Archivio per Germania

Il Paradiso degli Orchi

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , on 11 aprile 2020 by Sendivogius

C’è grande confusione sotto al cielo d’Europa, dove va riproponendosi l’eterna contrapposizione tra Mediterraneo latino e la neo-ricostituita Lega Anseatica, raggrumata attorno al nuovo Reich tedesco con la sua appendice di dittature satelliti e gauleiter slavi (che condividono tutti i benefici ‘comunitari’, fuori dagli oneri dell’euro), perfettamente in linea coi principi ispiratori della sedicente “Unione”.
Dopo due settimane di stallo totale, per congelamento decisionale su rinvio a tempo indeterminato, quando la situazione cogente avrebbe richiesto decisioni rapide ed immediate, soprattutto dopo le miserabili performance durante la grande recessione del 2008, il meglio che quell’orripilante vaso di Pandora che chiamano UE è stato capace di ricagare fuori è il terrificante MES.

E ci riferiamo al sedicente “meccanismo di stabilità europea”, ovvero una troika 2.0 all’ennesima potenza, che metterebbe in imbarazzo anche la banda di cravattari più spietata.
Insorge il cosiddetto “centrodestra” (sì, insomma quella roba fascista lì, o come si fa chiamare), con vibrante indignazione e grandissimo sdegno, contro il ricorso a quello stesso MES le cui direttive sostanziali pure recepì, ratificò e convertì in disegno di legge. Cosa avvenuta, senza colpo ferire e senza alcun clamore, in ossequio alle direttive del Consiglio europeo, nell’ormai lontano 2011 ai tempi della revisione del Trattato di Lisbona, durante il IV° Governo Berlusconi (Popolo della Libertà, Lega Nord per l’indipendenza della padania, Movimento per le Autonomie): ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini; ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti; ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani; ministra per le Politiche europee, Anna Maria Bernini. Il famigerato MES entrerà in vigore qualche mese dopo (Luglio 2012), sotto il nefasto Governo Monti. All’epoca della prima stesura, durante il Berlusconi quater, faceva parte pure Giorgina Meloni (che ora tanto si agita), in qualità di ministra della gioventù, senza che si ricordino reazioni eclatanti.
C’era pure Matteo Salvini.. “c’era” per modo dire, poiché da europarlamentare non è mai stato presente alle discussioni, né alla votazione finale del MES.
Contrarissimo al MES è il Movimento 5 Stelle, che infatti non l’ha votato e (almeno a parole) l’ha sempre osteggiato, ma senza che il ministro Giovanni Tria del primo Governo Conte (quello M5S+Lega) se ne desse troppa preoccupazione, e ancor meno il tandem Giggino e capitan Matteo…
Il primo era affacciato sul balcone ad annunciare la fine della povertà. Figuriamoci dunque se aveva il tempo per farsi riassumere in bignami i dossier sul MES, che poi doveva comunque studiarseli.
L’altro, impegnato com’era in cocktail e travestimenti, non aveva proprio tempo per dedicarcisi. Al massimo, poteva leggere l’aforismario del duce, per copiare le battute da postare su twitter.
Entusiasti sono invece i piùeuropeisti della Emma Bonino, che in nome del Mercato divinizzato, se fosse necessario, istituirebbero sacrifici umani sulla pira del dio Baal, in onore ad un proteiforme moloch tecnocratico, che sembra uscito da una sceneggiatura distopica di Frank Miller. 
Poi vabbé, c’è lo strano caso del partito bestemmia… quello del non sono molto d’accordo, ma mi adeguo in tutto e per tutto in nome dello spirito europeo (?), perché noi siamo quelli della Generazione Erasmus (!) ed altre coglionate di siffatta levatura. E’ lo stesso partito che per un pugno di euro, sarebbe disposto a mettere un intero Paese sotto la cappella della Troika; la stessa che un noto bolscevico come Mario Monti robot, durante un bug di programmazione, definì “una forma di neo-colonialismo”. Ma dalle parti del PD il concetto è inafferrabile come l’aria: loro sono europeisti a prescindere da tutto e da tutti. E qui più che alla logica bisogna rivolgersi alla psicologia forense, ricorrendo a patologie psichiatriche come la Sindrome di Stoccolma, per spiegare una simile coazione a ripetere.
Per l’Italia il MES (o ESM che dir si voglia) è un altro di quegli straordinari affaroni ai quali l’Europa ci ha abituati ormai da tempo…
A rendere più seducente il ricorso alle presunte “linee di credito agevolato” del Meccanismo di Stabilità è l’apparente deroga (tutta fittizia) alle cosiddette Clausole di Azione Collettiva (CACS), che non vengono elise, ma posticipate ed eventualmente riviste (perché l’indicazione non è chiara) nell’applicazione a fine emergenza pandemica, gettando i fortunati beneficiari direttamente tra le amorevoli braccia del Fondo Monetario Internazionale.
Come previsto,

“Il MES coopererà strettamente con il Fondo monetario internazionale (FMI) nel fornire un sostegno alla stabilità. La partecipazione attiva del FMI sarà prevista sia a livello tecnico che finanziario. Lo Stato membro della zona euro che richiederà l’assistenza finanziaria dal MES rivolgerà, ove possibile, richiesta analoga al FMI.”

In teoria, lo stock di capitale autorizzato del MES ammonta a 700 miliardi (sulla carta). In pratica, per attingere (a debito e nell’ambito di una rigorosa condizionalità) ad un massimo di 35 miliardi euro dal fondo, quando per l’iscrizione abbiamo già versato 14 miliardi di euro (con una sottoscrizione di capitale da parte della banca centrale nazionale per 125 miliardi), ci impegniamo a partire dal 2022 alla ristrutturazione di bilancio, secondo la più rigida applicazione dei “meccanismi di stabilità”, da attuarsi in piena depressione economica, presumibilmente secondo gli articoli 32 e 35 del trattato.
Roba da far sembrare una scherzo la crisi greca!
In virtù dell’Art.32, al MES viene attribuito un proprio status giuridico e propri “privilegi”, attraverso un abnorme sistema di immunità extraterritoriali.

Il MES è dotato di piena personalità giuridica ed ha piena capacità giuridica per:
a) acquisire e alienare beni mobili e immobili;
b) stipulare contratti;
c) convenire in giudizio; 
d) concludere un accordo e/o i protocolli eventualmente necessari per garantire che il suo status giuridico e i suoi privilegi e le sue immunità siano riconosciuti e che siano efficaci.

3. I beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione, salvo qualora il MES rinunci espressamente alla propria immunità in pendenza di determinati procedimenti o in forza dei termini contrattuali, compresa la documentazione inerente gli strumenti di debito.

4. I beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative.

5. Gli archivi del MES e tutti i documenti appartenenti al MES o da esso detenuti sono inviolabili.

6. I locali del MES sono inviolabili.

7. I membri del MES e gli Stati che ne hanno riconosciuto lo status giuridico e i privilegi e le immunità riservano alle comunicazioni ufficiali del MES lo stesso trattamento riservato alle comunicazioni ufficiali di un membro del MES.

8. Nella misura necessaria allo svolgimento delle attività previste dal presente trattato, tutti i beni, le disponibilità e le proprietà del MES sono esenti da restrizioni, regolamentazioni, controlli e moratorie di ogni genere.

9. Il MES è esente da obblighi di autorizzazione o di licenza applicabili agli enti creditizi, ai prestatori di servizi di investimento o ad altre entità soggette ad autorizzazione o licenza o regolamentate secondo la legislazione applicabile in ciascuno dei suoi membri.

Se l’operato del MES è insindacabile, l’attività dei suoi funzionari è intoccabile, anche qualora fosse in aperto contrasto con gli ordinamenti dei paesi “beneficiati” o in flagrante violazione delle leggi vigenti. Una roba mai vista nemmeno nelle peggiori colonie di sfruttamento, che fa sembrare l’insediamento del MES ad un regime di occupazione militare, non rispondendo ad altri se non all’onnipotente Consiglio dei Governatori. È l’ennesimo assaggio della famosa solidarietà europea su integrazione monetaria…

ART. 35 – Immunità delle persone

1. Nell’interesse del MES, il presidente del consiglio dei governatori, i governatori e i governatori supplenti, gli amministratori, gli amministratori supplenti, nonché il direttore generale e gli altri membri del personale godono dell’immunità di giurisdizione per gli atti da loro compiuti nell’esercizio ufficiale delle loro funzioni e godono dell’inviolabilità per tutti gli atti scritti e documenti ufficiali redatti.

2. Il consiglio dei governatori può rinunciare, nella misura e alle condizioni da esso stabilite, alle immunità conferite ai sensi del presente articolo riguardo al presidente del consiglio dei governatori, a un governatore, a un governatore supplente, a un amministratore, a un amministratore supplente o al direttore generale.

3. Il direttore generale può revocare l’immunità di qualsiasi membro del personale del MES, eccetto se stesso.

4. Ogni membro del MES senza indugio traspone nella propria legislazione le disposizioni necessarie per dare effetto al presente articolo dandone informativa al MES.

E se da una parte i tecnoburocrati potranno sequestrare e svendere i patrimoni nazionali dei paesi occupati in un colossale esproprio collettivo, saranno altresì esenti da ogni onere fiscale a loro carico, dal momento che salari e emolumenti sono esenti dall’imposta nazionale sul reddito.

ART. 36 – Esenzione fiscale

1. Nell’ambito delle sue attività istituzionali, il MES, i suoi attivi, le sue entrate, i suoi beni nonché le operazioni e transazioni autorizzate dal presente trattato sono esenti da qualsiasi imposta diretta.

Ma per ‘qualcuno’ il MES (opportunamente rivisto e non corretto) costituisce una “straordinaria opportunità” (David Sassoli), nonché “un buon accordo, per una misura senza precedenti” (il conte Paolo Gentiloni Silveri da Filottrano). Sono solo alcuni di quelli che dovrebbero tutelare gli “interessi italiani” in Europa.

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Con Doglianza!

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , on 22 febbraio 2020 by Sendivogius

Se già non ci fosse, bisognerebbe inventarlo questa sottospecie di caricatura mussoliniana ad ingozzo libero, per amarcord nostalgici nei bar-sport di Predappio.
 Uno che dinanzi alla (ennesima) strage del solito patriota identitario in pieno trip kalergico da riallocazioni allogene, il suprematista e razzialista (quanti pseudonimi per non chiamare la stessa merda col suo nome!) che voleva ‘ripulire’ la Germania dalle razze aliene, riesce a non pronunciare MAI le paroline magiche, “nazifascismo” e “razzismo”, per non sturbare il nazista della porta accanto (quelli che in genere amano disegnare svastiche sulle case altrui), col quale spesso e più ancora volentieri s’accompagna tra un’abbuffata e l’altra, raccomandandosi alla madonna, dopo essere rimasto orfano di Bibbiano. Ci mancava solo che chiosasse il suo messaggio di cordoglio, vero come le lire padane o i soldi del Monopoli, con un “bacioni!” e allora la quadratura sarebbe stata perfetta.
Perfino la ducia della Garbatella (che pure di coliformi in camicia nera se ne intende!) ha saputo fare di meglio, sconfessando i 4/5 del suo elettorato, interscambiabile per fogne comunicanti con l’altra cloaca verdecamiciata. Ma LVI no: il duce di ghisa, il Codreanu padano, è uno che tira dritto. E boia chi molla!

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Sit tibi terra levis

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , on 24 giugno 2018 by Sendivogius

Un cappio al collo sarebbe stato più appropriato, visto che la Grecia rimarrà strozzata al nodo (scorsoio) del debito presumibilmente fino al 2060, per ripagare degli interessi passivi quei creditori (UE, BCE, FMI) che tanto generosamente l’hanno ‘salvata’, mettendogli dentro casa la Troika e declassando il paese al rango di colonia, in un mostruoso esperimento di ingegneria sociale, tra propedeutica neo-liberista e pedagogia del castigo a scopo intimidatorio contro terzi, nell’annichilimento dimostrativo di un’intera nazione attraverso l’umiliazione collettiva di un popolo.
Tuttora, la “cura” speciale riservata alla Grecia costituisce il più clamoroso fallimento della cosiddetta Unione europea (a sua vergogna perenne), la quale più ancora che matrigna si è comportata come un Saturno che divora i propri figli. Una cura al cianuro che è costata alla popolazione ellenica peggio di una guerra perduta, ma che almeno ha salvato le banche francesi e tedesche: le quali peraltro hanno potuto lucrare appetitose plusvalenze. E questo grazie anche al generoso contributo italiano con ritorno zero, salvo doverci pure sorbire le lezioncine di morale da parte di un Macron o una Merkel (!).

«Quando è esplosa la crisi della Grecia l’esposizione delle banche italiane verso quel paese ammontava a circa 1,9 miliardi. Oggi l’esposizione dello Stato italiano verso Atene è di 40 miliardi. […] La crisi Greca è stata gestita in modo da trasferire i crediti delle grandi banche soprattutto tedesce e francesi dai loro bilanci a quelli degli Stati, tutti gli altri Stati dell’Eurozona.
I cittadini tedeschi sono convinti che, come contribuenti, sia stato loro accollato il peso del salvataggio dei Greci pigri e corrotti. In realtà sono stati chiamati a salvare le loro banche che avevano incautamente ecceduto con i prestiti. Ma almeno erano le loro banche: che cosa dovrebbero dire i cittadini italiani, che sono stati pesantemente coinvolti nonostante che i prestiti delle nostre banche alla Grecia fossero poca cosa?
Ecco dunque il capolavoro tedesco: distribuire a tutti gli altri europei i problemi delle loro banche (e di quelle francesi) pretendendo poi che il disastro che ne è derivato sia colpa di tutti gli altri tranne che loro. E riuscendo a far passare l’idea che la successiva crisi dei debiti pubblici non sia stata provocata dalla gestione del problema greco – dissennata da un punto di vista generale, ma perfettamente funzionale ai loro interessi – ma dal fatto che gli altri paesi dovevano fare “i compiti a casa”

Carlo Clericetti
(02/10/2015)

In quanto alla “scommessa con l’Europa” (e la salvezza che da questa ne sarebbe derivata), sarà il caso di riportare qualche piccolo dettaglio, giusto per rendere l’idea di quanto sia stata ‘vincente’ la scommessa (o, per meglio dire, la capitolazione su resa incondizionata) della Grecia con la commissione europea, nella sua personale (di)partita con la morte. Perché anche ammesso che la cura sia riuscita, dopo otto anni di supplizio su sperimentazione terapeutica, è ovvio che il paziente sia deceduto (ma i conti adesso sono in ordine!)…
In otto anni di “austerità espansiva”, la Grecia ha perso un terzo del proprio PIL con una contrazione del 27% (crollando dai 214 miliardi del 2010, ai 174 miliardi di euro del 2017). La Sanità pubblica è stata smantellata, insieme ad ogni altro diritto sociale o tutela salariale, a partire dai contratti collettivi di lavoro che sono stati azzerati, con la totale liberalizzazione ed il dimezzamento del salario minimo, insieme alla revisione (ovviamente in senso restrittivo) del diritto di riunione e di sciopero. La francese Christine Lagarde (FMI) l’ha definito un incremento della “competitività”. Cosa che non ha impedito alla Grecia, così ligia ai diktat della Troika, di bruciare circa un milione di posti di lavoro (in un paese che ha poco più di dieci milioni di abitanti). Attualmente, la disoccupazione si aggira attorno al 21,6% ma raggiunge punte del 52% e oltre nella popolazione giovanile al di sotto dei 25 anni.
Sono stati falcidiati stipendi e pensioni, con tagli che vanno dal 37% nel settore pubblico (alleggerito con più di 250.000 licenziamenti che non hanno risparmiato nemmeno le università), e fino al 50% in quello privato. Il potere d’acquisto di una famiglia media è crollato del 28,5%. Mezzo milione di greci, soprattutto i più giovani, ha abbandonato il Paese.
È stato privatizzato tutto quello che poteva essere svenduto a prezzo di saldo: scali navali, ferrovie, autostrade, aeroporti, industrie manifatturiere, aziende elettriche, compagnie del gas e le reti di distribuzione idrica, miniere, impianti termali, ippodromi, persino camping e oasi turistiche (!), insieme a tutti i principali asset pubblici e strategici del Paese. Cosa che però non ha frenato la crescita del debito pubblico, il quale in rapporto al PIL ha raggiunto la soglia del 178%.
Secondo le statistiche dell’OCSE, il 22% dei greci versa in “gravi condizioni di deprivazione materiale”. La maggior parte della popolazione ha difficoltà ad accedere alle cure mediche e garantirsi i servizi primari; più di 400.000 nuclei familiari sono rimasti senza reddito, mentre negli ospedali scarseggiano farmaci oncologici, insulina, e persino gli antibiotici.
Il 13% della popolazione non ha ricevuto cure o trattamenti sanitari.
Il 15,4% della popolazione non ha accesso ad alcun trattamento odontoiatrico o preventivo.
Il 4,3% della popolazione non ha usufruito di servizi di salute mentale.
L’11,2% non è riuscito ad acquistare i medicinali prescritti dai dottori.
Il 40% dei bambini greci vive al di sotto della soglia di povertà (il 10% è a rischio denutrizione). Negli anni peggiori della crisi, la mortalità infantile è salita, di quasi il 50%, principalmente a causa dei decessi di bambini di età inferiore a un anno, tanto che il tasso di mortalità infantile è salito dal 2,65% nel 2008 al 3,75% nel 2014. Al contempo, il declino delle nascite ha comportato un crollo demografico pari a -22,1%.
La percentuale di bambini nati sotto peso (inferiore ai 2,5 kg) è aumentata nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010 del 19%.
Sono aumentati i casi di persone affette da disturbi mentali, soprattutto dalla depressione. L’aumento è stato il seguente: si è passati dal 3,3% del 2008 al 6,8% del 2009, all’8,2% nel 2011 e poi al 12,3% nel 2013. Nel 2014, il 4,7% della popolazione sopra i 15 anni ha dichiarato di soffrire di depressione, contro il 2,6% del 2009.
Evidentemente, una simile catastrofe umanitaria non è mai stata considerata abbastanza grave (o mediaticamente spendibile), da suscitare la mobilitazione della moltitudine di ONG tedesche che affollano il Golfo della Sirte coi loro navigli.
Se tutto va bene, ci vorranno un paio di generazioni prima che i greci possano tornare ai livelli pre-crisi. La Germania però è riuscita a guadagnare dal “salvataggio della Grecia” qualcosina come 2,9 miliardi di euro dai tassi di interesse sul debito da rifondere.
Francamente, a fronte di simili risultati, non si capisce cosa mai abbia da giubilare l’ex premier Paolo Gentiloni quando si parla di Grecia e di Europa (lo specchio di una disfatta, rivenduta come successo), dal fondo delle macerie di ciò che resta di Piddinia, specie dopo la rottamazione renziana che ha condotto il centrosinistra sull’orlo dell’estinzione. Giusto a proposito di solidarietà europee e insorgenza dei nuovi nazionalismi.

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R.I.P.

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , on 15 ottobre 2017 by Sendivogius

La ‘sinistra’, in tutte sue possibili varianti scaturite dalla scissione dell’atomo, è morta. Il decesso è su scala continentale. E certo pure quando era in vita non è che se la passasse benissimo. Difficile rimpiangerne la dipartita, dopo una lunga agonia imbarazzante per sé e funesta per tutti gli altri. Sostanzialmente era diventata più perniciosa che inutile, oramai ridotta alla stregua di un malato terminale (di quelli che si cagano addosso incapaci di controllare la peristalsi… che ti fanno vergognare mentre sbavano e delirano); consumata per consunzione interna dopo un inarrestabile processo di citolisi, ma non prima di aver rinnegato se stessa, tradendo tutti gli ideali coi quali a chiacchiere ha sempre amato ammantarsi. Non ne sentiremo la mancanza. A meno che non voglia intendersi per ‘sinistra’ quella poltiglia informe e melensa delle microformazioni di stracciaculi, che ancora si agitano attorno ad un Giuliano Pisapia: il nuovo Che Guevara de Noantri che tanto basta a stimolare le facili polluzioni di troppi sinistrati in cerca d’autore. Oppure (peggio ancora!) quella riedizione 2.0 della peggior DC di estrazione fanfaniana ed ispirazione dorotea che si fa chiamare PD, con l’aggiunta di qualche utile idiota a fare da testimonial (è fresca di giornata l’esumazione di un Walter Veltroni!), insieme all’immancabile contorno di ambiziosi balilla in carriera a svecchiare l’insieme, per il make-up della salma.
Ad involuzione compiuta, il partito bestemmia celebra i dieci anni del suo fumoso non essere, in un condensato di buone intenzioni dai risvolti pessimi, per quello che più che altro dovrebbe essere un funerale (della sinistra morta per suicidio) con tanto di resurrezione democristiana per ibridazione su osmosi inversa. Trasformato in un comitato elettorale permanente, personalizzato su misura del bullo di Rignano e della sua cosca fiorentina, nel partito sedicente ‘democratico’ ora si parla di “lotta corpo a corpo” (la definizione esatta sarebbe trippa contro trippa) con il centrodestra; se non fosse che, nell’impossibilità di distinguere le differenze, il PD è molto più a destra nell’intercambiabilità con la stessa e di gran lunga peggiore nella sua ipocrisia.

  TUTTI INSIEME DISASTROSAMENTE

«All’ultimo duello televisivo tra Angela Merkel e Martin Schulz, secondo un amico tedesco, l’unica differenza è che il secondo aveva la barba. Il lungo abbraccio nella Grosse Koalition degli antichi rivali, CDU e SPD, sembra aver stancato entrambe gli elettorati e i democristiani persino più dei socialisti. Ma la perdita di senso, prima che di consenso, della SPD, la secolare quercia del socialismo europeo, la madre ormai pallida di quella straordinaria creatura che fu lo Stato sociale, lascia senza parole. In Germania è accaduto in fondo quanto già visto in tutta Europa, ma soltanto il voto nel cuore dell’impero poteva chiarire il passaggio storico in atto. Non è finita la storia, è morta la sinistra. Non stanno vincendo le destre, scompare la socialdemocrazia. Del resto, spostando lo sguardo oltreoceano, era chiaro che non aveva vinto Donald Trump, ma perso Hillary Clinton. Tutto il resto è secondario, accessorio. La sopravvivenza di governi conservatori comunque in declino, l’avanzata dei populismi, il risorgere dei fanatismi nazionalisti e separatisti, la spettacolare meteora di movimenti “né di destra né di sinistra” come i 5 Stelle o En Marche, che potrebbero svanire con la stessa velocità con la quale si sono affermati. Sono soltanto turbolenze della politica che spaventano, ma non cambiano la rotta, provocate dal gigantesco vuoto d’aria a sinistra. In dieci anni i socialisti si sono dimezzati in Germania, Spagna e Austra, quasi estinti in Francia, Grecia, Ungheria e Polonia. Hanno perso elettori tra i ceti popolari e tra i giovani: una crisi irreversibile. Molti elettori rimasti votano più il ricordo di un passato glorioso che un presente insignificante. Sotto i trent’anni, moltissimi li considerano uguali ai conservatori: saranno tutti qualunquisti? In Germania, la SPD ha governato 17 degli ultimi venti anni, da sola o con la CDU, contribuendo ad un boom economico fondato tuttavia su bassi salari e demolizione dei contratti nazionali. In ultimo, perfino la BCE ha criticato la politica dei salari tedeschi più di quanto abbia fatto la SPD. E infatti Merkel, che vorrebbe togliersi al più presto di torno Draghi, corteggia Schulz per un’altra grande coalizione. La sinistra storica europea non sembra aver perso soltanto l’anima, il sogno o l’utopia, ma finanche una minima funzione critica, ossessionata dal governo per il governo, il potere per il potere, dal vincere ad ogni costo che poi si traduce in realtà nel perdere senza onore, dopo aver sposato le parole d’ordine dell’avversario. Nessuno oggi capisce il rifiuto di Schulz ad una nuova alleanza con la Merkel: perché rimanere all’opposizione se erano d’accordo su tutto?»

Curzio Maltese
(06/10/17)

Ad ogni buon conto, tumulare i cadaveri, prima ancora che un atto di pietà, è innanzitutto una norma di profilassi. Non foss’altro perché con la putrefazione cominciano a puzzare.

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IRON MEN

Posted in Kulturkampf, Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 19 settembre 2017 by Sendivogius

È rassicurante sapere che nei prossimi anni la presidenza Trump destinerà almeno 55 miliardi di dollari del bilancio federale in spese militari, per fare di nuovo grande l’America, preparandosi evidentemente a fronteggiare un’invasione aliena dallo spazio profondo. È infatti risaputo da tutti lo stato di profonda prostrazione e di drammatica arretratezza tecnologica in cui versano le forze armate statunitensi, soprattutto in considerazione delle nuove minacce globali, e massimamente se si considera il formidabile apparato bellico a disposizione dei mutandari salafiti del Daesh…
Si capisce bene che, dinanzi ad un branco di allucinati che combattono in sottana, meglio se armati con coltellacci da cucina, la risposta migliore sia la realizzazione di gingilli offensivi sempre più sofisticati e costosi. Com’è noto, il segreto della vittoria risiede nella preparazione…
A meno che l’obiettivo primario non sia inaugurare invece una nuova guerra fredda (di cui davvero si sentiva la mancanza) con la Russia e la Cina, in una corsa a perdere verso il riarmo globale, e spianare la strada ad un’altra mezza dozzina di conflitti.
 Ad ogni modo, a dispetto dei pregiudizi, i militari sono dotati in realtà di una fervida fantasia… amano giocare con la playstation nelle noiose ore trascorse in caserma… ed è lecito credere si esaltino con la serie completa di “Star Wars”, presumibilmente facendo il tifo per l’Impero galattico.
Per questo sono ormai una ventina di anni che fantasticano a colpi di milioni di dollari in progetti per la realizzazione di nuove tute da combattimento, esoscheletri potenziati e bio-armature, per rendere i “soldati del futuro” delle inarrestabili macchine individuali da guerra, nella presunzione tutta illusoria della invulnerabilità. Insomma, una specie di incrocio tra le armored suits già viste nei videogame di “Halo” e “Mass Effect”, sulla falsariga delle stormtroopers di Star Wars.
In pratica, si tratta di una masturbazione continuativa che va avanti almeno dal 1997, dai tempi infausti del vecchio PNAC (il progetto per il nuovo secolo americano); mai archiviato nelle stanzette del Pentagono.

Army of the Future: “Consider just the potential changes that might effect the infantryman. Future soldiers may operate in encapsulated, climate-controlled, powered fighting suits, laced with sensors, and boasting chameleon-like ‘active’ camouflage. ‘Skin-patch’ pharmaceuticals help regulate fears, focus concentration and enhance endurance and strength. A display mounted on a soldier’s helmet permits a comprehensive view of the battlefield – in effect to look around corners and over hills – and allows the soldier to access the entire combat information and intelligence system while filtering incoming data to prevent overload. Individual weapons are more lethal, and a soldier’s ability to call for highly precise and reliable indirect fires – not only from Army systems but those of other services – allows each individual to have great influence over huge spaces. Under the ‘Land Warrior’ program, some Army experts envision a ‘squad’ of seven soldiers able to dominate an area the size of the Gettysburg battlefield – where, in 1863, some 165,000 men fought”.

Ovviamente, negli ultimi decenni il progetto è proseguito, conoscendo nuovi sviluppi. E ora questa strana copula meccanica tra Robocop ed Iron Man, si chiama TALOS (Tactical Assault Light Operator Suit): una specie di robottone con dentro l’omino corazzato, che prevede sensori di posizione e sistemi di raffreddamento, con una pompa idraulica che si attorciglia per tre metri all’interno dell’armatura; o cose così… molto utili e soprattutto economiche. Ed i prototipi in circolazione iniziano ad essere parecchi…
L’efficacia in combattimento sui teatri di guerra è tutta da provare, ma insomma la speranza è anche l’ultima a morire.
 C’è da dire che l’idea, ancora a livello sperimentale, ha avuto successo un po’ in tutto il mondo… Anche l’Esercito italiano ne ha varato una sua versione improntata al massimo risparmio, rispetto agli ingenti investimenti americani. Nel nostro caso, il pezzo forte sono gli indispensabili “guanti termici”, che alla modica cifra di 650 euro a paio, costituiscono la dotazione più costosa (ed inutile) dell’intero kit di equipaggiamento. Si tratta dell’elemento che farà certamente la differenza sui nuovi campi di battaglia per il soldato del futuro!
Certo, a ben vedere, la Storia ci fornisce i riuscitissimi esempi del passato… E, visti i risultati, ci sarebbe da ridere se questi non fossero tragici. Insomma, la guerra può essere un’esperienza incredibilmente esaltante, soprattutto per chi non l’ha mai provata, come dicevano gli antichi. Perché dunque non cercare di farla in sicurezza?!? Non per niente, ogni aspirante guerriero ha sempre accarezzato l’idea di rendersi invulnerabile ai nemici, salvo scoprire quanto la realtà possa spesso essere assai diversa dalla fantasia.
Per dire, nel Tardo Antico, i Romani impararono presto a proprie spese, quanto le sofisticate armature dei loro comitatenses fossero inutili dinanzi alla potenza di penetrazione degli archi compositi, utilizzati dai pur infinitamente più arretrati popoli nomadi delle steppe.
Nel IX secolo d.C. gli anglo-sassoni affrontarono quasi con sufficienza i primi invasori vichinghi, nella certezza di ributtare a mare i feroci pagani giunti dalla Scandinavia. Almeno finché non scoprirono che le loro possenti armature venivano facilmente trapassate dalle frecce armate con punte di tipo bodkin, che affusolate e sottili, ma ben temprate, si infilavano negli anelli delle cotte di maglia, o sfondavano giubboni e corazze, pur nella loro letale semplicità.
Messe da parte per quasi tutta l’epoca moderna in seguito all’avvento delle armi da fuoco, le armature riscoprirono un inaspettato ritorno di fiamma in tempi assai più recenti, durante la prima guerra mondiale, che nella sua immane mattanza rappresentò pure una straordinaria occasione di innovazione militare. Certo gli esordi furono assai lenti… Per dire, al Comando francese (che per la sua straordinaria ottusità non aveva eguali) gli ci vollero mesi (e diverse migliaia di morti) per capire che pantaloni e kepì di un rosso sgargiante non erano esattamente del colore più indicato per passare inosservati ai tiratori nemici.
Ma vuoi mettere l’elàn guerriero, e scenografico, che i calzoni vermigli rappresentavano per una truppa lanciata a passo di carica sotto il fuoco nemico?!? E per giunta schierata come le vecchie fanterie di linea napoleoniche, per essere meglio falciata dalla fucileria avversaria?
Fortunatamente, non mancarono innovazioni importanti, tanto che per l’occasione l’Armée francese riscoprì pure l’uso della catapulta..!
Viste le perdite spaventose, e la riottosità crescente delle truppe a farsi macellare per la gloria dei generali nelle retrovie, verso la metà del conflitto, sui vari teatri di guerra cominciarono a fare la loro comparsa una notevole varietà di protezioni ed armature, che certo avrebbero reso invulnerabili i fantaccini alle pallottole.
Niente a che vedere con i khevsur della Georgia che ancora nel 1913 si presentavano in battaglia, bardati così…
Fu allora che l’ineguagliabile tecnologia teutonica mise a disposizione delle proprie fanterie la sua insuperabile corazza da combattimento…
Scenicamente imponente, la protezione si rivelò scomoda, ingombrante, e naturalmente inefficace, rendendo i fanti simili a gasteropodi, per una vaga somiglianza con le aragoste.
Va da sé che le nuove “sappenpanzer” non fecero mai la differenza in battaglia, ma almeno regalavano alla truppa la consolatoria illusione di essere immune ai proiettili.
Peccato che poi alla riprova dei fatti le cose non andassero esattamente per il verso sperato, dal momento che le corazze si rivelarono forabili eccome…
L’effetto palliativo però era assicurato, dal momento che divennero una preda di guerra ambitissima; soprattutto dalle truppe anglo-canadesi che combatterono alla Battaglia della Somme.
Certo, niente di paragonabile all’incredibile catafalco che per un certo periodo venne rifilato alle unità dell’esercito austro-ungarico. Una specie di kit componibile, che poteva fungere da corazza, parapetto, e casamatta portatile. E che con ogni probabilità veniva abbandonata dalla truppa, così camuffata da contrabbasso, alla prima occasione disponibile.

Ovviamente la cosa non passò inosservata agli alti comandi strategici dell’Intesa… E vista l’alta funzionalità di impiego dell’ultimo ritrovato bellico, ognuno si dette a fabbricarne di sue.
Tra i soldati britannici le corazze non ebbero molto successo… E certo gli inglesi preferirono di gran lunga continuare a riutilizzare quelle sottratte ai crucchi, finché non si resero conto che si trattava soltanto di un inutile ingombro da trascinarsi dietro.

Ma nessuno si dette più da fare dello USArmy. E lo straordinario risultato finale di tante fatiche furono le imbarazzanti armature Brewster..!
La Brewster Body Shield fece la sua comparsa nel 1918 sul fronte francese di Verdun. E si può solo immaginare l’incontenibile entusiasmo dei fortunati prescelti, che si trovarono costretti ad indossare un simile scafandro.
Realizzata in acciaio al nickel-cromo dalla Brewster Steel Company, l’armatura pesava oltre 40 kg ed è fin troppo facile intuire che fosse pure di rara scomodità.
Come si potesse correre su un terreno brullo e sconnesso, saltare tra una fossa e l’altra, e scavalcare trincee con una simile roba addosso, resta difficile da immaginare. Però si può ben supporre quale fosse l’esito finale…
Per proteggere le sentinelle, e soprattutto le vedette che costituivano il bersaglio preferito dei cecchini, vennero elaborate delle protezioni di rinforzo per gli elmetti. E le più funzionali furono probabilmente le placche d’acciaio che venivano applicate sugli stahlhelme tedeschi, i quali in alcuni casi vennero ridipinti in un primo esempio di mimetizzazione policroma.
I piastroni d’acciaio in forma trapezzoidale venivano agganciati ai chiodi ai lati dell’elmetto e fornivano così una protezione aggiuntiva, che però non garantiva la salvezza da un colpo frontale e diretto allo stirnpanzer.
Poi come al solito, si volle esagerare e cominciarono a circolare degli inquietanti mascheroni da saldatore di fonderia, a visibilità sempre più ridotta.

Siccome i cecchini più bravi miravano generalmente agli occhi, vennero realizzate fessure sempre più strette col risultato che la sentinella finiva per non vedere più un cazzo.
Gli americani, insuperabili come sempre, fecero un’eclatante invenzione ispirata direttamente al medioevo e mai (ri)messa in circolazione…

Sul fronte italiano, il Regio Esercito si dette da fare anch’esso e nel 1915 fecero la loro comparsa sul campo le mitiche corazze Farina, che avrebbero dovuto fornire un’impagabile protezione ai genieri inviati a tagliare i reticolati attorno alle trincee austriache.

Testate contro armi di medio e piccolo calibro, le corazze dimostravano una buona resistenza, a patto che ci si tenesse almeno a 150 metri (!) dal nemico.

Utilissime contro le schegge di rimbalzo degli shrapnel (e grazie al cazzo!), venivano forate come il burro dai proiettili calibro 8 mm dei fucili Steyr-Mannlicher M1895 in dotazione all’esercito austro-ungarico.
Emilio Lussu, volontario nella Grande Guerra, ridicolizza le corazze ampiamente, avendo avuto modo di verificare sul campo la loro straordinaria efficacia di impiego:

«Le corazze ‘Farina’ erano armature spesse, in due o tre pezzi, che cingevano il collo, gli omeri, e coprivano il corpo quasi sino alle ginocchia. Non dovevano pesare meno di cinquanta chili. Ad ogni corazza corrispondeva un elmo, anch’esso a grande spessore. Il generale era ritto, di fronte alle corazze….. Ora parlava, scientifico: “Queste sono le famose corazze ‘Farina’…. che solo pochi conoscono. Sono specialmente celebri perché consentono, in pieno giorno, azioni di una audacia estrema. Peccato che siano così poche! In tutto il corpo d’armata non ve ne sono che diciotto. E sono nostre! Nostre!” […] “A noi soli” continuava il generale “è stato concesso il privilegio di averle. Il nemico può avere fucili, mitragliatrici, cannoni: con le corazze ‘Farina’ si passa dappertutto”.
“Dappertutto per modo di dire” osservò il colonnello, che quel giorno era in vena di eroismo…. “io ho conosciuto le corazze Farina – spiegò il colonnello – e non ne conservo un buon ricordo, ma forse queste sono migliori”.
“Certo, certo. Queste sono migliori – riprese il generale – con queste si passa dovunque. Gli austriaci…”
Il generale abbassò la voce sospettoso e dette un’occhiata alle trincee nemiche, per accertarsi che non fosse sentito.
“Gli austriaci hanno fatto delle spese enormi per carpirci il segreto, ma non ci sono riusciti. Il capitano del Genio che è stato fucilato a Bologna, pare fosse venduto al nemico per queste corazze. Ma è stato fucilato a tempo. Signor colonnello vuole avere la compiacenza che esca il reparto dei guastatori?”
Il reparto dei guastatori era stato preparato dal giorno prima e attendeva d’essere impiegato. Erano volontari del reparto zappatori, comandati da un sergente, anch’egli volontario. In pochi minuti furono in trincea, ciascuno con un paio di pinze. Essi indossarono le corazze in nostra presenza. Lo stesso generale si avvicinò a loro ed aiutò ad allacciare qualche fibbia. ‘Sembrano guerrieri medioevali’ osservò il generale. I volontari non sorridevano. Essi facevano in fretta e apparivano decisi. Gli altri soldati, dalla trincea, li guardavano con diffidenza. Accanto al cannone praticammo un’altra breccia, nella trincea. Il sergente volontario salutò il generale. Questi rispose solenne, dritto sull’attenti, la mano rigidamente tesa all’elmetto. Il sergente uscì per primo; seguirono gli altri, lenti per il carico d’acciaio, sicuri di sé, ma curvi fino a terra, perché l’elmetto copriva la testa, le tempie e la nuca, ma non la faccia. Il generale rimase sull’attenti finché non uscì l’ultimo volontario, e disse al colonnello, grave: “I romani vinsero per le corazze”.
Una mitragliatrice austriaca, da destra, tirò d’infilata. Immediatamente, un’altra, a sinistra, aprì il fuoco. I volti si deformarono in una contrazione di dolore. Essi capivano di che si trattava. ‘Avanti!’ gridò il sergente ai guastatori. Uno dopo l’altro, i guastatori corazzati caddero tutti. Nessuno arrivò ai reticolati nemici. ‘Avan…’ ripeteva la voce del sergente rimasto ferito di fronte ai reticolati. Il generale taceva. I soldati del battaglione si guardavano terrorizzati

Emilio Lussu
“Un anno sull’altipiano”
(1938)

Essendo disponibile in numero limitato, un così straordinario artefatto venne distribuito soprattutto tra gli Arditi volontari delle cosiddette “compagnie della morte”: nome quanto mai azzeccato per gli aspiranti suicidi, che venivano inviati armati di cesoie e guantoni a tagliare i reticolati nemici.
Le protezioni Farina non si rivelarono più utili dei loro omologhi impiegati sugli altri fronti di guerra, ma la propaganda bellica dei comandi italiani vi aggiunse quel tocco di minchioneria in più, che fa sempre la differenza…
Immaginate voi la praticità (e soprattutto l’utilità) di correre e saltare e strisciare nella terra di nessuno, stringendo una baionetta tra i denti, con mezzo quintale di ferraglia tintinnante addosso, mentre scoprite con sorpresa che le vostre cesoie non riescono a tagliare un filo spinato rinforzato con più di 5 cm di spessore. Senza considerare l’estensione dei campi da bonificare…
I carriarmati si sarebbero rivelati assolutamente più funzionali, ma vabbé! All’epoca venne considerata inizialmente come un’invenzione poco utile e di scarso impiego.

Eppoi vuoi mettere il fascino di una specie di cavaliere medievale schierato in trincea?!?
Assolutamente inutili come protezione, le armature avevano l’indiscutibile svantaggio di rendere subito individuabili i guastatori nel buio, giacché bastava aguzzare l’udito al rumore del ferro che cozzava sulle pietraie insieme al ticchettio delle cesoie. Una volta scoperti, l’esito era in genere assai scontato…
Né migliorò l’utilizzo di scudi protettivi, che a parte l’evidente ingombro non garantivano granché…
Pertanto, vista la loro collaudata efficacia, di corazze pettorali ed armature ne circolarono ancora parecchie fino al 1945.
Dalla Polonia…
Alla Russia sovietica, con le sue Stalnoi Nagrudnik, che forse tra tutti i modelli messi in circolazione si rivelarono tra i più resistenti e forse non tra i più comodi, visto che i due piastroni imbottiti, una volta legati tra loro comprimevano la cassa toracica rendendo difficile la respirazione in caso di affanno.
Stalnoi NagrudnikAnche l’esercito imperiale nipponico realizzò una propria versione, riservata ai signori ufficiali, ed utilizzata durante l’invasione della Cina.
Sull’efficacia del soldato corazzato del futuro non è dato ancora di sapere. Certo per i profitti delle aziende impegnate nella ricerca sarà un successo di sicuro.

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LO SPOSO TURCO

Posted in Kulturkampf, Risiko! with tags , , , , , , on 7 Maggio 2016 by Sendivogius

turchia-erdogan-

Modifica unilaterale della Costituzione, stravolgimento delle regole parlamentari, concentrazione abnorme dei poteri istituzionali, nepotismo esteso oltre ogni familismo amorale, asservimento dei media e bavaglio alla libera stampa… No, non è l’Italietta bonapartista di Renzimandias, ma la Turchia del sultano Erdogan: il nuovo amichetto di fräulein Merkel, auto-assunta ad arcigna governante di un’Europa ridotta a dépendance tedesca, ed ora tutta preoccupata su come puntellare i sacri confini germanici salvaguardandoli dalla pressione migratoria, senza però pregiudicare il transito delle merci in uscita a tutela delle proprie esportazioni.
Per questo c’è bisogno di Recep Tayyip Erdogan: l’inquietante padiscià imbucato a Berlino, che tanto ama giocare all’impero ottomano, credendosi evidentemente l’incarnazione in formato tascabile di Solimano redivivo. Uno che nel suo tetro palazzo presidenziale di Ankara, agli incontri ufficiali, si presenta così…
Recep Tayyip Erdogan nel palazzo presidenziale di AnkaraIl fatto che un simile dittatore da operetta venga fatto imboccare a forza in quel circolo degli orrori a cui sempre più assomiglia la UE, e dalla quale oramai troppi scalpitano per uscire, costituirà per i secoli a venire il marchio d’infamia di un continente sempre più allo sbando, nella drammatica assenza di una qualunque classe dirigente.
L’adesione di Istanbul a questo club dei suicidi impiccati al rigore contabile era in cantiere da tempo… Ce lo chiede Washington che ha bisogno della base aerea di Incirlik (a be’ allora..) e naturalmente il “Mercato”.
spiegel Da qui, e dalle esigenze di politica interna per un’Angelona prossima alla frutta, scaturisce la sottoscrizione di un accordo vergognoso con la Turchia di Erdogan, che non ferma i flussi migratori, ma semplicemente li storna verso le coste italiane del Mediterraneo. E giacché non sarebbe vantaggioso provocare il collasso della Grecia, fintanto il governo ellenico non avrà saldato gli interessi a strozzo sul debito, chiude provvisoriamente la tratta balcanica nonostante questa possa essere riaperta in ogni momento, secondo i capricci e soprattutto i ricatti dell’ingombrante “alleato” turco.
Erdogan e i giannizzeriPer ogni “migrante” rimpatriato, i cittadini europei se ne prenderanno subito a carico un altro, per un saldo zero sui rimpatri e un aggravio progressivo sui bilanci pubblici che in qualche modo dovranno essere finanziati. Vengono sbloccati i visti per la libera circolazione di tutti i cittadini turchi (solo 75 milioni) all’interno della UE, per un’altra massiccia immissione di imprescindibili “risorse” da ricollocare in qualche modo, che si andranno ad aggiungere agli altri milioni di disperati proveniente da ogni bidonville del pianeta: i “doni” (assolutamente non richiesti) come ama chiamarli il Gran Muftì di Roma, al secolo “papa Bergoglio”.

Turkey Pope

Sarebbe il sommo pontefice di romana chiesa (santa?), che di tutto sembra occuparsi eccetto di ‘cristiani’, mentre sollecita il ritorno ad uno “spirito umanistico” dell’Europa (Dio non voglia!) che a suo tempo tanti bei papi ci ha dato come quell’Enea Silvio Piccolomini fissato con le crociate contro i turchi.
soldatini turchiPer intenderci, Angelona era quella che soltanto otto mesi fa era pronta ad accogliere mezzo milione di “profughi” all’anno o anche più, in un flusso ininterrotto per i prossimi lustri a venire; salvo poi fare precipitosamente marcia indietro quando questi “doni” della globalizzazione hanno cominciato a reclamare il loro diritto di preda nella notte brava di capodanno, con lo stalking di massa contro le ‘femmine’ degli infedeli, per una riedizione ‘goliardica’ delle vecchie marocchinate (troppo politicamente scorrette per essere ricordate).
A suo tempo, sulla questione considerata nella sua dimensione generale [QUI] eravamo stati fin troppo facili profeti:

“…c’è da chiedersi, quando tra qualche settimana sarà nuovamente mutata la percezione mediatica, quanti di quei tedeschi ed austriaci che ora corrono ad accogliere festanti l’arrivo dei migranti alle loro frontiere orientali risponderanno con lo stesso entusiasmo, non appena si renderanno conto che l’ondata non si esaurirà in poche decine di migliaia di profughi. Soprattutto, sarà interessante confrontarne le reazioni quando prenderanno atto che l’intera operazione non è a costo zero, specialmente nel momento in cui verranno contabilizzati gli oneri che una simile ‘riallocazione’ su vasta scala comporta; nonché l’impatto che questa avrà sui sistemi di welfare e di pubblica assistenza, con la distribuzione delle risorse interne e le priorità di spesa ad essa connessa. Perché è evidente che gli stati europei, nella loro apparente opulenza, hanno pur sempre un limite fisiologico…”

  (06/09/2015)

Per il ricostituito Reich germanico senza le panzer-divisionen, i vantaggi del matrimonio combinato con l’imbarazzante sposo turco sono pochini e tutti di breve periodo. Per il resto d’Europa, che supinamente ha subito il trattato su imposizione tedesca, non andando oltre qualche mugugno, i benefici assommano a zero con costi alla lunga insostenibili.
FESTA IN MASCHERA  In compenso, vengono assecondate le velleità neo-ottomane della Turchia di Erdogan e tutte le sue destabilizzanti ambiguità nello scacchiere mediorientale, sollevando una cortina di silenzio sulle continue violazioni dei diritti civili con cui un regime sempre più autoritario reprime con durezza il dissenso interno.
rte-hitlerFortunatamente, da noi non vengono (ancora) ammazzati i giornalisti o prese d’assalto dalla polizia le sedi dei giornali. Al massimo, si mettono sotto processo i comici per delitto di lesa maestà delle loro sacralità imperiali, tanto per compiacere il permaloso dittatorello di turno…
MERKEL-ERDOGANAl contempo, si tace interamente sul terrorismo di Stato (che in Turchia sembra essere pratica ordinaria ed elettoralmente vincente), sugli omicidi politici, nonché sulla repressione delle minoranze (non solo curde) e sul ruolo fondamentale che il governo turco ha giocato nel creare e foraggiare le bande di psicopatici in ciabatte che imperversano in Siria.
is-e-soldati-turchi Fu così che l’islamofascismo del sultano di Ankara diventò improvvisamente presentabile e congruo agli standard europei; così inflessibili sui conti, ma sempre molto elastici quando investono la sfera dei diritti e le tutele della cittadinanza. Per questo, nella nuova Turchia erdoganizzata, ridotta ad una satrapia personale a feudalizzazione familiare, non si può assolutamente parlare di sterminio degli armeni: è un delitto di stato (usare la parola “genocidio”, mica il delitto!). In compenso si può tranquillamente concionare di “razza turanide”, di genetica e “panturanesimo” delle stirpi uralo-altaiche. Se riguardasse noi “occidentali” bianchi e cattivi, si parlerebbe apertamente di razzismo… Ma in questo caso si tratta di una diversa sensibilità culturale nella ‘relativizzazione’ dei costumi locali. A parti inverse, immaginatevi soltanto un presidente tedesco che oggi si mettesse a parlare di “razza ariana”, negando la shoah degli ebrei.
Per contro, la Turchia è da sempre parte integrante della storia europea…
Vienna 1683Dalla conquista di Costantinopoli nel 1453 all’ultimo assedio di Vienna nel 1683, non si contano i suoi contributi alla pace ed alla stabilità dell’Europa, lasciando un indelebile ricordo in quei popoli balcanici che hanno avuto la mirabile fortuna di essere amministrati da così illuminato dominatore come certamente fu l’Impero ottomano. È il motivo per cui le popolazioni dell’Europa orientale guardano alle fiumane umane di immigrati, aspiranti profughi, con la stessa apprensione e timori che i loro antenati della Moesia e dell’Illyricum devono aver provato all’arrivo dei Goti nella regione balcanica, nonostante l’ammorbante vulgata pietista che ad ogni ora del giorno e della notte trabocca dai nostri Cinegiornali Luce, tanto per cercare di ammorbidire la gigantesca supposta in arrivo, finendo invece per provocare l’effetto opposto con l’inevitabile crisi di rigetto che di solito ne consegue.

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Marocchinate

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , on 6 gennaio 2016 by Sendivogius

GOUMIERS

Incappando in un vecchio cliché di sicuro successo a cui i Simplicissimustedeschi (e non solo loro..) sono parecchio sensibili, con conseguenze quasi sempre nefaste (che poi certe cose si sa come vanno a finire..), c’è da scommettere che l’assalto sessuale di massa contro donne preferibilmente sole, braccate in gruppo da mute arrapate di maschi in calore, non si esaurirà nelle notti brave di capodanno, tra le piazze di una Germania trasformata in serraglio esotico delle bianche per la caccia selvaggia alle “femmine” da montare, come sfacciato gesto di sfida e di dominio, ma anche di disprezzo e sottomissione sessista, nell’esercizio di un improbabile diritto di preda per chi sembra marcare il territorio come un animale.
DOG IN HEATColonia… Amburgo… Stoccarda… il rituale si è ripetuto con modalità più o meno identiche, attraverso una violenza generalizzata nella molestia indiscriminata a sfondo sessuale, che certo non sarà organizzata, ma sembra comunque conformata ad un agire comune contraddistinto da una certa consuetudine nella pratica. Dinanzi alla viralità dello swarming di fine anno, le sbalordite autorità di polizia hanno farfugliato qualcosa a proposito di “reati di una dimensione completamente nuova”. In realtà si tratta di una tattica mutuata direttamente dalle tecniche della guerra asimmetrica; o quanto meno la ricorda parecchio… Invece, noterete la reticente ipocrisia, il peloso imbarazzo, con cui media e funzionarini pubblici hanno dovuto ammettere che nella quasi totalità si trattava di giovani uomini “dall’aspetto originari di regioni arabe o nordafricane”, che evidentemente hanno inteso il pacchetto accoglienza come all-inclusive. Ovviamente, il dato è tutto da vagliare, estrapolare, ponderare, sminuzzare, ridimensionare. Perché naturalmente certe evidenze generano correlazioni pericolose, e magari sollevano qualche interrogativo di troppo, mettendo in discussione questa variante melensa e auto-colpevolizzante, costruita attorno al “mito del buon selvaggio” che poi è quanto di più ipocritamente razzista (questo sì!) ha prodotto l’illuminismo settecentesco.
Circle of hell_Mob sexual assaultsChe gli “arabi e nordafricani” queste cose non le fanno, tanto costituiscono appannaggio esclusivo del corrotto degrado dell’edonismo occidentale. E razzista sarebbe soltanto formulare il dubbio. In fondo, durante le strombazzate “primavere arabe” trasformatesi presto nell’inverno profondo Lara Logandella civiltà, certe cose non avvenivano mica. Piazza Tahrir, coi suoi stupri di massa, rimane un modello tuttora insuperato di emancipazione femminile da diventare un caso internazionale.
Nel nostro piccolo, in Italia, avevamo già avuto un piccolo assaggino durante il Capodanno del 2008 nella centralissima Piazza Castello a Milano. Il fattaccio fu archiviato in fretta, senza troppi clamori e rimosso dagli archivi dei quotidiani on line, tanto che oggi la notizia (per chi non ha buona memoria) si riesce a reperire a fatica.. per esempio QUI. Perché non bisogna generare facili “allarmismi”. E chi si allarma?!?
PunisherIn Svezia, pare che la cosa rientri quasi nella normalità… ma non si può dire, altrimenti si passa per “xenofobi” e dozzine di siti specializzati in bufale vi spiegheranno con dovizia di sofismi al posto delle statistiche che il fatto non sussiste, finendo però col convincervi del contrario e che la cosa, nonostante tutto, qualche fondamento ce l’abbia.
C’è da chiedersi se non dovremo abituarci a questa riedizione soft delle marocchinate; o almeno un tempo le chiamavano così…
Two WomanOggi magari verranno definite “goliardate”, più o meno simpatiche.

rape joke

E per fortuna troverete sicuramente qualche buonpensante che correrà a spiegarvi come l’atto non sia di per se stesso Goumiers - Delcampe.netesecrabile, relativizzerà la gravità dello stupro in quanto tale, perché certi fenomeni sono giustamente inammissibili, se riferiti al singolo molestatore e/o stupratore ‘autoctono’, quale espressione di intollerabile sopraffazione di genere. Ma qualora riguardi una di queste irrinunciabili “risorse umane” di importazione venute a pagarci le pensioni e fare i lavori che “noi non vogliamo fare più”, La Ciociaraallora le violenze vanno estrapolate dal contesto per essere inserite in una più ampia cornice ‘interpretativa’ che tenga in debita considerazione le diverse “sensibilità culturali”, espresse (come dire?!) in una dimensione collettiva. E non mancherà tra i “giustificazionisti” chi paragonerà la sordida “mano morta” del maniaco solitario nei bus affollati, alla stessa stregua di una gangbang in pieno centro città e che certamente è da considerarsi meno grave. Vuoi mettere la differenza?!?
BuonismoA proposito, per gli esemplari menzionati della categoria di cui sopra, moralisti della parrocchietta bella… troll in missione suicida il primo stronzo che mi dà del “para-salviniano”… flamer riscaldati ed altri tarzanelli rimasti attaccati in coda, sono pregati di astenersi dai commenti: semplicemente verranno ignorati, o rimossi, o smerdati a piacere. E non ci guadagnate nulla.
Anno nuovo, policy nuova.

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(79) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , on 30 settembre 2015 by Sendivogius

Classifica SETTEMBRE 2015”

Deutschland uber alles

Per anni ci hanno raccontato la storiella puritana sulla moralità superiore dell’etica protestante (quella che ha trasformato il mondo in una merda globalizzata per capitali volatili), in contrasto col sonnacchioso immobilismo cattolico della decadenza latina. Ci hanno ammorbati ad nauseam con ‘sta faccenda del ‘debito’ in quanto ‘colpa’ (schuld), nell’immondabilità della macchia senza redenzione (manco fosse il peccato originale!) che in quanto tale va punito. Il tutto surrogato da una abbondante spruzzata di integralismo luterano, applicato all’economia politica, attraverso la divinizzazione profana del sacro ‘mercato’, mentre le maestrine teutoniche ed i loro volenterosi carnefici elevavano la pedagogia del castigo (collettivo) a propedeutica di governo. Un vizietto antico…
NEU_GE2_01A certo austero Tedesco (reale come le pantomime dell’Antico Romano) piace presentare se stesso come un severo esecutore di regole draconiane (solitamente realizzate su misura e derogabili secondo convenienza quando riguardano Lui), votato all’efficienza ed alla massima serietà, a titolo di garanzia, abusando di una reputazione ben costruita nella landa delle cicale mediterranee con relativi cazzari di rappresentanza. E molti ci hanno pure creduto! Oggi sappiamo che si tratta di una ineffabile banda di pataccari, che taroccano controlli e standard di misurazione, come e peggio dello scolaretto che copia sistematicamente i compiti per risultare il primo della classe e trucca gli esami all’università. Cosa non si farebbe per vendere un’auto in più (“è una tedesca!”)…
Angela MerkelAncor più tragicamente divertente è poi l’altra storiella artificiosamente pompata dai media embedded di una Germania prospera e generosa dalla frontiere spalancate, che può accogliere e assorbire milioni di migranti a flusso continuo. La furbata consisterebbe nel pescare quelli che nei mercati romani si chiamano li mejo fichi der bigonzo (ingegneri, medici, infermieri..); avviare i più prestanti alle catene di montaggio delle officine tedesche (arbeit macht frei); costruirsi una clientela elettorale, fidelizzati a diritti minimi in un dumping sociale al ribasso, e rimpinguare le casse degli enti previdenziali tedeschi per il prossimo pagamento pensioni. Scaricare invece tutti gli ‘scarti’ negli “hot spot” di prossima realizzazione, dei quali la Germania sollecita la costruzione (ça va sans dire!) in Italia (dove si può contare su un idiota ossequiente sempre prono agli ordini), trasformata in immenso campo di concentramento per indesiderati, meglio se a costo zero per le finanze teutoniche.
the-hot-spot-movie-posterPeccato solo che dopo nemmeno tre settimane di flussi incontrollati, il sistema di ‘accoglienza’ tedesco sia già prossimo al collasso, con blocchi alle frontiere, sospensione del transito ferroviario, mobilitazione dell’esercito… Alla faccia della tanto sbandierata efficienza teutonica!
Sono i “talenti” che svecchieranno l’Europa. Così li chiama una cariatide come Juncker che evidentemente guarda a se stesso; dinanzi ad una disoccupazione giovanile interna che prima ancora di endemica viene considerata fisiologica e dunque inassorbibile, tanto che i diretti interessati vengono con buona pace liquidati come “generazione perduta” (e tanto peggio per loro!).
Invece, in quanto alla volontà di integrazione ed inserimento sociale delle risorse umane d’importazione, i nuovi arrivati hanno le idee chiarissime su quali siano gli elementi che hanno reso libera e sicura l’Europa, insieme all’importanza della pacifica convivenza ed il reciproco rispetto [QUI]. E se il buongiorno si vede dal mattino…

 Hit Parade del mese:

01 - Coglione del mese01. LO STATO DEI CONSUMI

[18 Set.] «In caso di scioperi e assemblee intervenga l’Esercito.»
 (Carlo Rienzi, il kapò Codacons)

angela02. RILANCIA…

[04 Set.] «Accoglieremo 800.000 profughi in Germania. E questo per dare l’esempio visto che l’economia va bene.»
 (Angela Merkel, la Matrigna)

sigmar gabriel03. ..E RADDOPPIA!

[08 Set.] «Siamo pronti ad accogliere 500mila profughi all’anno e per più anni.»
 (Sigmar Gabriel, il Padrino)

Silvio04. SVENDO TUTTO

[27 Set.] «Pensioni minime a mille euro per 13 mensilità»
 (Silvio Berlusconi, l’inconfondibile cazzaro)

Matteo Renzi05. PARE QUASI VERO

[28 Set.] «Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate»
(Matteo Renzi, l’Erede)

Il nemico ti ascolta06. TACI IL PADRONE TI OSSERVA

[03 Set.] «Nei controlli a distanza è stato colmato un vuoto normativo avendo chiari due obiettivi: una norma chiara e nel rispetto della privacy»
 (Giuliano Poletti, Negriero cooperativo)

Il cazzaro bianco07. PRETI PEDOFILI

[28 Set.] «Prometto che i responsabili di questi abusi saranno puniti duramente»
 (Papa Bergoglio, il Cazzaro bianco)

Cameron08. E ‘STI CAZZI?!?

[21 Set.] «Ai tempi dell’università, David Cameron infilò il suo membro nella bocca di un maiale morto, fece parte di un esclusivo club privato con abitudini sessuali dissolute e fumò spesso marijuana.»
 (Michael Ashcroft, il Guardone)

images09. LO SCHIFO INFINITO

[29 Set.] «Non consentiremo che entrino in casa nostra Verdini e gli amici di Cosentino.»
 (Roberto Speranza, il vuoto col nulla intorno)

Fai schifo al cazzo10. DULCIS IN FUNDO

[24 Set.] «La causa delle scie chimiche sono gli aeroplani col motore Volkswagen»
 (Beppe Grillo, l’immancabile coglione)

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EXODUS

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , on 6 settembre 2015 by Sendivogius

Fashionably forward by Alexiuss

La definizione degli eventi sull’onda gonfiata dei sensazionalismi mediatici non giova mai alla lucidità di giudizio, specialmente se l’interpretazione viene falsata dalle sollecitazioni emotive di una realtà destrutturata in costruzioni visive. E siccome in tempi di “imagocrazia” le opinioni si formano su flussi di immagini, nel livellamento dei contenuti e nella sovrapposizione dei messaggi, senza che vi sia un’apparente coerenza logica, più che di ‘opinioni’ si tratta di impressioni per suggestione indotta.
videodromeEsempio cogente ne è la schizofrenia comunicativa, con tutto l’armamentario di stereotipi popolari, con la quale viene di volta in volta tratta la questione immigratoria, tra umanitarismo e allarmismo, accoglienza e rifiuto, apertura e chiusura, in un amalgama di ingredienti diversi frollati sotto una crosta di umori contrastanti.
Immigration_8I fenomeni migratori sono parte essenziale della storia dell’umanità, che diversamente non sarebbe nemmeno pensabile senza il costante movimento alla base di ogni mutamento. È altrettanto vero che le migrazioni di massa, ancor più se gestite male o non gestite affatto, possono comportare enormi problemi di difficile risoluzione. Di solito, e sarà anche poco piacevole rammentarlo, quasi mai hanno avuto un effetto positivo sulle popolazioni che si sono trovate ad assorbire l’afflusso di ospiti inattesi.
EXODUSPertanto, c’è da chiedersi, quando tra qualche settimana sarà nuovamente mutata la percezione mediatica, quanti di quei tedeschi ed austriaci che ora corrono ad accogliere festanti l’arrivo dei migranti alle loro frontiere orientali risponderanno con lo stesso entusiasmo, non appena si renderanno conto che l’ondata non si esaurirà in poche decine di migliaia di profughi. Soprattutto, sarà interessante confrontarne le reazioni quando prenderanno atto che l’intera operazione non è a costo zero, specialmente nel momento in cui verranno contabilizzati gli oneri che una simile ‘riallocazione’ su vasta scala comporta; nonché l’impatto che questa avrà sui sistemi di welfare e di pubblica assistenza, con la distribuzione delle risorse interne e le lettera ministropriorità di spesa ad essa connessa. Perché è evidente che gli stati europei, nella loro apparente opulenza, hanno pur sempre un limite fisiologico di assorbimento, che per giunta deve tener conto delle sperequazioni di ricchezza e delle disuguaglianze presenti al loro interno, in un continente piagato da una disoccupazione ormai endemica. A maggior ragione, dovrebbe essere piuttosto ovvio che l’Europa non può farsi carico di tutte le miserie del mondo, travasando le popolazioni di interi continenti all’interno dei suoi confini, per quanto l’evidenza possa dispiacere alle appagate Intelligentiae che si crogiolano nello spensierato empireo dei massimi sistemi, mentre festeggiano non si sa bene cosa.
E se la politica dei muri non funziona, certamente funziona ancor meno e peggio quella delle porte spalancate.

A general view of the crowd in the Mall and around the Victoria Memorial filled with well-wishers celebrating the Royal Wedding of Prince William, Duke of Cambridge and Catherine, Duchess of Cambridge on April 29, 2011 in London. AFP PHOTO / WPA POOL / OLI SCARFF (Photo credit should read OLI SCARFF/AFP/Getty Images)

Tacendo sulla complessità delle dinamiche macroeconomiche e del riassetto geopolitico, nella persistenza di crisi endemiche e conflitti permanenti, nei panni di un mediocre Simplicissimus dal fondo della nostra insipienza ci limitiamo a notare che la quasi totalità dei nuovi arrivati provenga da regioni e paesi islamici… E questo forse qualche interrogativo dovrebbe porlo sull’effettivo assetto valoriale di una cultura incentrata sulla predominanza dell’elemento religioso, in un’antitesi apparentemente insanabile con concetti come “libertà”, “laicità”, “democrazia”.. e su come una visione sostanzialmente premoderna della società sia compatibile coi sistemi europei. E magari ci si dovrebbe chiedere quanto questi siano davvero attrezzati per resistere alle eventuali spinte centrifughe pompata al proprio interno, senza un adeguato assorbimento culturale e riconoscimento alla base di ogni integrazione.
Solingen 2012 (Germania) i salafiti festeggiano il 1 MaggioSecondo un’ottica molto superficiale, a giudicare dalle banlieue francesi, dalle rivolte in Svezia (nonostante il suo ‘mitico’ livello di inclusione sociale), i fatti di Londra, dagli attentati di Copenaghen a quelli di Parigi (per citare i fatti più recenti e tacere gli eventi passati), si può dire che finora l’esperimento è ampiamente fallito…
Isl'Amici a LondraCi si chiede pure dove siano i petrodollari sauditi, così copiosi nell’affluire per finanziare ogni predicatore errante presente sulla piazza ed i sedicenti centri ‘caritatevoli’ per l’indottrinamento fondamentalista, ma improvvisamente assenti quando si tratta di assistere e sostenere milioni di musulmani in fuga dall’inferno, spalancato sotto i loro piedi dal fanatismo religioso.
Gli Isl'Amici e la Democrazia (2)L’impertinente Simplicissimus domanda modestamente, e senza troppe pretese, come inoltre i governi europei pensano di affrontare la questione nel corso dei prossimi anni, sulle diverse direttrici di un medesimo fenomeno in fieri. Né può fare a meno di porsi dubbi sulle contraddizioni nell’affrontare la situazione…
Atene - code per la distribuzione viveriDopo aver spezzato le reni alla Grecia, trasformata in un protettorato tributario per liquidazioni in svendita dei propri beni pubblici, e prostrato la popolazione ellenica a livelli di sottosviluppo, in un curioso afflato di umanità tardiva la Germania di frau Merkel spalanca (apparentemente) le proprie porte ai profughi, derogando ai sacri trattati (immodificabili nel caso greco) e sospendendo tutte quelle pratiche di identificazione e riconoscimento, che invece pretende vengano messe in atto in Italia senza eccezioni. E nel farlo biasima con durezza quell’Ungheria (insieme alla Repubblica ceca) che, maldestramente e rudemente, agisce nell’applicazione di quelle stesse norme così platealmente sconfessate.
Greece tops eurozone povertyBerlino accoglie ventimila profughi che con un forzatura si sono sottratti alle ordinarie pratiche di ammissione, ma sospende l’accettazione delle richieste d’asilo, per la bellezza di 75.000 domande, di quanti invece attenendosi alle procedure vigenti avevano correttamente esplicato le regolarità burocratiche, spesso soffermandosi nei campi profughi improvvisati nei Balcani e lì abbandonati in pessime condizioni, nel sostanziale disinteresse di quell’UNHCR così prodigo di raccomandazioni in conto terzi.
siria-profughi-tuttacronacaCosa accadrà quando e se i profughi dovessero sfiorare il milione? E che soluzioni si prevedono, quando ad essi si aggiungeranno le centinaia di migliaia di “migranti economici” in esodo dall’Africa subsahariana che dovrebbero essere rimpatriati secondo disposizioni, ma che per il momento vengono raccolti direttamente in prossimità delle coste libiche per essere portati in Italia oggi ed ‘espulsi’ (chissà) domani.
Parigi - la Cité dei rifugiatiCi si chiede quali siano altresì i requisiti d’accesso, in base ai quali stabilire chi va accolto in deroga alle normative ancora vigenti. E se il metodo discrezionale non sia legato alla forza di chi più spinge per salire sui treni alla frontiera, o alla copertura mediatica di infanti in fasce e madonne piangenti. Cosa di cui con ogni evidenza non possono godere le comunità yazide del Sinjar ed i cristiani assiro-caldei, strappati dalle proprie case e costretti in una lenta agonia nella terra di nessuno, in seguito alla prima grande pulizia etnica del XXI secolo.

Cristiani iracheni

E tutto ciò è stato consumato, senza che nessuno nell’Europa riscopertasi umana se ne sia dato troppo pensiero, a partire dalle mandrie ambulanti di commentatori da salotto televisivo.
Grecia 2015Si cannibalizza il corpicino del bambino curdo fotografato sulla spiaggia turca di Bodrum, pascendosi dei suoi resti mediatici in un culto macabro e necrofilo di pietismo da esposizione, ma sia mai che ci si interroghi sulla cause, sui perché e da chi la famiglia stesse scappando. E non una domanda sulle responsabilità della Turchia, dalle cui spiagge pure i disperati partono alla ventura. Perché forse tutte le responsabilità non sono sempre e solo concentrate nell’emisfero occidentale del pianeta.

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SEPTEMBER-PROGRAMM

Posted in Kulturkampf, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 13 luglio 2015 by Sendivogius

Germany wallpaper by Vortigauntdpr

Nel 1961, con la pubblicazione del suo Assalto al potere mondiale, lo storico Fritz Fischer sollevava un putiferio negli ambienti accademici tedeschi, mettendo in discussione uno dei totem nazionali, che vuole la Germania come una vittima delle circostanze, nella declinazione di ogni responsabilità per costante auto-assoluzione, sottolineando invece l’esistenza di un filo conduttore che accomunerebbe la politica estera ed economica del Reich guglielmino con lo stato nazionalsocialista, il quale nella sua eccezionalità pure agì in sostanziale continuità ereditandone molte delle linee guida.
GermanysaimsinthefirstworldwarSecondo l’analisi di Fischer, al principio del XX secolo il Reich perseguiva con lucidità il consolidamento di una posizione egemonica a livello continentale, tramite la creazione di una grande sfera di influenza su scala globalizzata, col suo “power-core” in una Mittleuropa sotto la diretta direzione tedesca, ed al contempo con la costituzione di una serie di stati-vassalli a sovranità limitata, posti sotto il controllo germanico. E ciò sarebbe dovuto avvenire, attraverso la costituzione di una specifica area economica di scambio, a garanzia delle industrie tedesche ed a vantaggio esclusivo della propria bilancia commerciale.
Cover Contro rivoluzioniLa supremazia teutonica, garantita dalla preponderanza dell’elemento militare, sarebbe stata ulteriormente puntellata da una serie di annessioni ai propri confini, con la creazione di una cintura di stati-cuscinetto nell’Europa Orientale e l’annessione di ampie porzioni di territorio francese e belga ad Occidente.
Bundesarchiv_Bild_183-R52907,_Mannschaft_mit_Gasmasken_am_Fla-MGIl progetto di natura geopolitica a trazione economica avrebbe contato sul convinto appoggio della cancelleria imperiale e dei principali gruppi finanziari ed industriali del paese, potendo altresì contare sulla sponda di gran parte del mondo intellettuale tedesco. Lo scoppio della prima guerra mondiale sarebbe stato dunque solo la diretta conseguenza di una simile impostazione, costituendo a suo modo una “opportunità” per la realizzazione di un tale progetto.
Theobald von Bethmann-HollwegNel 1914, dopo l’offensiva della Marna, gli obiettivi di guerra tedeschi vengono condensati e ricapitolati in un controverso documento conosciuto come il “Programma di Settembre” (Septemberprogramm). Il capitolato, che costituiva una sorta di “lista della spesa” con le pretese e la raccolta di proposte informali, da parte dei vari gruppi di potere che si muovevano all’ombra dell’apparato politico-industriale e militare tedesco, raggiunge la sua stesura definitiva il 9 Settembre del 1914 (da lì il nome), ad opera del cancelliere Theobald von Bethmann-Hollweg. A compilare la stesura del programma provvede però Kurt Riezler, segretario generale del cancelliere.
septemberprogramA livello strettamente economico, una peculiarità piuttosto curiosa del piano consisteva nella creazione di una grande unione doganale, con la creazione di un’area di ‘libero’ scambio. Si tratta della “Mitteleuropäischer Wirtschaftsverband” (associazione economica mitteleuropea), che avrebbe dovuto comprendere la Francia, il Benelux (Belgio, Olanda e Lussumburgo), , l’Austria, l’Ungheria, l’Italia, i paesi Nazisti in Ucrainascandinavi (Danimarca, Svezia, Norvegia) ed i futuri stati cuscinetto dell’Europa Orientale: dai paesi baltici (Lituania, Lettonia, Estonia), passando per la Polonia e l’Ucraina, in funzione anti-russa.
In particolare, Kurt Riezler ipotizzava la creazione di una confederazione di stati, concepita come una società per azioni nelle quali l’azionista di maggioranza sarebbe stata la Germania, in grado di condizionare e determinare col suo peso egemonico le scelte e le condizioni di tutti gli altri.
NeinSilhouetteBLUEglassLo scopo di questa sorta di unione economica europea allo stato embrionale era quello di stabilizzare il dominio economico tedesco sull’Europa centrale. I partecipanti all’unione mittleuropea, nominalmente uguali sarebbero stati in realtà subordinati agli interessi tedeschi.
manifesto-propaganda-tedesco Nel caso della Francia era prevista poi l’annessione dei distretti minerari di Brey e della Lotaringia, la totale chiusura degli scambi commerciali con la Gran Bretagna e la trasformazione del territorio francese in un immenso mercato per le merci e gli investimenti tedeschi. Il Belgio sarebbe stato ridotto ad un protettorato tedesco, da tenere sotto occupazione militare.
È interessante notare come alcuni dei propositi contenuti all’interno del sedicente “programma” costituiscano una variabile costante della politica germanica: dalla creazione di una unione doganale per lo smercio delle proprie manifatture, alla creazione di un’area egemonica a trazione tedesca su base mitteleuropea, che abbia il suo punto di forza nell’area Baltica, puntando sul sostegno di Lituania ed Estonia per sottrarre l’Ucraina dalla sfera di influenza russa. In pratica è esattamente quanto sta accadendo oggi, col conflitto ucraino che oppone Berlino (e Washington) a Mosca per interposti contendenti.
Ucraina democraticaPertanto, Fritz Fischer individuava nelle aspirazioni egemoniche dell’espansionismo teutonico le cause che condussero l’Europa alla catastrofe della “Grande Guerra”, suscitando la stizzita reazione dei conservatori. Soprattutto, riaccendeva l’attenzione sull’anomalia tedesca, che nella sua specificità corre lungo le vie tortuose del “Sonderweg”, che in passato sono confluite in quel cocktail venefico ad alta gradazione tossica di intransigenza luterana ed ipocrisia moralista, autoritarismo prussiano ed elitismo reazionario, nazionalismo estremo e darwinismo sociale, che sono alle origini dello stato tedesco ed alla base di uno sviluppo patologico, di cui il nazismo non sarebbe che una “variante”; a tal punto da costituire un risultato storico inevitabile riflesso nei difetti unici del “carattere nazionale tedesco”, secondo l’analisi alquanto impietosa di certa storiografia britannica.
WW-I soldiersC’è da dire che il progetto economico di una Mitteleuropäischer Wirtschaftsverband non viene abbandonato con la fine della guerra, ma viene fatto proprio dai nazisti che riprendono l’idea conferendogli una dimensione prevalentemente economica, attraverso la costituzione di una “comunità europea” (Europäische Wirtschaftsgemeinschaft) d’impronta tedesca, attraverso l’istituzione di una moneta unica e la creazione di un grande spazio economico (Großwirtschaftsraums), da costruire sotto la guida della GEWG (Società per la programmazione economica europea).
Second_world_war_europe_1941-1942Nel Luglio del 1940, Walther Funk, ministro dell’Economia e presidente della Reichsbank, presenta il suo progetto per la “riorganizzazione economica dell’Europa”, meglio conosciuto come Piano Funk, finché nel Settembre del 1942 le fatiche di Funk confluiranno in un articolato documento dal titolo assai evocativo: “Comunità economica europea” (Europäische Wirtschaftsgemeinschaft). Alla stesura oltre allo stesso Walther Funk, partecipano: Gustav Koenigs, segretario di Stato; Philipp Beisiegel, ministro del Lavoro; Heinrich Hunke, presidente della Camera di commercio e industria di Berlino… Ma ci sono anche esponenti del mondo economico tedesco come Anton Reithinger, direttore del dipartimento economico della IG Farben, e Bernhard Benning, direttore del Reichs-Kredit-Gesellschaft.
Tedeschi ad AteneIn quanto circoscritti ad un periodo oscuro della storia recente, alla luce delle vicende del tempo presente, ci sarebbe da chiedersi quanto il “percorso solitario” dei popoli tedeschi verso la cosiddetta integrazione europea, sempre in bilico tra Est ed Ovest, pulsioni isolazioniste e sindrome da accerchiamento, sia davvero compiuto. E quanto il ritrovato orgoglio nazionale che sembra degenerato in una nuova arroganza totalitaria, che ha nell’ordoliberismo tedesco il suo punto di forza, sia del tutto scevro da pretese di superiorità culturale ed etnica, mentre pretende di dare lezioni di etica ad un intero continente.
NEU_GE2_01La differenza che intercorre tra una Germania europea ad un’Europa tedesca risiede nell’allucinante abnormità dello sciagurato caso ellenico, con l’imposizione di una serie di diktat che lungi dall’assomigliare ad una “trattativa” si configurano piuttosto come un ultimatum, fissato in 72 ore, finalizzato più che altro all’annientamento della Grecia a scopo intimidatorio, concepito come una sorta di atto di guerra attraverso la “conventrizzazione” di un intero paese per la sua capitolazione incondizionata.

Massacro di Distomo

L’ultimatum dell’Austria-Ungheria alla Serbia, che determinò lo scoppio della prima guerra mondiale, si reggeva su condizioni lungamente più sostenibili e meno umilianti di quelle che la Germania ‘democratica’ sta imponendo alla Grecia nell’ignavia del resto d’Europa, a vergogna perenne di una “Unione” utilizzata come arma di distruzione di massa e che ha interamente smarrito le ragioni del suo essere.

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