“Classifica OTTOBRE 2014”
Esiste un Paese, bello e terribile, dove i capi di governo sono sempre troppo impegnati a fotografare le loro porcine facce di tolla, serializzate in autoscatti compulsivi, per occuparsi di altro che non sia la propria immagine riflessa. I ministri compongono pensierini elementari a caratteri limitati, per poter condensare le amenità di menti vuote nel trillo di un cinguettio.
Gangsters, padrini e papi, vengono candidati in parlamento e, all’occorrenza, sono eletti senatori. Se decadono per indegnità morale, al limite si fa loro riscrivere la Costituzione della Repubblica per interposta persona, mentre detenuti comuni vengono suicidati nelle loro celle in attesa di giudizio ed uno Stefano Cucchi muore di freddo, accudito al caldo di una confortevole infermeria. Lo stabilisce un tribunale, ma il problema su come il ‘detenuto’ Cucchi sia morto rimane: chi è Stato? Un Paese dove “se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze” (!). È la promessa, e la minaccia, del Sindacato Autonomo di Polizia che con la Sturm-Abteilung Polizei di Hitler non condivide solo le iniziali della sigla.
C’è un Paese, schifoso ed infame, dove troppi si nascondono dietro ad un distintivo, scambiando autorità per impunità, al servizio di uno Stato servile coi potenti e spietato coi deboli. Un Paese fascista e miserabile, dove squadristi in divisa massacrano a manganellate coloro che difendono il proprio posto di lavoro, reclamando rispetto e dignità. Ma il ministro degli Interni assicura che per questo non verranno denunciati (gli operai, mica i celerini che li bastonano a sangue).
È il Paese, demenziale e cretino, dove il principale partito di opposizione si occupa di scie chimiche e cospirazioni rettiliane.
Tutte insieme costituiscono le visioni diafane che si muovono all’ombra del mondo virtuale del Cazzaro 2.0…
“Sotto il Cazzaro niente”
di Alessandra Daniele
(19/10/2014)
«Fango. Macerie. Gente incazzata. Genova in questi giorni non è certo il genere di scenario nel quale a Renzi piaccia essere fotografato. Perciò se n’è tenuto alla larga il più possibile.
Il neopremier ha bisogno di fondali glamour, luccicanti, patinati, da spot. Eleganti vertici internazionali fra stucchi dorati e bandiere multicolori. Bagni di folla festante in assolate piazze turistiche. Talk show USA. Varietà Mediaset.
Matteo Renzi è solo immagine, un’immagine talmente vuota da prendere il colore dello sfondo sul quale viene proiettata. Come la cravatta di Felice Caccamo. Anche tutta la sua presunta personalità è un’illusione ottica, una ribollita di caratteristiche altrui: la fuffa di Veltroni, l’arroganza di Craxi, la doppiezza di D’Alema, la megalomania truffaldina di Berlusconi.
Il presunto uomo nuovo, ultima risorsa della classe dirigente italiana, è in realtà un pupazzo fatto coi calzini vecchi dei suoi peggiori predecessori. Riverniciato da conduttore Mediaset, e caricato a slogan.
“Il lavoro non è un diritto, è un dovere” ha detto commentando il Jobs Act, come al solito in maniche di camicia da figlio di papà sempre in vacanza. Sarà la magistratura a stabilire se il padre di Renzi sia davvero colpevole di bancarotta fraudolenta, sul piano della politica invece la bancarotta fraudoferma del figlio è ormai evidente: dietro la cortina di retorica decisionista, sotto lo zang tumb tumb retrofuturista della velocità simulata, questo parlamento, questo governo sono in realtà i più inutili e improduttivi della storia della repubblica.
L’elezione dei giudici della Consulta è al ventesimo tentativo fallito. Tutti i candidati sono stati bruciati, ormai si vota per spregio, Pietro Grasso come Peppa Pig.
E il fatto che siano irrealizzate e perlopiù irrealizzabili è la cosa migliore che si possa dire delle annunciate Riforme Strutturali.
Anche il famigerato Jobs Act finora non è che una delega in bianco. Un assegno a vuoto, come la cazzata della settimana: il promesso taglio delle tasse che dovrebbe favorire le imprese a spese delle regioni, in particolare della sanità, e che finirà per produrre l’ennesima raffica di rincari, sempre che non venga bocciato dai nostri tutori europei, che hanno ancora l’ultima parola sull’argomento, esattamente come per i precedenti governi Monti e Letta.
La cazzata della settimana prossima è il reboot del berlusconiano Bonus Bebè.
Se non altro i tagli alla sanità sarebbero una risposta ottimistica all’allarme Ebola.
In effetti non è tanto dell’eventuale pandemia di Ebola che dovremmo preoccuparci, quanto dell’evidente epidemia d’encefalite spongiforme già in corso in Italia. L’unica cosa in grado di spiegare perché apparentemente così tanti italiani credano ancora alle cazzate di Renzi.»