«L’Italia sta molto male, e non si rendono conto che senza noi ci sarebbe Alba Dorata, forze di destra che stanno crescendo in tutta Europa. Siamo noi che manteniamo la democrazia. Se cadiamo noi, questo paese rischia.»
Beppe Grillo
(21/02/2015)
Archivio per Estrema Destra
I VIVI E I MORTI
Posted in Stupor Mundi with tags Beppe Grillo, Destra, Elezioni Europee 2019, Estrema Destra, Italia, Lega, Liberthalia, Luigi Di Maio, M5S, Matteo Salvini, Morti, MoVimento Cinque Stelle, Politica on 27 Maggio 2019 by SendivogiusInfatti oggi, grazie alla lungimirante strategia del fu “capo politico” ed i fallimentari innesti digitali al seguito, abbiamo i post-nazisti della Lega ex Nord, i Fascisti d’Italia della sora Giorgia, nonché i diversamente fascisti di Forza Italia, che aggiunti ai già “Oltre-Hitler” del MoVimento superano abbondantemente il 50% del corpo elettorale di un Paese da sempre conservatore, ma che si è riscoperto ben più che reazionario, per collocarsi alla destra del Ku Klux Klan, mentre l’irrestistibile nostalgia del sempre rimpianto Nonno Benito s’è estesa ad una aperta simpatia per il finora trascurato Zio Adolf.
Casseri d’Italia
Posted in A volte ritornano with tags Adriano Romualdi, Casa Pound, Centro Studi La Runa, Dracula, Estrema Destra, Ezra Pound, Fascismo, Gad Lerner, Gianfranco De Turris, Gianluca Casseri, Italia, KKK, La Soglia, Lega Nord, Liberthalia, Neo-nazismo, Razzismo, Stormfront on 22 dicembre 2011 by Sendivogius
Ciclicamente, come una fogna intasata per eccesso di deiezioni, tornano alla ribalta gli ario-dementi di Stormfront-Italia: la psicotica comunità hitleriana, che raccoglie il peggio del razzismo endogeno raggrumato attorno a qualche centinaio di casi clinici particolarmente aggravati…
In questa succursale italiana del Ku Klux Klan si possono trovare escrementi infetti del neo-nazismo veneto, cresciuti al capezzale di Franco Freda; molti longobardi, che si definiscono “fascio-leghisti” e galleggiano alla destra della Lega: “un partito che, tra quelli che contano veramente nel panorama politico italiano, è sicuramente quello che raccoglie maggiormente alcune delle nostre istanze“. Ma c’è pure qualche vecchio stronzo d’esportazione che, dal Brasile, si preoccupa dell’invasione allogena che rischia di contaminare la purezza dell’italica razza; né mancano i nazi-borbonici che si credono ariani.
Tra le specialità di ‘stormfront’ ci sono le liste di proscrizione, costantemente aggiornate, che spaziano dagli “infiltrati sionisti” ai “coccolanegri”, passando in rivista i vari “traditori della razza”. Indirettamente, ne avevamo già parlato QUI.
Specialista in materia è tal ‘COSTANTINO’, un utente particolarmente affezionato al forum e piuttosto prolifico. Tra i suoi straordinari contributi alla discussione vale la pena di ricordare:
a) “L’uomo di Neandertal era ARIANO”
b) “Non può esserci un negro italiano”
E il curioso “Beppe Grillo. Uno di noi”, pubblicato il 09/10/2007:
Ho sempre pensato che grillo fosse un nostalgico del fascismo (quella volta che affacciatosi da un balcone disse <ITALIANI!!!!>, la camicia nera ostentata, la dichiarazione che dal 1943 questa classe politica fa disastri, ecc,ecc)
Adesso ne abbiamo la prova: vuole distruggere la democrazia
vuole distruggere i partiti
che dire? è un grande!
Suscitando peraltro più di una perplessità tra gli altri partecipanti alla discussione.
D’altra parte il sedicente ‘Costantino’, letteralmente terrorizzato da africani, zingari, e slavi, non è mica razzista: lui è preoccupato degli allogeni che portano le malattie e col meticciato suppliscono alla carenza di melatonina nell’epidermide. Naturalmente, odia i soliti giudei: vili usurai e vampiri della finanza bancaria. Per farsi meglio intendere dai diretti interessati si firma così: להשמיד את היהודים (sterminare gli ebrei). Non per niente, ‘Costantino’ lavora come promotore finanziario, addetto allo spaccio di ‘titoli tossici’ che stanno soffocando l’economia del Nord-Est da cui proviene.
L’infame lista contro i “coccolanegri” è un’invenzione sua.

Di solito sono questi elenchi della vergogna a catturare l’attenzione dei grandi ‘media’. Ed è un
vero peccato che l’interesse sia così circoscritto, perché i razzisti paranoici di stormfront in realtà non conoscono riposo, dal momento che la loro produzione è assai più copiosa e clinicamente interessante, preoccupati come sono di salvare l’Europa dall’avanzata dell’orda nera…
Nei forum di stormfront-Italia si affrontano infatti le grandi (ed irrisolte) questioni identitarie, inerenti l’annoso problema dei matrimoni tra indoeuropei, ma pur sempre “misti”, come nel caso di un italiano ed una francese.
Nella sezione dedicata a “Cultura-Scienza-Identità”, non mancano quesiti fondamentali sulla misurazione e determinazione della purezza razziale in candeggina:
Cosa dovremmo considerare maggiormente: Genotipo o Fenotipo?
Gli aplogruppi J2 ed E3b sono da considerare bianchi?
Per i meno ferrati in biologia, si possono sempre consultare le tavole con le varie tipologie razziali e le sub-razze indoeuropee, a cura di Weisse Europe (“Europa bionda”… e un cetriolo per amico!).

Ma non mancano illuminanti disamine su “Negrolandia: la terra dei morti che camminano”, insieme all’immancabile (ossessiva) “questione ebraica”, declinata in ordine di priorità:
Invasione islamica
La minaccia cinese (pericolo giallo)
Contaminazione africana (le scimmie negre)
L’adesione turca alla UE (meticciato mongolo)
Quest’incredibile letamaio mediatico, circoscritto a pochi dementi con evidenti disturbi mentali, si
era già distinto nelle settimane precedenti, per il profluvio di elogi e commossi necrologi alla memoria di Gianluca Casseri, il nazista pluriomicida di Firenze, assurto ad eroe della ributtante community. Ma nessuna di queste tigri di carta ha avuto il coraggio di presenziare al funerale del loro esaltato beniamino e magari acquistargli una tomba, visto che nessuno ne reclama il corpo.
Sul personaggio, apparentemente insospettabile cultore di fantasy, fumetti, H.P.Lovecraft e gli autori della mitica rivista Weird Tales (‘azzo! A parte il ‘fantasy’, abbiamo gli stessi interessi), sono stati versati fiumi d’inchiostro e molti distinguo.
Noi predilegiamo la sintesi pubblicata (il 18/12/2011) da Gad Lerner nel suo blog:
«Gianluca Casseri non era un pazzoide isolato. Frequentava CasaPound, ma soprattutto godeva della stima di autorevoli intellettuali della destra italiana. Per esempio Gianfranco De Turris, il segretario della Fondazione “Julius Evola” (filosofo fascista del razzismo antisemita), divenuto vicecaporedattore dei servizi culturali al Giornale Radio della Rai, in quota a Alleanza Nazionale e poi al Pdl. Questo De Turris ha firmato ben due prefazioni encomiastiche ai libri di Casseri. L’ultimo è uscito nel maggio scorso per l’editore Solfanelli. Si tratta di un pamphlet intitolato “I protocolli del Savio di Alessandria”, rivolto contro Umberto Eco e il suo romanzo “Il cimitero di Praga”. Nella prefazione De Turris loda Casseri sostenendo che “I protocolli dei Savi di Sion” sarà pure un falso ma descriveva in anticipo una realtà verificatasi poi. Bella gente ha piazzato in Rai, la destra. Se il killer di Firenze era un pazzo, come minimo aggiungiamo che dispone di numerosa compagnia.»
Pubblicista dalla penna feconda, Gianluca Casseri è stato fondatore ed editore della fanzine letteraria “La Soglia” (sette numeri pubblicati tra il 2001 ed il 2004), sulla quale peraltro firmava gran parte delle pubblicazioni. Insieme ad Enrico Rulli, nell’Ottobre 2010, aveva dato alle stampe “La Chiave del Caos”, che ci par di capire rientrasse nella categoria dei romanzi ‘esoterici’ a doppia lettura, per iniziati e profani dell’antica sapienza. Molto gettonati nei circoli del misticismo evoliano.
D’altronde, le velleità saggistiche di Casseri potevano essere apprezzate dagli estimatori un po’ ovunque sul web, prima che sul killer dei senegalesi calasse l’oblio della damnatio memoriae, con la frettolosa rimozione dei suoi articoli ed il fioccare di dissociazioni più o meno piccate da parte dei portali interessati. In particolare, gli scritti di Casseri sono stati ospitati presso il “Centro Studi La Runa”, nel cui archivio on line è presente una ricca raccolta di testi di autori riconducibili alla cultura di destra e dell’area tradizionalista. Si posso trovare giganti della sociolinguistica e storia delle religioni come Mircea Eliade insieme a Georges Dumézil, dotte disamine su Oswald Spengler ed Ernst Jünger, passando per i teorici della ‘Nuova Destra’ come Alain De Benoist, e per l’immancabile Julius Evola, fino ai socialfascisti come Pierre Drieu La Rochelle e Giano Accame, accanto ai quali non mancano i più recenti deliri su “etnonazionalismo e questione allogena” e altri contributi amatoriali di “studiosi” autodidatti. Tra questi ultimi era presente per l’appunto Gianluca Casseri con un paio di articoli, certo non indimenticabili, che abbiamo riesumato per curiosità. Su internet nulla si distrugge e niente scompare. Sostanzialmente si tratta di ‘esercizi di stile’, nell’ostensione di una cultura fai-da-te della quale Casseri era evidentemente orgoglioso.
“Dracula, il guerriero di Wotan” (01/01/2000), a dispetto del titolo che ha sollevato fin troppe facili ironie, doveva essere uno dei fiori all’occhiello della produzione di Casseri, visto che l’articolo si dilunga per una trentina di pagine e allega tanto di bibliografia corredata da una sessantina di titoli. Sorvoliamo sul “Dracula” di Stoker, come rivisitazione del guerriero-belva (berserk) della tradizione germanica, nel solco dello sciamanesimo indoeuropeo e moderna trasfigurazione delle saghe norrene. L’articolo, che ha una sua coerenza logica, è sostanzialmente un collage di citazioni che privilegiano l’opera di Dumezil, di Mircea Eliade, e Carlo Ginzburg. Quello che colpisce, col senno di poi, è l’insistenza con cui Casseri fantastica sulle Männerbunde, ovvero le confraternite dei guerrieri teutonici posseduti dallo spirito del lupo, giacché “si diveniva terribili guerrieri solo appropriandosi magicamente della proprietà della belva”:
«Dracula prende saldamente le parti – fino a compenetrarlo non meno di quanto facessero i giovani iniziandi dei Männerbunde – dell’animale predatore che si identifica con le tenebre tanto temute dall’uomo. Quando poi nega che i “cittadini” possano comprendere i sentimenti di quello stesso “cacciatore” evidenzia l’abisso incolmabile che separa due figure: quella dell’uomo urbanizzato, civile, razionale, moderno, che fonda la sua vita su strutture giuridiche ed economiche, e quella dell’essere naturale la cui esistenza è fatta di bisogni essenziali, che vengono soddisfatti attraverso un’attività che ha come uniche non-regole quelle imposte dal confronto predatore/preda.»
Alla luce della “caccia selvaggia” che il neo-guerriero ariano è stato capace di scatenare per le vie della civilissima Firenze, le parole di Casseri brillano di un’aurea sinistra. E c’è da chiedersi quanto questa männerbunde mitizzata sia limitata all’ideale distorto del nazi-killer, o non abbia invece filiazioni fin troppo reali e radicate sul territorio…
Di più recente pubblicazione è invece “Adriano Romualdi, alle radici dell’Europa”, tra l’altro riproposto (08/10/2011), insieme ad “Il magico Pound”, sull’Ideodromo di CasaPound, che a confronto di ‘stormfront’ appare come un sito culturale di raffinata critica sociologica.
Adriano Romualdi, figlio di Pino (l’ennesimo reduce di Salò riciclato nei ranghi del MSI), è considerato il “teorico della nuova destra” (nazista?):
«La cultura e l’arte di destra non possono pretendere di essere loro stesse il tempio, ma solo il vestibolo del tempio. La verità vivente è oltre. Di qui una certa diffidenza del genuino uomo di destra nei confronti della cultura moderna, un disprezzo impersonale per il volgo dei letterati, degli esteti, dei giornalisti.
Di qui l’ostilità del Fascismo e del Nazismo al tipo dell’intellettuale deraciné. In essa non c’è solo la rozza diffidenza dello squadrista e del lanzichinecco per le raffinatezze della cultura ma anche l’aspirazione ad una spiritualità fatta di eroismo, fedeltà, disciplina, sacrificio. José Antonio raccomandava ai suoi falangisti il “sentimento ascetico e militare della vita”.
Fatta questa premessa, consideriamo più da vicino il compito di animare una cultura di destra. Il fine, lo abbiamo detto, è la costruzione di una visione del mondo che si ispiri a valori diversi da quelli oggi dominanti. Non teoria o filosofia, ma “visione del mondo”. Questo lascia un largo margine di libertà alle impostazioni particolari. Si può lavorare a creare una visione del mondo di destra sia da parte cattolica che da parte “neo-pagana”, sia proiettando il mito novalisiano dell’Europa-Cristianità che sostenendo l’identità Europa-Arianità.»Adriano Romualdi
“Idee per una cultura di destra”
Edizioni Settimo Sigillo; 1973.
Razzista convinto, fascista dalle inclinazioni neo-naziste, Adriano Romualdi ha, tra le varie, una vera passione per le tipologie razziali, che si sforza di individuare ovunque, perennemente alla ricerca della purezza primigenea dei primi indoeuropei, perdendosi in fluttuanti cascate di capelli biondi e languidi occhi azzurri… Nazi-gay dall’omosessualità latente, Romualdi è nella realtà un ominicchio di rara bruttezza che però discetta di perfezione delle forme (maschili), bellezza ariana e maschioni iperborei, che rivivono in una raccolta mitopoietica di deliri ariosofici.
A Casseri, il pensiero di Romualdi piace. Lo considerà attualissimo e profetico. E ravvisando in esso le vere “Radici dell’Europa”, mette insieme il solito collage di citazioni copia/incolla, facendone proprie le tesi, ma senza mai scrivere una parola originale che sia effettivamente sua. Tant’è che preferiamo citare i testi di Romualdi invece della parafrasi di Casseri.
D’altra parte, Romualdi deve piacere anche ai ragazzi di Casa Pound; altrimenti, non si capisce perché ospitare l’articolo di Gianluca Casseri, insieme agli altri contributi, “che, presi isolatamente e a prescindere dall’identità dell’autore, potrebbero apparire in qualsiasi testata culturale non schierata a sinistra”. Excusatio non petita…
Sarà sicuramente vero nel caso di “Benvenuti nell’ucronia”, oppure per “Tex e il fantastico”, ma i riferimenti culturali a Romualdi assumono una ben diversa caratura:
«Essere di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberalismo, o la democrazia o il socialismo.
Esser di Destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici, progressistici, materialistici che preparano l’avvento della civiltà plebea, il regno della quantità, la tirannia delle masse anonime e mostruose.
Esser di Destra significa in terzo luogo concepire lo Stato come una totalità organica dove i valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il detto «a ciascuno il suo» non significa uguaglianza, ma equa disuguaglianza qualitativa.
Infine, esser di Destra significa accettare come propria quella spiritualità aristocratica, religiosa e guerriera che ha improntato di sé la civiltà europea, e — in nome di questa spiritualità e dei suoi valori — accettare la lotta contro la decadenza dell’Europa.
[…] Si pensi a un De Maistre, questo maestro della controrivoluzione che esaltava il boia come simbolo dell’ordine virile e positivo, al visconte De Bonald, a Chateaubriand, grande scrittore e politico reazionario»Adriano Romualdi
“Idee per una cultura di destra”
Edizioni Settimo Sigillo; 1973.
E d’altra parte è interessante constatare, nonostante le debite differenze, la venerazione che le fascisterie contemporanee tributano al mito di Ezra Pound, ammirato anche dai nazisti di stormfront e dal berserk pistoiese con la 357 magnum.
Non per niente, il poeta statunitense è idolatrato dai nipotini di Gabriele Adinolfi e gli altri raminghi di “Terza Posizione”: i diversamente fascisti del III° Millennio, vezzeggiati e coccolati della destra berlusconiana. A tal punto da conferire il nome alle loro ‘domus’ sparse per l’Italia, sotto il segno della testuggine.
Ezra Pound è infatti l’allucinato poeta, elevato dai nostalgici mussoliniani a moderno profeta dell’anti-capitalismo finanziario. Bisognerebbe aggiungere da buon ultimo dopo il liberale J.A.Hobson, il socialdemocratico marxista Rudolf Hilferding, e il più famoso John Maynard Keynes che nel 1923 pubblicava il fondamentale “Saggio sulla riforma monetaria”.
Tuttavia, è notevolissima la scienza di Pound ‘economista’: vero precursore di quella immane boiata di successo che è il “signoraggio bancario”; estensore dell’introduzione di una marca da bollo statale sull’emissione monetaria e uomo di rara originalità che, in totale solitudine, negli anni ’30 si scagliava contro gli “usurai della finanza ebraica”.
Ma l’Italia è ‘democratica’… sbuffa come un toro alla vista del rosso e tutto il resto ignora, fingendo di non vedere e non sentire. Fintanto che sparano ai negri e bruciano gli zingari e schiacciano la “zecca”… in fondo, me ne frego!
Kakkientruppen
Posted in A volte ritornano, Stupor Mundi with tags Disturbi mentali, Estrema Destra, Gaetano Saya, Italia, Liberthalia, Mentecatti, Neo-nazismo, Partito Nazionalista, Società, Travestiti on 23 agosto 2011 by SendivogiusIn tempi miserabili… c’è posto per tutti!
Per la legge sui pesi galleggianti, prima o poi, certi personaggi ritornano sempre alla ribalta, inesorabilmente fedeli all’antico Principio di Archimede.
Era da qualche anno ormai che (non) si sentiva la mancanza del formidabile Gaetano Saya, Gruppenführer dei nuovi “legionari” per l’Italia, e del quale avevamo già parlato QUI e pure QUI: un imbarazzante sfigato, feticista dei travestimenti con una passione insana per le mascherate vintage a tema hitleriano; punto di riferimento per ogni nazi-travestito in fuga dagli ex CIM, ha più partiti che iscritti. Dopo l’irrinunciabile ricostituzione del MSI-DN, il nostro nibelungo da parata ha infatti fondato pure il fondamentale Partito Nazionalista del Popolo Italiano.
Tuttavia, ad appassionarci non sono gli aspetti “intellettuali” (mai parola fu più impropria) del Saya pensiero, quanto le sue esibizioni pubbliche rigorosamente in costume amatoriale da perfetto otaku del nazi-moe.
In realtà, noi adoriamo Saya: una parodia vivente del nazismo, che condensa in un unico personaggio da operetta tutti gli stereotipi più beceri dell’ultra-destra razzista. In Casa Saya è sempre carnevale! E il costume da nazista-pazza è irresistibile…
Per quanto, pure la variante “Augusto Pinochet”, con tanto di mantellina e bastone da feld-maresciallo, fa la sua gran porca figura…!
Tra un travestimento e l’altro, il generalissimo dispensa insulti a tutti e non tralascia nulla: dalla vecchia paccottaglia mistico-ariana, al corporativismo da repubblica sociale di Salò; dall’antisemitimismo classico all’immancabile omofobia, per approdare ai toni apocalittici del più cupo millenarismo integralista…
“Nell’2012 si vedrà l’Abominazione nei luoghi santi. Nei conventi, i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio diverrà quasi il re dei cuori. Coloro che si trovano a capo delle comunità religiose stiano attenti a quelli che ricevono, perché il demonio userà tutta la sua malizia per introdurre negli ordini religiosi delle persone vicino al peccato, poiché il disordine e l’amore dei piaceri carnali saranno diffusi per tutta la terra.
La Francia l’Italia la Spagna e l’Inghilterra saranno in guerra. Il sangue scorrerà nelle strade. Il francese si batterà col francese, l’italiano con l’italiano, in seguito vi sarà una guerra generale che sarà spaventosa. Per un periodo di tempo, Dio non si ricorderà più della Francia né dell’Italia, perché il Vangelo di Gesù non sarà più conosciuto. I malvagi useranno tutta la loro malizia; si uccideranno, si massacreranno perfino nelle case.
Al primo colpo della sua spada folgorante, le montagne e tutta la natura tremeranno dallo spavento perché i disordini e i delitti degli uomini squarciano la volta dei Cieli. Parigi sarà bruciata e Marsiglia inghiottita; diverse grandi città saranno scosse e inghiottite dai terremoti. Si crederà che tutto sia perduto. Non si vedranno che omicidi, non si sentirà che rumore d’armi e bestemmie.”
In attesa dell’Apocalisse prossima ventura, l’ispirato Saya, che da oggi può contare anche sul preziosissimo aiuto del (poco) onorevole Domenico Scilipoti, è impegnato a reclutare le truppe per l’Armageddon e con tanto di “Programma per la liberazione dell’Italia”, del quale è forse il caso di riportare alcune tra le più sfiziose delle pur numerosissime perle di saggezza:
3. Noi chiediamo la libertà di coltivare terra ed allevare bestiame ed esercitare la pesca per nutrire il nostro popolo;
Che ricorda un po’ i “Figli dell’Amore Eterno”, in frullato riscaldato völkisch, che tanto richiama il monologo di Ruggero-Verdone nel film ‘Un Sacco Bello’…
4. Può essere cittadino dello Stato solo chi sia connazionale. Può essere connazionale solo chi sia di sangue italiano;
Sarebbe interessante sapere come l’ematologo nero-camiciato intenda effettuare le misurazioni. E cosa intenda fare in caso si siano verificate trasfusioni interrazziali, in modo da bloccare la devastante contaminazione.
18. Noi chiediamo la lotta a fondo contro coloro che esplicano attività dannose per l’interesse della comunità. Coloro che commettono delitti contro il popolo. Gli usurai, i profittatori , i politicanti. devono essere condannati a morte dallo Stato, senza distinzione di confessione o di casta;
In tal caso, il generalissimo Saya e i suoi camerati brutti rischiano di estinguersi tramite suicidio di massa, per autodafé in coerenza col postulato.
19. Noi chiediamo che il diritto romano, che serve il mondo materialistico, venga sostituito da un diritto comune italiano;
In alternativa, proponiamo la nomina per meriti sul campo del nostro disturbato eroe a primo cittadino onorario e gauleiter di Borgo Citrullo.
Mein Kampf
Posted in Stupor Mundi with tags Estrema Destra, Fiamma Nirenstein, Il Giornale, Italia, Lega, Libero, Liberthalia, Mario Borghezio, Nazismo, Ratko Mladic, Strage di Oslo on 27 luglio 2011 by Sendivogius«L’ideologia della società aperta crea mostri. Il killer Breivik è il risultato di questa società aperta, multirazziale, direi orwelliana. Questo tipo di società è criminogeno. Certe situazioni di disagio e di insofferenza è inevitabile che sfocino in tragedia. Quando una popolazione si sente invasa, poi nascono dei fenomeni di reazione, anche se gli eccessi sono da condannare. […] La società aperta e multirazziale non è quel paradiso terrestre che ci vogliono far credere coloro che comandano l’informazione. La società aperta e multirazziale fa schifo.»
A fare davvero “schifo” (e non da oggi) è il disgustoso Mario Borghezio: tipico caso umano (e patologico), dove il ribrezzo investe anche l’aspetto fisico del flaccido, quanto ingombrante, Obersturmbannführer pedemontano alla destra dei nazisti della Padania.
Gli “eccessi” dei quali va blaterando questa sottospecie di blob, nella variante ‘il grasso che uccide’, sono gli oltre 70 adolescenti maciullati come bestiame nel mattatoio di Utoya, da uno psicopatico pluriomicida perfettamente attrezzato per la “guerra di civiltà” sotto il segno della croce e con “ottime idee”, sicuramente “buone al 100%”.
È sempre lui, l’ineffabile Borghezio: il vecchio ordinovista, passato dall’eversione nera alle camicie verdi. È il suprematista bianco che fornisce consigli ai nostalgici neo-nazisti sul modo migliore per riciclarsi nelle istituzioni come movimenti “identitari” e “cristiani”. È quello che reputa Ratko Mladic, il macellaio delle guerre balcaniche specializzato in pulizie etniche e sterminio di civili, un “patriota”… eroe moderno e incompreso della cristianità. È la vergogna vivente, che (in)degnamente rappresenta la parte più fetida delle valli alpine al Parlamento europeo.
E, d’altra parte, è in ottima compagnia… basta lambire le pagine dei giornalini di riferimento in vigore nell’ambiente, ai quali non è parso vero di poter sguazzare nella vasca del sangue a partire dall’invasata Fiamma Nirenstein: “Ciò che importa è che la guerra dell’islamismo contro la nostra civiltà, se verrà confermata l’ipotesi che nel corso della giornata è diventata sempre più robusta, è feroce ed aggressiva.”
Ma in fondo siamo nei dintorni del “partito dell’amore” e, in ultima istanza, degli onesti.
SANTI SUBITO!
Posted in A volte ritornano, Kulturkampf, Roma mon amour with tags Alessandro Alibrandi, Alessandro Caravillani, Antonio Alibrandi, banda armata, Banda Fioravanti, Carabinieri, Ciriaco Di Roma, Curricula criminali, Dario Pedretti, Enea Codotto, Ergastolo, Estrema Destra, Eversione Nera, Forza Nuova, Francesca Mambro, Francesco Evangelista, Francesco Mangiameli, Francesco Straullu, Gabriele Adinolfi, Gilberto Cavallini, Giorgio Arcangeli, Giorgio Vale, Giuseppe Dimitri, Giusva Fioravanti, Liberthalia, Luigi Ciavardini, Luigi Maronese, Mario Amato, Maurizio Arnesano, MSI, Nanni De Angelis, NAR, Neo-fascismo, Nuclei Armati Rivoluzionari, Omicidio giudice Amato, omicidio Leandri, Pier Paolo Pasolini, Pierluigi Concutelli, Questura di Roma, Radio Città Futura, Roberto Fiore, Roberto Scialabba, Roma, Terrorismo, Terza Posizione, TP, Valerio Fioravanti, Vittorio Occorsio, Walter Sordi on 5 agosto 2009 by Sendivogius
Si fanno le coccole. Rilasciano interviste. Partecipano a dibattiti e presentazioni. Firmano autografi. Sono gli special guest ai meeting di “Comunione e Liberazione” dove narrano tra applausi scroscianti un’esemplare esperienza di vita: fulgido esempio morale di coppia modello, regolarmente sposata come vuole Santa Romana Chiesa. Come tutte le superstars che si rispettino, godono di un nutrito seguito di fan ed estimatori… Sono le iconcine sacre che adornano la sacrestia dei sacerdoti di “Legge & Ordine”. Sono le figurine pregiate nell’album-ricordi per i fanatici della “Tolleranza Zero”; di quelli che vorrebbero un ‘uomo in divisa’ ad ogni angolo, in nome della “sicurezza”.
Sono Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.
Giusva & Francy (possiamo chiamarvi così, vero?!?) da sempre pericolosamente insieme. TVTB. Kiss-kiss! Bang-bang! Gli eroi neri dello spontaneismo eversivo, la coppia assassina dello stragismo indiscriminato, insieme al loro amichetto di sangue: Luigi Ciavardini.
Finalmente liberi, redenti nell’impunità, un sicuro ruolo da protagonisti nell’Italia fascistizzata dal ventennio berlusconiano, restituita al trionfo delle celebrazioni littorie, e una predisposizione per l’omicidio di massa. Roba che manco Donato Bilancia!
Piuttosto che tracciare una breve storia dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), abbozzando una biografia degli sciagurati protagonisti (avremo tempo e modo per fare entrambe le cose), preferiamo ricordare a chi se ne fosse dimenticato il profilo criminale di alcuni dei suoi massimi esponenti, tralasciando le loro responsabilità nel massacro bolognese… Esiste infatti un vasto movimento trasversale, teso a sottolineare le incongruenze e l’estraneità della Banda Fioravanti nell’attentato alla Stazione Centrale di Bologna. Comunque, alle interviste auto-assolutorie di Giusva Fioravanti, noi preferiamo la più complessa lettura delle carte processuali che hanno determinato la condanna.
Ad onor del vero, i NAR non costituiscono una struttura organizzativa ben definita. Sono piuttosto una sigla ideata dalla ‘Banda Fioravanti’, un movimento liquido nel quale transitano i ventenni del cosiddetto “spontaneismo armato”, provenienti dalla galassia dell’estrema destra fascista. Più che un marchio di fabbrica, si tratta di un vessillo identitario da usare in una specie di franchising ideologico.
Cominciamo dunque dal tenero “Giusva”, il ragazzino prodigio che dalla tranquilla provincia trentina (è nato a Rovereto, il 28 Marzo 1958) si trasferisce nelle grande città, Roma, dove subisce i traumi e le incredibili privazioni di una vita difficile in contesti degradati. Infatti, vive nel quartiere borghese di Monteverde. Il padre, Mario Fioravanti, lavora in RAI e le opportunità non mancano… Giusva si può permettere vacanze studio in USA. E la scuola privata, il “Monsignor Tozzi”, dove conosce altri figli di papà come lui, coi quali andrà in giro ad ammazzare la gente, quando non frequenta le sezioni del MSI.
Di Giusva vogliamo ricordare i precoci esordi cinematografici: è il bimbo giudizioso della “Famiglia Benvenuti”. Maliziosamente trasgressivo in “Grazie Nonna”: indimenticabile capolavoro della commedia sexy all’italiana.
Un’adolescenza serena, fatta di risse e pestaggi con i ‘compagni’; danneggiamenti vari; qualche furtarello; un po’ di ricettazione; possesso illegale di armi da fuoco…
28-02-1976: tentato omicidio.
15-12-1976: tentato omicidio; violazione disposizioni sul controllo delle armi.
23-12-1976: violazione della normativa su armi, munizioni, aggressivi chimici e congegni micidiali.
30-12- 1976: ricettazione continuata.
09-01-1977: tentato omicidio; violazione delle disposizioni sul controllo delle armi.
08-02-1977: detenzione illegale di armi e munizioni; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.
25-05-1977: detenzione illegale di armi e munizioni.
30-12-1977: detenzione illegale di armi e munizioni; danneggiamento.
31-12-1977: porto illegale di armi continuato.
04-01-1978: porto illegale di armi continuato.
Niente di grave.
Con la consapevolezza della maggior età, Fioravanti affina i suoi hobbies…
28 febbraio 1978. Roma. Un Giusva non ancora ventenne è in libera uscita insieme al fratellino Cristiano ed agli amici con la macchina di mammà. Stanno perlustrando il quartiere Don Bosco-Cinecittà, zona rossa, in cerca di qualche compagno da castigare. Seduti su una panchina a P.za Don Bosco, notano due ragazzi coi capelli lunghi che chiacchierano fumando una sigaretta. Un segno inconfondibile. Fioravanti scende dall’auto, si dirige verso il gruppetto e fa fuoco: Roberto Scialabba, operaio elettricista di 24 anni, cade a terra ferito. Fioravanti gli sale sopra, si mette a cavalcioni, e lo finisce con un colpo alla testa. Poi, si gira verso una ragazza che sta fuggendo urlando e le spara senza colpirla. Anni dopo, il buon Giusva rivelerà che ciò che lo aveva più impressionato al suo primo omicidio era stata l’espressione di assoluto stupore delle sue vittime. Insomma, lui era sceso in guerra e questi non sapevano nemmeno di essere in trincea!
Marzo 1978. Sempre a Roma, giustamente indignato dai film pornografici di Pasolini, partecipa all’assalto dei missini contro il cinema Rouge et Noir dove si proietta “Salò o le 120 giornate di Sodomia”. Nel frattempo, lascia l’Università di Perugia e trova il tempo di arruolarsi nell’Esercito. Cadetto nella scuola ufficiali di Cesano, il giovane Fioravanti vuole diventare (manco a dirlo) parà della Folgore. Adesso vuole che lo si chiami “tenente”. È così ligio e disciplinato alla vita militare che lo sbattono in caserma punitiva, nelle campagne di Pordenone. Ma Giusva non si perde d’animo…
08-05-1978: abbandono di posto da parte di un militare di guardia.
09-05-1978: furto militare continuato.
In pratica si è fregato un centinaio di bombe a mano mod. SRCM dalla polveriera di Spilimbergo, mentre era di guardia. Concedendosi qualche giretto col la campagnola di servizio. Di conseguenza, il 14-06-1979, il Tribunale militare di Padova lo condannerà ad 8 mesi di reclusione, per furto di veicolo e abbandono del posto di guardia.
Il resto del 1978 invece Fioravanti lo trascorre in maniera relativamente tranquilla:
03-07-1978: rapina; porto illegale di armi.
24-11-1978: rapina.
26-12-1978: rapina; violenza privata; violazione di domicilio; detenzione illegale di armi e munizioni.
1979, Anno nuovo, vita nuova! Anche Giusva festeggia a modo suo…
9 gennaio 1979. Roma. Fioravanti ed altre tre persone assaltano la sede romana di “Radio Città Futura” dove è in corso una trasmissione gestita da un gruppo femminista. I terroristi, dal volto travisato, fanno stendere le donne presenti sul pavimento e danno fuoco ai locali. L’incendio divampa e le ragazze, terrorizzate, tentano di fuggire. Sono raggiunte da colpi di mitra e pistola. Quattro rimangono ferite, di cui due gravemente.
L’idea originale era colpire l’emittente degli autonomi, “Radio Onda Rossa”. Opzione scartata per l’evidente impermeabilità del quartiere S.Lorenzo ai fascisti.
16-06-1979. Roma, Quartiere Esquilino.
Fioravanti guida l’assalto alla locale sezione del PCI. All’interno si stanno svolgendo due assemblee congiunte: di quartiere e dei ferrovieri. Sono presenti più di 50 persone. La squadra terrorista lancia due bombe a mano SRCM, poi scarica alla cieca un caricatore di revolver. Si contano 25 feriti. Per puro caso non ci sono morti. Siamo al primo tentativo di strage e Fioravanti si arrabbia “perché non c’è scappato il morto”, come testimonia Dario Pedretti, componente del Commando. Che Fioravanti fosse colui che ha guidato il gruppo di fuoco è accertato dalle testimonianze dei feriti e degli altri partecipanti all’azione, e da una sentenza passata in giudicato. Ciononostante, Fioravanti ha sempre negato questo suo pesante precedente stragista.
Per il resto, bisogna pur mangiare e l’intraprendente Giusva pensa al finanziamento ed al reperimento delle armi. In armeria naturalmente, con regolare rapina.
19-06-1979: ricettazione continuata.
27-11-1979: rapina (Chase Manhattan Bank); detenzione illegale di armi e munizioni; ricettazione.
05-12-1979: ricettazione continuata; violazione delle norme sulle armi, munizioni, aggressivi chimici e congegni micidiali.
11-12-1979: rapina; ricettazione; detenzione illegale di armi e munizioni.
07-03-1980: rapina; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.
30-03-1980: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni; porto illegale di armi; lesioni personali; ricettazione.
Aprile 1980: violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.
17 dicembre 1979. Roma. Fioravanti e la sua banda vogliono uccidere l’avvocato Giorgio Arcangeli, ritenuto responsabile della cattura di Pierluigi Concutelli. Il “Comandante Lillo” è un altro psicopatico pluriomicida, un ‘duro e puro’ di provenienza ordinovista e tra gli ispiratori di Ordine Nero.
Il problema è che Fioravanti non conosce l’avv. Arcangeli. Non lo ha mai visto prima!
L’agguato viene teso sotto lo studio del legale, ma a perdere la vita è un inconsapevole geometra di 24 anni, Antonio Leandri, vittima di uno scambio di persona e colpevole di essersi voltato al grido “avvocato!” lanciato da Fioravanti. A sparare addosso al geometra è uno dei complici di Fioravanti, ma a finire Leandri ci pensa Giusva il misericordioso.
6 febbraio 1980. Roma. Maurizio Arnesano ha 19 anni. È appena entrato in Polizia e presta servizio come agente di guardia al consolato libanese, in V. Settembrini.
Alla banda Fioravanti serve un mitra. Di pistole e fucili ormai ne hanno razziati parecchi, ma un mitragliatore manca alla collezione. L’M12 del poliziotto andrà benissimo.
Fioravanti parcheggia il motorino con cui è arrivato, punta la pistola contro Arnesano e gli intima di consegnargli la mitraglietta. Il ragazzo in uniforme esita, accenna una reazione, e Fioravanti gli pianta 3 pallottole nel braccio. Così ferito, per Arnesano è impossibile rispondere al fuoco. Il ragazzo, col mitra ancora a tracolla, corre verso l’ingresso del consolato per cercare aiuto e rifugio. Fioravanti gli spara altri 4 proiettili nella schiena, poi con calma si avvicina, prende l’M12, e se ne va. Giusva ha il suo giocattolo nuovo. Più tardi, a chi gli rinfaccia la vigliaccheria dell’omicidio Arnesano, un uomo ferito e colpito alla schiena, dichiarerà: “Non sparare alle spalle è un lusso”.
30 marzo 1980. Padova. Evidentemente un solo M12 non basta e quindi ci si organizza. Un commando dei NAR assalta il distretto militare di Via Cesarotti a Padova. Un sergente viene ferito e vengono rubati 4 vecchi moschetti Carcano, 5 fucili a ripetizione, pistole e proiettili. Sul muro della caserma, prima di andarsene, Francesca Mambro firma la rapina con la sigla BR per depistare le indagini.
28 maggio 1980. Roma. Quartiere Salario-Trieste, feudo nero di Terza Posizione.
Una spedizione dei NAR, alla quale partecipano Luigi Ciavardini, Fioravanti e la Mambro, decide di dare una ‘lezione’ alla Polizia e attacca la pattuglia di vigilanza che staziona davanti al Liceo classico “Giulio Cesare”. L’obiettivo era quello di disarmare i tre agenti e di schiaffeggiarli, per “ridicolizzare la militarizzazione del territorio”. La sortita però non riesce perché i poliziotti si accorgono della presenza dei terroristi e cercarono di reagire, ma gli aggressori aprono il fuoco per primi Nell’assalto muore l’appuntato Francesco Evangelista (detto “Serpico”) che viene crivellato con sette colpi di pistola, mentre il suo collega Giuseppe Manfreda rimane ferito. “Serpico” è una sorta di istituzione nella polizia romana. È un agente pluridecorato, assai rispettato per la sua professionalità ed esperienza. La morte di Evangelista provoca una reazione furiosa della Polizia che reagisce in modo inconsulto. Per l’omicidio, viene arrestato Nanni De Angelis, una giovane promessa del rugby, militante di Terza Posizione e totalmente estraneo alla vicenda. Il ragazzo verrà ritrovato impiccato in carcere con evidenti segni di violenze e percosse. A salvare dal pestaggio Ciavardini, arrestato con De Angelis, ci penserà invece il fratello che è ufficiale di Polizia, lasciando invece l’altro ragazzo fermato a fare da capro espiatorio.
23 giugno 1980. Roma. A Viale Jonio, a cavallo dei quartieri Montesacro e Valmelaina-Tufello, viene assassinato a colpi di pistola il sostituto procuratore Mario Amato, 36 anni. L’esecutore materiale dell’omicidio è Gilberto Cavallini, ma l’assassinio è stato pianificato da Fioravanti e Mambro. Il giudice Amato è l’unico magistrato ad occuparsi di eversione nera, dopo aver ereditato per competenza i fascicoli di indagine del pm Vittorio Occorsio, a sua volta ammazzato a raffiche di mitra il 10 Luglio 1976 da Pierluigi Concutelli.
Il sostituto procuratore Amato, conduce da un paio di anni le principali inchieste sul terrorismo di destra, in assoluto isolamento. Osteggiato dai colleghi, Amato viene denigrato dal suo diretto superiore, il giudice istruttore Antonio Alibrandi, futuro deputato missino, che lo accusa di “dare la caccia ai fantasmi”. Fioravanti non conosce il volto del procuratore Amato, pertanto va in tribunale e se lo fa indicare da Alessandro, uno dei killer più spietati dei NAR nonché figlio del giudice Alibrandi.
Mario Amato viene assassinato mentre aspetta l’autobus per andare a lavoro. Aveva inutilmente richiesto una protezione, o quantomeno un’autoblindata, che gli fu sempre negata.
Amato aveva annunciato sviluppi clamorosi nella sua indagine, prossime «alla visione di una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori degli atti criminosi». E infatti…
2 agosto 1980. Bologna. Strage alla stazione centrale. È un’ecatombe. [Vedi post precedente] Fioravanti e camerati hanno sempre respinto con forza ogni addebito, negando recisamente la loro partecipazione alla strage.
9 settembre 1980. Roma. Nella pineta di Castelfusano viene ucciso Francesco “Ciccio” Mangiameli, docente liceale di lettere, e soprattutto dirigente di Terza Posizione per la Sicilia. TP è un movimento di estrema destra collaterale ai NAR coi quali si scambiano militanti e supporti logistici. I rapporti sono ibridi, di amore ed odio. Terza Posizione è stata fondata dall’intellettuale Gabriele Adinolfi, Giuseppe Dimitri (consigliere recentemente scomparso dell’attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno) e Roberto Fiore. All’omicidio Mangiamenli partecipano Francesca Mambro, Giusva Fioravanti col fratello Cristiano, Soderini e Vale. Il corpo viene zavorrato e gettato in un laghetto a Tor de’ Cenci. I motivi dell’assassinio non sono mai stati davvero chiariti e le cause della morte di Mangiameli restano oscure.
Allo sventurato “Ciccio” i suoi carnefici rinfacciano di essere un ‘infame’, un informatore della Polizia (a sparare è Cristiano Fioravanti, il più grande ‘paraculato’ della banda e uno che di infamate se ne intende parecchio, visto che che per ottenere l’impunità attribuirà al fratello i delitti più assurdi). Soprattutto, gli assassini ritengono che Mangiameli si sia fregato i soldi della cassa dei NAR. Denaro che doveva servire per l’evasione di Concutelli. I soldi però non escono fuori e Giusva è furioso. Sospetta che nel furto della cassa sia coinvolto anche Fiore… O almeno così si maligna secondo alcune indiscrezioni… Ma nei confronti di Roberto Fiore è stato spiccato un mandato di cattura per reati associativi e associazione sovversiva, nell’ambito della strage alla stazione di Bologna. E il dirigente di TP si è dato alla fuga. Dalla sua latitanza londinese, Fiore creerà un piccolo impero finanziario, con non si sa bene quale capitale. Al suo rientro in Italia, dopo la prescrizione dei reati, fonderà Forza Nuova.
5 febbraio 1981. Padova. Francesca Mambro e Fioravanti devono recuperare delle armi nascoste nel canale Bacchiglione, ma vengono notati da una pattuglia dei Carabinieri che si ferma per controllare. Fioravanti finge di arrendersi, mentre la Mambro resta nascosta dietro l’auto pronta ad aprire il fuoco. Nella sparatoria muoiono i carabinieri: Enea Codotto, 25 anni e Luigi Maronese, 23 anni. Dagli atti del processo è emerso che durante l’imboscata Fioravanti ha fatto finta di arrendersi. Poi ha gridato alla Mambro, nascosta dietro un’auto, «Spara! Spara!».
Ferito alle gambe, Fioravanti verrà arrestato la notte stessa.
Giuseppe Valerio Fioravanti, detto Giusva, è stato condannato a 8 ergastoli, ai quali si aggiungono altri 134 anni e 8 mesi di reclusione. La mancata corrispondenza tra numero di ergastoli e numero di omicidi è dovuta all’applicazione del vincolo della continuazione.
ergastolo per l’omicidio di Roberto Scialabba (28 febbraio 1978)
ergastolo per l’omicidio di Antonio Leandri (17 dicembre 1979)
ergastolo per l’omicidio di Maurizio Arnesano (6 febbraio 1980)
ergastolo per l’omicidio di Franco Evangelista (28 maggio 1980)
ergastolo per l’omicidio di Mario Amato (23 giugno 1980)
ergastolo per la strage alla Stazione di Bologna (2 agosto 1980)
ergastolo per l’omicidio di Francesco Mangiameli (9 settembre 1980)
ergastolo per l’omicidio di Enea Codotto e Luigi Maronese (5 febbraio 1981)
Fioravanti ha inoltre accumulato altri 134 anni e 8 mesi di reclusione per reati quali: furto e rapina (una ventina), violazione di domicilio, sequestro di persona, detenzione illegale di armi, detenzione di stupefacenti, ricettazione, violenza privata, falso, associazione a delinquere, lesioni personali, tentata evasione, banda armata, danneggiamento, tentato omicidio (28 febbraio 1976, 15 dicembre 1976, 9 gennaio 1977, 28 febbraio 1978, 6 marzo 1978), incendio, sostituzione di persona, strage, calunnia, attentato per finalità terroristiche e di eversione.
Dal 2 agosto 2009 (XIX° anniversario della strage di Bologna) è tornato ad essere un uomo libero nella pienezza dei propri diritti. La riabilitazione del condannato, anche all’ergastolo, è prevista dall’articolo 179 del codice penale. Il 15 aprile 2004, Fioravanti ha ottenuto dal Tribunale di sorveglianza la libertà condizionale perché ha tenuto «un comportamento tale da fare ritenere sicuro il suo ravvedimento» e, come prevede l’articolo 176 del codice penale, ha potuto lasciare il carcere. Dopo cinque anni di libertà vigilata, ha ottenuto la riabilitazione che «estingue le pene accessorie e ogni altro effetto penale della condanna».
La pena è estinta. Certezze del diritto.
Ogni Clyde ha la sua Bonnie.
Compagna inseparabile di Giusva è FRANCESCA MAMBRO.
Praticamente coetanei, con un anno di differenza. Con Fioravanti la Mambro condivide tutto, moralmente e materialmente, comprese le azioni criminose dove però agisce come ‘staffetta’ o come riserva, pronta al fuoco di copertura ove sia necessario.
Insieme percorrono le tappe sanguinose di una discesa agli Inferi, dalla quale si può risalire… Estinzione della pena: 2013.
Riportiamo alcune azioni terroristiche imputate alla Mambro (molte delle quali compiute insieme a Fioravanti) e per le quali è stata condannata.
7 marzo 1979. Roma. A modo suo, Francesca decide di festeggiare la “festa della donna” in anticipo sulla data. Con un gruppo di estremiste di destra, lascia una rudimentale bomba davanti alle finestre del Circolo culturale femminista nel quartiere Prati, a Roma. A pochi metri di distanza, Valerio Fioravanti ed altri estremisti armati, restano a copertura, pronti eventualmente ad intervenire.
28 maggio 1980. Roma. Partecipa all’attentato davanti al liceo Giulio Cesare dove fu ucciso l’appuntato di polizia Francesco Evangelista e ferito l’agente Giuseppe Manfreda.
23 giugno 1980. Roma. Complicità nell’omicidio del sostituto procuratore Mario Amato.
2 agosto 1980. Strage di Bologna. Per la quale si proclama innocente.
9 settembre 1980. Ostia. Omicidio Mangiameli.
5 febbraio 1981. Padova. L’assassinio dei due Carabinieri, che comportò però l’arresto di Fioravanti.
In una spirale omicida sempre più vorticosa, non mancano gli episodi di cannibalizzazione all’interno della stessa banda, fino alle ultime drammatiche azioni criminali.
31 luglio 1981. Partecipazione all’uccisione di Giuseppe De Luca, estremista di destra.
30 settembre 1981. Partecipazione all’assassinio di Marco Pizzari, sospettato di delazione dal gruppo.
21 ottobre 1981. Roma. Quartiere Ostiense. L’omicidio più brutale. Francesco Straullu è un giovane capitano di Polizia. Ha 26 anni ed è un funzionario con fama di duro. Soprattutto è un investigatore serio e preparato, che nell’ambito della DIGOS romana coordina con successo le indagini sui gruppi dell’eversione nera. Di conseguenza, negli ambienti neofascisti il brillante capitano è oggetto di un odio feroce:
“Voci nell’ambiente lo accusano di torture fisiche e prepotenze sugli arrestati e abusi sessuali sulle donne: probabilmente finirà per pagare il rapporto con Laura Lauricella, l’ex donna di Egidio Giuliani, un altro capobanda detenuto e irriducibile. Lei invece si è ‘pentita’ e si aggrappa al capitano che ne gestisce il rapporto con la giustizia. Li vedono qualche volta insieme e il tam-tam dell’ambiente li fa subito diventare amanti”
(Ugo Maria Tassinari. “Fascisteria”. Castelvecchi, Roma 2001)
All’agguato contro il capitano partecipano Alessandro Alibrandi, Gilberto Cavallini, e Francesca Mambro. I terroristi credono che Straullu si muova con l’autoblindata e si armano di conseguenza. In realtà, il cap. Straullu e l’agente Ciriaco Di Roma viaggiano su una normale vettura di servizio. Alibrandi usa un M1 Garand, pesante ma micidiale: un fucile da guerra calibro 7,62 caricato con pallottole traccianti.
I due poliziotti vengo investiti da una devastante pioggia di proiettili che ne maciulla letteralmente i corpi, tanto che “Cavallini deve rinunciare a trapassare il cadavere del capitano con una lancia nativo-americana, simbolo di vendetta.”
Francesco Straullu viene decapitato da una fucilata sparata a bruciapelo. L’efferatezza del crimine è racchiusa nelle parole del medico legale: «La morte di Straullu è stata causata dallo sfracellamento del capo e del massiccio facciale con spappolamento dell’encefalo; quella dell’agente Di Roma per la ferita a carico del capo con frattura del cranio e lesioni al cervello».
5 marzo 1982. Roma. Quartiere Aurelio. I desperados della banda Fioravanti rapinano un’agenzia della BNL.
Intercettati da una volante della Polizia, i terroristi si mettono a sparare tra i passanti. Muore lo studente Alessandro Caravillani, ucciso mentre andava a scuola.
Nella sparatoria rimane ferita anche la Mambro che verrà finalmente arrestata e nel Febbraio del 1985 sposerà in carcere Giusva Fioravanti. Dall’unione è nata una bambina.
Francesca Mambo è stata condannata a 6 ergastoli:
ergastolo per l’omicidio di Franco Evangelista (28 maggio 1980)
ergastolo per l’omicidio di Mario Amato (23 giugno 1980)
ergastolo per la strage alla Stazione di Bologna (2 agosto 1980)
ergastolo per l’omicidio di Francesco Mangiameli (9 settembre 1980)
ergastolo per l’omicidio di Enea Codotto e Luigi Maronese (5 febbraio 1981)
ergastolo per l’omicidio di Giuseppe De Luca (31 luglio 1981)
ergastolo per l’omicidio di Mambroarco Pizzari (30 settembre 1981)
ergastolo per l’omicidio di Francesco Straullu e Ciriaco di Roma (21 ottobre 1981)
ergastolo per l’omicidio di Alessandro Caravillani (5 marzo 1982)
Agli ergastoli si aggiungono ulteriori 84 anni e 8 mesi di reclusione per reati quali: furto e rapina (una ventina in tutto), detenzione illegale di armi, violazione di domicilio, sequestro di persona, ricettazione, falso, associazione sovversiva, violenza privata, resistenza e oltraggio, attentato per finalità terroristiche, occultamento di atti, danneggiamento, contraffazione impronte.
Ha scontato in carcere circa 26 anni, 16 dei quali in detenzione permanente più circa 10 in regime di semilibertà. Nel 2013 Francesca Mambro tornerà ad essere una donna libera con la completa estinzione della pena ed il pieno reintegro dei diritti.
Per quella data, Mambro e Fioravanti, se lo vorranno, potranno anche aspirare ad una possibile candidatura alle prossime elezioni politiche, che siamo certi non mancherà…
Né lei né il marito hanno mai mostrato una vera presa di distanza dalle loro azioni delittuose, né hanno mai intrapreso alcuna forma di dissociazione. Meno che mai hanno corrisposto una qualche forma di risarcimento dei danni alle vittime.
L’Italia è davvero uno strano paese.
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