Archivio per Riciclaggio

Quelle strane coincidenze…

Posted in A volte ritornano, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 14 ottobre 2012 by Sendivogius

Se c’è una cosa che col tempo abbiamo imparato ad apprezzare in Antonio Di Pietro, è lo straordinario intuito col quale seleziona i suoi candidati e lo conduce inesorabilmente a scegliere le persone sbagliate. In questo, pare che disponga di un talento tutto particolare, raffinato negli anni attraverso la pratica reiterata.
 Non sappiamo come andrà a finire (né ce ne potrebbe fregar di meno) la deprimente vicenda di Vincenzo Maruccio: l’enfant prodige alla Regione Lazio, lanciato in una carriera fulminante che sembrava aver bruciato tutte le tappe e conclusa nel peggiore dei modi.
Sarebbe piuttosto curioso conoscere i requisiti di valutazione, con i quali vengono scremati certi curricula. Sembra trattarsi di un problema comune a tutti i partiti (e ora ‘movimenti’) di natura proprietaria, dove il giudizio del ‘Capo’, prima ancora di essere insindacabile, è soprattutto insondabile.
Personaggi come Maruccio non vengono su dal nulla. Meno che mai in un paese immobile e gerontocratico come l’Italia, dove si diventa maggiorenni a cinquant’anni e si vive una seconda giovinezza a settanta. Un Paese dove dietro al rampantismo di ogni ‘giovane di successo’ c’è sempre un vecchio mentore, con le opportune entrature nei salotti giusti ed i fili del burattino in mano…
A 23 anni, fresco di laurea in giurisprudenza, conseguita presso la cattolicissima università LUMSA, il misconosciuto Vincenzino è già “dirigente” nazionale dell’Italia dei Valori.
Non ancora trentunenne, viene nominato Assessore alla Regione Lazio con delega alla Tutela dei Consumatori ed alla Semplificazione Amministrativa (13/02/09) nella giunta regionale di Piero Marrazzo, su indicazione diretta del partito per volontà di Antonio Di Pietro. Superfluo dire che il giovane avvocato calabrese non solo non è stato eletto, ma nemmeno si è presentato alle elezioni regionali (del Lazio). Tempo pochi mesi, viene promosso “Assessore ai Lavori Pubblici ed alle Infrastrutture”. Si tratta di un incarico delicatissimo, che richiederebbe un minimo di esperienza, in considerazione del mare di squali in cui si deve nuotare. Tanto per dire, è il periodo in cui Angelo Balducci, ricopre il ruolo di Presidente generale del Consiglio Superiore per i Lavori Pubblici, dopo essere stato Direttore Generale del Servizio Integrato Infrastrutture del Lazio, e dal 2006 Commissario Straordinario per i mondiali di nuoto “Roma 2009”.
Nel 2010, cambio di giunta regionale. Vincenzo Maruccio, coi suoi 8.000 voti, è il primo degli eletti in quota IdV. Diventa capogruppo dell’Italia dei Valori nel Consiglio Regionale del Lazio, tesoriere unico del partito e membro della Commissione Bilancio alla regione, quindi segretario generale dell’IdV per il Lazio, prima del catastrofico epilogo: indagato per peculato, sospettato di riciclaggio, costretto alle immediate dimissioni dal partito.

Dimmi con chi vai e ti dirò che sei
 Negli anni gloriosi della sua attività politica, l’on. Maruccio si distingue per una indefessa attività contro i furbetti di tutte le cricche. In concreto, di fatti se ne vedono assai pochini; in compenso, le parole e le promesse abbondano, con un premio alle buone intenzioni. Poi certo c’è l’immancabile discrepanza tra ciò che si predica e quello che si pratica, nell’incolmabile separazione tra pensiero e azione…
In merito alla scandalosa gestione dei fondi regionali per le spese di partito [QUI], alla fine di settembre ’12, quando finalmente si decide di correre ai ripari e chiudere le porte a stalle ormai vuote, il solerte Vincenzino rilascia insieme al suo collega Claudio Bucci una dichiarazione congiunta:

Accogliamo con grande piacere la proposta del presidente Abbruzzese, in merito ai tagli da operare sulle spese del consiglio regionale del Lazio. Si tratta di un atto di responsabilità nei confronti dei cittadini della regioni su cui, inevitabilmente, grava la spesa regionale.

Mario Abbruzzese (PdL) è il presidente dell’assemblea regionale, che ha moltiplicato i pani ed i pesci elevando a dismisura i rimborsi spese ed i finanziamenti pubblici ai partiti (da 500.000 a 15 milioni di euro), tramite un contestatissimo emendamento, introdotto in fretta e furia nelle legge di bilancio regionale del 2010.
Peccato che l’accoppiata moralizzatrice dei (porta)valori abbia ritenuto superfluo ricordare come l’aumento dei fondi sia passato anche grazie al voto favorevole di Vincenzo Maruccio (membro della Commissione Bilancio) ed il consigliere Claudio Bucci (membro dell’Ufficio di Presidenza), nonostante la direttiva ufficiale dell’IdV fosse quella di votare NO.
Claudio Bucci è un ex Forza Italia, transitato per le imperscrutabili vie della politica all’Italia dei Valori. Per rendere l’idea del personaggio, è uno che da almeno cinque anni riutilizza sempre la stessa foto, evidentemente buona per tutte le occasioni… Questioni di coerenza!

Vincenzo Maruccio sembra invece più fedele al primo amore. In concomitanza con la ascesa politica, entra nello studio dell’avv. Sergio Scicchitano, esperto in diritto societario e in particolare nel ramo fallimentare.
Calabrese pure lui (è nato a Isca sullo Ionio il 17/09/1955), Scicchitano è stato avvocato personale di Antonio Di Pietro e costituisce un pezzo pregiato dell’Italia dei Valori. Dopo aver tentato invano la carriera politica, senza riuscire mai ad essere eletto, si consola occupando ininterrottamente tutta una serie di incarichi amministrativi, preferibilmente in aziende a controllo pubblico, sotto i buoni auspici del partito.

Soprattutto, l’avv. Scicchitano è una presenza fissa nei collegi arbitrali, incaricati delle liquidazioni fallimentari per conto del Tribunale di Roma. Si tratta di incarichi eccezionalmente retribuiti e di solito appannaggio di una ‘casta’ di burocrati, ben inserita nei gangli della pubblica amministrazione. Una fonte di spesa che incide notevolmente sulle finanze dello Stato e mai lontanamente presa in considerazione dalle “riforme epocali” dei tecnocrati montiani, che tutto tagliano (ai redditi minimi) ma nulla tolgono agli appannaggi esclusivi di ‘classe’ (la loro). A suo tempo, ne parlò persino un accorato articolo del Corriere della Sera: QUI.
Per conto della IdV, è Presidente nazionale di Garanzia e, in quanto preposto all’Ufficio Esecutivo regionale, è l’uomo che sceglie e predispone la lista dei candidati da presentare alle elezioni nel Lazio.
Nel 2001 l’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, lo nomina Presidente della Commissione anti-usura per conto della “Federazione internazionale dei diritti dell’uomo” (?).
Nel 2002 diventa Delegato per la tutela dei Diritti dei Consumatori e degli Utenti, nell’ambito della quale si occupa anche di nuove tecnologie digitali e banda larga. Interpellato sulla pessima copertura ADSL della capitale d’Italia, a fronte di tariffe troppo care, l’avv. Scicchitano concentra le sue preoccupazioni sul “rischio del tecnoautismo e la dipendenza da web”, focalizzando subito l’attenzione sui veri problemi, insiti nell’occulta minaccia di un internet veloce e accessibile a tutti.
Nel Luglio del 2006, Antonio Di Pietro, all’epoca titolare del dicastero per i Lavori Pubblici nel Governo Prodi, se lo porta con sé al ministero e lo nomina consigliere d’amministrazione dell’ANAS, dove rimane per tre anni.
Contemporaneamente (Aprile 2006) Sergio Scicchitano è anche presidente della LazioService: controllata pubblica e società tuttofare che si occupa dei servizi regionali e inserimento lavorativo (portierato e servizi ausiliari). In pratica si tratta di un carrozzone clientelare di collocamento politico, istituita dalla giunta Storace nel 2001 e mantenuta da tutte le amministrazioni successive, lievitando fino a 1.400 dipendenti con mansioni tutt’altro che definite.
Le fortune dell’avv. Scicchitano conoscono una brusca battuta d’arresto nel Giugno 2011, quando suo malgrado viene costretto alle dimissioni, in occasione dello scandalo che coinvolge alcuni dei più ‘blasonati’ nomi dell’imprenditoria capitolina e che ruota attorno alla maxi truffa dell’ex presidente della Confcommercio di Roma: il commercialista Cesare Pambianchi [QUI]

Cesare Pambianchi, insieme al suo sodale Carlo Mazzieri, è accusato di aver messo insieme un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio ed all’evasione fiscale, attraverso il diffuso giochino dei falsi rimborsi sui crediti IVA e la costituzione di società cartiera alla base della collaudata “truffa carosello” (che trovate anche QUI), sottraendo al Fisco qualcosa come 600 milioni di euro.
Tra le società che sembrerebbero coinvolte nella maxi-evasione ci sono anche vari marchi storici dell’arredamento come la Emmelunga e la Emmecinque, società del gruppo Aiazzone a sua volta risucchiato in un gigantesco crack:

Il rilancio del marchio e la nuova caduta

«Nel 2008 il marchio “Aiazzone” viene totalmente rilevato dall’industriale pugliese Renato Semeraro, che, insieme a Mete SpA della famiglia Borsano (Gian Mauro Borsano), “resuscitano” il marchio aprendo dapprima alcuni punti vendita nelle province di Torino e Milano, poi convertendo a insegna Aiazzone nel corso del 2009 la rete PerSempre Arredamenti e una parte della rete Emmelunga (acquistata nel 2009), con una presenza in gran parte delle regioni italiane.
Il 2009 e il 2010 sono anche caratterizzati da grossi problemi economici, finanziari, fiscali e da insurrezioni sindacali, dovute alla nuova gestione delle due famiglie (Borsano e Semeraro riunite nella società B&S S.p.A.).
Nel luglio 2010 Emmelunga e Aiazzone, marchi detenuti da B&S, Holding dell’Arredamento, Emmedue ed Emmecinque, vengono ceduti in affitto alla società torinese Panmedia.
Nel 2011 Emmelunga ed Aiazzone attraversano una grave situazione finanziaria tanto da non riuscire a rispettare i contratti di vendita con i clienti e non riuscendo ad onorare gli emolumenti ai dipendenti.
Dal marzo del 2011 il mobilificio, le cui filiali risultano chiuse “per inventario sino a nuova comunicazione”, ha smesso di effettuare consegne e ne è stata presentata istanza di fallimento da parte di fornitori e clienti. La procura di Torino apre contestualmente un’inchiesta; viene iscritto nel registro degli indagati anche il legale della B&S (l’ipotesi di reato è truffa). 
Al 21 marzo 2011 anche il sito aiazzone.it risultava non più raggiungibile.
Il 28 marzo 2011 Gian Mauro Borsano, Renato Semeraro e Giuseppe Gallo sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza su mandato del gip Giovanni De Donato, in seguito alla richiesta dei pm Francesco Ciardi e Maria Francesca Loy della Procura della Repubblica di Roma, accusati di bancarotta distruttiva, fraudolenta e documentale, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, falsa presentazione di documentazione per accedere al concordato preventivo.
Borsano, Semeraro e Gallo avrebbero usato le società del Gruppo B&S (indebitate con il fisco per decine di milioni di euro) per effettuare fittizie cessioni di immobili e partecipazioni societarie, prelievi in contanti ed emissioni di fatture false a beneficio di nuove società appositamente costituite. In seguito, gli stessi indagati avrebbero ceduto in modo fraudolento la rappresentanza delle società del gruppo B&S ormai in crisi e svuotate di ogni bene, a trasferire, tramite un prestanome, la rappresentanza delle società in Bulgaria da cui sarebbe derivata la conseguente cancellazione dal registro delle imprese italiano per evitare la procedura difallimento avanzata dai creditori. Inoltre gli arrestati avrebbero presentato a tre diversi tribunali competenti per conto di alcune società del Gruppo, l’ammissione al concordato preventivo, allo scopo di evitare il fallimento, fornendo garanzie patrimoniali inesistenti e presentando carte false. Infine, per diversi anni, risulterebbero non versate imposte per alcune decine di milioni di euro, l’occultamento o la distruzione dei libri contabili delle aziende coinvolte. L’inchiesta, che conta un altro gruppo di indagati, non è ancora conclusa. Successivamente si è proceduto all’arresto dei protagonisti.
Il 2 Giugno del 2011 all’incirca duecento persone, con un centinaio di automezzi, scassinano un magazzino di mobili di Aiazzone, portandosi via tutto, smontando perfino parti dell’edificio. Si pensa che molti di coloro che l’hanno svuotato fossero clienti che avevano pagato merce che non hanno mai ricevuto oppure dipendenti che hanno mesi di stipendi arretrati. L’assalto è avvenuto nel magazzino Aiazzone di Pognano, dove già dal mese precedente si verificavano dei furti saltuari. Le duecento persone (soprattutto immigrati che vivono nei paesi intorno, ma anche qualche decina di bergamaschi) si sono date appuntamento alla stessa ora e sono arrivati sul posto con auto, furgoni, camioncini, anche qualche tir (alcuni di qualche noto corriere ma con il logo coperto da teli), hanno forzato la serratura e poi hanno cominciato a caricare tutto quello che hanno trovato.»

Curatore fallimentare della holding del Gruppo Aiazzone è (avete indovinato!) l’avv. Sergio Scicchitano il quale, minacciando querele contro tutto il mondo, improvvisamente si dimette da tutti gli incarichi, con una curiosa excusatio non petita:

«Non ho mai ricevuto alcun provvedimento di custodia cautelare. Sono stato coinvolto per una banale contestazione sulla mancata dichiarazione di un compenso relativo a una prestazione professionale, in merito alla quale ho fornito ampi chiarimenti documentali. Resto a disposizione per dare tutto il mio supporto per chiarire la mia posizione. Sono totalmente estraneo a qualunque tipo di “cricca”, non ho mai fatto l’imprenditore, essendo ciò incompatibile con la mia professione di avvocato, e non ho mai avuto rapporti professionali con Cesare Pambianchi e Carlo Mazzieri. Sono certo di dimostrare la mia estraneità

Nelle fattispecie, all’avv. Scicchitano viene contestata l’emissione di 6 fatture da 140.000 euro ciascuna, prodotte tra il Giugno ed il Nov. 2008 per conto della Società MINORal fine di evadere le imposte sul reddito e sull’IVA”. Come tengono a precisare i magistrati inquirenti.

«Non solo. Secondo gli atti depositati dalla Procura l’ex tesoriere dell’Idv, che sarà presto ascoltato dai pm dell’inchiesta su Maruccio, avrebbe versato sul conto corrente della madre di Scicchitano assegni per un importo complessivo di 1 milione e 100mila euro. Successivamente una cifra molto vicina, 1 milione e 52 mila euro, il 12 maggio 2010 è stata versato dalla donna su un altro conto “appositamente acceso” in favore del figlio.»

Paolo Broccacci
La Repubblica
(13/10/2012)

Sulla vicenda, e senza troppi peli sulla lingua, ci vanno giù in modo particolarmente duro i cronisti di Okroma.it, quotidiano on line, estrapolando dagli atti dell’inchiesta in corso, senza alcun beneficio del dubbio.
Noi ci limitiamo unicamente a riportare testuale:

«“Al fine di evadere le imposte, avvalendosi delle fatture false per operazioni insistenti emesse dalla società Minor spa, indicava nelle prescritte dichiarazioni annuali passivi fittizi per un importo di un milione e 120mila euro oltre Iva”. Il tutto, fino a ottobre 2009. Che più o meno è il periodo in cui incassò la nomina alla presidenza di Lazio Service (fino al 2012). Scrivono i pm che Sergio Scicchitano, “avvocato di successo del foro romano” come si legge nel suo curriculum istituzionale, avrebbe favorito con un sistema di false fatturazioni un pagamento in nero, sotto forma di immobile, effettuato dalla Citiesse allo studio Mazzieri&Pambianchi.
Un’operazione complessa, con decine e decine di assegni di importo “sotto soglia”, cioè da dodicimila euro (per sfuggire al controllo antiriciclaggio), che alla fine sarebbe servita a ristrutturare la società del gruppo Di Veroli. Un’operazione talmente irregolare che per nasconderla meglio Scicchitano decise persino di far transitare i soldi sul conto personale di sua madre, anche se per pochissimo tempo. E negli ambienti si parla pure di una certa predisposizione dell’avvocato per operazioni siffatte: Scicchitano ha già posto in essere negli anni precedenti per ulteriori 2 milioni e trecentomila euro con altre società dello studio Mazzieri&Pambianchi, denominate Delta e Libra, anch’esse trasferite in Bulgaria, su cui si sta ancora indagando

“Sergio Scicchitano, l’uomo delle false fatturazioni”
 di Massimo Martinelli
 15 giugno 2011 – OkRoma.it

 Tanto per dire, nell’inchiesta è coinvolto anche Norberto Spinucci, ex tesoriere regionale (Lazio) dell’Italia dei Valori, sospettato di aver preso parte alla frode fiscale e contribuito alle operazioni di riciclaggio.
Più che altro, nel caso dell’avv. Scicchitano sono gli inconvenienti nei quali si incorre quando si gestiscono decine di fallimenti aziendali, dalla Cirio alla Federconsorzi: un incredibile bubbone di eredità fascista, che si trascina da mezzo secolo risucchiando risorse e ricchezze.
L’avv. Scicchitano è stato, naturalmente, anche liquidatore fallimentare della Federconsorzi su incarico del Ministero delle Attività Agricole. L’attività giudiziale del professionista è stata omaggiata da un rovente articolo su Panorama.itCertamente, si tratta dei frutti perversi di malelingue invidiose e intrise di veleno.

La Profana Trinità
 Dove c’è Vincenzo Maruccio, c’è Sergio Scicchitano (suo protettore e mentore). E dove c’è l’avv. Scicchitano di solito non manca Oscar Tortosa.
In circolazione da almeno trent’anni di indefessa attività, Oscar Tortosa è un antico protagonista della politica istituzionalizzata all’ombra del Campidoglio.
Classe 1942, laureato in Sociologia, un impiego come funzionario USL (il nome antico delle attuali “aziende sanitarie”), nasce socialista ma confluisce presto nei ranghi dei socialdemocratici, entrando a far parte del Comitato centrale del PSDI nel 1969. Nel 1982 diventa Assessore al Tecnologico nella giunta tutta di sinistra del sindaco comunista Ugo Vetere.
Ci dura poco, perché nell’agosto del 1985, convertito a più moderati fumi, confluisce con tutto il PSDI nella nuova giunta del democristiano Nicola Signorello, esponente di spicco della corrente andreottiana, denunciando il fallimento dell’area laica e socialista. Giusto il tempo per ottenere un nuovo incarico come assessore al Decentramento.
Quindi transita nella catastrofica giunta di Pietro Giubilo (1988-1989): creatura personale di Vittorio Sbardella (soprannominato Pompeo Magno, ma comunemente conosciuto come Lo Squalo). Giubilo è ricordato come uno dei peggiori sindaci che la città abbia mai avuto (dopo Alemanno), attualmente riciclato nelle fila dell’UDC che l’ha prontamente ricollocato con un incarico dirigenziale alla Regione Lazio.
Nel maggio 1988 Oscar Tortosa ritorna agli antichi amori socialisti, aderisce al “movimento di unità socialista” in seno al PSDI, confluendo con armi e bagagli nel PSI craxiano:

Confluiamo nel PSI, convinti dalla scelta di Craxi nella strada del socialismo riformista.

Tanto basta per riciclarlo nella successiva giunta ‘socialista’ dell’immarcescibile Franco Carraro (1987-1991), ottenendo stavolta la poltrona dell’assessorato al Commercio. Negli anni allegri della giunta Carraro, finisce sotto inchiesta per il mega-scandalo del consorzio Census
Nell’aprile del 1991 la giunta decide di censire l’immenso patrimonio immobiliare di proprietà del Comune, giacché l’Amministrazione non sa quanti e quali siano gli immobili in suo possesso (!). Il censimento viene affidato al consorzio privato Census (nel quale confluisce la Fisia, una compartecipata FIAT), per assegnazione diretta e senza alcuna gara d’appalto, alla modica cifra di 90 miliardi di lire più IVA (e siamo nel 1991!), nonostante altre imprese avessero dato la loro disponibilità per metà del prezzo.
Nell’aprile del 1993 (giusto due anni dopo) viene indagato per un presunto giro di tangenti all’ACEA (una delle principali municipalizzate), è condannato in primo grado e quindi prosciolto. A seguire con interesse le indagini dei magistrati romani, volte a stabilire un filo conduttore col filone milanese nell’ambito del finanziamento illecito al PSI, è il pm Antonio Di Pietro che in concomitanza coi primi arresti esterna tutto il suo entusiasmo [QUI].
Evidentemente, col tempo, il Tonino nazionale deve essersi ricreduto…
Con gli anni, Oscar Tortosa (e siamo entrati nel XXI secolo) diventa il discusso presidente dell’ex Opera Pia Asilo Savoia. Quindi riprende l’attività politica in qualità di “Responsabile per la Politica Interna” nel Movimento Nazionale Italia dei Diritti: un’entità federata con l’Italia dei Valori, della quale Tortosa diventa vice-segretario regionale per il Lazio, al fianco di Vincenzo Maruccio.
Ed il cerchio si chiude: Tortosa-Scicchitano-Maruccio, fino all’attuale scandalo dei fondi della regione Lazio, che per modalità ricorda molto il reato di reciclaggio: prelievi in contanti, triangolazioni di pagamenti su più conti correnti, con importi al di sotto della soglia di tracciabilità e quindi con passaggi difficili da ricostruire, causali inesistenti o volutamente ambigue, operazioni di giroconto tramite continui trasferimenti… Proprio come nella truffa di Pambianchi.

Insomma, tutto come da manuale. Niente da eccepire, fino a prova contraria, sull’onorata rispettabilità dei personaggi. Ma qualche diffidenza sarà pure lecita?

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Autodafé

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , on 13 aprile 2012 by Sendivogius

Immolata sull’altare di famiglia in nome della causa leghista, l’ingombrante Rosi Mauro è la vittima designata della propria intraprendenza. D’altronde, il donnone tuttofare di Casa Bossi possiede tutti i requisiti ottimali (terrona.. vecchia.. brutta) per fungere da capro espiatorio ideale, nella stagione delle purghe all’interno della verde nomenklatura. Incompetenza, ignoranza, amoralità, rozzezza… non fanno testo: nell’immaginario padano sono titoli di merito e motivo di vanto.
E la resa dei conti tra i gelosi gerarchi della padania assomiglia tanto ad una vendetta privata, consumata dal paziente Roberto Maroni che, a parti ribaltate, ha preteso e ottenuto la testa della “Nera”, ovvero la Kali pugliese, inopinatamente rimasta strangolata dal suo stesso “cerchio magico”.
La rapida liquidazione della rivale, e le modalità di epurazione, ricordano i vecchi autodafé della tradizione inquisitoria, con richiesta di contrizione e pubblica umiliazione. Ci mancava solo l’allestimento del rogo con sfilata in ceppi e la rappresentazione sarebbe stata completa.
Cacciata via in malomodo la Rosi Mauro, estromesso di fatto il clan Bossi, già si avviano al termine le frettolose ‘pulizie di primavera’, mentre l’ambizioso Bobo affila le armi prima del redde rationem finale, in attesa della ‘notte dei lunghi coltelli’ che sancirà la sua vittoria contro la Vecchia Guardia…
E pazienza se non è dato sapere quanti soldi siano stati movimentati e quale sia l’entità (e la provenienza) dei capitali riciclati all’estero, con triangolazioni bancarie assai sospette.
Pazienza per lo storno sistematico dei finanziamenti pubblici verso canali oscuri.
Pazienza per i rapporti intrattenuti con personaggi opachi, legati alla malavita organizzata.
Pazienza per l’interessato coinvolgimento con le cosche della ‘ndrangheta calabrese, attraverso gli offici della famiglia criminale dei De Stefano.
Pazienza ci siano indagini in corso che coinvolgono una mezza dozzina di procure lungo tutta la Penisola, compresa la direzione investigativa dell’antimafia.
Come da solenne annuncio, le pulizie sono (quasi) finite… Si torna a rubare!

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Lo Stato dei Farabutti

Posted in Business is Business, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 25 settembre 2009 by Sendivogius

Giulio TremontiTHE MIRACLE MAN
 Veni. Vidi. Vici. È Super-Giulio (Tremonti, non Cesare): l’uomo che aveva previsto la Crisi; l’anti-economista che ha sconfitto la Seconda Grande Recessione; il Tesoriere del Re nel florido paese di Latte&Miele; il Genio finanziario e Nume tutelare dell’Italia che ruba.
Da tempo, l’immaginifico ministro ci ha abituato ai suoi artifici di “finanza creativa” in un mondo fantastico, il suo, dove la scienza si confonde nelle visioni velleitarie della fantascienza.
Dice il poeta (G.Leopardi) che una fervida immaginazione è il primo requisito per essere felici. E di certo non si può dire che l’imbronciato Tremonti manchi di fantasia, per di più condita da un irresistibile contorno di ironia. Difficile dire se volontaria o meno…

LA LEGGENDA DEGLI UOMINI STRAORDINARI
Nel Sultanato di Berlusconistan, tutte le gesta del Re assumono dimensioni epocali, per essere dilatate ad eventi di ‘portata storica’ dagli agiografi di regime. Di questi risultati straordinari sono piene le cronache del regno: l’ultimo della serie è l’indimenticabile G-8 aquilano, con i ‘Grandi della Terra’ fermati in caserma.
THE TIMESCome tutti sapranno, in tale circostanza la delegazione italiana si è distinta proponendo la stesura di regole condivise, per il controllo dei mercati internazionali in funzione antispeculativa. Con raro sprezzo del ridicolo, l’ineffabile Tremonti ha teorizzato l’introduzione dei GLS (Global Legal Standards) che dovrebbero prevedere:
– Trasparenza dei bilanci
– Tutela dei diritti dei consumatori
– Condanna della corruzione
– Lotta al riciclaggio e contro l’evasione fiscale
– Allineamento degli interessi dei manager a quelli dell’azienda
– Trasparenza nei rapporti tra economia e politica
– Supervisione della BCE sui sistemi bancari nazionali
E altre utopiche amenità messe in scena dal teatrino della politica, ma prive di conseguenze pratiche. Infatti, stiamo parlando del medesimo governo che ha depenalizzato il falso in bilancio; ha svuotato di significato e di effetti la class action. Quel governo e quei ministri che, con sacro furore iconoclasta, hanno cancellato le norme anti-evasione che prevedevano la tracciabilità dei pagamenti e la tenuta dell’elenco clienti-fornitori. Parliamo dello stesso ministro, esperto in sanatorie e condoni tombali: proprio quel Tremonti che, dopo aver varato ben due piani di “scudo fiscale” per il rientro dei capitali illecitamente esportati all’estero, si prepara alla terza edizione del famigerato ‘Scudo’.
Una risata aiuta a digerire. Dopo i pranzi cerimoniali e le grandi abbuffate che da sempre sono il tratto distintivo dei grandi vertici internazionali, la battuta dell’irresistibile Giulio è stata provvidenziale. Un vero rutto liberatorio! Anche se la platea era già stata scaldata in precedenza dalle gag dell’insuperabile papi nazionale, dal ritrovato spirito comunitario:

L’Italia potrebbe ricorrere a un nuovo scudo fiscale solo se la misura venisse decisa dall’Unione Europea
 (S.Berlusconi – 20 Marzo 2009)

Non è necessario varare lo scudo fiscale. È una cosa non chiesta da noi, ma da richieste esterne all’Italia
 (S.Berlusconi – 13 Maggio 2009)

Ma se proprio insistete nella richiesta…

Soltanto a Luglio, il ministro Tremonti, a chi insinuava che stesse preparando un nuovo piano fiscale di recupero pro-evasori, rispondeva piccato: È totalmente falso(12/07/09).
Conclusa brillantemente la recita, il maitre cousinier prestato al Tesoro è ritornato all’ultima specialità della Casa: la “Finanziaria Light”, la ricetta più alla moda nell’Italietta domestica della crisi che non c’è.
Ricordate le formidabili misure di sostegno al reddito, per non parlare della mitica social card?
Se avete gradito la Finanziaria 2009 composta da soli quattro articoli, quest’anno super-Giulio rilancia ancora: un fabbisogno di 3 miliardi di euro per 3 articoli ancora tutti da scrivere. Infatti, l’intero impianto della Finanziaria 2010 si regge sull’adesione allo Scudo Fiscale III°.
In pratica, la prossima programmazione di bilancio, e quindi la politica fiscale del governo, è rimessa unicamente agli introiti dell’ennesimo mega-condono: una previsione di gettito ipotetico e non sostanziale.
Dalle magnifiche entrate progressive della super-amnistia per ladroni di tutte le taglie dipendono i finanziamenti a:
– Università e Ricerca
– Missioni di ‘pace’ (Afghanistan in primis)
– Ammortizzatori sociali e sostegno al reddito
– Ricostruzione dell’Abruzzo
– Rinnovo dei contratti nella Pubblica Amministrazione
– Aumento di risorse per le Forze dell’Ordine
E chi più ne ha ne metta! Il mitico Calderone dell’Abbondanza che sazia tutte le pance e riempie le tasche senza tasse. Liberthalia - Finanziaria Light

NELLA TERRA DEI LADRI
Il 9 Sett. 2009, le Commissioni riunite di Bilancio e Finanze hanno avviato la “Conversione in legge del DL 103 (03/08/09), recante disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009”. Come ampiamente annunciato, il piatto forte del testo in esame è lo scudo fiscale: una maxi sanatoria con effetto retroattivo per tutti quegli evasori che hanno esportato illegalmente capitali all’estero, mai dichiarati al Fisco. L’incredibile condono si applica non solo alle persone fisiche, ma persino a quelle giuridiche (società; imprese commerciali; holding) in un orgia criminogena che prevede la garanzia di assoluto anonimato per quanti aderiranno, oltre all’esclusione di punibilità:

Il rimpatrio ovvero la regolarizzazione si perfezionano con il pagamento dell’imposta e non possono in ogni caso costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, in ogni sede amministrativa o giudiziaria, in via autonoma o addizionale.

L’imposta in questione ammonta alla sbalorditiva addizionale del 5% sul capitale rientrato.
La tua azienda fattura al nero milioni di euro, dichiarandosi perennemente in passivo e magari usufruendo degli aiuto di Stato per le imprese in difficoltà. Le perdite sono riportate nei libri contabili, opportunamente falsificati insieme alle fatture che riportano spese mai sostenute. Hai esportato all’estero i tuoi capitali mai denunciati, presso banche compiacenti, per sfuggire ad eventuali accertamenti? Hai bisogno di liquidità e non sai come giustificare la movimentazione delle somme occultate? Niente paura! Da oggi puoi farli rientrare in Italia, versando un simbolico 5%. In pratica si versano 5.000 euro per ogni 100.000 euro sottratti, grazie ai benefici del riciclaggio di Stato. Per contro, un lavoratore dipendente con stipendio da mille euro mensili paga un aliquota IRPEF del 23%.
Le somme condonate possono essere i proventi delle tue consulenze di libero professionista da 500 € ad ora, specializzato in ‘ristrutturazioni aziendali’ (licenziamenti di massa); delle tue ‘transazioni d’affari’ (speculazione)… Ma potrebbero benissimo essere frutto di provenienza illecita come lo spaccio di droga, lo sfruttamento della prostituzione, lo strozzinaggio o l’estorsione organizzata…
Nel loro complesso, si tratta di capitali ampiamente reinvistiti, una volta sanati, nel mercato immobiliare, nella speculazione sulle locazioni e  sui prezzi alla vendita artificiosamente accresciuti da un eccesso di liquidità ed una domanda gonfiata. Ciò è ampiamente accaduto nei precedenti ‘scudi’ del 2001-2002, a detrimento di milioni di cittaini che si vedono tagliati fuori dalla prospettiva di un alloggio decente. Ma al Governo Berlusconi ed al ministro Tremonti tutto questo non interessa, giacché l’importante è fare cassa. Pecunia non olet.
Infatti ogni indagine in merito è preclusa e l’anonimato assicurato.
Del resto, la Banda delle Impunità ha pensato proprio a tutto…
oro alla patriaBasta un certificato di adesione per bloccare qualsiasi accertamento futuro, inerente il periodo 2004-2008. Gli anni precedenti erano già stati amnistiati col lo ‘scudo’ 2001-2002, con il ‘concordato fiscale’ e con l’onnicomprensivo ‘condono tombale’ del biennio 2002-2003.
Liti potenziali. Omessi versamenti. Liti pendenti. Scritture contabili. Imposte indirette… Le sanatorie in Italia sono come gli zombies: credi di averli seppelliti per sempre, ma prima o poi riescono dalla tomba.
Ritornando invece al nuovo (e non ultimo) scudo tremontiano, il rimpatrio dei capitali avverrà con dichiarazione riservata, tramite intermediari privati: Banche; consulenti finanziari; studi commercialisti; agenti di cambio…
Un altro regalo agli amici di sempre: i poteri deboli dell’Italia che lavora (e soprattutto fotte!)
Naturalmente, è esclusa la punibilità per reati tributari come l’omessa dichiarazione dei redditi; la dichiarazione fraudolenta; l’emissione di fatture false. I relatori però non hanno tralasciato nulla, estendendo l’impunità anche ai reati societari come il falso in bilancio e la falsificazione dei registri contabili; manovre fraudolente su titoli, valutazione esagerata di conferimenti ed acquisti.
A dire il vero, coerentemente con la probità dei suoi promotori, il testo originale prevedeva l’estensione dello ‘scudo fiscale’ anche ai reati di ricettazione, riciclaggio, e bancarotta fraudolenta, allargando la copertura ai procedimenti penali in corso e l’impossibilità da parte della magistratura di poter utilizzare i documenti contabili come prova di reato.
È questa evidentemente l’Italia di merda che piace tanto al bilioso Renato Brunetta a caccia di parassiti.

COSÌ FAN TUTTI?!?
Le modifiche, rispetto all’abominevole bozza originale, non scaturivano certo da un ripensamento tardivo o da un ritorno di pudore legalitario, bensì dalle obiezioni del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che minacciava di negare la sua firma.
Calmate le acque durante la pausa estiva, gli Amici degli Amici sono subito ritornati alla carica…
Nella serata del 15 settembre, il sen. Salvo Fleres (ex-PRI in quota PdL), d’accordo col relatore del provvedimento Antonio Gentile (PdL), ci riprova e presenta un emendamento che prevede il ripristino del salvacondotto anche per i procedimenti penali in corso. L’emendamento allarga nuovamente le maglie dell’impunità alla dichiarazione fraudolenta, al falso in bilancio, e all’occultamento di documenti contabili, come previsto in origine. Evviva l’Italia!
Tale emendamento, di fatto, copre anche la bancarotta fraudolenta. Si tratta cioè del reato preferito da quei simpaticoni che, truffando azionisti e risparmiatori attraverso la falsificazione di titoli e bilanci, provocano il tracollo delle aziende (e la perdita di lavoro per i dipendenti) dopo aver opportunamente stornato i denari in appositi fondi neri.
Com’è ovvio, l’emendamento Fleres è stato prontamente accolto dalle commissioni con qualche modifica rispetto alla formulazione iniziale:

“Accesso negato per i procedimenti penali e per i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, vale a dire il 5 agosto, ma applicabilità ai reati connessi al falso in bilancio e di carattere societario e tributario. Approvato anche il restringimento della finestra per il rimpatrio dei capitali: il termine è stato spostato dal 15 aprile 2010 al 15 dicembre 2009” 

L’ordine di scuderia emanato ai pretoriani del PdL è sostenere ad oltranza che lo ‘Scudo Fiscale’ è in vigore anche negli altri paesi europei e che ovunque funziona così.
Ma sarà vero?!?
In effetti, piani fiscali per il recupero dei capitali espatriati esistono in Europa da circa 10 anni, ma le condizioni di rientro e le penali sono molto diverse… A tal proposito, riportiamo in un breve riepilogo la percentuale da versare sul rientro e l’anno in cui lo ‘scudo’ è stato promulgato.
Giudicate voi stessi:
GRAN BRETAGNA: 01/09/2009-12/03/2010; è previsto il versamento del 10% sul capitale unitario, più il pagamento di tutte le tasse arretrate e di tutte le imposte evase, compresi gli interessi di mora. Nessun anonimato.
FRANCIA: Pagamento delle imposte evase, interessi di mora, sanzioni amministrative e pubblicazione dei nomi dei contribuenti che hanno commesso gli illeciti più gravi.
GERMANIA: doppia aliquota del 25% nel 2004 e del 35% nel 2005.
BELGIO: 9%  (2004)
RUSSIA: 13% (2006)
ITALIA: 2,5% (2001-2002)
Per trovare qualcosa di simili, eppur sempre migliore, di quanto proposto (e riproposto dalle nostre parti) bisogna guardare alle ‘cenerentole’ d’Europa…
GRECIA: 3% (2004)
PORTOGALLO: 2,5% ma solo per il denaro investito in titoli fiscali e pagamento del 5% per tutto il resto (anno 2005).

Il 1° Ottobre del 1893, in concomitanza con lo scandalo della Banca Romana, L’Asino pubblicava una sarcastica parodia del “Re Travicello” di Giuseppe Giusti:

Al Re Travicello piovuto ai ranocchi leviamo il cappello e diamo baiocchi,
lo predico anch’io che costa un fottio ma è comodo e bello un re travicello:
ei bada a mangiare e lascia rubare.
È un re travicello che calza a pennello
(…) Da tutto il pantano si sente gridare:
Evviva il sovrano che lascia rubare!

Non molto è cambiato da allora.