Avete presente quell’espediente tipicamente cinematografico in cui, al culmine della tensione, un gruppo di brutti ceffi si ritrova con le armi puntate addosso, tenendosi reciprocamente sotto tiro, e nessuno si decide a premere il grilletto, bloccati in una situazione di stallo, prima di innescare un devastante effetto domino per reazione a catena?!? Ora, assistere a questa variante politica del più classico mexican standoff, cucinato in salsa italica, dove un grumo di aspiranti premier si contende le spoglie di un governo a geometrie variabili, cercando (meraforicamente) di fottersi a vicenda senza farsi troppo male, è uno di quegli spettacoli da gustarsi, per dirla alla Fantozzi, a colpi di frittatona con le cipolle, familiare di Peroni gelata, e rutto libero! Un Luigi Di Maio che intrattiene conversazioni riservate con un Salvini e poi va a sputtanare tutto su facebook, a trattative ancora in corso; che vorrebbe i voti che gli mancano (e non sono pochi) per formare un esecutivo a 5 stelle, ma non è disposto a concedere nulla e pensa che tutti gli altri debbano garantirgli un sostegno in bianco, su un progetto astratto, per grazia ricevuta. Un PD democristianizzato e già entrato in astinenza da governo, che non sa bene se sputtanarsi in un appoggio esterno, interno, o condizionato. Oppure rimanere (finalmente) all’opposizione, attendendo lo schianto dei suoi avversari, che inevitabile ci sarà una volta venuto meno lo stato sospeso di ventilazione artificiale. Un Salvini che litiga con un Silvione in avanzato stato di decomposizione. Lo stesso Berlusconi che vorrebbe un governo di laide intese con non si sa bene chi comanda nel partito-bestemmia, meglio se con un Renzi oramai considerato peggio di un appestato dai suoi ed opportunamente chiuso in quarantena, e che invece non vorrebbe allearsi con nessuno giusto per vedere l’effetto che fa, mentre fantastica di impossibili ritorni alla ribalta. Gazzettieri e politologhi posseduti dal demone della “governabilità” ed improvvisamente convertiti al grillismo, che auspicano e supplicano un’alleanza suicida tra PD ed il M5S, il quale però copulerebbe assai più volentieri coi fascioleghisti per affinità di vedute. E tutti che tengono le pistole cariche e puntate sulle palle dell’altro, mentre fingono di trattare tra loro. Insomma, uno spettacolo! Ed il bello è che non se li fila proprio nessuno: non le borse, non il famigerato spread, non i “mercati internazionali”, non l’Europa… Che forse hanno capito che la soluzione migliore per l’Italia, vista l’offerta a disposizione, sarebbe non averlo proprio un governo..!
A giudicare dalla caratura di certi attori politici e dalle inclinazioni del pubblico in fatto di scelte, alle volte si ha la netta sensazione di avere a che fare con scimmie ubriache alle quali sia stata data una pistola carica, brandita con la gaia incoscienza di chi evidentemente si reputa assolto da ogni responsabilità. Gli strumenti istituzionali sono una cosa seria e andrebbero maneggiati con cura… Siamo davvero sicuri che la Democrazia sia così solida e radicata, da poter essere a prova di logoramento e quindi gestibile da chiunque? Per il momento siamo passati dai vecchi teatrini della politica ad unico grande circo, dove finora il numero più riuscito è il mexican standoff: invenzione pulp di successo che ha fatto la fortuna del cinema d’exploitation, risolvendosi quasi sempre in pirotecniche sparatorie, dove vince chi spara per primo e di più. Attualmente, il protagonista principale è un rancoroso bambino di quasi 65 anni, affetto da coprolalia compulsiva, che passa il suo tempo a dire tutto ed il contrario di tutto, stilando pagelline dei buoni o cattivi, a seconda dei complimenti ricevuti a saldo di una raffica infinita di insulti contro tutto e tutti. Grevità che ovviamente, se pronunciate dal capo politico, costituiscono sempre una raffinata forma di satira goliardica. Mentre le critiche alla sua sacra persona presuppongono il gravissimo delitto di lesa maestà. Orbene, l’intero Paese è ormai vincolato alla dipendenza dai non-sense, i trastulli e le carnevalate, di questo deficiente qua… Sembra il frutto tarato di uno stupro di gruppo tra power rangers e teletubbies, appena fuggito dal set di un film di Takashi Miike… Dopo il Nano Mascarato, non potevamo certo farci mancare la parodia demenziale di un supereroe manga: l’Uomo Preservativo; cazzone politico in incognito, tra i già troppi in circolazione.
Tuttavia, come i protagonisti di Watchmen, è un Comico che non fa per niente ridere. Ripiegate le sagome di cartone, sfilate sui palchi come marionette al teatro dei pupi, il sipario si chiude sui sedicenti rappresentanti del M5S ancor prima che cominci lo spettacolo, perché è evidente che il palcoscenico è solo per Lui, per il grande Napo Orso Capo, che tutto decide e disfa secondo l’estro del momento.
Ad ogni modo, la situazione è grave ma non è seria. Come le malattia sintomatiche, l’Italia incorre spesso e volentieri nelle stesse ricadute stagionali a cadenza ciclica sempre più ravvicinata, incapace di sviluppare i normali anticorpi ad un morbo sempre latente nel corpo instabile di una democrazia malata… Quanto mai sensibile agli “avanzi di nuovo”, è un sistema che si rigenera ogni volta intatto per auto-assoluzione, tramite commiserazione, incapace di smaltire le scorie tossiche di un substrato fascistoide tanto immanente quanto persistente in seno alla società italiana. Tossine endogene che Umberto Eco chiama Ur-fascismo. Per tastarne il polso e capire quanto sono gravi i sintomi, Eco elaborò una serie di punti per riconoscere i tratti salienti del ceppo virale, nonostante le sue caratteristiche mutogene, e ne declinò gli aspetti in una conferenza pubblica alla Columbia University di New York, il24/04/1995, in occasione delle celebrazioni per la Liberazione dell’Europa dal nazifascismo. Delineando gli aspetti essenziali del fascismo storico, Eco enumera i 14 punti sostanziali dell’Ur-Fascismo (il fascismo eterno), quanto mai congenito nella società italiana. Prendete la realtà odierna, se riscontrate più delle metà degli aspetti elencati, allora avete motivo di preoccuparvi…
«Il fascismo fu certamente una dittatura, ma non era compiutamente totalitario, non tanto per la sua mitezza, quanto per la debolezza filosofica della sua ideologia. Al contrario di ciò che si pensa comunemente, il fascismo italiano non aveva una sua filosofia. (…) Non serve dire che il fascismo conteneva in sé tutti gli elementi dei totalitarismi successivi, per così dire, “in stato quintessenziale”. Al contrario,il fascismo non possedeva alcuna quintessenza, e neppure una singola essenza. Il fascismo era un totalitarismo ‘fuzzy’ (sfumato). Il fascismo non era una ideologia monolitica, ma piuttosto un collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni. Si può forse concepire un movimento totalitario che riesca a mettere insieme monarchia e rivoluzione (…)L’immagine incoerente che ho descritto non era dovuta a tolleranza: era un esempio di sgangheratezza politica e ideologica. Ma era una “sgangheratezza ordinata”, una confusione strutturata. Il fascismo era filosoficamente scardinato, ma dal punto di vista emotivo era fermamente incernierato ad alcuni archetipi. (…) Si può giocare al fascismo in molti modi, e il nome del gioco non cambia. (…) Il termine “fascismo” si adatta a tutto perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista. Togliete al fascismo l’imperialismo e avrete Franco o Salazar; togliete il colonialismo e avrete il fascismo balcanico. Aggiungete al fascismo italiano un anticapitalismo radicale (che non affascinò mai Mussolini) e avrete Ezra Pound. Aggiungete il culto della mitologia celtica e il misticismo del Graal (completamente estraneo al fascismo ufficiale) e avrete uno dei più rispettati guru fascisti, Julius Evola. A dispetto di questa confusione, ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare “Ur-Fascismo“, o il “fascismo eterno”. Tali caratteristiche non possono venire irreggimentate in un sistema; molte si contraddicono reciprocamente, e sono tipiche di altre forme di dispotismo o di fanatismo. Ma è sufficiente che una di loro sia presente per far coagulare una nebulosa fascista.
1. La prima caratteristica di un Ur-Fascismo è il culto della tradizione.Il tradizionalismo è più vecchio del fascismo. Non fu solo tipico del pensiero controrivoluzionario cattolico dopo la Rivoluzione Francese, ma nacque nella tarda età ellenistica come una reazione al razionalismo greco classico. Nel bacino del Mediterraneo, i popoli di religioni diverse (tutte accettate con indulgenza dal Pantheon romano) cominciarono a sognare una rivelazione ricevuta all’alba della storia umana. Questa rivelazione era rimasta a lungo nascosta sotto il velo di lingue ormai dimenticate. Era affidata ai geroglifici egiziani, alle rune dei celti, ai testi sacri, ancora sconosciuti, delle religioni asiatiche. Questa nuova cultura doveva essere sincretistica. “Sincretismo” non è solo, come indicano i dizionari, la combinazione di forme diverse di credenze o pratiche. Una simile combinazione deve tollerare le contraddizioni. Tutti i messaggi originali contengono un germe di saggezza e quando sembrano dire cose diverse o incompatibili è solo perché tutti alludono, allegoricamente, a qualche verità primitiva. Come conseguenza, non ci può essere avanzamento del sapere. La verità è stata già annunciata una volta per tutte, e noi possiamo solo continuare a interpretare il suo oscuro messaggio. E sufficiente guardare il sillabo di ogni movimento fascista per trovare i principali pensatori tradizionalisti. La gnosi nazista si nutriva di elementi tradizionalisti, sincretistici, occulti. La più importante fonte teoretica della nuova destra italiana, Julius Evola, mescolava il Graal con i Protocolli dei Savi di Sion, l’alchimia con il Sacro Romano Impero. Il fatto stesso che per mostrare la sua apertura mentale una parte della destra italiana abbia recentemente ampliato il suo sillabo mettendo insieme De Maistre, Guenon e Gramsci è una prova lampante di sincretismo. Se curiosate tra gli scaffali che nelle librerie americane portano l’indicazione “New Age”, troverete persino Sant’Agostino, il quale, per quanto ne sappia, non era fascista. Ma il fatto stesso di mettere insieme Sant’Agostino e Stonehenge, questo è un sintomo di Ur-Fascismo.
2. Il tradizionalismo implica il rifiuto del modernismo. Sia i fascisti che i nazisti adoravano la tecnologia, mentre i pensatori tradizionalisti di solito rifiutano la tecnologia come negazione dei valori spirituali tradizionali. Tuttavia, sebbene il nazismo fosse fiero dei suoi successi industriali, la sua lode della modernità era solo l’aspetto superficiale di una ideologia basata sul “sangue” e la “terra” (Blut und Boden). Il rifiuto del mondo moderno era camuffato come condanna del modo di vita capitalistico, ma riguardava principalmente il rigetto dello spirito del 1789 (o del 1776, ovviamente). L’illuminismo, l’età della Ragione vengono visti come l’inizio della depravazione moderna. In questo senso, l’Ur-Fascismo può venire definito come “irrazionalismo”.
3. L’irrazionalismo dipende anche dal culto dell azione per l’azione. L’azione è bella di per sé, e dunque deve essere attuata prima di e senza una qualunque riflessione. Pensare è una forma di evirazione. Perciò la cultura è sospetta nella misura in cui viene identificata con atteggiamenti critici. Dalla dichiarazione attribuita a Goebbels (“Quando sento parlare di cultura, estraggo la mia pistola”) all’uso frequente di espressioni quali “Porci intellettuali”, “Teste d’uovo”, “Snob radicali”, “Le università sono un covo di comunisti”, il sospetto verso il mondo intellettuale è sempre stato un sintomo di Ur-Fascismo. Gli intellettuali fascisti ufficiali erano principalmente impegnati nell’accusare la cultura moderna e l’intellighenzia liberale di aver abbandonato i valori tradizionali.
4. Nessuna forma di sincretismo può accettare la critica.Lo spirito critico opera distinzioni, e distinguere è un segno di modernità. Nella cultura moderna, la comunità scientifica intende il disaccordo come strumento di avanzamento delle conoscenze. Per l’Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento.
5. Il disaccordo è inoltre un segno di diversità.L’Ur-Fascismo cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza. Il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi. L’Ur-Fascismo è dunque razzista per definizione.
6. L’Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. Il che spiega perché una delle caratteristiche tipiche dei fascismi storici è stato l’appello alle classi medie frustrate, a disagio per qualche crisi economica o umiliazione politica, spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni. Nel nostro tempo, in cui i vecchi “proletari” stanno diventando piccola borghesia (e i Lumpen si autoescludono dalla scena politica), il fascismo troverà in questa nuova maggioranza il suo uditorio.
7. A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l’Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese.E questa l’origine del `nazionalismo’: Inoltre, gli unici che possono fornire una identità alla nazione sono i nemici.Così, alla radice della psicologia Ur-Fascista vi è l’ossessione del complotto, possibilmente internazionale. I seguaci debbono sentirsi assediati. Il modo più facile per far emergere un complotto è quello di fare appello alla xenofobia. Ma il complotto deve venire anche dall’interno: gli ebrei sono di solito l’obiettivo migliore, in quanto presentano il vantaggio di essere al tempo stesso dentro e fuori. In America, ultimo esempio dell’ossessione del complotto è rappresentato dal libro The New World Order di Pat Robertson.
8. I seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza ostentata e dalla forza dei nemici.Quando ero bambino mi insegnavano che gli inglesi erano il “popolo dei cinque pasti”: mangiavano più spesso degli italiani, poveri ma sobri. Gli ebrei sono ricchi e si aiutano l’un l’altro grazie a una rete segreta di mutua assistenza. I seguaci debbono tuttavia essere convinti di poter sconfiggere i nemici. Così, grazie a un continuo spostamento di registro retorico, i nemici sono al tempo stesso troppo forti e troppo deboli. I fascismi sono condannati a perdere le loro guerre, perché sono costituzionalmente incapaci di valutare con obiettività la forza del nemico.
9. Per l’Ur-Fascismo non c’è lotta per la vita, ma piuttosto “vita per la lotta”.Il pacifismo è allora collusione col nemico; il pacifismo è cattivo perché la vita è una guerra permanente. Questo tuttavia porta con sé un complesso di Armageddon: dal momento che i nemici debbono e possono essere sconfitti, ci dovrà essere una battaglia finale, a seguito della quale il movimento avrà il controllo del mondo. Una simile soluzione finale implica una successiva era di pace, un’età dell’Oro che contraddice il principio della guerra permanente. Nessun leader fascista è mai riuscito a risolvere questa contraddizione.
10. L’elitismo è un aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, in quanto fondamentalmente aristocratico. Nel corso della storia, tutti gli elitismi aristocratici e militaristici hanno implicato il disprezzo per i deboli. L’Ur-Fascismo non può fare a meno di predicare un “elitismo popolare”. Ogni cittadino appartiene al popolo migliore del mondo, i membri del partito sono i cittadini migliori, ogni cittadino può (o dovrebbe) diventare un membro del partito. Ma non possono esserci patrizi senza plebei. Il leader, che sa bene come il suo potere non sia stato ottenuto per delega, ma conquistato con la forza, sa anche che la sua forza si basa sulla debolezza delle masse, così deboli da aver bisogno e da meritare un “dominatore”. Dal momento che il gruppo è organizzato gerarchicamente (secondo un modello militare), ogni leader subordinato disprezza i suoi subalterni, e ognuno di loro disprezza i suoi sottoposti. Tutto ciò rinforza il senso di un elitismo di massa.
11. In questa prospettiva, ciascuno è educato per diventare un eroe. In ogni mitologia l`”eroe” è un essere eccezionale, ma nell’ideologia Ur-Fascista l’eroismo è la norma. Questo culto dell’eroismo è strettamente legato al culto della morte: non a caso il motto dei falangisti era: “Viva la muerte” Alla gente normale si dice che la morte è spiacevole ma bisogna affrontarla con dignità; ai credenti si dice che è un modo doloroso per raggiungere una felicità soprannaturale. L’eroe Ur-Fascista, invece, aspira alla morte, annunciata come la migliore ricompensa per una vita eroica. L’eroe Ur-Fascista è impaziente di morire. Nella sua impazienza, va detto in nota, gli riesce più di frequente far morire gli altri.
12. Dal momento che sia la guerra permanente sia l’eroismo sono giochi difficili da giocare, l’Ur-Fascista trasferisce la sua volontà di potenza su questioni sessuali. É questa l’origine del machismo(che implica disdegno per le donne e una condanna intollerante per abitudini sessuali non conformista, dalla castità all’omosessualità). Dal momento che anche il sesso è un gioco difficile da giocare, l’eroe Ur-fascista gioca con armi che sono il suo Ersatz fallico: i suoi giochi di guerra sono dovuti ad un “invidia penis” permanente.
13. L’Ur-Fascismo si basa su un “populismo qualitativo”: In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo dal punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza).Per l’UrFascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. Dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete. Avendo perduto il loro potere di delega, i cittadini non agiscono, sono solo chiamati pars pro toto, a giocare il ruolo del popolo. Il popolo è così solo una finzione teatrale. Per avere un buon esempio di populismo qualitativo, non abbiamo più bisogno di Piazza Venezia o dello stadio di Norimberga. Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo Tv o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. A ragione del suo populismo qualitativo, l’Ur-Fascismo deve opporsi ai “putridi” governi parlamentari. Una delle prime frasi pronunciate da Mussolini nel parlamento italiano fu: “Avrei potuto trasformare quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i miei manipoli.” Di fatto, trovò immediatamente un alloggio migliore per i suoi manipoli, ma poco dopo liquidò il parlamento. Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore di Ur-Fascismo.
14. L’Ur-Fascismo parla la “neolingua”.La “neolingua” venne inventata da Orwell in 1984, come la lingua ufficiale dell’Ingsoc, il Socialismo Inglese, ma elementi di Ur-Fascismo sono comuni a forme diverse di dittatura. Tutti i testi scolastici nazisti o fascisti si basavano su un lessico povero e su una sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso e critico. Ma dobbiamo essere pronti a identificare altre forme di neolingua, anche quando prendono la forma innocente di un popolare talkshow.
L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme, ogni giorno, in ogni parte del mondo.»
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«…conto su pochi lettori e ambisco a poche approvazioni. Se questi pensieri non piaceranno a nessuno, non potranno che essere cattivi, ma se dovessero piacere a tutti li considererei detestabili…»
I commenti sono liberi, ma voi non ve ne approfittate o verrete trattati di conseguenza. E senza troppi complimenti.
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«Riempi i loro crani di dati non combustibili, imbottiscili di “fatti” al punto che non si possano più muovere tanto sono pieni, ma sicuri di essere “veramente bene informati”. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione di movimento, quando in realtà son fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affinché possano pescare con questi ami fatti ch’è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza»
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«Nel sogno c’è sempre qualcosa di assurdo e confuso, non ci si libera mai della vaga sensazione ch’è tutto falso, che un bel momento ci si dovrà svegliare»
(D.Buzzati – “Il Deserto dei Tartari”)
«Un sogno è una scrittura, e molte scritture non sono altro che sogni…»
(U.Eco – “Il Nome della Rosa”)
«…Scrivere non è niente più di un sogno che porta consiglio»
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“Io non sono mai stato un giornalista professionista che vende la sua penna a chi gliela paga meglio e deve continuamente mentire, perché la menzogna entra nella qualifica professionale. Sono stato giornalista liberissimo, sempre di una sola opinione, e non ho mai dovuto nascondere le mie profonde convinzioni per fare piacere a dei padroni manutengoli.”
(A.Gramsci - 'Lettere dal carcere')
“Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza, se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall’essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io considero degno di ogni più scandalosa ricerca”
(P.P.Pasolini)
“Nulla potrebbe essere più irragionevole che dare potere al popolo, privandolo tuttavia dell’informazione senza la quale si commettono gli abusi di potere. Un popolo che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che procura l’informazione. Un governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia, e forse a entrambe”
(J. MADISON - 4 Agosto 1822. Lettera a W.T. Barry)
“Un’opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema. Perché ad essa ci si può sempre appellare contro le pubbliche ingiustizie, la corruzione, l’indifferenza popolare o gli errori del governo; una stampa onesta è lo strumento efficace di un simile appello.”
(Joseph Pulitzer)
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