“Come il giullare di corte della società moderna, tutti gli intellettuali hanno il dovere di dubitare di ciò che appare ovvio agli altri, di rendere relativa ogni autorità, di avanzare tutte quelle domande che nessun altro oserebbe rivolgere.”
Ralf Dahrendorf
“L’Intellettuale e la Società”
(20/03/1963)
Della “Russia di Putin” Sappiamo praticamente tutto. I nostri pennivendoli col cervello sottovuoto negli stahlhelm d’ordinanza ci hanno infatti spiegato ogni cosa, attraverso una rilettura fantastica dell’universo tolkeniano, per una versione moderna del Regno di Mordor, anche se modello narrativo insuperato restano i Cinegiornali Luce, integrati dalla lettura unificata delle veline di regime, e che in sintesi può essere riassunta così:
Geopolitica da fumetto (serie “SuperEroica”) sintetizzata in pillole su twitter.
Strategia militare improvvisata direttamente col lancio dei dadi sul tabellone del Risiko.
Ennesima esibizione di servilismo cortigiano, convertito a propaganda di guerra per aderenza acritica su verità di fede, che nel frattempo si è evoluta in caccia al miscredente dopo la censura del divergente, nell’ansia di conformismo che contraddistingue i nostri tirapiedi di palazzo sempre alla ricerca di un protettore al quale raccomandarsi.
Per settimane, improvvisati esperti da salotto ci hanno spiegato come…
Il complesso militare ed industriale delle Federazione russa fosse assolutamente disfuzionale ed arretrato, prossimo al tracollo, e come l’esercito russo sarebbe collassato entro la prima metà di Aprile (siamo alla fine di Maggio e pare godano entrambi di ottima salute).
Con dovizia di particolare ci informavano come il rublo sarebbe diventato carta straccia, travolto dalla svalutazione e dall’iperinflazione. Al momento, il rublo risulta essere la valuta più performante del 2022, mentre l’Europa affonda sotto le sanzioni che avrebbero dovuto affossare la moneta russa.
A reti e giornali unificati, battaglioni mobili di ipereccitati mitomani ci hanno ripetuto come, in concomitanza dell‘8 Maggio (Giornata della Vittoria sovietica contro la Germania nazista), sarebbe stata annunciata la mobilitazione generale con la promulgazione dello stato di guerra, viste le enormi difficoltà e le “gigantesche perdite in termini di uomini e materiale” subite finora nella “disfatta in Ucraina”. Sull’entità delle stesse in realtà non esistono dati ufficiali, ma figuriamoci che importa! I più truculenti davano già per certo il lancio di bombe nucleari tattiche (prima avrebbero dovuto essere usate le armi chimiche) su mezza Ucraina, per compensare lo svantaggio sul campo, e sfilate di prigionieri ucraini in catene sulla Piazza Rossa, come nei “trionfi” degli antichi imperatori romani.
Altri ancora cianciavano su piani di invasione globale, con avanzate programmate fino a Lisbona, annessione di Romania e Moldavia e di tutti i Paesi baltici, attacco alla Germania, invasione della Polonia (mancava solo la Cavalcata delle Valchirie in sottofondo)… Praticamente un live-action di “Call of Duty 4 Modern Warfare” e nessun senso (seppur tragico) del ridicolo!
Poi ci sono quelli che pretendono di fare diagnosi cliniche sullo stato di salute del “dittatore russo”, in base alla foto osservandone il gonfiore: ha il cancro alla tiroide; no, ha un tumore del sangue; è stato operato; ha il diabete; è in dialisi; è malato terminale; è morto; si cura con estratti di corna di cervo; ha il Parkinson; è affetto da demenza senile; è schizofrenico… In proposito esiste un’altrettanto nutritissima collezione di perizie psichiatriche a distanza, con lo stesso valore di quelle ‘mediche’. Chissà?! Se scorreggiava in pubblico, magari lo invitavano a Buckingham Palace per il tè con la Regina.
I nostri preferiti tuttavia restano gli aspiranti strateghi da salotto, quelli con lo scolapasta in testa e la mano infilata nel panciotto che giocano a fare il Napoleone sulle mappe del Touring Club, tracciando linee immaginarie ed inventando direttive d’attacco. A proposito, togliete i soldatini a Gianluca De Feo, il Von Moltke delle fantabattaglie!
In tre mesi ininterrotti di dirette (in differita), ci hanno spiegato come i tank russi fossero rimasti coi cingoli impantanati nella mota delle campagne ucraine e impossibilitati a muoversi, vista la conformità del terreno e le incredibili asperità della geografia ucraina: praticamente un’unica immensa pianura. Il fatto che i cingolati vengano movimentati su trasporti ruotati verso le zone di operazione, sfugge totalmente ai nostri grandi strateghi della domenica, che evidentemente hanno ancora in mente le divisioni corazzate del generale Guderian ed il Blitzkrieg del 1940 nella Campagna di Francia, che per inciso non era stata addestrata ed armata per 8 anni con gli arsenali NATO, ricevendo “aiuti militari” per 40 miliardi di dollari.
Questi sono davvero convinti che gli ucraini (leggi: NATO/USA) stravinceranno una guerra (in incubazione da anni e accuratamente provocata), spezzando le reni alla Russia (e ancor di più all’Europa ricondotta al suo ruolo gregario di colonia atlantica).
Sono quelli che credono davvero che un conflitto su vasta scala si esaurisca in un paio di settimane, che una guerra lampo sia roba da manciata di giorni, altrimenti è disfatta, E che ovviamente sanno tutto dei piani di espansione di Putin/Hitler (secondo reductio) e dei suoi obiettivi di guerra, per intima conoscenza metafisica degli stessi. Sarebbe bastato studiare un po’ di Storia (vera), invece di inventarsela, per capire che se si vuole cercare una qualche analogia con lo scontro attuale (non per obiettivi, ma per tenuta, durata, ed esiti) è alla Guerra d’Inverno contro la Finlandia che si deve guardare: un conflitto brutale: durato poco più di tre mesi, durante i quali le truppe finlandesi mantennero costantemente l’iniziativa infliggendo perdite devastanti all’Armata rossa, che alla fine però vinse la guerra mutilando la Finlandia, nonostante la riprovazione e l’isolamento internazionale.
Non serve inoltre essere un Clausewitz per comprendere che una campagna di guerra si muove per obiettivi strategici (e noi dei piani russi, al netto delle chiacchiere, non sappiamo nulla); che è fatta di avanzate e ritirate sul terreno, volte ad acquisire vantaggi tattici ed evitare la dispersione di forze su ottimizzazione logistica, in un alternarsi di offensive e controffensive… Va da sé che non si stabiliscono migliaia di presidi statici (ed isolati), occupando tutti i villaggi del paese, a meno di non avere miliardi di soldati sul campo e linee di
rifornimento praticamente infinite. Ai nostri intellettuali organici di regime bastava trascorrere meno tempo nei tank-show e leggere qualche libro in più… Isaac Babel per esempio che l’Ucraina la conosceva bene, visto che ci era nato. Avrebbero così scoperto l’esistenza di un altro conflitto della regione (Guerra polacco-sovietica), con la nascita del primo governo ucraino riconosciuto (prima di allora non era mai esistito), e apprendere come i medesimi villaggi ucraini venivano perduti e riconquistati anche fino a 18 volte, con tutto lo stuolo di devastazioni che ne seguiva.
No, i nostri imbonitori da salotto televisivo hanno preferito raccontarci storie fantastiche di mostri ed eroi conto orchi, arrivando a portare in parata le “mogli del Battaglione Azov”, per perorare la nobile causa degli ukronazi nascosti coi loro scudi umani nei sotterranei delle acciaierie di Mariupol.
Sono gli stessi cantaballe che ritenevano i soldati delle forze di invasione stessero morendo di fame, perché col confine a 30 km non arrivano rifornimenti, né approvvigionamenti di sorta (l’Intendenza militare, questa sconosciuta!).
I più svegli hanno capito che per la bisogna i russi utilizzano autostrade e ferrovie per muovere le truppe, e prendevano per buona la panzana che questi si smarrissero dopo la rimozione della cartellonistica stradale.
Sono quelli che ci hanno raccontato per settimane come fantomatiche squadre omicide di ceceni e mercenari della Wagner si aggirassero per le strade di Kiev col compito di assassinare il presidente Zelensky, quando sarebbe bastato disintegrare il Palazzo presidenziale con un attacco missilistico, se questo era il fine.
Succede, quando ci si abbevera acriticamente alle veline delle propaganda elette a fonti primarie di informazione, che nella fattispecie sono due: i video preconfezionati di Zelensky ed il profilo twitter di #DefenseU (dove la “U” sta per Ucraina), che poi è il profilo ufficiale delle Forze Armate Ucraine, che in questi mesi hanno condiviso con noi edificanti storie, come la massaia che abbatte i droni russi, centrandoli in pieno al lancio di barattoli di sottaceti fatti in casa; racconti truculenti (che sembrano usciti dalle fiabe dei Fratelli Grimm) con vecchie streghe che fanno strage di fantaccini di leva affamati, regalando loro torte avvelenate; l’immolazione di massa degli eroici difensori dell’Isola dei Serpenti (vivi e vegeti); video farlocchi di aerei abbattuti e di piloti russi catturati (peccato per il dettaglio della tuta sbagliata). Per contro, abbiamo figure mitologiche come il “fantasma di Kiev“, ovvero l’Hans Rudel delle vittorie immaginarie, nell’ucronia fantastica delle balle volanti. Non sono mancati nemmeno i frames ripresi dai videogiochi e rimontanti in grafica digitale; né i fotomontaggi con la stessa immagine riprodotta su sfondi diversi, ad ampliare l’estensione delle vittorie della “resistenza”…
Dilagano i crimini di guerra a gogò (veri o presunti non importa, l’importante è l’annuncio), come se si fossero spalancate le porte dell’Inferno. Ovviamente tutti a senso unico, senza che mai sia necessario produrre uno straccio di prova qualunque. A meno che non si vogliano considerare tali le presunte conversazioni
telefoniche catturate dallo SBU: i non meno famigerati servizi segreti ucraini, che in questi anni si sono specializzati in delitti su commissione, sequestro degli oppositori politici, pubblicazione di nomi ed indirizzi dei parenti e figli di persone sgradite, stilando liste lunghe come elenchi telefonici di persone da colpire per rappresaglia o intimidazione, in quella florida democrazia e modello di libertà che chiamano Ucraina, dove già da prima della guerra le violazioni dello stato di diritto venivano occultate o bellamente ignorate, nell’accumulo di dossier di denuncia (circostanziate)… Ma per i “crimini russi” basta la parola e si va sulla fiducia, perché un amico della cognata di mio cugino che vuole restare anonimo mi ha raccontato che…
E ci si rende allora conto che NON c’è alcun intenzione di accertare l’esatta dinamica dei fatti, onde attribuire responsabilità oggettive ed individuare colpevoli certi. Uno magari si aspetta un’accurata delimitazione della “scena del crimine”, attenta conservazione delle prove, esami autoptici approfonditi… analisi balistiche dettagliate sulle traiettorie e tipologie dei mezzi usati… Ecco, allegare agli atti un peluche insanguinato nelle fattispecie concrete di reato non vale come elemento probatorio, ma stimola molto la fame di sensazionalismo macabro di certo churnalism. E soprattutto veicola la narrazione, volta alla creazione di uno stato emotivo preimpostato.
È quasi istruttivo notare, a parti inverse, come dalle pagine dei nostri principali giornali un tempo affiorassero dubbi e preoccupazioni, prima della conversione a 360° con piegamento a 90. Evidentemente, certi allarmismi sono rientrati. Negli archivi dei nostri quotidiani nazionali, prima che venisse effettuata una capillare opera di pulitura e censura, affinché nulla possa disturbare la splendida narrazione collettiva, capita ancora di imbattersi in articoli come questo evidentemente sfuggiti alla rimozione:
«Qualcuno sta uccidendo sistematicamente tutti gli oppositori al governo ucraino nato dalla “Rivoluzione” di un anno fa. Stamattina è toccato a un personaggio molto noto a Kiev, Oles Buzina, giornalista e scrittore, grande protagonista dei talk show televisivi, e schierato su posizioni apertamente filo russe. Lo hanno atteso sotto casa e lo hanno giustiziato secondo il preciso copione di un delitto studiato ed eseguito da professionisti. Vladimir Putin, che lo ha comunicato in diretta mentre stava partecipando alla consueta maratona televisiva di primavera e rispondendo alle domande del pubblico, ha definito l’omicidio “uno dei tanti crimini della Nuova Ucraina”.
In realtà, nel silenzio di molti media occidentali, nella Kiev democratica e in corsa per entrare in Europa, sta avvenendo una spietata operazione di repulisti di ogni forma di opposizione. Ancora ieri sera, sempre nella capitale ucraina, un commando ha ucciso Sergej Sukhobok, titolare di un sito internet e di un piccolo giornale che contrasta la politica del governo e sostiene le ragioni della gente del Donbass ribelle. Poco prima, nel pomeriggio, altri killer avevano compiuto un’identica missione sotto casa di Oleg Kalashnikov, ex deputato del Partito filorusso delle Regioni e considerato un grande oppositore dei movimenti che hanno protestato l’anno scorso sulla Majdan di Kiev e che adesso guidano il Paese.
Tre omicidi politici in meno di 24 ore che, inevitabilmente sollevano lo sdegno interessato di Putin e della stampa russa. Ma è comunque inquietante il clima di odio e di desiderio di vendetta che si respira in queste ore in Ucraina. Dopo la notizia dell’uccisione dell’ex deputato molti oligarchi, politici e personaggi popolari in Ucraina hanno rilasciato raccapriccianti dichiarazioni infarcite di “finalmente”, “se l’è meritato”, “eliminato un nemico”.
Anche poco fa, subito dopo l’assassinio dello scrittore Buzina, il ministero dell’Interno ucraino ha diffuso la notizia definendolo “il famigerato giornalista”.
Probabile che gli omicidi, almeno per quanto riguarda l’esecuzione, siano collegati alla frangia più estrema dei “rivoluzionari” ucraini, il movimento neonazista Pravj Sektor che ha gestito la fase più violenta del ribaltamento al potere e che adesso partecipa con le sue unità paramilitari alla repressione della rivolta filorussa nell’Ucraina dell’Est. Sin dall’inizio della grande svolta di Kiev, Pravj Sektor condiziona pesantemente le scelte del governo e del presidente Poroshenko, boicottando ogni tentativo di cercare una soluzione pacifica e allestendo spedizioni punitive contro chiunque dissenta dalla nuova linea ipernazionalista e patriottica.
Il risultato è quello di inasprire ancora di più i rapporti con la Russia e complicare ogni possibile mediazione. Ieri, parlando di Ucraina, Putin ha continuato ad accusare l’Occidente di “appoggiare un governo di estrema destra” e ha negato ancora una volta che sul territorio ucraino ci siano dispiegate truppe russe come sostengono Kiev e molti media americani. “State tranquilli, non credo che si arriverà mai a una guerra aperta tra Russia e Ucraina”, ha detto ai cittadini russi preoccupati. Ma l’inizio di una nuova ondata di terrore incontrollabile in Ucraina non promette niente di buono.»Nicola Lombardozzi
La Repubblica (16/04/2015)
Intendiamoci, dalle parti di Kiev (grossi) problemi con la stampa li hanno sempre avuti, con la conseguenza che all’interno della categoria i tassi di mortalità sono sempre stati piuttosto elevati, soprattutto durante il regime di Leonid Kučma.
Peccato che, al netto della resa dei conti, il cambio non ci abbia esattamente guadagnato in termini di democrazia e di incolumità personale…
“Ucraina, esponente opposizione trovato senza vita: è l’ottavo alleato di Yanukovych morto negli ultimi 3 mesi”
«Un ex deputato vicino al deposto presidente ucraino Viktor Yanukovych è stato trovato morto a tarda notte a Kiev. L’uomo, il 52enne Oleg Kalashnikov, era stato raggiunto da colpi di arma da fuoco, ma non è chiaro se si tratti di omicidio o suicidio.
Kalashnikov era un esponente del partito delle Regioni dell’ ex presidente Yanukovych, deposto nel febbraio 2014 dopo l’ondata di proteste del movimento di piazza Maidan. Secondo le autorità, riferisce radio Free Europe Liberty, Kalashnikov potrebbe essere legato al movimento anti Maidan che si opponeva alle proteste.
«Senza dubbio la vittima sapeva molte cose su chi ha finanziato il movimento anti Maidan», ha dichiarato Anton Herashchenko, un alto funzionario del ministero degli Interni di Kiev. Almeno otto alleati di Yanukovych sono morti negli ultimi tre mesi, secondo quanto ricorda la Bbc. Per la maggior parte si tratta di apparenti suicidi, ma non tutte le circostanze sono state chiarite.
Oleg Kalashnikov, l’ex deputato di opposizione ucciso ieri sera Kiev, aveva ricevuto messaggi intimidatori via mail per il suo invito a festeggiare il 70/mo anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista, verso il quale Kiev sta prendendo le distanze nel suo tentativo di de-sovietizzarsi. Lo riferiscono i suoi famigliari e i suoi amici. «Ricevo continue minacce di morte per il mio appello aperto a festeggiare il 70/mo anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica. Queste minacce e questi sporchi insulti sono diventati una norma nell’Ucraina di oggi occupata dai nazisti», aveva scritto ad un amico, secondo quanto reso noto dal sito ‘Notizie ucrainè. Kalashnikov aveva sostenuto, pare anche finanziariamente, le proteste anti Maidan a sostegno di Ianukovich.
Sempre a Kiev, stamattina, è stato ucciso anche il noto giornalista ucraino Oles Buzina, nella sua abitazione, verso mezzogiorno. Lo riportano le agenzie russe e ucraine. Buzina si era da poco dimesso da direttore del quotidiano Segodnia, di cui è proprietario l’oligarca Rinat Akhmetov.
Il sottosegretario all’Interno Herashchenko ha precisato che sia Buzyna che Kalashnikov erano testimoni chiave in un processo nei confronti di attivisti filorussi che avevano attaccato i manifestanti della Maidan. Buzyna, che era stato per un breve periodo direttore del giornale filorusso Segodnya ed ora scriveva su un blog, è stato ucciso davanti casa. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha ordinato un’inchiesta sugli omicidi definiti degli atti «deliberati» compiuti per fare il gioco «dei nostri nemici». Sono almeno otto gli esponenti collegati all’ex governo Yanukovych che sono morti in circostanze da chiarire negli ultimi tre mesi. I primi erano stati dichiarati suicidi dalle autorità ucraine che ora però ammettono che possa essersi trattato di omicidi o di suicidi forzati.
Le uccisioni del giornalista filorusso Oles Buzina e dell’ex deputato del partito delle Regioni del deposto presidente Viktor Ianukovich, Oleg Kalashnikov, sono “una provocazione cosciente” per “destabilizzare la situazione in Ucraina”. Lo ha detto il presidente ucraino Petro Poroshenko, chiedendo indagini rapide e trasparenti sui due omicidi. Il deputato e consigliere del ministro dell’Interno, Anton Gherashenko, ha detto di non escludere che i due delitti siano stati ordinati da Mosca.»Il Messaggero (16/04/2015)