Sono molte le considerazioni che si possono dire e scrivere sul nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nei prossimi giorni a venire l’ubriacatura opinionista continuerà ad libitum, fino allo sfinimento e nonostante la proverbiale riservatezza del neo-eletto Presidente. Si sprecheranno le interpretazioni più varie. Perciò vi risparmieremo la nostra.
Nell’ansia da dichiarazione che affligge i troppi commentatori compulsivi, abituati ad attivare la lingua e poi (forse) il cervello, si distingue per tempismo, garbo istituzionale, e spessore analitico, il capogruppo di turno del notorio moVimento, fermo ormai da tempo nel mondo fluttuante di Gaia, dopo l’ennesima batosta. Parliamo dell’onorevole Riccardo Nuti che, dall’alto delle sue 144 preferenze on line, si è ritrovato miracolato con un seggio in Parlamento. E per questo ha sentito subito l’intrattenibile impellenza di rilasciare quanto prima la sua fondamentale esternazione, subito postata in condivisione su facebook, a riprova della caratura del personaggio:
«Lodare Mattarella come antimafia perchè il fratello fu ucciso dalla mafia è falso e ipocrita perchè allora bisognerebbe dire anche che il padre era vicino alla mafia. Ma se è vero che gli errori dei genitori non possono ricadere sui figli, allora non possono essere utilizzate altre vicende dei parenti in base alla propria convenienza. L’uccisione di un parente da parte della mafia (i motivi possono essere tanti e diversi fra loro) non da nessun bollino di garanzia di lotta alla mafia.»
Riccardo Nuti
(31/01/2015)
È solo il primo degli sputi virtuali, che siamo certi cresceranno in serie per spirito di emulazione indotta e frustrazione annessa, negli ameni think-tank che animano le produzioni culturali a bollino cinque stelle.
Dinanzi ai demeriti ed all’incredibile inadeguatezza di un Sergio Mattarella, già professore di diritto parlamentare e giurisperito della Corte costituzionale, a rivestire la carica di Presidente della Repubblica, risplende la fulgida grandezza di un Nuti tra i bit dell’immacolata connessione.
Classe 1981, prima del fatidico incontro con Padron Grullo, il nostro Peppe Nappa è un anonimo perito tecnico-informatico, fino a che (dice lui) non diventa “analista di processi d’azienda, nel settore della qualità e del monitoraggio per il ‘business intelligence’ in una società di telecomunicazioni e planner”. Ovvero?!? Esattamente ti occuperesti?
In assenza di riscontri concreti, è lecito credere che si occupasse di stilare i rapportini giornalieri di fine giornata sull’andamento del telemarketing (monitoraggio), occupandosi dell’inserimento dati (si chiama “data-entry” ma si scrive “processi d’azienda”) e aggiornando le liste degli sventurati da molestare con 20 chiamate al giorno (business intelligence), per una “società di telecomunicazioni” (leggi: call-center).
In virtù di così straordinarie e soprattutto pertinenti esperienze, una volta nominato in Parlamento, viene promosso a componente della Commissione per gli Affari Costituzionali, di cui deve capire moltissimo.
Il suo impegno sociale e militanza politica comincia nel 2007. Prima non se n’era mai lontanamente interessato. E infatti i risultati si vedono tutti!
La folgorazione avviene all’improvviso, alla tenera età di 26 anni compiuti, quando “nonostante i suoi impegni lavorativi” (ma menatela di meno!) incontra finalmente il Messia delle acque, giunto a diffondere il vangelo secondo Casaleggio nella terra dei citrulli.
“…sempre più concentrato sulla difficile situazione politico/economica del paese. Rimane colpito dal comico genovese Beppe Grillo e dalle sue iniziative, iniziative che per Riccardo Nuti possono essere la giusta strada per far uscire l’Italia dalle difficoltà che pesano sempre di più sulla popolazione.”
Riuscite anche voi a figurarvi la bavetta, che cola ai lati della bocca del lobotomizzato in agitazione catatonica?
Fu così che il nostro eroe divenne “cittadino attivo”. L’illuminazione raggiunta lo portò subito ai interessarsi dell’attività del consiglio comunale palermitano, che ha “seguito per oltre un anno”. Evidentemente, non avendo niente di meglio da fare. Non sa infatti Nuti che tutte le delibere sono pubbliche e gli atti del consiglio possono essere consultati su richiesta, senza doversi sorbire le ammorbanti sedute di giunta. Ma il nostro instancabile eroe fa parte di quella combriccola di deficienti muniti di telecamerina, convinti di immortalare chissà quali intrallazzi o scandali durante le sessioni assembleari del consiglio.
E infatti, come si può leggere nelle sue memorie:
«È stato il coordinatore per Palermo della cosiddetta operazione “Fiato sul collo”, ovvero riprese video del consiglio comunale di Palermo.»
Ovvero, si tratta di uno strano fenomeno di voyeurismo su perversione politica, che spinge il guardone di turno a caricare poi i suoi filmini amatoriali su you-tube, per condividerli con altri monomaniaci come lui, in alternativa alla più sana pornografia.
Insieme ad altri perdigiorno della medesima risma, diventa “attiVista” del locale meet-up:
«Inizia così una vera e propria formazione politica fatta di incontri con gli attivisti, riunioni, banchetti locali, organizzazione politica autofinanziata e le iniziative per avvicinare e far conoscere ai cittadini il Movimento 5 Stelle. Riccardo Nuti dimostra di avere la stoffa per la politica e il suo esemplare impegno risale agli occhi di molti.»
Infatti raccoglie poco più di 3.200 voti alle elezioni comunali di Palermo del 2012, dove si candida addiritura come Sindaco, tanto da non riuscire ad entrare nemmeno in quel Consiglio comunale, dove pure ha rotto le palle per anni con le sue riprese rubate da paparazzo fallito.
Poco male, perché dato lo straordinario successo, di lì a qualche mese approda in Parlamento con meno di 1/10 dei voti racimolati alle elezioni amministrative.
C’è da dire che l’eccezionale impegno politico di Riccardo Nuti non si esaurisce qui.
Nel quinquennio precedente di severa gavetta e dura militanza, il “cittadino attivo” si distingue per il suo straordinario impegno contro la mafia e la corruzione endemica che affligge il tessuto siciliano, segnalandosi sul territorio per il suo incredibile coraggio in sprezzo ad ogni minaccia.
Partecipa all’Operazione “Quartiere pulito” all’Arenella ed alla Ziza.
Come candidamente dichiara: “l’operazione consisteva appunto nella pulizia dei quartieri”, con ramazza e secchiello per il pattume, mentre Palermo sprofondava sotto i rifiuti, in attesa che questi fossero smaltiti in modo pulito ed alternativo. Da lì le manifestazioni contro l’inceneritore di Bellolampo, in nome dei “rifiuti zero”. Tutto molto affascinante e condivisibile se non fosse che, storicamente, l’unica società che abbia mai prodotto rifiuti (quasi) zero si è avuta nell’Alto Medioevo. E non era un gran bel vivere.
Avendo probabilmente a che fare con un bacino di riferimento, popolato da idioti senza speranza, incapaci di distinguere un barattolo di pelati da una bottiglia di plastica, organizza corsi per insegnare le regole basilari per la separazione dei rifiuti domestici, che lo portano dai banchetti informativi sul compostaggio domestico e sulla raccolta differenziata (Compost Day), alle solite fissazioni di ispirazione primitivista: la Regola delle 4R (riduci, riusa, ricicla, ripara).
Ovviamente aderisce all’(in)utilissimo “Movimento delle Agende Rosse” di Salvatore Borsellino, che per il fatto di essere fratello del più famoso Paolo è convinto di poter dire qualsiasi castroneria o urlare qualunque ingiuria da un palco, per diritto acquisito.
In proposito, come non richiamarci all’intrinseca saggezza delle parole di Riccardo Nuti:
«…non possono essere utilizzate altre vicende dei parenti in base alla propria convenienza. L’uccisione di un parente da parte della mafia (i motivi possono essere tanti e diversi fra loro) non da nessun bollino di garanzia di lotta alla mafia.»