Archivio per Ribellione

L’ORA FATALE

Posted in A volte ritornano, Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 11 dicembre 2013 by Sendivogius

Nel villaggio di Borgocitrullo, quando le cose vanno male, uno dei modi più sicuri per tirar su quattrini è travestirsi da santone o da tribuno (meglio se tutti e due insieme!) e proclamare il carnevale permanente per poter giocare al piccolo rivoluzionario, abbuffandosi della parola “popolo” con cui ci si riempie la bocca sputazzandone in giro gli avanzi.
La farsa di solito continua finché, a forza di evocarle le rivoluzioni, va a finire che qualcuno ci crede davvero e pensa di inscenare la propria fracassona sceneggiata, nel grande pascolo delle intelligenze bovine dove gli imbecilli abbondano, copiosi come la vacca perennemente gravida che li genera.
Capita così che in un eccesso di riflussi per sovraccarico fecale, saltino via tutti i tombini che comprimevano la glassa marronata di un paese allo sbando, che proprio non riesce ad elevarsi oltre il livello della propria cintola. Da sempre, nei momenti di crisi, l’Italia dà scioltamente corpo alla sua parte peggiore, in tutte le sfumature possibili del marrone…
Evidentemente, nel paese più destrorso d’Europa, che vanta il più alto numero di formazioni istituzionalizzate e partitini, con richiami più o meno espliciti all’eredità mussoliniana, e che occupano la quasi totalità dell’arco parlamentare, non bastava la destra “nazional-popolare” dei nostalgici Tilgher e Storace, del fascismo vasciaiolo delle pasionarie nere; la destra manesca ma tanto ‘virile’ dei Fratelli d’Italia; la destra etnica e razzista della Lega; la destra plebiscitaria e peronista dei papiminkia, insieme a quella post-berlusconiana e governativa di Alfano coi suoi cacicchi in disgrazia; la destra dorotea su innesto moroteo di Enrico Letta e della vecchia nomenklatura DS-DL, confluita nel PD; la destra furbastra e vetero-democristiana di Casini; la destra tecnocratica e padronale di Monti; la destra messianica e fanatizzata di Grillo…
Evidentemente, quello che offriva l’attuale panorama politico per alcuni non era ancora abbastanza populista, anti-europeista, “identitario”, reazionario, squadrista e soprattutto fascista, in una grande maratona del neo-nazismo di ritorno. È il Nazithon tutto italiano!
NazithonCi mancavano davvero gli eredi dei “guerrieri senza sonno”, i nipoti dei “Figli del Sole”: i catto-integralisti del misticismo evoliano, scampoli di “Terza Posizione” confluiti tra i raminghi di “Casa Pound” e “Forza Nuova”. Ma ancora più a destra abbiamo pure i neo-nazisti dell’Unione per il socialismo nazionale, le larve ordinoviste del Circolo Clemente Graziani, e perfino i redivivi rexisti del “Cristo Re”. A questi vanno aggiunti il movimentismo neo-völkisch della “Lega della Terra” (in pratica, la rinascita della Lega degli Artamani ad opera di Forza Nuova) ed i Comitati Agricoli Riuniti (con la sua costola “Dignità sociale”) degli agricoltori dell’Agro Pontino sotto il comando di Danilo Calvani, che pone tra le sue rivendicazioni l’instaurazione di una giunta ken-le-survivantmilitare, previo scioglimento del Parlamento e rimozione del Presidente della Repubblica, ovviamente sostituito da un generale con poteri assoluti. Non per niente, per l’inizio della protesta è stato scelto l’8 Dicembre in ricordo del Golpe dell’Immacolata, ad opera di Junio Valerio Borghese, il principe nero, nel 1970.
Ci mancava soprattutto l’ennesimo rigurgito del ribellismo siciliano e secessionismo isolano del sedicente Movimento dei Forconi: appendice neo-fascista del sottopotere mafioso e protestarismo qualunquista. Ma ci sono anche i neo-borbonici nostalgici dell’illuminato e sviluppato Regno delle Due Sicilie, ispirati dalla mitologia e dal meridionalismo Medioevopiagnone di Pino Aprile e dei suoi “Terroni”. Né manca la santa alleanza col clericalismo sanfedista dei vari gruppuscoli dell’integralismo cattolico, oltre ai vari comitati no-euro, i complottisti ed i mattoidi fissati col signoraggio bancario. Insomma, tutta la fauna che solitamente affolla le stalle dei vari Formigli-Santoro-Paragone.
Ci mancavano come non mai gli spurghi poujadisti dei truffatori del fisco: i padroncini del triveneto ed i furbetti delle quote latte. In una scarica diarroica che pare inarrestabile, ritornano a galla vecchi coproliti come Lucio Chiavegato della LIFE veneta (Liberi imprenditori federalisti europei), il fozanovista ex craxiano Martino Morsello ed il suo camerata Mariano Ferro (Forconi Siciliani), tutti uniti in nome del secessionismo e dell’evasione fiscale.

They're coming soon

Ed è con questi bei tomi che le sedicenti “Forze dell’Ordine” si sono sentite in dovere di solidarizzare.
IRON SKY (Locandina)Dopo aver a lungo evocato l’insurrezione, usando il giocattolo ‘movimentista’, per non essere scavalcato nonostante la sua deriva a destra, Beppe Grillo (ormai in ottima compagnia col suo nuovo amico di Arcore) si è messo ad inseguire la protesta di forconi & affini, cercando di apporre il suo logo su una simile schiuma montante. E nel farlo non trova niente di meglio che lanciare pubblici appelli ai comandanti delle forze armate:

“Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate!
Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili…. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cinquantadue stati.
[…] L’Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo.”

MussoliniAh no! Scusate. Abbiamo confuso i discorsi. Questa era la dichiarazione di guerra del duce, il 10/06/1940.

Lettera aperta a Leonardo Gallitelli, Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Alessandro Pansa, capo della Polizia di Stato e Claudio Graziano, Capo di stato maggiore dell’Esercito italiano.

“Mi rivolgo a voi che avete la responsabilità della sicurezza del Paese. Questo è un appello per l’Italia. Il momento storico che stiamo vivendo è molto pericoloso. Le istituzioni sono delegittimate. La legge elettorale è stata considerata incostituzionale. Parlamento, Governo e Presidente della Repubblica stanno svolgendo arbitrariamente le loro funzioni. E’ indifferente che qualche costituzionalista, qualche giornalista, qualche politico affermi il contrario, questi sono i fatti, questo è il comune sentire della nazione.”

Beppe Grillo saluta le sue camicie nere - La solita vecchia merdaE siccome questo sarebbe il “comune sentire della nazione”, tutto il resto (Costituzione, Diritto, Leggi) non conta.
Anatole France, in circostanze del genere, anche se in questo caso gli idioti difficilmente superano i centomila, ebbe a dire…
Anatole FranceI proclami del Grullo a cinque stelle non sono nuovi agli appelli eversivi. Certo, invocare il Colpo di Stato supera di gran lunga la cialtronaggine già fuori competizione di questo avanzo acido di cabaret. Stupisce il continuo richiamarsi ai militari ed alle “forze di polizia”, che fanno molto atmosfera da caudillo sudamericano, che ricordano di molto i pronuciamientos delle giunte militari argentine…
Argentina - Junta militar de VidelaO meglio ancora l’appello alle “forze sane della nazione”, con la richiesta rivolta ai generali cileni di prendere il potere. Golpe de Estato peraltro propiziato dalle caceroladas, dallo sciopero degli autotrasportatori, ed il blocco delle derrate. Si sa poi come è andata a finire…

Il Cile di Pinochet

Qui abbiamo solo un lestofante dimissionato che insegue l’impunità e soprattutto un pericoloso ciarlatano che gioca al massimo sfascio e si diverte ad appiccare o alimentare incendi un po’ dovunque, tanto per vedere l’effetto che fa, senza curarsi troppo delle conseguenze, e godersi lo spettacolo dal balcone delle sue ville sulla riviera ligure.

Homepage

“GRAZIE RAGAZZI!”

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 4 novembre 2008 by Sendivogius

 

90° Anniversario della Vittoria. L’ante-festival

 

mitraglieri-austriaci1 Pompata da una insolita grancassa mediatica nella sostanziale indifferenza generale, oggi si celebra la Giornata delle Forze Armate nonché il “90° Anniversario della Vittoria” dell’Italia monarchica e reazionaria alla I Guerra Mondiale.

Le celebrazioni, fortissimamente volute dal ministro La Russa, si trascineranno per ben tre giorni in una stucchevole sagra patriottarda di revanchismo nazionalista e di propaganda militare, annacquata (oltre che dalla pioggia) da una abbondante spruzzata di retorica istituzionale sulle virtù civiche e morali del buon soldato italiano. Ma la Grande Guerra non fu né popolare né condivisa se non nella coscrizione di massa e nella partecipazione coatta all’enorme mattanza.

A distanza di novant’anni ci si domanda che cosa sia diventata la memoria storica della Grande Guerra. Talora ridotta a pura commemorazione, col passare del tempo e con l’avvicendarsi delle generazioni essa rischia di svuotarsi e di tramandare al futuro soltanto un armamentario anacronistico di retorica, canzoni e miti controversi, spesso infondati storicamente.

  (Gianluca Cinelli, in Attualità della Grande Guerra. 2005 )

In un Paese che sembra impazzito, diamoli un po’ di numeri.

In tre anni e mezzo di guerra circa il 15% dei cittadini mobilitati vennero denunciati ai tribuni militari. Su circa 5 milioni e 200.000 italiani che furono mandati al fronte tra il 1915 e il 1918, ci furono 870.000 denunce:

§     470.000 Renitenti alla leva (in massima parte emigrati impossibilitati a rispondere alla precettazione di guerra)

L’ingente numero dei ricorsi e dei processi da doversi ancora tenere, a fronte di un esercito in via di smobilitazione, indusse a promulgare, il 2 settembre 1919, un’amnistia che interessò, oltre agli emigranti che man mano regolarizzarono la propria posizione presso le rispettive ambasciate, circa 370.000 persone. Furono 20.000 le persone non amnistiate perchè condannate per reati gravi o perchè giustiziate in precedenza.

§     189.425 Disertori

Alla rivolta i soldati erano indotti dalla profonda stanchezza per la guerra, dal senso della giustizia offeso e dalla disperazione. Soldati fuggiti dal fronte, una volta tratti in arresto e crollate le speranze di sfuggire a un destino di morte, diedero libero sfogo alla propria rabbia: «In trincea dovrebbero mandarci tutte le persone che vogliono la continuazione della guerra»

[Sentenza di morte emessa dal tribunale del VI corpo d’armata l’11 dicembre 1916] (B.Bianchi)

Si badi bene che per “diserzione” si intendeva anche l’allontanamento provvisorio, ma non autorizzato, del proprio reparto. “In maggioranza i soldati si allontanarono per ragioni familiari (oltre il 64%), le loro assenze furono brevi (il 52% si allontanò per non oltre 10 giorni), seguite da spontaneo rientro (61%). Si trattava quindi di soldati che non avevano intenzione di abbandonare definitivamente le file dell’esercito e che avevano fino ad allora tenuto buona e ottima condotta. Soprattutto tra i soldati settentrionali prevalsero le fughe brevissime (da 1 a 3 giorni), motivate dal desiderio di riabbracciare i congiunti prima di partire per il fronte.

Oltre alla punizione di disertori e fiancheggiatori (nel settembre 1917 a Stienta presso Rovigo la popolazione civile aggredì i Carabinieri delle compagnia di disciplina, a caccia di disertori, e li gettò nel canale), furono previste ritorsioni anche nei confronti dei famigliari, come la confisca dei beni e la privazione del sussidio per effetto della sola denuncia.

§     31.000 casi di “indisciplina”

In tempo di guerra […] soltanto le condanne capitali possono avere efficacia intimidatrice, ma nei processi contro molti imputati […] gli elementi di accusa sono spesso soltanto indiziari, e perciò i tribunali militari non possono – come sarebbe salutare – concludere con esemplari condanne a morte. E’ quindi vivamente da deplorare che l’attuale codice penale militare non conceda più, nei casi di gravi reati collettivi, la facoltà della decimazione dei reparti colpevoli, che era certamente il mezzo più efficace – in guerra – per tenere a freno i riottosi e salvaguardare la disciplina.

(Lettera del 14 gennaio 1916 del generale Cadorna, diretta a Salandra, il Presidente del Consiglio)

Bastava poco per finire davanti al plotone di esecuzione: un moto di rabbia, insubordinazione agli ordini, insulto ai superiori, ma anche un semplice atteggiamento di sfida, un tono irriverente o atteggiamenti scomposti (fumare in presenza di ufficiale; non salutare militarmente).

Alla fucilazione non si fece ricorso soltanto in situazioni estreme, ma anche per riaffermare i rapporti gerarchici: soldati indisciplinati e ribelli furono considerati elementi dannosi, da eliminare non soltanto dalle file dell’esercito, ma dalla convivenza sociale. Ne è un esempio il caso del soldato Paolo Arnoldi, fucilato il 22 agosto 1917. Dal rapporto informativo che accompagna la notifica della sua esecuzione si viene a sapere che era considerato indifferente, cinico, ribelle, privo di ogni sentimento e che «fu colta l’occasione per eliminarlo». Più volte ammonito, fu passato per le armi per essersi rifiutato di partecipare a una esercitazione e aver minacciato il suo superiore.

[“Relazione sulle decimazioni”, cit., all. 20. Invece di ricorrere alla denuncia a un tribunale militare, da parte del quale probabilmente si temeva un atto di clemenza, il soldato fu fucilato senza processo 48 ore dopo i fatti]  (B.Bianchi)

Le mancanze disciplinari dei soldati che furono freddati dai loro ufficiali non avevano un carattere di particolare gravità: «Non vado più avanti perché non ne posso più, non vado più avanti aspirante del cazzo», aveva gridato nel giugno 1917 un soldato durante una marcia verso le prime linee. Il soldato faceva parte di una pattuglia incaricata di un trasporto di cavalli di Frisia. Il cammino era faticoso e i cavalli si impigliavano continuamente nella vegetazione. All’altezza della terza linea di resistenza gli uomini in testa alla colonna si fermarono chiedendo qualche minuto di riposo. Al rifiuto dell’ufficiale esplose la rabbia del soldato, subito soffocata da un colpo partito dalla pistola dell’aspirante.

[“Relazione sulle decimazioni”, all. 13. Il soldato, Gregorio G., fu fucilato il 14 giugno 1917] (B.Bianchi)

la-grande-guerraNella migliore delle ipotesi, eventuali mancanze disciplinari come canzoni antimilitariste, lettere considerate disfattiste, o semplici atti di umana solidarietà col nemico, venivano considerate forme di follia. “In una ricognizione di pattuglia eseguita la notte della Vigilia di Natale potetti acciuffare una dozzina di austriaci che placidamente dormivano in una grotta […]. Ebbene detti soldati non erano uomini, ma scheletri, non mangiavano da due giorni per mancanza di pane. Intanto i miei soldati con sollecitudine offrirono loro delle pagnotte e alla vista di quel ben di Dio per loro, allegri presero la via delle nostre linee. Non dimenticherò mai in vita mia quei baci ricevuti dai nostri nemici. 

[Archivio ospedale psichiatrico di Treviso, cartella clinica 2865]

Persino il colonnello Douhet, capo del neonato spionaggio militare, fu condannato a un anno di reclusione per aver inviato una memoria critica al consiglio dei ministri circa l’operato dei generali. In pratica aveva comunicato con largo anticipo la preparazione dell’offensiva austriaca di Caporetto allo Stato Maggiore italiano, che semplicemente ignorò i dispacci.

§     15.000 denunce per autolesionismo o mutilazioni volontarie

Così alta era l’adesione e l’entusiasmo per questa “grande guerra patriottica sul campo del sacrificio e dell’onore” che gli autolesionisti si “sottoponevano alle torture più incredibili: gocce di acido muriatico nelle orecchie; iniezione di petrolio nella spina dorsale; timpani forati con chiodi; cecità procurate spalmandosi negli occhi secrezioni blenorragiche; ascessi ottenute con iniezioni sottocutanee di benzina, petrolio, piscio; mani mozzate con colpi di vanghetta o stritolate sotto grossi massi; colpi d’arma da fuoco sparati a bruciapelo sugli arti.  (Revelli)

§     8.500 denunce per “resa o sbandamento”

Cadorna “aveva fatto fucilare, nel corso delle decimazioni da lui ordinate, anche dei soldati che non si trovavano in zona di operazioni nei giorni in cui si erano verificati gli eventi per i quali erano stati condannati. Cadorna non aveva mai creduto doversi preoccupare troppo per le condizioni materiali dei suoi uomini.  (Mack Smith)

In condizioni normali, la truppa veniva stimolata all’assalto “con colpi di moschetto” alle spalle. I soldati italiani non avanzano contro il nemico allorché ne vien dato loro l’ordine dai superiori e occorre spingerli in avanti con il fucile e a ogni ostacolo si fermano e che egli dovette far fuoco sui soldati della sua compagnia.

[Tribunale supremo (ts), Atti diversi (ad), Processi ufficiali]

 1916-milizia-terrle-con-fucile-vetterli

Le condanne a morte furono 4028, quelle all’ergastolo più di 15 mila.

Per quanto riguarda le pene capitali emesse esse furono, secondo fonti dell’ufficio statistico del ministero della guerra, 1.066 più altre 3.000 in contumacia, ma non tutte fortunatamente vennero eseguite e quindi il numero delle fucilazioni scende a 750. Si tratta di dati ufficiali che non tengono conto però delle esecuzioni sommarie eseguite in zona di guerra dai graduati e dai Carabinieri, pertanto non si potrà mai giungere ad un computo definitivo degli uccisi: si pensi al barbaro metodo del sorteggio, tramite il quale venivano scelti i fucilandi per reprimere i reati di natura collettiva. (Forcella-Monticone)

L’Italia perse nella guerra oltre 600.000 uomini “in un enorme spreco di energie e di risorse naturali in cambio di poche soddisfazioni e molte amarezze (…) Un complotto tramato da Salandra con la complicità del re (…) avrebbe condotto l’Italia a 25 anni di rivoluzioni e tirannia.(Mack Smith)

 

Ministro La Russa, che cazzo c’è da ringraziare?!?

Bibliografia essenziale:

BIANCHI Bruna “La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’esercito italiano 1915-1918. Bulzoni; Roma  2001.

FORCELLA Enzo, MONTICONE Alberto; “Plotone d’esecuzione. I processi della prima Guerra Mondiale”. Laterza; Bari 1968.

ISNENGHI Mario, “Il mito della Grande Guerra”. Il Mulino; Bologna 1979.

MACK SMITH Denis, “Storia d’Italia 1861-1969.  Laterza; Bari 1987.

REVELLI Nuto, “Il mondo dei vinti”. Einaudi; Torino 1977.