Archivio per Sivlio Berlusconi

Sic transit infamia mundi

Posted in A volte ritornano, Kulturkampf with tags , , , , , , , , on 17 dicembre 2011 by Sendivogius

Secondo l’Unto (dal cerone) il prof. Mario Monti sarebbe “disperato”, tanto forti sono i ricatti delle lobbies (che nel berlusconismo hanno trovato la loro sponda migliore) e stringenti i regolamenti costituzionali a fondamento della normale dialettica democratica. Per essere più convincente, il vecchio satiro cita a man bassa Mussolini e si paragona direttamente al duce, arrivando a definire il fascismo come una “democrazia minore”. Evidentemente è il modello ideale a lui più congeniale. Ormai non finge neanche più, in un processo di identificazione pressoché totale.
Se c’è una cosa che, nonostante tutti i limiti, l’esecutivo Monti non fa rimpiangere è l’eclisse di questa compagine neo-fascista di affaristi senza scrupoli che, per mero opportunismo, piaggeria e viltà, commentatori ‘moderati’ ed ipocriti di ogni risma si sono ostinati per anni a chiamare “centro-destra”. Al contrario, per noi, la differenza tra conservatorismo cristiano-liberale e fascismo è sempre stata chiarissima.
E certo è incolmabile l’abisso che lo separa, per compostezza, educazione e decenza, dalle vestali violate del berlusconismo militante, che rivendicano la “centralità del Parlamento” dopo essersene fatti beffe per decenni, cercando di instaurare una sorta di cesarismo democratico tra decretazione d’urgenza ed eccezioni ad personam.
 È stridente il contrasto tra i modi compiti di distinti professionisti borghesi e la cagnara rabbiosa degli energumeni padani, improvvisamente privati delle golose prebende e delle comode poltrone romane. Forse, come si chiede la patetica deputata leghista, il prof. Monti non ha mai visto un operaio… ma sicuramente sa distinguere una cretina travestita, che per i suoi numeri da avanspettacolo percepisce 12.000 euro al mese.
Dopo anni di beate illusioni e di pagliacciate ininterrotte, la festa è finita. Il 2012 presenterà un conto amarissimo agli italiani: la vera apocalisse alle porte è la recessione, col rischio stagflazione e una disoccupazione reale al 30%. Questa è l’eredità che il ducetto brianzolo ed i suoi gerarchi lasciano al Paese.
Noi, senza essere degli esperti in materia economica e politica, denunciavamo i rischi su queste pagine da almeno due anni, a dimostrazione che non ci voleva certo un genio di intuizione. Ma tant’è…
Sembrano trascorsi anni; invece non è passato nemmeno un mese dalle dimissioni del Signor B. travolto dagli scandali, incapace di gestire la crisi economica (dopo averne negato pervicacemente l’esistenza), non prima di aver portato l’Italia sull’orlo della bancarotta, dopo averne devastato le finanze e la credibilità internazionale. La strategia è chiara: dimettersi un istante prima del collasso; lasciare ad altri la gestione della crisi e il ricorso a manovre impopolari, ma ponendo una seria ipoteca sull’azione del Governo Monti (che dovrà metterci la faccia, ma non dovrà toccare gli interessi dell’Unto), condizionandolo dall’esterno. Quindi imputerà ai “tecnici” (e poi ai kommunisti, potete starne certi) l’onere dei provvedimenti lacrime e sangue; imputerà ad altri la responsabilità dei sacrifici e l’eventuale fallimento, ma si attribuirà tutti i meriti in caso di successo. E in sordina garantirà la fiducia al governo in carica, fintanto che i sondaggi lo daranno perdente alle elezioni. Il tempo è un buon alleato, e l’Unto può sempre contare sulla memoria corta degli italiani, da imbonire in campagna elettorale con qualche altra demagogica promessa. Pare infatti che per l’incartapecorito Cavaliere il problema non siano le panzane con le quali ha ammorbato l’Italia per 30 anni e la straordinaria incompetenza amministrativa, ma il nome dato al suo partito-azienda (PdL), che secondo i parametri di marketing non avrebbe più abbastanza appeal elettorale.

In attesa di una improbabile ‘Resurrezione’ pasquale, è tempo di porre la lapide sul sepolcro del berlusconismo: variante pubblicitario-televisiva del fascismo. Se l’allucinato Pornocrate non fosse troppo intento a sfogliare i diari-patacca di Mussolini che, tra una sveltina e una marchetta, il picciotto Marcello Dell’Utri (l’Amico degli Amici), gli lascia da leggere sul comodino del lettone di Putin, potrebbe scoprire come l’epitaffio per la sua parabola discendente sia già stata scritto in tempi non sospetti… Nel 1976 un vecchio storico britannico, analizzando la politica mussoliniana, ne vergò il fallimento come “la conclusione logica del fascismo”, senza sapere quanto questa facesse rima con “berlusconismo”:

«..egli era universalmente riconosciuto come il più grande capo nazionale dei tempi moderni e gli italiani erano fortunati a poter avvantaggiarsi del suo giudizio e della sua saggezza, ogniqualvolta il significato degli sviluppi contemporanei apparisse incerto.
[…] Secondo i fascisti, i regimi liberaldemocratici, a causa dei loro ordinamenti parlamentari, erano incapaci di prendere decisioni rapide e risolute.
[…] Gli intellettuali fascisti condannarono unanimemente la corruzione e la generale arretratezza della vita inglese. Egualmente ne condannarono l’individualismo, l’internazionalismo, e anche l’anticlericalismo. Gli italiani invece, si disse, accettavano i più solidi valori della religione e del patriottismo. […] Alcuni arrivarono a rivendicare il riconoscimento del “primato universale” dell’Italia strumento di Dio, si disse, nella fondazione dell’ordine mondiale di domani.
[…] Come tanti altri aspetti del fascismo, questo sogno di futura prosperità fu inventato più per generare fiducia ed entusiasmo che per stimolare la gente a fare effettivamente qualcosa. Né si pensò di attuare nel presente sacrifici non indispensabili, quando la vittoria avrebbe procurato guadagni tanto cospicui e così a buon mercato.
[…] Forse M. sapeva che si sarebbe conservato al potere fintanto che fosse in grado di offrire l’illusione di “panem et circenses”.
[…] Per dirla in altro modo, si giudicò che le risorse fossero impiegate più utilmente nell’alimentare la gigantesca industria della propaganda, la quale si adoperava a convincere il cittadino qualunque che tutto andava per il meglio.
[…] Per chi poteva permettersi di frequentare ristoranti, comprare generi di lusso, villeggiare in alberghi o mangiare all’elegante Golf Club della capitale, non era troppo difficile soddisfare i propri interessi.
Le opere pubbliche sono un elemento essenziale della messinscena sotto qualsiasi dittatura, e Mussolini le amava non solo perché creavano posti di lavoro, ma soprattutto perché procuravano titoli vistosi sui giornali. […] In cima alle priorità stavano le autostrade, e anche i canali navigabili, benché per generale ammissione il volume del traffico non li giustificasse. […] Il programma comprendeva l’edificazione di prigioni, di un grande osservatorio, di diversi ponti sul Tevere, nonché stanziamenti per l’edilizia popolare che non avevano precedenti. Naturalmente, tutto ciò comportava l’impiego di materiali scarsi e aveva pesanti effetti inflazionistici. Furono avviati i lavori per parecchi canali, e si dette il via ai rilevamenti per un tunnel sotterraneo sotto lo Stretto di Messina: l’ordine di Mussolini fu di continuare anche se mancavano fondi e non c’era alcuna prospettiva di portare a termine l’opera.
[…] La cosa importante era di impressionare la gente, e probabilmente con le sole parole, che non costano nulla. Con l’aumento della spesa governativa, la corruzione dei funzionari sembrava esser cresciuta; o perlomeno era meno facile occultarla. […] L’assenza della critica pubblica faceva sì che bustarelle e concussioni prosperassero molto di più di quanto succedesse in altri paesi dove la stampa era libera di indagare. Mussolini sembra del resto aver accettato, se non addirittura salutato con favore, il proliferare degli intrallazzi tra i suoi tirapiedi, perché gli consentiva di mantenerli, mediante la minaccia del ricatto, in uno stato di soggezione assoluta.
[…] E tuttavia Mussolini sembra aver conservato in misura considerevole la sua popolarità personale. La cosa si spiega col fatto che al pubblico era stato insegnato a riverire lui solo e ad imputare tutti gli errori ai suoi complici. In questo senso, la sua ossessiva concentrazione sulle tecniche della propaganda può dirsi un successo.
[…] Gli 890 scrittori e giornalisti che nel 1942 figuravano a libro paga del Ministero della Cultura popolare, a cui si aggiungevano quelli impiegati dal ministero degli Esteri e da altri dicasteri, pubblicarono diligentemente un articolo dopo l’altro, in cui sempre si dimostrava che la vittoria e la prosperità erano dietro l’angolo. Col passare del tempo, dovettero rendersi conto che si trattava di un compito difficile, e forse sterile, giacché, come qualcuno degli stessi fascisti fu costretto ad ammettere, retorica e inverosimiglianza arrivavano nei giornali e nei notiziari radiofonici ad un punto tale da far loro perdere qualsiasi capacità persuasiva.
[…] A mano a mano che i problemi si fecero più complicati e ardui da maneggiare, Mussolini andò progressivamente isolandosi nelle sue private illusioni. […] La folta gerarchia fascista, a livello sia locale che nazionale, sapeva che per sua stessa mediocrità poteva esisteste soltanto all’ombra di quest’uomo e che senza di lui non sarebbe stata nulla. Per i gerarchi era dunque indispensabile alimentare il grande mito del duce come colui che aveva sempre ragione, era lungimirante, onnisciente, e posto al di là di ogni possibile critica. Ma ora rischiavano di venir spazzati via insieme a quello stesso mito che avevano contribuito con tutte le loro energie, e nel proprio stesso interesse, a perpetuare. Sempre più numerosi si fecero coloro che lo criticavano in privato, gettando dubbi sulle sue condizioni mentali e accusandolo di portare il paese alla rovina.
[…] Nel suo isolamento, Mussolini perse progressivamente il contatto con la vita reale e cominciò a paragonarsi non più soltanto a Napoleone, ma a Gesù Cristo.
[…] Sino all’ultimo momento, Mussolini continuò a credere che la propaganda fosse l’arma essenziale e che il suo compito di comandante supremo fosse innanzitutto di creare e mantenere in piedi il mito della sua propria infallibilità e, in secondo luogo, rivestire di panni plausibilmente realistici le numerose altre illusioni che aveva giudicato opportuno alimentare. S’era abituato a vivere in un mondo di fantasia, dove non contavano i fatti, ma le parole…. Era un mondo in cui per un pubblicista di genio era facile prendere in giro i più, in cui le decisioni potevano venir rovesciate da un giorno all’altro senza che nessuno se ne desse per inteso e anzi se ne accorgesse, e dove in ogni caso le decisioni erano prese per fare scena e non per essere messe in atto. Era un mondo sostanzialmente privo di serietà, dove soli contavano la propaganda e le dichiarazioni pubbliche; ed è difficile evitare la conclusione che proprio questo fosse il messaggio centrale e la vera anima del fascismo italiano. Non essendoci ragioni per pensare che gli italiani siano più creduli di qualsiasi altro popolo, bisogna ammettere che come illusionista la prestazioni di Mussolini fu quella di un autentico virtuoso. Ma fu questo virtuosismo più di ogni altra cosa a portare l’Italia alla disfatta

 Denis Mack Smith
Le guerre del duce
Mondadori, 1992.

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LA TANA DEL PORCO

Posted in Muro del Pianto, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 18 gennaio 2011 by Sendivogius


Forse ci vorrebbe lo stilo pettegolo di uno Svetonio moderno, per immortalare la Vita privata del Cesare brianzolo e descrivere con efficacia lo squallore dei tempi moderni nella Pornocrazia berlusconiana…
Noi si ha ancora qualche residuo pudore, un impercettibile imbarazzo, di sicuro non al passo con la modernità degradante di quest’Italietta alla puttanesca, ma dalle rigorose “radici cristiane”, contornata da Family Day, Papi & mignotte.
Una domanda sorge spontanea… Ma quante sono?!?
Ci vorrebbe lo schedario di un Giacomo Casanova, uso a catalogare le sue amanti, per tenere aggiornato il registro presenze delle giovani mammifere, in continua transumanza nella reggia di Arcore per le notti brave dell’Imperatore. Di certo, servirebbe lo stile del famoso avventuriero veneziano, per offrire almeno una sponda di decenza alle squallide orgette di questo insaziabile erotomane di provincia, costantemente ingrifato.

Convinto che basti una telefonata per risolvere i problemi, in attesa di estendere il ‘segreto di Stato’ alle perversioni sessuali del Re, questo esteta dell’ammucchiata selveggia era davvero persuaso che “l’affaire Ruby” [QUI] si fosse esaurito con la farsa inscenata nella compiacente Questura milanese.
Soltanto un demente poteva credere che un sospetto caso di favoreggiamento della prostituzione minorile potesse non dare adito ad un’inchiesta penale. E infatti tanta è stata la meraviglia del vecchio pervertito (i cui disturbi mentali sono sempre più evidenti), a tal punto da produrre l’ennesimo filmino auto-assolutorio [QUI] a consumo dei fans.
Neanche i Monty Python avrebbero potuto realizzare qualcosa di meglio (o di peggio). Al centro della scena, col solito fondale plastificato, c’è Lui.. l’Unto! Inceronato e seppellito sotto un trucco pesante come una vecchia baldracca da saloon di quart’ordine, più finto dei mascheroni di Megaloman, l’Eletto parla al popolo supino per spiegare la sua verità… le solite minchiate di sempre con le quali ci ammorba da quasi 20 anni: persecuzione giudiziaria… giustizia ad orologeria… magistratura politicizzata… con giurin giurello finale (stavolta però ha risparmiato la testa di figli e nipoti).
Leggiamone qualche estratto:

E’ gravissimo che abbiano tentato di accedere ai locali della mia segreteria politica, per ricercare poi chissà cosa, visto che sostengono di avere prove così evidenti da poter richiedere addirittura il giudizio immediato. In realtà, le accuse che hanno formulato nei miei confronti sono totalmente infondate e addirittura risibili.

I locali ai quali si fa riferimento sono l’ufficio di Giuseppe Spinelli, sito in Segrate residenza Parco n.802, dove (in base alla richiesta di autorizzazione a procedere):

«..si ha motivo di ritenere possano trovarsi documenti pertinenti le abitazioni date in comodato ad alcune prostitute, nonché attinenti ai rapporti economici con queste ultime intrattenuti da Spinelli o da suoi collaboratori.»

Ovvero si tratta di un ufficio privato opportunamente trasformato in segreteria politica del presidente del consiglio, per sottrarlo agli accertamenti contabili ed i riscontri documentali sulle “attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione di soggetti maggiorenni e della minore El Marough Karima”. Provvidamente elevato a meretricio di Stato, si pensa di estinguere il reato per sopravvenuto ‘condono’.
Nella fattispecie, Giuseppe Spinelli sarebbe l’ufficiale pagatore e, nel concistorio imperiale di Arcore, è il comes sacrarum largitionum, mentre Nicole Minetti svolge le funzioni di praepositus sacri cubicoli:

«Sul punto rilevano ampi riscontri investigativi (…) che mettono in rilievo il ruolo svolto da Spinelli, quale fiduciario di Silvio Berlusconi, in costante contatto con Minetti Nicole.
Spinelli Giuseppe risulta ricoprire vari ruoli in diverse società della holding riconducibile a Silvio Berlusconi.
(…) Sono state individuate le persone che dispongono degli appartamenti in Milano Due e che risultano essere beneficiarie di ulteriori erogazioni in denaro, intermediate dalla Minetti e disposte da Silvio Berlusconi per il tramite di Spinelli Giuseppe e che comunque hanno partecipato ai sopra descritti “eventi”, svolgendovi attività di prostituzione.»

Le serate speciali, dedicate alle pratiche del bunga-bunga, sono “eventi” (come in discoteca), in formazioni variabili dalle 10 alle 30 ragazze. E, come spiega la Minetti, “ci sono varie tipologie di persone: c’è la zoccola, c’è la sudamericana che non parla l’italiano e viene dalle favelas, c’è quella un po’ più seria, c’è quella via di mezzo tipo Barbara Faggioli, e poi ci sono io che faccio quel che faccio… Per l’amor del cielo, ne vedi di ogni, cioè nel senso la disperazione più totale, cioè capirai c’è gente per cui è l’occasione della vita, quindi ne vedi di ogni, fidati di me, punta sul francese che lui sbrocca”.
Bello! Pare che agli ‘eventi’ abbia partecipato pure la fidanzatina del Trota…

Per il rifornimento costante dell’harem del sultano si costituisce un apposito serraglio delle concubine, dove alloggiare le favorite in pianta stabile. Pare si tratti del Residence Olgettina:

«Si ha pertanto motivo di ritenere che per le ragioni esposte, presso gli uffici dove lavora Giuseppe Spinelli, possano rinvenirsi dovumenti, anche riversati su supporto informatico pertinenti le abitazioni ubicate in Via Olgettina n.65 che risultano essere concesse in comodato d’uso a Toti Eisa, Berardi Iris, Garcia Polanco Maria Ester intesa “Marystelle”, Espinoza Arisleida intesa Aris, Guerra Barbara, Visan Ioana intesa Annina, De Vivo Concetta intesa Imma, De Vivo Eleonora, atti e documenti relativi alla titolarità delle predette abitazioni, ai soggetti che ne sostengono i costi, ivi compreso il pagamento delle utenze, ai soggetti che ne hanno l’effettiva disponibilità, al ruolo di intermediazione svolto da Nicole Minetti o a terzi nella gestione dei rapporti concernenti le suddette abitazioni, nonché documentazione pertinente rapporti economici intercorrenti con Berardi Iris, De Vivo Concetta, Espinoza Arisleida, Faggioli Barbara, Loddo Miriam, Sorcinelli Alessandra, Skorkìna Raissa, Barizonte Lisney intesa Lisa, riguardanti erogazioni di denaro effettuate dal predetto Spinelli in favore delle suddette persone, nonché documentazione pertinente rapporti economico-finanziari (…) con Dario Mora inteso “Lele”.» 

                    

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Caraibiche, Latine, Russe, Romene, Bionde, Mediterranee, e chi più ne ha ne metta… sembra di assistere al famoso spot della ‘patatina’ con Rocco Siffredi, ipocritamente censurato:

 

La mia vita di imprenditore mi ha insegnato quanto sia difficile affermarsi per una persona giovane, soprattutto agli inizi, perciò, quando posso cerco di aiutare chi ha bisogno.
(…) Nel corso della mia vita ho dato lavoro a decine di migliaia di persone e ne ho aiutate a centinaia. ‘Mai’ in cambio di qualcosa se non della gratitudine, dell’amicizia e dell’affetto. E continuerò a farlo. E’ assurdo soltanto pensare che io abbia pagato per avere rapporti con una donna. E’ una cosa che non mi è mai successa neanche una sola volta nella vita. E’ una cosa che considererei degradante per la mia dignità.
(…) Ho dato spesso incarico ai miei collaboratori di aiutarle per la loro casa, per le cure mediche, per l’educazione dei loro figli. Non c’è mai stata, lo ripeto, “mai” alcuna correlazione fra denaro e prestazioni sessuali.

In pratica, è un benefattore, o meglio è “Gesù”… l’uomo dei miracoli che tutto concede e nulla chiede in cambio. Hai problemi col lavoro, il mutuo, la polizia? Chiama papi Silvio che tutto s’aggiusta! E i porci hanno le ali…
Secondo le indagini della Sezione Centrale Anticrimine risulterebbe invece che:

«Nicole Minetti, in concorso con Emilio Fede e Lele Mora, nonché in concorso con ulteriori soggetti, abbia continuativamente svolto un’attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione di soggetti maggiorenni e della minore El Mahroug Karima, individuando, selezionando, accompagnando un rilevante numero di giovani donne, che si sono prostituite con Silvio Berlusconi [evidentemente a sua insaputa n.d.r.], presso le sue residenze dietro pagamento di corrispettivo in denaro da parte di quest’ultimo, nonché gestendo ed intermediando il sistema di retribuzione delle suddette ragazze a fronte dell’attività di prostituzione svolta.»

Karima Keyek (El Mahroug è un toponimico e nei nomi arabi indica la regione di provenienza) è la grande protagonista e pietra originaria dello scandalo attuale, che il papi frequenta dall’età di 16 anni. Almeno stando alle conversazioni intercettate della ragazzina al telefono:

X: “…a lui come lo chiami? Lo zio, il nonno? Come lo chiami?
Ruby: E no, papi“.
X:“…E siamo messi bene, Madonna mia! fai come la napoletana, il papi lo chiamava
Ruby:No, no, la napoletana è un’altra cosa… quella è la pupilla, io sono il culo

Alludendo così alla grande passione del Re, il viatico più richiesto alle ospiti durante le pazze notti in villa.

In quanto alla “gratitudine” delle prescelte beneficiate, non mancano le osservazioni che molto dicono sull’affetto e sulla riconoscenza delle raffinate ospiti di gala:

“Papi… è la nostra fonte di lucro!”

“Dai, mi rimangono solo mille euro devo fare cassa per forza anche se la vedo buia in questo weekend”

“Iris ipotizza che lui voglia anche ridurre le cene e propone di rubare qualcosa in casa”

“Che palle ‘sto vecchio! Fra un po’ ci manda affanculo tutte quante. È la volta buona che lo uccido, vado io a tirargli la statua in faccia, ci vuole mandare affanculo senza un cazzo?”

Ancora: sono destituite di ogni fondamento le accuse a Emilio Fede, a Lele Mora, e a Nicole Minetti.
Emilio Fede è un amico carissimo da sempre. Lele Mora lo conosco da molti anni per il suo eccellente lavoro a Mediaset. L’ho aiutato in un momento di grande difficoltà economica e di salute e sono orgoglioso di averlo fatto. So che, quando potrà, mi restituirà quanto gli ho prestato.
Nicole Minetti è una giovane donna brava e preparata che sta pagando ingiustamente il suo volersi impegnare in politica.”

Lele Mora è lo scopritore di talenti, specializzato nella fornitura di giovani giovenche per le scuderie reali. In seri guai dopo il tracollo della sua LM Managements, Mora è un altro dei grandi perseguitati dalla magistratura italiana per una lunga serie di reati tributari, dall’evasione fiscale alle falsificazioni contabili fino alla bancarotta.

Tra l’altro accade spesso, come è noto a tutti, che quando si parla al telefono si usino toni e modi diversi rispetto al dialogo diretto tra persone.
Certe frasi, pronunciate in tono magari scherzoso, sono completamente diverse quando vengono lette sulla stampa nelle trascrizioni. E poi molto spesso nelle conversazioni private, tra amici, ci si vanta magari per gioco di cose mai accadute o si danno giudizi superficiali per amore della battuta.”

E infatti l’ascolto (indiscreto) delle telefonate è interessantissimo per capire la natura delle innocenti festicciole nelle dimore del premier, che certo non ha nulla da nascondere nello spirito disinteressato delle invitate… La solita Ruby ne parla al telefono senza reticenze:

“Il mio caso è quello che spaventa più di tutti., e sta superando il caso di (Noemi) Letizia, di (Patrizia) D’Addario, di tutte… il mio avvocato se ne è appena andato, ero con lui… con Lele… loro mi stanno comunque vicini, in effetti… sempre tornando al discorso di prima… gli ho detto… Lele, io ho parlato con Silvio, gli ho detto che ne voglio uscire di almeno con qualcosa… cioè mi dai… 5 milioni… però… 5 milioni a confronto del macchiamento del mio nome (…) Non siamo preoccupati per niente, perché… Silvio mi chiama di continuo, mi ha detto: cerca di passare per pazza… racconta cazzate… io ti sarò sempre vicino, mi fa, e avrai da me qualsiasi cosa tu vuoi… con il mio avvocato gli abbiamo chiesto 5 milioni di euro … in cambio del fatto che io passo per pazza, che ho raccontato solo cazzate… e lui ha accettato… in effetti seguiremo questa strada…”

Delle “serate rilassanti” in casa Berlusconi parla anche l’ex prefetto di Napoli (2000-2003), Carlo Ferrigno, suo malgrado ospite delle serate a tema (Ottobre 2010) insieme a Maria Makdoum, danzatrice del ventre:

«L’avevo fatta andare lì da Lele Mora… Pensavo fosse una cena pulita, no invece, quella mi chiamava, pur essendo lei una puttanella è rimasta esterrefatta quando stavano tutte discinte con le mutande, mezze ubriache, in braccio a Berlusconi e se le baciava tutte, queste venti, tra cui la Minetti…
Che uomo di merda, quello lì! Ti racconto solo questa, che una sera, c’era Lele Mora, mezzo uomo, e poi c’era, come si chiama, Emilio Fede… tre uomini e 28 donne più o meno, tra cui Maria, che le hanno fatto fare la danza del ventre, perché è mezza araba e lo sa fare, e sono rimasti a guardarla, poi alle due di notte, due e mezza di notte, praticamente questo sai che faceva? Facevano le orge lì dentro, non con droga, non mi risulta, capito? E facevano quel lavoro lì. Tutte ragazze che poi alla fine erano senza reggipetto, solo le mutandine quelle strette… Capito? Bella roba, tutta la sera! Ma che schifo quell’uomo.»

Del resto nessuno può essere rimasto turbato da quelle serate perché tutto si è sempre svolto all’insegna della più assoluta eleganza, del più assoluto decoro e tranquillità e senza nessuna, nessuna implicazione sessuale.

Melania Tumini è una brillante studentessa di Rimini, che con Nicole Minetti condivide una lunga amicizia maturata sui banchi di scuola durante il liceo. La Minetti la invita in una di queste cene a casa Berlusconi. Impressionata dal decoro tranquillo di tanta eleganza, la Tumini confessa ad una amica (V.B.):

«Siamo entrate senza alcun tipo di controllo. È molto semplice. Dai il tuo nome al citofono ed entri.
È allucinante. Non sai. Lo chiamano tutte ‘amore’, ‘tesorino’. Non puoi nemmeno immaginare quello che avviene lì… Nei giornali dicono molto meno della verità anche quando lo massacrano.
Sembra di stare al Bagaglino, ma è peggio. Un puttanaio! Con Berlusconi che toccava i culi alle ragazze. Ora se quelle cose le fai in camera da letto, sono affari tuoi, ma così, davanti a tutti! Mi chiedo, il giorno dopo, come faccia a lavorare (…) Sembrava un… guarda, ti dico, mi viene bene la figura del “bagaglino” … una caricatura. Una caricatura di se stesso. Guarda, una cosa molto brutta e molto triste. Forse io pensavo che lui mantenesse un contegno e poi facesse i fatti suoi. Invece no. Assolutamente no. Cioè, lui si presenta in un certo modo, ma molto basso e mi dispiace perché non c’è bisogno.. Sulla base di certe cose, (si può) arrivare a dire tipo: “Sei malato”, cioè, sua moglie lo diceva..»

In compenso, apprendiamo finalmente in dettaglio cosa sia il famigerato bunga-bunga.
Questa volta è V.B. a riferire in dettaglio le confidenze dell’amica:

“E ora andiamo al bunga bunga. Io avevo inteso che quel termine si riferisse alla locazione, alle mura in cui tutti i partecipanti alla cena si erano spostati. In questo bunga bunga a luci rosse – e non so se lei intendeva perché c’erano le luci rosse o perché l’atmosfera era tale da essere interpretata come a luci rosse – queste ragazze si sono ulteriormente spogliate, non so a fino a quale punto, e avvicinandosi a turno e anche in gruppi di due o tre al presidente, che stava seduto sul divanetto, si strusciavano e si facevano toccare, assumendo un atteggiamento anche provocante e volgare, baci, strusciamenti. Anche all’interno di questo ambiente denominato bunga bunga erano presenti degli scomparti dove erano allocati degli abiti per dei travestimenti, ovvero divise da poliziotta o infermiera. Anche la Minetti fece uno spogliarello … non so fino a che livello, e cioè se lo spogliarello sì è concluso con la nudità totale o parziale. Lo spogliarello fu fatto anche da altre ragazze presenti. Tutta l’atmosfera era molto ridanciana, tutti sembravano divertirsi molto, tranne la M. T., che invece era molto imbarazzata per quello che stava vedendo. Mi disse che era rimasta in disparte sul divanetto e che non aveva partecipato né allo spogliarello né al travestimento, né ovviamente aveva consentito che o il presidente o altre persone la toccassero. In questo stesso contesto, M. T. mi disse che vi erano delle ragazze che durante lo spogliarello ballavano molto vicine, mezze nude, ricordando atteggiamenti lesbici. M. T. mi disse di avere percepito chiaramente che vi fosse un’accesa rivalità tra le ragazze, tanto che lei era mal vista dalle stesse in quanto evidentemente temevano che potesse attirare l’attenzione del presidente a loro scapito; e anche per questo M. T. mi disse di sentirsi molto imbarazzata. Dopo la fine del bunga bunga le ragazze sono salite al piano di sopra, dove il presidente doveva scegliere chi sarebbe potuta rimanere a dormire quella notte. Questo è un momento molto ambito dalle ragazze ed erano tutte in attesa di sapere quale o quali di loro sarebbero state scelte dal presidente del consiglio”.

Non è un paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto.”

No, decisamente è imbarazzante avere un maniaco sessuale come premier; scoprire che oltre ad essere un gangster è soprattutto uno squallido puttaniere, ossessionato dalle sue perversioni.

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