HARD BOILER
L’Italia è ormai da tempo un laboratorio per esperimenti pulp…
La letteratura anglosassone e cinema d’azione hanno impresso nell’immaginario collettivo la figura dell’hard-boiled: il duro tutto d’un pezzo, dalle pessime abitudini e dai seri problemi relazionali.
È un tipo di personaggio di successo, ma poco avvezzo alle nostre latitudini. Il Belpaese è infatti terra di melodramma e sceneggiate; ha inventato i teatrini dell’avanspettacolo, innalzandoli a gloria nazionale. Non per niente, gli italiani adorano il pianto facile, la risata sguaiata, le smargiassate… a tal punto da ricercare la loro rappresentazione ovunque, premiando quei modelli politici che più gli rassomigliano. Probabilmente, li trovano rassicuranti e soprattutto familiari.
Di conseguenza, in assenza di hard-boiled, ad abbondare sono piuttosto gli Hard-Boiler: l’inquietante genia di scaldabagni mobili; bizzosi cialtroni in andropausa, meglio se miliardari con villone a Malindi, imbolsiti dagli anni e logorati dalle proprie ambizioni quasi sempre incontenibili.
E parlano, parlano in una logorrea incontenibile infilando interminabili teoremi di boiate con smentita incorporata, in una cacofonia di suoni e deliri senili. Confondendo gli orifizi, assomigliano a quegli svergognati scorreggioni, con problemi di peristalsi, che non riescono a controllare le loro flatulenze rilasciate a ruota libera. E in un paese per vecchi, con ‘giovani’ precocemente rincoglioniti, la materia prima di tal fatta non manca mai…
Prematuramente seppellito, fresco come un preservativo usato, ritorna il vecchio Pornonano da monta con un corredo funebre d’eccezione: l’aitante Flavio Briatore, affascinante come un
container di patate marce; Alessandro Sallusti, frutto insano di un rapporto proibito tra Nosferatu e Zio Tibbia, che essuda la simpatia di un obitorio; il mummifico Ennio Doris, che con la salma vivente di Arcore condivide le taniche di cerone ed il medesimo parrucchiere, per risultati devastanti…
Tuttavia, tra gli avanzi del “Nuovo” costipato nella sua eterna riproposizione, si distingue indubbiamente il giovane virgulto 65enne, che ha scoperto il computer soltanto con la terza età, dopo aver provato per anni a cuocere le uova coi cellulari, fare il bucato con le palline da ping pong, e rifornire di olio di colza il SUV spaziale al posto della benzina.
Ovviamente parliamo dell’Uomo con l’elmetto, convinto di essere in guerra, accerchiato com’è dalle sue ossessioni di paranoico invasato.
Il Capo (duce) politico del MoVimento, fondatore e gran sacerdote del Culto del Grillo, ci regala un’eccezionale dimostrazione pratica su cosa intenda per “partecipazione diretta” e sulla democrazia in senso lato, in attesa di stilare una versione aggiornata del Mein Kampf (la mia battaglia).
L’uomo a cui piacerebbe mettere sulla “graticola” giornalisti e candidati, con una serie di contro-interviste e di domande a raffica, che vorrebbe riprendere e mettere in onda qualsivoglia assemblea consiliare (degli “altri”), che pretende di discutere pubblicamente la stesura delle leggi direttamente sul suo blog, incalzato lui stesso dai non iniziati della setta dei 5 stelle, ha una specie di crollo nervoso con crisi isterica inclusa.
Il risultato è una parodia comica del tribuno, come nemmeno un Maurizio Crozza all’apice dell’ispirazione sarebbe mai riuscito a fare…
«Abbiamo una battaglia, abbiamo una guerra da qui alle elezioni […] Se c’è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal MoVimento. E se ne andrà dal MoVimento […] Chi è dentro il MoVimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del MoVimento va fuori!»
Il surreale proclama in versione integrale lo trovate QUI.
In pratica, all’interno della setta (perché di questo si tratta), un piccolo gruppo di miscredenti ha osato domandare al Profeta della rivoluzione, quanti diamine siano stati i votanti effettivi alle sedicenti “parlamentarie”, chiedendo maggior trasparenza sulle dinamiche democratiche interne all’organizzazione del M5S, nella sua formazione di vertice. La reazione del “capo politico” è quella di cui sopra. Per la serie: ‘il Movimento è mio e me lo gestisco io’.
Una cosa meravigliosa! In bilico tra Fini che litiga con Berlusconi (che fai mi cacci?!?) e le selezioni di Flavio Briatore (sei fuori dal gruppo!).
Grillo compenetra e supera tutti i modelli precedenti. Come ama ripetere, il MoVimento è oltre… anche oltre la democrazia, che nella personale interpretazione del guru ligure consiste nel sottrarsi costantemente ad ogni confronto, comunicare unicamente per proclami tramite monologo, imbavagliare i principali esponenti del M5S, espellere gli eventuali dissidenti tramite raccomandata e senza sprecarsi in troppe spiegazione, intimidire gli scettici con diffide legali e querele, insultare e fare insultare dagli adepti di stretta osservanza tutti gli altri.
Ci troviamo dinanzi ad una comunità endogamica di natura settaria: si votano tra di loro; si frequentano esclusivamente tra di loro, nelle forme prescritte dal guru; si accoppiano tra di loro.
Tutto avviene all’ombra e sotto il controllo del sito vendite del Profeta: un incrocio tra scientology ed un megastore on line, dove pubblicizzare e piazzare i prodotti del guru. Qualunque altro luogo e modo di incontro non è consentito, pena la scomunica.
Ogni Wanna Marchi ha il suo mago Do Nascimiento… E il Cavalier Vendetta a 5 stelloni sembra aver trovato la sua degna spalla comica in una specie di Frate Indovino, dalla strana somiglianza col Cappellaio Matto, fissato con la fine del mondo… È l’involuzione della specie politica, dai bordelli del papi ai manicomi per complottisti. Di questo passo, uno Scilipoti finirà col sembrare un gigante!
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13 dicembre 2012 a 07:47
La “libera” informazione che ha amplificato qualsiasi idiozia scritta sul blob-blog-sfogatoio ha le sue buone responsabilità nell’aver riempito il vuoto politico col caos di questo nuovo caravanserraglio.
13 dicembre 2012 a 11:01
La mia analisi sulla vicenda è un po’ diversa.
Il magnifico capo non è assolutamente un ossessionato paranoico invasato, e le sue esternazioni non sono né isteriche né surreali; non scherziamo, stiamo parlando di un attore, per certi versi anche bravo, che fa lo stesso personaggio da vent’anni, ed oggi, anzi da un po’, è anche un politico.
Ciò che è avvenuto, e mi riferisco all’epurazione dei due “dissidenti”, non è un fatto estemporaneo, nato sull’onda di una qualsivoglia spontanea emotività od un banale crollo di nervi, ma è frutto di un ponderato calcolo politico: sicuramente è stato soppesato, ne sono stati presi in considerazione benefici e costi, sanno esattamente quanti voti gli costerà, e cosa invece in cambio ne guadagneranno. Grillo non ha mentito, lui (loro) sta compiendo una guerra, la guerra per il potere per la quale tutti i movimenti/partiti (ed entrando in Parlamento è proprio quello che diventeranno, cioè un partito) sono sempre nati. E ora gli serve cieca obbedienza e ordine, più del consenso, che probabilmente hanno già calcolato essere al momento il massimo che possono raggiungere, o che gli conviene raggiungere.
In realtà ad essere paradossali sono i tentativi degli ingenui adepti a ventilare, per giustificare la (re)azione, il rispetto delle regole precostituite: sono tutte menate, e non se ne rendono conto, qua le regole non c’entrano nulla, questo è marcare il territorio, è far sentire la sferza del padrone, è Ordine, è brutale Politica.
Quanto ai due “epurati”, beh, hanno lasciato gioco facile al capoccia, si sono praticamente estromessi da soli; vittime della loro incapacità ed impreparazione politiche hanno fatto tutto loro, o semplicemente hanno dimostrato di non aver capito dove fossero capitati.
Comunque, il tema della “democrazia” del m5s è ormai argomento che mi appassiona relativamente: ogni associazione per me è libera di darsi le regole che preferisce, tanto più che io sono sufficientemente impermeabile alle loro critiche perbeniste/catechiste sulla presunta a-democraticità dei più vecchi movimenti politici, ho la coscienza pulita (chissà la loro come è!), e che mai saranno in grado di rappresentarmi, poiché, e questo si che mi appassiona di più, non hanno idee né programmi che possano interessarmi. Non saranno mai la mia “gente”.
13 dicembre 2012 a 14:36
interessante questa: http://www.lastampa.it/2012/12/13/italia/politica/democrazia-quisquilie-che-ci-danneggiano-gt54J8ByDbDQ3FKVCFEz1L/pagina.html
13 dicembre 2012 a 16:14
@ GMS
Grillo è un fenomeno di costume; è ovvio che i media se ne occupino. Meno ovvio è che se ne facciano promotori inconsapevoli, divenendo la sua vuota cassa di risonanza.
@ DUN HILL
Per usare le metafore belliche che tanto piacciono al Profeta ligure, che Favia e la Salsi non fossero due fulmini di guerra lo si era capito da tempo… E d’altra parte all’interno del M5S sembra sia ormai giunto il tempo del lancio degli stracci, con tutti contro tutti: parabolani contro eterodossi, impegnati più che altro a sgomitare tra loro, nell’acritica deferenza al Capo supremo. A tal proposito, l’intervista di Davide Bono è emblematica.
Ciò detto, pur apprezzando enormemente le tue analisi, come avrai già intuito, mi riesce difficile avere una visione politica di matrice così fortemente “leninista”, che personalmente non condivido.
Nella mia personale concezione della Democrazia, la “Politica” è (dis)ordine creativo, consapevolezza critica e confronto aperto, sperimentazione costante nella libera discussione. La Politica è INCLUSIONE. E soprattutto è rispetto di regole condivise, che sono alla base della civile convivenza.
Naturalmente, questi sono concetti sempre più labili nelle Post-Democrazie delle oligarchie di ritorno, ma a livello puramente formale sono ancora accettate (quasi) da tutti i principali attori politici, anche se privi di risvolti pratici.
I modelli proposti da Grillo (e soprattutto da Casaleggio), e dai vari movimenti populistici che cicciano in abbondanza durante i tempi di crisi, riescono a mettere in discussione e a negare perfino elementi di base che ormai si ritenevano acquisiti come patrimonio politico comune.
Se davvero c’è lucidità e una progettualità di lungo corso nella prassi di Beppe Grillo, dietro il linguaggio ed i comportamenti dei suoi adepti, questi ricordano enormemente pratiche di tipo totalitario, dove i richiami con lo NSDAP di hitleriana memoria e le analogie con la Repubblica di Weimar, oltre ad essere evidenti, sono inquietanti.
Questo ‘signore’ non è in “guerra” contro i partiti e la vecchia politica; in senso più esteso, è in guerra contro chiunque non gli renda formale atto di sottomissione e ubbidienza. In caso contrario, si è “nemici”.
O si è con lui o si è contro di lui. Altre vie non sono previste.
Nel momento in cui ispira a rivoluzionare e governare (dominare) il Paese, con l’ingresso in Parlamento dei suoi disciplinatissimi manipoli di replicanti, questo ‘signore’ pone serie ipoteche sulla mia stessa libertà personale.
A me di quello che Grillo fa col suo marchio registrato e col suo esercito di cloni ubbidienti non mi riguarda affatto, né mi interessa.
Ma nel momento in cui dichiara la sua “battaglia all’ultimo sangue”, contro tutto il resto del Paese che non lo vota, allora la sete di dominio di un singolo diventa problema di un’intera comunità.
Quindi il problema della democrazia interna nel M5S mi interessa (e molto), nel momento in cui si pensa di conformare un intero sistema democratico e costituzionale ad immagine e somiglianza del MoVimento medesimo. Lo Stato Etico millantato dal “Capo politico” è un problema che riguarda tutti.
13 dicembre 2012 a 16:26
Per fugare l’equivoco: è giusto parlarne.
E’ però una pietosa bugia fingere che il successo di questo fenomeno non dipenda dai media tradizionali e dipenda totalmente dalla rete.
Una delle tante bugie che s’accompagna, per esempio, a quell’altra sull’auto finanziamento che, a ben guardare, resta pur sempre lauto finanziamento.
13 dicembre 2012 a 16:56
…”resta pur sempre lauto finanziamento“, che però va stornato nelle tasche di Casaleggio e Grillo, auto-nominatisi tesorieri per volontà divina.

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In merito invece ad eventuali osservazioni sulla psicodinamica del fenomeno Grillo, rimando alla lettura di una interessante (non originalissima) disamina sull’argomento:
«…uno dei massimi psicoanalisti italiani, Mauro Mancia (1929-2007), ha dato questa diagnosi impeccabile: il tiranno è la figura classica di una forma di narcisismo. Il narcisista si slega dalla relazione con l’altro presentandosi con la faccia di trickster, ancora vergine quando è in fase ascendente. Modello appetibile per gli italiani, che prediligono il grottesco, in politica.
La meccanica è grosso modo la seguente: c’è confusione nel paese, un bisogno di mettere a posto le cose. Di qui la necessità – intravista ingenuamente da Max Weber – di mettere nelle mani di un carismatico leader il potere per un periodo determinato di tempo. Quanto tempo? Un giorno, un anno, dieci anni, sempre. Questa sola premessa conferma il trickster carismatico nel suo narcisismo, già implicito nell’esser portatore di carisma. Il carisma ruba il tempo, la vita, la socialità, l’intimità, la fiducia. In altri termini distrugge la rêverie materna, quel senso di fiducia collante della relazione e del legame sociale. La società si pietrifica, noi/loro, amico/nemico. Lo si fa per sconfiggere il nemico, che sta sempre dalla parte dell’Altro. Questo non è un problema della destra: in questi casi destra e sinistra, direbbe Gregory Bateson, condividono la stessa epistemologia. L’epistemologia del populismo vuoto.
Dai il potere a un carisma, non lo molla finché non ha ridotto il paese a pezzi. Il carisma non ha nessun rispetto per le istituzioni, per le regole. In modo perverso inneggia al reato mentre è presidente dell’istituzione, inneggia alla guerra, alla ribellione mentre sta al governo; insomma perde qualsiasi tipo di responsabilità, o forse non l’ha mai avuta. La Legge per lui è oscena, e lui crea leggi oscene, il vuoto. Vuoto istituzionale, sociale, culturale: svuota le relazioni di contenuto, blatera nel vuoto.»
> Pietro Barbetta, “Isteria e narcisimo a 5 stelle“
Da notare come certi personaggi siano interscambiali e come l’analisi valga tanto per il Grullo a 5 Stelle che per il Trickster brianzolo…
Per gli amanti dei ‘classici’, resta universalmente valida la “Psicologia delle folle” di Gustave Le Bon, della quale abbiamo riportato ampi estratti QUI.
13 dicembre 2012 a 17:50
Ti ringrazio per il “leninista” ma credo di non essere stato chiaro circa la mia visione; anzi a dire la verità della mia visione non ho proprio parlato :), la politica brutale a cui alludevo non è certo quella che io auspico, ma è quella con cui mi sono sempre scontrato e che vedo riproposta nelle grilliche dinamiche. Io ho smesso di credere alla rivoluzione intesa leninisticamente già alcuni anni fa! Anche io mi schiero dalla parte dell’inclusione e del confronto, altrimenti starei già nelle cantine con quelli di Lotta Comunista, facendoci i “pompini a vicenda” e applaudendoci come un qualsiasi pubblico “faziano” (quello di Rai tre, intendo) ad ogni cretinata vomitata dal palco.
Comunque ancora non nutro le tue stesse preoccupazioni, ma ci rifletterò.
13 dicembre 2012 a 18:39
Ad essere sinceri, tempo 4 anni, credo che la stella (ovvero 5 le stelle) del Grillo Ferox tramonterà in fretta, come tutti gli altri fenomeni populistici che l’hanno preceduto: Fronte dell’Uomo Qualunque, Laurismo, Poujdismo, Movimento dei Forconi ed a suo modo lo stesso berlusconismo.
Quindi il personaggio in sé non mi preoccupa più di tanto, a parte la naturale allergia per ogni forma di personalizzazione ducesca. Quello che mi preoccupa è l’immanenza tra gli strati profondi della società italiana di umori viscerali, pronti a risalire con cadenza ciclica ad ogni difficoltà: protestarismo sterile e furori tribali pronti a raggrumarsi ai piedi di un Capo, nell’attesa di un demiurgo che sappia plasmare un populismo rancoroso nella reiterazione della menzogna ad uso politico.
E’ ciò che in senso lato, per praticità semantica, io considero “fascismo” in quanto elemento permanente di una società culturalmente arretrata e priva di solidi anti-corpi democratici. Sostanzialmente, la democrazia in Italia si salva per l’inerzia di masse abituate a battere le mani e quasi mai a battersi sulle barricate, per qualcosa che non sia strettamente connesso al proprio clan familiare e non procuri loro un vantaggio immediato al minimo prezzo.
E, d’altro canto, “fino a quando padroni della piazza saranno i tribuni, il duce sarà immanente nella storia d’Italia” (Camillo Berneri).
Da questo punto di vista, le parole che Carlo Rosselli scrisse sul fascismo intorno al 1930 conservano tutta loro attualità:
«Il fascismo si radica nel sottosuolo italiano, esprime i vizi profondi, le debolezze latenti, le miserie del nostro popolo, del nostro intero popolo.
Non bisogna credere che Mussolini abbia trionfato solo per forza bruta. Se egli ha trionfato è anche perché ha saputo toccare sapientemente certi tasti, ai quali la psicologia media degli italiani era straordinariamente sensibile. In una certa misura il fascismo è stato l’autobiografia di una nazione che rinuncia alla lotta politica, che ha il culto della unanimità, che fugge l’eresia, che sogna il trionfo del facile, della fiducia, dell’entusiasmo. Lottare contro il fascismo non significa dunque lottare solo contro una reazione di classe feroce e cieca, ma anche contro una certa mentalità, una sensibilità, contro delle tradizioni che sono patrimonio, purtroppo inconsapevole, di larghe correnti popolari.»
E se la risposta sono per l’appunto le “platee del pubblico faziano”, con la sua stucchevole melassa di derivazione democristiana (a tanto è ridotta certa sinistra in Italia!), si comprende bene che è una lotta persa in partenza.
14 dicembre 2012 a 03:31
Noto con profondo dispiacere che si è sempre pronti a demonizzare e ad esasperare alcuni aspetti del M5S. Non conosco bene i due dissidenti e neanche i motivi REALI che giustifichino il loro fuoco incrociato su Grillo ed il suo staff. Da una prima analisi. sembra che effettivamente entrambi, nel M5S ci acceccano come i cavoli a merenda. infatti hanno appreso immediatamente come ci si comporta da politici navigati e quali azioni ed esternazioni porre in essere per perseguire un certo fine. Non a caso il neo Movimento Arancione di De Magistris & Co. si è subito interessato a loro. Voglio inoltre far notare che le regole ACCETTATE da chiunque entri a far parte del M5S, (e nessuno ti costringe) sono state, in questo caso, palesamente disattese. Ora possiamo fare ogni sorta di disquisizione riguardo le stesse, ma mi chiedo, è credibile che ci si renda conto che non vanno bene solo nel momento in cui si raggiungano risultati? Mi viene il dubbio che i motivi siano ben altri e sicuramente meno nobili.
Chiaramente coloro che avversano il movimento hanno preso al volo l’occasione fornita, per porre in essere l’ennesimo tentativo di arginarne e ridimensionarne l’impatto. Tentativo a mio avviso, destinato miseramente a fallire.
14 dicembre 2012 a 11:45
Io questa cosa del dispiacere non la capisco. Uno si dispiace per i propri errori, non perché non è simpatico agli altri o perché viene criticato. Se le critiche sono sensate non ci si dispiace, se ne prende atto e se si vuole si correggono i falli. Se le critiche non sono sensate te ne freghi. Ho timore che però la presunzione di essere per forza nel giusto porti molta frustrazione.
15 dicembre 2012 a 01:38
Sicuramente da parte mia nessuna presunzione nè frustazione, esprimevo soltanto il mio punto di vista, tutto qui. Provare piacere o dispiacere per le altrui opinioni è un fatto meramente personale su cui, credo, non si possa argomentare più di tanto.
Contrariamente a quanto credi non ho la pretesa di essere io dalla parte della ragione, anzi vista la situazione attuale ho molti dubbi e poche certezze, quindi figurati se faccio fatica ad accettare critiche sensate. Ed il punto è proprio questo, non mi sembra di aver letto un’analisi attenta, ancorchè critica, nel “merito” della questione, ma solo ostilità preconcetta al M5S ed al suo staff.
15 dicembre 2012 a 01:12
Caro Franco,
Siccome ho avuto modo di apprezzare i tuoi interventi precedenti, e conoscendo bene la tua onestà critica, so che puoi scrivere di molto meglio e muovere obiezioni di gran lunga migliori…
Non entro nel merito della diatriba e la mia replica non presuppone alcun intento polemico nei tuoi confronti. Tuttavia, il tuo intervento mi offre l’opportunità di muovere alcune osservazioni:
1) Per quanto mi sforzi, non riesco ancora a capire bene quali regole (soprattutto nel caso della Salsi) siano mai state violate.
Federica Salsi ha partecipato a “Ballarò”, trasmissione di approfondimento politico di Floris, tra le più seguite e apprezzate in Italia. E dunque? Qual’è il problema?!? E’ un reato partecipare ad un dibattito politico? La Salsi può decidere da sola, oppure deve chiedere il permesso preventivo al rag. Giuseppe Grillo?!?
D’altronde, il “Capo politico” a quanto pare, e nonostante gli strali, non si fa problemi ad apparire in TV.
2) La Salsi è stata umiliata pubblicamente, e senza alcuna possibilità di replica o difesa, sul blog di Grillo, unico organo di “informazione” consentito, con un post smaccatamente sessista e apostrofata come una “qualunquemente stronza” perché ha osato ridere ad una battuta di Crozza.
Cos’è, Grillo è invidioso del collega?
A questo sono seguite valanghe di insulti e di minacce, alle quali né Grillo né il suo sedicente “STAFF” (questa misteriosa entità metafisica che tutto controlla e a nessuno rende conto) hanno applicato alcun filtro o reprimenda.
Cosa doveva fare la Salsi? Atto di contrizione? Andare in pellegrinaggio dal Profeta a piedi nudi e col capo cosparso di cenere?
A tutt’oggi non riesco a comprendere dove sia l’inaudita gravità del suo ‘peccato’.
3) Mi si obietterà che la Salsi ha violato le regole del Non-Statuto.
QUALI????
Il c.d. “Non-Statuto”, che al contrario di molti moralizzatori a 5 stelle ho avuto la premura di leggere, si compone di 7 articoli:
Articolo 1 – Natura e Sede
Articolo 2 – Durata
Articolo 3 – Contrassegno
Articolo 4 – Oggetto e finalità
Articolo 5 – Adesione al MoVimento
Articolo 6 – Finanziamento delle attività svolte sotto il nome del “MoVImento 5 Stelle”
Articolo 7 – Procedure di designazione dei candidati alle elezioni
In nessuno di questi si fa esplicito divieto di partecipare a dibattiti o trasmissioni televisive. Magari sono un lettore distratto, che mi si corregga se sbaglio, riportandomi il passaggio sfuggito alla mia attenzione!
In compenso negli articoli si certifica la natura proprietaria ed esclusiva del marchio, con l’intera attività incentrata sul blog di Beppe Grillo, sancendo di fatto una struttura padronale. Non male come inizio di una “democrazia orizzontale” (nel senso di defunta, o da fottere?).
Si specifica anche come il M5S voglia “essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico“.
Ovvero, chi non la pensa come il padrone è fuori.
Espulsioni tramite twitter e raccomandata dell’avvocato personale di Grillo (NON del MoVimento). Dove sarebbe la discussione, il confronto, e quel naturale diritto di replica che anche l’ultimo dei blog concede, ma che Grillo (e Casaleggio) preclude a chiunque.
Io rispondo sempre ai miei interlocutori. E le loro opinioni mi interessano eccome! Grillo quante repliche ha concesso ai suoi commentatori in quasi due lustri di attività on line?
Le domande, il dubbio, gli interrogativi, il confronto, sono il sale della Democrazia. Nel M5S sembra invece si configurino come una sorta di delitto di lesa maestà.
Dispiace davvero che una persona della tua intelligenza non sappia cogliere l’anomalia, insieme a quegli aspetti così ben illustrati da DUN HILL in un suo precedente commento [QUI].
17 dicembre 2012 a 02:47
Caro Sendivogius,
seguo con vivo interesse gli articoli proposti, qualche volta intervengo, qualche volta mi limito solo a leggere le varie discussioni. E’ indubbio che sul M5S e Grillo abbiamo opinioni diverse, ma ho sempre visto questo spazio come il luogo ideale per un confronto costruttivo dove critiche non faziose e fini a se stesse, siano veri spunti di riflessione.
Come ho avuto modo di ribadire in qualche mio passato intervento il movimento ha molti pregi ed altrettanti difetti.
1) Non è un partito con tanto di comitato centrale, dirigenti, delegati etc etc. Ma è pieno di gente entusiasta, anche incazzata, che ha ritrovato la forza di protestare;
2) Rappresenta, a mio modesto parere, un’alternativa validissima ai vari Monti – Bersani – Berlusconi;
3) Attualmente è l’unico, vero, fronte di rottura e protesta con un seguito interessantissimo;
4) La sua forza deriva dall’essere diverso, nel bene e nel male, dagli altri partiti politici.
Riguardo le persone espulse, non me ne volere, ma non provo nessuna simpatia per loro e per tutti quelli che sputano nel piatto in cui mangiano ne’ per coloro che cambiano casacca secondo convenienza. Non mi è piaciuto comunque e lo giudico un autogol il video postato da Grillo sull’argomento.
Ritornando alla Salsi, c’è una regola non scritta che tutti, e sottolineo TUTTI conoscono, ribadita più volte dallo stesso Grillo, che consiste nel divieto assoluto a partecipare a programmi televisivi. Se mi chiedi se sia giusta e sensata ti rispondo di no, a mio avviso è una grossa cazzata. Ma malgrado quanto innanzi non significa che al momento debba essere disattesa. Mi obietti circa la democrazia..il confronto..il marchio. Non faccio nessuna fatica a notare le contraddizioni del movimento, ma sono nel contempo fiducioso che molte cose strane e bizzarre saranno oggetto di future verifiche e rettifiche. E non potrebbe essere altrimenti, perchè come ben sai è alla prova dei fatti che si giudica la validità e la coerenza di certe idee. Mi sbaglio? forse! Come ho già detto ho poche certezze…
Nei vari interventi che ho avuto modo di leggere, vedo esclusivamente critiche e non una parola, UNA.., che cerchi di capire un seguito cosi ampio senza apostofarli come idioti. Credi davvero che la maggior parte dei simpatizzati e militanti del M5S penda dalle labbra di Grillo & Co.e che non sappia i limiti dei movimenti/partiti personali?
Vorrei inoltre farti notare che negli altri partiti dove esiste una democrazia ed un confronto costruttivo I risultati non cambiano. Nella maggior parte dei casi la segreteria è nelle mani delle stesse persone da svariati anni. IDV Di Pietro: – SEL Vendola – PDL Berlusconi – Radicali Pannella; ed infine il PD con Bersani rieletto e attorniato dalla solita Nomenklatura D’Alema – Bindi – Finocchiaro – Parisi, che condizionano la linea del segretario e difficilmente accetteranno di mettersi da parte.
E’sbagliato desiderare un cambiamento profondo? E’ sbagliato auspicare un ricambio della classe dirigente di questo paese?
Forse non sarà il metodo giusto ma almeno ci si prova, con la consapevolezza che solo con le critiche non si va da nessuna parte.
17 dicembre 2012 a 23:12
@ Franco
“E’sbagliato desiderare un cambiamento profondo? E’ sbagliato auspicare un ricambio della classe dirigente di questo paese?”
Assolutamente, no. E’ giusto e costituisce un’aspirazione sacrosanta. Probabilmente, entrambi concordiamo sulle finalità, ma divergiamo di molto sulle modalità di attuazione.
Entrambi siamo in grado di cogliere incongruenze, punti deboli, contraddizioni e limiti. Si può dire che a separare le nostre prese di posizione sia un diverso grado di “indulgenza”…
Io sono affetto da scetticismo cronico, quindi sono fuori competizione e non faccio testo.
La mia pessima considerazione del M5S è altresì sfalsata dagli esponenti del medesimo coi quali mi trovo nonostante tutto ad interagire. O meglio, sono ‘loro’ che cercano di coinvolgere me, va a capire poi perché!
Gente oggettivamente imbarazzante, tra i quali c’è una discreta fetta di papiminkia delusi, parecchi fascistoidi, e persino un neo-nazista. Tutti raggrumati attorno ad un tizio (lui si definisce “imprenditore”) che in dieci anni avrà girato l’intero arco istituzionale, in cerca di una candidatura politica che nessun partito gli ha mai offerto. Il bello è che sono frazionati a loro volta in cellule chiuse; si centinellano le informazioni tra loro stessi; il coordinamento è una chimera anche nell’ambito dello stesso quartiere, mentre i rapporti con i meet-up delle altre zone metropolitane sono quasi inesistenti. Figuriamoci a livello inter-regionale e nazionale!
Comprenderai dunque le motivazioni di certi miei “pregiudizi”, in riferimento alle ‘risorse umane’ in campo.
In merito invece alla peculiare originalità del MoVimento, la non-struttura ha in realtà una matrice ottocentesca, desunta in buona parte dalle forme organizzative del movimento libertario di inizio ‘900 e successivamente cadute in disuso, a tal punto da essere dimenticate.
Personalmente, per motivi culturali e di affinità ideologica, sono un appassionato della materia. Quindi posso dirti che esistono richiami impliciti (probabilmente grazie al contributo intellettuale di Gianroberto Casaleggio)… Ne faccio una piccola sintesi, ovviamente non priva di forzature:
1) Le assemblee dei delegati, con la remissione periodica del mandato ai consigli popolari, insieme alla struttura dei cosiddetti meet-up, riprendono vecchie pratiche già in auge nella Comune parigina del 1870 (e precedenti). Ma certe analogie possono essere fatte risalire addirittura ai club rivoluzionari francesi del 1792… soprattutto alle frange più radicali dei Montagnardi: una sorta via di mezzo tra gli exagérés di Hebert e gli enragés di Jacques Roux, con la stessa carica conflittuale e la medesima aggressività rabbiosa.
2) La nomina dei “portavoce” è una vecchia pratica anarchica, né mancano similitudini con i “treintistas“ dell’anarco-sindacalismo iberico…
3) La democrazia orizzontale a partecipazione diretta, tramite la pratica consiliare autogestita, è alla base del sistema russo dei Soviet: quelli della Rivoluzione del 1905, prima che venissero trasformati in uno strumento di controllo del potere bolscevico.
Ma anche delle c.d. “Repubbliche dei Consigli”, nella Germania del 1919 (soprattutto a Monaco e Berlino).
Per quanto idealmente bellissimi e affascinanti, tutti questi esperimenti storici hanno una peculiarità: non funzionano su vasta scala, durano poco, e soprattutto si concludono in un bagno di sangue.
Sicuramente, il M5S è una struttura in fieri e, come già detto in passato, attendo che si emancipi dall’ingombrante figura del Padre.
Nel frattempo, non posso fare a meno di concentrare la mia attenzione sulla conformazione padronale e privatistica del movimento, notando come esista una cesura netta tra l’orizzontalità democratica dei meet-up (laddove funzionano) ed il livello superiore gestito dai “capi politici”. In questo caso, l’organizzazione non è ‘anarcoide’ ma ‘massonica’, strutturata com’è su un livello piramidale e sulla totale arbitrarietà del vertice.
Ciò detto, detesto visceralmente ogni forma di personalizzazione: non mi piace che ogni iniziativa sia incentrata su un nome ed un’unica faccia.
Ma questo è un altro ‘problema’ mio e della mia indole caratteriale.
Il problema delle “regole” condivise: chi, dove, come, e perché le stabilisce? In un’organizzazione lineare, a partecipazione diretta, che sostiene la democrazia orizzontale etc. le regole si decidono insieme, si discutono, si votano, si cambiano. Stessa cosa avviene per le “espulsioni”. Anche la più autoritaria e anti-sindacale delle aziende deve motivare le ragioni del licenziamento; il lavoratore licenziato ha altresì il diritto di impugnare il provvedimento e muovere ricorso.
Figuriamoci se ciò non dovrebbe essere un atto dovuto in un movimento che si definisce più democratico degli altri.
Ancora una volta, è un problema di approccio culturale.
Probabilmente sbaglio, ma io ho un pessimo carattere..:) vivo nella certezza di non sapere e dunque mi nutro di dubbi e domande.
Probabilmente esagero. E sicuramente devo affinare il dono della sintesi..:)
Colgo però l’occasione di ringraziarti per il vivo interesse col quale segui queste pagine (la cosa è molto lusinghiera), facendo presente che è con altrettanto interesse che leggo sempre i tuoi interventi, i quali ovviamente sono sempre i benvenuti.
22 luglio 2017 a 11:52
Scrivo questo commento solo per far sapere al’autore del testo che non ho perso il mio tempo a leggerlo… ci son capitato per sbaglio tramite la ricerca di immagini google con la chiave di ricerca “risata sguaiata” e dopo aver letto le due righe che descrivono l’immagine in questione ho capito subito che pesce l’autore: uno che se la prende con l’unica corrente politica che abbia mai proposto la democrazia all’elettorato da che l’Italia fu fondata… per cui si vergogni costui, e si penta, se ha una coscienza.
22 luglio 2017 a 16:56
Già che c’era poteva anche risparmiarsi di commentare.
Vede, “Briacatu” (alias “Carlino”)?! Non c’è niente di più pietoso (e pericoloso) di chi applica in politica le verità di fede, affidandosi ai messia… li si chiami poi “capo politico”, “uomo della provvidenza”, o più estensivamente DUCE.
E sono proprio i commenti come il suo che ci confermano quanto sia lontano da ogni concezione di Democrazia la ben nota setta, convincendoci di quanto non solo siano giuste ma necessarie le nostre critiche.
La coscienza ce l’abbiamo, la vergogna la lasciamo a Lei come sua esclusiva prerogativa nell’inconsistenza del suo pensiero. Torni dunque alle sue cliccarie sul blog del profeta e ci dispensi dalle sue minzioni.
Per noi è già fin troppo penoso risponderle, concedendole attenzioni che certamente non merita.