Archivio per Truffa

Grullo a 5 Stelle

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 12 gennaio 2013 by Sendivogius

LA PATACCA

Povero Beppe Grillo, in arte Grullo!
Invece di depositare il contrassegno della lista elettorale presso l’apposito ufficio del Ministero dell’Interno, come da più di mezzo secolo prevede la Legge (n.361 del 30/03/1957), e preoccuparsi Scemo di guerradella fila, è così impegnato a corteggiare i fascisti di Casa Pound e improvvisare comizietti davanti al Viminale, con le sagome di cartone del MoVimento ensifero che ridono a comando ad ogni menata del Guru, da farsi scavalcare da un gruppo di truffatori professionisti, specializzati in contraffazione elettorale, facendosi battere sul tempo nella registrazione di una lista che è un falso spudorato dell’originale M5S.
Lo squallido giochino, molto in voga da almeno 30 anni, rientra in quel fenomeno vergognoso e tutto italiano, conosciuto in ambito elettorale col nome di “Liste civetta”: in pratica una truffa legalizzata (e piuttosto marchiana), contro la quale solitamente ci si premunisce con largo anticipo, tramite registrazione di logo e nome e varianti, affidandosi a legali specializzati.
Scopri l'erroreNell’inconveniente, con tutta la sprovvedutezza dei neofiti, sono incappati anche i neo-movimenti HEIL BEPPE!di Ingroia e del robot Monti… Ma non ditelo a Beppe Grillo, tanto non gli par vero di poter agitare a costo zero gli stracci logori del vittimismo professionista, dove il delirio persecutorio si fonde con le manie di grandezza che contraddistinguono l’istrione.
Con Lui, l’ordinario si trasmuta in straordinario e tutto si trasforma in complotto esclusivo, in congiura ordita ai suoi danni… Le scandalose inefficienze dell’ufficio elettorale, la vergognosa disorganizzazione del ministero, che chiunque abbia mai avuto a che fare con una tornata elettorale conosce benissimo, diventa una caso personale, una cospirazione ad personam organizzata dal ‘sistema’ per boicottare la dirompente carica rivoluzionaria del “capo politico” che si crede l’ombelico del mondo, del Messia defraudato della vittoria.

 

 

CalimeroE non contento inscena furbescamente lo psicodramma con tanto di pantomima inclusa, minaccia di ritirarsi dalla competizione elettorale, strepitando e chiedendosi chissà quale cospirazione internazionale si celi dietro cotale attentato!
Per una volta, vogliamo prestare soccorso al povero perseguitato, travestito da Calimero
In merito al ricorso contro la lista-patacca, all’idiota ed ai suoi dummies ricordiamo come la summenzionata legge elettorale preveda:

Art.14
1. I partiti o i gruppi politici organizzati, che intendono presentare candidature nei collegi uninominali o liste di candidati, debbono depositare presso il Ministero dell’interno il contrassegno col quale dichiarano di voler distinguere le candidature nei collegi uninominali o le liste medesime nelle singole circoscrizioni. All’atto del deposito del contrassegno deve essere indicata la denominazione del partito o del gruppo politico organizzato.
2. I partiti che notoriamente fanno uso di un determinato simbolo sono tenuti a presentare le loro liste con un contrassegno che riproduca tale simbolo.
3. Non è ammessa la presentazione di contrassegni, sia che si riferiscano a candidature nei collegi uninominali sia che si riferiscano a liste, identici o confondibili con quelli presentati in precedenza ovvero con quelli riproducenti simboli usati tradizionalmente da altri partiti.
3 bis. Ai fini di cui al terzo comma costituiscono elementi di confondibilità, congiuntamente od isolatamente considerati, oltre alla rappresentazione grafica e cromatica generale, i simboli riprodotti, i singoli dati grafici, le espressioni letterali, nonché le parole o le effigi costituenti elementi di qualificazione degli orientamenti o finalità politiche connesse al partito o alla forza politica di riferimento.
ter. Non è ammessa, altresì, la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precluderne surrettiziamente l’uso ad altri soggetti politici interessati a farvi ricorso.
4. Non è ammessa inoltre la presentazione da parte di altri partiti o gruppi politici di contrassegni riproducenti simboli o elementi caratterizzanti simboli che per essere usati tradizionalmente da partiti presenti in Parlamento possono trarre in errore l’elettore.

L'ESORCISTA - by Liberthalia

Art. 16
1. Il Ministero dell’interno, nei due giorni successivi alla scadenza del termine stabilito per il deposito, restituisce un esemplare del contrassegno al depositante, con l’attestazione della regolarità dell’avvenuto deposito.
2. Qualora i partiti o gruppi politici presentino un contrassegno che non sia conforme alle norme di cui all’art. 14, il Ministero dell’interno invita il depositante a sostituirlo nel termine di 48 ore dalla notifica dell’avviso.
3. Sono sottoposte all’Ufficio centrale nazionale le opposizioni presentate dal depositante avverso l’invito del Ministero a sostituire il proprio contrassegno o dai depositanti di altro contrassegno avverso l’accettazione di contrassegno che ritengano facilmente confondibile: a quest’ultimo effetto, tutti i contrassegni depositati possono essere in qualsiasi momento presi in visione da chi abbia presentato un contrassegno a norma degli articoli precedenti.
4. Le opposizioni devono essere presentate al Ministero dell’interno entro 48 ore dalla sua decisione e, nello stesso termine, devono essere notificate ai depositanti delle candidature e delle liste che vi abbiano interesse. Il Ministero trasmette gli atti all’Ufficio centrale nazionale, che decide entro le successive 48 ore, dopo aver sentito i depositanti delle candidature e delle liste che vi abbiano interesse.

Perciò, meno sceneggiate e più fatti!
In merito invece alla fantomatica identità dei contraffattori (“Chi c’è dietro?”), noi abbiamo impiegato meno di cinque minuti per sciogliere l’arcano…
Lo specialista in materia si chiama Renzo Rabellino; piemontese, si presenta così:

Renzo Rabellino (1) “Nato a Torino il 12/09/1958, imprenditore, sposato padre di un figlio. È segretario nazionale del Movimento NO EURO; vicesindaco di Sambuco (CN) dove risiede; dal 2001 consigliere della Circoscrizione IV di Torino. Militante dal 1980 nei movimenti autonomisti Union Piemonteisa prima e Piemont Autonomista poi, è stato il fondatore della Lega Nord nel 1989; consigliere regionale del Piemonte dal 1990 al 1995. Dal 1995 Consigliere Comunale a Osasco (TO), Massello (TO) e Cissone (CN) e per cinque anni nella Comunità Montana Val Chisone e Germanasca nel periodo preolimpico.”

Più prosaicamente, è un pataccaro esperto in parassitismo politico. A giudicare dai fatti, la sua principale attività imprenditoriale pare consista nell’operare azioni di disturbo politico, attraverso la creazione di liste civetta assemblate in serie, presumibilmente per raggranellare i soldi dei rimborsi elettorali.
Monti - Liste civettaSua è l’idea della “Lista Monti” (Samuele), ma in passato si era già presentato con una lista Lega Padana-Piemont e una “Lista Cota” (Nadia) sempre per il Piemonte, la lista “Verdi-Verdi”
Naturalmente, Grillo lo conosce bene visto che l’inossidabile Rabellino ha tentato più volte di sfruttarne il nome per i propri fini. Nella fattispecie ci aveva già provato con: “Amici di Beppe Grillo”“Lista del Grillo”… “Grilli parlanti”… e sempre diffidato dal comico genovese.
GRILLO - Liste civettaAlberto Sordi - 'Bertoldo Bertoldino e Cacasenno'Tipico prodotto dei villaggi della pedemontana, è il classico Bertoldo di provincia che si crede diabolicamente furbo, almeno a giudicare dal livello dei mezzucci coi quali sembra arrabattarsi per sbarcare il lunario…
Nel 1990 la Lega Nord (della quale sostiene essere tra i fondatori) lo fa eleggere consigliere regionale per il Piemonte, salvo espellerlo dal partito tre anni dopo.
Ovviamente, Rabellino è un convinto sostenitore di quell’immane idiozia, conosciuta come “signoraggio bancario”: ossessione prediletta da ogni deficiente che si riconosca nei deliri del complottismo. Da questo punto di vista, il suo capolavoro è costituito dal movimento No-Euro di cui è segretario nazionale.
Renzo Rabellino (2)Quando non è impegnato a clonare liste e fantasticare su autonomismi e devoluzioni tribali, il nostro eroe bazzica gli ambienti neo-fascisti, galleggiando tra le formazioni di estrema destra: dalla Fiamma Tricolore a La Destra, passando per Forza Nuova.
Per rendere l’idea del personaggio, Rabellino si era già presentato alle elezioni politiche del 2008 come segretario della Lista No Euro – Grilli parlanti, in quella che lui stesso ribattezzò “Operazione Alias”:

«La lotta per ottenere voti e consensi da parte degli elettori confrontandosi con altri partiti più grossi è però molto difficile, così il candidato premier della lista, Renzo Rabellino, decide di mettere in moto l’operazione Alias. Essa consiste nel candidare nelle varie regioni degli omonimi di personaggi politici, per risultare in questo modo più visibili, inducendo alla confusione eventuali votanti; così facendo essi hanno inserito in quasi tutte le circoscrizioni elettorali per il senato l’imprenditore piemontese Giuseppe Grillo, seguito a ruota da Pericle Barlusconi (leader dei Pensionati e Invalidi).»

D’altronde, le cialtronate del personaggio sono note da anni. Persino Il Giornale dedica un articolo al funambolico falsario di liste in un ispirato articolo del 2010 [QUI] in cui si può leggere:

«Rabellino, vecchia volpe sabauda a suo agio nel sottobosco dei consigli, da quelli di condominio a quelli regionali, a suo modo è un genio. Un incrocio tra Totò falsario e quei tarocchi tipo i jeans Lewis o le scarpe Naik. La sua peculiarità, infatti, sta nell’ideare liste civetta con l’intento di gabbare elettori disattenti a colpi di omonimie, simboli simili e altri specchietti per allodole.
[…] Riavvolgendo il nastro della sua carriera, si arriva alle Politiche 2008, quando le carte bollate riguardarono Beppe Grillo. Anzi, riguardarono due Beppi Grilli. Il comico genovese e il 54enne Giuseppe Grillo detto Beppe, nato a Bra, che il nostro incontrò a una raccolta firme e candidò a premier tra le proteste generali. Con secondo in lista tale Pericle Barlusconi.»

Marco Zucchetti
Il Giornale – 02/03/10

Renzo Rabellino Per la sua indefessa attività di pataccaro, questo cialtrone matricolato è stato condannato nel 2010 a due anni e dieci mesi di reclusione, subito dopo che si era presentato invano alle elezioni regionali del Piemonte nel 2009 con l’appoggio di nove liste tra le quali vale la pena di ricordare: “Pensionati e invalidi”; “No privilegi politici”; “Moderati”; “AutomobiLista”; “Forza Toro”.
Nell’Ottobre 2010 il Tribunale di Torino predispone nei confronti di Enzo Rabellino:

«la sospensione dei diritti elettorali e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. L’accusa, sostenuta dal pm Patrizia Caputo, aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione. Tre le firme in una delle liste a sostegno di Rabellino c’era anche quella dell’attrice Luciana Littizzetto che, chiamata a testimoniare nel corso del processo, ha negato di aver firmato.»

La notizia la trovate pubblicata su La Stampa [QUI].

Il Grullo a 5 stelle però fa finta di scoprire uno come Rabellino soltanto ora, tanto gli torna comodo l’utile idiota di turno per la coesione della setta.

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Una Settimana da Inferno

Posted in Business is Business, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 gennaio 2010 by Sendivogius
  Le parole sono importanti. Per questo abbiamo consacrato la settimana appena trascorsa ad un salutare silenzio, in attesa di trovare qualcosa su cui valesse la pena spendere qualche riga e confidando di scrivere qualcosa di valido.
Mai avremmo pensato di doverci districare tra i numeri di una contabilità mortuaria, contrapposta alle miserie quotidiane della politica nostrana con la quale, nostro malgrado, siamo costretti a confrontarci. Proviamo dunque ad abbozzare una sconfortante sintesi d’insieme, così, tanto per rimanere aggiornati…

 TERROMOTO DI HAITISecondo stime approssimate al ribasso: oltre 50.000 morti accertati nella sola capitale; 300.000 sfollati; un numero ancora imprecisato di feriti, senza alcuna assistenza medica; decine di migliaia di dispersi sotto le macerie di Port au Prince; cataste di cadaveri lasciate imputridire ai margini delle strade; un’intera società collassata su sé stessa, senza alcuna apparente possibilità di ripresa.
Dinanzi all’immane catastrofe umanitaria, l’attenzione del governo italiano è totalmente catalizzata nella ricerca degli italiani dispersi, ai quali sembra circoscritta l’intera emergenza. Il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha organizzato una ricerca mirata… A tal proposito il ministro rassicura: Non abbiamo notizie positive, ma per fortuna neanche negative. Infatti a Frattini, come si dice a Roma, la notizia di 200.000 morti presunti gl’arimbalza!
E già ce le immaginiamo queste fantomatiche squadre di ricercatori tricolori che si muovono tra cadaveri in putrefazione, moribondi agonizzanti e profughi affamati, con disinteressata indifferenza a meno che non siano rigorosamente muniti di italico passaporto. È ovvio! Tutti gli altri possono anche crepare. In grazia di Dio.
Tra l’altro, cinicamente parlando, al nostro lungimirante ministro sfuggono i risvolti politici ed i nuovi scenari diplomatici che inevitabilmente si apriranno tra gli USA di Obama, la Cuba avviata al dopo Castro, ed il Venezuela di Chavez, tramite la collaborazione internazionale per affrontare la crisi haitiana. No, l’ineffabile Frattini era troppo impegnato nella sua gitarella continentale tra dittatori africani, per prendere in considerazione simili implicazioni. Attualmente, potete ammirare l’imbalsamato ministro in esposizione temporanea tra le mummie del museo egizio del Cairo, su gentile concessione del governo italiano.
Ad Haiti, sono arrivati aiuti e soccorsi internazionali persino dai lontani Giappone, Russia, Australia, Cina. E da Israele, i migliori professionisti al mondo. Il massimo che il governo italiano ha saputo offrire, per il momento, è un C-130 e qualche pacco di cerotti. Al solitamente loquace Bertolaso sembra invece essersi seccata la favella.
Coerentemente, l’Italia ha stanziato aiuti economici per 1,5 milioni di dollari. Giusto mezzo milione in più rispetto al Gabon ed il Marocco, note potenze iscritte al G-8, e qualcosina in meno rispetto alla Spagna che invece ha messo a disposizione soltanto 4,5 milioni.
Il nostro ministro della guerra, Benito La Russa, ha risposto negativamente alla richiesta brasiliana di inviare unità navali di supporto, perché le navi ci metterebbero 10-20 gg a seconda del tipo. E a quel punto, probabilmente, i soccorsi americani e quelli dei paesi vicini sarebbero già stati utili, più di quanto potremmo fare noi”. Quindi meglio niente. Questo perché, probabilmente, tra 10-20 giorni, l’audience televisivo sull’ecatombe caraibica sarà già calato. Nel frattempo, quel baluardo di libertà e informazione che sono i nostri media avranno già stornato l’attenzione del pubblico sull’ennesimo fattaccio di cronaca nera, ingigantito a emergenza criminale per uso elettorale in concomitanza con le votazioni regionali. Ovvero potrebbero inventarsi qualche altra pandemia influenzale.

 BUFALA AVIARIALa peste del nuovo millennio. Peggio della Febbre Spagnola. Emergenza mondiale. Sono solo alcune delle svergognate panzane con le quali i media (ed i governi) hanno giocato allo spauracchio globale nel corso del 2009. Noi a simili castronerie non abbiamo mai creduto. Di conseguenza, non abbiamo speso una sola parola sull’argomento, reputando il tema un’offesa reiterata all’intelligenza di ogni essere senziente con un minimo di raziocinio. E parliamo di un’infima minoranza dispersa tra una folla di deficienti incurabili. Eppure, a voler leggere tra le righe, qualche isolata voce critica si era pure levata (QUI) …i soliti disfattisti controcorrente!
Comunque, della famigerata influenza, aviaria o suina che fosse, resta l’incredibile porcata: una truffa talmente grande e così ben riuscita che, siamo certi, verrà reiterata tra un paio di stagioni. Giusto il tempo di smaltire gli ultimi strascichi della (costosa) esperienza…
In Italia, per esempio, il governo ha acquistato 24 milioni di dosi di vaccino, che ora non sa come smaltire né a chi rifilare, dal momento che l’inutile vaccinazione di massa è stata sconsigliata dagli stessi medici e snobbata dal personale sanitario. Germania (60 milioni di dosi), Francia (94 milioni!) e Gran Bretagna (90 milioni), sono però riuscite a fare di molto peggio.
L’Italia aveva preventivato l’acquisto di 48 milioni di dosi; metà dalla Sanofi Aventis (contratto poi annullato) e l’altra metà dal colosso svizzero NOVARTIS. 24 milioni di dosi per un costo complessivo di 180 milioni di euro. A condurre la trattativa, in termini riservati, è stato Fabrizio Oleari, direttore generale alla Prevenzione Sanitaria.
Peccato che la Novartis, tra ritardi e disguidi, abbia consegnato solo 10 milioni delle dosi acquistate dal ministero. Peccato che, stando al contratto (che potete leggere qui: Contratto NOVARTIS) controfirmato dall’intraprendete dott. Oleari, dovremmo pagare anche i restanti vaccini non ancora passati in produzione, insieme ad una simpatica sequenza di clausole capestro, tutte rigorosamente a favore di Novartis. Qualche esempio diretto?!?

(Art. 1) Novartis non è assolutamente obbligata a rispettare i termini di consegna previsti.

(Art. 3,3) Le scadenze nei confronti del Ministero della Salute, al contrario, sono invece imprescindibili: il Ministero ha tempo 90 giorni per ritirare i vaccini in dose.
Infatti, “Qualora il Ministero non ritiri il prodotto nel corso dei predetti 90 gg, il prodotto sarà considerato come respinto dal ministero e la proprietà del prodotto sarà attribuita a Novartis, che avrà facoltà di disporne come ritenga opportuno (…) compresa la vendita ad altri clienti senza obbligo di risarcire il Ministero.”

(Art. 4,1) Il Ministero è tenuto a pagare anche qualora il “prodotto” (cioè il vaccino!) sia inutilizzabile o “inidoneo allo scopo”.
“È da considerarsi esclusa ogni garanzia espressa, implicita, o di altra natura in relazione al Prodotto, ivi comprese eventuali garanzia di commerciabilità o idoneità”.

(Art. 4,3) Novartis declina inoltre ogni responsabilità circa lo stato di conservazione, confezionamento, efficacia, tossicità, dopo 10 giorni dalla consegna. Naturalmente, il Ministero resta obbligato al saldo.

(Art. 4,4) E guai a non pagare!
“Qualora il Ministero rifiuti senza giusta causa il Prodotto (o ne respinga la consegna) sarà obbligato a pagare immediatamente a Novartis il relativo prezzo in aggiunta alle spese di smaltimento sostenute da Novartis”.

I nostri preferiti restano però gli articoli 4.5; 4.6; 4.7 dove più si avverte il sublime tocco dell’azzeccagarbugli che strozza il cappone di turno, travestito da funzionario ministeriale.
(Art. 4,5) In caso di indesiderati effetti collaterali sui vaccinati, Novartis si impegna a risarcire i danneggiati.
(Art. 4,6) Novartis declina ogni responsabilità “in conseguenza di danni alle persone”, qualora non siano stati preventivamente contestati dei “difetti nella fabbricazione del Prodotto”. In tal caso, scattano le clausole dell’art. 4,3 col limite tassativo di 10 giorni dall’avvenuta consegna, per le rimostranza del ministero. Ergo, la Novartis, anche se ci scappa il morto, non paga proprio un cazzo! 
(Art. 4,7) Nell’incredibile caso riusciate però a trascinare in tribunale il mostro farmaceutico, la parte lesa “non dovrà accettare compromessi o accordi transattivi o intraprendere azioni sostanziali in relazioni a tali cause senza il previo consenso scritto della Parte Indennizzante”.
In pratica, per fare causa a Novartis, il danneggiato dovrà prima chiedere il permesso a… Novartis!
Inoltre,
“dovrà prestare la propria completa cooperazione e fornire alla Parte Indennizzante adeguata assistenza nel corso delle indagini e della gestione della causa”
E cioè, il mio legale (pagato da me) lavora per assistere gli avvocati della controparte.

Il vero capolavoro, il paradosso da teatro dell’assurdo, si raggiunge tuttavia con l’Art.8 e relativi commi:
Novartis declina ogni responsabilità per omessa consegna dei vaccini in caso di… pandemia!
Ogni commento è inutile.

Persino uno studente al primo anno di ragioneria storcerebbe il naso davanti ad un simile contratto… Forse sarebbe ora di mandare in pensione il dott. Fabrizio Oleari e decurtare la sua pensione a pagamento delle cazzate che è andato firmando.

 FREE INTERNET. Naturalmente, per i governi, certe notizie sarebbe meglio non divulgarle. Di sicuro, non ne parla un Minzolini nei suoi editoriali da cinegiornale Luce: troppo intento ad omaggiare la memoria de L’Esule di Hammamet” per far contenti i 400 e più ladroni al governo senza  Alì Babà. In compenso, perdi un Ghino di Tacco e trovi un Imperatore!
Per questo bisognerebbe azzittire internet, con un “maggior controllo della rete”… in nome della libertà, s’intende! I governi hanno smesso da tempo di temere i propri popoli. Fortunatamente, anche il ‘popolo’ ha smesso da tempo di dare credito alle panzane dei vari Gasparri, Bondi e Maroni (omen nomen). Gentaglia che di nuove tecnologie non capisce assolutamente il solito cazzo di nulla, eppur si ostina a metter lingua quando questa non è occupata altrove…

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