero andati a protestare nelle sedi INPS interessate, dal momento che dai primi accertamenti sarebbe emerso che ad usufruirne sarebbe stato una persona su trenta………..ventinove anziani su trenta convinti di averne diritto. Come mai? Come si può spiegare? Siamo tutti ignoranti? Stai a vedere che è sempre colpa del cittadino che non si informa bene……….
In Italia i proprietari di immobili superano 85% della popolazione e di questo il 75% ha un garage, perché secondo una legge varata negli anni settanta, stabiliva che gli immobili di nuova costruzione dovevano avere annesso il garage. Questo governo non poteva non saperlo, anche prima di fare la SOCIAL CARD. E allora viene da chiedersi, a chi pensava di darne i benefici? Perché allora non ha spiegato bene, queste cose ai cittadini, invece di illuderli, e mortificarli come poi è accaduto? Le normative che contenevano i punti fondamentali che stabilivano il diritto all’erogazione sono arrivati agli Enti il giorno 10/11, prima di allora, nessuno sapeva con certezza quello che si nascondeva dietro la legge, tutti quegli anziani che prendevano sotto le 500 euro erano convinti di averne diritto. Come si può commettere un’azione così nei confronti di persone anziane e deboli, che non sanno come difendersi? Le persone che hanno lavorato una vita e con tanti sacrifici si sono comprati una casa o che ne usufruiscono anche senza esserne i proprietari e che vivono con meno di 500 euro al mese non possono vedersi negare un beneficio, anche se misero, che è stato tanto sbandierato in televisione, perché si ritenga che questi anziani non ne possano avere bisogno? Bisognerebbe avere più rispetto per queste persone, poiché è grazie a queste, che oggi molte persone occupano posizioni importanti e hanno una vita decorosa, proprio un bel ringraziamento. ……
“ Riccardo Romandini”
5 gennaio 2009 a 22:44
Segreti ed altro sulla social card
Ricerche effettuate su interne e non solo……
IN INGHILTERRA IL SUSSIDIO INTEGRATIVO A CHI HA UN REDDITO BASSO E PIU’ DI 200 POUNDS AL MESE…CIRCA 300 EURO!!!…ALTRO CHE 40 EURO!!!!…E INOLTRE SE PERDI IL LAVORO, MENTRE NE TROVI UN ALTRO TI PAGANO ANCHE L’AFFITTO DI CASA!!!!…..
* Lo stanziamento complessivo, a regime, sarà di 450 milioni di euro.
* Avranno diritto alla carta dei poveri 1,3 milioni di nuclei familiari (quindi circa 2 milioni di persone, a stare scarsi).
* Avranno diritto alla carta dei poveri coloro che hanno un reddito familiare inferiore a 6000 euro se singles, e fino ad 8000 euro se hanno carichi familiari.
Ora, Signor Ministro, 450 milioni di euro, suddivisi per 12 mesi e per 2 milioni di persone, non fa 40 euro al mese (che pur sarebbero una elemosina), bensì 18,76 euro al mese. O, se preferisce, 0,62 € al giorno. Venti caffè al banco, al mese.
Ma la faccenda è ancora più sporca, e, se possibile, peggiore: 450 milioni di euro NON BASTANO a dare questo mezzo caffè al giorno a tutti gli “aventi diritto” per reddito. Signor Ministro, in Italia esistono circa 6.000.000 di persone appartenenti a famiglie con reddito familiare inferiore a 6.000 euro, spesso mono-componente. Questa fantastica “card” dell’elemosina” spetterebbe quindi a circa 4 milioni di nuclei familiari.
Rifacciamo i conti all’inverso? 4 milioni di nuclei familiari, per 40 euro al mese, per 12 mesi. Fatto? Si dovrebbero stanziare, “a regime”, 1.920 milioni di euro, e non 450. Esattamente 4,3 volte di più delle cifre da lei stanziate.
Oppure rifacciamolo partendo dai SUOI numeri: 450 milioni stanziati, suddivisi su 4 milioni di nuclei familiari “aventi diritto”, che contano per circa 6 milioni di persone. Fatto? Bene, lei sta stanziando, con questo spot, ben 9, 375 euro al mese per nucleo familiare. Se vuole ridurre la cosa al giorno ed al “pro-capite”, siamo alla follia di 0,21 € a persona/giorno.
Cmq se la matematica non è un pignone (cit.) qualcosa non torna:
La Social card costerà «a regime 450 milioni di euro» l’anno e riguarderà «1.300.000 soggetti».
A regola 40€ il mese X 1.300.000 soggetti x 12 mesi = 624 milioni
Questa è grossa!!! Leggi!!!
Chi abita in un paese in cui non ci siano negozi convenzionati, che abbiano il pos, dovranno farsi accompagnare a spendere quei soldi in un paese più grosso o in città, nella mia città ad esempio fino ad ora la convenzione è stata fatta solo con un centro commerciale, fuori città e raggiungibile solo da chi possiede l’auto.
Cosa succede a chi non riesce a spendere i 120 euro per fine anno? (Domanda che ho posto ad un’amica che lavora in un caaf) Con il primo di gennaio verranno caricati 80 euro per i primi due mesi dell’anno e assorbito il residuo dei mesi precedenti, quindi che vi siano 120 o 3,55, i precedenti 120 se non verranno spesi andranno persi e con il nuovo anno se ne ritroveranno solamente 80!!
un reddito isee da 6.000 euro oppure 8000 euro per over 70 è una presa in
giro…oggi ho visto anziani ansiosi correre al sindacato….devono fare
tutto entro il 31/12 altrimenti perdono il bonus di 120 euro…al sindacato
mi hanno detto che oltre al reddito isee occorre aggiungere assegni per il
nucleo familiare e indennità di accompagnamento che sono entrate non tassate
SCOPERTI I VINCOLI SEGRETI PER SOCIAL CARD E BONUS DI TREMONTI,CHE NESSUNO SAPEVA E NON ERANO STATI RESI NOTI E CHE SONO:
Tra le condizioni per aver diritto alla card ci sono:
a) non si deve superare complessivamente l’importo di 15.000 euro di valori mobiliari (depositi, titoli ecc.).;
b) non si deve essere proprietari, insieme al coniuge, di più di un immobile con quota maggiore al 25%. La quota di proprietà dei due coniugi deve essere sommata (es. marito 15%, moglie 15%, totale 30%: non si ha diritto alla card); tra questi immobili rientrano anche le pertinenze delle abitazioni principali (garage-box);
c) I soggetti interessati, quale prima condizione per avere diritto alla card, non devono avere un ISEE superiore ai 6.000 euro, (un valore realmente troppo basso) e non devono avere un reddito complessivo superiore a 6.000 o 8.000 euro (dipende se sono under o over 70).
Per quanto riguarda il bonus alle famiglie ci sono alcune considerazioni e domande da fare:
a) perchè non si prende come riferimento l’Isee che indica la situazione economica delle famiglie?
b) a differenza della card, i valori mobiliari qui non c’entrano, quindi anche chi ha depositi per centinaia e migliaia di euro può avere diritto al bonus;
c) se i componenti del nucleo, richiedente compreso, non possiedono alcun reddito o possiedono redditi esenti da irpef (esempio solo pensione sociale oppure rendita Inail) non hanno diritto al bonus. Ma in realtà sono coloro che effettivamente sono i più svantaggiati:
d) se all’interno del nucleo familiare c’è un componente fiscalmente a carico, che ha una Partita IVA aperta, il nucleo perde il beneficio. Anche se non fatto alcun movimento ed ha un reddito pari a zero!
La social card è gestita dalle Poste perché il servizio bancario delle Poste è gestito da Banca Mediolanum che è di proprietà al 51% di Ennio Doris, sapete quello che si vede nella pubblicità della banca suddetta, e per il 49% è di proprietà di un tizio che è amico di Bush e di Putin, un certo Bassino.
Social card, i soldi non arrivano
assalto ai centralini di Poste e Inps
Dovrebbero essere ricaricate con 120 euro entro “due giorni lavorativi”, come indicato sugli stessi moduli del ministero dell’Economia, ma molti che hanno ricevuto alla social card aspettano da una settimana senza che su questa venga accreditato il contributo del governo.
Hanno mandato la social card per posta a casa delle persone, prima delle elezioni regionali, poi dopo le elezioni credendo di potendo usare le social card hanno trovato la sorpresa, non le hanno potute usare, perché erano vuote. Ad oggi 28/12/2008 nessuno ha ricevuto un solo euro sulla carta.
Intanto grazie alla social card le elezioni regionali le hanno vinte. Complimenti!.
Riccardo Romandini
5 gennaio 2009 a 22:45
TREMONTI DICA LA VERITA’
Sono state attivate finora 01/01/2009, più o meno, soltanto 330.000 Carte, rispetto a una platea di un milione e trecentomila aventi diritto.
E non è stato ancora raccolto dal governo l’appello delle Acli a spostare almeno di un mese questa scadenza.
E nessuno in Italia sa, visto che i telegiornali non ne parlano, che, superando il confine del 31, si dovrà dire addio ai 120 euro di finanziamento retroattivo.
La proroga della scadenza del 31 dicembre chiesta a Tremonti dalle Acli non è arrivata ed ormai certo che non arriverà.
L’obiettivo sempre più evidente di Tremonti è stato quello di trasferire la spesa dal bilancio 2008 a quello 2009. Esistono, infatti, difficoltà oggettive nel reperire le risorse.
Il sospetto è che il ministro Tremonti abbia in realtà, voluto beneficiare di un annuncio pre-natalizio, per poi spostare l’esborso vero e proprio nel bilancio dello Stato 2009, proprio perché nel 2008 non vi erano le risorse.
Il fine parrebbe essere stato, l’ assicurarsi la vittoria alle regionali, e aumentare il consenso favorevole di tutti gli altri cittadini italiani, senza considerare che con questa mossa ha prodotto l’effetto inverso, perdendo la stima e la fiducia di tutti, compreso chi l’ha votato.
la Carta sarà caricata sulla base degli stanziamenti “via via disponibili”. Come si evince dalla legge, a queste non vengono assicurate scadenze fisse, ma si parla di “stanziamenti disponibili”.
Se Tremonti sapeva, che non vi erano le risorse e se sapeva che le ricariche sulle social card dipendono dalle risorse disponibili e non da certezze che il Governo può garantire, perché pubblicizzare una tale vergogna?
Se tutto questo si dimostrasse vero, ci sarebbero tanti di quegli elementi di prova tali, da avviare un’inchiesta nei confronti dell’operato e della condotta del Tremonti e di chi lo ha sostenuto.
Come cittadino italiano dico a Tremonti, che come uomo deve chiedere scusa a tutti gli italiani indigenti e come politico di dimettersi immediatamente.
Riccardo Romandini
5 gennaio 2009 a 22:46
Social card: per molti è senza soldi
Aggiornamenti del (02 gennaio 2009)
E’ spesso una beffa l’iniziativa del governo: fate le vostre segnalazioni
FIRENZE. Sono circa 30mila le «carte acquisti» distribuite in Toscana, quelle tessere azzurrine comunemente ribattezzate social card che si stanno sempre più rivelando una sorta di via crucis per anziani e famiglie in difficoltà economica. Dopo la beffa della lettera di Tremonti arrivata a casa di centinaia di migliaia di persone che in realtà non avevano i requisiti per ottenere la card, dopo la trafila ai patronati per riuscire a capire se si aveva o meno diritto di richiederla, dopo le code agli uffici postali, adesso l’ultima stazione è rappresentata dall’utilizzo pratico della carta. Alla Unicoop Firenze, per tagliare la testa al toro e scongiurare il ripetersi di code alle casse e di situazioni imbarazzanti, stanno facendo stampare dei cartelli che verranno sistemati in tutti i 94 punti vendita della cooperativa per chiedere ai possessori di social card di chiamare il numero verde del ministero prima di mettersi in fila alla cassa, oppure di rivolgersi al box delle informazioni dove è possibile accertare se la card è carica e conoscere a quanto ammonta il credito residuo. Prova e riprova… Alla Unicoop Tirreno si sono registrati gli stessi problemi, tanto che Massimo Tardani, responsabile dei sistemi organizzativi della cooperativa, ha parlato di «delirio tecnologico». Quando il possessore di social card arriva alla cassa, infatti, non sempre è certo del fatto che la sua card sia stata caricata e soprattutto quasi mai ricorda a quanto ammonta il credito residuo nel caso l’abbia già utilizzata almeno una volta. E allora cosa succede? Se l’importo della spesa è superiore, anche di pochi centesimi alla disponibilità residua della card, il terminale del pos utilizzato anche per bancomat o carte di credito registra l’annullamento dell’operazione. «A quel punto – spiega Tardani – molto spesso il cliente ci riprova, togliendo qualche prodotto dalla spesa, e se la transazione non va a buon fine elimina qualche altra confezione ancora, nella speranza di riuscire ad utilizzare il credito residuo». Una situazione davvero imbarazzante alle casse, dove certamente
non fa piacere rendere noto agli altri clienti in fila di essere in possesso della «tessera dei poveri». Le proteste dei beneficiari della card e delle grandi catene di distribuzione ha fatto sì che la Mastercard, la società che gestisce per conto del ministero il meccanismo di pagamento, si sia impegnata a rendere visibile anche il credito residuo, anche se non è ancora chiaro quando ciò avverrà e quale sarà il sistema prescelto. Caos fin dall’inizio. Ma il «delirio tecnologico» di cui parla Tardani è solo l’ultimo atto di una serie di problemi connessi con l’avvio di un meccanismo così complicato e costoso di sostegno ai bassi redditi. I primi a farne le spese, oltre ai diretti interessati, sono stati i patronati, incaricati di assistere i cittadini nella compilazione di una domanda particolarmente complicata. «I primi problemi sono nati per il fatto – spiega Amos Fabbri, responsabile per la Toscana dell’Inca Cgil – che molti cittadini che privi dei requisiti hanno ricevuto ugualmente la lettera del ministero che pubblicizzava l’iniziativa. Non è stato facile spiegare che non avrebbero avuto la tessera. Tanti anziani non riuscivano a farsene una ragione». Stessa situazione all’Inas Cisl: «Nei nostri uffici abbiamo avuto un grande afflusso – spiega Marco Manfredini, direttore regionale – ma non più del 20% era in possesso dei requisiti, anche perché basta avere un’indennità di accompagnamento per essere esclusi». Un autentico caos, insomma, in qualche caso basta avere un reddito minimo, come una pensione di guerra, che non finisce neppure sul Cud per essere esclusi. Per non parlare dei genitori di bimbi che stanno per compiere tre anni: a far decadere il diritto è l’effettivo compimento dell’età, oppure si considera la classe anagrafica? Alle Poste, poi, nuovo passaggio, per ricevere la tesserina azzurra, ma senza avere la certezza che sarà mai caricata: secondo i dati dell’Inps, infatti, ad oggi solo il 65% di chi ha ottenuto la social card avrà l’accredito di 120 euro trimestrali. Ci sono poi quei cittadini, come nel caso della signora De Pirro di Porto Santo Stefano di cui abbiamo riferito ieri o del nuovo caso di Livorno di cui parliamo in questa pagina, che hanno diritto al sussidio e che quando presentano la card vengono respinti perché il credito segna inspiegabilmente zero euro. Per non parlare dei 52mila che attendono ancora di sapere se la loro domanda è accettata, senza contare il fatto che, accanto a 130mila domande respinte per carenza di requisiti, ci sono anche ottomila richieste bloccate per motivi formali, spesso per l’incompletezza dei dati anagrafici. Senza risposta. Dal ministero si assicura che a tutti i richiedenti verrà comunque inviata una lettera nella quale si spiegherà quali sono le ragioni che hanno impedito di «caricare» la Carta acquisti. Giusto, il problema è che almeno diecimila toscani hanno in mano una tesserina azzurra che non sarà servita a niente, se non a ingolfare gli uffici dei patronati, a intasare gli uffici postali, a impegnare l’Inps in faticose verifiche, a bloccare le casse dei supermercati. Insomma, davvero un delirio. E non solo tecnologico.
Riccardo Romandini
5 gennaio 2009 a 22:46
Il Governo ha trovato la soluzione per riportare in pareggio il bilancio dell’INPS
Governo – Novità per il bonus famiglia
Notizia | 05/01/2009
Verranno ritoccati a giorni, i limiti del bonus
Abbassata di 6000 euro, la soglia del bonus per i single
e di 5000 euro per le coppie,
alzate per chi ha i figli.
Per quanto riguarda gli aiuti alle famiglie, la maggioranza punta ad approvare un emendamento proposto da Alessandro Pagano (Pdl) che rimodula le sei soglie di accesso al bonus già previste: «l′importo complessivo della manovra non cambia – afferma Pagano – ma spostiamo gli interventi in favore delle famiglie con figli, convinti che bisogna guardare al futuro, invece che sulle famiglie con un solo componente».
Il risultato è che per le famiglie di “single” (questa era la fascia riservata ai pensionati soli) la soglia per accedere al bonus scenderà da 15.000 a 9.000 euro e per le famiglie con due componenti da 17.000 a 12.000 euro, mentre salirà quella per chi ha un figlio (da 17.000 a 20.000 euro) per chi ha 2 figli (da 20.000 a 25.000 euro), per chi ne ha tre e oltre (da 20.000 a 35.000 euro) o per chi ha a carico un parente disabile (da 22.000 a 45.000 euro).
Con questo ennesimo inganno dell’attuale Governo, i single e le coppie sono autorizzate a lasciarsi morire di fame, così finalmente lo Stato dopo il decesso di queste persone riporterà finalmente il bilancio dell’INPS in pareggio.
Vorrei ricordare all’attuale Governo che è stato grazie ai pensionati anziani, che si trova al potere, poiché sono loro la maggioranza degli italiani che vanno a votare, inoltre vi hanno votato perché gli avevate sbandierato la social card e il bonus. Ma ormai abbiamo capito, che il fine era quello di raggiungere e concludere la seconda legislatura in qualsiasi modo, così da prendersi di diritto la pensione da parlamentare, che corrisponderà più o meno a 19,000,00 euro mensili. E dire che il significato della parola Ministro significa “servitore”, ma di chi? Dello Stato cioè del popolo, o di loro stessi?
Riccardo Romandini
5 gennaio 2009 a 22:47
Gli eroi d’Italia, che nessuno vuole vedere
Sono Riccardo Romandini e vorrei porre alla vostra attenzione, un altro caso riguardante il problema dell’occupazione in Italia, in particolare di una certa categoria, quella dei quarantenni.
Come molti sicuramente sapranno oggi in Italia la maggior parte delle persone che rimangono disoccupate, superate la soglia dei 40 anni sono tenuti fuori dal mercato del lavoro, perché non conviene a chi li assume, non vi sono incentivi per chi li assume, poiché esistono attualmente delle leggi che favoriscono l’assunzione di persone in età giovanile, con varie tipologie di contratti convenienti per i datori di lavoro e non ci sono invece, per quelli in età avanzata..
Ma se una persona dovesse mai perdere il lavoro in Italia dopo i 40 anni, quale legge interverrebbe a suo favore? Quali potrebbero essere attualmente le sue possibilità concrete di reinserimento?
Vi pongo una riflessione:
Perché dopo i 40 anni si è considerati troppo vecchi per accedere nel mondo del lavoro e non lo si è per stare in Parlamento?
Sappiamo tutti che in Parlamento vi sono persone che hanno superato anche i 90 anni e che continuano ad occupare posti, che potrebbero lasciare ai più giovani.
Ma non dovrebbero andare in pensione anche loro a 65 anni?
Il paradosso che esiste in Italia è che es: per accedere al Senato bisogna avere come requisito superato i 40 anni di età, mentre se vuoi accedere a 40 anni nel mondo del lavoro sei considerato troppo vecchio, per cui i requisiti, che per accedere al Senato sono determinanti, fuori da esso sortiscono l’effetto opposto. Come si può spiegare questo agli italiani?
Perché per quelle persone che sono fuori dal Parlamento non c’è una legge che li aiuta ad esseri reinseriti e visti nel mercato del lavoro come una risorsa e non come un costo?
Io svolgo l’attività di psicologo come tirocinante da circa due anni, senza alcuna retribuzione, ovviamente, dal momento che rispetto agli altri paesi europei, l’Italia è rimasto l’unico paese in cui i tirocinanti non vengono pagati, neanche del rimborso spese.
Vi porto il mio caso come esempio e come occasione di riflessione, oltre a quello che fin’ora le ho scritto, si capisce come non solo vi è solo un problema relativo ad una carenza di leggi garantiste in merito, ma anche in relazione al criterio del “merito”. Vedi Min. Brunetta.
Cito contestualmente una frase di un noto psicologo contemporaneo “Pierrè Dacò”, che sostiene:
“Non si attribuisce il merito a qualcuno per aiutarlo a diventare ciò che è, ma per costringerlo a diventare ciò che noi vogliamo, che esso sia”.
Questo per dire che oggi se meritiamo e otteniamo riconoscimenti, è solo perché facciamo cose che corrispondono alla volontà degli altri e non per fatti valutati secondo criteri oggettivi e tangibili.
Tutto questo diventa fonte di ingiustizia e discriminazione. Crea inoltre un circolo vizioso, limitando la libera espressione dei talenti delle persone e conducono tutti a comportarsi come burattini, senza identità e dignità, dove tutti si fanno del male a vicenda e dove l’unico vincitore è l’inganno e l’unico sconfitto è la giustizia.
Ma voglio arrivare al nocciolo della questione, dicendo che nei numerosi Centri di psicologia in cui sono stato a lavorare: Centri Diurni, Consultori, Ospedali, la maggior parte dei pazienti ricoverati o in visita, non hanno un lavoro, e non solo perché si possa attribuire loro una certa predisposizione, ma perché fondamentale per l’insorgenza della malattia è stato la mancanza di lavoro o la perdita del lavoro, o l’impossibilità di trovarne un altro o in altri casi il maltrattamento sul lavoro, che li ha portati alla malattia.
Inoltre la maggior parte superano i 40 anni di età ed hanno un livello di scolarizzazione medio basso, quasi tutti con la sola licenza media.
Sono privi quindi anche degli strumenti come l’elevata cultura, per poter rimanere inseriti e competitivi nel mondo lavorativo di oggi.
Ma allora chi decide che queste persone meritano di essere come sono? A chi si dovrebbe attribuire la responsabilità della loro condizione?
Chi in questi casi dovrebbe essere giudicato responsabile di inefficienza?
Le persone che non hanno aiuti da nessuno o quelli preposte ai loro aiuti?
Queste persone non risolvono il loro problema con l’invalidità civile di 250 euro mensili, ma con la garanzia di un inserimento nel lavoro più dignitoso e decoroso, vogliono solo sentirsi utili, rispettati, considerati, rivogliono la loro dignità di persona.
Questi, sono i nuovi eroi d’Italia, che nessuno vuole vedere, Italiani che soffrono in silenzio, anche padri di famiglia, che non hanno voce in capitolo perché non contano, non hanno lavoro, soldi, rispetto, considerazione, perché subiscono l’indifferenza di tutti.
Vedo queste persone tutti i giorni e la percezione che si avverte in loro e quella della solitudine, dell’abbandono dagli altri e dalle istituzioni.
Questi dati statistici che riporto sono preoccupanti, perché se non vengono presi provvedimenti ed interventi adeguati per questa categoria di persone, lo Stato dimostrerà di aver fallito nel garantire ai suoi cittadini i principi fondamentali della Costituzione: diritto al lavoro, istruzione, casa, libertà e giustizia e un domani si ritroverà a pagare un prezzo troppo alto a cui non riuscirà a trovare rimedio.
Siamo pervasi da un modello politico economico di tipo capitalistico e individualista, troppo marcato e portato all’eccesso, molto vicino al modello americano,
Ma qui non siamo in America, siamo in Italia, questo modello qui non regge, non ci appartiene nel nostro DNA culturale.
Non c’è interesse per il sociale, perché investire nel sociale non porta profitti, ma solo un cieco non riesce a vedere che tutto questo ricadrà sullo Stato come un boomerang, che si trasformerà in disgregazione sociale incontrollata, aumento della criminalità e “anomia” mancanza del rispetto delle norme e delle regole e tutto ciò che ci può essere di peggio e di negativo per il rispetto dei diritti dei cittadini e per l’immagine negativa che una Stato potrebbe trasmettere nei confronti degli altri Paesi europei.
Riccardo Romandini
7 gennaio 2009 a 02:52
In buona parte, si tratta di provvedimenti propagandistici volti soprattutto ad impressionare l’immaginario collettivo di un elettorato massificato in plebe querimoniosa. È il populismo mediatico di una compagine di potere, che sostituisce l’azione con la sua rappresentazione scenica: realtà virtuale contro la povertà reale, impregnata di miseria morale prima ancora che materiale.
“Al populismo basta la messa in scena dell’azione. Impressionare, colpire, ‘decidere’, diventano prove manifeste di efficienza. La produzione di effetti sostanziali scompare dinanzi all’imperativo di sedurre (…) Il populismo fa leva sul soddisfacimento a poco prezzo dell’opinione dei consumatori; non conosce altro che l’urgenza, la rapidità e l’immediato. Si spazientisce dinnanzi alla prova del tempo. Non può stare ad aspettare le conseguenze durature, a lungo termine, delle proprie azioni… Il populismo rimanda a dopo la verifica dell’azione, o tenta abilmente di farla dimenticare (…) Si prefigge un unico obiettivo. Conquistare il potere e conservarlo”.
(Jean Gustave Padioleau, “Les 400 coups du popolarisme”. ‘Liberation’ 15-10-08)
“Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni.”
(W. Shakespeare, ‘La Dodicesima Notte’)