Archivio per Roberto Maroni
Autodafé
Posted in Stupor Mundi with tags Lega Nord, Liberthalia, Riciclaggio, Roberto Maroni, Rosi Mauro on 13 aprile 2012 by SendivogiusSorvegliare e Punire
Posted in Ossessioni Securitarie with tags Antonio Di Pietro, Antonio Marino, Carabinieri, Censura, Conflitto, Democrazia, Dissenso, Fascismo, Governo Berlusconi, Ignazio La Russa, Italia, Lega, Leggi speciale, Liberthalia, Ordine pubblico, Parlamento, Polizia, Reazione, Repressione, Roberto Maroni, Roma, Sicurezza, Società, Stato, Violenza on 21 ottobre 2011 by Sendivogius
In questa propaggine reazionaria del post-fascismo di ritorno chiamata Italia, dove tutti si considerano “ceto medio”, in cui la forma è sostanza nel terrore di sembrare poveri, e il ‘centro’ è la stella polare di un timone politico sempre più spostato a destra, c’è una sola cosa che spaventa più del conflitto sociale… è l’ammissione stessa che questo possa esistere.
Pertanto, l’imperativo d’ordine è la sua negazione, nell’obnubilamento del medesimo in nome della perpetuazione dello statu quo, perché nulla deve turbare i rituali del familismo allargato nello stagno consociativista. Il dissenso dunque va sempre rimosso in ogni sua forma e ricondotto nell’alveo rassicurante di un conformismo omologante, dove il numero è tirannia e la volontà delle maggioranze relative si fa dittatura.
Soprattutto, il dissenso va ostracizzato, negandogli rappresentanza politica (grazie ad una legge elettorale infame) e riconoscimento sociale nella cancellazione di spazi e legittimazione. Va azzittito, attraverso la stesura di ‘leggi-bavaglio’, che oscurano i canali della comunicazione informale, dopo aver normalizzato i media ufficiali.
In Italia, il dissenso di fatto non ha una vera cittadinanza: viene tollerato fintanto che è impotente e resta muto; diventa un problema quando non è controllabile, né gestibile per conto terzi a fini elettorali.
Ma se il dissenso assume l’aspetto e le frustrazioni di un’intera generazione, relegata ai margini estremi di una società gerontocratica e immobile, allora viene inteso unicamente come un problema di ordine pubblico, da demonizzare preventivamente e da punire a posteriori.
Con simili presupposti, fondati su una esclusione ad oltranza, la “violenza” lungi dall’essere una opzione nefasta, rischia di diventare una scelta ed una pratica diffusa, quasi fosse l’unica alternativa possibile… E un comodo alibi a disposizione di un potere consolidato, che può così esercitare meccanismi collaudati, a protezione di un sistema che si reputa perfetto e si vuole sostanzialmente immutabile. Scolpito nella legge. Meglio se per decreto, o con voto di fiducia, tra gli orpelli di un formalismo democratico sempre più svuotato di sostanza e fondato sull’abuso legalizzato delle nuove aristocrazie timocratiche.
Si parva licet componere magnis, parliamo di una società che, nel suo piccolo (piccolissimo), è arrivata a negare la concessione di licenze commerciali ai locali etnici per motivi di ‘pubblica sicurezza’ e bolla gli avventori come ‘elementi di degrado’ (accade in quel laboratorio neo-nazista chiamato padania), per comune accordo di entrambe gli schieramenti politici ufficializzati.
Se questo è lo zeitgeist dominante, è ovvio che l’esistenza stessa di realtà complesse e non conformi, strutturate in dissenso organizzato (e soprattutto pubblico) siano intollerabili.
A tal proposito, è emblematica la caccia all’untore che si è scatenata dopo i moti di Roma. La sommossa che ha sconquassato parte del centro della Capitale, è stata relegata per comune accordo a mero problema di ordine pubblico, priva di qualsivoglia dimensione sociale. Non ci sono cause pregresse, la sua natura è circoscritta ad una esclusiva questione di ‘sicurezza’ e priva di qualsivoglia ragione. Per l’occasione, analisti e commentatori dei media nazionali, hanno messo da parte le divergenze ed ogni distinguo politico, rinunciando ad ogni analisi complessa del fenomeno. In compenso fioccano gli stereotipi più ritriti nella stigmatizzazione unanime che non ammette eterodossie: i “violenti”? Poche centinaia, probabilmente provenienti da Marte, sicuramente infiltrati; ultras e figli di papà annoiati, secondo la più becera e classica delle rappresentazioni, che esorcizza ogni implicazione sociale nella rimozione delle cause. E intanto sui quotidiani fioccano interviste farlocche a sedicenti black-bloc che, per antonomasia, non parlano con i giornalisti ai quali però raccontano con dovizia di particolari vita, morte, e miracoli, di un ‘movimento’, evidentemente composto da falangi di Gino Canterino in preda a confessioni compulsive.
Mancando ogni volontà di analisi e gli elementi culturali per farlo, in assenza di qualsivoglia mediazione, è chiaro che l’unica risposta possibile non può essere che rimessa alle soluzioni antiche di chi non conosce altra risposta: REPRESSIONE.
Sorvegliare e punire; secondo i meccanismi consolidati della sorveglianza gerarchica.
La stato confusionale di una politica professionalizzata nel suo autismo referenziale, che incentra la sua azione nel livellamento delle differenze e nella tutela del privilegio esteso alle enclave protette del clientelismo elettorale, è misurabile proporzionalmente all’isteria collettiva che pervade le aule parlamentari e di una società chiusa nell’ineluttabilità dell’immutabile.
Incapaci di affrontare il problema, perché incapaci di risposte che non siano declinate in prospettiva unicamente repressiva, fioccano le proposte demenziali per accordo trasversale con relativi distinguo, molti se e qualche ma…
Antonio Di Pietro, in una delle sue tipiche esplosioni di demagogia tribunizia, non ha trovato niente di meglio che andare a ripescare dalla fogna dei reazionari lo Stronzo Reale e la sua omonima legge (che consente di sparare in assenza di minacce), salvo poi negare l’evidenza. Il PD in teoria è contrario, ma è aperto a qualsiasi miglioramento…
Grande è stato invece il giubilo di tutta la fascisteria di contorno che fa a gara a chi la molla più grossa, tale è l’effetto dell’orgasmo repressivo nella geriatria di casta e di governo.
Roberto Maroni, il peto del meteorismo leghista flatulato agli Interni nella grande costipazione berlusconiana, si è detto massimamente d’accordo. Già comandante della Guardia Nazionale Padana, la milizia (dis)armata della Lega di secessione e di poltrone, il solerte Maroni è stato rimandato a giudizio per “attentato alla Costituzione e integrità agli organi dello Stato”. Evidentemente, la cosa non gli ha impedito di diventare Ministro degli Interni (italiano mica
padano). Roberto Maroni è lo stesso che all’indomani degli scontri ha parlato di “terrorismo urbano”, promettendo sanzioni eccezionali ed un pacchetto di leggi speciali per punire i ventenni che hanno osato opporre resistenza alle manganellate dei poliziotti ed ai caroselli di cellulari e veicoli, impegnati a fendere la folla dei manifestanti con gimcane potenzialmente omicide.
Considerati dunque alla stregua di “terroristi”, i sospettati potranno essere sottoposti a fermo preventivo di 96 ore. In pratica, senza alcuna fattispecie di reato, in concomitanza di qualsiasi manifestazione, l’interessato viene messo sotto custodia, per la bellezza di quattro giorni, a discrezione delle autorità di polizia. Ma si parla anche dell’introduzione del processo per direttissima con aggravio di pena. Paradossalmente, in termini di condanna, sarà più conveniente rapinarla una banca piuttosto che romperne le vetrate: la pena è di gran lunga più mite. L’estensione della flagranza di reato (che prevede l’arresto in carcere) a 48h; cosa che peraltro è già prevista dal Codice Penale (art.336) in caso di resistenza o minaccia a pubblico ufficiale. Interessante sapere che la medesima disposizione si applica anche per la “corruzione di minorenni” (art.530), anche se nipoti di Mubarak, ma su questo si può transigere…
Il provvedimento sicuramente più gustoso è pero l’ipotesi di introdurre una tassa sui cortei, con la stipula di una fideiussione bancaria a carico degli organizzatori per la copertura di eventuali danni. Non sappiamo bene come funzionino le cose nelle fumerie d’oppio in padania; tuttavia bisognerebbe ricordare all’allucinato Maroni che la responsabilità è sempre individuale e non si può configurare come attribuzione collettiva delle azioni dei singoli. Notevole poi la concezione democratica del ministro, convinto si debba pagare per poter manifestare: interessante esempio di democrazia censitaria su base timocratica.
Immaginiamo che la tassa sarà applicata anche per i raduni secessionisti di Pontida e Venezia, annualmente organizzati dai gauleiter leghisti.
Tra gli altri provvedimenti in esame, c’è l’uso di pallottole di gomma che se esplose a distanza ravvicinata uccidono come quelle ordinarie. E l’utilizzo di idranti con sostanze coloranti per
identificare i manifestani (che verrano arrestati in virtù della flagranza di reato e sottoposti a
fermo preventivo). Da notare che i “cannoni ad acqua” sono stati abbondantemente usati a Piazza San Giovanni a Roma. E, così come le manganellate, i getti d’acqua venivano dispensati un po’ dove capitava. Inutile dire che tra i bersagli prediletti c’erano i manifestanti pacifici, assiepati contro le mura del palazzo del Vicariato, che ne sono usciti fradici come pulcini. In virtù della disposizione maroniana, avrebbero dunque dovuto essere arrestati in massa e puniti con “pene esemplari”.
Ordunque, se la resistenza alla forza pubblica si configura per l’ineffabile ministro come un “atto di terrorismo”, ci sarebbe da aggiungere che il terrorista Maroni nel 1998 è stato condannato a 8 mesi “per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale”, prima che la Cassazione gli commutasse la pena in sanzione pecuniaria nel 2004. Non risulta che il pregiudicato Maroni abbia mai fatto un solo giorno di galera, ma si premura che altri scontino la pena al posto suo, opportunamente quadruplicata.
In fin dei conti sono quisquiglie rispetto al ministro Umberto Bossi che predica la secessione armata da almeno 20 anni, minacciando insurrezioni armate, promettendo pallottole, e informandosi su come reperire mitragliatori in Sardegna… Sarebbe “apologia di reato” e presuppone la “costituzione di banda armata per atti eversivi”, ma se lo dice il cerebroleso di Pontida diventa boutade goliardica. E merita un seggio da senatore con una poltrona nel Governo italiano, contro il quale minaccia la guerra civile.
Come si vede, la condanna della “violenza” è variabile e diventa lecita a seconda di chi la compie o la minaccia.
E del resto è assolutamente coerente con lo spirito di governo, dove un premier puttaniere si intrattiene amabilmente con spacciatori, papponi e pluripregiudicati, invocando sommosse di piazza, assalti ai tribunali ed alle sedi del maggior quotidiano nazionale.
Si tratta della cosa più naturale del mondo. Infatti non ha meritato troppi clamori, né ci risultano editoriali in merito dei pur zelanti Augusto Minzolini e Giuliano Ferrara: fulgidi esempi di meritocrazia applicata e di imparzialità giornalistica.
Un’altro grande sostenitore della tolleranza zero e delle pene draconiane è poi l’imbarazzante Ignazio Benito La Russa: l’ennesima deiezione fascista al governo nell’incredibile ruolo di Ministro della Difesa. La Russa, quello che esprime solidarietà incondizionata alle Forze dell’Ordine, è infatti deciso a stroncare i violenti, denunciando le “contiguità ideologiche” con chi
osa “criticare il governo”. Il sulfureo La Russa con la violenza più che contiguo è stato organico. Infatti, nel 1973 è oggetto di una ordinanza di arresto per “adunata sediziosa e resistenza alla forza pubblica”: in pratica Benito La Russa ha organizzato una manifestazione non autorizzata di fascisti, che si sono messi a tirare bombe a mano (non sassi) contro i cordoni di Polizia. L’agente Antonio Marino, di 22 anni, muore dilaniato dall’esplosione con il petto squarciato. La Russa, diventato nel frattempo uomo d’ordine e gran difensore di poliziotti, venne indicato tra i “responsabili morali” dell’omicidio Marino. Ma la sua è una violenza (assassina) che paga e che premia. Infatti oggi è Ministro della Difesa.
P.S. A proposito di dittature e fascismi, il caro amico Gheddafi è stato drammaticamente trascinato via dalle miserie del mondo, rovesciato da una violentissima rivolta popolare e dopo mesi di conflitti sanguinosi. Ma in questo caso la “violenza” è stata considerata più che legittima e massimamente sostenuta con massicci bombardamenti. In fondo, Muhammar Gheddafi era un feroce dittatore. Per questo, un anno fa veniva accolto a Roma con tutti i riguardi, con tanto di baciamano e genuflessioni da parte del nostro Pornocrate. Quegli stessi Carabinieri che rincorrevano e venivano rincorsi dai manifestanti intorno al Laterano, all’epoca presentavano le armi col picchetto d’onore al dittatore libico. Se indossassimo una divisa dell’Arma, non si potrebbe immaginare umiliazione più grande. Questa sì che è violenza.
NAZI-REBUS
Posted in A volte ritornano, Muro del Pianto with tags Anton Drexler, Domenico Scilipoti, Gaetano Saya, Italia, Lega, Liberthalia, Nazismo, NSDAP, Programma dei 25 punti, Roberto Maroni, Storia on 29 agosto 2011 by Sendivogius
Il 24 Febbraio del 1920, Anton Drexler, oscuro presidente di una minuscola formazione politica di estrema destra, presenta un programma strutturato in 25 punti, in cui sono riportate le linee guida del NSDAP (Partito Nazionalsocialista Tedesco).
Agosto 2011. L’eccentrico Gaetano Saya, fondatore del misconosciuto Partito Nazionalista Italiano, consegna al pubblico il suo “Programma per la liberazione dell’Italia”, suddiviso anch’esso in 25 punti.
I due personaggi, storicamente lontani ma ideologicamente vicini, non hanno in comune soltanto il guardaroba e la paccottaglia simbolica con la quale adorano decorare le loro marziali camicette da sfilata…
Come in quei simpatici giochini estivi da ombrellone, in sostituzione della “Settimana enigmistica”, provate voi a trovare la differenza e scoprire quale è l’originale e quale invece la copia, nella medesima oscenità all’ombra della famigerata banalità del male, nella parodia della Storia declinata in farsa…
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1. Noi chiediamo la riunificazione di tutti i tedeschi in una Grande Germania, nel rispetto del principio dell’autodeterminazione dei popoli.
1. Noi chiediamo la riunione di tutti gli Italiani in una Grande Italia, in base al diritto di autodeterminazione dei popoli;
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2. Noi chiediamo che il popolo tedesco abbia gli stessi diritti di quelli di altre nazioni e che i Trattati di Pace di Versailles e di St. Germain vengano abrogati.
2. Noi chiediamo l’immediata uscita dell’Italia dall’ Unione Europea;
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3. Noi chiediamo territori (colonie) per il sostentamento del nostro popolo e per garantire spazio vitale alla popolazione eccedente.
3. Noi chiediamo la libertà di coltivare terra ed allevare bestiame ed esercitare la pesca per nutrire il nostro popolo;
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4. Solo coloro che sono nostri compatrioti possono diventare cittadini tedeschi. Solo coloro che hanno il sangue tedesco, indipendentemente dal credo religioso che professano, possono essere nostri compatrioti. Per questi motivi nessun Ebreo può essere considerato un compatriota.
4. Può essere cittadino dello Stato solo chi sia connazionale. Può essere connazionale solo chi sia di sangue italiano;
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5. Coloro i quali non sono cittadini tedeschi possono vivere in Germania come stranieri e devono essere soggetti alle leggi sugli stranieri.
5. Chi non è cittadino dello Stato deve poter vivere in Italia solo in veste di ospite e deve sottostare alla legislazione che regola il soggiorno degli stranieri;
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6. Il diritto di scegliere il governo e di stabilire le leggi dello Stato apparterrà solo ai cittadini Tedeschi. Chiediamo quindi che nessun ufficio pubblico, sia nel governo centrale, provinciale o comunale, possa essere gestito da chi non è un cittadino tedesco. Noi ci consideriamo in guerra contro l’attuale sistema parlamentare corrotto, dove le cariche pubbliche vengono assegnate dai Partiti a persone di favore che non posseggono le necessarie capacità e idoneità a ricoprirle.
6. Il diritto di influire sulla condotta e sulle leggi dello Stato può spettare solo al cittadino. Per questo noi chiediamo che tutte le cariche pubbliche di qualsiasi genere, possano venire occupate solo da cittadini dello Stato. Noi lottiamo contro il parlamentarismo corruttore, contro la attribuzione di cariche in base a considerazioni di partito, senza tenere conto del carattere e delle capacità;
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7. Noi chiediamo che lo Stato si impegni soprattutto ad assicurare ad ogni cittadino la possibilità di vivere decentemente, guadagnando quanto necessario al proprio sostentamento. Qualora non fosse possibile raggiungere questo obbiettivo per tutti, gli stranieri (cioè i non Tedeschi) dovranno essere espulsi dal Reich.
7. Noi chiediamo che lo Stato si impegni ad avere cura in primo luogo di assicurare lavoro e possibilità di esistenza ai cittadini. Qualora non sia possibile soddisfare le necessità primarie della popolazione, gli appartenenti ad altre nazionalità (cioè coloro che non sono cittadini dello Stato) dovranno venire espulsi dal territorio nazionale;
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8. Qualsiasi ulteriore immigrazione di non-Tedeschi dovrà essere bloccata. Noi chiediamo che a tutti i non-Tedeschi entrati in Germania dal 2 agosto 1914 in poi, venga imposto di lasciare immediatamente il Reich.
8. Si dovrà impedire ogni nuova immigrazione di non-italiani. Noi chiediamo che tutti i non-italiani che sono immigrati in Italia dopo il 31 dicembre 1977 vengano costretti a lasciare immediatamente il territorio nazionale;
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9. Tutti i cittadini devono avere uguali diritti e uguali doveri.
9. Tutti i cittadini dello Stato devono possedere eguali diritti ed eguali doveri;
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10. Il primo dovere di ogni cittadino deve essere quello di lavorare con le braccia o con la mente. Nessun individuo svolgerà lavori che non siano nell’interesse della collettività.
10. Primo dovere di ogni cittadino dello Stato deve essere quello di produrre, spiritualmente e materialmente. L’attività del singolo non deve urtare contro gli interessi della comunità, ma deve applicarsi nel quadro della collettività e per il bene di tutti;
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11. Che tutte le rendite e i redditi non derivanti da lavoro, vengano aboliti e che venga eliminata la Schiavitù dell’Interesse.
11. Noi chiediamo l’abolizione del reddito ottenuto senza lavoro e senza fatica. Abolizione della schiavitù dei prestiti ad interesse di banche e finanziare;
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12. Poiché ogni guerra impone al popolo tremendi sacrifici economici e di sangue, tutto il profitto individuale derivante da essa dovrà essere considerato un tradimento nei confronti del popolo stesso. Chiediamo pertanto la confisca totale di tali profitti.
12. Considerando l’immane sacrificio di beni e di sangue che ogni guerra chiede al popolo, l’arricchimento personale per mezzo della guerra mascherata da azioni umanitarie deve venire dichiarato delitto contro il popolo. Noi chiediamo quindi la confisca integrale di tutti i profitti provenienti da teatri di zone di guerra;
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13. Chiediamo la nazionalizzazione di tutti i monopoli.
13. Noi chiediamo la statalizzazione di tutte le imprese associate esistenti, di tutti gli istituti di credito e finanziarie, di tutte le compagnie telefoniche, di tutte le industrie, di tutte le aziende di trasporto aeree, ferroviarie e navali;
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14. Chiediamo la compartecipazione agli utili delle grandi industrie.
14. Noi chiediamo la partecipazione dello Stato agli utili delle grandi imprese che superino un utile netto di 3,5 milioni di euro annui;
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15. Chiediamo un generoso aumento delle pensioni di vecchiaia.
15. Noi chiediamo una completa riforma delle previdenze per la vecchiaia;
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16. Chiediamo la creazione e il mantenimento di un sano ceto medio, l’affidamento immediato alle comunità locali di grandi negozi da dare in affitto a basso costo ai piccoli commercianti che dovranno però garantire la fornitura degli approvvigionamenti necessari allo Stato, alle Province e ai Comuni.
16. Noi chiediamo che venga creata e conservata una sana classe media; che i grandi magazzini vengano subito collettivizzati ed affittati a basso prezzo a piccoli commercianti; che si aiutino tutti i piccoli commercianti mediante le forniture allo Stato, alle regioni e ai comuni;
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17. Chiediamo una riforma agraria che sia conforme alle esigenze Nazionali e la promulgazione di una legge che consenta di espropriare le terre necessarie al bene comune, senza alcuna compensazione economica per i proprietari. Chiediamo inoltre l’abolizione dei canoni d’affitto sui terreni e il divieto di speculare sulla terra.
17. Noi chiediamo una riforma fondiaria adatta ai nostri bisogni nazionali, l’emanazione di una legge per l’espropriazione senza indennizzo del suolo per fini di pubblica utilità, l’abolizione dell’interesse fondiario e il divieto di ogni speculazione sui terreni;
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18. Chiediamo di intraprendere una guerra spietata nei confronti di coloro che operano contro il bene comune. Traditori, usurai, profittatori, ecc….. dovranno essere puniti con la morte, indipendentemente dalla razza alla quale appartengono o dal credo religioso che professano.
18. Noi chiediamo la lotta a fondo contro coloro che esplicano attività dannose per l’interesse della comunità. Coloro che commettono delitti contro il popolo. Gli usurai, i profittatori , i politicanti. devono essere condannati a morte dallo Stato, senza distinzione di confessione o di casta;
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19. Chiediamo che il Diritto Romano, che tende a sviluppare l’ordinamento del mondo in senso materialistico, sia sostituito dal Diritto Comune Tedesco.
19. Noi chiediamo che il diritto romano, che serve il mondo materialistico, venga sostituito da un diritto comune italiano;
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20. Per rendere possibile ad ogni tedesco capace ed attivo, di ricevere la più elevata istruzione ed avere quindi l’opportunità di raggiungere posizioni di comando, è necessario che lo Stato si assuma la responsabilità di organizzare il sistema culturale della Nazione. I programmi di studio di tutti gli istituti didattici saranno adattati alle esigenze della vita reale. Il concetto di Stato dovrà essere insegnato nelle scuole sin dai primi anni. Chiediamo che i bambini particolarmente dotati e figli di genitori poveri, indipendentemente dalla professione che questi ultimi svolgono, vengano istruiti a spese dello Stato.
20. Lo Stato deve provvedere a una radicale riforma di tutto il nostro sistema di istruzione popolare, al fine di permettere ad ogni italiano capace ed attivo di raggiungere un’istruzione superiore e quindi di salire a posti direttivi. I programmi di studio di tutti gli istituti scolastici devono conformarsi ai bisogni della vita pratica. La comprensione del concetto di Stato, così come noi lo intendiamo, deve venire diffusa dalla scuola (istruzione civica) non appena incomincia ad aprirsi l’intelligenza del fanciullo. Noi chiediamo che i figli di genitori poveri, dotati di particolare intelligenza, vengano educati a spese dello Stato, senza aver riguardo alla posizione sociale o alla professione dei genitori.
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21. Lo Stato ha il dovere di migliorare il livello sanitario nazionale creando centri di assistenza alla maternità, vietando il lavoro minorile, sviluppando l’attività fisica attraverso l’introduzione di giochi e ginnastica obbligatori e sostenendo l’attività di associazioni che si occupano dell’educazione fisica dei giovani.
21. Lo Stato deve provvedere a migliorare la salute pubblica, proteggendo gli anziani, le madri e i fanciulli, vietando il lavoro giovanile, rafforzando la prestanza fisica mediante l’istituzione di ginnastica e sport obbligatori, dando il massimo appoggio a tutte le associazioni che si occupano della educazione fisica della gioventù.
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22. Chiediamo la creazione di un esercito nazionale popolare.
22. Noi chiediamo che venga abolito l’esercito di mestiere e che venga formato un esercito di popolo.
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23. Chiediamo che venga intrapresa un’azione giudiziaria contro coloro che propagandano deliberatamente menzogne politiche diffondendole attraverso la stampa. Per rendere possibile la creazione di una stampa tedesca, noi chiediamo che:
a. Tutti i direttori di quotidiani pubblicati in lingua tedesca e i loro collaboratori, siano cittadini tedeschi.
b. I Quotidiani non tedeschi siano pubblicati solo dietro espressa autorizzazione dello Stato, ma non in lingua tedesca.
c. Tutti gli interessi finanziari che per qualsiasi motivo possano influenzare i quotidiani tedeschi, siano proibiti per legge ai non- Tedeschi e chiediamo che la pena per la violazione di questa legge sia la soppressione immediata del quotidiano e l’espulsione dei colpevoli dal Reich.
Chiediamo che vengano soppressi i quotidiani che agiscono contro il bene comune.
Chiediamo un’azione giudiziaria contro quelle tendenze che nell’arte e nella letteratura hanno un’influenza negativa sulla vita del nostro Popolo e che ogni organizzazione che operi od agisca in contrasto con le sopra elencate richieste venga sciolta.
23. Noi chiediamo la lotta legale contro le menzogne politiche consapevoli e contro la loro diffusione a mezzo della stampa. Per rendere possibile la creazione di una stampa italiana, noi chiediamo:
a) che tutti i redattori e collaboratori di giornali pubblicati in lingua italiana debbano essere connazionali
b) che i giornali non italiani debbano ottenere, per esser pubblicati, una espressa autorizzazione dello Stato; e che devono venire stampati in lingua italiana;
c) che ogni partecipazione o influenza finanziaria sui giornali italiani da parte di non italiani venga vietata legalmente, e che la violazione di questa norma venga punita con la chiusura del giornale e con l’immediata espulsione dall’Italia delle persone non italiane implicate. I giornali che contrastano con l’interesse della comunità devono essere vietati. Noi chiediamo la lotta legale contro una organizzazione artistica e letteraria che esercita un influsso disgregatore sulla nostra vita nazionale, e chiediamo la chiusura delle istituzioni che violano i principio sopra esposti.
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24. Chiediamo libertà di culto per tutte le fedi religiose, in quanto esse non mettono in pericolo l’esistenza dello Stato e non offendono il senso morale ed etico della razza tedesca. Il Partito in quanto tale, rappresenta il punto di vista di una positiva Cristianità senza peraltro legarsi a nessuna particolare confessione religiosa. Esso combatte contro lo spirito materialista degli Ebrei ed è convinto che una ripresa economica duratura del nostro Paese possa realizzarsi nel rispetto del principio: l’interesse collettivo prima dell’interesse privato.
24. Il Partito, come tale, difende la concezione di un cristianesimo positivo, senza legarsi confessionalmente ad una determinata fede. Esso lotta contro lo spirito materialista entro noi e fuori di noi, ed è convinto che un durevole risanamento del nostro popolo può avvenire soltanto dall’interno, sulla base del principio: l’interesse comune deve prevalere sull’interesse privato.
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25. Per portare a compimento questo programma, chiediamo la creazione di una forte autorità centrale nello Stato e l’incondizionata autorità dello Stato e delle sue Organizzazioni sul Parlamento. Chiediamo la creazione di commissioni in rappresentanza delle varie professioni e strati sociali del Reich per assicurare che le leggi promulgate dall’autorità centrale siano rispettate e fatte rispettare dagli stati federati.
I leader del Partito si impegnano a realizzare gli obbiettivi sopraelencati ad ogni costo sacrificando, qualora fosse necessario, anche la propria vita.
25. Per attuare tutto questo noi chiediamo che venga creato un forte potere centrale dello Stato. Incondizionata autorità del Parlamento politico centrale su tutto lo Stato e sui suoi uffici in genere. Creazione di camere sindacali e professionali per l’esecuzione nelle singole regioni delle leggi generali emanate dallo Stato.
I Capi del Partito promettono di lottare a fondo, se necessario esponendo la propria vita, per l’attuazione di questi punti.
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È edificante sapere che l’on. Domenico Scilipoti, uno che aveva già usato il “Manifesto degli Intellettuali fascisti” come programma d’intenti per il suo sedicente Movimento di Responsabilità Nazionale [QUI], e sui voti del quale si regge la sopravvivenza del Governo Berlusconi, si senta onorato di fare da presidente onorario al partitino neo-nazista di Saya, perorando il suo ingresso in Parlamento.
Sulla legittimità democratica e costituzionale di questo scempio dovrebbe vigilare il Ministro degli Interni… Ovvero Roberto Maroni, tra i massimi esponenti di un partito che predica apertamente la secessione e dispone di una sua “guardia nazionale padana”..!
Anno 2011. In Italia accade anche questo.
Il Tempo dei Maroni
Posted in Kulturkampf with tags "Vieni via con me", Camorra, Federalismo, Gaetano Salvemini, Lega Nord, Liberthalia, Mafia, Meridione, Padania, Questione meridionale, RAI, Roberto Maroni, Sud, TV on 23 novembre 2010 by Sendivogius
Durante la trasmissione “Vieni via con me”, tra un elenco e l’altro, ci mancava proprio la lista promozionale del leghista Roberto Maroni, in arte ministro, che da una settimana e passa imperversa in ogni possibile angolo dell’etere, lamentando la mancanza di pluralismo.
In previsione di possibili elezioni, si è trattato di un ottimo spot elettorale confezionato su misura, a consumo personale, e naturalmente a costo zero per l’interessato: cinque minuti di auto-promozione, in prime-time, durante un programma televisivo di massimo ascolto. Niente male.
In fin dei conti, le marchette (specialmente quelle politiche) sono una costante delle trasmissioni RAI…
Di conseguenza, perché mai si dovrebbe negare al superministro padăo il suo momento di gloria mentre illustra i successi, naturalmente “epocali”, contro Mafia e Camorra, da parte di una compagine governativa dove (tra le varie dozzine di inquisiti) siedono pure Dell’Utri e Cosentino?!?
È rassicurante ascoltarlo mentre rivendica la tracciabilità dei pagamenti: istituita da Prodi; abolita (e poi reintrodotta) da Tremonti.
Gagliardo mentre sostiene la confisca dei patrimoni mafiosi, salvo omettere il mancato utilizzo degli stessi e, nei casi più estremi, le assegnazioni date in gestione ai familiari dei boss medesimi… Per non parlare poi dell’ipotesi di vendita all’asta dei beni, avanzata dal suo collega Roberto Centauro, già presidente della Commissione parlamentare Antimafia e attualmente vicepresidente della Commissione Giustizia.
Tuttavia, il Maroni da Varese il pezzo migliore ce l’ha riservato per la lettura conclusiva delle celebrazioni padane:
«È stato affermato che la ‘ndrangheta al Nord interloquisce con la Lega. Affermazione ingiusta e offensiva per i tanti che come me contrastano da sempre ogni forma di illegalità. Ed è soprattutto smentita dalle recenti operazioni fatte in Lombardia contro la ‘ndrangheta, che hanno portato al coinvolgimento e persino all’arresto di esponenti politici di altri partiti, ma non della Lega. Mi chiedo allora perché indicare proprio e solo la Lega?
Infine, le mafie si combattono eliminando gli storici e strutturali squilibri tra Nord e Sud. Dopo tanti inutili interventi statali che hanno sperperato interi patrimoni, bisogna cambiare le regole che governano la spesa pubblica e gli investimenti sui territori. I meccanismi ci sono: sono quelli propri dei moderni sistemi federali. Lo aveva già intuito, con sorprendente lucidità, un grande meridionalista, Gaetano Salvemini: “il federalismo è l’unica via per la soluzione della questione meridionale”. Disse Salvemini in un saggio, e concluse: “Date all’Italia meridionale una costituzione federale”.»
Quando si cita un autore, correttezza vuole che si riporti anche il nome dell’opera da cui la citazione proviene. Specialmente se parliamo di un personaggio del calibro di Salvemini.
Tuttavia, è probabile che l’estroso ministro abbia letto più che altro le dispense formato Bignami, appositamente preparategli da Gaetano Quagliarello: ennesimo prete spretato del radicalismo italiano, transitato alla corte di Re Silvio.
Perciò l’aiutiamo noi…
E certo se Maroni avesse letto davvero gli scritti di Gaetano Salvemini sul federalismo, se ne guarderebbe bene dal riproporli a sostegno della devolution secessionista in salsa leghista.
Poiché, in tal caso, il nostro ministro della polizia saprebbe che la proposta federalista di Salvemini ha una fortissima impronta marxista e trae i suoi valori fondanti nel movimento socialista, contro i regionalismi e gli egoismi locali:
«Salvemini individua tre classi sociali portanti e cioè latifondisti, piccola borghesia e proletariato rurale. L’analisi di Salvemini collega il conflitto di classe all’interno del Meridione alla dinamica di classe relativa all’intero territorio italiano: infatti l’alleanza tra borghesia industriale del Nord e latifondisti agrari del Sud si riverbera nell’alleanza all’interno della società meridionale tra latifondisti (che si assicurano posti di potere nelle istituzioni nazionali) e piccola borghesia impiegatizia che combatte per occupare i posti nelle istituzioni locali al quasi esclusivo fine di arricchirsi. Lo Stato, in questo sistema di alleanze, non può svolgere una funzione riformatrice (come sognano i meridionalisti liberali accecati dall’interclassismo) ma garantisce alle classi dominanti una redistribuzione fiscale a loro esclusivo vantaggio ed ai latifondisti meridionali la repressione di ogni istanza di ribellione delle classi subalterne.
Salvemini a tale proposito individua la possibilità di un’alleanza tra proletariato industriale del Settentrione e proletariato rurale meridionale, alleanza necessaria in quanto il destino dell’uno era comunque legato a quello dell’altro, giacché il parassitismo meridionale comprometteva la possibilità delle riforme in tutto il paese.»[Italo Nobile]
Nella visione politica di Salvemini, il federalismo sarebbe diventato l’elemento di rottura col quale le masse rurali del proletariato meridionale avrebbero potuto travolgere la struttura del conservatorismo borghese, spezzando l’alleanza tra le camarille comorristiche del Sud ed il blocco militare-industriale del Nord, rafforzando invece la rappresentatività democratica e la partecipazione diretta in tutto il Paese.
«I moderati del Nord hanno bisogno dei camorristi del Sud per opprimere i partiti democratici del Nord, i camorristi del Sud hanno bisogno dei moderati del Nord per opprimere le plebi del Sud.»
Gaetano Salvemini
Opere IV, Il Mezzogiorno e la democrazia italiana (vol. II)
Movimento socialista e questione meridionale
a cura di G. Arfè
Feltrinelli; Milano 1978, pp. 86-91
L’idea federalista di Salvemini è anche, e soprattutto, un rifiuto netto contro ogni forma di legislazione speciale ed una critica esplicita all’istituzione di Commissari straordinari con poteri attuativi, per la risoluzione delle emergenze. Una prassi che sembra invece costituire la costante politica dell’attuale governo di cui la LEGA detiene le quotazioni di maggioranza.
Soprattutto, il federalismo propugnato dal socialista Salvemini non presuppone certamente la declinazione di ogni responsabilità. E, se non indulge affatto in vittimismi e populismi meridionalisti, d’altra parte denuncia con forza un certo ‘settentrionalismo’.
L’attualità di certe riflessioni lascia supporre che la supponenza razzistoide di certa “Padania”, depurata dalla matrice colonialista post-unitaria, non sia un frutto dei tempi ma la costante di una psicologia e di un pregiudizio di massa, presente fin dai primi anni dell’unificazione d’Italia:
«Perché è un fatto innegabile che, se i meridionali detestano i settentrionali, questi ripagano di eguale ed anche miglior moneta gli altri. È opinione diffusa del Nord che il Sud paga molte meno tasse del Nord e gode dei favori del governo: è un parassita che dà poco e prende molto. Lo sfruttamento economico è accompagnato dalla corruzione politica, della quale il Sud è inesauribile sentina.
…anche i meridionali onesti e sinceri, i quali pur riconoscendo l’inferiorità del loro paese, di fronte al disprezzo umiliante e irritante che traspira da ogni riga scritta dal Nord, finiscono spesso col perdere la pazienza e si sentono fervere il sangue nelle vene e provano una gran voglia di dar ragione ai rettili della stampa latifondista a camorrista. Fra i giornalisti e gli uomini politici settentrionali, poi, non credo che arrivino a due quelli che conoscono bene le condizioni del Mezzogiorno e le giudichino serenamente senza pregiudizi
…E mentre i partiti democratici non sanno affrontare risolutamente il problema e sviscerarlo, quali che debbano essere le conseguenze, i partiti reazionari hanno cominciato nel Meridione una lenta ed abilissima propaganda contro il Nord, dalla quale hanno molto da temere i partiti democratici del Settentrione.»G.Salvemini
La Questione meridionale e il Federalismo
Pubblicata sulla “Critica Sociale”
Milano, 1900
Il federalismo propugnato da Salvemini nasce per unire e per emancipare l’Italia intesa come un’unica comunità democratica e solidale.
Non si capisce cosa c’entri con Maroni e con i suoi etno-nazisti verdecamiciati.
(20) Cazzata o Stronzata?
Posted in Zì Baldone with tags Amore, CISL, Liberthalia, Maurizio Sacconi, Odio, Raffele Bonanni, Roberto Maroni, Sandro Moiso, Sindacato, Violenza on 29 ottobre 2010 by Sendivogius“Classifica OTTOBRE 2010”
Siamo sinceri: quando abbiamo inaugurato questa rubrica sapevamo che non sarebbero certo mancati i contributi, ma mai pensavamo che la selezione potesse diventare tanto impegnativa. Com’è risaputo, in Italia le minchiate hanno costo zero e soprattutto non conoscono crisi. Tuttavia, una simile sovrapproduzione da primato richiederebbe ormai una classifica giornaliera, tant’è difficile stare al passo.
Direttamente dalla ‘monnezza’ di discarica e di governo, proviamo dunque a fare una sintesi…
In democrazia, la cosiddetta “classe dirigente” dovrebbe essere lo specchio di quella società che liberamente contribuisce alla sua elezione… In un Paese di merda, è conseguenza naturale che i suoi rappresentanti abbiano la medesima consistenza. Una casa che poggia le proprie fondamenta su un consistente strato di letame è destinata ad affondare presto nel medesimo, mancando pericolosamente di stabilità. Pertanto, in attesa del prossimo crollo, alle nostre cicale di governo, per ragioni di sopravvivenza, non resta che aggrapparsi alla propaganda delle emergenze. E non riuscendo a risolvere quelle reali, ne inventano di surreali, per puntellare un potere personale sempre più declinante…
È inquietante ascoltare i ragli di questi ministerucoli lombardo-veneti, questa pletora di nani pedemontani, che chiamano i regnicoli a raccolta, contro imprecisate minacce eversive e rigurgiti “terroristici”. È disgustoso osservarli mentre evocano (e supplicano) il ritorno agli “anni di piombo”, nella criminalizzazione costante di ogni forma di dissenso: contro la FIOM, additata come una sorta di organizzazione sovversiva; contro i lavoratori in sciopero; contro le manifestazioni di disoccupati e cassaintegrati; contro la stampa non allineata; e contro chiunque osi dissentire dalla vulgata ufficiale di regime.
In questa cornice preconfezionata, “un uovo lanciato contro una sede sindacale diventa un atto terroristico o una intollerabile minaccia. Incuranti di cadere nel ridicolo, media e rappresentanti politici e sindacali fanno a gara per rimuovere la violenza dal discorso socio-politico contemporaneo, nella speranza di esorcizzare oppure di rimuovere e nascondere le forze oscure e i conflitti che si agitano al di fuori dello schermo di ciò che vogliono presentare come realtà” (Sandro Moiso).
Se Raffele Bonanni, il furbone CISL, non vuole che lo si chiami “venduto”, forse dovrebbe smettere di vendersi e soprattutto di svendere i diritti altrui. In caso contrario, noi diretti interessati, che di lavoro campiamo, abbiamo tutto il diritto e sacrosanti motivi per mandare affanculo lui ed il suo giallo sindacato. O si pretende che dopo aver ricevuto l’ombrello di Altan si debba pure ringraziare?!?
È insopportabile questo continuo paventare (e malcelato auspicio): “potrebbe scapparci il morto” in questa o quella manifestazione, in questo o quel corteo, mentre si lucidano i manganelli della repressione.
Il ministro alla disoccupazione, Maurizio Sacconi, lo invoca ad ogni occasione possibile.
E l’idea sembra sfiorare pure Roberto Maroni, il secessionista agli Interni, che ha un’illuminante visione dell’ordine pubblico: se una manifestazione si svolge senza problemi è merito del suo ministero; se qualcosa va storto è invece tutta colpa degli organizzatori. Insuperabile il Maroni di polizia che si vanta di aver sventato una “strage peggiore dell’Heysel”, dopo l’interruzione della partita Italia-Serbia per le esibizioni fumogene di un centinaio di citrulli belgradesi, capeggiati da un ciccione tatuato. Eccezionale, quando contrito minaccia il sospetto che gli stessi serbi, dal Marassi di Genova, possano infiltrarsi in un corteo della CGIL a Roma, chiedendo la sospensione dell’iniziativa sindacale e declinando ogni responsabilità sulla sempre sventolata “sicurezza”.
E dopo l’attentato fantasma a quella fucina di amore che è Maurizio Belpietro, non poteva certo mancare l’evanescente CA(pe)ZZONE portavoce, anche lui aggredito dagli spettri, ad aprire il corifeo delle lagnanze (da Cicchitto a Bondi) contro i network dell’odio alimentati dalla sinistra. E qui sbagliano, perché davvero è questa un’accusa gratuita… L’Odio, come l’Amore, è un sentimento forte, non privo di una sua ‘nobiltà’, che nelle proprie pieghe presuppone una certa considerazione, persino una qualche forma di rispetto e di inconfessabile timore, nei confronti dell’oggetto della propria acredine. Soprattutto, nella sua purezza, l’odio bisogna meritarselo. Mentre possiamo assicurare che a ‘sinistra’, e massimamente nel nostro caso, il sentimento prevalente è il disprezzo.
Infine, per chiudere in bellezza, ci mancava pure il Pornonano col bunga-bunga..!
Questo è davvero un Paese che se ne va a puttane, ma a divertirsi sembra sia solo Lui.
Hit Parade del mese:
01. PROMESSE DA MARINAIO
[24 Ott.] « Mi impegno a portare le retribuzioni salariali ai livelli dei paesi europei»
(Sergio Marchionne, il Livellatore)
02. PRENDI I SOLDI E SCAPPA!
[24 Ott.] « La FIAT è l’unica azienda europea che non ha bussato alle casse pubbliche per uscire dalla crisi»
(Sergio Marchionne, la Smemorato)
03. REGALAMI UN LODO
[23 Ott.] « Non ho mai reclamato alcuna forma di tutela.
(…) Il Lodo Alfano non è una mia iniziativa, ma una proposta del mio partito; io non sono più interessato a portarla avanti.
(…) A questo punto la norma verrà ritirata. Non voglio che si dica che faccia leggi ad personam, leggi vergogna.»
(Silvio Berlusconi, il Beneficiato)
03bis. LODE AL LODO
[22 Ott.] «Il Lodo Alfano e le leggi ad personam non sono io che le ho chieste. Sono i miei alleati che se ne fanno promotori a mio favore, ricorrendo agli strumenti legali della democrazia. Per dirlo con parole chiare: sulla nostra democrazia grava un macigno. Nella magistratura abbiamo una corrente che agisce in modo eversivo cercando di procedere contro chi è stato eletto legalmente dal popolo. I processi vanno avanti già da molto tempo»
(Silvio Berlusconi, l’Inconsapevole)
04. EAU DE TOILETTE
[22 Ott.] «Il ministro della Salute Fazio ha svolto una relazione garantendo che in questo momento non ci sono preoccupazioni per la salute dei cittadini (…) A Terzigno il disagio è provocato dai miasmi e dal passaggio dei camion, conseguenza di una gestione precaria della discarica. Quando la Protezione civile era dentro la discarica non c’erano odori e non c’era un gabbiano, come hanno potuto constatare i giornalisti che abbiamo portato con noi. Dobbiamo tornare a quella modalità di gestione»
(Guido Bertolaso, il Profumato)
04bis. SULLA PAROLA
[20 Ott.] «La discarica nuova non si farà. Me lo ha promesso Berlusconi in persona ed io di lui mi fido»
(Domenico Auricchio, Sindaco di Terzigno)
05. DI QUALE ANNO?
[22 Ott.] «Prevediamo che in 10 giorni la situazione a Napoli potrà tornare nella normalità»
(Silvio Berlusconi, il Preveggente)
06. LAW & ORDER
[23 Ott..] « Lavoriamo per garantire il rispetto delle regole»
(Guido Bertolaso, il Regolatore)
07. AUGUSTI EQUILIBRI
[21 Ott.] «È assolutamente improprio parlare di ‘forte squilibrio’ a favore della maggioranza di governo da parte del TG1, che ha sempre raccontato e sempre continuerà a raccontare gli avvenimenti politici secondo il principio del pluralismo»
(Augusto Minzolini, l’Equilibrista)
08. L’APOCALISSE
[28 Ott.] «L’ennesimo capitolo di una campagna scandalistica pubblicato oggi da ‘la Repubblica’ rappresenta il segno più spaventoso di una inciviltà che minaccia di corrodere le fondamenta della nostra vita democratica e di incanalare nuovamente la vita politica verso esiti distruttivi»
(Sandro Bondi, il Profeta)
09. PAURE ALLO SPECCHIO
[16 Ott.] «Una minoranza di scalmanati ritiene di tenere sotto scacco un’organizzazione i milioni di persone, rifiutando ogni criterio di convivenza civile e democratica. Chiunque deve preoccuparsi»
(Raffele Bonanni, l’Ominide)
10. ANSIOLITICI
[15 Ott.] «Il commento sull’andamento delle entrate tributarie dei primi tre trimestri del 2010, pubblicato dalla Banca d’Italia, ha toni inutilmente ansiogeni»
(Giulio Tremonti, il Rassicurante)
10bis. IL PATENTINO
[12 Ott.] «Cossiga ha il posto d’onore nel pantheon dei liberali e democratici»
(Silvio Berlusconi, il Nomenclatore)
BACIAMO LE MANI
Posted in Muro del Pianto with tags Aleksandr Lukashenko, Eritrea, Franco Frattini, GdF, Guardacoste, Guardia di Finanza, Immigrazione, Isaias Afewerki, Italia, Liberthalia, Libia, Muhammar Gheddafi, Peschereccio Ariete, Roberto Maroni, Russia, Silvio Berlusconi, Terrorismo, UE, Vladimir Putin on 14 settembre 2010 by Sendivogius“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…”
È curioso notare come il viscerale, esibito, anti-comunismo del Joker di Arcore, brandito con irriducibile intransigenza manichea in patria, degradi dolcemente fino a svaporare del tutto, ben oltre i fumi della real-politik, ogniqualvolta il piazzista brianzolo si trovi a declamare le sue mercanzie al cospetto di coloro che, organici al cosiddetto “socialismo reale”, hanno sfruttato la posizione di rendita nei rispettivi regimi in crisi, consolidando la successiva presa del potere con il mantenimento delle antiche strutture repressive.
Uomo riciclabile per tutte le stagioni, come si conviene ad un ruffiano professionista, nelle grandi democrazie occidentali, Berlusconi è tuttavia considerato poco più di una macchietta da intrattenimento, famoso per le gaffe che dispensa a profusione durante i vertici internazionali.
Non è un caso quindi che tra i migliori ‘amici’ stranieri dell’italico reuccio ci siano alcuni dei personaggi più contestati ed inquietanti della politica estera. Sono i paria ostracizzati dalle vere democrazie e, a quanto pare, gli unici coi quali Re Silvio sembri trovare una sincera comunanza di vedute ed una certa affinità elettiva: presidenti-padroni di nazioni ridotte a dominio personale, dove la pretesa di impunità e di arbitrio assoluto trova un concreto spazio di applicazione pratica.
Per il berlusconismo imperante sembrano essere un gran vanto le relazioni privilegiate con:
L’islamofascimo in brodo socialisteggiante del colonnello golpista Muhammar Gheddafi; con discrete competenze in ambito terroristico, il rais libico rimane l’insuperabile precursore del ricercatissimo Bin Laden.
Il maoista Isaias Afewerki, generale e presidente dell’Eritrea, che ha trasformato il proprio Paese in un immenso campo di concentramento a cielo aperto, dove recludere e schiavizzare il suo stesso popolo. Il dittatore-amico Afewerki è il principale fabbricante di profughi in viaggio verso l’Italia che, respinti sulle coste libiche, vengono poi reclusi in lager nel deserto del Sahara, col beneplacito del governo italiano e grande compiacimento del ministro Maroni. Cattivissimi con gli ‘effetti’, ma ultra-tolleranti e assai benevoli con le ‘cause’.
E sorvoliamo sulle disgustose ipocrisie di quella vergogna transnazionale chiamata UE..!
Infine, c’è soprattutto l’amico Vladimir Putin, un dono del Signore, nonché Zar di tutte le Russie e già colonnello del famigerato KGB.
È singolare questo grande amore per la Russia post-sovietica, dove gli oligarchi sono intoccabili, la magistratura esegue sempre le direttive del presidente, l’opposizione tace, la stampa è amica, e le poche voci critiche vengono azzittite (per sempre). Ma Santa Madre Russia è famosa anche per l’avvenenza delle sue figlie e pertanto costituisce il luogo ideale per i pendolarismi dell’Utilizzatore finale, in confortevoli dacie massimamente lontane da occhi indiscreti…
Naturalmente, nell’elenco andrebbe aggiunto anche il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, ininterrottamente al potere dal 1994 tramite elezioni sempre contestate dagli osservatori dell’OSCE per le palesi irregolarità. Lukaschenko è considerato nel consesso delle nazioni democratiche un cupo residuato dello stalinismo e ultimo dittatore in Europa; per Berlusconi, è il presidente amato dal popolo e, proprio in riferimento ai brogli elettorali, tanto amore “è dimostrato dai risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti” (QUI).
FUOCO AMICO
Probabilmente, l’amichetto più ingombrante di questa diplomazia tutta domestica, fatta di pacche sulle spalle e lazzi da caserma, è il dittatore libico ormai famoso per le sue pastorali islamiche d’oltremare, dinanzi a ginecei di fanciulle a pagamento ed altre variopinte pagliacciate esotiche, che tanta invidia devono suscitare al giullare Silvio che pure nella materia è assai dotato. Per questo forse, si profonde in continue genuflessioni e ostentati baciamano, alla stregua di un mignon di palazzo: un imbarazzante paggetto di corte che non sa distinguere tra sacro e profano, e tutti bacia indistintamente prestando le terga…
Come si conviene ad un bravo imbonitore da fiera pedemontana, il piccolo Cesare di Brianza sa che in presenza di un prodotto scadente il cliente ha sempre ragione. Fino al parossismo…
Capita dunque che, in nome della tanto sbandierata amicizia italo-libica, un peschereccio italiano venga mitragliato in acque internazionali da una motovedetta libica, improvvidamente donata al Rais della Sirte a corto di un’unità specializzate, con tanto di equipaggio italiano come dotazione ausiliaria. Alla faccia del cristianissimo La Russa, ministro della guerra, è divertente vedere gli impettiti soldatini della Finanza che invece di occuparsi di evasione fiscale in patria vengono arruolati come truppe cammellate dal regime di Tripoli in operazioni di pirateria marittima, per sparare contro i propri stessi connazionali.
In compenso, dal profondo del suo sarcofago nelle stanze del dicastero agli esteri, ha levato la sua voce Franco Frattini, la mummia attualmente depositata al ministero:
«Certamente vi era un militare della Guardia di Finanza e del personale tecnico delle Fiamme Gialle come è stabilito dall’accordo originario italo-libico firmato nel 2007 dal governo Prodi e integrato da Maroni nel 2009. Ma il comando è degli ufficiali libici, i nostri uomini non hanno ovviamente preso parte all’operazione. Il comandante libico ha ordinato di sparare in aria, poi invece è stata colpita l’imbarcazione. Oggi a seguito dell’azione della nostra ambasciata il comandante generale della guardia costiera libica ha espresso le sue scuse alle autorità italiane per l’accaduto»
Ovviamente, la presenza a bordo di ben “6 consulenti tecnici” costituisce molto più di una presenza puramente simbolica senza compiti operativi. Questo perché i nuovissimi guardacoste della classe Bigliani prevedono un equipaggio di 12 uomini e, se la matematica non è un’opinione, vuol dire che i militari italiani costituiscono nello specifico il 50% dei marittimi imbarcati e dunque ogni azione sarebbe impossibile senza la loro fattiva collaborazione, che non è mai mancata nemmeno dinanzi ad un ordine criminale di un ufficiale straniero che nulla ha a che fare con la nostra Marina e con la NATO.
Certamente, si è sparato ad altezza d’uomo con la volontà di colpire il peschereccio ed il rischio concreto di uccidere: basterebbe vedere le immagini della cabina crivellata di colpi…
Ad ogni modo, non c’è motivo di sturbare l’ingombrante alleato al quale tutto sembra permesso, in cambio di un vergognoso mercimonio di appalti e commesse militari.
«La Libia si è scusata. Immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini.»
Ammiriamo il candore del Ministro di polizia, il secessionista padano Roberto Maroni, che placidamente ci rivela come vengano svolte le operazioni di pattugliamento marittimo e come venga contrastato il traffico umano di clandestini: le navi dei profughi vengono mitragliate, possibilmente affondate, tanto il mare nasconde ogni cosa. La fortezza europa, bianca e cristiana, è salva. Sieg Heil!!
Un fantasma si aggira per l’Europa… È alto mezzo cazzo ed ha le scarpe col rialzo; sguardo lubrico e occhietti striminziti da sorcio in calore; cerata catramata a coprire la pelata; rughe stirate, grappettate, sul bolso faccione piallato a botte di Botox;… Finto fino al midollo, è la parodia estrema del mito dell’eterna giovinezza, che affonda nelle pieghe degli adipi cadenti della senescenza crescente in un cascame di lipidi.
Barzelletta vivente in un paese da operetta, è il giullare da esportazione nei vertici internazionali e lacché part-time, esperto in genuflessioni, alla corte dei despoti che invidia e ammira.
Tra umiliazione e vergogna, l’ilarità si impasta col sangue.
A buon intenditor…
Posted in Muro del Pianto, Ossessioni Securitarie with tags 'Ndrangheta, Antonio Bellocco, Calabria, criminalità organizzata, Degrado, Governo, Liberthalia, Mafia, Negri, Razzismo, Rivolta, Roberto Maroni, Rosarno, Schiavitù, sfruttamento on 9 gennaio 2010 by Sendivogius
“A Rosarno c’è una situazione difficile come in altre realtà, perchè in tutti questi anni c’è stata troppa tolleranza, senza fare nulla di efficace, che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato una situazione di forte degrado“
(Roberto Maroni, Ministo dell’Interno)
Un po’ come la ‘munnezza’ in Campania… Ricordate?
“Napoli, aveva un problema non stiamo a riparlarne, noi sappiamo quale”.
La Calabria pure… Fortuna che i maroni non mancano mai!
Ed è chiaro che, per l’Himmler padano prestato al Viminale, l’intollerabile problema che affligge il territorio calabrese siano i NEGRI.
Invece, non sembra destare alcuna preoccupazione nei Cattivik di governo la presenza, dominante nella regione, di una delle mafie più potenti del pianeta. La ‘Ndrangheta (così si chiama), notoriamente, è un’invenzione dei comunisti. Infatti, come tutti sanno, il vero problema sono le famigerate bande di negri che scorrazzano impunite per le amene contrade calabre, da sempre consacrate alla più stretta legalità finché non è giunta l’orda barbarica.
Sono i negri che controllano la grande criminalità. E negri sono i capi delle ‘ndrine locali.
Sono sempre i negri che condizionano il mercato degli appalti, organizzano le grandi truffe per accaparrarsi i finanziamenti pubblici, controllano il ‘voto di scambio’, impongono il pizzo alle poche attività autonome e impermeano col loro sistema criminale un intero tessuto economico.
Interamente composte da negri stranieri sono pure le cosche che gestiscono il traffico internazionale di stupefacenti, insieme al riciclaggio di denaro sporco (da oggi ancora più facile, grazie allo ‘scudo fiscale’ governativo).
Questi negri maledetti! Che per decenni hanno contaminato le coste calabresi con l’affondamento delle “navi dei veleni”, nella totale indifferenza di autorità e abitanti, tramite il lucroso smaltimento clandestino dei rifiuti tossico-radioattivi.
Negri sono pure i clan che organizzano rapimenti, eseguono omicidi, infettano il territorio con faide tribali che si consumano per decenni.
Sporchi NEGRI DI MERDA sono gli Strangio, i Mammoliti, i Piromalli, i Molè, i Tripodo, i Macrì, i Morabito, i Pelle, i Condello, i Bellocco… e gli oltre 150 gruppi criminali organizzati della regione a più alta densità mafiosa d’Italia.
Tuttavia, ciò che preoccupa il ministro Maroni ed i placidi abitanti di Rosarno (che di null’altro si preoccupano) sono i raccoglitori stagionali di origine africana. Sono, per l’appunto, i soliti ‘negri puzzolenti’… I nuovi Balotelli d’Italia! Gli alieni venuti dalla Luna…
Per quella sorta di entità criminofila chiamata “Stato italiano” è assolutamente normale ciò che avviene nelle campagne italiane, e non solo… È prassi comune che i braccianti agricoli vengano impiegati, rigorosamente al nero, nella raccolta stagionale da moderni negrieri che pagano loro 25 euro, per 12-14 ore di lavoro nei campi, incoraggiando con bastonate (quando la circostanza lo richiede) la produttività degli schiavi a giornata, e lesinando persino sull’acqua (mezzo litro al giorno). Inoltre, è cosa buona è giusta che i caporali che smistano il bestiame umano nei campi, pretendano ‘per il disturbo’ 5 euro da ogni lavorante.
Se poi qualcuno di questi animali bipedi si sente male, basta portarlo via e abbandonarlo a crepare da qualche parte lontano dal campo. Se qualcuno protesta, eliminalo! E che sia di lezione agli altri [qui].
Questo non preoccupa minimamente i vari maroni di governo… Non il Ministero del Welfare (per un popolo che non spiccica una parola di inglese ma ama i termini anglofoni). E meno che mai allerta gli ispettori degli “Uffici provinciali del lavoro”.
Certamente, gli standard di vita sub-umani e la grave situazione di sfruttamento illegale non interessano il Ministero delle Politiche sociali, quasi la cosa non lo riguardasse.
E tanto meno se ne sente coinvolta la Regione Calabria dell’incredibile governatore Loiero. Uno che per inviare saltuariamente un presidio mobile sanitario per normale (e doverosa) profilassi, montare qualche doccia da campo o svuotare un paio di cessi chimici, si aspetta forse di essere finanziato con qualche altro centinaio di milione di euro a fondo perduto.
Meno di tutti sembrano indignarsi i bravi abitanti di Rosarno e della Piana di Gioia Tauro, che invece non trovano niente di meglio che giocare al tiro a segno coi negri di ritorno dai campi. E guai se all’ennesima provocazione, che coincide con tentato omicidio, gli schiavi osano ribellarsi dando prova di un senso di comunità e di solidarietà collettiva, assolutamente sconosciuta da queste parti.
Rosarno, amministrazione sciolta per infiltrazione mafiosa, mica insorge contro lo strapotere della ‘ndrangheta. Noooo, sia mai! Presidia il territorio contro l’invasione dei negri, che si ribellano alla prepotenza dei picciotti affiliati alle cosche. E lo fa insieme ad Antonio Bellocco, compaesano benemerito e rampollo della ‘ndrina locale.
In fondo, sparare agli schiavi negri mica è reato! Dove sarebbe il problema?!?
Andate su un qualsiasi motore di ricerca; scrivete “omicidio a Rosarno” e fatevi una ‘cultura’… Oppure cliccate direttamente qui e gustatevi il resto del riepilogo. Su questo, specialmente a Rosarno, non hanno niente da dire… non risultano occupazioni del Municipio, o manifestazioni di pubblica condanna o blocchi stradali di protesta.
No, i solerti cittadini di Rosarno e dintorni si fanno prendere dalle convulsioni securitarie solo quando il negraccio ingrato osa ribellarsi alla schiavitù, sfuggendo al naturale ordine delle gerarchie razziali.
UOMINI E NO
Posted in A volte ritornano, Ossessioni Securitarie with tags Accoglienza, Adriano Sofri, Cattivi, clandestini, DDL Sicurezza, Decreto Sicurezza, Emergenza carceri, Governo, Immigrati, Integrazione, La Repubblica, Lega, Liberthalia, Offesa a pubblico ufficiale, Razzismo, Roberto Maroni, Stranieri, Xenofobia on 3 luglio 2009 by Sendivogius “E’ assolutamente sbagliato proiettare la nostra anima intrepida con i suoi sentimenti profondi, la nostra gentilezza, il nostro idealismo su popoli alieni …
Un principio deve essere assoluto per una SS: dobbiamo essere onesti, corretti, leali e camerateschi con nostri consanguinei e con nessun altro. Quello che accade ai Russi, quello che accade ai Cechi, mi è assolutamente indifferente. (…) Che gli altri popoli vivano confortevolmente o muoiano di fame mi interessa solo nella misura in cui ne abbiamo bisogno come schiavi per la nostra cultura; a parte ciò, il loro destino non mi interessa affatto.”
[Heinrich Himmler – Poznan, 4 Ottobre 1943]
“Non esiste un’emergenza sicurezza. C’è solo un’emergenza immigrazione clandestina (…)
Per contrastare l’immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti ma cattivi, determinati, per affermare il rigore della legge”
[Roberto Maroni – 3 febbraio 2009]
Compiacersi alla vista dei propri escrementi, rimestare con piacere il materiale fecale, è una perversione che lasciamo ai coprofili di governo. Come il nuovo decreto governativo anti-immigrati garantirà maggiore integrazione è un mistero, chiaro soltanto alle menti dei suoi raffinati promotori. Del resto, sembra evidente che sicurezza, accoglienza, integrazione, non rientrino tra le priorità del Governo e men che mai tra le preoccupazioni del ministro Maroni, palesemente mosso da ben altre finalità. Noi, nel nostro piccolo, ci eravamo già preoccupati del DDL in tema di sicurezza, fin dalla sua stesura, e ne avevamo parlato qui.
Siccome tra papponi, mignotte e menestrelli, che gozzovigliano nelle stanze del potere non manca lo spirito comico, il decreto prevede pure la reintroduzione del “reato di offesa a pubblico ufficiale” con una condanna a tre anni di reclusione. Un reato che Roberto Maroni, attuale Ministro di Polizia, dovrebbe conoscere bene, per esperienza diretta… Per chi volesse rinfrescarsi la memoria, proponiamo una lettura pedagogica (qui).
Paradossalmente, è più conveniente violentare e massacrare di botte una ragazza mentre sei strafatto di acidi, piuttosto che mandare affanculo un poliziotto. Almeno questo è ciò che deve aver pensato l’italianissimo stupratore di capodanno a Roma. Ciccate qui per credere.
In aggiunta, potremmo dire che questo ennesimo decreto sancisce una sorta di ‘status criminale’, impostato su base razziale, contro lo straniero in senso lato, perseguibile a prescindere. Lungi dal garantire “maggiore sicurezza”, questa mostruosità giuridica rischia di trasformarsi piuttosto in grave rischio per l’incolumità personale dei singoli… Recludere lo straniero incensurato, purché extracomunitario, per 6 mesi in una sorta di lager pudicamente chiamato CIE, anche in assenza di imputazione di reati o per mancato rinnovo del permesso di soggiorno, è infatti il miglior invito a delinquere che si possa immaginare. Chi mai penserebbe che una persecuzione scientifica, condotta “con cattiveria” e a norma di legge, contro lo straniero ed il povero, possa innescare reazioni brutali e violente da parte degli interessati, in quanto conseguenza perversa di un atteggiamento vissuto come vessatorio e discriminante?!?
Tuttavia, ciò che vogliamo davvero proporvi è la lettura di un brillante articolo di Adriano Sofri, pubblicato su La Repubblica del 3 Luglio, che vale più di ogni nostra altra parola…
Ora l’italia è più cattiva
Variando Pietro Nenni (“Da oggi siamo tutti più liberi”) il governo ieri ci ha dichiarati tutti più sicuri. Da ieri, siamo tutti più insicuri, più ipocriti e più cattivi. Più insicuri e ipocriti, perché viviamo di rendita sulla fatica umile e spesso umiliata degli altri. Infermieri e domestiche e badanti di vecchi e bambini, quello che abbiamo di più prezioso (e di prostitute, addette ad altre cure corporali), e lavoratori primatisti di morti bianche, e li chiamiamo delinquenti e li additiamo alla paura.
Ci sono centinaia di migliaia di persone che aspettano la regolarizzazione secondo il capriccio dei decreti flussi, e intanto sul loro lavoro si regge la nostra vita quotidiana, e basta consultare le loro pratiche di questura per saperne tutto, nome cognome luogo di impiego e residenza, nome e indirizzo di chi li impiega. La legge, vi obietterà qualcuno, vuole colpire gli ingressi, non chi c’è già: non è vero. La legge vuole e può colpire nel mucchio. È una legge incostituzionale, non solo contro la Costituzione italiana, ma contro ogni concezione dei diritti umani, e punisce una condizione di nascita – l’essere straniero – invece che la commissione di un reato. Dichiara reato quella condizione anagrafica. Ci si può sentire più sicuri quando si condanna a spaventarsi e nascondersi una parte così ingente e innocente di nostri coabitanti? Quando persone di nascita straniera temano a presentarsi a un ospedale, a far registrare una nascita, a frequentare un servizio sociale, o anche a rivolgersi, le vittime della tratta, ad associazioni volontarie e istituzionali (forze di polizia comprese) impegnate a offrir loro un sostegno. Quando gli stranieri temano, come avviene già, mi racconta una benemerita visitatrice di carceri, Rita Bernardini, di andare al colloquio con un famigliare detenuto, per paura di essere denunciato? Lo strappo che gli obblighi della legge e i suoi compiaciuti effetti psicologici e propagandistici provoca nella trama della vita quotidiana non farà che accrescere la clandestinità, questa sì lucrosa e criminale, di tutti i rapporti sociali delle persone straniere. È anche una legge razzista?
Si gioca troppo con le parole, mentre i fatti corrono. Le razze non esistono, i razzisti sì. Questa legge prende a pretesto i matrimoni di convenienza per ostacolare fino alla persecuzione i matrimoni misti, ostacola maniacalmente l’unità delle famiglie, fissa per gli stranieri senza permesso di soggiorno una pena pecuniaria grottesca per la sua irrealtà – da 5 a 10 mila euro, e giù risate – e in capo al paradosso si affaccia, come sempre, il carcere. Carcere fino a tre anni per chi affitti una stanza a un irregolare: be’, dovremo vedere grandiose retate. Galera ripristinata – bazzecole, tre anni – a chi oltraggi un pubblico ufficiale: la più tipicamente fascista e arbitraria delle imputazioni. Quanto alle galere per chi non abbia commesso alcun reato, salvo metter piede sul suolo italiano, ora che si chiamano deliziosamente Centri di identificazione e di espulsione, ci si può restare sei mesi! Sei mesi, per aver messo piede.
Delle ronde, si è detto fin troppo: e dopo aver detto tanto, sono tornate tali e quali come nella primitiva ambizione, squadre aperte a ogni futuro, salvo il provvisorio pudore di negar loro non la gagliarda partecipazione di ammiratori del nazismo, ma la divisa e i distintivi.
Tutto questo è successo. Ogni dettaglio di questo furore repressivo è stato sconfessato e accantonato nei mesi scorsi, spesso per impulso di gruppi e personalità della stessa maggioranza, e gli articoli di legge sono stati ripetutamente battuti nello stesso attuale Parlamento introvabile. È bastato aspettare, rimettere insieme tutto, e nelle versioni più oltranziste, imporre il voto di fiducia – una sequela frenetica di voti di fiducia – e trionfare. Un tripudio di cravatte verdi, ministeriali e no, con l’aggiunta di qualche ex fascista berlusconizzato. (Perché non è vero che il berlusconismo si sia andato fascistizzando: è vero che il fascismo si è andato berlusconizzando). La morale politica è chiara. Il governo Berlusconi era già messo sotto dalla Lega (“doganato”: si può dire così? Doganato dalla Lega). Ora un presidente del Consiglio provato da notti bianche e cene domestiche è un mero ratificatore del programma leghista. Ma la Chiesa cattolica, si obietterà, ha ripetuto ancora ieri il suo ripudio scandalizzato del reato di clandestinità e la sua diffidenza per le ronde e in genere lo spirito brutale che anima una tal idea della sicurezza. Appunto. Berlusconi è politicamente ricattabile, ma non da tutti allo stesso modo. Dalla Lega sì, dalle commissioni pontificie no, perlomeno non da quelle che si ricordano che il cristiano è uno straniero.
Un ultimo dettaglio: le carceri. Mai nella storia del nostro Stato si era sfiorato il numero attuale di detenuti: 64 mila. Dormono per terra, da svegli stanno ammucchiati. La legge riempirà a dismisura i loro cubicoli. Gli esperti hanno levato invano la loro voce: “Le carceri scoppiano, c’è da temere il ritorno della violenza, un’estate di rivolte”. Può darsi. Ma non dovrebbe essere lo spauracchio delle rivolte, che non vengono, perché nemmeno di rivolte l’umanità schiacciata delle galere è oggi capace, a far allarmare e vergognare: bensì la domanda su quel loro giacere gli uni sugli altri, stranieri gli uni agli altri. La domanda è se questi siano uomini.
Cattivissimi
Posted in Ossessioni Securitarie with tags Apartheid, Bricolo, clandestini, Cure mediche, DDL 733, decreto Amato, Delazione, Discriminazione, Disegno di Legge 733, DL 92, Emendamenti, extracomunitari, Gianfranco Miglio, Guardia Nazionale Padana, Guardie di Ferro, Guardie Padane, Immigrazione, Iscrizione anagrafica, Lega Nord, money transfer, Pacchetto Sicurezza, Padania, Permesso di soggiorno, Razzismo, Roberto Maroni, ronde padane, SA, Senato, Senza fissa dimora on 13 febbraio 2009 by Sendivogius
Lo spirito dei tempi
“Il linciaggio è la forma di giustizia nel senso più alto della parola. C’è la giustizia dei legulei, che è il modo di imbrogliare il prossimo, e c’è la giustizia popolare che si esprime nei moti rivoluzionari”
[Gianfranco Miglio (1918-2001), ideologo della LEGA, intervistato il 10/03/1993 da Gianluigi Da Rold per il Corriere della sera]
Doveva essere una delle massime priorità, il fiore all’occhiello del nuovo governo, la risposta concreta alle richieste della ‘gente’. Eppure sono nove mesi che il cosiddetto “Pacchetto Sicurezza” posteggia in attesa di essere convertito in legge. Un parto difficile.
A dire il vero, nel maggio ’08, ci aveva già provato il ministro Amato, tramite decreto-legge (il DL n° 92). Si trattava di un buon prodotto, affidato però ad un pessimo equipaggio su di uno scafo fragilissimo. Incagliatosi tra gli scogli di un’opposizione trasversale, il battello è naufragato miseramente, con tutto il suo carico, insieme al resto del centrosinistra. Tant’è che il denigrato pacchetto sembrava destinato a giacere sui fondali dell’oblio politico. A sorpresa, dopo le ultime elezioni, è stato ripescato proprio da quei ‘guerrieri della libertà’ (vigilata) che avevano definito il decreto Amato un pannicello caldo, bocciandolo senza appello. Il famigerato ‘pannicello’ si rivelava infatti utilissimo per tappare le falle costituzionali delle strampalate iniziative di Maroni, tanto da diventare il riferimento basilare, e “strettamente collegato”, al Disegno di Legge n° 733 in materia di sicurezza pubblica, attualmente in discussione al Senato.
Nella collaudata politica delle emergenze che tanto piace ai nostri ‘decisionisti’ di governo, il DDL 733 è l’ultimo bastione contro “l’aggressione della criminalità diffusa”, presentato con i cupi toni apocalittici di chi si prepara ad una strana Armageddon metropolitana:
“La necessità dell’intervento normativo oggi proposto trova le sue radici nella insufficienza di apposite misure che consentano di contrastare con efficacia il degrado urbano, l’illegalità diffusa e la criminalità organizzata, fenomeni che minano i fondamenti della convivenza civile e che possono essere contrastati attraverso la previsione e l’attuazione di appositi strumenti normativi che siano in grado di rispondere con maggiore efficacia alla domanda di effettività dell’intervento penale”.
In pratica, la stesura della Legge 733 è stata trasformata dalle nuove ‘squadracce’ leghiste in una palestra per esibizioni muscolari. Un palcoscenico mediatico, di basso consumo elettorale, sul quale i manipoli dei celtico-ariani approntano i loro squallidi teatrini, per pasciuti nazistoidi in camicia verde.
Si tratta di un viatico all’incasso per la Lega e di una pesante ipoteca che la maggioranza concede agli istinti animali dei suoi belluini alleati, che ringhiano sopra anacronistici carrocci medioevali. Il giusto prezzo da pagare, per le impunità di Re Silvio.
È quasi imbarazzante leggere (tra le proposte sensate che pure nel DDL non mancano) gli emendamenti presentati dal padao Bricolo e dai suoi amichetti, evidentemente tutti molto fieri di ispirarsi ai principi dell’Apartheid, per consolidare l’identità da incubo di un non-luogo chiamato “Padania”: un’ossessione razzista che si alimenta di fantasie innominabili.
Emendamenti che nei successivi interventi ci si sforza di limare, correggere, stemperare, e che tuttavia mantengono intatta la loro essenza xenofoba di reiterato disprezzo, quasi compiaciuto, nei confronti dello ‘straniero’. Ciò che anima la pattuglia leghista è la fede mistica in una missione purificatrice, la realizzazione postuma di un processo di decontaminazione, volto a neutralizzare i rischi di una presenza aliena ed inquinante. Si tratta infatti di una rozza opera di rassicurazione sociale contro ‘diversità’ che inquietano e disturbano, attraverso un ritrovato tradizionalismo nel solco del volkisch padano.
D’altra parte, il dibattito sul DDl è ancora aperto, ed è difficile dire quanti di questi “emendamenti” verranno davvero recepiti nella stesura definitiva del testo di legge, superando il vaglio di costituzionalità.
Di fatto, sono provvedimenti che poco hanno a che fare con la ‘sicurezza’, ma molto condividono con la discriminazione etnica e l’esclusione sociale. Si basano su una definizione identitaria a frantumazione localistica, proponendo soluzioni locali per problemi globali. Quelle leghiste sono proposte dai corti orizzonti, ristrette a dimensione ‘paesana’, dove l’autorità non va oltre le valutazioni del borgomastro.
CITTADINANZA
Ad esempio, nell’angusto panorama dei senatori padani, per la concessione della cittadinanza italiana, fondamentale dovrebbe essere il parere non ostativo del sindaco del comune ove il richiedente risiede. Sindaco che valuterà livello di “integrazione nella comunità locale”, nonché la “partecipazione alla vita sociale ed economica” della comunità medesima, secondo un potere discrezionale tutto da definire.
Se non vado a messa tutte le domeniche, non frequento la parrocchia, faccio la spesa nei discount dei cingalesi, e compro solo negli empori gestiti da cinesi, dici che il sindaco padano darà parere positivo per la mia cittadinanza italiana?
Il sindaco dovrebbe perciò attestare il “requisito della residenza”, unitamente alla “congruità dei redditi”.
Per legge, i nuovi cittadini dovrebbero essere selezionati soltanto tra i ricchi: operai con prole a carico non li vogliamo. In ogni caso, il servizio costa per tutti 200 euro.
MATRIMONIO
Con rara sensibilità, il governo si preoccupa pure dei danni psicologici che i ‘matrimoni di comodo’ possono avere “sulle persone in cerca di un affetto”. Pertanto, per combattere lo sgradevole fenomeno, l’acquisto della cittadinanza italiana tramite matrimonio potrà avvenire dopo due anni di residenza nel territorio dello Stato. Prima il limite era di 6 mesi.
Tuttavia, secondo la proposta originale del sen. Bricolo e degni sodali, la concessione non sarebbe dovuta arrivare prima di 5 anni. Dieci anni se residente all’estero.
Per assurdo, se contraggo regolare matrimonio con una extracomunitaria, magari cittadina statunitense che lavora in Italia, rischio di vedere espulsa mia moglie, perché in caso di perdita dell’impiego non avrebbe più i requisiti per il rinnovo del permesso di soggiorno. Però, secondo la proposta originaria della Lega, dopo 10 anni avrebbe comunque ottenuto la cittadinanza. Se invece la mia ipotetica, cocciuta, sposa straniera dovesse rientrare in Italia clandestinamente potrei sempre andarla a trovare in carcere.
ISCRIZIONE ANAGRAFICA
Contro il degrado sociale, “L’iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica sono subordinate alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie” giacché un immobile dovrebbe sempre avere l’idoneità abitativa.
Sinceramente, non si capisce il senso di un simile provvedimento: ho un regolare permesso di soggiorno e un contratto di lavoro stabile, ma siccome il monolocale in cui vivo (e per il quale pago 800 euro al mese di affitto) è fatiscente, il Comune mi nega l’iscrizione anagrafica. Iscrizione che guarda caso è indispensabile per il rinnovo del permesso di soggiorno.
Finalmente una risposta all’emergenza abitativa! Da notare che tale provvedimento, se davvero applicato, riguarderà anche moltissimi cittadini italiani che vivono in stato di estrema precarietà e in condizioni di indigenza, che di punto in bianco si troverebbero senza nemmeno un ricovero. Una casa vera non ha prezzo; per tutto il resto c’è social card.
Evidentemente i romantici lumbard di governo trovano molto più decorose sistemazioni alternative come i prati e gli argini dei fiumi, con un tetto fatto di stelle.
“La legge morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me”.
CURE SANITARIE
In attesa di eliminare fisicamente i ‘clandestini’, bisognerebbe ricordare che la sterilizzazione etnica non coincide con la pubblica profilassi. La Lega si preoccupa molto delle condizioni igienico-sanitarie degli alloggi, ma tralascia completamente quelle delle persone. La grande pensata del KKK padano è di indurre i medici e il personale ospedaliero alla delazione sistematica: denunciare lo straniero che non esibisce il permesso di soggiorno in caso di cure. In un solo colpo si liberano gli ambulatori e si intercettano nuovi irregolari per le espulsioni.
Gli stranieri infatti non sono umani e, come tutti sanno, hanno un metabolismo diverso dal nostro. Gli europei dell’Est sono notoriamente vampiri e di giorno vivono celati in cavità sotterranee, altrimenti la luce del sole potrebbe incenerirli. I negri, terminato il turno di lavoro, vengono rinchiusi nella fabbrichetta e collegati agli alimentatori per la ricarica, insieme ai muletti elettrici. I Cinesi sono appendici intercambiabili per macchine da cucire. E tutti escono solo di notte, esclusivamente per rubare e stuprare. Non prendono gli stessi mezzi pubblici, non camminano per le stesse vie, non fanno la spesa negli stessi supermercati, non frequentano le stesse scuole, non fanno la fila negli stessi uffici postali, di noi comuni mortali.
I centri sanitari svolgono un costante monitoraggio epidemiologico sul territorio. Sono gli unici che, nonostante i limiti, possono svolgere una reale opera di prevenzione ed isolamento di eventuali infezioni virali. Inibire l’accesso alle cure mediche non è una semplice idiozia, è un atto criminale, che mette a repentaglio la salute dell’intera cittadinanza.
D’altro canto, offre inaspettate prospettive di guadagno a strutture private senza scrupoli, che chiederanno allo straniero irregolare un ‘ragionevole’ supplemento di spesa, a garanzia del silenzio sulla sua posizione amministrativa. Ed è lecito temere la promozione illegale di una vera e propria sanità parallela, completamente svincolata da norme e controlli.
Le mafie italiane e straniere ringraziano sentitamente.
REGISTRO DEI SENZA FISSA DIMORA
“È istituito presso il Ministero dell’Interno un apposito registro nazionale delle persone che non hanno fissa dimora”. Nel furore repressivo di matrice ottocentesca che smuove le viscere leghiste, la povertà è un crimine. O quantomeno l’incubatrice di delinquenti potenziali.
Immigrati, miserabili, emarginati, ‘senza fissa dimora’, sono i nuovi untermenschen: i sub-umani il cui status giuridico è riconosciuto solo nella definizione della loro posizione penale.
La creazione virtuale di nuovi nemici da perseguire per collettivi autodafé. In merito, si perdoni l’auto-citazione, potete (ri)leggere: La Fabbrica del Consenso.
Si tratta di una schedatura di massa della quale si ignorano totalmente le finalità e la funzione.
Queste cose, queste porcherie, non indignano i ferventi cattolici della maggioranza. Non provocano crisi di coscienza tra i devoti sanfedisti che recavano inutili pagnotte davanti alla clinica “La Quiete”, chiedendo di prolungare l’agonia della povera Eluana Englaro.
CONCORSO DELLE ASSOCIAZIONI VOLONTARIE AL PRESIDIO DEL TERRITORIO
Addomesticata nella forma, è una norma che sembra alludere ad una variante dei ‘City Angels’:
“Gli enti locali, previo parere del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, sono legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare agli organi di polizia locale, ovvero alle Forze di polizia dello Stato, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale. Dalla presente disposizione non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.”
Ma sull’effettivo potenziale d’impiego, e sulla reale natura dei ‘volontari’, non sembrano avere dubbi il senatore Bricolo e onorevoli colleghi…
A tal proposito, vale la pena di citare l’emendamento a presentazione leghista:
“Gli Enti locali sono legittimati ad avvalersi della collaborazione di guardie particolari giurate, nonché di associazioni tra cittadini, con funzioni ausiliarie di sorveglianza dei luoghi pubblici, al fine di segnalare agli organi di polizia locale ovvero alle forze di polizia dello Stato eventi che possano arrecare danno o disagio alla sicurezza urbana e cooperare nello svolgimento dell’attività di presidio del territorio”
Non si fa alcun riferimento a “situazioni di disagio sociale”; si parla invece di impiego diretto come “ausiliari” di Polizia (locale), presumibilmente armati, con mansioni di “sorveglianza” e di “sicurezza”.
Disinnescato il potenziale eversivo del testo originale, la stesura della bozza definitiva non pregiudica nella sostanza quelle che sono le aspirazioni e gli obiettivi dei suoi promotori. Se confermata, la disposizione contenuta nel DDL consentirà la creazione di ‘ronde padane’, con tanto di riconoscimento ufficiale della sedicente “Guardia Nazionale Padana”: l’unica milizia di partito esistente dai tempi della MVSN, con la camicia verde al posto di quella nera. Da imbarazzante fenomeno folkloristico, la Guardia Nazionale viene istituzionalizzata e potenziata nel nucleo embrionale di una vera milizia territoriale, posta a presidio dei territori ‘liberati’ della Padania.
Tuttavia non è certo il caso di fare inutili allarmismi. Simili iniziative possono ispirarsi all’esperienza di illustri precedenti di successo. E se convogliate al perseguimento di nobili cause, potrebbero altresì strappare quest’Italietta decadente alla sua dimensione sudamericana, per donarle un po’ di teutonico vigore.
Proporre inquietanti analogie con i paramilitari delle Sturm Abteilungen nazionalsocialiste sarebbe provocatorio, oltre che ingiusto… nei confronti delle SA, s’intende!
A dispetto dei sospetti di razzismo che bollano molti esponenti leghisti, bisognerebbe inoltre apprezzare lo spirito fratellanza e l’ideale gemellaggio, che le goliardiche e panciute “Guardie Padane” hanno voluto stringere con i legionari romeni dell’arcangelo Michele, le Guardie di Ferro di Codreanu (seduto al centro nella foto), con le quali hanno deciso di condividere i colori della camicia in cameratesca comunanza.
Nell’anonimato della propria stanzetta solitaria, ogni leghista può confezionarsi il suo costumino da paramilitare ed eccitarsi al pensiero di eroiche gesta, coccolando le fantasie guerriere da soldatino della domenica. Sembra infatti che l’uniforme continui ad essere il sogno ricorrente dell’italiano medio. La divisa diventa dunque il feticcio in cui racchiudere il vuoto di esistenze insignificanti, nell’illusione di ottenere quella considerazione e quel rispetto, che da sempre le società degli eguali negano agli uomini di merda.
RILASCIO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO
É un’altra fissazione tutta leghista. La Lega ha infatti costruito una leggenda metropolitana sulla presunta gratuità circa il rilascio del suddetto permesso. Falso. Tra marche da bollo e documentazione allegata, il rinnovo del permesso di soggiorno costa all’immigrato regolare (che già paga le tasse e i contributi per una pensione che non avrà) 72,50 euro. A tale cifra verrà aggiunto un ulteriore importo di 200 euro, per l’erogazione di un servizio scadentissimo e perennemente in ritardo sui tempi di consegna, senza che venga assicurato il benché minimo miglioramento della prestazione.
Riguardo a fantasiose menate come il permesso di soggiorno a punti, con la decurtazione di crediti e cumulo dei resti, è meglio calare un velo pietoso.
ATTIVITA’ DI TRASFERIMENTO FONDI
“Gli agenti in attività finanziaria che prestano servizi di pagamento nella forma dell’incasso e trasferimento di fondi acquisiscono e conservano per dieci anni copia del titolo di soggiorno se il soggetto che ordina l’operazione è un cittadino extracomunitario”.
Il governo che ha eliminato la tracciabilità degli assegni, il falso in bilancio, la possibilità di ricorrere alla class action, immunizzato i reati finanziari con la prescrizione… si preoccupa di perseguire il ‘money transfer’, concentrando le sue attenzioni sulle rimesse degli immigrati. Sarebbe interessante avere anche la tracciabilità finanziaria ed anagrafica per tutti quei trader che giocando sulla speculazione borsistica hanno movimentato capitali per miliardi in direzione dei paradisi fiscali. Ma loro non sono extracomunitari… al massimo siedono nel consiglio di amministrazione di Mediobanca.
Italiani Brava Gente
Posted in Ossessioni Securitarie with tags Abba, Abdul Guibre, Africa, Camorra, Criminalità, Duisburg, Mafia, Milano, Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, Roma, Sicurezza, Strage di Castel Volturno, Strage di Ferragosto on 24 settembre 2008 by Sendivogius
Germania, 15-08-07. Sei immigrati vengono trucidati a fucilate, all’uscita di un ristorante. Tutti vengono finiti con un colpo di pistola alla testa. In tutto sono stati esplosi 70 proiettili: tanti i bossoli ritrovati. È strage. Nelle cronache verrà ricordata come la “Strage di Ferragosto”. La città di Duisburg ne è sconvolta ed esprime il suo sgomento portando fiori e bigliettini di cordoglio sul luogo del delitto. La stampa tedesca, impressionata dalla gravità della carneficina, riserva alla notizia il massimo rilievo.
Le sei persone uccise sono tutte originarie della Calabria (Italia). Cinque delle giovani vittime provengono dal borgo aspromontano di S.Luca. Da anni le ‘ndrine del paese si scannano in una faida sanguinosa che oppone il clan dei Nirta-Strangio a quello dei Pelle-Vottari. Una faida che non conosce confini.
Italia, 18-09-08. È buio sulla Statale Domitiana, ma i killers ci vedono benissimo. Una tempesta di fuoco e tungsteno rovente si abbatte su quel piccolo pezzo d’Africa, che dopo il lavoro nei campi si riconosce davanti la sartoria Exotic, e ne trapassa il corpo come fosse di burro. Si spara a casaccio nel grande safari di Castel Volturno, tanto i negri si assomigliano tutti: la stessa faccia scura della miseria. La selvaggina non manca… è caccia grossa stasera!
I proiettili sparati sono 130; si usano pistole semiautomatiche, UZI, Kalashnikov. Sei sono i corpi che rimangono sull’asfalto. Sei ragazzi venuti da posti lontani, da luoghi che pochi saprebbero indicare sull’atlante: Liberia, Togo, Ghana…. Soltanto sei negri. Sei negri di meno.
Nel paese delle emergenze le sirene dell’allarme criminalità sono rimaste mute. Né mi risulta che ci sia stata particolare indignazione contro “la barbarie che minaccia la nostra civiltà”.
Certamente, non da parte dei nostrani paladini di Ordine e Sicurezza, di solito così solerti nel denunciare “l’aggressione extracomunitaria” alle nostre città. L’ineffabile Maroni, ministro agli Interni, ha detto che l’impiego dell’Esercito per questo tipo di circostanze “non serve” (subito smentito al successivo Consiglio dei Ministri). Infatti i militari sono molto più utili a presidiare il Nulla nel centro di Milano: forse è una rilettura post-moderna della “piccola vedetta lombarda” nel deserto dei Tartari. Sicuramente sono indispensabili a Firenze, per la serie: marmittoni in gita con badante al seguito. Fondamentali a Roma per la lotta agli scippatori (meglio se zingari). Assolutamente superflui invece a Castel Volturno, altrimenti bisognerebbe spiegare che in Italia c’è un’emergenza CAMORRA; bisognerebbe chiarire che con la MAFIA non si convive. E questo non giova agli affari, nevvero ministro?!?
Ma la cosa non sembra preoccupare nemmeno quei giornali, che hanno relegato la notizia alla cronaca interna dopo l’infortunistica stradale: normale regolamento tra bande di spacciatori, affari loro. Caso chiuso. Titoli meravigliosi del tipo: “Casertano. Emergenza Criminalità: extracomunitari aggrediscono la Polizia”.
Nel paese dove criminali notori sono innocenti fino al III° di giudizio, se sei negro, sei colpevole a prescindere. Giudicato, condannato… sentenza eseguita. Morte.
P.S. Ieri (martedì 23 settembre) si sono svolti i funerali di Abdul Guibre, detto “Abba”, ladro di biscotti e (colpa ben più grave) “sporco negro”. È stato ammazzato a bastonate nella Milano da dimenticare del sindaco Moratti. La morte di questo Abba, ha creato inutili difficoltà a due bianchissimi cittadini dell’Italia che lavora, i sigg. Fausto e Daniele Cristofoli, che incidentalmente si sono trovati a sprangare il negretto impertinente. Pare che i poveri Cristofoli abbiano piccoli precedenti penali per reati contro il patrimonio (Truffa? Ricettazione? Furto? Rapina?). Peccatucci veniali…mica roba paragonabile alle colpe di Abba!
Ho ascoltato ai TG pezzi di rara maestria giornalistica dei nostri pennivendoli con cervello all’ammasso, appendici del loro microfono, che MAI pongono e si pongono una domanda:
Guibre in fondo era colpevole perché più che i biscotti, pare, avesse rubato i soldi nella cassa del bar.
Certo come no?!? Notoriamente i bar alle 6,00 di domenica mattina hanno la cassa piena per l’eccezionale numero di clienti.
Da parte dei baristi non c’era volontà omicida.
Come potrei mai pensare che menare cinque fendenti con una spranga uncinata e di ferro possa spaccare il cranio ad un ragazzo di 19 anni?!?
Tantomeno c’era pregiudizio razziale.
Da noi infatti dire a qualcuno che è un “negro di merda” è un complimento.