Ogni tanto ritornano…
Quando ci si illude di essersene finalmente liberati, eccoli che rispuntano fuori dallo scarico otturato dello scolo fognario, in cui si pensava invano di averli smaltiti. E invece no! Come le scorie radioattive, sono eterni. Perché un cialtrone, peggio ancora nella sua variante “tecnica”, e specialmente se incistato come una pustola nei deretani della ‘politica’, è per sempre!
Monumenti tossici alla perniciosità dell’inutile, sono sempre pronti a ricicciare nei bassifondi della ribalta, con la stessa imperturbabile faccia di merda e spocchia immutata.
Con la simpatia trasgressiva di un Edward Gein prestato alle politiche sociali, sono amabili come un peto ad una veglia funebre; affidabili come un pedofilo assegnato ai servizi per l’infanzia; garruli come una battona in disarmo, compiaciuta nella sua oscenità indisponente.
Nella fitta foresta dei Sempreverdi, si veda il caso di Gianfranco Polillo, il
mai ricordato abbastanza Sottosegretario all’Economia del ferale Governo Monti, con delega alla chiacchiera indiscriminata e vocazione alla schiavitù, provvisoriamente accantonato nel deposito sotterraneo dei burocrati d’oro a carico pubblico.
Con i suoi 20.000 euro e passa di pensione mensile (più varie ed eventuali), Polillo è uno strenuo sostenitore della lotta agli sprechi e del taglio degli stipendi (ovviamente degli altri), secondo una progressività inversamente proporzionale al reddito: più bassa è la retribuzione, più forte deve essere la riduzione di salario e di spesa. Ovviamente, nella rendita blindata della sua posizione stragarantita nel settore pubblico, ama esibirsi nel coro dei cantori dell’Austerità ad oltranza, tra i pretoriani dell’ultra-liberismo applicato al “rigore”: a parti inverse, la “lotta di classe” portata avanti con le atomiche del capitale finanziario.
E questa parodia padronale di villain da fumetto pulp, non perde occasione per ribadire il rivoluzionario concetto dalle pagine dei quotidiani nei quali s’è prontamente riciclato come “opinionista”, col suo eloquio romanesco da cravattaro rionale, per sfuggire ad un oblio più che meritato. L’ultima perla a prova di anti-emetico, questo indefesso “servitore dello stato” col gusto per la provocazione ce la regala sulla pagine del magnanimo Huffington Post, dove sono ospitate le intemerate di questo idiota (nel senso ‘greco’ del termine) prestato all’imbecillità. Non si risponde di eventuali effetti collaterali.
«Per risolvere la crisi, l’Italia deve deflazionare i salari […] Oggi la madre di tutte le riforme è quella del mercato del lavoro. Lasciamo sullo sfondo il cosiddetto jobs act – ne esamineremo i contenuti quando saranno noti – e non diamo troppo peso ai suggerimenti dei giuslavoristi. Sono uomini di legge. Preziosi quando l’economia tira e si tratta di razionalizzare le relazioni industriali esistenti. Oggi serve, invece, gente pratica, che conosce il mercato e sa dove mettere le mani. Ed è in grado di praticare la respirazione bocca a bocca, prima del definitivo collasso.»
Gente pratica e d’esperienza come l’inestimabile Polillo ed i suoi amici dalla cripta, noti per la loro provenienza dal duro mondo del lavoro e le mani consumate dai calli.
Leggendario è stato l’impegno di Polillo nello SVIMEZ, carrozzone clientelare ad uso politico, per lo sviluppo economico del Mezzogiorno d’Italia. A settant’anni dalla sua fondazione, come non apprezzare gli strabilianti risultati di questa straordinaria Associazione?!? Tra i successi più apprezzati, spiccano i preziosi contributi per la creazione della Cassa del Mezzogiorno: quel formidabile pozzo nero di finanziamenti pubblici a fondo perduto, diventata proverbiale per sprechi, inefficienze, e ruberie a non finire.
Più che “respirazione bocca a bocca”, siamo al bacio della morte.
Confrontatosi con la spietata realtà del mercato, contro ogni posizione monopolistica, lacci e lacciuoli, il sor Polillo ha potuto infatti farsi ossa e muscoli in posizione blindatissima a prova di licenziamento, all’interno di una delle principali industrie di Stato: l’ENEL.
«L’idea è quella di una grande moratoria che sospenda, seppure per un periodo di tempo limitato, tutte quelle sovrastrutture giuridiche che oggi impediscono al mercato di funzionare. Via l’articolo 18, almeno per tutte le piccole e medie industrie. Via la superfetazione della presenza sindacale. Seppure in un mutato orizzonte, il modello di riferimento è la Fiat degli anni ’60.
[…] Darwinismo sociale? Ne siamo assolutamente consapevoli.»
Se ci fosse una qualche forma di “selezione naturale”, o di semplice giustizia divina, simili individui dovrebbero essere folgorati la mattina all’alba, prima ancora di poter flatulare impuniti le loro stronzate. Oppure, più semplicemente, lavorare per una settimana in catena di montaggio, invece di concionare dall’alto del loro irraggiungibile empireo di emolumenti stratosferici. Intoccabili perché “acquisiti”: i loro e quelli soltanto!
Tuttavia, nell’articolo il nostro pensoso eroe rispolvera altri vecchi cavalli di battaglia del Polillo di boiate e (sotto)governo, come il taglio dei salari e l’eliminazione delle garanzie contrattuali, con una particolare e inquietante predilezione per i metalmeccanici, insieme a tutti quegli intollerabili privilegi (come le ferie pagate!) che fanno degli operai una delle più odiose categorie di miracolati su rendita castale.
Perché come la brillante conduzione della crisi economica, evolutasi da recessione a depressione, con inquietanti rischi di stagnazione e deflazione, ci insegna: la contrazione dei salari ed il taglio radicale della spesa, nella cinesizzazione delle maestranze, non sarà forse il metodo più indicato per incrementare il PIL e ridurre il deficit sul debito, ma di sicuro è il modo migliore per entrare a pieno titolo nel Terzo Mondo, nella libera concorrenza, ovvero lotta per la sopravvivenza tra disperati costantemente sotto ricatto. L’importante è perseverare sulla scia degli straordinari successi visti finora.
Ovviamente, l’interesse di Polillo è tutto rivolto alla salvezza dell’Italia ed al consolidamento dei conti pubblici, nell’Elysium tecno-liberista di cui per evoluzione naturale Polillo è elite insieme ad i suoi soci di minoranza.
D’altronde è noto l’eccezionale impegno profuso ad ogni ansimo nella lunga carriera di stenti, sacrifici e privazione, di questo “servo dello stato” e di chiunque altro avesse una qualche posizione di potere all’interno dell’apparato industrial-statale, sempre sul filo delle relazioni pericolose…
Ex funzionario alla Camera dei Deputati, è stato capo del dipartimento economico della Presidenza del Consiglio, dal 2001-2004, ai tempi delle spese allegre durante l’oculata gestione del secondo Governo Berlusconi. In virtù dei suoi servigi, viene promosso per meriti sul campo, avendo costantemente cassato e boicottato ogni provvedimento finanziario possibile del famigerato Governo Prodi.
Per conto di Giulio Tremonti, inventore della “finanza creativa”, il rigorista Polillo certifica il famoso “buco della sinistra”, diventando consigliere economico dell’immaginifico ministro. Sulla voragine contabile lasciata invece dal Papi della Patria non è dato saperne l’opinione, né risultano prese di posizione del pur loquace “tecnico” prestato alla politica. A dire il vero si tratta di un prestito a tempo indeterminato, giacché la meritocratica carriera di Polillo avanza in progressione con le sue piroette politiche: dai Socialisti ai Repubblicani, variabile come le maggioranze di governo. Ma il nostro, per non farsi mancare nulla, non si nega nemmeno una breve esperienza tra i “miglioristi” del vecchio PCI: ovvero, l’allora ala destra e più consociativa del partito, capeggiata dall’accomodante Giorgio Napolitano. Ed è proprio dal suo stretto contatto col mondo del lavoro e con le sue realtà, che l’esperto Polillo intesse la sua rete di relazione con altri ‘giganti’ come Renato Brunetta, Maurizio Sacconi. E soprattutto si lega mani e culo con Fabrizio Cicchitto (a cui Polillo pare confezioni gli ispirati discorsi), che lo raccomanderà a Mario Monti per la composizione della sua Famiglia Addams in versione di governo.
In considerazione degli eccezionali successi del Pornocrate di Arcore e della sua corte, che nel 2011 avevano quasi condotto il Paese al collasso economico, l’ineffabile Polillo l’anno successivo perora l’elezione di Berlusconi a presidente della Repubblica, per le sue straordinarie prestazioni.
Naturalmente, il problema della spaventosa crisi economica sono i salari troppo alti degli operai e le troppe ferie degli italiani… Impensierito dai risvolti sociali, Polillo si preoccupa soprattutto delle conseguenze, con la lungimiranza di un generale bianco nella Russia controrivoluzionaria dell’ammiraglio Kolčak (peraltro su posizioni troppo progressiste per il moderato Polillo):
«Quali saranno le conseguenze di una crisi abbandonata a se stessa? Solo un fatto statistico o non incideranno sulla carne viva del Paese, sui suoi delicati equilibri sociali? Beppe Grillo su una cosa ha ragione: ha costituzionalizzato il dissenso. Finora. Ma se la crisi continuerà anche quella fragile diga sarà spazzata via da un conflitto sociale dagli esiti nefasti. Ecco allora che il presunto estremismo della nostra proposta, in termini di calcolo probabilistico, diventa il male minore. Si può perfezionare, stabilendo limiti temporali più stretti. Circoscriverne i luoghi dove tentare l’esperimento, per poi vedere l’effetto che fa. Scrollarsela di dosso con un’alzata di spalla replica, invece, la tecnica dello struzzo, che di fronte all’imminente pericolo infila la testa sotto la sabbia. Prima di essere travolto.»