“LA CURA TREMONTI”
Contro Cariatidi e Cassandre che gridano alla nuova recessione e alle grandi depressioni, Re Silvio gioca a nascondino con la norrena cancelliera, facendo cucù alla crisi che non c’è. Instancabile, con vivace spensieratezza, corre felice per le vie di Pescara tra folle plaudenti. Quale fulgido esempio di gagliardia e virile vigore! Solido negli averi, invita il popolino allo shopping natalizio. Rassicurante, diffonde ottimismo, cementa le plebi e ne coltiva gli umori.
Nella sua scalata al cielo, l’Unto del Signore si contende ormai il trono col Padre. La croce è stata lasciata in permuta a Tremonti, il real tesoriere, in attesa di esser presto cartolarizzata.
Superati i confini americani, la crisi economica, dilatata a dimensione globale, si prepara a tanagliare l’Europa con conseguenze imprevedibili. La sua entità ha subito allarmato i singoli governi, impreparati e storditi dalla gravità della situazione.
Del resto, loro non possono contare sul genio economico di Giulio Tremonti che tutto prevede e a tutto provvede, sicché non si stanzia obolo che Giulio non voglia. Infatti, considerata la solidità del nostro sistema produttivo, è evidente che si tratti di una crisi contenuta dagli effetti limitati. Per questo il vulcanico ministro ha varato una finanziaria triennale tutta tagli e privatizzazioni. Spirito previdente, ha poi sfornato l’ennesimo decreto (il n° 185 del 29 Nov.), dal titolo roboante quanto promettente: “Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale”.
Si tratta di 35 articoli nei quali non si tralascia nulla e a tutti si pensa. Dal conservatorismo al pragmatismo compassionevole. È il 185 un decreto-legge concepito in particolare per gli “ultimi”, che sempre tali resteranno nella loro beata solitudine. Dispensa loro la questua e disconosce, nella loro invisibilità, quanti pur facendo parte del sistema produttivo e contributivo vivono sospinti ai suoi margini, in una precarietà lavorativa ed esistenziale permanente.
Per le spese pazze di Natale, per quelli convinti che ‘ottimismo’ sia sinonimo di ‘consumismo’ (profumo confezionato per vite plastificate), il Governo decreta un “bonus straordinario per famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati non autosufficienti” [Art. 1].
In pratica, il bonus governativo consiste nella straordinaria cifra di:
§ 0,55 euro giornaliere per un pensionato singolo.
§ 0,82 euro al giorno per un nucleo familiare di due persone.
§ 1,23 euro al giorno per un nucleo familiare di tre persone.
§ 1,37 euro al giorno per un nucleo familiare di quattro persone.
§ 1,64 euro al giorno per un nucleo familiare fino a cinque persone.
§ 2,74 euro al giorno per famiglie con oltre cinque componenti.
Fortunatamente, si tratta di importi esentasse.
A queste sovvenzioni poi andrebbe aggiunta la pubblicizzatissima Social Card, sulla quale molto si è detto e scritto. A tal proposito, una delle analisi più brillanti e meglio riuscite la potete leggere su: Social card? elemosina di stato.
Per i piccoli proprietari, indebitati col mutuo stipulato a rate variabili quando i tassi di interesse erano al minimo storico (gli italiani fanno davvero di tutto per distinguersi come un popolo di deficienti), è prevista invece una svolta epocale destinata a fare storia nel mondo.
“Mutui prima casa: per i mutui in corso le rate variabili 2009 non possono superare il 4 per cento grazie all’accollo da parte dello Stato dell’eventuale eccedenza” [Art. 2], senza tenere però conto dello ‘spread’, ossia della ricarica bancaria: “spese varie o altro tipo di maggiorazione incluso il tasso contrattuale alla data di sottoscrizione del contratto”. Con il progressivo abbassamento dei tassi ad opera dalla BCE, a partire dal 2009 il tasso di interesse sarà nettamente inferiore al 4% e ciò renderà (di fatto) il provvedimento inutile, evitando così un’ulteriore aggravio delle spese di bilancio che difficilmente sarebbe stato accettato dalla UE (e infatti Bruxelles ha taciuto). Lo ‘Stato’ invece si guarda bene dal proporre la copertura dei mutui a tasso fisso già stipulati, perché in tal caso i soldi dovrebbe cacciarli fuori per davvero.
Efficacia reale del provvedimento: NESSUNA.
Per quelli che non arrivano più alla quarta settimana, il decreto stabilisce il “blocco e riduzione delle tariffe”, “al fine di contenere gli oneri finanziari a carico dei cittadini e delle imprese, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto sino al 31 dicembre 2009” [Art. 3; comma 1]. Peccato che la materia sia di competenza delle Authorities di controllo e delle singole S.p.A. Il governo NON può bloccare o ridurre un bel nulla. Ci rimettiamo quindi al buon cuore dei privati che gestiscono i servizi.

Sistemate famiglie e ceti medi con un simile Bengodi, non resta che pensare alle imprese e aumentare la manna già prevista per i lavoratori, con la “Detassazione dei contratti di produttività” [Art. 5], altro provvedimento utilissimo specialmente quando la produttività crolla e gli impianti funzionano a ciclo alternato, mentre operai e lavoratori vengono licenziati. Molto più utile, ma ben più oneroso, sarebbe stata la detassazione delle tredicesime e soprattutto della liquidazione di quanti hanno un contratto a tempo determinato. Ma Tremonti l’infallibile non è certo miope. Pertanto, con un occhio alle tasche, ha subito stabilito il “Potenziamento ed estensione degli strumenti di tutela del reddito in caso di sospensione dal lavoro o di disoccupazione, nonché disciplina per la concessione degli ammortizzatori in deroga” [Art. 19] dai quali (come sempre) resteranno naturalmente esclusi tutti coloro con contratti di lavoro a tempo parziale verticale, che andranno a infoltire ulteriormente le fila degli invisibili senza alcuna tutela. Giacché “L’indennità di disoccupazione non spetta nelle ipotesi di perdita e sospensione dello stato di disoccupazione disciplinate dalla normativa in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro”.
Per quei lavoratori con ‘contratto atipico’, che oscillanodai gallinacei co.co.co ai fecali co.pro, “in via sperimentale per il triennio 2009-2011, è riconosciuta una somma liquidata in un’unica soluzione pari al 10 per cento del reddito percepito l’anno precedente”. Ma solo se hanno superato i 5000 euro di reddito in regime di monocommittenza. Ovvero: se hai cumulato più contratti ma nessuno di questi raggiunge da solo l’importo richiesto, non ti spetta nemmeno il miserabile 10% sperimentale.
Per tutti gli altri fortunati che avevano un contratto a tempo indeterminato in aziende con oltre 15 dipendenti, l’indennità ordinaria di disoccupazione (opportunamente integrata) non potrà “superare novanta giornate di indennità nell’anno solare”. In pratica, 3 mesi di autonomia.
Va molto meglio per i cervelli in fuga. Considerando le incredibili prospettive che offre il mondo accademico in Italia insieme allo strabiliante sostegno dato a ricerca e sperimentazione, il superministro ha disposto una serie di “Incentivi per il rientro in Italia di ricercatori scientifici residenti all’estero. Estensione del credito d’imposta alle ricerche fatte in Italia anche in caso di incarico da parte di committente estero” [Art. 17] con una tassazione del solo 10% ai fini delle imposte dirette. Già immaginiamo file di ricercatori che premono alla frontiera, sgomitando per poter rientrare in Patria. Tremonti è un genio. Evidentemente si sentiva solo.