Com’è noto, Telecom Italia costituisce un vecchio cavallo di battaglia dell’Uomo senza volto…
Non per niente, buona parte della fortuna virtuale dell’e_guru scaturisce proprio dalle indecenti vicende che hanno interessato la principale azienda di tlc del Paese, da sempre al centro delle mirabolanti incursioni del Genovese volante. Le assemblee degli azionisti Telecom sono state la vetrina privilegiata per le sue esibizioni sceniche, inutili nella sostanza ma speculari all’ipertrofia narcisistica del se-ghe-penso-mi ligure, capitalizzate poi nelle ambizioni politiche del duce a 5 patacche.
Ovvio che la (improbabile) acquisizione spagnola di Telecom, da parte dell’indebitatissima società Telefonica, non poteva non attrarre gli strali del Vate(r) furente, che tra uno scarico e l’altro con continue richieste di dimissioni all’intero arco costituzionale, può finalmente variare il repertorio rinverdendo un vecchio numero di successo:
«L’Italia perde un altro pezzo, Telecom Italia. Le telecomunicazioni diventano spagnole. Un disastro annunciato da un saccheggio continuato, pianificato e portato a termine con cinismo di quella che era tra le più potenti, innovative e floride società italiane. Fondamentale per le politiche di innovazione del Paese. In passato, anni fa, avevo previsto questa fine ingloriosa con la cessione a Telefonica. […] Il danno che deriva all’Italia dalla perdita di Telecom Italia è immenso. Il governo deve intervenire per bloccare la vendita a Telefonica con l’acquisto della sua quota»
“L’Italia che perde i pezzi” (24/09/13)
Come ci tiene a precisare con puntiglio, il Profeta di Savignone aveva già previsto tutto. E pure con largo anticipo! Ripercorriamo dunque il cammino illuminato dalle divinazioni di questa Cassandra inascoltata…
«Nel maggio 2007 Intesa San Paolo, Mediobanca, Generali e Telefonica liquidano il tronchetto dell’infelicità e comprano il pacchetto di controllo di Telecom dalla Pirelli per un valore esorbitante.
[…] Bernabè, il nuovo amministratore delegato, ha smentito la vendita di Telecom Italia a Telefonica, forse lo farebbe (o dovrebbe fare) volentieri vista la situazione finanziaria disastrosa…. Telecom Italia non può farcela da sola. Il cavaliere bianco si chiama Telefonica.»“Arriba Espana!” (04/08/2008)
La vendita di Telecom è inderogabile e non oltre dilazionabile…
«Non ci può essere un mercato con un’azienda che gestisce, allo stesso tempo, i servizi e l’accesso ai servizi per i concorrenti. E’ una situazione drogata, monopolistica. Servizi e dorsale vanno separati.
Bernabè sa bene chi ha distrutto il valore della Telecom. Conosce i nomi dei responsabili, dei politici e degli imprenditori con le pezze al culo. Non completi la loro opera. Li denunci, chieda loro un cospicuo risarcimento in qualità di amministratore (le carte le ha), venda a Telefonica (tanto prima o poi succederà) e si ritiri nella sua Vipiteno»“Telecom e il Gen. Custer” (16/12/2008)
Il concetto, qualora non fosse chiaro, viene ribadito sotto una selva di telecamere (all’epoca i giornalisti non facevano schifo al Grillo, se tornavano utili alla sua autopromozione), durante l’assemblea degli azionisti a cui il guru partecipa come guest-star. È il 29 Aprile 2010:
«Telecom deve essere venduta al più presto a Telefonica o a qualche grande gruppo internazionale prima che gli attuali azionisti ne spolpino anche le ossa. Telecom è morta, ma si possono espiantare i suoi organi e salvare l’occupazione ancora rimasta. […] Cari Bernabè e Galateri, vendete quello che è rimasto a Telefonica, restituite la dorsale allo Stato e dopo andate a casa, insieme al consiglio di amministrazione, prima del fallimento».
(29/04/2010)
Telecom Italia “deve” essere venduta, col tono perentorio di chi non ammette deroghe. D’altronde, il “cavaliere bianco” è già pronto da tempo e si chiama Telefonica. Che ben venga lo “straniero” e si fotta l’interesse nazionale:
“..la dorsale telefonica, oggi gestita da Telecom, deve essere resa disponibile da un ente terzo a qualunque azienda offra servizi attraverso la Rete..”
(Beppe Grillo, 20/08/10)