Archivio per Triumph

LA TELA DEL RAGNO

Posted in Business is Business with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 8 marzo 2010 by Sendivogius

Ci sono autori che, confinati tra i polverosi scaffali delle biblioteche accademiche, andrebbero invece riscoperti e divulgati con pubbliche letture. Profetici quanto e più di Nostradamus, senza doversi inventare astruse quartine, sono sicuramente meno ermetici nelle loro previsioni e, soprattutto, ci azzeccano!
 È il caso di
Charles Wright Mills, un prof. texano (1916-1962) che indirizzò i suoi studi sui meccanismi che determinano la stratificazione sociale, soffermandosi in particolare sulle trasformazioni della struttura di classe, a superamento della vecchia concezione marxista.
L’opera di Mills è interessante per diversi motivi…
In primo luogo perché focalizza l’attenzione sull’emergente classe media di lavoratori dipendenti dei quali studia la psicologia sociale ed i valori di riferimento, sottolineandone l’individualismo conformista e l’intrinseca incapacità di porre azioni politiche organizzate.
In secondo luogo perché analizza la concentrazione elitaria del potere su base gerarchica, in riferimento agli intrecci economici e politici delle società capitalistiche. E facendo il verso ai teorici dell’oligarchia (Michels, con gli italiani Mosca e Pareto) arriva alla conclusione che “l’appartenenza al vertice del potere deriva da posizioni istituzionali che vengono occupate, con una continua osmosi fra gerarchie, da un gruppo ristretto per il quale esse diventano una sorta di bene ereditario”.

I gruppi di potere così strutturati si suddividono per sfere di interessi il controllo dell’apparato statale; di quello militare, che si regge sulle commesse pubbliche; e delle società da capitale, sempre più avviate a ritagliarsi un ruolo autonomo e correlato come potere a sé stante.
Requisiti fondamentali per la tenuta del gruppo (o delle ‘cricche’) sono una forte coesione interna, meglio se spalmata su base familiare, dettata dalla comune estrazione sociale e da un sistema di idee condivise.
Le elite, per loro stessa natura, tendono a riprodursi, attraverso una rete di relazioni personali, volte alla conservazione del potere acquisito, sulle basi privilegiate proprie del sistema oligarchico. Godono delle rendite di posizione, ma di proprio rischiano pochissimo. Inutile dire che l’oligarchia sta alla democrazia, come la merda sta alla cioccolata.

L’Italia è tutta un club. Un immenso Rotary. Il vero potere è nella corporazione. Nella rete. Per avere successo, o semplicemente garantirti un futuro certo, devi iscriverti.
(…) L’immobilismo è la chiave che permette alle lobby di beneficiare in eterno delle loro prerogative indiscusse. Così l’imperativo diventa: non cambiare, ancorarsi al passato e trasmetterlo alle nuove generazioni di eletti.
(…) La mediocrità si organizza in reti per due ragioni essenziali. In primo luogo da solo nessuno è mediocre: la mediocrità emerge se è possibile un confronto e se c’è competizione. Almeno in potenza. In secondo luogo le reti rafforzano e si nutrono della mediocrità rendendola ‘absoluta’, sciolta da tutto quello che non rientra nel suo mondo di riferimento, avulsa da chi non ne condivide le regole.
(…) Quando le reti lavorano per modificare la società, lo fanno soprattutto per adattarla alle proprie esigenze.

 Antonello Caporale
Mediocri
BCD – Milano 2008

In un paese curtense come l’Italia, consacrato all’immobilismo sociale ed al perseguimento del proprio particulare, l’origine primigenia del “potere” risiede in un semplice, ma fondamentale, principio di casualità: nascere nella famiglia ‘giusta’. Ogni sforzo futuro sarà la preservazione parassitaria di quanto ereditato per diritto di casta e la sua trasmissione ereditaria. A ciò si aggiunge un’oculata politica di alleanze, e la creazione di una rete interattiva di protezioni, coltivando le amicizie utili nel gruppo dei pari. Per questo esistono i Circoli privati e Club esclusivi (la massoneria è solo una loro proiezione esotica), i Cenacoli editoriali, e soprattutto la Curia pontificia. La captatio benevolentiae di qualche monsignore, ben inserito all’interno delle gerarchie vaticane, è fondamentale in una società clientelare che, dietro i paraventi della devozione religiosa, ammassa i denari sottratti a Cesare. Con i crediti giusti, pochi uomini di talento che rispondano ai requisiti della “Triple C” e che sappiano muovere con perizia i singoli pezzi possono gestire a piacimento il gioco.

IL CARDINAL VICARIO
 Colui che ha fatto della compenetrazione oligarchica un’arte, curando l’interazione armonica dei singoli segmenti, è sicuramente Gianni Letta: il raffinato maestro del cerimoniale di corte, il gran ciambellano degli occulti concistori tra politica e affari, il furbo cultore delle relazioni informali.
Perfetto erede del potere democristiano di fede dorotea, Letta è il Magister Officiorum dell’imperium berlusconiano. All’ombra dell’Imperatore, ha saputo costruirsi la sua personale rete di potere parallelo, che gestisce tramite i canali vischiosi della diplomazia sotterranea. In questo, Gianni Letta assomiglia molto a quegli spregiudicati cardinali dall’intelligenza sulfurea, che gestivano il regno per conto del Re Sole nella Francia dell’ancien regime. Del periodo l’affettato sottosegretario abruzzese (è nato ad Avezzano nel 1935) sembra conservare il gusto per le ciprie e le acconciature scolpite, che conferiscono al personaggio quell’aspetto plastificato da museo delle cere. Dunque falso.
Ma l’intrigante Visir del Sultano è anche l’architetto dell’eccezione permanente, strutturata nel ricorso esasperato alle “ordinanze” immediatamente esecutive e sottratte ad ogni vaglio preventivo di costituzionalità. Prodotto naturale di questi moderni decretalia regi  sono  i commissari straordinari: i nuovi Federali nel regime delle emergenze che, con un accorpamento di poteri senza eguali, esautorano gli equilibri del controllo democratico, in nome dell’urgenza per decreto. Fedele sacerdote della teologia del ‘fare’, Letta ha consolidato la sua influenza tramite un sistema capillare di proconsolati: collettori di affari e centraline di collegamento che trasformano le istituzioni in protettorati personali.

IL PRANZO È SERVITO
 Anfitrione d’eccezione, Gianni Letta ha reso la buona tavola molto più di un momento conviviale… Il luogo ideale dove il ragno tesse i fili impercettibili della sua tela… Come negli antichi banchetti, l’aristocratico sottosegretario ha trasformato la mensa domestica in naturale prosecuzione della politica e occasione per accordi trasversali. Famose sono le cene romane di casa Letta. Famosissima la cena del giugno 1997 che imbrigliò nel cosiddetto “patto della crostataMassimo D’Alema: lo stratega fallito delle guerre perdute.
Ma il culto per i piaceri della cucina è anche, e soprattutto, una lucrosa tradizione di famiglia…
Condurre un’impresa commerciale non è mai cosa facile. Certo, se puoi contare su appalti blindati e canali privilegiati, il lavoro sarà molto più semplice… Di sicuro, ne sanno qualcosa alla Relais le Jardin: il giardino nel cuore del ragno, per vecchie abitudini che non cambiano.
Relais le Jardin, azienda specializzata nel catering di lusso, è la fortunata creatura della famiglia Ottaviani. Esponenti del generone romano, già proprietari dell’hotel Byron al quartiere Parioli, gli Ottaviani hanno consolidato parte delle loro fortune nel mercato della ristorazione. A dirigere l’attività della Relais sono i rampolli del casato, Stefano e Roberto, ma ai fondamentali rapporti istituzionali provvede la consorte di Stefano Ottaviani, ovverosia Marina Letta e quindi, per interposta persona, l’onnipotente papà Gianni. Non è un caso che il catering di famiglia si sia aggiudicato le più ricche commesse pubbliche degli ultimi 10 anni, dai vertici internazionali ai ‘Grandi Eventi’ confezionati su misura per le necessità della ditta.
Alla Relais è stata affidata la cura delle mense, per rifocillare gli augusti convenuti agli inconcludenti (ma costosissimi) summit diplomatici, che riempiono l’album fotografico del Sultano.
Nell’ordine:
Il sanguinoso G-8 di Genova  (2001).
Il pacchianissimo vertice NATO a Pratica di Mare (2002), dove Re Silvio illustrava agli ospiti le gesta di Romolo e Remolo. Per l’occasione, la Relais incassò 414.000 euro.
La Conferenza intergovernativa di Roma (2003), per la firma dei Trattati europei.
I vari congressi tenuti durante il semestre di presidenza italiana della UE.
Il G-8 2009 nella caserma di Coppito (AQ), il più costoso ed inutile della storia, per il quale la Relais le jardin ha intascato dalla Protezione Civile di Bertolaso, la modica cifra di un milione e 65 mila euro.
Ad ogni buon conto, gli affari sono strettamente legati alle entrature del premuroso papà Gianni, tanto da poter dire che dove c’è Letta c’è Relais le jardin.
Promotore delle Olimpiadi a Roma per il 2016 (un’altra ghiotta cuccagna per speculatori e palazzinari di ogni risma), reggente per il consiglio d’amministazione dei Mondiali di nuoto di Roma 2009 durante i quali molto si è data da fare la cricca Anemone-Balducci (15 impianti privati su 17 sotto sequestro per abusi), Gianni Letta è l’uomo dei grandi Circoli sportivi della Capitale: vere confraternite per la cogestione sotterranea del potere.

GOLDEN CLUB
 Tra le sue molte iscrizioni, Letta è socio del Circolo Canottieri Aniene. Si direbbe in ottima compagnia, visto che tra gli illustri tesserati ci sono: Vittorio Silvestri, revisore alla Corte dei Conti; Gianni Petrucci, eterno presidente del CONI; i costruttori della famiglia Toti e soprattutto Francesco Gaetano Caltagirone, suocero di Casini ed editore de Il Messaggero. Caltagirone, con partecipazioni azionarie all’ACEA (sarà lui a beneficiare della privatizzazione dell’acqua a Roma), dopo aver scaricato l’accoppiata Veltroni-Bettini che pure l’avevano ingrassato fin quasi a scoppiare, è diventato il grande sponsor del sindaco Alemanno. Ma nel circolo si possono incontrare anche Giulio Andreotti; Cesare Romiti e Luca Cordero di Montezemolo; Angelo Rizzoli e Carlo Toto; Gianni Alemanno e Andrea Ronchi. E fino a poco tempo fa, pure Marrazzo.
Presidente del Circolo Aniene è Giovanni Malagò, altro grande esponente del potere trasversale, al quale il buon Gianni è legato da antica amicizia.
Ebbene, per conto del CONI, la Relais gestisce il Bar del Tennis al Foro Italico.
Per conto della FNI (Federazione Italiana Nuoto) si è aggiudicata l’appalto per le forniture ai Mondiali di nuoto (Giugno 2009).
Per il Comune di Roma sotto la podestà di Alemanno, la Relais provvede ai pasti in Campidoglio e organizza i servizi del cerimoniale del Comune. Fornisce i servizi di catering e caffetteria ai Musei Capitolini (canone annuo: 80.000 euro). Rifornisce la Fiera di Roma, le Scuderie del Quirinale. È presente nei servizi all’Ippodromo delle Capannelle, e non manca nella ristorazione della tribuna d’onore dello stadio Olimpico. Ma provvede a gestire anche i 6 bar dell’Auditorium di Roma nel cui CdA, guarda caso, siede Gianni Letta.

I ricavi della società gestita dal genero di Letta in pochi anni hanno superato i 20 milioni di euro l’anno. Tutti sanno che i proprietari sono gli Ottaviani, ma le quote societarie oggi sono in mano alla Immobiliare Villa Miani 90, dal nome del palazzo di via Trionfale che ospita congressi dei politici di ogni schieramento. Impossibile sapere di chi è la società: si finisce in un dedalo di sigle anonime del Lussemburgo e di altri paradisi fiscali come Tortola e le Bahamas.”

 ‘No Letta No Party’
di Emiliano Fittipaldo
 L’Espresso – 26 febbraio 2010

Ispiratore e promotore delle ordinanze che trasformano la Protezione civile in un network di commissari proconsolari alle sue dirette dipendenze, Gianni Letta ha costruito attraverso la formula dei “Grandi Eventi” una ragnatela dalle mille opportunità. Testa di cuoio di questo progressivo scardinamento democratico, è il suo plenipotenziario alla Protezione Civile: Guido Bertolaso, “il Batman arrogante e litigioso dei cataclismi” (Massimo Falcioni), avviato verso l’empireo degli onnipotenti.

CHERCEZ LA FEMME
 La pioggia di miliardi che si è riversata nelle casse della nuova Protezione civile, sciolta da ogni controllo preventivo e con totale libertà di spesa, è una greppia troppo ghiotta, per starci lontano. Tuttavia, ci sono persone con le quali il felpato Letta evita accuratamente ogni contrasto, perseguendo le rodate vie della cooptazione condivisa, in vista dei comuni interessi. È il caso di Umberto Vattani, l’inamovibile presidente dell’ICE.
[Di Vattani & Family abbiamo già parlato QUI.]
Le fortune della Relais le jardin sono infatti strettamente correlate con la Triumph di Maria Criscuolo, general contractor negli eventi organizzati dalla Protezione civile. Insieme, le due aziende hanno creato il consorzio NEXXI e monopolizzano la quasi totalità dei servizi catering, legati ai meeting di Stato.
La Criscuolo, 48 anni, ex interprete dell’ambasciatore USA in Vaticano, insieme a Vattani ha gestito l’accoglienza al G-8 di Genova. Un’esperienza imprenditoriale che per l’intraprendente ambasciatore col pallino per gli affari si risolse in un crack colossale. Sulle gesta di Vattani potete leggere QUI e anche se purtroppo l’articolo originale non è più disponibile, qualcosa si può comunque recuperare…

«Le toghe rosse sono sempre in agguato. E, visto che Silvio Berlusconi è un osso duro, se la prendono con un pover’uomo come l’Ambasciatore Umberto Vattani che, dopo una carriera brillante e prestigiosa all’ombra di consolati e ambasciate, è ora alla guida dell’ICE, l’ente che sviluppa e promuove i rapporti economici e commerciali italiani con l’estero e l’Italia nel mondo. Vattani è un italiano vero: generoso, elegante, simpatico. Un infaticabile servitore dello Stato. Ai tempi del governo di centrosinistra, contribuì con grande fatica ad evitare che l’Italia avesse la grave seccatura di divenire membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. E durante il governo Berlusconi si prodigò in ogni modo per non informare l’allora ministro Frattini dell’uccisione di Quattrocchi in Iraq, mandandolo in diretta allo sbaraglio a “Porta a Porta” a negare il fatto mentre le agenzie di stampa avevano già battuta la notizia. Insomma, un uomo senza pari, anche se con molti dispari. Forse è per l’invidia degli uomini cattivi di cui è pieno il mondo che su quest’uomo tutto di un pezzo ogni tanto sono piovute accuse tanto ingiuste quanto infamanti. Una volta un tale insinuò in Parlamento che all’epoca del G8 di Genova, Vattani, gestore dell’evento, affidò ad un semisconosciuto armatore greco-genovese, Georges Poulides, l’appalto per le navi che ospitarono 7 degli 8 grandi della terra, per un costo per lo stato di 6 miliardi e mezzo di vecchie lire, e casualmente subito dopo fondò assieme a lui una Fondazione (la “Fondazione festival”) per l’organizzazione di eventi mondani e di crociere di lusso. Purtroppo l’iniziativa naufragò miseramente con un crack da 800 milioni di euro, 300 lavoratori licenziati, 260 imprese non pagate per le forniture, una ventina di banche con crediti non saldati, migliaia di turisti che ancora chiedono (sfrontati!) il rimborso degli anticipi versati. Tutte calunnie, naturalmente. Ma le calunnie sono come le ciliegie: una tira l’altra. E così, ecco il nostro povero ambasciatore coinvolto in un’inchiesta della procura di Potenza su una cordata di imprenditori associati nell’iniziativa E-noi, con la quale si voleva commercializzare il gas tunisino in Italia. Nel corso delle indagini, violando la sacrosanta privacy di tanti onesti cittadini, furono disposte numerose intercettazioni che nominavano Umberto Vattani, allora segretario generale della Farnesina, riguardo presunti favori e relativi compensi. Umberto Vattani naturalmente non conosceva nessuno di questi signori, anche se li incontrò – ovviamente per puro caso – il 20 febbraio 2003 all’Harry’s Bar di Via Veneto. Dando credito a queste calunnie infamanti quel pazzo comunista del Pm Woodcock aveva chiesto addirittura l’arresto del povero ambasciatore-martire. Per fortuna, il giudice per le indagini preliminari respinse la richiesta di arresto e passò tutto l’incartamento nelle nebbie della procura di Roma. Fu proprio durante l’indagine sul gas tunisino che i finanzieri del Gico ebbero l’autorizzazione di intercettare le conversazioni telefoniche del nostro povero ambasciatore. Una indegna intrusione nella privacy di quest’uomo retto e tutto di un pezzo. Questi ficcanaso registrarono qualche piccola, breve e insignificante telefonatina. Precisamente 264 telefonate per una durata complessiva di 52 ore e 26 minuti, con un costo di circa 25 mila euro, fatte da Umberto Vattani, sempre come Segretario generale del Ministero degli Esteri verso gli uffici di Bruxelles. Il nostro ambasciatore aveva lavorato in quegli uffici, e ne serbava un ricordo meraviglioso. Per questo telefonava “a spese dello Stato più volte e a qualunque ora, anche di sera tardi e nei giorni festivi” ad una gentile signora che lavorava in quell’ufficio: per ricordare con lei i bei tempi andati. Purtroppo le donne italiane sono belle, ben odoranti e benvestite, ma non sempre gradiscono le offerte dei cavalieri. La signora non cedeva, e Vattani continuava a telefonare. E quegli insensibili dei sostituti procuratori Angelo Antonio Racanelli e Giuseppe De Falco ne chiesero il rinvio a giudizio: perché “l’alto funzionario della Farnesina avrebbe abusato della relazione d’ufficio per compiere le telefonate per motivi libidinosi e quindi biasimevoli“. La signora, sentita dai magistrati in istruttoria, si rivelò effettivamente un po’ infastidita dalla continue chiamate dell’ambasciatore. Ma si sa come siamo noi italiani: l’uomo è cacciatore e ha il diritto di chiedere. Quindi, il GUP decise di archiviare l’accusa per molestie. Che per discolparsi disse “da una semplice lettura delle conversazioni risulta la mancanza di qualsiasi costrizione e il tono assolutamente scherzoso delle telefonate stesse”. Le telefonate c’erano, ma erano un innocente scherzetto. E poi, come dice un vecchio detto, Ambasciator non porta pene! Il GUP però non archiviò le accuse per peculato e rinviò a giudizio il povero Vattani: perché le sue telefonatine l’Ambasciatore avrebbe almeno dovuto farle a sue spese. La storia non finì qui. Gianfranco Fini, allora ministro degli esteri, saputo del coinvolgimento dell’alto funzionario in questa vicenda, e anche se era sicuro della buona fede di Vattani, decise a malincuore di prendere i “provvedimenti del caso“. Impietosito dal fatto che si trattava pur sempre di un bravo ed onesto padre di famiglia (i bravi italiani tengono sempre famiglia), e soprattutto pensando che dalle escort all’export la differenza non è poi molta, il “provvedimento del caso” fu la decisione di nominare l’ambasciatore rinviato a giudizio per peculato alla presidenza dell’Istituto per il Commercio Estero. Il nostro povero ambasciatore come tutti gli innocenti, in questi anni ha cercato di difendersi dalle false accuse costruite ad arte contro di lui dalle toghe rosse. Ha dimostrato, ad esempio, che è normale che i diplomatici all’estero facciano un po’ di confusione con l’imputazione delle spese, e che comunque lui, con grande rettitudine, le aveva rimborsate. Solo che – forse per la troppa ansia di dimostrare la sua innocenza – portò in procura la documentazione dell’avvenuto pagamento di 11.650 euro per telefonate che nulla centravano con il caso in questione. Mettendo nei guai anche un altro povero innocente, il capo contabile della sede diplomatica di Bruxelles, Bernardo Salaparuta, incriminato a sua volta per falso e favoreggiamento nei confronti di Vattani perché secondo la procura “i tempi dei pagamenti non corrispondevano, erano stati fatti quando già le indagini erano partite”. Una coincidenza, naturalmente, ma i magistrati comunisti non ci hanno voluto credere. Vattani comunque, incurante del processo e con la coscienza limpida di chi nulla deve temere, ha continuato a portare l’immagine dell’Italia nel mondo: un plurindagato, in attesa di giudizio, guascone e cacciatore di belle donne. Insomma, un perfetto italiano degli anni 2000. Nel frattempo ha lavorato alacremente sulla vicenda dell’Expo 2015 e, da bravo italiano che si rispetti, ha avuto l’immensa soddisfazione dell’importante incarico assegnato ad un ragazzo di nome Mario Andrea Vattani, uno che chiama l’ambasciatore Umberto Papy, e che Gianni Alemanno ha nominato, per la modica cifra di 488 mila euro annui, Consigliere Diplomatico per le relazioni internazionali del Sindaco di Roma


La TRIUMPH è una srl che organizza eventi a livello internazionale ed è attiva sul mercato dal 1986, quando la società si occupava della ristorazione nei convegni di medicina per poi specializzarsi in comunicazione promozionale e grandi eventi. Ciò vuol dire che la Criscuolo, che si definisce “imprenditore di prima generazione”, ha avviato la sua attività poco più che ventenne. Lei stessa la racconta così:

Ho iniziato 21 anni fa nel mondo dell’organizzazione degli eventi e della comunicazione, oggi presiedo un gruppo che è presente in Italia, in Belgio e in Cina, che si occupa di comunicazione intesa come comunicazione integrata, nel senso che all’interno del gruppo ci sono una serie di realtà aziendali che vanno dal mondo dell’organizzazione congressuale, al mondo della comunicazione intesa come comunicazione di prodotto, a tutta quanta l’organizzazione di eventi istituzionali, quelli che magari si vedono in televisione, quali il G8, il vertice della NATO, il semestre di presidenza. Fino ad una compagnia di viaggi che fa prevalentemente incentivazione, dunque nella realtà è una incentive house per aziende e a un quarto settore, assolutamente importante, che oggi è anche molto di moda, che è quello della promozione integrata tra la promozione di prodotto e la produzione territoriale, quello che noi diciamo oggi ‘promuovere il made in Italy’, che sarebbero più realtà insieme.”

  (23 agosto 2007)

E che è prerogativa di Umberto Vattani (aggiungiamo noi). Con un centinaio di dipendenti la società fattura circa 28 milioni di euro all’anno. Una parte davvero cospicua dei guadagni arriva però con le commesse della Protezione civile, tant’è che al famoso vertice a Pratica di Mare (27/05/2002), la Triumph si porta a casa la bellezza di 7 milioni 45 mila euro soltanto per le attività connesse all’organizzazione, gli allestimenti, la ristorazione, le fotocopiatrici, gli interpreti. E ne rigira 414.000 alla RLJ degli Ottaviani. Nel recente G-8 de L’Aquila, pare che le due società si siano ritagliate un milione a testa. Naturalmente, tutti gli appalti avvengono per assegnazione diretta e senza gara.
Soprattutto, il Gruppo Triumph naviga nell’orbita della Compagnia delle Opere, braccio economico di Comunione e Liberazione. E proprio i favori a CL sono costati a Letta, nel novembre 2008, una denuncia per turbativa d’asta e truffa aggravata, in merito alla fornitura di pasti ai centri di prima accoglienza per gli immigrati richiedenti asilo.

Il Caso FIORI
 Tra i protege di Letta e Bertolaso c’è sicuramente Marcello Fiori, 50 anni, attualmente dirigente presso la Presidenza del Consiglio. Le fortune di Fiori conoscono una svolta per grazia ricevuta, in concomitanza col Giubileo del 2000. Successivamente, approda nei munifici uffici della Protezione a guida Bertolaso, fino a diventare responsabile dell’Ufficio Emergenze.
Nel febbraio 2009 (ordinanza n. 3742) Bertolaso lo fa nominare “Commissario delegato per la realizzazione di interventi urgenti e necessari per il superamento di grave pericolo in atto nell’area archeologica di Pompei”. La carica prevede deroghe amplissime al codice degli appalti e dei regolamenti urbanistici, con un portafoglio già stanziato di 40 milioni di euro. Sono tutti soldi sottratti al ministero dei Beni Culturali ed alle Sovrintendenze archeologiche. Ma gli obiettivi sono fumosi e privi di indirizzo, a parte caldeggiare l’ingresso dei privati nella gestione del patrimonio culturale nazionale. E in tale prospettiva, l’iniziativa può essere riconducibile ad un più ampio programma di privatizzazione, che non riconosce ai beni artistici nessun valore se non quello d’uso.
Il 30/07/09 i poteri del Proconsole vengono ulteriormente ampliati con l’ordinanza 3795 che esautora di ogni funzione le Sovrintendenze di Pompei e di Napoli, “per il superamento della situazione di emergenza” che (opportunamente) continua a restare indefinita. Per questo, dopo più di un anno e svariati milioni già spesi, viene istituita una ‘Commissione d’indirizzo’ dalla quale vengono escluse le sovrintendenze!
È una sorta di esperimento in progressione, che continua tutt’ora: militarizzazione del territorio, discontinuità democratica, prosciugamento delle prerogative degli enti territoriali, eccezione normativa.
Marcello Fiori è il tipico esponente di quella rete trasversale, che troppo spesso incrocia il cammino del Cicoria e degli ex Margheriti

Fiori ha una laurea in lettere e nessuna esperienza con alluvioni e terremoti. Un passato di portavoce dell’Acea, l’Azienda elettrica di Roma, nel 2007 è segretario generale del ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni.
Il suo nome appare il 22 marzo 1999 in una lettera di raccomandazione firmata da Francesco Rutelli, di cui allora è vice capo di gabinetto. Il sindaco-commissario per il Giubileo chiede al segretario generale della presidenza del Consiglio, Paolo De Ioanna, di affidare a Fiori l’incarico «di coordinare le attività nell’azione di lotta al degrado ambientale, ai fini della salvaguardia del decoro nella città di Roma». Sospinto da Rutelli e Bertolaso, farà strada. Fino ai rifiuti di Napoli. Prima però Fiori diventa responsabile dell’ufficio emergenze della Protezione civile. La notte del 26 dicembre 2004 la sala operativa di via Vitorchiano lo sveglia per avvertirlo del fortissimo terremoto registrato dai sismografi di tutto il mondo e del successivo maremoto. Dove? In Indonesia, rispondono dalla sala operativa. Va bene, buona notte.
Qualche ora dopo Gianni Letta, chiamato dal ministero degli Esteri, butta giù dal letto Bertolaso che ancora non sa nulla. La regola prevede che sia il capodipartimento ad informare il governo. Questa volta succede il contrario. Ci sono migliaia di turisti italiani ed europei di cui non si hanno più notizie. Bertolaso vuole fare tutto da solo. Gestisce i soccorsi e i 16 milioni e 156 mila euro raccolti dagli italiani con l’idea degli sms. Snobba perfino il ministro degli Esteri. Il capo della Protezione civile fa decollare due Canadair del servizio antincendio, Can 23 e Can 24. Sono aerei inadatti alle operazioni di lungo raggio. Non superano i 365 chilometri orari di velocità e le 6 ore di autonomia. Quanto tempo impiegano per arrivare in Sri Lanka lo racconta una scheda sul sito della presidenza del Consiglio: «Partiti dall’Italia il 31 dicembre e arrivati a destinazione dopo quattro giorni di volo». L’aereo è progettato per scaricare acqua. Non ha spazio per trasportare materiali. Così a ogni missione vengono recapitate soltanto 6 tende. Alla fine i piloti accumulano 452 ore di volo di cui 59 ore per distribuire soltanto 250 tende. Al costo di esercizio di un Canadair: 14 mila euro l’ora. Guido Bertolaso non parla mai più del dovuto. Quando davanti al consiglio comunale della Maddalena un rappresentante del Pdl critica i metodi di affidamento degli appalti, lui lo interrompe: «Lei è pregato di misurare le parole… Io posso anche fare direttamente degli esposti alle autorità competenti, per le affermazioni ingiuriose nei confronti di un rappresentante del governo. Sia ben chiaro»

 Protezione Civile Super S.p.A.
 Fabrizio Gatti
 L’Espresso, n. 52 del 29 dicembre 2009

Il demenziale utilizzo dei Canadair in trasvolata continentale, non è una boutade legata alla tragicità comica del caso, perché l’impiego dei CL-145 costituisce un aspetto importante nel business dei protetti di Letta e un capitolo di spesa fondamentale nei bilanci della Protezione Civile, ridotta a braccio armato di questo  nuovo potere oligarchico.
È un argomento del quale torneremo ad  occuparci  quanto prima…

 Continua.

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L’UOMO CON LA TUTA

Posted in Business is Business, Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 febbraio 2010 by Sendivogius

Forse ho avuto troppa fiducia nei confronti di certe persone e qualche cosa può essere sfuggita…
E’ chiaro che abbiamo dovuto correre e quindi non sono forse stato in grado di controllare puntualmente, giorno per giorno, tutte quelle che erano le attività che dovevano essere portate avanti…
In questo contesto qualcosa può anche essere stata fatta male
…”
  Guido Bertolaso (12/02/2010)

Ciò accade perché il dott. Bertolaso, nel duplice ruolo di capo-dipartimento della Protezione Civile e sottosegretario di Governo, è stato sovraccaricato da una serie infinta di mansioni talmente vaste che, per essere espletate tutte, richiederebbero come minimo un esercito di cloni, o un Eracle redivivo ed un aedo per declamare in versi cotali gesta.
Si tratta di un’investitura totale, su tutti i fronti dell’emergenza (vera o presunta tale) dilatata a prassi organica di governo e di intervento, senza limiti di spesa né di azione: “dalle leggi sulla trasparenza, sui requisiti dei contratti, sulla concorrenza, sugli appalti, sulla pubblicazione dei bandi, sugli avvisi, sugli inviti, sulle verifiche archeologiche, sulle varianti, sui termini, sulla selezione delle offerte, sull’adeguamento prezzi, sulla progettazione”.
Si parte dalle calamità naturali (terremoti, frane, alluvioni) per arrivare alla mondanità dei “Grandi Eventi”, attraverso l’uso e l’abuso del carattere d’urgenza: dagli eventi sportivi alle celebrazioni religiose, fino ai viaggi del papa; dalla viabilità stradale ai trasporti… Sono ‘eventi’ ampiamente previsti che poco o nulla c’entrano con la gestione dell’emergenza, ma che molto hanno a che fare con i cordoni della borsa, con l’immancabile corollario di piccole e grandi opere da realizzare.
Dalla  nomina di Bertolaso a capo della Protezione Civile, fino al gennaio del 2010, la presidenza del Consiglio ha emesso 620 “ordinanze emergenziali”, di cui solo una parte riferita a calamità naturali, con una spesa complessiva intorno ai 10 miliardi di euro.
Nel solo 2009, le opere d’emergenza sono state 78.
Non male per un Paese in recessione, che lascia milioni di disoccupati senza nessuna copertura economica, che distrugge la scuola pubblica e privatizza anche l’acqua pur di fare cassa!
Facciamo alcuni esempi…

Cerimonie religiose:
 19 Aprile 2002. Canonizzazione di Padre Pio
 24 Luglio 2002. Canonizzazione di José Maria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei
 1 Ottobre 2003. Beatificazione di Teresa di Calcutta
 22 Aprile 2008. Anno giubilare Paolino
A questi si aggiungono l’incontro nazionale dell’Azione cattolica a Loreto con il papa (2004), i funerali del papa nel 2005 e l’incontro a Loreto (nel 2007) col nuovo papa Benedetto XVI. le celebrazioni per il 400° anniversario della nascita di San Giuseppe da Copertino, in provincia di Lecce, avvenute recentemente. La relativa copertura finanziaria per i capitoli di spesa è stata affidata alla Protezione Civile, con un apposita ordinanza “emergenziale” (la n.3356) data l’eccezionalità dell’evento. E sempre alla Protezione Civile verranno affidati i fondi per il Congresso Eucaristico nazionale, previsto ad Osimo (Ancona) dal 4 all’11 settembre 2011, che costerà al pubblico erario l’esborso di qualche altro centinaio di milione di euro, tramite i soliti appalti riservati e senza gara, come sempre a cura della Protezione Civile.
Per la serie “libera Chiesa in libero Stato”..!

Competizioni sportive:
Torino, 19 Giugno 2005. Giochi Olimpici invernali.
Roma, 14 Ottobre 2005. Campionati di nuoto.
Inoltre ci sono stati i mondiali di ciclismo (Varese 2008), i “Giochi del Mediterraneo” a Pescara (2009), i mondiali di nuoto per “Roma 2009”, le regate della “Vuitton Cup” in Sardegna (2009-2010) ed a Trapani (2007).
Sono previsti interventi futuri nel caso delle eventuali Olimpiadi a Roma e  per  quella grande pagliacciata della F.1 nel neo-circuito dell’EUR.

Viabilità ordinaria:
 Cantieristica per l’ammodernamento dell’autostrada A3 Salerno-ReggioCalabria
 Asfaltatura delle strade e costruzione delle rotonde a Varese e dintorni per i mondiali di ciclismo nel 2008
 Regolazione del traffico a Napoli e, dulcis in fundo, del transito di gondole e vaporetti a Venezia

Il dipartimento della Protezione civile è impegnato anche nella gestione degli appalti per l’Expo di Milano nel 2015 e competente per il cosiddetto “Piano carceri” con la realizzazione di nuovi edifici di edilizia carceraria, senza dimenticare le costruzioni per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (2011).

Questo avviene perché le prerogative della Protezione Civile sono state estese a tal punto da diventare onnicomprensive, con l’accorpamento delle competenze e l’abuso delle deleghe straordinarie, nella figura unica del capo-dipartimento. A quest’ultimo sono stati attribuiti enormi poteri decisionali, rimessi a criteri discrezionali svincolati da ogni controllo, secondo il principio di necessità regolato in esclusiva dall’emergenza del momento cogente.
E in nome dell’eccezione permanente ci si immunizza dalla legge… Si firmano ordinanze, si fanno scelte inderogabili, si impongono direttive in deroga alla normativa vigente nell’eccezionalità della regola.

«Oltre alle frane, agli incendi, ai terremoti e alla “monnezza” napoletana, furono emergenziali nei mesi scorsi i lavori per oltre 300 milioni affidati in molti casi a imprese «amiche» per il G8 della Maddalena, alfine trasferito a L’Aquila. E lo furono anche i mondiali di nuoto, insieme alle gare calcistiche, ai party di Stato, ai viaggi del Papa, alle regate veliche, al traffico di gondole in laguna, agli alberghi di lusso, agli scenari di cartapesta, come quello che approntò personalmente il premier con reminiscenze dell’antica Roma e che a Pratica di Mare lasciò interdetta l’intera diplomazia internazionale convenuta al vertice Nato-Russia.
Nel paese di B&B, la perfetta coppia Berlusconi & Bertolaso benedetta da Gianni Letta, tutto è ormai emergenza…
(…) Negli anni del berlusconismo, dalla cultura dell’emergenza è scaturita una sorta di scienza del potere incontrollato in deroga a tutte le norme di legge, un blocco di potere indistruttibile, segreto, libero da regole, che in meno di un decennio ha speso come ha voluto qualcosa come 10 miliardi di euro e che si appresta a spenderne molti altri per la “Louis Vuitton World Cup”, prevista la prossima primavera alla Maddalena per tentare di giustificare i 327 milioni già bruciati, per il piano straordinario delle nuove carceri lanciato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, per gli ospedali calabresi e chissà per quale altra opera emergenziale che si aggiungerà alle 78 deliberate per decreto nel corso del 2009.»

  Il Grande Regno dell’Emergenza
  Alberto Statera
  La Repubblica (11-02-2010)

Il commissario straordinario dell’eterna emergenza è sempre lui, Guido Bertolaso.
Super-Guido vanta una parentela importante col cardinale Camillo Ruini, che lo introduce nel sottobosco del potere democristiano… dal divo Giulio, fino a mettersi sotto la cappella protettiva di Gianni Letta: gentiluomo di Sua Santità e ombra intrigante del Cavaliere. Sacro e Profano.

«Fu Giulio Andreotti a mettere gli occhi su di lui. Mentre l’Unicef gli proponeva di ritornare in Somalia, il ministro degli Esteri gli offrì di entrare nel settore della cooperazione come capo dell’assistenza sanitaria dei Paesi in via di sviluppo. Bertolaso restò alla Farnesina finché vi rimase il divo Giulio (‘un maestro’). Un passaggio agli Affari sociali come capo di gabinetto. Poi lo chiamò la giunta di Roma guidata da Francesco Rutelli: doveva far girare la macchina dell’ospedale Spallanzani. Tempo un anno e il sindaco Rutelli gli mise in mano l’organizzazione del Giubileo del 2000.
(…) Fu la sua grande vetrina. Gianni Letta lo prese sotto la sua ala. E nonostante avesse collaborato alla campagna elettorale di Rutelli, nel 2001 Silvio Berlusconi lo piazzò a capo del Dipartimento della protezione civile. Dal Divo al Piacione al Cavaliere: un tragitto pieno di svolte a “U” destinato a proseguire, perché Bertolaso continuò a indossare la tuta con gli stemmi tricolori anche sotto Romano Prodi. E il regista delle emergenze diventa un personaggio popolare.
(…) Le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, l’esercito di volontari gli obbediscono compatti. Un uomo-ovunque, un giocatore a tutto campo»

  Stefano Filippi – 8 aprile 2009

Medico specializzato in malattie tropicali, il dott. Bertolaso sembrava avviato ad una brillante carriera tra la Farnesina e l’Unicef. Infatti, le sorti progressive e magnifiche di Guido alla Protezione civile cominciano tardi, nel 2001, ad eccezione di una breve parentesi sotto il governo Prodi (1996-1997). La sua grande occasione arriva con l’indulgenza plenaria dell’anno 2000, quando viene nominato vice Commissario vicario per il Grande Giubileo. In tale circostanza, il super-Guido si conquista l’appoggio interessato dell’allora sindaco di Roma: Francesco Rutelli, l’ex tutto all’epoca conosciuto come “Er Piacione” prima che in seguito ad una dieta radicale venisse ribattezzato “er Cicoria”.
Sempre durante il Giubileo del 2000, Bertolaso conoscerà un altro compagno di viaggio che lo affiancherà a lungo negli anni felici alla Protezione civile; si tratta di Angelo Balducci, anche lui Gentiluomo di Sua Santità, nelle grazie del cardinale Crescenzio Sepe.

URBI ET ORBI
  Chiamato a fronteggiare le più svariate calamità per conto della Protezione Civile, tanto per non restare indietro, il supercommissario Bertolaso monitorizza pure l’attività lavica dei vulcani delle Eolie e controlla le aeree marittime di Lampedusa, fino ai rischi connessi all’inquinamento bio-nucleare. A tempo perso, dovrebbe occuparsi altresì di archeologia e patrimonio culturale…
Su proposta dell’evanescente ministro-poeta Sandro Bondi, nel 2008 super-Guido viene nominato commissario straordinario per l’area archeologica di Pompei e, già che c’era, pure per quella romana: dagli scavi di Ostia antica al complesso dei Fori, contro l’opinione delle soprintendenze di competenza, del Consiglio superiore dei beni culturali, e di quattromila fra professori universitari e studiosi italiani e stranieri. Lo zio Fester-Bondi capisce di arte come un criceto di elettrotecnica… e questa non è una colpa. Il dramma è quando i lacché di Palazzo diventano ministri per i servigi prestati nel boudoir di corte.
A dire il vero, al mitico Guido è stata delegata anche la messa in sicurezza degli edifici scolastici, specialmente dopo il crollo della scuola di Moncalieri. Ma poi i fondi stanziati pare abbiano prese altre direzioni… Evidentemente la vita degli studenti non è una priorità.

PROTEZIONE CIVILE S.p.A.
  La vastità degli incarichi conferiti a Bertolaso deve esser sembrato ancora troppo poco perché insieme a Gianni Letta, gran ciambellano di corte e suo principale protettore politico, si fa promotore (per interposta persona) dell’ennesimo decreto-legge (DL 195 del 30/12/09) di marca governativa, che estende a dismisura i poteri già ampiamente concessi al capo della Protezione Civile.
Salvo le annunciate modifiche, l’Art.16 prevede la costituzione di una super-struttura alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi), che in sacra trimurti col suo Segretario generale (Gianni Letta) e col Capo Dipartimento (Guido Bertolaso), nomina il consiglio di amministrazione della nuova S.p.A e decide insindacabilmente sulle politiche di indirizzo e sugli interventi strategici, come se la Protezione Civile fosse una sua personale creatura aziendale.

 Art. 16,1:  Al fine di garantire economicità e tempestività agli interventi del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per lo svolgimento delle funzioni strumentali del medesimo Dipartimento è costituita una società per azioni d’interesse nazionale denominata: «Protezione Civile servizi S.p.A.», con sede in Roma.

 Art. 16,2:  Il capitale sociale iniziale della Società è stabilito in un milione di euro ed i successivi eventuali aumenti del capitale sono determinati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Le azioni della Società sono interamente sottoscritte dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che esercita i diritti dell’azionista e non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi. 

 Art. 16,3:  La Società, che e’ posta sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della protezione civile ed opera secondo gli indirizzi strategici ed i programmi stabiliti dal Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo del Dipartimento nazionale della protezione civile, ha ad oggetto lo svolgimento delle funzioni strumentali per il medesimo Dipartimento, ivi compresa la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche, e ferme restando le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la progettazione, la scelta del contraente, la direzione lavori, la vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, nonche’ l’acquisizione di forniture o servizi rientranti negli ambiti di competenza del Dipartimento della protezione civile, ivi compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socio-economico-ambientale

È un fiume inesauribile di denaro pubblico in libero deflusso. In nome della tempestività di intervento e sblocco dei cantieri, si svuotano progressivamente le funzioni dei Comuni e degli Enti locali. Si depotenziano gli organismi di vigilanza e si allentano i controlli. Si umiliano le Sovrintendenze archeologiche. Ci si sovrappone alle strutture di competenza già esistenti: ANAS; Capitanerie di Porto; Croce Rossa; Vigili del Fuoco; Esercito e forze di Polizia…
Tutto il possibile nelle mani di uno solo che dovrebbe valutare, decidere, assegnare, controllare e pagare… È Guido Bertolaso, il commissario straordinario pluridelegato che ogni cosa gestisce.
La Protezione Civile tramutata in protettorato personale del Presidente del Consiglio, sotto il proconsolato di Bertolaso, emanazione e braccio operativo dell’Imperatore.

“Bertolaso ha trasformato la Protezione civile in una macchina per creare consenso. Anche tra gli imprenditori. Basta leggere i bilanci della società privata che dal 2001 in poi ha vinto tutti i principali appalti per l’organizzazione finale dei grandi eventi. È una srl con appena 35 mila euro di capitale. Si chiama Gruppo Triumph e ha sede a Monte Mario a Roma.
A capo del gruppo c’è una ex interprete dell’ambasciatore Usa in Vaticano, Maria Criscuolo, 47 anni, ben addentro al potere. Dal centrodestra al centrosinistra. Da Gianni Letta a Walter Veltroni. E anche nella Santa Sede. Maria Criscuolo guadagnava bene già nel 1994, con un fatturato in lire equivalente a 632 mila euro. Spiccioli rispetto a quanto fattura ora: 28 milioni 32 mila 705 euro, secondo i bilanci 2008 delle sue società a responsabilità limitata. Guido Bertolaso non bada a spese quando c’è da fare bella figura. Per il vertice Nato-Russia del 27 maggio 2002 a Pratica di Mare, alle porte di Roma, la Triumph di Maria Criscuolo incassa dalla Protezione civile 7 milioni 45 mila euro soltanto per le attività connesse all’organizzazione, gli allestimenti, la ristorazione, le fotocopiatrici, gli interpreti. Per preparare i due giorni di incontri, a cui partecipano Vladimir Putin e George Bush, il dipartimento di Bertolaso firma contratti per 36 milioni 284 mila euro. E nel resoconto non mancano cifre curiose. Come i 74 mila euro per il «facchinaggio da Pratica a Castelnuovo e trasporto statue»: 69 chilometri al costo di 1.072 euro a chilometro. Oppure il milione di euro per il taglio di prato e siepi, i 662 mila per la «riqualificazione del circolo ufficiali», i 21 mila per la «pedana per giornalisti», i 457 mila per la «consultazione dei notiziari di agenzia», i 42 mila per gli «annunci viabilità», i 17 mila per la stampa di menù e inviti.”

Protezione civile Super SpA
Fabrizio Gatti
L’Espresso, n. 52 del 29 dicembre 2009

E mentre migliaia di volontari si spaccano la schiena su e giù per l’Italia, consumando le proprie ferie al servizio del prossimo, ai vertici del Dipartimento si lavora per trasformare la struttura in un bulldozer del consenso organizzato e della clientela strutturale, a servizio permanente dei ras della politica.
Le anomalie nella gestione del Dipartimento ed il relativo abuso delle ordinanze sono talmente abnormi da suscitare critiche spietate, persino dove meno te le aspetti…

«C’è una vera e propria dittatura in atto. Una dittatura senza un dittatore in carne e ossa, certo. Ma comunque pericolosa, invasiva, ossessiva, opprimente e asfissiante come tutte le vere dittature. È la dittatura dell’emergenza. Un potere totale che, come previsto da George Orwell, conquista le coscienze, ruba le speranze, annulla il futuro e incatena a un infinito presente senza storia, senza passato e senza prospettive. È una dittatura psicologica, tutta culturale, che prende il via dalle cronache quotidiane dei giornali e, soprattutto, dei telegiornali: emergenza caldo, emergenza freddo, emergenza umidità, acqua alta, siccità, emergenza stupri, emergenza scippi, criminalità, immigrazione, emergenza traffico, emergenza buche, influenza, inquinamento e così via.
Una dittatura che, come in uno stato totalitario, uniforma tutto a se stesso e fa diventare tutto emergenza, anche ciò che emergenza non è: anche se sono problemi atavici (c’è chi parla di emergenza mafia!) o al contrario, se sono piccoli preoccupazioni di tutti i giorni. Lo sanno bene gli uffici comunali che sono invasi dai fax della protezione civile: ogni giorno ha la sua emergenza, fosse anche quella della pioggia, o della nebbia…E le leggi si fanno solo in nome dell’emergenza.
(…) Non c’è dittatura che si rispetti senza l’esaltazione della DECISIONE. E non può esserci decisione senza EMERGENZA. Tutto si tiene, in un sistema di pensiero che annulla l’argomentazione, i dubbi, le proposte. In un sistema assolutista che con l’illusione della sicurezza fa sentire, in realtà, tutti più insicuri. Perché, sempre, in emergenza.
E allora corri… Scappi da un’emergenza che non ricordi più quale sia. Che non ricordi più se esista veramente. Corri dietro a un flauto maligno e magico che ti farà cadere dentro il burrone di una vita appaltata a un potere che non conosci, anche se vive dentro di te. A un potere che trasforma la vita in problema, il problema in paura, la paura in terrore. È un potere che, grazie al terrore, incatena gli individui senza che se ne rendano conto. Senza che nessuno possa più ribellarsi.»

 Contro la dittatura dell’eterna emergenza
  di Filippo Rossi
  FareFuturo Webmagazine – 16/02/2010

È un immenso carniere, consacrato ai riti dell’abbondanza, prodigo di opportunità e appalti, per i quali la cassa dei finanziamenti è sempre piena.
Però, a caricare troppo la griglia, la carne cuoce male ed alla lunga puzza.
Poiché Guido Bertolaso non ha il dono dell’ubiquità per affrontare la pletora di responsabilità direttive accumulate ad libitum, è normale che nelle maglie di un sistema dalla natura ‘gelatinosa’ si introducano predatori di tutte le taglie, attratti dall’abbondanza di cibo.
Tuttavia, il mitologico Guido, sovrastimando il suo ruolo, deve essere davvero convinto di appartenere agli X-Men o di avere almeno qualche superpotere. E credendosi Coriolano proietta sé stesso nel pantheon degli eroi incompresi…

Rendere lo Stato efficiente non è un’anomalia (…) Per questa ragione non avevo proprio nulla da comunicare al Presidente del Consiglio. Avrei dovuto chiedergli che mi concedesse di rinunciare alle uniche norme che consentono di operare con efficacia, come ho dimostrato in questi anni. Per quale ragione? Per restare fermo a tempo indeterminato, in attesa che il Parlamento affrontasse il problema della capacità di decidere e fare delle Amministrazioni?
 Guido Bertolaso (15/02/2010)

In teoria, sarebbe la prassi prevista per la normale dialettica democratica, nell’equilibrio dei poteri istituzionali e nel rispetto delle regole… Ma tant’è!

Mi sono battuto sempre perché la competenza della Protezione Civile fosse propria del Presidente del Consiglio dei Ministri, risolvendo in questo modo il problema di evitare, nei tempi dell’emergenza, di affidarsi a forme di ‘coordinamento senza potere’ esercitate da un ministro pari grado di altri ministri.
Guido Bertolaso (15/02/2010)

Forse qualcuno dovrebbe spiegare a Guido Bertolaso che lui NON è la Protezione Civile, ma solo un funzionario della medesima.
Forse i suoi intimi dovrebbero consigliargli un bravo specialista, che lo aiuti a contenere le ipertrofie del suo Ego incontentabile ai limiti della mitomania.
Forse bisognerebbe convincere l’onnipotente sottosegretario che l’universo ha da tempo trovato il suo centro e, incredibilmente, continua ad espandersi anche senza il fondamentale contributo di super-Guido: il messia delle sciagure seduto alla destra del papi.

UNA GRANDE FAMIGLIA
  È un vero peccato che il povero Guido Bertolaso sia sempre oberato di lavoro e investito da così tante responsabilità, da non curarne nessuna. Altrimenti avrebbe potuto notare l’intraprendenza nepotista dei suoi più stretti collaboratori, a partire proprio da quell’Angelo Balduccisoggetto attuatore”. E scoprire che da 8 anni a questa parte gli appalti più golosi vanno sempre nelle tasche dello stesso risicato grumo di aziende.
Se avesse avuto più tempo (e meno fregole), invece di andare a dispensare pagelle ad Haiti, il superman prestato alla Protezione si sarebbe potuto interrogare sull’entità dei costi, sulle fatture gonfiate, e sull’effettivo valore delle opere realizzate in Italia.
Per esempio, avrebbe potuto porsi qualche piccolo interrogativo sulla ANEMONE Costruzioni, che sembra correre indisturbata su una corsia preferenziale di favori e prebende senza eguali…

In seguito all’ordinanza attuativa n.3275 del governo Berlusconi in data 23/03/2003, Guido Bertolaso diventa commissario ‘straordinario’ (of course!) per l’emergenza SARS e la minaccia Antrace.
Per fronteggiare gli ipotetici rischi di contaminazione, viene deciso il rafforzamento delle strutture dell’Istituto di Ricerca e Cura malattie infettive dell’ospedale “Lazzaro Spallanzani” di Roma. Il super-commissario Bertolaso dispone la realizzazione di un laboratorio per la messa in quarantena e per l’isolamento patologie ad elevatissimo contagio e le insidie bioterroristiche. L’appalto di costruzione viene affidato, senza gara, ad una oscura impresa di Grottaferrata: la ANEMONE Srl. Costo dell’opera: 80 milioni di euro. A tutt’oggi l’edificio non è mai stato consegnato.

Dal 2004 al 2009, fino al tripudio affaristico del mancato G-8 sardo, parte degli appalti fiduciari della Protezione Civile sotto il comando di Bertolaso vengono sistematicamente affidati alla: COGECAL; Maddalena scarl; Arsenale scarl; Imatec scarl; Nuove Infrastrutture Srl; REDIM 2000 srl… Sono tutte società riconducibili al gruppo Anemone.
Se il buon Guido aveva bisogno di lumi riguardo al groviglio societario che si spartisce la torta dei finanziamenti, poteva chiedere lumi direttamente a suo cognato: l’ing. Francesco Piermarini, impegnato nei cantieri della Maddalena per conto della Anemone srl. La stessa società è a sua volta coinvolta anche nel lucroso affare delle piscine dei mondiali di nuoto, dove non mancano i contatti per sbloccare pratiche in difficoltà…

«Nella gelatina del Sistema galleggiano i consiglieri della Corte dei Conti Antonello Colosimo e Mario Sancetta. Ma anche l’avvocato generale Giancarlo Mandò, cui Balducci chiede lumi su una “pratica di interesse” e il presidente del Tar Lazio, Pasquale De Lise. Per venire a capo della rogna del ricorso di Italia Nostra, che chiede di sospendere l’ordinanza salva-piscine e appalti per il Mondiali di nuoto 2009, Balducci pensa bene infatti di coinvolgere come avvocato Patrizio Leozappa, il genero di De Lise.
(…) È un fatto che, il 27 agosto 2009, Italia Nostra perda il suo ricorso.»
  Carlo Bonini – 16/02/2010
  La Repubblica

Nel Dicembre 2008, Bertolaso viene chiamato per gestire l’ennesima emergenza mediatica: le piogge invernali hanno gonfiato il fiume Tevere, che rischia di esondare allagando la città di Roma. Naturalmente non succede nulla. Ma il supercommissario che anticipa e sventa catastrofi non si accorge che la principale area di sfogo del fiume, prevista dai piani di sicurezza, e che si trova a nord di Roma, è oggetto delle speculazioni edilizia dell’accoppiata Balducci-Anemone: Filippo & Diego. Sono gli enfantes prodige dell’ormai famoso Salaria Sport Village, dove Bertolaso ama fare le sue “ripassate”. Il riposo del guerriero.
Filippo Balducci, un apprendista che costa 5500 euro al mese, è (come abbiamo già detto nella puntata precedente) l’erede di Angelo Balducci, ex vice di Bertolaso nei piani di attuazione dei Lavori Pubblici in carico alla Protezione civile. E presso il munifico gruppo Anemone ha trovato lavoro anche Paolo Palombelli, il cognato di Francesco Rutelli.
La greppia è ricca e la fame è tanta…

 Continua.

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