Archivio per Questione morale

LOTTI(z)Zar

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , on 19 giugno 2019 by Sendivogius

 Un ex sottosegretario di stato, neanche quarantenne, inquisito dai tribunali di mezza Italia, che tresca con esponenti della corrente più a destra della magistratura in riunioni carbonare, meglio se consumate nel segreto di anonime stanze d’albergo, per stabilire le nomine ai vertici di quelle stesse procure che indagano sul suo conto, ed intriga per rimuovere i giudici a lui sgraditi.
Una roba che in altri tempi avrebbe fatto gridare all’eversione dell’ordine costituzionale, con evocazioni allo scandalo della P2, ma che nell’orgia di potere del renzismo al governo, su incistazione democristiana di quello che un tempo fu il principale partito della sinistra italiana (prima dell’estinzione), deve essere sembrata pratica assolutamente normale ed aderente al nuovo corso, inaugurato dopo il trapianto di quel cancro democristiano chiamato “Margherita”, nel corpaccione rotto a tutti gli innesti di una sinistra che si credeva a vocazione maggioritaria, finendone fagocitata.
 Un nuovo segretario di partito, che in nome di quella stessa distorta visione unitaria, glissa sull’abnormità dell’intera vicenda, in perfetto stile moroteo, confidando che il clamore suscitato attorno ad uno dei petali più pregiati del cosiddetto Giglio Magico, l’inner circle del potere renziano, si esaurisca da sé, restituendo ai suoi affari l’intrigante camerlengo del Mefitico.
E invece di cacciarlo via a calci nelle palle, per l’ennesima figura di merda a gratis, percolata sopra a ciò che ancora resta di un partito già abbondantemente sputtanato di suo, il neo-segretario ne auspica l’autosospensione da tutti gli incarichi che non riveste più, non avendone attualmente nessuno. E lo ringrazia pure pubblicamente per l’alto senso di responsabilità dimostrato (!), dopo così sofferta scelta, per non sturbare troppo il Renzie’s Fan Club in astinenza da potere. Di questo passo, tra poco dovrà porgergli le scuse ufficiali e magari rendergli almeno un incarico di prestigio… Altrimenti potrebbero aversene a male gli ultimi irriducibili della banda fiorentina di greppia e di banca, già inferociti per essere stati estromessi dalla direzione di un partito che hanno contribuito a disintegrare, cancellandolo dalla geografia politica, fin dentro le sue roccaforti storiche considerate inespugnabili, mentre ora chiedono di essere valorizzati e ‘compensati’ dopo un simile disastro.
 E ciò avviene giusto negli stessi giorni nei quali a parole si celebra l’eredità morale di Enrico Berlinguer che forse, se fosse stato ancora vivo, a ‘sta gentaglia avrebbe pisciato addosso per schifo e disprezzo!

«I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela; scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”.
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. […] Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura dei vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. Ma poi, quel che deve interessare veramente è la sorte del Paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi: rischia di soffocare in una palude. Ma non è venuto il momento di cambiare e di costruire una società che non sia un immondezzaio?»

Solo potere e clientele

Nel PD si vede che la lezione l’hanno assimilata benissimo.
E non si capisce bene che Berlinguer abbia letto Zingaretti (il politico, non l’attore), in attesa di decidere cosa fare finalmente da grande…

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REPETUNDAE

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 6 giugno 2014 by Sendivogius

Rome HBO

«Lo sa come ci si fa strada qui? Brillando per genio o per capacità di corruzione. Bisogna penetrare in questa massa di uomini come una palla da cannone o insinuarvisi come la peste. L’onestà non serve a niente. Ci si piega al potere del genio, lo si odia, si cerca di calunniarlo perché prende senza condividere; ma ci si piega se persiste. In poche parole, lo si adora quando non si è potuto seppellirlo nel fango. La corruzione domina, il talento è raro. La corruzione è quindi l’arma della mediocrità che abbonda, e ovunque ne sentirà la punta acuminata.»

  Honoré de Balzac
“Papà Goriot”
(1834)

Scempio Si fa presto a parlare di “questione morale”. Con buona pace di Enrico Berlinguer, la corruzione non costituisce una anomalia strutturale in seno alle istituzioni democratiche, con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi. O, quanto meno, così non è più…
Se un tempo ormai remoto erano i ‘partiti’ a condizionare le cosiddette “realtà produttive”, nell’autofinanziamento delle proprie correnti interne e nel consolidamento delle rispettive cosche elettorali, oggi è il mondo degli affari e dell’imprenditoria ad usare la ‘politica’ come un tram per aggirare leggi e vincoli normativi, in nome di un turbo-capitalismo restituito alla sua naturale vocazione predatoria. La denuncia berlingueriana presupponeva, a suo modo, l’esistenza di un “primato della politica”, per quanto distorto e corrotto nella degenerazione dei partiti intesi come sistema di potere e di controllo, incistato sulle camarille clientelari di potentati locali per la gestione del consenso su scala nazionale, con forme organizzate di finanziamento illecito.
Mose 2Attualmente, il ‘referente politico’ appare più che altro come uno spudorato scroccone che si mette a disposizione, in posizione del tutto subalterna, lucrando prebende e favori da spendere a proprio uso e consumo esclusivo. Sottratto alla dimensione squallidamente parassitaria dei suoi protagonisti, a livello politico (e partitico), il vantaggio è minimo se non inesistente. Tant’è che oggi il fenomeno criminogeno ha una struttura sistemica assolutamente radicata nei poteri stessi dello Stato, inteso come tutore organizzato di interessi particolarissimi per consolidati intrecci criminali.
mose 3Dinanzi all’affondamento della Laguna, travolta dalla marea montante degli scandali; di fronte all’immensa greppia costruita attorno all’Expo milanese, alle rapine finanziarie che hanno coinvolto non da ultimi i vertici della Banca Carige, è difficile infatti parlare (solo) di corruzione dei partiti politici, intesi “come macchine di potere e di clientela”, quando il marcio si estende all’intero apparato istituzionale della macchina statale, sedimentata sotto gli strati di melma di una corruzione endemica, che si alimenta di funzionari pubblici, magistrati contabili, imprenditori, procacciatori d’affari e intermediatori, imprenditori, banchieri che perseguono un unico fine: arricchirsi. E farlo a spese pubbliche, usando le proprie cariche come leva di potere finalizzata al profitto personale (a tal punto da mettere in conto persino le spese per la carta igenica!).
MoseTutto è funzionale alla crapula: istituzionalizzata, depenalizzata, tollerata.. nella prosecuzione degli ‘affari’ con altri mezzi (illeciti), sull’onda lunga della cleptocrazia berlusconiana. Tanto da rasentare la norma, mentre l’eccezione è proprio l’aspetto (im)propriamente ‘morale’, che risulta comunque flessibile, asimmetrico, relativizzato a seconda dell’uso strumentale che se ne fa, nella furia iconoclasta e massimamente effimera del fustigatore di turno, tra i fumi di ritorno della peggior demagogia populista.
GiarrussoPer gusto estremo del paradosso, e tendendo ben presenti le doverose distinzioni, Si potrebbe quasi dire che la corruzione sia il metro di misura delle civiltà complesse…
Il livello di malversazioni, dei pubblici ladrocini e corruttele diffuse, nella sua strutturazione fisiologia in un sistema di corruzione collaudato, quanto persistente nella sua immanenza quasi metafisica fusa con l’apparato amministrativo, la realtà italiana ha forse pochi uguali nell’ambito delle democrazia europee, tanto da costituire il paradigma del nostro declino, ma presenta sconcertanti analogie con la tarda Respublica romana
CatoInsita nella realtà politica del mondo antico, la corruzione è strutturale all’economia di rapina che ne contraddistingue l’amministrazione statale e gli ambiti ‘produttivi’, caratterizzati dal saccheggio indiscriminato e lo sfruttamento selvaggio della manodopera, insieme all’incapacità di distinguere il patrimonio privato dall’appropriazione indebita dei beni comuni.
Spartacus Se ogni carica pubblica costituiva infatti un’occasione di illecito arricchimento, era pratica consolidata dei funzionari della repubblica (elettivi) compensare le spese della campagna elettorale, con una congrua cresta a carico dell’erario, che nella fattispecie si esplicava in un ladrocinio istituzionalizzato.
senatoPer porre un freno alle malversazioni ed alle rapine dei funzionari romani ai danni delle popolazioni amministrate, di malavoglia e sotto la spinta dei provinciali derubati, intorno alla metà del II° secolo a.C., la Respublica finì con l’istituire una serie di tribunali permanenti (quaestiones perpetuae), con lo specifico scopo di perseguire i reati di corruzione. E ne esistevano tanti quante erano le fattispecie di reato ascrivibili alle pubbliche funzioni.
Ad esempio, la quaestio de ambitu sanzionava gli illeciti inerenti la gestione della propaganda elettorale: dalla compravendita dei voti al ricorso ai brogli, che erano una pratica comune e universalmente diffusa nelle campagne elettorali.
La quaestio de peculato, come suggerisce il nome stesso, si occupava dei reati di peculato: dall’appropriazione illecita, alla concussione, alle frodi fiscali.
Rome (HBO)Le numerose Leges de pecuniis repetundis (per la restituzione del maltolto), che istituivano la quaestio repetundae, non si configuravano tanto come un provvedimento dettato dalla volontà di ripristinare la legalità violata e la repressione del crimen repetundarum, ma rientravano nell’ordinaria lotta politica, che a Roma opponeva la fazione degli Optimates a quella dei Populares, e costituivano un mero strumento di pressione per la conquista del potere.
Rome - SenatoSolitamente, era il mezzo con cui il ceto emergente dei populares cercava di scardinare lo strapotere della vecchia aristocrazia senatoria (optimates) dalla quale provenivano in massima parte i governatori provinciali ed i più importanti funzionari pubblici, avocando a sé la gestione dei procedimenti penali per corruzione, con processi che difficilmente addivenivano ad una sentenza definitiva, ma quasi sempre si concludevano con la fuga del reo in volontario esilio, per sfuggire alla condanna. E conseguente allontanamento (provvisorio) dall’agone politico.
Che poi il giudizio delle corti fosse affidato alla classe degli equites (“cavalieri”): avidi mercanti senza scrupoli, ai quali veniva pure data in appalto la riscossione delle imposte che erano soliti ricaricare illegalmente, trasformando l’esazione in una estorsione, era aspetto assolutamente irrilevante.
publicaniIl crimen repetundarum poteva essere “coactum”, ovvero tramite intimidazione e violenza, “conciliatum”, ovvero attuato tramite lusinghe e promesse; “avorsum”, l’appropriazione indebita di fondi destinati all’erario.
E in questo la legge romana non era molto dissimile all’attuale giurisprudenza che distingue la concussione per induzione da quella per costrizione. Se non fosse che l’originale latino era di gran lunga più severo nell’erogazione delle pene, più rapido nelle procedure di giudizio, e persino meglio strutturato dal punto di vista giuridico.
Tra i grandi ‘moralisti’ dell’epoca vale invece la pena di ricordare l’integerrimo Catone che, come advocatus e patronus dei provinciali iberici venuti a Roma (siamo nel 171 a.C.) per denunciare le ruberie del governatore locale, fece di tutto per insabbiare il processo affinché non venissero chiamati a rispondere in giudizio i nobiles ac potentes.

Fama erat prohibere a patronis nobiles ac potentes compellare

Tito Livio
(XLIII, 2)

Senatus E soprattutto Marco Tullio Cicerone che si costruì una reputazione come implacabile accusatore del governatore siciliano Verre, salvo divenire poi uno dei più fanatici difensori dell’oligarchia senatoria (e delle sue ruberie), dopo esserne entrato a far parte per cooptazione.
Ad ogni modo, il processo per la restituzione della pecunia capta fu il primo procedimento penalmente strutturato contro i fenomeni di pubblica corruzione e le pratiche di concussione. Funzionò? No, altrimenti non staremmo qui a parlare dei medesimi problemi, sotto altra forma per identica sostanza, dopo quasi duemila anni.

MATTEO RENZI

P.S. Il Bambino Matteo, il cui recente successo elettorale deve avergli conferito l’inopinata convinzione di essere diventato Augusto imperatore, con l’ennesimo slancio pallonaro che lo contraddistingue ha annunciato indignato:

«Fosse per me i politici corrotti li condannerei per alto tradimento. Chi viene condannato per queste cose non dovrebbe tornare a occuparsi della cosa pubblica, ecco il perchè della mia proposta di ‘Daspo istituzionale’

  (05/06/14)

Sarà per questo che con quelli già condannati in via definitiva, con sentenza passata in giudicato e interdetti dai pubblici uffici, ci fa le “riforme” (a partire da quella della Giustizia) e ci riscrive insieme pure la Carta costituzionale!
Cetto La QualunqueProbabilmente, tra i provvedimenti urgenti sarebbe assai più utile la stesura di un vero ddl anti-corruzione che preveda, tra le molte cose, il ripristino del falso in bilancio, norme più stringenti sulla concussione, insieme ad una legislazione più severa contro il riciclaggio di capitali illeciti, oltre all’allungamento dei tempi di prescrizione per i processi.
Certo è un po’ difficile mettere in agenda simili priorità, specialmente quando ad affiancare l’evanescente guardasigilli Orlando ci sono due nomi che costituiscono una garanzia (per lo statista ai servizi sociali):
Enrico Costa Enrico Costa, viceministro alla Giustizia nel Governo Renzi; già relatore per conto del Governo Berlusconi (il pregiudicato interdetto e a processo per sfruttamento della prostituzione minorile) del Lodo Alfano, che bloccava i processi giudiziari nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. Lodo regolarmente firmato dal Presidente Napolitano e quindi abrogato dalla Corte Costituzionale per manifesta incostituzionalità. Ma all’avvocato Costa si deve anche la stesura del “legittimo impedimento” che prevedeva la sospensione dei processi giudiziari a carico dell’allora Presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi) e ministri, fintanto che avessero mantenuto la carica elettiva. Tra le iniziative legislative dell’onorevole Costa vale la pena ricordare anche l’istituzione del “processo breve”, l’introduzione della responsabilità civile dei magistrati, la rivisitazione al ribasso dei tempi di prescrizione della Legge ex-Cirielli, la sottoscrizione della cosiddetta Legge Bavaglio contro la libertà di informazione, e la partecipazione a quasi tutte le leggi ad personam che hanno nei fatti paralizzato la giustizia penale in Italia.
Cosimo Ferri   Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia prima con Letta (nipote) e poi (in nome del cambiamento) riconfermato da Renzi. Il sottosegretario Ferri è il tipico magistrato politicizzato che piace al Papi (e non solo). È il grande regista sotterraneo della guerra interna scatenata dal viceprocuratore Alfredo Robledo contro i magistrati della Procura di Miliano. Mai indagato, il suo nome compare però nelle intercettazioni ambientali sull’inchiesta legata alla vicenda P3 ed alle pressioni esercitate sull’Agcom di Innocenzi [QUI], per bloccare le trasmissioni che parlavano dell’inchiesta sui fondi neri Mediaset.
A chiudere la trattativa in gran bellezza, basti ricordare che Angelino Alfano (quello dell’omonimo Lodo) è vicepremier nel Governo Renzi.

Matteo Renzi pupazzo

  PER ULTERIORI LETTURE:

Altan QUI, dove si parla di Andrea Orlando non ancora ministro, e ancor meno turbato, quando parlava di rivedere l’obbligatorietà dell’azione penale, perché anche all’opposizione il PD rimane un “partito serio e responsabile”.

QUI, dove si parla di mostri giuridici, leggi in deroga e poteri speciali e Grandi Opere e maga-appalti sui viali dorati dell’emergenza perenne.

QUI, dove si accenna al “Consorzio Venezia Nuova” di Giovanni Mazzacurati, ai primi arresti, ad ai sospettabilissimi amici di una disciolta Fondazione…
Matteo stai sereno!

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GLI SCHIFOSI

Posted in Kulturkampf, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 14 febbraio 2010 by Sendivogius

Alla Ferratella occupati di ‘sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un terremoto al giorno
 Pierfrancesco Gagliardi

Eh Certo! Io stamattina alle tre e mezzo ridevo dentro al letto
 Francesco Maria De Vito Piscicelli

Io pure
 Pierfrancesco Gagliardi
 

A volte il cinico squallore della realtà supera anche la più perversa delle fantasie…
Forse, neanche il più truce dei marxisti, in una parodia anticapitalista dei padroni, sarebbe riuscito ad evocare l’immagine di questi sciacalli del mattone che si fregano le zampe, pregustando l’affare, pronti a tuffarsi nella mangiatoia della ricostruzione aquilana.
E mentre ancora si estraggono i cadaveri dalle macerie, loro ridono.
Pur se detestiamo l’autocitazionismo, del terremoto abruzzese avevamo già parlato
QUI, ma mai avevamo pensato si potesse scendere a tanto!
I due squallidoni, che sghignazzano compiaciuti
(è il 6 Aprile 2009), sono Pierfrancesco Gagliardi, imprenditore campano del Consorzio Stabile Novus’, al telefono col cognato Francesco Maria De Vito Piscicelli (un cognome aristocratico dell’antica nobiltà partenopea), direttore tecnico della Opere pubbliche e Ambiente Spa’, altra impresa napoletana con ramificazioni nella Capitale e appalti in gestione per tutta Italia.
È un business proficuo che segue i canali privilegiati (e occulti) sotto l’ombra munifica del potente dipartimento della Protezione Civile a conduzione personale del sottosegretario governativo Guido Bertolaso.
Soprattutto, è un business ristretto, quasi a livello familiare, tramite un intreccio di poche aziende fiduciarie che si spartiscono, in regime di monopolio, le commesse più ghiotte nell’ambito degli interventi edilizi e dei lavori pubblici affidati alla Protezione Civile.
Si tratta di un sistema collaudato, che si affida ad una politica decisionista dell’emergenza permanente sancita per decreto. E, grazie alla compartecipazione interessata dei vertici di garanzia, può contare sull’attribuzione discrezionale degli incarichi e sulla gestione privatistica delle risorse (pubbliche):
 Assegnazione diretta degli appalti;
 Nessuna gara e, soprattutto, nessun controllo;
 Sospensione degli standard di sicurezza per i lavoratori;
 Lievitazione smisurata dei costi di realizzazione;
 Opere appaltate, pagate, e mai realizzate;
 Abuso ed uso improprio del ‘segreto di Stato’.
È l’Italietta privatizzata del ‘fare’ nell’Era Berlusconiana, diretta emanazione del ducismo craxista nel solco di tangentopoli.

QUIS CUSTODET CUSTODES?
 Il 10 Febbraio, gli uffici della Protezione Civile vengono sconquassati da una raffica di arresti che ne decapita il gotha dirigenziale, con l’arresto di tre alti funzionari e la messa sott’inchiesta del grande capo, per corruzione aggravata e continuata:
Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, nonché “soggetto attuatore” su indicazione della Protezione Civile (con una ordinanza del 2008), per i lavori del fallito G-8 a La Maddalena e per la sua variante aquilana.
Fabio De Santis (47 anni) provveditore alle opere pubbliche della Toscana e successore di Balducci come «soggetto attuatore» e Mauro Della Giovanpaola (44 anni).
Entrambi, tramite le “strutture di missione” hanno avuto incarichi di rilievo nella Protezione Civile. Per conto del Dipartimento per lo sviluppo e turismo, seguono inoltre la gestione dei cosiddetti “Grandi Eventi”, affidati alla supervisione ed alla autonomia gestionale della Protezione Civile di Bertolaso:
 Campionati del mondo di nuoto di Roma 2009
 G-8 La Maddalena 2009
 Celebrazioni 150° Anniversario Unità d’Italia.

L’inchiesta ha origine da una serie di intercettazioni attuate dai Carabinieri del ROS di Firenze, in riferimento alle indagini sull’urbanizzazione dell’area di Castello, di proprietà dell’imprenditore siciliano, e presidente onorario di Fondiaria SAI, Salvatore Ligresti molto attivo anche nei lavori della Expo milanese. Nel Novembre 2008, la procura fiorentina ha disposto il sequestro dell’area, per una serie di irregolarità sul cambio di destinazione d’uso, su aumenti delle cubature edilizie in deroga al piano regolatore e variazioni progettuali, insieme ad un presunto giro di tangenti, che travolsero gli assessori comunali del PD locale e fecero gridare alla ‘questione morale’.
Tra gli indagati per concorso in corruzione c’era anche l’architetto Marco Casamonti, titolare dello studio di progettazione ARCHEA che tra le varie commissioni si occupava anche dei lavori per il mancato G-8 sardo, per conto della Gia.Fi Costruzioni.
Alla Gia.Fi furono affidati i lavori di riconversione in hotel extralusso dell’ex ospedale militare della Maddalena…

«Sedicimila e 800 metri quadri trasformati in un hotel di lusso. Facciata bianca che corre lungo la strada, con il mare di fronte ma non accessibile perché nessuno ha pensato di fare un accesso all’acqua cristallina, una banchina, una spiaggia. Un’opera da 75 milioni, 101 camere costate ognuna 742 mila euro. Spettrale. Una scatola vuota, riscaldata tutto il giorno e illuminata di notte con livide luci violette che sbattono sulla facciata. Nessuno lo vuole l’hotel. Il bando di gara, il 23 settembre 2009, è andato deserto»

 Paolo Berizzi e Fabio Tonacci
 L’Espresso  (28 Gennaio 2010)

Tramite le intercettazioni telefoniche, gli inquirenti scoprono che gli appalti non solo sono pilotati, ma pure che Angelo Balducci storna una parte consistente dei pagamenti e degli appalti, a favore di società che ricadono sotto il suo controllo indiretto.

“Ma sono dei veri banditi questi qui!”
“…è una task force unita e compatta… Sono dei bulldozer”
…e il vero regista è questo Balducci!”

IL SISTEMA ‘GELATINOSO’
 Leggiamo dall’Ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP di Firenze:

“Le indagini hanno permesso di accertare in modo chiaro ed inconfutabile il totale ed incondizionato asservimento della pubblica funzione loro demandata (alquanto delicata attesi gli enormi potere loro concessi e rilevantissimi importi di denaro e risorse a carico della società e dagli stessi gestiti) da parte dei pubblici ufficiali BALDUCCI Angelo (direttore del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo, diretta emanazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con uffici a Roma in V. della Ferratella in Laterano n° 51), DE SANTIS Fabio (alto dirigente del medesimo dipartimento) e della GIOVAMPAOLA Mauro (funzionario della stessa struttura con il ruolo di responsabile di controllo sui cantieri relativi al vertice del G-8 sull’Isola della Maddalena e, per quanto emerso dalle conversazioni intercettate nel giugno 2009, a capo della Struttura di Missione istituita presso il Dip. di Via della Ferratella) agli interessi dell’imprenditore ANEMONE Diego, e non solo, al centro di una complessa galassia di società, ben articolata.
(…) I fatti emersi sono gravissimi proprio per la sistematicità delle condotte illeciti e dei rapporti illeciti e di cointeressenza tra indagati e per le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai bilanci della Stato, rese possibili tra l’altro da una normativa ampiamente derogatoria delle ordinarie regole in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici che presuppone in chi la deve gestire ed applicare ancora più rispetto delle regole di trasparenza, fedeltà ed imparzialità ed efficienza imposte dalla legge e dalla Costituzione (art.97) ai pubblici ufficiali competenti.”

IL GRANDE REGISTA
  Angelo Balducci è un ingegnere pesarese di 61 anni, che ha costruito le sue fortune professionali nella Pubblica Amministrazione in quota democristiana. Con un curriculum di tutto rispetto, è ai Lavori Pubblici dal 1976. Nel corso degli anni è stato:
Commissario nelle zone terremotate in Friuli;
Ingegnere Capo per il programma di realizzazione delle Capitanerie di Porto;
Provveditore alle Opere pubbliche per il Piemonte, la Valle d’Aosta, Lombardia, Sardegna, Lazio;
Distaccato al Ministero degli Esteri, si è occupato della manutenzione delle ambasciate e della realizzazione degli Istituti di Cultura all’estero;
Nel tempo, si lega politicamente a
Giovanni Prandini, un’altro decisionista prestato ai Lavori Pubblici che ha diretto in qualità di ministro (1992-1993). Durante il suo dicastero, Prandini piazza i propri uomini di fiducia (tra i quali Balducci) nei posti che contano, silurando i vecchi dirigenti tramite feroci avvicendamenti del personale. Soprattutto inaugura, in anticipo sui tempi, gli affidamenti a trattativa privata. L’intenzione del ministro è elimininare le incrostazioni. Infatti, nel giugno 2001, Prandini viene condannato a 6 anni e 4 mesi per corruzione aggravata, a proposito delle tangenti per gli appalti dell’ANAS (1986-1993). Tra i condannati c’è anche Lorenzo Cesa (3 anni e 3 mesi), che si fa beccare mentre intasca mazzette per conto del ministro. Attualmente, i due pregiudicati militano nello stesso partito: l’UDC.
L’ing. Balducci però passa indenne la buriana e continua la sua sfolgorante ascesa, a tal punto da essere considerato
«la massima autorità istituzionale in materia di appalti e di realizzazione di opere per conto dello Stato». Pertanto, colleziona incarichi prestigiosi e di responsabilità: dalla ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari, al terremoto in Umbria e nelle Marche.
Professionista fluido, entra nelle grazie di
Francesco Rutelli, ma si adatta rapidamente a tutti i governi, prescindendo dai colori, fino all’exploit berlusconiano quando ottiene in rapida successione la nomina a Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi per i Mondiali di nuoto “Roma 2009”, il coordinamento come “attuatore” per i lavori a La Maddalena, e un incarico per la realizzazione delle opere legate alle celebrazioni dell’Unità d’Italia nel 2011.
Soprattutto, Angelo Balducci è un’altro di quelli che tiene famiglia e si preoccupa di sistemare i figliuoli ormai cresciuti…

“Tra qualche giorno Filippo compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui? Un cazzo!”

 Angelo Balducci  (11 Aprile 2009)

IL SISTEMA BALDUCCI
  Il metodo, svuotato dalla complessità trasversale delle scatole societarie, alla fine è semplice…
L’ing. Balducci, nell’ennesimo conflitto d’interessi che non scandalizza nessuno, è controllore e controllato. Sul tavolo dell’ingegnere passano tutte le opere architettoniche delegate alla Protezione Civile. In qualità di presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, Balducci si occupa dell’allestimento progettuale dei cantieri e del conferimento degli appalti. Appalti che vengono attribuiti per assegnazione diretta, in virtù dei poteri eccezionali conferiti alla Protezione civile grazie alle “procedure d’urgenza”, mentre i criteri di scelta vengono coperti da… “segreto di Stato”! Un’altra grande stronzata made in Prodi e prontamente riconfermata da Re Silvio.
È da specificare che nell’Italia dell’emergenza permanente, vengono considerate “urgenze” a carico della Protezione Civile, pure la celebrazione delle feste patronali e le competizioni sportive! Di conseguenza, si sottrae la quasi totalità delle opere pubbliche agli organismi di controllo ed al rispetto delle procedure ordinarie di attribuzione.
Come “soggetto attuatore”, Angelo Balducci decide l’affidamento degli incarichi, provvede alla stipula dei contratti, controlla la direzione dei lavori e procede ai pagamenti.
Attraverso una cordata di imprese amiche, quote di partecipazione, fiduciarie e società intestate a figli e parenti, Balducci si auto-conferisce gli appalti, al prezzo più conveniente per il privato che non dovrà preoccuparsi né dei ritardi di consegna, né dei controlli, né dei mancati saldi di pagamento.

Tra i beneficiati del sistema c’è la ANEMONE Costruzioni Srl, società edile di Grottaferrata (RM) con all’attivo 26 dipendenti, che con il G-8 sull’Isola della Maddalena si è ciucciata da sola la bellezza di 117 milioni di euro sui 300 milioni inizialmente stanziati dal Governo:
58 milioni per la realizzazione del Centro Conferenze.
59 milioni per la costruzione del secondo albergo nella zona dell’Arsenale
, tramite una consociata della ANEMONE Srl. Si tratta della “Nuove Infrastrutture”, una srl di Fiano Romano.
Il controllo delle società del gruppo è ripartito tra i componenti della famiglia: i fratelli
 Luciano Anemone (classe 1954) e Dino Anemone (63 anni), insieme ad i figli di quest’ultimo (Diego e Daniele). E mentre al 35enne Daniele viene intestata buona parte delle aziende, è il fratello Diego Anemone (39 anni non ancora compiuti) a curare il grosso degli affari. 
Tra i “consulenti” della ANEMONE c’è naturalmente il giovane Filippo Balducci, che finalmente ha trovato lavoro presso i fortunati imprenditori della provincia romana.
Per dormire più tranquilli, ci si informa
(si “monitorizza”) anche sull’andamento di eventuali procedimenti giudiziari, chiedendo lumi al commercialista Camillo Toro, un altro figlio d’arte… il suo papà si chiama Achille ed è il procuratore aggiunto di Roma, nonché responsabile per le indagini sui reati contro la pubblica amministrazione.

LO SCAMBIO DELLE MOGLI
Con una lunga serie di inchieste pubblicate dal settimanale L’Espresso, il giornalista Fabrizio Gatti ha portato alla luce il groviglio di interessi che, passando per gli appalti della Protezione Civile, lega le famiglie Anemone e Balducci…
Ai lavori in Sardegna partecipa pure la
ARSENALE Scarl. (costituita per l’occasione e riconducibile alla ANEMONE Srl) che si preoccupa di fornire le maestranze e che per il disturbo si cucca altri 300.000 euro dell’appalto originario. Tra i soci della ARSENALE Scarl. c’è Vanessa Pascucci (la moglie di Diego Anemone), amministratrice unica della REDIM 2000 di Grottaferrata (altra impresa edile legata agli Anemone), nonché socia alla pari della ERRETIFILM Srl, società di produzioni cinematografiche, insieme alla signora Rosanna Thau, coniugata con Angelo Balducci. E non è una omonimia.

UNA RIPASSATA IN PISCINA
Con la scusa dei mondiali di nuoto di “Roma 2009”. Il Gruppo Anemone & Friends si è aggiudicato anche una fetta degli appalti per la realizzazione dei nuovi poli notatori. Inutile dire che le piscine sono state consegnate in ritardo, o per niente, a mondiali finiti. Molte opere sono state giudicate non idonee ed alla fine gli atleti hanno gareggiato nelle strutture già preesistenti.
Il Commissario delegato alle opere pubbliche e private per i Mondiali di nuoto è (manco a dirlo!) Angelo Balducci, fino alla sua rimozione nel Giugno 2008.
Anche in questa occasione, tutto si svolge in ‘famiglia’. L’iniziativa è affidata ai rampolli delle rispettive casate in affari…
Dal sodalizio Balducci-Anemone nasce il Salaria Sport Village, mega-centro sportivo a ridosso del fiume Tevere, lungo la Via Salaria nei pressi di Settebagni (estrema periferia di Roma nord-est), realizzato su una piana alluvionale destinata alle esondazioni del Tevere, in deroga a tutte le norme ambientali ed urbanistiche. È il complesso dove Guido Bertolaso non disdegna di trascorrere i suoi momenti di relax.
Sarà il caso anche per noi di fare una “ripassata”No, non è Francesca!

Per questo attingeremo parte delle informazioni riportate dal certosino lavoro di Enrico Pazzi, direttore di tramonline.org, e di Riccardo Corbucci, giornalista free lance e indipendente PD nel IV°Municipio di Roma.

«Il 19 maggio 2004 Filippo Balducci e Diego Anemone costituiscono la Società Sportiva Romana srl, con 50.000 euro di capitale sociale e rilevano l’ex centro sportivo della Banca di Roma a Settebagni. Pochi mesi dopo l’acquisto del centro sportivo, i due si eclissano, cedendo le proprie quote a due fiduciarie, la Stube SpA e la Fidear srl. Queste ultime dopo aver acquistato la Società Sportiva di Roma (il 9 dicembre 2004), costituiscono contestualmente il Salaria Sport Village srl. Il 29 dicembre 2005 Silvio Berlusconi nomina il Commissario Straordinario per i Mondiali di Nuoto, nella figura di Angelo Balducci. A quest’ultimo, con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3508 del 6 aprile 2006, viene data l’autorizzazione a intervenire “in deroga alle vigenti previsioni urbanistiche e al vigente regolamento edilizio d’intesa con l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma su conforme parere della giunta comunale”. Angelo Baducci può quindi individuare, in accordo con l’Assessore all’urbanistica di Roma, aree sia pubbliche che private nelle quali realizzare nuove strutture sportive da utilizzare in previsione dei mondiali di nuoto. In seguito, il Salaria Sport Village fa recapitare la propria proposta progettuale, assunta dall’amministrazione con protocollo n. 469/RM09 del 22 febbraio 2007. Ben tre giorni dopo l’apertura della Conferenza di Servizi Istruttoria che deve discutere il progetto di ampliamento del centro sportivo di Settebagni. Il procedimento viene sospeso altre tre volte, tra richieste di rimodulazioni progettuali e la formalizzazione di pareri delle restanti amministrazioni interessate. Alla fine l’iter procedurale non si esaurisce completamente ed anzi vengono espressi due pareri non favorevoli al progetto. Il Comune di Roma con nota n. 1966 del 15 aprile 2007 esprime parere non favorevole, pur rimandando alle prerogative del Commissario Delegato. Mentre la Provincia di Roma, con nota del 31 marzo del 2008, rileva addirittura la non trasformabilità dell’area interessata dall’intervento, in quanto il progetto insiste su area “agro romano – aree agricole” e quindi non edificabile. Intanto il 13 giugno del 2008 Angelo Balducci viene rimosso sia dalla carica di Commissario delegato per il G8, sia da quella di Commissario Delegato ai Mondiali di nuoto Roma 2009. E il nuovo Commissario, l’ingegner Claudio Rinaldi, nonostante i pareri contrari del Comune di Roma e della Provincia, appena cinque giorni dopo la usa nomina, firma il 18 giugno del 2008 il protocollo d’intesa che sostituirebbe di fatto la consueta concessione edilizia. E’ così i lavori al Salaria Sport Village possono avere inizio nelle prime settimane di settembre 2008. Senza esporre alcun cartello sino all’inizio di ottobre. Lavori che per una reiterata coincidenza vengono attualmente eseguiti dalla ditta Redim 2002, società costruttrice di proprietà della moglie di Diego Anemone.»

  (Enrico Pazzi)

L’abuso è talmente sfacciato da rasentare l’assurdo.

“Un vero trasversale Balducci. Da Matteoli a Di Pietro vantando buone relazioni anche con Rutelli e il Vaticano. E con le mani in pasta ovunque: dal ponte sullo Stretto di Messina alla ricostruzione del Petruzzelli di Bari, per finire al programma dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Si sospetta persino che la sua disatrosa ma affaristica gestione del G8 sia stata la vera causa dello spostamento del summit degli otto grandi a L’Aquila. Appalti milionari scanditi da ritardi enormi, lavoro nero e spese gonfiate. Non è tutto.
Dalla moglie al figlio. Dal G8 ai mondiali di nuoto di Roma del 2009, altro esempio catastrofico di opere appaltate ma non realizzate. L’ordinanza di rimozione firmata da Berlusconi riguardava infatti pure il ruolo di Balducci come «soggetto attuatore» dei lavori collegati alla kermesse sportiva. La catena Balducci-Anemone stavolta è nel segno di Filippo, rampollo di Angelo. Filippo Balducci e Diego Anemone nel 2004 comprano per un milione di euro il centro sportivo della Banca di Roma a Settebagni e danno vita al Salaria sport village tramite due fiduciarie cui hanno consegnato le loro quote. Piscina olimpionica, campi da tennis, centro estetico, un esclusivo bar e una discoteca dove sono stati visti anche Paolo Bonaiuti e Mariano Apicella, rispettivamente portavoce e menestrello del Cavaliere. Per triplicare le strutture, approfittando delle procedure d’urgenza previste dai mondiali di nuoto, Filippo non ha che da chiedere al papà. E così cinque giorni dopo la sua rimozione, il successore di Balducci, Claudio Rinaldi, firma l’autorizzazione ai lavori, scavalcando comune e provincia. La pratica finisce alla magistratura perché i lavori di ampliamento e potenziamento sono effettuati su terreni agricoli in una zona del Tevere a rischio esondazione.

Balducci “l’attuatore” trasversale
di Fabrizio d’Esposito
Il Riformista (11 febbraio 2010)

«Lo si è visto poche settimane fa, quando il Tevere si è mangiato un pezzo del campo di calcio del club e l’acqua di falda è risalita fino a far affondare il cantiere. Ma qui, a Settebagni, è regolare. Così ha deciso Claudio Rinaldi, mostrando i poteri di Commissario delegato alle opere pubbliche e private per i Mondiali di nuoto. Alla carica di Commissario, Rinaldi viene nominato da Berlusconi il 13 giugno 2008, al posto di Angelo Balducci. E dopo appena cinque giorni firma il provvedimento di intesa, atto che sostituisce la concessione edilizia, per la società fondata da Filippo Balducci, il figlio di Angelo. Cinque giorni per chiudere un procedimento aperto da 16 mesi. Gli ambientalisti di Italia nostra stanno preparando gli esposti. Rinaldi è finito su YouTube con un filmato che lo prende in giro. Colonna sonora, un inno fascista: ‘Me ne frego’.»

 Premiata ditta Balducci & Co.
 di Fabrizio Gatti
 L’Espresso – (16 gennaio 2009)

È interessante scoprire come chi si riempie ad ogni istante la bocca con “popolo sovrano” ritenga assolutamente normale attribuire poteri straordinari a commissari delegati, svincolati da ogni controllo pubblico e in grado di scalvalcare le decisioni prese dai rappresentanti di Comune e Provincia. Un tempo si chiamavano “Federali del Fascio”.

«Rinaldi sostiene che i poteri del Commissario scavalchino Comune e Provincia. E che valgano i pareri positivi raccolti: tra cui quello firmato il 31 marzo 2008 da Roberto Grappelli, segretario generale dell’Autorità di bacino del Tevere.
(…)Nel frattempo, dopo anni all’Autorità di bacino, il segretario che ha autorizzato l’ampliamento del Salaria sport village, ottiene due incarichi di prestigio. Grappelli è ora presidente della metropolitana di Roma. E collaudatore delle grandi opere per il G8 alla Maddalena.»

 
 Premiata ditta Balducci & Co.
 di Fabrizio Gatti
 L’Espresso – (16 gennaio 2009)

To be continued…

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IL GRANDE BOTTO

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A quanto pare, il significato che certi spiriti laici e progressisti conferiscono alla cosiddetta ‘questione morale’ si riduce alla ristretta (ed ipocrita) ottica del moralismo sessuofobico di derivazione religiosa… Come se gli scandali si riducessero unicamente alle inclinazioni sessuali ed alle abitudini private di un pubblico amministratore.
Piero Marrazzo Il famigerato fardello del sesso sembra costituire per molti l’oggetto di una tormentata convivenza, di inconfessabili ‘vizietti’, di cose che si fanno ma che non si dicono. E soprattutto non si devono sapere. Sorvoliamo sulle “debolezze private” che hanno travolto (e rovinato ad aeternum) lo sventurato Piero Marrazzo, il governatore del Lazio, vittima in primo luogo della sua incredibile leggerezza. Se al presidente piace frequentare transettoni a cottimo, questi sono ‘affari’ (e soprattutto caxxi) suoi.
Tuttavia, per tutta una serie di motivi che ben distinguono il ‘caso Marrazzo’ da certi utilizzatori finali, precisiamo a scanso di equivoci:

1) Il governatore non circuiva minorenni.
2) Il governatore non ripagava le prestazioni con candidature politiche ed incarichi pubblici, tant’è che nessuno dei trans è mai stato nominato consigliere o assessore regionale. Meno che mai ministro a pareggiare le opportunità.
3) Gli incontri avvenivano in appartamenti privati e non all’interno di sedi istituzionali, tipo Palazzo Grazioli.
4) Il governatore non si faceva portare le sue ‘amiche’ coi voli di Stato, a domicilio nel villone sardo.
5) Il governatore non ha certo potuto contare sulla compiacente discrezione dei Carabinieri, intenti a scortare le ‘signore’ nelle stanze private, riservate all’amplesso galeotto.

Ma quel che appare grave nel suo comportamento è quel che non dice, non ha detto e sembraSesso e Videotape di non voler dire. Il governatore del Lazio non ha detto di essere stato ricattato né tanto meno ha denunciato l’estorsione, come avrebbe dovuto fare. Non ha detto di aver firmato – ai carabinieri che lo minacciavano – degli assegni per evitare che scoppiasse uno scandalo.”

Di conseguenza, il governatore Marrazzo si è auto-sospeso in attesa delle inevitabili dimissioni. Dimissioni sollecitate con insolita determinazione da Dario Franceschini, Pierluigi Bersani, e tutto il gruppo dirigente del PD, che invece trovano assolutamente normale la permanenza del plurinquisito Antonio Bassolino alla guida della regione Campania. Evidentemente la disastrosa amministrazione del ras partenopeo, con la dilapidazione di milioni di euro e le torbide collusioni di stampo camorrista, non hanno la stessa gravità ‘morale’.
Al contrario, siamo preoccupati per il reiterato silenzio del solitamente loquace Francesco Rutelli: pare che al Cicoria si sia seccata la lingua.
rattoLe intemerate di Maurizio Gasparri (che non si capisce a quale titolo parli) non valgono invece alcuna considerazione… dalle fogne sovralimentate possono venir fuori solamente due cose: grasse pantegane e grossi “pezzi informi di materia organica anfibia comunemente chiamata merda!
Tutta roba dalla quale è consigliabile tenersi alla larga.  
È incredibile invece come Marrazzo, pur nella sua misera sprovvedutezza, si sia rapidamente trasformato da vittima di un’estorsione a bersaglio ambulante. Illuminante è poi la discrezionalità e la sensibilità con la quale l’intera faccenda è stata trattata dal magistrato inquirente e soprattutto dall’Arma dei Carabinieri. Al benemerito servigio, del quale molti (troppi) erano a conoscenza, ha contribuito la partecipazione straordinaria dei ROS, operativi in zona Trionfale…
Quattro i carabinieri arrestati, mai abbastanza pubblicizzati:
Luciano Simeone (30 anni),
Carlo Tagliente (29 anni),
Antonio Tamburrino (28 anni),
Nicola Testini (37 anni)
Tutti beneficiati da encomi solenni, pare che i sottufficiali si fossero specializzati nel taglieggiamento dei viados, traffico di stupefacenti, estorsione e ricatti. E forse anche altro…
Quando l’esempio viene dall’alto…
[qui].

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