Archivio per Francesco Mangiameli

SANTI SUBITO!

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01 - Fioravanti Mambro
Si fanno le coccole. Rilasciano interviste. Partecipano a dibattiti e presentazioni. Firmano autografi. Sono gli special guest ai meeting di “Comunione e Liberazione” dove narrano tra applausi scroscianti un’esemplare esperienza di vita: fulgido esempio morale di coppia modello, regolarmente sposata come vuole Santa Romana Chiesa. Come tutte le superstars che si rispettino, godono di un nutrito seguito di fan ed estimatori… Sono le iconcine sacre che adornano la sacrestia dei sacerdoti di “Legge & Ordine”. Sono le figurine pregiate nell’album-ricordi per i fanatici della “Tolleranza Zero”; di quelli che vorrebbero un ‘uomo in divisa’ ad ogni angolo, in nome della “sicurezza”.
Sono Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.
Giusva & Francy (possiamo chiamarvi così, vero?!?) da sempre pericolosamente insieme. TVTB. Kiss-kiss! Bang-bang! Gli eroi neri dello spontaneismo eversivo, la coppia assassina dello stragismo indiscriminato, insieme al loro amichetto di sangue: Luigi Ciavardini.
Finalmente liberi, redenti nell’impunità, un sicuro ruolo da protagonisti nell’Italia fascistizzata dal ventennio berlusconiano, restituita al trionfo delle celebrazioni littorie, e una predisposizione per l’omicidio di massa. Roba che manco Donato Bilancia!

02

Piuttosto che tracciare una breve storia dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), abbozzando una biografia degli sciagurati protagonisti (avremo tempo e modo per fare entrambe le cose), preferiamo ricordare a chi se ne fosse dimenticato il profilo criminale di alcuni dei suoi massimi esponenti, tralasciando le loro responsabilità nel massacro bolognese… Esiste infatti un vasto movimento trasversale, teso a sottolineare le incongruenze e l’estraneità della Banda Fioravanti nell’attentato alla Stazione Centrale di Bologna. Comunque, alle interviste auto-assolutorie di Giusva Fioravanti, noi preferiamo la più complessa lettura delle carte processuali che hanno determinato la condanna.
Ad onor del vero, i NAR non costituiscono una struttura organizzativa ben definita. Sono piuttosto una sigla ideata dalla ‘Banda Fioravanti’, un movimento liquido nel quale transitano i ventenni del cosiddetto “spontaneismo armato”, provenienti dalla galassia dell’estrema destra fascista. Più che un marchio di fabbrica, si tratta di un vessillo identitario da usare in una specie di franchising ideologico.
03 - Giusva Cominciamo dunque dal tenero “Giusva”, il ragazzino prodigio che dalla tranquilla provincia trentina (è nato a Rovereto, il 28 Marzo 1958) si trasferisce nelle grande città, Roma, dove subisce i traumi e le incredibili privazioni di una vita difficile in contesti degradati. Infatti, vive nel quartiere borghese di Monteverde. Il padre, Mario Fioravanti, lavora in RAI e le opportunità non mancano… Giusva si può permettere vacanze studio in USA. E la scuola privata, il “Monsignor Tozzi”, dove conosce altri figli di papà come lui, coi quali andrà in giro ad ammazzare la gente, quando non frequenta le sezioni del MSI. 02 - Grazie Nonna Di Giusva vogliamo ricordare i precoci esordi cinematografici: è il bimbo giudizioso della “Famiglia Benvenuti”. Maliziosamente trasgressivo in “Grazie Nonna”: indimenticabile capolavoro della commedia sexy all’italiana.
Un’adolescenza serena, fatta di risse e pestaggi con i ‘compagni’; danneggiamenti vari; qualche furtarello; un po’ di ricettazione; possesso illegale di armi da fuoco…

28-02-1976: tentato omicidio.
15-12-1976: tentato omicidio; violazione disposizioni sul controllo delle armi.
23-12-1976: violazione della normativa su armi, munizioni, aggressivi chimici e congegni micidiali.
30-12- 1976: ricettazione continuata.
09-01-1977: tentato omicidio; violazione delle disposizioni sul controllo delle armi.
08-02-1977: detenzione illegale di armi e munizioni; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.
25-05-1977: detenzione illegale di armi e munizioni.
30-12-1977: detenzione illegale di armi e munizioni; danneggiamento.
31-12-1977: porto illegale di armi continuato.
04-01-1978: porto illegale di armi continuato.

Niente di grave.
Con la consapevolezza della maggior età, Fioravanti affina i suoi hobbies

28 febbraio 1978. Roma. Un Giusva non ancora ventenne è in libera uscita insieme al fratellino Cristiano ed agli amici con la macchina di mammà. Stanno perlustrando il quartiere Don Bosco-Cinecittà, zona rossa, in cerca di qualche compagno da castigare. Seduti su una panchina a P.za Don Bosco, notano due ragazzi coi capelli lunghi che chiacchierano fumando una sigaretta. Un segno inconfondibile. Fioravanti scende dall’auto, si dirige verso il gruppetto e fa fuoco: Roberto Scialabba, operaio elettricista di 24 anni, cade a terra ferito. Fioravanti gli sale sopra, si mette a cavalcioni, e lo finisce con un colpo alla testa. Poi, si gira verso una ragazza che sta fuggendo urlando e le spara senza colpirla. Anni dopo, il buon Giusva rivelerà che ciò che lo aveva più impressionato al suo primo omicidio era stata l’espressione di assoluto stupore delle sue vittime. Insomma, lui era sceso in guerra e questi non sapevano nemmeno di essere in trincea!

Marzo 1978. Sempre a Roma, giustamente indignato dai film pornografici di Pasolini, partecipa all’assalto dei missini contro il cinema Rouge et Noir dove si proietta “Salò o le 120 giornate di Sodomia”. Nel frattempo, lascia l’Università di Perugia e trova il tempo di arruolarsi nell’Esercito. Cadetto nella scuola ufficiali di Cesano, il giovane Fioravanti vuole diventare (manco a dirlo) parà della Folgore. Adesso vuole che lo si chiami “tenente”. È così ligio e disciplinato alla vita militare che lo sbattono in caserma punitiva, nelle campagne di Pordenone. Ma Giusva non si perde d’animo…

08-05-1978: abbandono di posto da parte di un militare di guardia.
09-05-1978: furto militare continuato.

In pratica si è fregato un centinaio di bombe a mano mod. SRCM dalla polveriera di Spilimbergo, mentre era di guardia. Concedendosi qualche giretto col la campagnola di servizio. Di conseguenza, il 14-06-1979, il Tribunale militare di Padova lo condannerà ad 8 mesi di reclusione, per furto di veicolo e abbandono del posto di guardia.
Il resto del 1978 invece Fioravanti lo trascorre in maniera relativamente tranquilla:

03-07-1978: rapina; porto illegale di armi.
24-11-1978: rapina.
26-12-1978: rapina; violenza privata; violazione di domicilio; detenzione illegale di armi e munizioni.

1979, Anno nuovo, vita nuova! Anche Giusva festeggia a modo suo…

9 gennaio 1979. Roma. Fioravanti ed altre tre persone assaltano la sede romana di “Radio Città Futura” dove è in corso una trasmissione gestita da un gruppo femminista. I terroristi, dal volto travisato, fanno stendere le donne presenti sul pavimento e danno fuoco ai locali. L’incendio divampa e le ragazze, terrorizzate, tentano di fuggire. Sono raggiunte da colpi di mitra e pistola. Quattro rimangono ferite, di cui due gravemente.
L’idea originale era colpire l’emittente degli autonomi, “Radio Onda Rossa”. Opzione scartata per l’evidente impermeabilità del quartiere S.Lorenzo ai fascisti.

16-06-1979. Roma, Quartiere Esquilino.
Fioravanti guida l’assalto alla locale sezione del PCI. All’interno si stanno svolgendo due assemblee congiunte: di quartiere e dei ferrovieri. Sono presenti più di 50 persone. La squadra terrorista lancia due bombe a mano SRCM, poi scarica alla cieca un caricatore di revolver. Si contano 25 feriti. Per puro caso non ci sono morti. Siamo al primo tentativo di strage e Fioravanti si arrabbia “perché non c’è scappato il morto”, come testimonia Dario Pedretti, componente del Commando. Che Fioravanti fosse colui che ha guidato il gruppo di fuoco  è accertato dalle testimonianze dei feriti e degli altri partecipanti all’azione, e da una sentenza passata in giudicato. Ciononostante, Fioravanti ha sempre negato questo suo pesante precedente stragista.

Per il resto, bisogna pur mangiare e l’intraprendente Giusva pensa al finanziamento ed al reperimento delle armi. In armeria naturalmente, con regolare rapina.

19-06-1979: ricettazione continuata.
27-11-1979: rapina (Chase Manhattan Bank); detenzione illegale di armi e munizioni; ricettazione.
05-12-1979: ricettazione continuata; violazione delle norme sulle armi, munizioni, aggressivi chimici e congegni micidiali.
11-12-1979: rapina; ricettazione; detenzione illegale di armi e munizioni.
07-03-1980: rapina; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.
30-03-1980: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni; porto illegale di armi; lesioni personali; ricettazione.
Aprile 1980: violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.

17 dicembre 1979. Roma. Fioravanti e la sua banda vogliono uccidere l’avvocato Giorgio Arcangeli, ritenuto responsabile della cattura di Pierluigi Concutelli. Il “Comandante Lillo” è un altro psicopatico pluriomicida, un ‘duro e puro’ di provenienza ordinovista e tra gli ispiratori di Ordine Nero.
Il problema è che Fioravanti non conosce l’avv. Arcangeli. Non lo ha mai visto prima!
L’agguato viene teso sotto lo studio del legale, ma a perdere la vita è un inconsapevole geometra di 24 anni, Antonio Leandri, vittima di uno scambio di persona e colpevole di essersi voltato al grido “avvocato!” lanciato da Fioravanti. A sparare addosso al geometra è uno dei complici di Fioravanti, ma a finire Leandri ci pensa Giusva il misericordioso.

6 febbraio 1980. Roma. Maurizio Arnesano ha 19 anni. È appena entrato in Polizia e presta servizio come agente di guardia al consolato libanese, in V. Settembrini.
Alla banda Fioravanti serve un mitra. Di pistole e fucili ormai ne hanno razziati parecchi, ma un mitragliatore manca alla collezione. L’M12 del poliziotto andrà benissimo.
Fioravanti parcheggia il motorino con cui è arrivato, punta la pistola contro Arnesano e gli intima di consegnargli la mitraglietta. Il ragazzo in uniforme esita, accenna una reazione, e Fioravanti gli pianta 3 pallottole nel braccio. Così ferito, per Arnesano è impossibile rispondere al fuoco. Il ragazzo, col mitra ancora a tracolla, corre verso l’ingresso del consolato per cercare aiuto e rifugio. Fioravanti gli spara altri 4 proiettili nella schiena, poi con calma si avvicina, prende l’M12, e se ne va. Giusva ha il suo giocattolo nuovo. Più tardi, a chi gli rinfaccia la vigliaccheria dell’omicidio Arnesano, un uomo ferito e colpito alla schiena, dichiarerà: “Non sparare alle spalle è un lusso”.

30 marzo 1980. Padova. Evidentemente un solo M12 non basta e quindi ci si organizza. Un commando dei NAR assalta il distretto militare di Via Cesarotti a Padova. Un sergente viene ferito e vengono rubati 4 vecchi moschetti Carcano, 5 fucili a ripetizione, pistole e proiettili. Sul muro della caserma, prima di andarsene, Francesca Mambro firma la rapina con la sigla BR per depistare le indagini.

28 maggio 1980. Roma. Quartiere Salario-Trieste, feudo nero di Terza Posizione.
04 - Franco EvangelistaUna spedizione dei NAR, alla quale partecipano Luigi Ciavardini, Fioravanti e la Mambro, decide di dare una ‘lezione’ alla Polizia e attacca la pattuglia di vigilanza che staziona davanti al Liceo classico “Giulio Cesare”. L’obiettivo era quello di disarmare i tre agenti e di schiaffeggiarli, per “ridicolizzare la militarizzazione del territorio”. La sortita però non riesce perché i poliziotti si accorgono della presenza dei terroristi e cercarono di reagire, ma gli aggressori aprono il fuoco per primi Nell’assalto muore l’appuntato Francesco Evangelista (detto “Serpico”) che viene crivellato con sette colpi di pistola, mentre il suo collega Giuseppe Manfreda rimane ferito. “Serpico” è una sorta di istituzione nella polizia romana. È un agente pluridecorato, assai rispettato per la sua professionalità ed esperienza. La morte di Evangelista provoca una reazione furiosa della Polizia che reagisce in modo inconsulto. Per l’omicidio, viene arrestato Nanni De Angelis, una giovane promessa del rugby, militante di Terza Posizione e totalmente estraneo alla vicenda. Il ragazzo verrà ritrovato impiccato in carcere con evidenti segni di violenze e percosse. A salvare dal pestaggio Ciavardini, arrestato con De Angelis, ci penserà invece il fratello che è ufficiale di Polizia, lasciando invece l’altro ragazzo fermato a fare da capro espiatorio. 

23 giugno 1980. Roma. A Viale Jonio, a cavallo dei quartieri Montesacro e Valmelaina-Tufello, viene assassinato a colpi di pistola il sostituto procuratore Mario Amato, 36 anni. L’esecutore materiale dell’omicidio è Gilberto Cavallini, ma l’assassinio è stato pianificato da Fioravanti e Mambro. Il giudice Amato è l’unico magistrato ad occuparsi di eversione nera, dopo aver ereditato per competenza i fascicoli di indagine del pm Vittorio Occorsio, a sua volta ammazzato a raffiche di mitra il 10 Luglio 1976 da Pierluigi Concutelli.
Il sostituto procuratore Amato, conduce da un paio di anni le principali inchieste sul terrorismo di destra, in assoluto isolamento. Osteggiato dai colleghi, Amato viene denigrato dal suo diretto superiore, il giudice istruttore Antonio Alibrandi, futuro deputato missino, che lo accusa di “dare la caccia ai fantasmi”. Fioravanti non conosce il volto del procuratore Amato, pertanto va in tribunale e se lo fa indicare da Alessandro, uno dei killer più spietati dei NAR nonché figlio del giudice Alibrandi. 05 Omicidio AmatoMario Amato viene assassinato mentre aspetta l’autobus per andare a lavoro. Aveva inutilmente richiesto una protezione, o quantomeno un’autoblindata, che gli fu sempre negata.
Amato aveva annunciato sviluppi clamorosi nella sua indagine, prossime «alla visione di una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori degli atti criminosi». E infatti…

2 agosto 1980. Bologna. Strage alla stazione centrale. È un’ecatombe. [Vedi post precedente] Fioravanti e camerati hanno sempre respinto con forza ogni addebito, negando recisamente la loro partecipazione alla strage.

06 - Strage di Bologna

9 settembre 1980. Roma. Nella pineta di Castelfusano viene ucciso Francesco “Ciccio” Mangiameli, docente liceale di lettere, e soprattutto dirigente di Terza Posizione per la Sicilia. TP è un movimento di estrema destra collaterale ai NAR coi quali si scambiano militanti e supporti logistici. I rapporti sono ibridi, di amore ed odio. Terza Posizione è stata fondata dall’intellettuale Gabriele Adinolfi, Giuseppe Dimitri (consigliere recentemente scomparso dell’attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno) e Roberto Fiore. All’omicidio Mangiamenli partecipano Francesca Mambro, Giusva Fioravanti col fratello Cristiano, Soderini e Vale.  Il corpo  viene zavorrato e gettato in un laghetto a Tor de’ Cenci. I motivi dell’assassinio non sono mai stati davvero chiariti e le cause della morte di Mangiameli restano oscure.
Allo sventurato “Ciccio” i suoi carnefici rinfacciano di essere un ‘infame’, un informatore della Polizia (a sparare è Cristiano Fioravanti, il più grande ‘paraculato’ della banda e uno che di infamate se ne intende parecchio, visto che che per ottenere l’impunità attribuirà al fratello i delitti più assurdi).  Soprattutto, gli assassini ritengono che Mangiameli si sia fregato i soldi della cassa dei NAR. Denaro che doveva servire per l’evasione di Concutelli. I soldi però non escono fuori e Giusva è furioso. Sospetta che nel furto della cassa sia coinvolto anche Fiore… O almeno così si maligna secondo alcune indiscrezioni… Ma nei confronti di Roberto Fiore è stato spiccato un mandato di cattura per reati associativi e associazione sovversiva, nell’ambito della strage alla stazione di Bologna. E il dirigente di TP si è dato alla fuga. Dalla sua latitanza londinese, Fiore creerà un piccolo impero finanziario, con non si sa bene quale capitale. Al suo rientro in Italia, dopo la prescrizione dei reati, fonderà Forza Nuova.

5 febbraio 1981. Padova. Francesca Mambro e Fioravanti devono recuperare delle armi nascoste nel canale Bacchiglione, ma vengono notati da una pattuglia dei Carabinieri che si ferma per controllare. Fioravanti finge di arrendersi, mentre la Mambro resta nascosta dietro l’auto pronta ad aprire il fuoco. Nella sparatoria muoiono i carabinieri: Enea Codotto, 25 anni e Luigi Maronese, 23 anni. Dagli atti del processo è emerso che durante l’imboscata Fioravanti ha fatto finta di arrendersi. Poi ha gridato alla Mambro, nascosta dietro un’auto, «Spara! Spara!».
Ferito alle gambe, Fioravanti verrà arrestato la notte stessa.

Giuseppe Valerio Fioravanti, detto Giusva, è stato condannato a 8 ergastoli, ai quali si aggiungono altri 134 anni e 8 mesi di reclusione. La mancata corrispondenza tra numero di ergastoli e numero di omicidi è dovuta all’applicazione del vincolo della continuazione.

ergastolo per l’omicidio di Roberto Scialabba (28 febbraio 1978)
ergastolo per l’omicidio di Antonio Leandri (17 dicembre 1979)
ergastolo per l’omicidio di Maurizio Arnesano (6 febbraio 1980)
ergastolo per l’omicidio di Franco Evangelista (28 maggio 1980)
ergastolo per l’omicidio di Mario Amato (23 giugno 1980)
ergastolo per la strage alla Stazione di Bologna (2 agosto 1980)
ergastolo per l’omicidio di Francesco Mangiameli (9 settembre 1980)
ergastolo per l’omicidio di Enea Codotto e Luigi Maronese (5 febbraio 1981)

Fioravanti ha inoltre accumulato altri 134 anni e 8 mesi di reclusione per reati quali: furto e rapina (una ventina), violazione di domicilio, sequestro di persona, detenzione illegale di armi, detenzione di stupefacenti, ricettazione, violenza privata, falso, associazione a delinquere, lesioni personali, tentata evasione, banda armata, danneggiamento, tentato omicidio (28 febbraio 1976, 15 dicembre 1976, 9 gennaio 1977, 28 febbraio 1978, 6 marzo 1978), incendio, sostituzione di persona, strage, calunnia, attentato per finalità terroristiche e di eversione.

Dal 2 agosto 2009 (XIX° anniversario della strage di Bologna) è tornato ad essere un uomo libero nella pienezza dei propri diritti. La riabilitazione del condannato, anche all’ergastolo, è prevista dall’articolo 179 del codice penale. Il 15 aprile 2004, Fioravanti ha ottenuto dal Tribunale di sorveglianza la libertà condizionale perché ha tenuto «un comportamento tale da fare ritenere sicuro il suo ravvedimento» e, come prevede l’articolo 176 del codice penale, ha potuto lasciare il carcere. Dopo cinque anni di libertà vigilata, ha ottenuto la riabilitazione che «estingue le pene accessorie e ogni altro effetto penale della condanna».
La pena è estinta. Certezze del diritto.

07 - Padova 1981

Ogni Clyde ha la sua Bonnie.
08 - mambro Compagna inseparabile di Giusva è
FRANCESCA MAMBRO.
Praticamente coetanei, con un anno di differenza. Con Fioravanti la Mambro condivide tutto, moralmente e materialmente, comprese le azioni criminose dove però agisce come ‘staffetta’ o come riserva, pronta al fuoco di copertura ove sia necessario.
Insieme percorrono le tappe sanguinose di una discesa agli Inferi, dalla quale si può risalire…
Estinzione della pena: 2013.
Riportiamo alcune azioni terroristiche imputate alla Mambro (molte delle quali compiute insieme a Fioravanti) e per le quali è stata condannata.

7 marzo 1979. Roma. A modo suo, Francesca decide di festeggiare la “festa della donna” in anticipo sulla data. Con un gruppo di estremiste di destra, lascia una rudimentale bomba davanti alle finestre del Circolo culturale femminista nel quartiere Prati, a Roma. A pochi metri di distanza, Valerio Fioravanti ed altri estremisti armati, restano a copertura, pronti eventualmente ad intervenire.

28 maggio 1980. Roma. Partecipa all’attentato davanti al liceo Giulio Cesare dove fu ucciso l’appuntato di polizia Francesco Evangelista e ferito l’agente Giuseppe Manfreda.

23 giugno 1980. Roma. Complicità nell’omicidio del sostituto procuratore Mario Amato.

2 agosto 1980. Strage di Bologna. Per la quale si proclama innocente.

9 settembre 1980. Ostia. Omicidio Mangiameli.

5 febbraio 1981. Padova. L’assassinio dei due Carabinieri, che comportò però l’arresto di Fioravanti.

In una spirale omicida sempre più vorticosa, non mancano gli episodi di cannibalizzazione all’interno della stessa banda, fino alle ultime drammatiche azioni criminali.

31 luglio 1981. Partecipazione all’uccisione di Giuseppe De Luca, estremista di destra.

30 settembre 1981. Partecipazione all’assassinio di Marco Pizzari, sospettato di delazione dal gruppo.

21 ottobre 1981. Roma. Quartiere Ostiense. L’omicidio più brutale. Francesco Straullu è un giovane capitano di Polizia. Ha 26 anni ed è un funzionario con fama di duro. Soprattutto è un investigatore serio e preparato, che nell’ambito della DIGOS romana coordina con successo le indagini sui gruppi dell’eversione nera. Di conseguenza, negli ambienti neofascisti il brillante capitano è oggetto di un odio feroce:

Voci nell’ambiente lo accusano di torture fisiche e prepotenze sugli arrestati e abusi sessuali sulle donne: probabilmente finirà per pagare il rapporto con Laura Lauricella, l’ex donna di Egidio Giuliani, un altro capobanda detenuto e irriducibile. Lei invece si è ‘pentita’ e si aggrappa al capitano che ne gestisce il rapporto con la giustizia. Li vedono qualche volta insieme e il tam-tam dell’ambiente li fa subito diventare amanti
(Ugo Maria Tassinari. “Fascisteria”. Castelvecchi, Roma 2001)

All’agguato contro il capitano partecipano Alessandro Alibrandi, Gilberto Cavallini, e Francesca Mambro. I terroristi credono che Straullu si muova con l’autoblindata e si armano di conseguenza. In realtà, il cap. Straullu e l’agente Ciriaco Di Roma viaggiano su una normale vettura di servizio. Alibrandi usa un M1 Garand, pesante ma micidiale: un fucile da guerra calibro 7,62 caricato con pallottole traccianti.

09 - STRAULLU - DI ROMA

I due poliziotti vengo investiti da una devastante pioggia di proiettili che ne maciulla letteralmente i corpi, tanto che Cavallini deve rinunciare a trapassare il cadavere del capitano con una lancia nativo-americana, simbolo di vendetta.”
Francesco Straullu viene decapitato da una fucilata sparata a bruciapelo. L’efferatezza del crimine è racchiusa nelle parole del medico legale: «La morte di Straullu è stata causata dallo sfracellamento del capo e del massiccio facciale con spappolamento dell’encefalo; quella dell’agente Di Roma per la ferita a carico del capo con frattura del cranio e lesioni al cervello».

5 marzo 1982. Roma. Quartiere Aurelio. I desperados della banda Fioravanti rapinano un’agenzia della BNL. 10 - Alessandro CaravillaniIntercettati da una volante della Polizia, i terroristi si mettono a sparare tra i passanti. Muore lo studente Alessandro Caravillani, ucciso mentre andava a scuola.
Nella sparatoria rimane ferita anche la Mambro che verrà finalmente arrestata e nel Febbraio del 1985 sposerà in carcere Giusva Fioravanti. Dall’unione è nata una bambina.

Francesca Mambo è stata condannata a 6 ergastoli:

ergastolo per l’omicidio di Franco Evangelista (28 maggio 1980)
ergastolo per l’omicidio di Mario Amato (23 giugno 1980)
ergastolo per la strage alla Stazione di Bologna (2 agosto 1980)
ergastolo per l’omicidio di Francesco Mangiameli (9 settembre 1980)
ergastolo per l’omicidio di Enea Codotto e Luigi Maronese (5 febbraio 1981)
ergastolo per l’omicidio di Giuseppe De Luca (31 luglio 1981)
ergastolo per l’omicidio di Mambroarco Pizzari (30 settembre 1981)
ergastolo per l’omicidio di Francesco Straullu e Ciriaco di Roma (21 ottobre 1981)
ergastolo per l’omicidio di Alessandro Caravillani (5 marzo 1982)

Agli ergastoli si aggiungono ulteriori 84 anni e 8 mesi di reclusione per reati quali: furto e rapina (una ventina in tutto), detenzione illegale di armi, violazione di domicilio, sequestro di persona, ricettazione, falso, associazione sovversiva, violenza privata, resistenza e oltraggio, attentato per finalità terroristiche, occultamento di atti, danneggiamento, contraffazione impronte.
Ha scontato in carcere circa 26 anni, 16 dei quali in detenzione permanente più circa 10 in regime di semilibertà. Nel 2013 Francesca Mambro tornerà ad essere una donna libera con la completa estinzione della pena ed il pieno reintegro dei diritti.
Per quella data, Mambro e Fioravanti, se lo vorranno, potranno anche aspirare ad una possibile candidatura alle prossime elezioni politiche, che siamo certi non mancherà…

Né lei né il marito hanno mai mostrato una vera presa di distanza dalle loro azioni delittuose, né hanno mai intrapreso alcuna forma di dissociazione. Meno che mai hanno corrisposto una qualche forma di risarcimento dei danni alle vittime.

L’Italia è davvero uno strano paese.

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