Archivio per Tutele
JOB PARTY
Posted in Business is Business with tags 1° Maggio, Diritti, Festa dei Lavoratori, Italia, Lavoro, Liberthalia, Precariato, Rispetto, sfruttamento, Tutele on 1 Maggio 2018 by SendivogiusBuon 1° Maggio agli nuovi schiavi moderni dei lavoretti sottopagati a scadenza;
TREDICI
Posted in Muro del Pianto with tags Cazzari, Crescita, Debora Serracchiani, Diritti, Economia, fuffa, Giuliano Poletti, Governo, Inps, Italia, Jobs Act, Lavoro, Liberthalia, Manovra correttiva, Matteo Renzi, Occupazione, Pier Carlo Padoan, Politica, Pseudologia fantastica, Tutele on 12 aprile 2015 by SendivogiusNo, non è il titolo della (bellissima!) graphic novel belga di Van Hamme e Vance, bensì il numero esatto della nuove assunzioni certificate dall’INPS [QUI] dall’entrata in vigore dello strombazzato Jobs-Act.
A tanto ammonta la differenza di saldo, rispetto al primo bimestre del 2014, certificando un’evidenza: le nuove ‘assunzioni’ altro non sono se non la conversione dei precedenti contratti di lavoro, per incassare la pioggia di agevolazioni fiscali che monetarizza le prestazioni al ribasso, azzera le tutele, e grava sulla sostenibilità dei pubblici bilanci, senza comportare alcun valore aggiunto in termini di stabilità occupazionale e reddito garantito.
13 is the magic number nella lotteria ribassista della fuffa renziana; la (in)degna quadratura del cerchio magico fiorentino, nel venerdì nerissimo dei diritti e della democrazia, attraverso il percorso inverso delle lancette della storia.
Tredici, il numero di epitaffio da apporre alla scomparsa della ‘sinistra’ italiana, permutabile nella sua repellente variabile “riformista”, travolta nella sua personale Caporetto nella trincea del lavoro, e immolata sulla via per la Leopolda ed i catering graziosamente offerti da Confindustria, per il più classico piatto di lenticchie. Per giunta rancide.
Se il deforme Riccardo III, dinanzi alla disperata solitudine della disfatta, era pronto a cedere il suo regno per un cavallo, si può ben dire che il partito bestemmia abbia svenduto il suo culo per un contratto! E, quel che è peggio, abbia impegnato nello scambio soprattutto quello di milioni di lavoratori, addebitandogli pure il costo della spesa, drammaticamente a corto di coperture contabili e contributive.
Tredici! A questo si riducono mesi di retorica governativa e decreti blindati, che hanno trovato la loro sintesi perfetta nelle elucubrazioni agiografiche del paffuto ministro cooperativo Poletti e le curve burrose di Nostra Madonna dei Boschi dai vaporosi sensi.
È il rilancia e raddoppia della stronzata universale, in un crescendo compulsivo di numeri sparati in libertà, infiocchettati con un lessico da III elementare che per i bimbetti di governo si riconosce ne #la-volta-buona…
«800 mila nuovi posti di lavoro in tre anni»
Pier Carlo Padoan
(19/10/2014)
«I dati istat di oggi segnalano che il tasso di occupazione sale al 55,8% con 131.000 occupati in più rispetto a gennaio 2014»
Debora Serracchiani
(02/03/2015)
«È un giorno importante. Tra qualche ora saranno diffusi i dati dei contratti a tempo indeterminato siglati nei primi due mesi dell’anno: sono davvero sorprendenti, mostrano una crescita a doppia cifra. È il segnale che l’Italia riparte»
Matteo Renzi
(27/03/2015)
«Quest’anno per le assunzioni ci sono 1,9 miliardi di sgravi e questo potrebbe portare fino a un milione di posti di lavoro»
Giuliano Poletti
(30/03/2015)
Stando ai dati delle statistiche ufficiali, è davvero cominciata la (ri)presa… per il culo!
Un simile condensato di millanterie e smargiassate assortite, nella fragrante crosta di arroganza che contraddistingue i clowns tragici e cinguettanti di questo circo ambulante, segna in modo drammatico la misura della mitomania di questo esecutivo dalle grandi misure, infinite ambizioni, e risultati miserabili, nell’ansia di prestazioni artificiali.
Se per definire il fenomeno corrente dovessimo rimetterci agli stilemi di un linguaggio più aulico, si potrebbe parlare di pseudologia fantastica della retorica renziana, che poi è la tendenza dei bugiardi patologici a mentire e deformare incessantemente fatti e situazioni, nell’elaborazione di una realtà fantastica e parossistica dove tutto è funzionale all’auto-esaltazione di una personalità narcisistica.
Di solito, il concetto viene sintetizzato con un’espressione ‘cumulativa’ e dall’inconfondibile efficacia pratica…
Lo stesso principio dominante si ritrova nelle alchimie contabili delle antiche “revisioni di spesa”, diventate spending review a dimostrazione che ormai, nell’anglicizzante linguaggio tecnocratico (onde essere meglio inteso dai committenti), le manovre finanziarie vengono scritte altrove: ovunque ma non in Italia, il cui governo è solo un mero esecutore testamentario di sentenze di morte redatte in qualche board internazionale.
Per questo, nel paese della crescita incombente, delle “misure impressionanti” e delle “dodici riforme in due anni” (ovvero: stupro continuato e aggravato dalla circonvenzione di incapace), da una parte si procede ad una manovra aggiuntiva da dieci miliardi di euro (che guarda un po’ è esattamente il costo dell’operazione “80 euri”) di tagli alla “spesa corrente” (leggi: Istruzione-Sanità-Pensioni), mentre dall’altra si millanta di un nuovo tesoretto da 1,6 miliardi di euro da redistribuire.
Ovviamente, dopo la sportula delle “europee”, si tratta di una nuova mancetta elettorale da elargire in concomitanza con le elezioni regionali, secondo le dinamiche tutte democristiane del più sfacciato e indecente voto di scambio. È una compravendita elettorale di cui pagheremo un prezzo salato e con tanto di interessi, ma per adesso ciò che conta è portare a casa il risultato.
A proposito della manovra correttiva, perché di questo si tratta, da inserire nel DEF (stavolta ci hanno risparmiato le slide), si tratta dello stesso “aggiustamento” fino a ieri sempre negato [QUI] e che (im)modestamente noi avevamo già anticipato QUI (e pure QUI) con ovvie motivazioni. A dimostrazione che nel renzismo di fuffa e di truffa tutto è fin troppo prevedibile nella sua inclinazione costante al peggio…!
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Ô Capitaine! Mon Capitaine!
Posted in Kulturkampf, Muro del Pianto with tags Articolo 18, CGIL, CISL, Costituzione, Diritti, Italia, Lavoro, Luigi Angeletti, Margherita, Marianna Madia, Matteo Renzi, Minoranza, Padroni, PD, Politica, Rottamazione, Savino Pezzotta, Sergio Marchionne, Silvio Berlusconi, Sindacati, Sindacato giallo, Società, Statuto dei Lavoratori, Tiziano Treu, Tutele, UIL on 22 settembre 2014 by Sendivogius
Dopo anni di chiacchiere inutili, finalmente un leader cazzuto che sa di cosa parla, forgiato com’è nelle fucine del duro lavoro e che allo stesso modo conosce bene il mondo dell’impresa, per frequentazione diretta e appartenenza implicita.
E, da “dirigente”, ne comprende talmente bene i meccanismi e le sfumature, a tal punto che l’impresa di famiglia non s’è fatta mancare proprio nulla: bancarotta fraudolenta; falso in bilancio; omessa contribuzione… e quant’altro verrà eventualmente accertato dalla magistratura, prima di essere riformata secondo il nuovo corso a braccetto con l’Interdetto di Arcore e la sua gang.
Una simile esperienza imprenditoriale e di lavoro, maturata in anni di esercizio come “amministratore delegato” ed unico dipendente fisso nell’aziendina di papà, portata avanti nei ritagli di tempo tra un incarico politico e l’altro, non poteva certo andare dispersa. Per questo è stata subito messa a frutto insieme ad altri valori aggiunti, come la “straordinaria
incompetenza” di Marianna Madia: la Maddalena addolorata alla Pubblica Amministrazione, apparsa direttamente a Medjugorje al posto della Madonna e miracolata al governo con una poltrona da ministro.
Allo stesso modo, sa benissimo come rilanciare l’occupazione in tempi di recessione con una economia in deflazione: favorire i licenziamenti, aggirando le tutele già ridotte al minimo dell’Articolo 18 dello “Statuto dei Lavoratori”, ormai prossimo alla rottamazione. Ce lo chiede l’Europa, la BCE di Mario Draghi, il Fondo Monetario Internazionale… ma anche Sergio Marchionne ed i negrieri di confindustria, e pure Sacconi, Alfano, il rianimato Pornonano, e tutta la destra al gran completo. Insomma, si tratta dei migliori e più fedeli alleati del Telemaco al governo; come si potrebbe mai scontentarli, rispondendo loro di no?!?
Attualmente, il figliol prodigo della Generazione Erasmus è in America, in visita di cortesia presso l’amico Marchionne: il cazzaro dei due mondi, da cui si attendono ancora i 20 miliardi di investimenti promessi in Italia.
Ma prima di partire il bullo fiorentino ha voluto lasciarci uno dei suoi video propaganda, appositamente confezionati allo scopo, proprio come un Berlusconi qualunque. Certo, non ha ancora messo la calza davanti all’obiettivo della telecamera, o la finta libreria di cartone dietro le spalle, ma col giusto indirizzo siamo certi avrà modo di recuperare in fretta. L’allievo è zelante…
E poi può sempre chiedere consiglio al suo mentore e sodale: il Papi della Patria, reintegrato in servizio al Senato per la “riforma” della Costituzione… Una “merda”, come ha avuto modo di definirla l’odontotecnico Roberto Calderoli: l’altro padre costituente (!) promosso a relatore della nuova Carta (igienica?).
Nel video con cui il Caro Leader alterna i tweet, vengono indicati i veri nemici della nazione riunita attorno al suo condottiero e quindi additati a causa di ogni male. L’elenco è lungo e di volta in volta funzionale a dissimulare la millanteria fanfarona dell’esecutivo delle meraviglie…
Stavolta è il turno della minoranza piddì, che in quanto tale ha il dovere di tacere e genuflettersi alle sorti radiose del ritrovato duce d’Italia, a gloria imperitura del suo (provvisorio) 41%. Non la pensava così questo ostensorio da sagrestia quando, a parti inverse, non perdeva occasione di attaccare, criticare e dileggiare l’allora maggioranza del suo partito, ottenendone però ogni candidatura possibile a Firenze e Provincia (abolita quando ormai non gli serviva più), rivendicando una sorta di prerogativa generazionale alla “rottamazione”.
E ovviamente, come ogni esponente della destra neo-liberista e thatcheriana che si rispetti, ha riservato il suo attacco più duro ai sindacati, e soprattutto alla CGIL (la bestia rossa dei padroni e di ogni fascista che aneli al potere assoluto), che chissà dov’erano quando la precarietà esplodeva in Italia con l’invasione dei contratti atipici.
Be’, tanto per ricordare, la cattolicissima CISL di Savino Pezzotta, insieme a compare Angeletti della UIL, si accordava sottobanco e di nascosto con Gianfranco Fini ed il Governo Berlusconi nel cosiddetto “patto della lavanderia”, emarginare la CGIL e favorire la spaccatura dell’unità sindacale. Ma la strategia fiancheggiatrice, perseguita dai due accomodanti sindacati gialli per i quali ogni occasione è buona per vendere i diritti dei lavoratori al miglior offerente, viene continuamente riproposta nel tempo. E nel tempo si approderà alla firma dei contratti separati da parte di CISL e UIL ed alla loro sottoscrizione in blocco della legge Maroni-Sacconi (e chiamata Biagi), che porterà le tipologie di contratti atipici e pessimamente retribuiti a livelli parossistici.
Il primo ad introdurre il lavoro precario e sottopagato in Italia è però il ministro Tiziano Treu, che lo scalpitante Bambino Matteo dovrebbe ricordare bene, non foss’altro perché provengono entrambi dallo stesso partito: la “Margherita” coltivata nell’orto der Cicoria al secolo Francesco Rutelli, gran protettore e sponsor del Telemaco allo sbaraglio ed insieme al veltronismo la peggior piaga che mai si sia abbattuta a sinistra (Telemaco escluso!).
E, in alternativa, questo fighetto figlio di papà potrebbe rivelarci cosa faceva lui, nell’azienda bancarottiera e in fallimento dell’inquisito genitore.
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PACCATA & FUGA
Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags Angela Merkel, Art.18, BCE, Carlo Azeglio Ciampi, Crisi economica, Diritti, Economia, Elsa Fornero, Europa, FIAT, Giorgio Napolitano, Giovani, Governo Monti, Italia, Liberthalia, Licenziamenti facili, Mercato, Occupazione, PD, Piergiorgio Odifreddi, Precariato, Presidente della Repubblica, Riforma del Lavoro, Troika, Tutele on 21 marzo 2012 by SendivogiusA chi serve la ‘strutturale’ riforma del lavoro, targata Monti-Fornero?
Certamente non ai ‘giovani’, la categoria più citata ed abusata da una elite siderale di septuagenari nati già vecchi; iperborei ‘tecnici’ lontanissimi anni luce dai problemi e dalle aspettative delle nuove generazioni, praticamente estromesse da ogni prospettiva futura.
Meno che mai tale Riforma migliorerà le condizioni dei forzati a vita del lavoro precario. E di sicuro cambierà ben poco le magre sorti dei disoccupati di lungo corso, estromessi ai margini più infimi del mondo del sub-lavoro.
A parte la fondamentale estensione dei licenziamenti facili a tutte le tipologie da lavoro dipendente, semplificando oltre misura le norme che rendono assai conveniente ed immediati i licenziamenti individuali (una sicurezza in tempi di disoccupazione cronica), svincolando i datori da ogni responsabilità sociale ed i lavoratori da ogni forma di tutela residua, non si avvertono miglioramenti di rilievo. Ovviamente, rimane esclusa la possibilità di ricorso ai licenziamenti discriminatori.
Come in una notte oscura in cui tutte le vacche sono nere, è evidente che nessun padrone si rivolgerà mai alle sue maestranze dicendo: ti licenzio perché sei negro… perché odio i terroni… perché ti sei iscritto al sindacato… perché sei rimasta incinta… È chiaro che i motivi ufficiali del licenziamento saranno sempre di natura rigorosamente “economica”. Perché non tutti sono coglioni come chi firma e vota simili leggi.
Per contro, vengono estese le tutele “a tutti i lavoratori”… ad eccezione di coloro che non raggiungeranno il tetto delle 52 settimane lavorative, ovvero la fascia più debole ed esposta dell’universo ultra-flex (ma senza security) delle occupazioni para-subordinate.
L’importo dei nuovi sussidi sarà inferiore a quelli attuali, per una minor durata di tempo, e vincolato all’accettazione obbligatoria di qualsiasi tipologia occupazionale provvisoria, a prescindere dal precedente background professionale, sul modello americano.
In sintesi, se si esclude la cancellazione parziale dello scandaloso “contratto di associato in partecipazione”, terrore delle commesse, ed una ipotetica verifica sulle partite IVA individuali, rimane praticamente intonsa l’intera pletora di contratti atipici, con tutte le relative forme di sfruttamento legalizzato, che umiliano e schiacciano l’occupazione giovanile. In fondo si tratta soltanto di 45 diverse tipologie contrattuali, le quali rimarranno quasi totalmente escluse dall’estensione dei nuovi ‘ammortizzatori sociali’, ossia la “paccata di miliardi” tutta da trovare. Però vuoi mettere la noia di un “posto fisso”, con l’ebbrezza di quasi 50 posizioni diverse, altamente flessibili… e senza protezioni!
In compenso ai famosi gggiovani laureati in cerca di impiego, dovrebbe essere garantita una retribuzione minima per gli stage. Il meglio che si può concedere ai famosi ‘cervelli in fuga’… Il condizionale tuttavia è d’obbligo. Infatti, tra le varie iniziative dei professoroni, si prevedeva anche un rimborso per i praticanti negli studi legali, costretti a lavorare schiavizzati a gratis per i milionari Principi del Foro… Naturalmente, al di là delle buone intenzioni, non se ne è fatto poi nulla.
Soprattutto ci sono i nuovi “contratti di apprendistato”, ulteriormente estesi negli anni. E l’inflessibile ministra Fornero si guarda bene dal rivelare che i sedicenti “apprendisti”, a parità di ore lavorate e di mansioni, percepiscono uno stipendio inferiore rispetto ai loro colleghi stabilizzati.
Non per niente, ci troviamo dinanzi al genio incompreso di menti superiori…
Intelligenza Artificiale Governativa
di Piergiorgio Odifreddi
(19/03/2012)
«Maurizio Crozza ha fin da subito individuato, nelle sue imitazioni, la caratteristica principale del presidente del Consiglio: di essere un automa, in grado di simulare alcuni aspetti meccanici del pensiero, ma non i sentimenti di empatia e simpatia tipici degli umani: meno che mai, ovviamente, di provarli.
La sua ministra del Lavoro e delle Politiche Antisociali non è da meno, anche se la sua release al femminile conteneva agli inizi un bug, subito corretto, che le ha causato, alla sua prima simulazione pubblica, la perdita di liquido oculare (per rimanere all’imitazione di Crozza).
Entrambi i due automi governativi hanno in questi giorni confermato la loro natura meccanica, emettendo a Torino affermazioni sul mercato del lavoro che, se fossero uscite dalla bocca di qualche umano, sarebbero risultate agghiaccianti.
Monti ha spiegato, tanto suadentemente quanto può un robot, che la Fiat è sì “sempre stata governativa”, come diceva Gianni Agnelli. E dunque ha sì sempre ricevuto ingenti sovvenzionamenti statali, all’insegna del motto “i nostri guadagni sono privati, i nostri debiti pubblici”. Ma, ciò nonostante, non ha alcun obbligo di sentirsi in debito con la nazione. Anzi, ha non solo il diritto, ma addirittura il dovere, di andare a cercarsi altrove nuovi polli da spennare, visto che ormai noi di piume non ne abbiamo più.
Quanto alla Fornero, ha pure lei confermato che “a Fiat non può fare ciò vuole”: da intendere, ovviamente, nel senso che il mercato non è affatto “libero”, come i liberisti avevano proclamato fino a ieri, ma costringe i rapaci a comportamenti coatti. Quanto alla riforma del lavoro che sta preparando, la ministra ha concesso che l’accettazione del piano da parte delle parti sociali sarebbe ”un valore aggiunto”, ma non è comunque una necessità.
Persino il presidente della Repubblica, che pure è il primo responsabile della transizione da un governo di subumani a un governo di non-umani, ha dovuto ammettere che “sarebbe grave” se si facesse un accordo contro i lavoratori e i loro rappresentanti. Ma anche lui ha inteso le sue apparentemente ovvie parole non nel senso che il governo dovrebbe presentare un piano accettabile, bensì che i sindacati dovrebbero “far prevalere l’interesse generale su qualunque calcolo particolare”.
Che sia un ex-comunista a considerare “calcolo particolare” le lotte sindacali, e “interesse generale” quello dei mercati, è un segno dell’abisso nel quale siamo caduti, con la scusa della crisi economica. Da Rifondazione Comunista siamo passati alla Fondazione di Asimov, ma è ai romanzi di Philip Dick che dovremo ormai rivolgerci, per trovare descrizioni adeguate di un mondo che noi umani non potevamo immaginare, e meno che mai prevedere.»
A tal proposito, è interessante constatare l’iper-attivismo ritrovato di un Presidente della Repubblica, finalmente destatosi da un lungo sonno; specialmente se paragonato al torpore catatonico del suo imbalsamato predecessore: il silente e men che mai presente Carlo Azeglio Ciampi.
In seguito all’apparente dipartita di B., il presidente Napolitano, dopo anni di assoluto mutismo, sembra finalmente aver ritrovato la favella (e il coraggio), troppo a lungo smarrita durante la stagione felice della finanza creativa, all’ombra del bunga-bunga tra le mutandine delle nipoti di Mubarak. Prima evidentemente non aveva nulla da eccepire.
Seppellito prematuramente l’imbarazzante Pornonano, tutto ciò che ai tempi del berlusconismo dominante sembrava ai limiti dell’abuso di potere oggi è diventato la norma, quasi che la sostanza prescinda dalla persona: esautorazione delle prerogative parlamentari; abuso della decretazione d’urgenza; cancellazione della famigerata “concertazione” (fintanto che ha fatto comodo a Fiat e confindustriali però andava bene); sostanziale approvazione di tutti i provvedimenti speciali in materia di lavoro, giustizia, libertà di stampa, del precedente governo… Il tutto reso possibile grazie alla straordinaria partecipazione dell’ormai irrecuperabile Partito Democratico, che ora garantisce il suo appoggio incondizionato a proposte di legge fino a pochi mesi fa considerate inammissibili. Infatti, senza alcun imbarazzo, il PD siede nella stessa maggioranza governativa insieme a Cicchitto e Gasparri, Verdini e Dell’Utri… ma il campionario è ben fornito. ‘Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei’.
E comunque questa riforma del lavoro è indispensabile. Non parliamo poi del resto del companatico…
Ce lo chiede l’Europa, ovvero Angela Merkel che si guarda bene dall’imporre le stesse misure draconiane ai tedeschi.
Ce lo chiedono i mercati (finanziari) e certo mica puoi permetterti di scontentare le loro pretese. I “Mercati”… ovvero le banche d’affari in overdose da derivati… ovvero Goldman Sachs ed i vari emuli di Morgan il pirata… ovvero gli speculatori dei grandi fondi di investimento (hedge funds)… tutti insieme appassionatamente sotto l’ombrello munifico della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, e della Banca Centrale Europea (la troika). Tutte così arcigne nei confronti del “debito sovrano”, inflessibili nei confronti degli anelli deboli dell’UE (si tratta di popoli da castigare in funzione rieducativa), ma così incredibilmente generose nell’erogare miliardi di euro con interessi irrisori a tutto vantaggio degli istituti del credito privato, all’origine della più devastante crisi economica degli ultimi 80 anni. Perché c’è debito e debito…
In pratica è come se, dopo essersi affidati incautamente ad una banda di strozzini per risolvere i propri problemi economici, magistratura e polizia imponessero al taglieggiato di ripagare con tanto di interessi centuplicati i proprie estorsori, con un’ulteriore aggravante: gli strozzini non si accontentano di ricevere indietro la somma maggiorata, ma pretendono di imporre anche COME procurarsela.
E si spaccia per “tecnica” una ricetta che in realtà è tutta politica, nella sua pretesa di validità universale, e che così straordinari risultati sta comportando in Grecia, ma anche al Portogallo: l’alunno modello della troika condotto per mano al collasso sociale….
L’OBIETTIVO INDICIBILE
di Carlo Clericetti
(20 marzo 2012)«Tra le misure imposte alla Grecia c’è stata anche la riduzione del 30% del salari minimi, oltre ai vari tagli a indennità e mensilità aggiuntive dei dipendenti pubblici. Per la Spagna non c’è stato bisogno di imposizioni così plateali: la riforma del lavoro approvata dal nuovo governo conservatore di Mariano Rajoy (tanto lodata dal nostro presidente del Consiglio) prevede tra l’altro che, dopo due trimestri di riduzione dei ricavi, le aziende possano decidere unilateralmente di ridurre le retribuzioni. Per i dipendenti c’è una finta scelta: o accettano, o se ne vanno ottenendo un modesto indennizzo monetario.
Vogliamo fare qualche ipotesi su come si comporteranno, in un paese dove la disoccupazione supera il 20%?
Se in Italia fosse rimasto Berlusconi, la cui credibilità era sottozero, anche a noi sarebbe stato imposto un diktat in proposito. Ora che c’è Monti, di cui la signora Merkel si fida, si può lasciare a lui il compito – che però resta lo stesso – in modo da salvaguardare almeno l’apparenza del mantenimento di una sovranità ormai di fatto evaporata.
[…] Quando un paese perde competitività (ed è il caso dell’Italia e di tutti gli altri paesi colpiti dalla “cura”), se non può svalutare la moneta – e nessuno dei paesi euro può prendere questa decisione – deve procedere a una “svalutazione interna”, cioè deve fare in modo che prezzi e salari si riducano fino a quando la sua economia non torna competitiva. A quel punto, sostiene questa teoria, il paese aumenta le esportazioni, la bilancia commerciale ritorna in equilibrio, l’economia riparte e tutti tornano felici.
Ma, appunto, di una teoria si tratta, e molti economisti di primo piano sostengono che è completamente sbagliata. Perché nel frattempo il paese in questione entra in recessione, le aziende chiudono, la disoccupazione aumenta, cadono i redditi e il Pil, i conti pubblici peggiorano nonostante i tagli: si alimenta, cioè, una spirale perversa. Lo abbiamo visto in Grecia, lo stiamo vedendo in Portogallo, in Spagna, in Italia. Molto probabilmente tra poco la Francia si unirà al gruppo. Ma finché non se ne convincono i tedeschi, che in questa fase di fatto comandano in Europa, la linea non cambierà.
E veniamo alla nostra “riforma”. Al di là degli escamotage che saranno inventati dai sindacati per salvare la faccia, l’articolo 18 sarà reso completamente inefficace. Dal momento che è ormai scontato che il licenziamento potrà essere motivato da ragioni “economiche o organizzative”, nessun imprenditore sarà così sprovveduto da attuare licenziamenti discriminatori o persino disciplinari: un problema organizzativo – con la necessità di ristrutturazione che hanno tutte le aziende in questa fase – si trova molto facilmente. E allora, con i licenziamenti praticamente liberi, succederà una di queste due cose, o meglio tutt’e due. In parte verrà posta la scelta tra riduzioni di salario o un certo numero di licenziamenti; in parte ci si libererà di una parte di lavoratori più anziani per sostituirli, a minor costo, con giovani che nel migliore dei casi entreranno con il contratto di apprendistato, tre anni – estendibili a cinque – a salario ridotto e con la possibilità di esser mandati via. Ci saranno un po’ di ammortizzatori sociali, ma con una durata inferiore agli attuali e con meno gente che avrà la possibilità di passare – alla loro scadenza – alla pensione, visto che l’età è stata aumentata. Un meccanismo poco appropriato, ma che finora aveva sostituito, anche se non per tutti i lavoratori, le carenze delle protezioni dalla disoccupazione.»
Naturalmente, secondo la vulgata ufficiale, tutte le preoccupazioni sono per i “giovani” che i vari ministri del Governo Monti, tanto per non smentirsi, prendono per il culo un giorno sì e l’altro pure.
Bisogna dire che una parte consistente della categoria anagrafica in questione sembra però gradire il particolare ‘servizio’…
Disturbi tecnici
Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags Anna Maria Cancellieri, Articolo 18, Banche, Disoccupazione, Elsa Fornero, Fonsai, Governo Monti, Lavoro, Liberthalia, Licenziamenti facili, Mario Monti, Occupazione, Piergiorgio Peluso, Potere oligarchico, Precariato, Silvia Deaglio, Società, Tecnocrati, Tutele, Unicredit on 7 febbraio 2012 by SendivogiusÈ rassicurante ascoltare gli ukase del direttorio tecnocratico che, con la scusa della crisi e del “ce lo chiede l’Europa”, ha stabilito una sorta di reggenza geriatrica sull’Italia: la finta malata d’Europa affidata ai ‘medici della peste’ (finanziaria) e trasformata in cavia sperimentale, per l’elaborazione di futuri modelli neo-oligarchici di democrazia a rappresentatività limitata.
È commovente vedere un governo di septuagenari disquisire così appassionatamente di centralità dei Gggiovani e di flessibilità occupazionale da parte di un’elite di privilegiati che sembra uscita direttamente da un cda bancario e agisce per conto-terzi, indossando sopra il gessato padronale la tunica immacolata dei ‘redentori’.
A sentire le gorgoni di ghiaccio che accompagnano il robotico prof. Monti, giunto a salvare le banche dall’insolvenza impegnando il culo degli altri, sembra che il più grande problema di questo Paese sia non la disoccupazione dilagante, ma i lavoratori con impiego garantito. Il rilancio dell’occupazione passa infatti attraverso la libertà di licenziamento; la lotta al lavoro para-subordinato scaturisce dalla cancellazione di quelle garanzie occupazionali, che tutelano il lavoratore dalla ricattabilità contrattuale e dagli abusi di una precarietà diffusa. Si capisce bene che a fronte di 230.000 nuovi disoccupati preventivati per il 2012, la priorità è estendere i licenziamenti e restringere le indennità.
Oggi il bersaglio privilegiato delle invettive governative è il famigerato Art.18, ma il vero obiettivo è l’eliminazione di tutto il pacchetto attraverso l’abrogazione dell’intero ‘Statuto dei Lavoratori’. In nome della “modernità”, s’intende! E del “riformismo” che la sottende.
Si tratta di un’operazione di marketing strategico, basata sulla reiterazione concentrica di messaggi provocatori ma destabilizzanti se ripetuti con determinazione. Per certi versi, ricorda le tecniche del False-flag, applicate all’ambito socio-economico nel nome di interessi che, lungi dall’essere universali, sono particolarissimi…
Mario Monti lancia la granata a frammentazione oltre la trincea del lavoro e dei diritti, guidando l’assalto del padronato ringalluzzito come non mai. Il resto del governo con le due ministre pasdaran apre il fuoco di copertura, aspettando che giungano i rinforzi dagli ascari presenti nei partiti e nei sindacati gialli, a consolidare la breccia nel corpo sociale col supporto dei media embedded.
D’altronde, questo è un Governo all’insegna dell’eccellenza e composto da intelligenze geniali. Non per niente, tra la ventina scarsa di docenti universitari in Italia diventati titolari di cattedra prima dei 32 anni di età, abbiamo il rampante Michel Martone (un figlio d’arte) e la figliola prodigio dell’inflessibile ministra Elsa Fornero. Per nulla annoiata dalla “monotonia del posto fisso” (meglio se pubblico) e conquistata dalle sue “facili illusioni”, come tutti ormai sanno, la brillante Silvia Deaglio è professoressa a Torino nella stessa università del papi economista e mammà Elsa, inseparabili in facoltà. La giovane oncologa deve costituire un caso veramente aggravato di mammismo acuto, tanto da ottenere nel 2010 un ulteriore posto fisso nella ‘Human Gentics Foundation’, finanziata e sponsorizzata dalla Compagnia San Paolo di cui mamma Elsa è stata vice-presidente. La fondazione HuGeF è altresì una creatura organica al gruppo BancaIntesa del ministro Corrado Passera, e cofinanziata dal Politecnico di Torino del quale il ministro Francesco Profumo è stato rettore. È un caso che da quando la dottoressa Deaglio è diventata responsabile per la ricerca della Fondazione, siano piovuti finanziamenti a pioggia per i progetti affidati alla promettente ricercatrice. Cuore di mamma!
Evidentemente, deve avere ragione il ministro Anna Maria Cancellieri, quando sostiene che:
“Gli italiani sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà, ma occorre fare un salto culturale“