ENLARGE IT AGAIN

A ben vedere, la Storia, fintanto che la ‘tragedia’ rimane rilegata sullo sfondo, predilige la ‘farsa’ nelle cialtronesche declinazioni della stessa…
Quella di Donald J. Trump non è certo la prima amministrazione collaterale all’estrema destra che gli USA abbiano mai avuto, ma con ogni evidenza è la prima che si richiami così apertamente al fascismo in sinergia con lo zeitgeist prevalente. Con l’elezione di Trump sono saltati tutti i tombini, che almeno in precedenza avevano la decenza di comprimere i liquami del neo-nazismo di ritorno nelle cloache dei riflussi storici.

Raramente un presidente americano ha mai goduto dell’appoggio tanto esplicito di qualunque formazione apertamente razzista e dichiaratamente nazista nell’orgogliosa esibizione di sé, tra una selva di braccia tese a salutare l’ennesimo omuncolo della provvidenza…

Giusto per non farsi mancare proprio nulla, sono ricicciati fuori perfino gli incappucciati del Ku Klux Klan ed i leggendari nazisti dell’Illinois, tanto doveva essere irresistibile l’odore per le mosche nere dell’Alt-Right americana..! E non è semplice folklore “identitario”…
Mai un presidente aveva fatto meno di nulla per marcare le differenze (e le distanze) da una simile compagnia di giro, producendosi invece in una serie di compiaciute pose ducesche, insieme alla discutibile accortezza di sostituire lo scolapasta rovesciato di mussoliniana memoria, con la cotica ossigenata di una pantegana morta al posto dell’elmetto.

Cosa che di per sé non basta ad esaurire la pericolosità congenita di un tragico pagliaccio alla ribalta, che evidentemente non ha alcuna vergogna, o scrupolo che pure i suoi predecessori avevano, né avverte l’inopportunità, di accompagnarsi a simili personaggi.
Trump vuole fare l’America di nuovo grande, mentre rischia di renderla più piccola di quanto non sia mai stata. E a giudicare dalla scelta dei camerati di strada che si è scelto, di grande c’è solo l’immane fogna scoperchiata di un’America profonda come la sua costipazione intestinale. Cosa potrà venirne fuori, è facilmente intuibile.
Cosa intenda poi questo buzzurro ripulito per “grande”, francamente è difficile da comprendere del tutto. Nella sua visione da bullo, la grandezza si misura nel più alto numero di persone alle quali riuscire a rompere i coglioni nel più breve tempo possibile: “molti nemici, molto onore”. Se misurato in termini di entità statali, in poco meno di un anno Trump è riuscito ad inanellare la più lunga serie di minacce e provocazioni contro: Russia, Cina, Siria, Nord Corea, Venezuela, Cuba, Iran… Non si capisce bene se per machismo politico, per incompetenza, o perché alla spasmodica ricerca di un casus belli, col bel risultato di provocare per reazione la più grande corsa agli armamenti nucleari dalla fine della guerra fredda.
Ovviamente lo fa in nome della pace e della stabilità mondiale. D’altronde la grande esportatrice di democrazia ha sempre trovato nella guerra l’espressione più coerente della propria identità, nella continua ridefinizione di quella lista sconfinata che Gore Vidal chiamava “il nemico del mese”. Trump è però il primo presidente ad aver aperto un vero fronte interno contro quelli che evidentemente considera le principali minacce al suo potere. In proposito, è ‘illuminante’ notare come i nazisti del KKK utilizzino gli stessi metodi terroristici degli islamo-fascisti dell’ISIS…

E per inciso è anche l’unico presidente USA che abbia mai avuto il pessimo gusto di minacciare il ricorso all’atomica lo stesso giorno in cui cade la ricorrenza della nuclearizzazione di Nagasaki. Peccato che al momento sia troppo impegnato a spicciare le faccende di casa.

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5 Risposte a “ENLARGE IT AGAIN”

  1. Rieccomi! Mi hai fatto tornare in mente questo splendido film contro il razzismo: https://wwayne.wordpress.com/2017/03/19/ci-sposeremo-te-lo-prometto/. L’hai visto?

    • Un film bellissimo, per una storia talmente assurda e surreale da essere vera.
      Ah la patria della democrazia!

      • Hai totalmente ragione: American Hustle (così come Casinò) ha una trama così esagerata nei suoi sviluppi che mai diresti che è tutto vero. Tra l’altro American Hustle richiama i gangster movies di Scorsese non soltanto nella trama, ma anche nello stile di narrazione: insomma, David O. Russell ha voluto fare un film “alla Scorsese”, e invece di risultare un ridicolo scimmiottatore ha centrato in pieno l’obiettivo.
        Il suo film successivo (Joy) è stato invece deludente. Mi auguro di cuore che questo regista così talentuoso riesca a riprendersi, perché il cinema ha troppo bisogno di lui e perché prima di questa caduta l’Oscar sembrava davvero a un millimetro dalle sue mani. Grazie per la risposta, è sempre un piacere parlare di cinema con te! 🙂

        • Personalmente trovo che “American Hustle” sia un film riuscitissimo; forse uno dei migliori e più originali prodotti cinematografici che Hollywood abbia tirato fuori negli ultimi dieci anni, dopo una overdose di supereroi riscaldati in tutte le salse.
          Il film si ispira, molto liberamente, a fatti reali e ad una indagine serissima del FBI, ma li rimanipola e reinterpreta in un magnifico gioco ad incastro, abusando dell’estetica da Anni ’70 e calcando i tratti macchiettistici dei personaggi, esagerati come i loro vestiti. E quando il film sembra prendersi troppo sul serio, vira immediatamente sulla commedia e viceversa. Mi permetto di dire che, a mio sindacabilissimo giudizio, il cinema di Russell è lontano anni luce dal taglio neo-realista ed i virtuosismi di Martin Scorsese, mancando peraltro della cupezza intimistica e della vivida violenza dei suoi film; peraltro, non c’è quella componente quasi religiosa, tramite la quale Scorsese immerge i protagonisti dei suoi film in un personale abisso (quasi mistico), articolato sostanzialmente in quattro tappe: colpa, perdizione, penitenza, redenzione… quest’ultima quasi sempre sancita da una esplosione a tratti catartica di violenza iperrealistica.
          “American Hustle” resta una commedia con incursioni nel ‘drama’ (e non per questo perde i toni farseschi). Il cinema di Scorsese presenta solidi ‘drama’, che quasi mai sconfinano nella leggerezza della commedia. Insomma, direi due generi ben separati e distinti nel loro diverso ambito.

          P.S. “Joy” l’ho visto. Svogliatamente, direi… Non è esattamente il mio genere e la trama non mi ha conquistato. Quindi non mi pronuncio..;)

          • E’ evidente che hai guardato i film di Scorsese con un occhio molto più analitico del mio, e quindi a differenza mia sei riuscito a cogliere tutto ciò che li differenzia da American Hustle.
            Riguardo all’overdose di supereroi, hai perfettamente ragione: me ne sono lamentato anch’io nel mio ultimo post (dove pure ho lodato un cinecomic). Spero che ti piaccia! 🙂

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